L’Erede del Male.
“Even if I seem dangerous,
Would you be scared?
I get the feeling just because,
Everything I touch isn’t dark enough
If this problem lies in me.”*
[Imagine Dragons - Monster]
Atto XI, Parte I
– L’Erede del Male
Non era un buongiorno, quello che li svegliò quella mattina.
Prima di tutto, Draco si ritrovò ad essere praticamente scavalcato da una Ophelia Perderghast in preda a quelle che col senno di poi tutti
riuscirono a riconoscere come dannatissime nausee mattutine. Poi, come se già
la vergogna di essersi addormentato accanto
alla donna non fosse stata abbastanza, si ritrovò a bisticciare – non c’era
termine migliore, davvero, era proprio quello che avevano fatto, lanciandosi
sguardi accusatori a vicenda – con Fred Weasley per decidere chi dovesse avere il piacere di assistere la vomitante
donna nell’unico bagnetto della piccola prigione-appartamento in cui erano
stati rinchiusi, perdendo miseramente
dopo tre veloci colpi di sasso-carta-forbice.
Quel maledetto gemello doveva avere un qualche trucchetto su
per la manica del mantello. Forse aveva usato la legilimanzia senza che Draco
se ne rendesse propriamente conto. Il
bastardo.
Per concludere in bellezza il quadro già tragico, subito dopo
aver finito di buttare fuori qualunque cosa avesse mangiato la sera prima,
Ophelia, completamente ripresa, sembrò acquisire tre volte l’energia che un
essere umano non avrebbe dovuto avere a quell’indegna ora del mattino,
iniziando a chiacchierare come un grillo impazzito ed a chiedere ai loro
controllori, nonché suoi colleghi, se ci fossero novità.
Fu una ragazza a far loro visita per portare, in teoria, delle
risposte. Non avrebbe potuto avere più di una ventina d’anni, forse lievemente più
grande di Draco stesso, anche se solo di un annetto o giù di lì. Non appena
aprì la porta e si ritrovò accerchiata, Draco non la biasimò per essere quasi
balzata via per lo spavento. Anche lui l’avrebbe fatto, se fosse stato aggredito verbalmente da un
ex-Mangiamorte, da una collega anziana e da un Weasley. Era piuttosto certo che tutta la famiglia fosse portatrice
sana di qualche malattia altamente contagiosa, altrimenti non avrebbe potuto
spiegarsi perché quasi tutte le persone a loro collegate fossero in qualche
modo bizzarre1.
La ragazza, fra i tre assalitori e le loro mille domande,
preferì concentrarsi, ragionevolmente, su quelle dell’unica persona con cui
dovesse aver avuto un qualche rapporto negli anni. «Philly, come ti senti? Il
Dottore mi ha chiesto di venire a portarti delle pozioni contro le nausee
mattutine, anche se ha raccomandato di prenderne dosi minime perché portano un
fastidiosissimo irsutismo» sbottò, la voce ridotta ad uno squittio per poter
sovrastare tutte le loro voci e farsi finalmente ascoltare. Quando la donna la
fissò come se fosse impazzita, lei arrossì miseramente, allungando un set di
ampolline colorate. «Scusa, io… mi dispiace, io non volevo neppure venire qui,
ma il Dottore…» continuò, presa vagamente dall’ansia, arretrando quanto
possibile sotto le occhiate sempre più allibite dei tre. Alla fine, in tutta
sincerità, Draco sentì un moto di pietà nei suoi confronti che credeva di non
aver mai provato prima.
Era così piccola. E
con quella matassa di capelli nerissimi sembrava un cucciolo di barboncino
caduto nella cenere. Ed aveva l’ansia.
«Ivy, respira, stai avendo un attacco di panico» le fece notare Ophelia,
senza avvicinarsi e facendo cenno a Weasley di non farlo a sua volta. Non
voleva che la toccasse, forse per non peggiorare lo stato d’angoscia in cui già
la poveretta sembrava trovarsi. Ma perché, poi? L’avevano solo assalita di domande, mettendola alle strette senza neppure
darle il tempo di dire buongiorno.
La ragazza – Ivy – la fissò con
ancora più orrore. «Mi dispiace, non
dovrei farti agitare, io l’avevo detto al dottor Crave
di mandare Jordan al mio posto» si lamentò allora, fissando la collega più
anziana con quella che Draco avrebbe potuto definire disperazione dipinta negli
occhi verdini. «Lui crede che parlare potrebbe aiutarmi con i miei problemi di
relazione interpersonale ma sicuramente è una sciocchezza, di solito inizio a
sparlare e alla fine vomito».
Il suo colorito verdognolo confermò quella possibilità,
spingendo sia Draco che Weasley ad arretrare. Ophelia, invece, dovette farsi
prendere dall’istinto materno, perché si ammorbidì e le sorrise gentilmente.
«Il Dottore ha ragione, parlare ti farà certamente bene, cara» la rassicurò,
prendendo le pozioni dalle sue mani con delicatezza, pur dovendole, alla fine,
quasi strappare via a forza a causa della presa assassina in cui lei le aveva
strette. «E ti ringrazio anche per queste, sono certa che mi saranno utili
nonostante l’irsutismo» continuò, ottenendo addirittura un sorriso – o forse
una smorfia? – dalla ragazza. Stava finalmente tornando ad avere un colorito
piuttosto normale, fortunatamente. «Adesso, però, puoi dirci se ci sono notizie
degli altri in missione? Ci sono notizie da Barry?».
Se inizialmente il colore era svanito leggermente dalle sue guance, in quell’istante sembrò svanire da
tutto il suo corpo, facendo temere a Draco che fosse sul punto di svenire. Un
brivido gli corse lungo la spina dorsale al solo pensiero delle notizie che dovesse
essere stata costretta a portare loro. Avevano inviato una pecorella indifesa
per evitare grandi scenate? Se davvero fosse successo qualcosa a Kate, lui non
avrebbe dovuto percepirlo?
E se fosse stata una morte tanto brusca da non lasciare segni?
Se non fosse stata una morte vera e
propria ma qualcosa nel mezzo?
Se le fosse successo qualcosa mentre lui era costretto lì
dentro non avrebbe risposto di se stesso.
Ivy deglutì. «Non… non abbiamo avuto
notizie da nessuno di loro» mormorò, stringendo poi le labbra. Sembrava
tormentata da qualcosa e, se normalmente Draco non avrebbe dato più di un
pensiero ad una cosa simile, in quell’istante si ritrovò ansioso come mai.
«Ma?» la incitò Weasley, prima che lui potesse farlo,
rubandogli anche l’occasione di tirar fuori la vecchia voce da purosangue
arrabbiato2 che Lucius aveva avuto la
decenza di insegnargli, prima di darsela a gambe e morire in un modo che
neppure Kate, figlia della Morte,
aveva potuto comprendere. Ovviamente, considerando quanto la ragazza fosse sul
punto di mettersi a strillare per l’ansia, forse l’approccio del rosso fu
migliore. «Lo so che c’è un ma».
«Ivy, ti prego» si inserì anche
Ophelia, dedicandole i migliori occhioni da unicorno abbandonato di cui dovesse
essere in possesso e che a Draco fecero alquanto impressione: aveva visto la
stessa faccia su Potter un numero indefinito di volte. «Ti prego, se è successo
qualcosa a mio marito…».
La ragazza scosse il capo, ritornando in se stessa. «Non
abbiamo alcuna notizia, positiva o negativa. Sono solo un po’ confusa sul
perché non abbiamo mandato una squadra di ricognizione, quando non abbiamo
ricevuto alcuna risposta» mormorò, mordicchiandosi le labbra con fare nervoso.
«Avevo proposto di inviare una cavia,
ma non hanno voluto dare l’autorizzazione».
Weasley si accigliò, ma Draco, con un che di presuntuoso, lo
anticipò. «Una cavia?».
Ophelia sorrise, indicando la ragazza. «La nostra Ivy qui sta lavorando nel settore di ricerca e sviluppo.
Cavie create con tecnologia ibrida, babbana e magica3»
spiegò, orgogliosa. «Un piccolo genietto, dopo Ilvermorny
è riuscita a laurearsi in una università babbana di…
uhm… ingegneria, non è vero?».
La ragazza arrossì di nuovo, questa volta come reazione
complimento. «Ingegneria meccanica, sì» mormorò, grattandosi distrattamente il
collo. «Mio padre non si è mai rassegnato al fatto che fossi una strega come la
mamma e ha continuato a darmi lezioni per tutta la vita. Alla fine ho trovato
un compromesso e mi sono laureata al MIT dopo aver finito Ilvermorny4».
«MIT? E cos’è precisamente l’ingegneria meccanica? Come hai
fatto ad unire magia e roba dei babbani? Non è esploso tutto subito?» sparò a raffica il gemello,
palesemente intrigato da quella scoperta. «Tuo padre è un babbano
che ha studiato ingegneria?».
Il colorito di Ivy sfiorò tonalità
nuove alla razza umana, mentre Ophelia la osservava con cipiglio parecchio
divertito. «Il Massachussets Institute of
Technology, è un college americano specializzato in vari settori, fra cui
l’ingegneria meccanica. Io… uh… costruisco cose. Ho sempre costruito cose. Ho scoperto di essere una strega perché
mentre giocavo con dei Lego questi hanno iniziato a levitarmi intorno». Il suo
sorriso si allargò quando iniziò a parlare di suo padre. «Mio padre, Anthony4,
è a capo di una… industria, credo
possiamo chiamarla così. Voleva che lavorassi con lui, dopo la laurea, ma ho
preferito venire qui. Non è stato molto contento».
«Ma tornando alla magia ed alla tecnologia babbana,
come-».
«Quello che Weasley vuole dire» interruppe Draco, che
sinceramente ne aveva abbastanza di chiacchiere su babbani capaci di costruire
cose e su università, soprattutto
quando la donna di cui era innamorato si trovava in qualche luogo dimenticato
da Merlino e con il serio rischio di non tornare più, «è perché non ti hanno fatto mandare queste cavie? È procedura
standard, di solito?».
Ivy, leggermente rossa, annuì. Gli
occhi verdi sembrarono scintillare dall’entusiasmo che la discussione stava
portando. «Io stavo per mandarle, il Dottore però mi ha consigliato di chiedere
perché se poi mi avessero rimproverata avrei fatto passi indietro con la
terapia» ammise, con una certa vergogna. Crave doveva
averla in cura per quel suo leggerissimo problema d’ansia. Era mai possibile
che fra le banshee non ci fosse qualcuno sano di mente? «Quando il Supervisore
mi ha urlato in faccia di farmi i fatti miei sono tornata a dirglielo. Mi è
sembrato assurdo».
Ophelia fece una smorfia. «Mi puzza tantissimo di richiesta
avanzata da Kate, questa. Non le è mai piaciuto avere Cavie alle spalle» si
lagnò, passandosi una mano sullo stomaco con fare pensieroso. Che stesse già
cercando di accarezzare il bambino? Un medico avrebbe dovuto sapere che lassù
non avrebbe trovato nulla. Forse aveva bruciore di stomaco.
Weasley la imitò. «Anche Hermione è tipo da fare queste
sciocchezze. Forse credevano che con le Cavie avremmo potuto rintracciarli?
Potrebbero averlo richiesto per lavorare in pace e tenerci fuori da tutto».
Era una spiegazione sensata, naturalmente, ma il sesto senso
di Draco non sembrava esserne particolarmente convinto. C’era qualcosa di
assurdo in tutta quella situazione, qualcosa che aveva continuato a puzzargli
di marcio da ben prima di essere coinvolto.
Ivy, incerta, si guardò un momento
intorno prima di fare un passo avanti con aria cospiratoria. «Sentite, potrei
finire in un mare di guai per questo»
mormorò, tirando fuori quello che aveva tutta l’aria di essere uno specchietto.
«Non volevo farlo ma… io… Katie5 è una Succubus, io ho letto di loro solo
nei miei libri di scuola ed ero curiosa, così…».
Draco si irrigidì, fissandola storto per una manciata di
secondi. Poi le implicazioni di quell’affermazione presero possesso di lui. In
un balzo la prese per le spalle, scuotendola leggermente. «Hai mandato qualcosa
a seguirla? Sai dov’è? Sta bene?».
Nel panico totale e con le pupille dilatate al massimo, Ivy piagnucolò finché Ophelia non lo tirò via,
intimandogli, con un sibilo, di non toccarla. Le servirono una manciata di
secondi prima di trovare sufficiente forza d’animo per riprendere a parlare.
«Qualcosa li ha attaccati, stando alle registrazioni, ma i parametri vitali di
Kate sono normali, io… non so cos’è successo, ma so che sono ancora bloccati nel
nord della Scozia6».
Nord
della Scozia.
Non era una indicazione precisa ma, se necessario, Draco non
si sarebbe fatto alcun problema nel rivoltare l’intera isola finché non
l’avesse trovata. Il pensiero che potesse succederle qualcosa e che le sue
ultime parole fossero state di ripudio per il loro legame lo uccideva. Non
aveva potuto dire addio ai suoi genitori, non avrebbe permesso che succedesse
anche con lei.
Armato di determinazione capace di sfiorare il ridicolo, si
voltò immediatamente verso l’appendiabiti dove aveva lasciato il suo mantello
dopo essere stato rinchiuso molto amabilmente da un paio di Banshee annoiati.
Avrebbe dovuto richiedere più informazioni ed elaborare un piano, non era certo
uno stupido Grifondoro pronto a lanciarsi allo sbaraglio senza aver prima
elaborato un modus operandi. Non era un
idiota. In quel momento, però, l’ansia fu tale che per non si preoccupò di
nulla, se non di preparare se stesso e lanciare uno sguardo a Weasley. «Io vado
a recuperare Kate, tu vuoi venire?».
L’entusiasmo con cui Fred si precipitò a recuperare il proprio
mantello lo avrebbe fatto accigliare, in tempi normali, ma non si sentiva poi
tanto differente da lui. Se non fosse stato allenato
a controllare le proprie reazioni avrebbe inciampato nei propri piedi in più di
un’occasione.
«Vengo anche io» si intromise Ophelia, lo sguardo fiero che
tuttavia sparì non appena Fred inarcò le sopracciglia nella sua direzione,
scettico. «Che c’è? Credi forse che io non sia capace di aiutarvi?».
Weasley scosse il capo, esasperato. «Tu sei l’unica che deve restare al sicuro, non ho la minima
intenzione di portarmi dietro una donna incinta. Una cara amica di famiglia
partecipò alla Battaglia di Hogwarts pur avendo partorito da poco e solo per
stare vicina a suo marito» le disse, la voce improvvisamente triste. «Suo
figlio è rimasto orfano di entrambi, il tuo potrebbe non nascere affatto. Hai
un’altra priorità e tuo marito concorderebbe con me, se potesse» le fece
notare, mentre Draco, un paio di passi lontano da lui, si irrigidiva.
Stava parlando di sua cugina Ninfadora, che Bellatrix, loro zia,
aveva ucciso a sangue freddo. Teddy stava crescendo
con la nonna, Andromeda, e con Potter
come padrino. Era stato sfortunato, povero piccolo.
«Comunque non me la sento di mandare voi due da soli in una
missione non autorizzata! Non conoscete le procedure, non siete neppure delle Ban-» proprio nel bel mezzo della sua predica, Ophelia si
fermò per lanciare uno sguardo significativo alla ragazza – Ivy
– che era rimasta a fissarli tutti con una certa curiosità mista ad
inquietudine. «Hai detto che il Dottore ti ha mandata qui?7».
Improvvisamente al centro dell’attenzione, la ragazza squittì.
«Uhm… sì? Per migliorare le mie relazioni interpersonali, perché non posso
vivere più in sintonia con le macchine che con i miei colleghi, rischio di non
essere mai pronta per una vera
missione» ammise, seppur parecchio imbarazzata. «Perché me lo stai chiedendo?».
Il sorriso malevolo che lei gli dedicò la fece impallidire di
colpo. «Dimmi, cara, quanto manca alla fine del tuo addestramento?».
«Oh, no, no, per
favore, no» supplicò invece Ivy, stringendo lo specchietto al petto come se quello
avesse potuto salvarla. «Ti prego,
non farmelo fare. Non sarei di grande aiuto sul campo, rischierei di farmi
prendere dal panico nel bel mezzo dell’azione e… e comunque non ho ancora
superato la mia prova d’azione8, non vorrai davvero rischiare…».
«Quanto ti manca, Ivy?».
Lei sospirò, sconfitta e vagamente spaventata. «Solo la prova d’azione,
che dovrei sostenere la settimana prossima» ammise, prima di tornare a
guardarla con aria vagamente più battagliera. «Però se dovessero scoprirmi rischierei di essere punita come la
Granger8 e allora-».
«Ma se non dovessero
scoprirti» la interruppe Weasley, che stranamente sembrava propenso all’idea di
portarsi dietro quella sottospecie di squittente topino nero di campagna, «e la
missione dovesse riuscire, allora questa potrebbe essere considerata una prova
d’azione e addirittura potresti ottenere gli
onori, proprio come Hermione».
Lei, giustamente, apparì dubbiosa. «Non sono
comunque sicura che sia una buona idea, davvero. Non voglio rallentarvi, io…»
si fermò, per un istante, fissando Draco dritto negli occhi. La sua indecisione
sembrò raggiungere il picco ma, quando lui la fissò con esasperazione, sparì
nel nulla. «D’accordo,» concesse alla
fine, probabilmente punta nell’orgoglio, «verrò con voi, ma solo perché ci sono
anche Katie e Barry coinvolti. Lo faccio solo per loro» mugugnò, lanciando
un’occhiata storta a Fred, che appariva confuso. «Niente offesa per la tua
amica Granger e per Harry Potter, ma lei ha fatto esplodere tre dei miei droni e lui è inquietante».
Weasley ebbe il buongusto di ridacchiare. «Hermione non è mai
andata davvero d’accordo con la tecnologia babbana,
per questo si trova tanto bene con i maghi, ed Harry è solo… incompreso». Per nulla preoccupato dall’antipatia
dimostrata verso le due persone verso cui doveva essere più legato, lui le
indicò la porta. «Dopo di te, Agente Ivy. Dopotutto
sei tu ad avere l’aggeggio per rintracciarli».
La ragazzina arrossì miseramente, ridacchiando. «Agente Ivy… mio padre mi chiama sempre così» spiegò, dati i loro
sguardi sorpresi. «Quando sono entrata nelle Banshee ha minacciato di non
parlarmi più, perché aveva paura che potessi… beh, farmi uccidere. Però io l’ho
rassicurato, gli ho promesso che avrei badato a me stessa e allor lui ha
iniziato a chiamarmi così». Con un sospiro, accettò il mantello che Ophelia le
stava porgendo. Evidentemente lei ne era sprovvista e la donna incinta non
voleva che andasse in giro scoperta. Forse era davvero istinto materno. «Quindi…
uhm… vengo con voi? Siete sicuri?».
«Non abbiamo poi così tanta scelta» commentò Draco, secco. «La
missione non è autorizzata, dubito che qualcun altro sia disposto a rischiare
così tanto per Kate e gli altri, non penso che siano poi tanto popolari».
Ophelia fece una smorfia. «Trina non ha mai raccolto molte
simpatie, fatta eccezione per Ivy ed un altro paio, e
tanti sanno bene chi sia Winnie.
Quanto ad Hermione… non è stata mai molto aperta alle amicizie» mormorò,
stringendosi poi nelle spalle. «Ed io e Barry ci troviamo bene fra noi, grazie
mille».
«Lui però attira un sacco di amici» si intromise Ivy, volendo forse essere utile. «Tutti si chiedono sempre
come abbia fatto a perdere la mano! Io ho scommesso su un Nundu
poco simpatico».
Per una qualche ragione, Ophelia grugnì una risata. «Chiedilo
a lui, sono certa che sarà lieto di risponderti non appena lo avrete recuperato
da qualunque guaio lo abbia inghiottit- oh. Buongiorno capo, come mai da queste
parti?».
Alla porta, il Supervisore li osservava tutti come se fossero
stati un gregge di pecorelle sorprese a fare le bulle con un lupacchiotto. Li
fissò uno ad uno per un lungo momento, il cipiglio tedesco ben evidente nel
modo in cui teneva il mento alto. Faceva un po’ paura, con quei suoi lunghi capelli neri e gli occhi azzurri.
A Draco ricordò terribilmente il suo prozio Ivan.
«Coza zignifica
qvesto?» domandò lui, ignorando bellamente Ophelia ed
il suo tentativo di mostrarsi gentile. «Cretevo di
aver ordinato voi di ztare in camera zoli, per voztra sicureza» continuò, algido, fissando la più giovane Banshee
come se fosse stata un moscerino e spingendola ad arretrare velocemente fino a
nascondersi dietro Draco e Weasley. Lui non riuscì ad evitare di constatare che
lei fosse appena riuscita ad aprirsi un po’, prima che lui la riducesse a
condizioni peggiori di quelle iniziali. Il Dottore non sarebbe stato felice di
quella involuzione.
Ophelia, unica, vera
Banshee, si fece avanti. «Signore, non si arrabbi con l’Agente Stark4,
sono stata io a chiederle di farsi avanti. Gli altri membri della mia squadra
sono in pericolo e sono trascorse le ore necessarie per inviare una missione di
recupero, che però non è stata autorizzata. Per quale motivo? Possiamo
trovarli, no? Saremmo dovuti partire ore fa».
Il supervisore la fissò male per qualche istante, prima di
liquidarla con un gesto. «Non c’è bizogno di tanto
clamore» disse, secco, facendo cenno a qualcuno dietro di lui di farsi avanti.
«Missione è riuscita, Agente Vane è ztata recuperato»
annunciò, vagamente fiero, mentre Winter – proprio lei, con i suoi capelli
biondi e gli occhi verdi pieni di tristezza – faceva il suo ingresso, come se
non fosse stata appena rapita. «Altri zono in ufficio, tevono
scrifere rapporto».
Draco avrebbe tirato un sospiro di sollievo, se Ivy, dietro di lui, non avesse grugnito qualcosa di molto
simile a «Non è possibile». Con la
coda dell’occhio, la vide chiaramente fissare il suo specchietto e poi puntare
gli occhi su di lui, accorgendosi di essere osservata. «Loro sono ancora in Scozia».
Allungare la mano per tirare indietro Ophelia ed alzare
l’altra con la bacchetta fu quasi automatico, per lui. Weasley, pur non avendo
sentito, capì velocemente che ci fosse qualcosa di sbagliato.
«Coza volete?» chiese pigramente il
Supervisore, fissandoli tutti come se fossero stati delle stupide formiche.
«Giù bacchette, adesso» ordinò, senza
tuttavia accennare a farsi avanti, senza fingere
di volersi difendere. Al suo fianco, Winter restò impassibile.
«Non è vero che sono tornati» fu proprio Ivy
a farsi avanti, pallida ma determinata, sventolando davanti a sé il suo
specchietto. «Sono ancora in Scozia,
vittime di una qualche trappola! E
scommetto quello che vuole che quella lì non è neppure la vera Winter» sbottò,
sempre in uno squittio, superando tutti gli altri per potersi piazzare di
fronte ai due. «Le mie cavie non possono sbagliare. Loro non sono qui».
Il Supervisore la fissò solo per un paio di istanti, annoiato.
Quando parlò, la sua voce era differente, priva di qualunque accento e molto
più femminile. «Credevo fossi soltanto una piccola noia, ragazza» sbottò, con una smorfia. «Ti sei rivelata un altro dei
miei calcoli sbagliati, ma poco male» aggiunse, voltandosi a questo punto verso
Winnie. «Pensaci tu, amore mio».
Draco non ebbe neppure il tempo di realizzare cosa fosse successo. Un momento prima,
Winnie stava guardando Ivy come se non fosse nulla di
rilevante, quello dopo la sua mano le era sprofondata in petto, riemergendone
con un cuore ancora pulsante stretto fra le dita ed il sangue probabilmente
caldo che le gocciolava fin sul gomito.
Ivy Stark,
prima strega laureata del MIT e promettente Banshee, con un padre che la
credeva al sicuro, cadde a terra come se all’improvviso averse perso tutte le
ossa del corpo.
Il suo viso era ancora contorto nell’espressione più
coraggiosa che dovesse aver mai fatto.
Lo sarebbe sempre stato.
***
Ophelia era stata sul punto di balzare in avanti e,
probabilmente, dare un pugno a Winnie, senza neppure preoccuparsi di prendere
la bacchetta. Draco era stato veloce nel tirarla indietro, facendola quasi
cadere per terra tanto fu la forza che dovette usare. Fred, che fortunatamente
era stato altrettanto veloce, aveva già la propria arma puntata contro i due e
si era spostato prontamente davanti alla donna incinta. Non che entrambi
credessero che Ophelia non fosse perfettamente in grado di difendersi da sola –
era più grande e preparata di loro, oltre ad essere una Banshee esperta – ma
era incinta ed imparentata con Potter.
Non c’era da sorprendersi che sembrasse davvero pronta a prendere a cazzotti
quegli esseri davanti a loro.
Un atteggiamento sufficientemente stupido da confermare la
parentela.
«Chi diavolo siete?»
domandò Draco, proprio mentre colui che credeva essere il Supervisore – o che
forse lo era davvero? – sorrideva nell’osservare il corpo della giovane riverso
al suolo, immerso in un lago di sangue. La Non-Winter
al suo fianco era rimasta immobile, impassibile, il cuore ancora stretto in
mano. Somigliava al padre in modo disgustoso,
nonostante i colori appartenessero a sua madre. Per un istante temette che
fosse davvero lei, che non fosse una
sosia.
Ma Winter – la stessa ragazza che aveva sofferto così tanto nella sua vita – non avrebbe
mai fatto una cosa del genere.
Oppure si?
«Perché l’avete fatto?» urlò quasi immediatamente Ophelia, che
ancora tentava di scavalcare i due uomini per potersi lanciare contro i loro
nemici. «Aveva solo ventitrè anni! Era nostra amica, Win!».
Il Supervisore guardò Ophelia con scherno, voltandosi poi
verso la sua bionda accompagnatrice. «Oh,
tu credi di star parlando con Winter?» rise, un suono troppo acuto per
appartenere ad un uomo. I timori di Draco cominciavano ad essere sempre più
vicini alle certezze. «Patetico, quasi quanto quella ridicola copertura. Ho
dovuto aspettare più di vent’anni senza far nulla, credi che non avrei distrutto
quell’identità non appena avuta la possibilità?».
Fu a quel punto che Winter
sorrise, una smorfia così macabra da far accapponare anche la pelle a Draco,
che credeva di aver guardato negli occhi il
peggio del peggio degli uomini.
«Voi mortali siete così buffi,
con tutte le vostre emozioni» disse lei, sollevando il pugno in cui ancora
stringeva il cuore per poterlo osservare come chiunque avrebbe fatto con
qualcosa di particolarmente intrigante. «Buffi ma fragili. Se avessi già riottenuto tutta la mia essenza9, probabilmente sarei riuscito a trapassarla
completamente nella metà del tempo».
Sì, Draco aveva visto il peggio
degli uomini. Ma davanti a lui non c’era più Winter Vane.
«Sisifo» esalò,
scoprendo i denti come se fosse stato un animale messo alle strette da un
predatore molto più grosso e pericoloso. «Winter è sempre stata una copertura?
E Mulciber? Dove avete lasciato quel mostro? Dov’è
Kate?».
Attirato da una imprecazione di Weasley, Draco si voltò appena
in tempo per osservare il Supervisore cambiare forma ed assumere quella già
relativamente nota di Tiresias. Draco, non avendolo
mai fronteggiato prima, si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa.
L’aveva già incontrato, durante la permanenza di Voldemort a casa sua. Lo aveva
incontrato anche ad Hogsmeade, prima di usare l’Imperius su Katie Bell.
«Quante domande, Malfoy» cantilenò Sisifo, usando la stessa
voce di Winter, di sua cugina. «Sarei
tentato di non risponderti, ma, in fondo, tu ed i tuoi amici state per morire,
quindi che male c’è? Non c’è nessuno che possa venire a salvarvi» annunciò, con
una allegria quasi infantile. «Oh, ma voi ancora non avete capito, non è vero?
Eppure sono sicuro che potrete arrivarci» aggiunse, portandosi l’indice al
mento per assumere una posa riflessiva.
Non c’era niente di Winter in quella creatura.
«Dobbiamo per forza perdere tutto questo tempo?» chiese Tiresias, vagamente ansioso, voltandosi per osservare la
porta chiusa alle loro spalle. Era estremamente diverso da come Draco lo aveva
conosciuto. Non aveva mai tradito tante emozioni tutte insieme. «Non ho modo di
prevedere cosa succederà, le creature sono fuori dal mio controllo, lo sai».
Con un gesto dolce che tuttavia riuscì ad apparire strano, possessivo se non abusivo, Sisifo gli prese il mento fra
le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi. Gli stessi occhi verdi che
Winter aveva scelto ispirandosi a sua madre. «Di cosa hai paura, amore mio?
Credi forse che quel gruppetto di mortali sopravvissuto possa far qualcosa?
Abbiamo dalla nostra parte creature così oscure che molti di loro dubito ne
abbiano avuta conoscenza. Probabilmente in meno di qualche minuto saranno tutti
morti».
Dalla loro posizione, Draco e gli altri due si guardarono,
senza sapere come comportarsi, come reagire. Li stavano ignorando, come se fossero stati così insignificanti da non
meritare la minima attenzione.
Il pensiero, per quanto fastidioso, era anche terrificante.
Davanti a lui si stagliavano un veggente leggendario che per millenni aveva tirato i fili
dell’umanità direttamente dalle ombre, senza mai farsi notare ma senza fallire
del tutto, ed il suo amante immortale, momentaneamente nella forma di sua cugina.
«Tu sottovaluti il dottor Crave,
amore mio» sussurrò Tiresias, la voce ridotta ad un
mormorio innamorato – o sottomesso? – e gli occhi sgranati. Sembrava quasi debole in quel momento. «Avrei dovuto
ucciderlo anni fa, ma sono riuscito
ad ottenere la carica di Supervisore10 solo dopo che lui aveva
ottenuto la sua. Ucciderlo dopo avrebbe aperto scenari catastrofici per noi».
Quindi il
Dottore non era coinvolto.
«Cosa credi che possa fare? È un guaritore messo a capo di…
quanti, trenta agenti? Sono quasi tutti in missione, perché tu sei stato
abbastanza lungimirante, e tutti gli altri stanno combattendo nei sotterranei.
Non che io avessi dubbi, non mi avresti mai deluso, non di nuovo, vero?» chiese
allora Sisifo, stringendo di più la presa sul veggente, abbastanza forte da
farsi sbiancare le nocche.
«Non voglio più deluderti, amore mio».
«È proprio quello che pensavo» lo liquidò, lasciandogli un
bacio languido sulle labbra. Quando ricominciò a parlare – sembravano complimenti
o sciocchezzuole da innamorati – lo fece in una lingua a loro sconosciuta,
totalmente preso dal compagno, incurante di loro.
Quando Draco formulò il pensiero di creare un diversivo e
scappare – perché non ci aveva provato subito? – si rese conto, tuttavia, di un
dettaglio.
Non
poteva muoversi.
«Credevi davvero che vi avrei lasciati lì senza alcuna misura
di sicurezza, Malfoy?» rise Sisifo, somigliando così tanto a Winter da fargli
venire la nausea. «Non potete muovervi, nessuno di voi. Non avrei lasciato
qualcuno con la benedizione di Thanatos libero da qualsiasi costrizione» gli
fece notare, staccandosi da Tiresias per avvicinarsi
a lui. Gli prese il mento fra le dita, come aveva fatto con il suo compagno ma
in modo molto più violento, costringendolo ad abbassarsi fino a poter colpire
leggermente un punto sulla sua fronte, che sembrò bruciare al suo tocco. «Ah,
deve averti dato una missione importante da compiere, non è vero? Forse
qualcosa su quella tua piccola Succubus, uhm? Lui e
quell’altro pennuto sono sempre stati terribilmente possessivi verso i loro
figli».
Se qualcosa dovrà
accadere a lei o a questo libro, tu avrai la Morte a caccia della tua
inutile anima.
Thanatos gli aveva affidato una missione e lui la stava
fallendo su tutti i fronti. Non aveva idea di che fine avesse fatto il libro e
non aveva modo di raggiungere Kate e proteggerla, come aveva promesso. Il
fallimento alitava su di lui come una spada di Damocle, minacciando di colpirlo
nonostante la consapevolezza di essere il portatore di un compito affidatogli
da una divinità.
Le sue pupille dovettero dilatarsi comicamente, perché quando
fissò la donna – o uomo? – davanti a lui, ritrovò uno sguardo divertito ad
accoglierlo.
«Ah, vedo che hai capito» si complimentò Sisifo, dandogli un
buffetto sulla guancia con abbastanza forza da fargli sentire un crack sospetto alla mascella.
Stranamente non sentì dolore, forse per lo shock. «Per voi poveri ignari,
invece, lasciate che sia io a spiegare» trillò, facendo un passo indietro ed
indicando Draco con un fare altamente teatrale. «Mentre i vostri supposti tre prescelti si trovano insieme al
nostro amico Mulciber, io ho qui con me un Araldo di Thanatos,» iniziò a
presentare, indicando poi Ophelia, immobile nella sua espressione bellicosa,
«una Padrona di anime, una donna incinta che sta custodendo un’anima in via di
sviluppo», si spostò, allora, fronteggiando Fred, che ancora aveva la bacchetta
alzata. «Infine, abbiamo anche un Ritornato. La Succubus
ha fatto un ottimo lavoro con te, non è vero? Sei stato un po’ un azzardo, Tiresias non sapeva se l’abominio avrebbe avuto abbastanza
potere da riportarti in vita, ma io sapevo.
Ho rivisto Eros in lei, nonostante questo tramite umano non fosse ancora sparito».
Tramite
umano.
Forse Winter non era stata una copertura. Forse lei c’era
stata, in tutto quel tempo. Forse c’era ancora.
Sisifo ridacchiò, tornando davanti a lui. «Ah, sei davvero
intelligente! Sì, naturalmente tua cugina c’era, io non mi ero certo incarnato
in lei, all’inizio» spiegò, allegramente. «Ma sua madre era una creatura troppo
buona, troppo debole per me. Il mio povero Tiresias ha
dovuto sfruttare quel poco di buono di Mulciber,
convincerlo di essere potentissimo nonostante fosse solo uno psicopatico e
spingerlo a vedere il potenziale Beatrice per la generazione di prole. Poi
abbiamo solo dovuto preparare l’Erede e, alla fine, prenderne possesso11».
Soddisfatto di se stesso, fece cenno a Tiresias, che
tirò fuori dalla giacca una pergamena davvero
familiare. «Adesso procederemo al rituale, così quando la Succubus
arriverà potremo farla assistere alla mia rinascita, proprio come i suoi
genitori al momento della mia prima ascesa» si rallegrò, avvicinandosi a Draco
per dargli un altro buffetto sulla guancia. «Ah, naturalmente tu sarai il primo
a morire».
Un momento dopo, qualcosa di incandescente lo colpì al petto.
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Nessuno aveva capito chi
fosse Sisifo, io sono molto soddisfatta.
È proprio da me creare un
OC con il solo scopo di ucciderlo. Mi sto odiando da morire.
Ivy meritava una madre
migliore di me.
PS: Sto aspirando al
titolo “George R.R. Martin”, nessun personaggio è al sicuro dalla morte.
Punti importanti:
» * - Anche se sembro pericoloso/ ti
spaventeresti?/ Ho questa sensazione solo perché/ qualsiasi cosa tocchi non è
oscura abbastanza/ se questo problema è dentro me. Povera, povera Winnie. Nascondeva
ben altro che un padre psicopatico e non lo sapeva neppure.
» 1 – Draco ha
ribattezzato detta malattia come Poverite. Amore mio, ha senso dell’umorismo da riccone.
» 2 – Sapete, quella voce
stizzosissima che Lucius usa alla fine del secondo
film con Harry? Quella da vecchietta acida? Draco è un maestro di quella voce.
» 3 – Non
giudicatemi, reputo ridicolo che non
siano riusciti ad evolversi almeno un pochino. Trovandoci in un contesto
storico vicino a quello dei libri, ovviamente non ho potuto rendere questa collaborazione diffusa, ma le Banshee hanno
un grandissimo centro di ricerca che proprio Ivy, in
un certo senso, sta guidando. Non urlate alla Mary Sue perfetta, perché le Banshee
vogliono solo il meglio. Ed Ivy era la migliore
in assoluto, un genio della meccanica. Però in Pozioni faceva piuttosto schifo.
» 4 – Io questa informazione la appoggio qui, chi vuol
capire capisca. Suo padre è un riccone (non lo specifico nel testo, ma è ricco
da far paura) americano, laureato al MIT (probabilmente fra le migliori e più
note università per quanto riguarda l’ingegneria) e proprietario di una
industria. E si chiama Anthony Stark. Io non dico altro, chi vuol capire capisca
(ovviamente levategli la storia eroica,
eh). Per chi ancora non avesse capito a chi ho dato una figlia solo per poterla
ammazzare, vi consiglio di guardare questa pagina. <3
Ah, Stark anche in omaggio alla mia casata in Game of Thrones. Che
oltretutto ha vinto al FantaGoT.
» 5 – Appunto: Ivy parla di Katie perché lei non è stata lì per tutto il
cambiamento Katie>Kate. Per lei è rimasta Katie. Perché le vuole bene, se
lei è inquietante da morire (LOL)? Perché Katie è nonostante tutto una Grifondoro. Delle Banshee più grandi stavano
facendo i bulli con una Ivy di appena ventun anni e
lei è intervenuta a difenderla. Stare tanto vicino alle macchine le avrà
impedito di sviluppare relazioni umane, ma le ha anche impedito di avere
pregiudizi. E, comunque, era curiosa
(cosa che l’ha spinta a mettere la Cavia su Kate e, di conseguenza, salvare tutti).
» 6 – La cavia è come un
chip, solo che si lega all’energia magica della sua “vittima”. Controlla la
posizione e che il soggetto abbia ancora dei parametri vitali ottimi,
riportando i dati nello specchietto che Ivy porta
sempre con se’.
» 7
– Il Dottore ha sentito puzza di complotto ed ha mandato Ivy dove credeva
si sarebbe potuta rendere utile. Se ha fatto bene perché, in effetti, al piano
di sotto sarebbe morta subito, l’ha comunque condannata a morte. Dopo aver
ritardato la morte di quei tre.
» 8
– Le Banshee hanno un periodo di addestramento variabile, tendenzialmente a
ritardare tutto è la prova d’azione. Si
tratta di una prova su campo per verificare la vera esistenza dei requisiti.
Perché Ivy parla di Hermione? Perché Hermione, per
salvare Harry, è andata contro gli ordini. Andando contro gli ordini, ha dovuto
aumentare di sei mesi il suo apprendistato. Tuttavia il suo comportamento fu
talmente eroico da consentirle di ottenere grandi onori.
» 9
– L’Essenza di cui parla Sisifo è la sua massima
potenza, il suo potere immortale. Sisifo non è un umano, ma non è una
divinità. Il suo Essere è qualcosa di differente che ancora non si è
presentato. “Winter” ha qualcosa di questa forza, ma non ancora tutto. Ha
ucciso facilmente Ivy – lei era fisicamente debole,
il suo potere era nel cervello – ma non facilmente come se avesse avuto i suoi
poteri. Per questo non è riuscito ad uccidere completamente Fred, qualche
capitolo fa (avevo detto che fosse stata Winter e, fisicamente, era lei, ma non mentalmente).
» 10
– Sotto copertura per oltre quarant’anni, Tiresias si
è fatto passare prima per Agente e poi, alla fine, per Supervisore. No, non
esiste alcun vero Supervisore, è sempre stato lui.
» 11
– Cos’è successo? La vera incarnazione di Sisifo non era Winnie ma sua madre. Sua madre tuttavia
era debole, troppo debole, e non
riusciva a reggere il peso della presenza di Sisifo in lei. Consapevole dell’impossibilità
di ritornare in un corpo tanto debole, Tiresias
convinse Mulciber a prendere quella donna con sé e
farci una figlia. Quando è avvenuto il passaggio? Quando la madre di lei è
morta (non posso dire nulla sul come)
c’è stato il trasferimento di “Sisifo” da madre a figlia, ma lui ha acquisito
coscienza soltanto qualche capitolo fa, quando Fred è stato colpito.
Inchinatevi ad Ivy Stark che ha impedito a quei
tre di fare la figura degli imbecilli.
Il Dottore non si perdonerà
mai per la sua morte.
Sempre se anche lui
sopravvivrà, cosa improbabile.
Poiché in questa
settimana ci sarà una festa nella mia città, io non avrò tempo di
scrivere fra quella e lo studio (soprattutto per lo studio maledetto, mi sento
più esaurita di luglio). Anche se la
prossima settimana non ci sarà l’aggiornamento, non rilassatevi che ancora i
danni non sono neppure iniziati :D
Ps: il dolore al petto
potrebbe implicare un cuore strappato via??? Una pugnalata? Una morte
immediata? Qualcosa di peggio? Chi lo sa! ¯_(ツ)_/¯
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie