Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nene_92    08/09/2017    12 recensioni
[INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
.
Londra, Giugno 2007.
Sono passati sette anni dalla gara organizzata da Antares che si è tenuta a Villa Black, che serviva per dare un nuovo erede maschio alla famiglia.
Cassiopea e Darius Levenvolde sono ormai sposati da tempo, hanno una figlia di quattro anni e un altro piccolino in arrivo.
Ma una sera, durante una festa organizzata da Cassiopea, un cadavere viene buttato dentro alla piscina, scatenando il panico tra gli ospiti.
E il cadavere, disgraziatamente per la famiglia Levenvolde, è quello di Samuel Larson, cameriere della famiglia da cinque anni.
Chi è stato davvero ad ucciderlo? E perchè? Chi lo sa, magari proprio il vostro OC!
.
(La storia, per chi conoscesse la serie, è vagamente ispirata a Devious Maids - Panni sporchi a Beverly Hills. Per chi non avesse letto "Un erede per i Black" è leggibile anche singolarmente)
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
17
Ciao a tutti!

Questo capitolo non porta avanti la storia, ma semplicemente spiega molte cose che sono ad essa collegate e che fanno
capire meglio il background, approfondendo "indizi" che ho disseminato in giro. Perciò non tutti i personaggi saranno presenti.
Tratta anche di tematiche delicate ma non ho sforato il rating arancione.

Spero vi piaccia!



- Speciale -



"Perchè hai accettato di firmare una cosa del genere?" Domandò Cecilia con tono scandalizzato.
"Sil... tu non hai idea di come fosse quel contratto all'inizio, quali condizioni vi fossero contenute, quali condizioni il padre di Darius ha cercato di imporci - di impormi - per il nostro matrimonio." Sospirò Cassiopea "La versione che ho sottoscritto è niente, in confronto."

(cap. 15 - Theophile Larson)


ottobre 2001, San Pietroburgo, Villa Levenvolde



"Non capisco proprio quale possa essere il problema, ancora." Sottolineò Altair inarcando un sopracciglio, appoggiando contemporaneamente una mano sulla spalla di Cassiopea per tranquillizzarla. "Avevate detto che nel contratto con i Vukovic c'era una clausola con una penale da pagare se il matrimonio fosse saltato gambe all'aria, penale che noi Black ci siamo offerti di pagare interamente, nonostante la volontà di farvi rescindere dal contratto non sia attribuibile soltanto alla nostra famiglia. Il nostro cognome è uno dei più importanti di Inghilterra, pertanto più che adatto al rango sociale della vostra famiglia. La dote che la sposa porta, nonostante la penale pagata interamente con i nostri beni, è parecchio consistente. La ragazza, come avete potuto valutare voi stessi da diversi referti medici, è giovane, in salute e fertile, pertanto riuscirà a generare degli eredi senza problemi. Senza contare che è anche molto bella, quindi di sicuro non vi farà sfigurare agli eventi mondani." Continuò, chiedendo mentalmente scusa a Cassiopea per averla dipinta come una bestia da ingravidare, oltre che una bambolina. Esattamente ciò che lei odiava di più.

Se Antares l'avesse sentito, sarebbe uscito dalla tomba per trascinarlo dentro con lui.
Ed Elizabeth gli avrebbe dato sicuramente una mano.
Non che lui fosse da meno: si sarebbe preso volentieri a calci da solo. Ma d'altra parte sapeva perfettamente che era quello, ciò che Alexej Levenvolde voleva sentirsi dire.
E sapeva che Darius e Cassiopea, una volta sposati, non sarebbero andati a vivere in Russia.

"Quindi per quale motivo l'ufficializzazione del loro fidanzamento risulta ancora così distante?" Domandò alla fine. Cosa diavolo vuoi ancora? Avrebbe voluto dirgli.

"Quello che voi dite è vero signor Black." Concordò immediatamente l'uomo "Tuttavia ci sono dei... piccoli dettagli... che ancora non sono chiari."
"Ad esempio?" Domandò a quel punto Altair mantenendo la sua solita maschera impassibile, nonostante la voglia di schiantare l'uomo davanti a lui diventasse ogni secondo più insaziabile.
"Ad esempio lo status sanguinis della ragazza." Rispose immediatamente Alexej.
"Purosangue, certificato dall'atto di nascita e riconfermato dal testamento di suo nonno." Specificò l'auror, quasi con voce annoiata.
"E la sua dubbia verginità. Lei è vergine signorina Black?" Domandò il Ministro, rivolgendo la domanda a Cassiopea direttamente in inglese, non essendo a conoscenza della sua perfetta padronanza della lingua russa.
Ma prima che la ragazza potesse fornire una risposta, fu Altair a rispondere "Devo dunque presupporre che sul serio la vostra volontà sia quella di non arrivare ad un accordo: è cosa nota che è da circa un anno che suo figlio e mia nipote vivono insieme, visto quanto sta andando a rilento questa vicenda. Pertanto la domanda è completamente priva di senso."
"Se fosse stato davvero mio figlio il primo potrei anche chiudere un occhio... ma dalle mie fonti risulta che prima la signorina abbia avuto un altro fidanzato." Insistette Alexej "Un certo Corey Marshall. Sbaglio?"
"Questo avreste potuto chiederlo direttamente a me senza tutto questo trambusto, padre:
sono stato io, il primo." Intervenne a quel punto Darius, seduto dietro di lui, in maniera speculare rispetto a come erano posizionati Altair e Cassy.
"Il signor Marshall invece afferma che..."
"Devo dire, signor Levenvolde, che sta fornendo un'immagine davvero meravigliosa della fiducia che nutre nei confronti dei componenti della sua famiglia se da più adito alle affermazioni di uno sconosciuto che non a quelle di suo figlio." Lo bloccò immediatamente Altair "Di solito, se non si ha fiducia negli altri, è perchè per primi si è disposti a mentire. Ovviamente, se dovessi ragionare come lei, mi verrebbe quasi da chiedermi se non sia proprio lei a nascondere qualcosa."


-*-*-*-


Il Ministro Russo si era affrettato ad insabbiare la cosa: per chiunque, sua moglie era morta per delle complicazioni avvenute durante il parto. E nessuna bambina, strega o magonò che fosse, era mai nata.
In effetti, Darius si era sorpreso che suo padre avesse permesso alla bambina di crescere restando in casa con loro.
Non che l'uomo se ne prendesse cura: una domestica aveva sempre desiderato dei figli ma non era mai riuscita ad averne... e lui gliela aveva regalata, più o meno come se si fosse trattato di un cucciolo di animale.

(cap. 17 - Darius Levenvolde)
 


novembre 2002, Toscana, Terme di Calidario (luna di miele di Cassy e Darius)


Sbuffando leggermente per il caldo, Darius si slacciò i primi bottoni della camicia, mentre si lasciava andare mollemente sul letto.
Per lui, che era nato e cresciuto in Russia, già il clima inglese era caldo. Figurarsi quello italiano, dove tuttosommato anche d'inverno le temperature rimanevano relativamente miti.

La scelta di quel posto era stata un compromesso: Cassy aveva affermato che una luna di miele senza costume da bagno era una luna di miele sprecata. Ma a lui, per quanto potesse far gola vedere la moglie con dei miseri costumini addosso - almeno finchè non notava qualche sguardo maschile troppo insistente su di lei - non piaceva l'idea di passare ore ed ore fermo su uno sdraio, esponendosi al sole e a temperature proibitive.
Le terme erano state perciò la soluzione migliore: Cassiopea aveva così la sua preziosa piscina, della quale potevano usufruire entrambi anche in piena notte, mentre spesso di giorno si allontanavano dall'hotel per visitare le città vicine e i vari scavi archeologici e musei sparsi un po' ovunque. Senza contare che, avendo la catena degli Appennini a poca distanza ed andando ormai incontro all'inverno, il clima per Darius non era poi così male.

"Amore capisco che la suite sia grande... ma ti sei persa?" Domandò a voce alta, senza neanche stare ad alzarsi dal letto, allungato sopra ad esso in una posizione di totale relax.
La donna non diede risposta, tuttavia dopo mezzo minuto si presentò direttamente in camera, con in mano dei fogli. "Stavo pensando ad una cosa..." Annunciò avvicinandosi a lui ed accomodandosi a sua volta sul letto. "Non ti ho ancora dato il mio regalo di nozze."
"Non penso che ce ne sia bisogno... ma se è un completino che vuoi farmi scegliere dal catalogo non devi che chiedere." Rispose lui, ricevendo così una piccola pacca sulla spalla.
"Mi sa che ti sto viziando un po' troppo." Replicò Cassiopea sorridendo "No... è una cosa un po' più seria."
"Anzichè un completino è un vestito?"
"Cretino"

Roteando gli occhi, la Black gli porse il primo foglio. Sopra al quale c'era...
"E' la piantina di una proprietà?" Domandò Darius dopo averla scrutata per un po', leggermente confuso.
"Sì, è una Villa che ho ereditato da mio nonno che si trova a Brighton, poco fuori Londra." Spiegò Cassiopea "Pensavo di donarla a tua sorella e a suo marito. Così potranno trasferirsi in Inghilterra, tu e Meissa potrete vedervi tutte le volte che vorrete e nostro nipote Nikolaj potrà crescere in un ambiente più sano rispetto a quello irrespirabile che tuo padre ha creato là. E quando sarà più grande potrà frequentare Hogwarts. Non credo che Alexej si lamenterà se glieli 'togliamo dai piedi'. Che ne pensi? Meglio del completino?" Chiuse il discorso con un sorriso malizioso, giusto per prenderlo in giro.

Per qualche secondo, un silenzio attonito invase la stanza.

"Vuoi... davvero vuoi farlo?" Domandò alla fine Darius incredulo, mentre sua moglie si sistemava a cavalcioni su di lui, posizionandogli le braccia dietro al collo.
"Se non volessi non te l'avrei proposto no?"
"Ti amo."


-*-*-*-


"Il momento è favorevole, visto che abbiamo un Ministro babbanofilo. Se ci hanno tolto gli elfi, potranno anche creare un po' di leggi per modernizzare la situazione... no?" 
"Bisognerebbe cambiare la mentalità di certe persone prima ancora delle leggi. Però non hai torto."

(cap. 7 - Catalina Garcia Lopez)



"E' stata colpa mia! ... Non ho visto un ... uno di loro... e lo zio Elnath si è gettato in mezzo per salvarmi... facendosi colpire al mio posto."
"Ela, stammi bene a sentire" Replicò però Elizabeth, prendendo il volto della nipote tra le mani "Nath era un Auror, sapeva perfettamente a cosa stava andando incontro. E se non avesse cercato di salvarti, lo avrei ucciso io stessa."

(cap. 9 - Aaron Morgan)



aprile 2003, Londra, Ministero della Magia, Atrium


"Come mai, se l'associazione ha come obiettivo quello di cambiare le cose in favore delle donne, è dedicata ad un uomo? Per di più ad uno della sua famiglia?" Domandò Elliot Florence dopo aver abbassato la mano, con un sorriso impertinente sulle labbra, convinto di averla appena messa nel sacco.

Era anche ora che me lo chiedeste, cretini! Due ore di domande stupide e nessuno mi ha chiesto la cosa più ovvia. Pensò invece Cassiopea. Tuttavia si limitò a sorridere cordialmente, come le era stato insegnato fin da piccola, facendo scorrere lo sguardo sotto di lei con studiata lentezza prima di rispondere.

L'Atrium del Ministero della Magia inglese era gremito.Tra giornalisti, familiari e semplici curiosi non c'era un solo angolo libero.

Un po' perchè il nome dei Black aveva ancora una sua importanza. Un po' perchè in molti erano curiosi di vedere dal vivo una delle coppie più chiacchierate e famose dell'anno - formata da lei e Darius. Un po' per il tema trattato, un'assoluta novità nel mondo magico.
Ma soprattutto perchè riuscire a ricevere il patrocinio sia del Ministro della Magia in persona sia di una delle eroine del mondo magico, Hermione Granger, non era una cosa affatto scontata.
Eppure Cassiopea c'era riuscita. E anche piuttosto in fretta.

Erano entrambi lì, in prima fila, insieme alla sua famiglia.

Quando aveva proposto l'idea dell'associazione a Kingsley, la ragazza non si era aspettata di certo di ricevere immediatamente il suo appoggio. Per quanto potesse avere lottato in prima persona contro Voldemort, si trattava pur sempre di un appartenente alle Sacre 28. E per di più uomo.
Invece, proprio quell'uomo, l'aveva totalmente spiazzata.
"Ha il mio totale appoggio, signora Black. Abbiamo combattuto per far sì che le cose cambiassero. Tutte. Non sarà facile ma, per quel che mi riguarda, sono a sua disposizione."
E davvero l'aveva fatto. A partire dalla presentazione in grande stile dell'associazione stessa, per la quale aveva messo a disposizione l'intero Atrium, spendendosi in prima persona per pubblicizzare l'evento.


Prima di rispondere alla domanda, Cassiopea lanciò un ultimo sguardo verso il punto dove si trovavano Altair ed Elizabeth, insieme alle due figlie e i vari nipoti, trovandoli visibilmente commossi. Loro lo sapevano già cosa stava per dire. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, se non avesse avuto il loro consenso.

"Elnath Black non è stato un nome preso a caso: durante la battaglia finale contro Voldemort" Nonostante fossero passati quasi cinque anni, un mormorio di sorpresa si alzò dalla folla sentendo pronunciare quel nome "ha fatto scudo con il suo corpo a sua nipote Elaine, la figlia di sua sorella. Un gesto simile di solito ce lo si aspetta da una madre, non da uno zio. A meno che non ci sia un tornaconto. Mia cugina Elaine è una ragazza e come tale non può portare avanti il cognome di famiglia. Non è neanche una Black. Eppure Elnath non ci ha pensato due volte a dare la sua vita per salvarla. Semplicemente perchè l'amava e voleva proteggerla. Mi domando in quanti, tra i componenti delle varie famiglie purosangue qui presenti, sarebbero stati disposti a fare altrettanto, visto che molti uomini usano ancora noi donne come oggetti, utili solo per generare una discendenza o concludere affari. Quando la risposta sarà 'tutti', allora questa associazione non avrà più ragione d'esistere."




il mattino seguente, Villa Burke - Selwyn


"Assolutamente ridicolo!" Con un gesto secco, Frederick Selwyn chiuse il giornale. Poi tornò a concentrarsi sulla colazione, mentre Sylvia lo osservava di sottecchi.
"Cos'è che trovi ridicolo Frederick?" Gli domandò giusto per dimostrargli di stare ascoltando, mentre in realtà non gliene poteva fregare assolutamente nulla.

Se c'era qualcosa che dava fastidio a suo marito, a lei non poteva che far piacere.

"L'idea che Cassiopea Levenvolde sta cercando di far passare! Come se davvero le interessasse qualcosa delle tematiche che dice di portare avanti con la sua associazione, addirittura a favore di tutte le donne della comunità magica inglese!" Rispose l'uomo "Te lo dico io: quella si è già stufata di suo marito e vuol trovare un modo per chiudere il suo matrimonio!"
"Mi sembra altamente improbabile quello che dici, visto che sono sposati da pochi mesi." Gli fece notare Sylvia, appellando il sacchetto per la manicure. E hanno anche lottato parecchio per riuscirci.

Non come me, che sono stata costretta a sposarti. Io sì, che mi sarei liberata di te dal primo giorno, se solo ne avessi avuto l'opportunità. 

"Oppure è semplicemente un burattino nelle mani di qualcun altro, come ad esempio quel suo zio Auror, che vuol far tornare in auge il nome dei Black." Continuò a dire Frederick senza neanche ascoltarla "Insomma, una semplice mossa politica mascherata. E la Black è pur sempre una bella bambolina da guardare, giusto per vendere meglio la cosa al pubblico. Inoltre è anche incinta: il pubblico adora queste cose."
"E quale sarebbe la mossa politica?" Domandò a quel punto Sylvia con la voce più ingenua che le riuscì, smettendo di colpo di limarsi le unghie e alzando la testa per scrutare incredula il marito.
"E' semplice: i Black hanno nasato che c'è aria di cambiamento. Quindi che fanno? Fanno dimenticare a tutti che durante la guerra stavano dalla parte dell'Oscuro Signore, facendo finta che uno di loro sia morto in battaglia dalla parte dei buoni - loro dicono così, ma chi ci garantisce che non stesse combattendo con i Mangiamorte? - e poi lo usano per dare il nome ad una associazione che dovrebbe cambiare le cose." Spiegò lui brandendo un cucchiaino "Così, mentre tutti li acclamano, loro fanno finta di fare qualcosa per migliorare la società mentre in realtà rimangono nelle loro posizioni di privilegio. Ma, ovviamente, non faranno assolutamente nulla. In fondo pensaci: tutti dicono che il nuovo Ministro sia il meglio che poteva capitarci, ma è pur sempre uno Shacklebolt, un appartenente alle Sacre 28. Quindi il potere, alla fine, è sempre nelle nostre mani. I Black sono stati semplicemente i primi a riposizionarsi." Completò il discorso con aria soddisfatta.

Sylvia, davanti a quel discorso privo di logica, storse il naso. Era chiaro che quello che diceva suo marito era completamente insensato.

Certo, Bellatrix Black era stata conosciuta in guerra per le sue atrocità, ma anche altri Black vi avevano partecipato, schierati su fronti opposti.
E le dichiarazioni dello stesso Harry Potter, una volta finita la guerra, avevano sottolineato la cosa più volte. Alla fine dei conti c'erano stati molti più Black schierati dalla parte dei "buoni" che non da quella di Lord Voldemort.
Conosceva abbastanza bene Cassiopea Black e le sembrava tutto forchè manovrabile, come invece affermava Frederick.
Era molto più probabile che l'idea fosse stata sua e che solo dopo avesse chiesto e trovato l'appoggio della famiglia, oltre che del suo consorte.
Inoltre avrebbe voluto anche fargli notare che in realtà la storia di Elnath Black era reale. E lei lo sapeva più che bene visto che la ragazza salvata, Elaine Burke, era sua cugina.
Tuttavia decise semplicemente di mordersi la lingua. Sapeva già quale sarebbe stata la risposta di suo marito: "Zitta tu! Non vorrai mica affermare che di politica ne capisci più di me vero?"

Sì, meglio lasciar perdere.
E sì, lei era evidentemente nata nel ramo dei Burke sbagliato, purtroppo per lei.

"Se lo dici tu sarà vero." Si limitò ad affermare "Ma se per puro caso dovesse invece andare avanti con la sua associazione?" Domandò comunque, giusto per provocarlo.
"Non lo farà." Affermò sicuro Frederick. "Ma se proprio dovesse succedere è chiaro che la fermeremo: il Winzengamont - e di conseguenza la scrittura delle leggi - è ancora in gran parte in mano a noi purosangue, per fortuna. Nessuno vuole una cosa inutile come il divorzio. Ed è chiaro che voi donne, senza di noi, non siete in grado di fare nulla, neanche trovare marito. Figurati se quella riuscirà a far passare una legge simile!"

Se dovesse riuscirci, tu saresti finito.
Io punto su di lei.

Mentre ritornava a farsi le unghie, mostrando più menefreghismo di quanto ne avesse a disposizione, Sylvia si appuntò mentalmente di tenere monitorati i movimenti di Cassiopea, oltre che di andare a farle visita molto presto.
Chissà che non lo trovasse davvero un modo!


-*-*-*-


"Come vanno le cose con l'associazione
che hai fondato, Cassy?
" 
"Non ho una risposta precisa da darti." Ammise lei "Dopo il caso Rosier - Nott c'era stata una mobilitazione..."
"Quel caso è stata una autentica genialata, non ti avevo ancora fatto i complimenti.
" Commentò Altair, indirizzando il bicchiere nella sua direzione come per farle un brindisi virtuale.
"...ma poi, a distanza di qualche mese, la proposta di legge è stata bloccata di nuovo."

(cap. 8 - Elliot Alexander Florence)


"E' lei che ha seguito il caso Rosier-Nott, dico bene? Il primo divorzio della storia magica inglese tra purosangue." Insistette Theo.
"Sì, sono stata io." Confermò Caroline.
"Sarebbe disposta a fare di nuovo qualcosa di simile?"
"Non credo sia possibile." Lo freddò però l'avvocatessa in tono secco. "Quello era un tentativo di introdurre un precedente per il divorzio nella società dei purosangue, portato avanti dalla famiglia Black. Un tentativo che ha creato più danni che utili, vista la stretta successiva che c'è stata subito dopo in tutte le leggi sul tema. E' per questo motivo che dubito fortemente che la situazione possa essere replicata."

(cap. 13 - Lysbeth Gwen Chevalier)




2005, Studio Kennox


"Signora Logan?" Domandò la segretaria affacciandosi alla porta dell'ufficio di Caroline dopo aver bussato.
"Di qualsiasi cosa si tratti la risposta è no." Sibilò Caroline.

Quella mattina era oberata di lavoro. E non aiutava per niente il fatto che Alexis, forse per la prima volta da quando lavorava lì, non si fosse presentata per malattia.

"Ehm... mi scusi se mi permetto di insistere... ma dubito che gli interessati rifiuteranno un 'no' come risposta." Replicò la donna in imbarazzo.
"In questo momento potrebbe essere anche il Ministro in persona e la risposta sarebbe comunque no."

La donna chiuse la porta dietro di sè, dando così per qualche secondo a Caroline l'illusione di averla avuta vinta.
Peccato che dopo pochissimo venne riaperta.
"Amanda se dico no è n..." Sbottò l'avvocatessa prima di bloccarsi a metà frase. "Cassy! Ciao!" La salutò, rimodulando subito il tono da arrabbiato ad allegro. "Cosa posso fare per te?" Domandò alla fine con tono di voce rassegnato, senza neanche provare a discutere e lasciando perdere immediatamente ciò sul quale stava lavorando.

Sapeva che sarebbe stata soltanto una perdita di tempo inutile, provare ad opporsi.


"Credo di essere venuta a portarti il caso del secolo, col quale diventerai famosa in tutti i tribunali dell'Inghilterra magica." Rispose la Black sorridendo ampiamente.
"Se questo significa altro lavoro in più, ne faccio volentieri a meno." Replicò Caroline sarcastica, indicando con un cenno del capo la mole di cartelle e fascicoli presenti sulla sua scrivania.
"Oh no, sarà una cosa davvero molto semplice." Disse Cassiopea continuando a sorridere e facendo cenno a qualcuno di entrare.

Una coppia sulla quarantina fece così il suo ingresso nell'ufficio e la Fisher capì a colpo d'occhio che si trattava senza ombra di dubbio di due ricchi purosangue. Il portamento fiero e regale e i vestiti di foggia pregiata erano soltanto alcuni degli indizi che lo gridavano a gran voce.
"Caroline Fisher ti presento Joseph Rosier e sua moglie Amelia Nott." Le confermò infatti la Black.
L'avvocatessa stava per alzarsi in piedi per porgere loro la mano e dire che era un onore fare la loro conoscenza, quando la voce di Cassy la bloccò a metà "Vogliono divorziare."

"Cos'è, uno scherzo?" Domandò a quel punto Caroline sbarrando gli occhi. "Sarebbe questo il lavoro 'semplice'?" Domandò incredula "Non esiste il divorzio nel mondo magico!"
"Esisterà." Tagliò corto la Black, agitando la mano in aria con noncuranza. "Amelia?" Domandò poi, girandosi verso la donna con un sorriso incoraggiante.
"Vede signora Logan..." Iniziò Amelia con voce titubante, che divenne però sempre più decisa man mano che andava avanti con il racconto "Io e Joseph ci siamo sposati più di 20 anni fa. Eravamo ottimi amici e così le nostre famiglie hanno combinato il matrimonio. Abbiamo avuto anche un figlio, che è ormai adulto, ma resta il fatto che non siamo mai stati innamorati l'uno dell'altro. E abbiamo svolto quasi da subito vite separate. Ma adesso ho ritrovato il mio vecchio amore, al quale ho dovuto rinunciare per sposare Joseph e non voglio rinunciare a lui una seconda volta. E mio marito è d'accordo." Continuò mentre Joseph annuiva con vigore al suo fianco.
"Poi, se con la nostra situazione riusciamo ad aiutare anche Cassiopea e la sua associazione, siamo ancora più disponibili a tentare." Confermò l'uomo.
"Tutto questo è molto commovente signori ehm ... Nott?" Rispose Caroline incerta, non sapendo più come chiamarli.
"Mi chiami Amelia" 
"Mi chiami Joseph"
"... ma rimane il problema di fondo: non esiste il divorzio." Completò l'avvocatessa.
"Sì che esiste." La contraddisse però Cassiopea.
"Sì certo, in Canada e in Australia." Replicò Caroline "Ma..."
"No, non parlo di Canada e Australia. Parlo del divorzio che c'è qui, in Inghilterra." Insistette la Corvonero.
"Ok, sono ufficialmente confusa." Ammise a quel punto Caroline.

"Avvocato Fisher... sto parlando del divorzio babbano: Amelia e Joseph sono già d'accordo su tutto, compresa la divisione dei beni, quindi il giudice babbano non dovrebbe impiegarci molto per emettere la sentenza. Una volta ottenuta, il tribunale magico sarà costretto a riconoscerla."


-*-*-*-


"Quindi avremo la tua - sempre gradita, intendiamoci eh! - presenza qui a Villa Black ancora per molto oppure la nottata è bastata per chiarirti le idee?" Domandò Gillan, assumendo un sorriso vagamente malizioso.
"Non vorrei altro che tornare a casa con lui" Ammise sospirando la Weiss "Solo che... dove stai andando?"
"Ti porto in un posto che potrebbe aiutarti a decidere. Andiamo, seguimi!"

(cap. 14 - Cecilia Alya Weiss)


9 luglio 2007


Dopo aver memorizzato l'indirizzo che Gillian le aveva dato, Cecilia vide il foglietto di carta prendere fuoco tra le sue mani. "Mi stai portando in un posto coperto da Incanto Fidelius?" Domandò, riconoscendo gli effetti dell'incantesimo.
"Esatto, vieni." Le rispose la cugina, porgendole la mano per guidarla nella smaterializzazione.

"Che posto è?" Domandò la rossa curiosa, trovandosi di punto in bianco in un grande ambiente arieggiato che si affacciava su un cortile.
"Si tratta della sede fisica dell'Associazione." Rispose la Corvonero, iniziando ad avanzare con passo deciso lungo il corridoio. "Qui vengono ospitate in via temporanea le donne che vogliono fuggire dai mariti... e i loro eventuali figli. Ma la nostra meta è un po' più avanti."
"Quante persone state ospitando al momento?" Chiese Cecilia, incapace di trattenersi.
"Troppo poche rispetto a quante ne avrebbero davvero bisogno." Fu il commento amaro di Gillian "Magari qualcuna viene a chiedere aiuto, ma poi non trova il coraggio di andare oltre. E preferisce restare con un marito imposto... e magari anche violento." Concluse con una smorfia, arrestandosi davanti ad una porta di legno. "Ecco, siamo arrivate." Concluse con un tono di voce alquanto cupo.
"Cosa mi devo aspettare di trovarci lì dietro?" Domandò a quel punto l'ex tassorosso, iniziando davvero a preoccuparsi, appena prima che Gillian abbassasse la maniglia e aprisse la porta.

Davanti a loro, dentro ad un lettino e attaccata a diverse apparecchiature in un mix di medicina sia magica che babbana, c'era una ragazza profondamente addormentata, probabilmente in coma.
"Merlino! Cos'ha?" Mormorò Cecilia incredula, sbarrando gli occhi orripilata, prima di riuscire a riconoscere il volto della poveretta.

"Livia Rowle in Carrow." Le confermò Gillian chiudendo la porta, lasciandosi così quello spettacolo pietoso alle spalle. "Probabilmente hai visto le sue foto sul giornale, tra le persone scomparse. Ce l'ha portata Aaron: si è smaterializzata nel suo ufficio e poi ha perso i sensi. Non sappiamo neanche come abbia fatto, sinceramente, ad arrivare fin lì, visto come era ridotta. Le abbiamo fornito tutte le cure possibili e fisicamente, ormai, sta bene. Ma le manca la volontà di tornare a vivere."
"E' stato... suo marito?" Domandò a quel punto la rossa, ormai iniziando ad intuire perchè sua cugina l'avesse portata lì.
"Sì." Annuì la bruna "Sto per farti un discorso davvero molto molto molto ipocrita Sil, perchè non posso neanche immaginare cos'hai dovuto passare con gli aborti che hai subito. Non voglio pensarci, non voglio immedesimarmi e spero di non ritrovarmi mai a dover affrontare una cosa del genere in futuro. Per Circe! Se penso che mi sarebbe potuto succedere con Perseus od Electra mi manca l'aria! Ma scappare di casa e da Aster non è la soluzione. Hai un uomo che ti ama quanto lo ami tu, cosa non è così scontata nel nostro mondo - te l'ho detto, sono un'ipocrita. E poi ci siamo noi, che saremmo disposte anche a farci in quattro per te: Villa Black sarà sempre a tua disposizione, così come noi saremo sempre disposte ad aiutarti in qualsiasi situazione. Ma preferiremmo cento volte ospitarti lì per una vacanza con Aster perchè avete voglia di cambiare aria o perchè vi manchiamo piuttosto che per una fuga dalla realtà senza di lui. Capisci cosa sto cercando di dirti?"
"Sì." Rispose Cecilia asciugandosi una lacrima "Credo proprio di sì."


-*-*-*-


"Mi dici cosa sta succedendo Cassy? C'entrano mio padre e il nostro contratto prematrimoniale per caso?" Domandò Darius confuso.
"Per ora no... ma potrebbero sempre saltare fuori." Replicò lei, quasi nascondendosi nel suo petto. "Il fatto è che... credo di avere trovato..." Per un attimo si interruppe, chiudendo gli occhi e respirando a più riprese "mio... mio fratello. O meglio... è lui che ha trovato me."

(cap. 14 - Cecilia Alya Weiss)



"Quindi è davvero tuo fratello." Realizzò a quel punto Darius.
La sua frase però scatenò una risata isterica nella moglie. "Non farmi ridere Darius: Alphard Carter non è mio fratello. E' soltanto un ragazzino di 17 anni che ha riconosciuto per caso la foto di sua madre sull'articolo di Florence e con il quale, a quanto pare, condivido il 50% del DNA."
"Un ragazzino che, appena ha riconosciuto la foto, è venuto fin qui per avere l'opportunità di conoscere la famiglia materna. Ti ricorda qualcuno?" Intervenne a quel punto Nihal.
"Se mi stai suggerendo che dovrebbe ricordarmi te, ti faccio presente che le vostre situazioni sono completamente diverse. E non tutti hanno una concezione di onore e famiglia come ce l'hai tu." Rispose Cassiopea.
"Se non gli dai neanche la possibilità di farsi conoscere davvero, questo non lo saprai mai."

(cap. 16 - Candice Sutherland)


11 luglio 2007


"Sei sicura di volerlo fare?" Domandò Nihal, vedendo come Cassiopea stesse tentennando davanti alla porta.
"No, per niente. Torniamo a casa?"
"Cassy aspet..." Provò a trattenerla acchiappandola per un braccio, mentre quasi contemporaneamente la porta della camera d'albergo si apriva e Alphard Carter, con una valigia tra le mani, ne usciva.

Per qualche secondo l'aria intorno ai tre si immobilizzò, mentre si scrutavano intensamente negli occhi, incapaci di proferire parola.

Fu Nihal a rompere il silenzio. "Ehm... sei in partenza?"
"Io... sì. Torno a casa. Credo di avere recepito il messaggio: non sono benvoluto qui." Rispose Alphard guardando un punto indefinito nel muro poco sopra la spalla della Black. "Facciamo finta che io non mi sia mai presentato. A dire il vero non so neanche perchè sono venuto... è chiaro che questo non è il mio posto. Scusate se vi ho creato del disagio."
"Quindi torni a casa?" Ripetè stupidamente Cassiopea "Torni da... da lei?" Non riusciva neanche a pronunciarlo, il nome della donna che l'aveva partorita.
"Che altro posso fare?" Rispose lui stringendosi le spalle "I miei genitori neanche lo sanno che sono qua. Sono convinti che io sia in vacanza con degli amici per festeggiare il mio diciassettesimo compleanno."
"I tuoi genitori..." Ripetè Cassy con un filo di voce, d'un tratto incapace di formulare un discorso coerente, mentre Nihal allungava un braccio verso di lei.
"Sentite... mi dispiace, va bene? Non mi sarei mai dovuto presentare, questo l'ho capito. Non appartengo a questo mondo, al vostro mondo. Ho visto la foto sul giornale, ho riconosciuto la mamma e mi sono precipitato qui senza ragionare. Non lo so neanche io il perchè. Fate finta che non sia mai accaduto."
"Non sei obbligato ad andartene." Provò a mediare Nihal. "In realtà eravamo venuti perchè..."
"Dove abitate adesso?" Lo interruppe però Cassiopea, riprendendosi quasi di colpo.

Alphard la guardò confuso per un attimo, prima di rispondere titubante "In Irlanda del Sud, a Tralee. E' una piccola cittadina sulla costa... perchè?"
"Voglio parlare con... lei." Rispose la ragazza, portandosi al contempo una mano sul pancione.
"CHE COSA?" Domandò Nihal incredulo, strabuzzando gli occhi e girandosi di scatto.

Non erano andati lì per quello!

"Voglio parlare con Selene." Ripetè Cassiopea, con un tono di voce più convinto "E voglio farlo prima del parto. Almeno questo me lo deve."


-*-*-*-


Vacanze di Natale 1936, Villa Black


I suoi genitori non avrebbero voluto farlo restare lì per la notte, ma Antares aveva insistito talmente tanto che avevano finito per cedere.
D'altra parte quell'anno era stato il primo per Altair ad Hogwarts, mentre lui ci sarebbe andato soltanto l'anno successivo, insieme a Cassiopea. Perciò il periodo natilizio era una delle poche occasioni che aveva a disposizione per restare con il suo cugino preferito. Tant'è vero che non aveva neanche voluto essere sistemato in una camera diversa.
Nei suoi piani c'era soltanto la volontà di restare in piedi fino a tardi, rimpinzandosi di dolci fino a scoppiare e farsi raccontare da Altair ogni minimo particolare di Hogwarts, oltre che degli incantesimi che aveva già imparato.

Quanto lo invidiava suo cugino, per quel misero anno in più!


Stava quasi per andare a letto, quando delle voci provenienti dal corridoio attirarono la sua attenzione.
O meglio,
forse non l'avrebbero mai fatto se proprio Altair non avesse avuto quello strano scatto.
Da sonnolento e ormai in procinto di addormentarsi, l'undicenne spalancò gli occhi di colpo, facendosi vigile e silenzioso, scattando a sedere sul materasso.

"Cepheus, ti ho detto di no! Lasciami!"
"Non capisco perchè ancora ti opponi: SEI MIA MOGLIE PER DIANA!"

Ecco, forse l'ultima frase l'avrebbe sentita anche senza che Altair lo mettesse in allarme.

"Cepheus ti prego... c'è anche Antares di là..."
"Lui e Altair staranno già dormendo! Muoviti!"
"Per favore no... mi fai male!"
"E sta' un po' zitta!"

Proteste e gemiti soffocati, una porta che veniva sbattuta e poi il silenzio.

Almeno finchè la porta della camera non venne aperta.
"Altair..." 
Con le trecce ai due lati del viso, la camicia da notte e le pantofole, Cassiopea fece il suo ingresso nella stanza del fratello con le lacrime agli occhi e tremante.
Poi corse a rifugiarsi nel suo letto - dove Altair la stava già aspettando a braccia aperte - sollevata di non dover affrontare quella situazione per l'ennesima volta da sola. "Non andare di là come hai fatto l'altra volta per favore!" Lo pregò tremante "O ti picchierà di nuovo!"
"Ti ha picchiata mentre ero via Cassy?" Domandò a quel punto il ragazzino, con un tono serio che Antares non gli aveva mai sentito. "E voglio la verità."
"N... no... solo la mamma... come sempre... ti prego Altair! Resta qui!" Balbettò la ragazzina scuotendo la testa e aggrappandosi a lui.

Antares, nel frattempo, assisteva alla scena impietrito e orripilato.
Neanche i suoi andavano esattamente d'accordo. Ma suo padre non aveva mai alzato un dito su sua madre.
Quando lui aveva compiuto 8 anni si erano messi semplicemente a dormire in stanze separate, mantenendo però nei loro rapporti una affettuosa cortesia e riversando su di lui tutto l'affetto possibile, forse anche complice il fatto di aver avuto quell'unico figlio abbastanza tardi.
Pensare che suo zio aveva invece alzato le mani anche sul figlio... era semplicemente inconcepibile.

Quanto potevano essere diversi i due fratelli Black?
E quanto potevano essere capitate in due situazioni completamente differenti Erin ed Eileen Rosier, le due sorelle che li avevano sposati?


"Ok, resto qui, tranquilla." La rassicurò alla fine Altair, costretto dalle circostanze a risdraiarsi sul letto, anche se avrebbe voluto lasciare la sorella ad Antares e raggiungere la camera dei genitori - un'altra volta - "Tra pochi mesi riceverai la lettera anche tu e andremo via da qui. E da grande diventerò un Auror, così potrò arrestarlo e proteggervi." Le promise convinto, per cercare di tranquillizzarla. "E ovviamente non ti farò sposare con nessuno! Anzi, ti sposerò io!" Concluse ingenuamente.
"E io gli darò una mano: diventerò un giudice, così se lui lo arresta io lo processo." Chiuse il discorso Antares, cercando a sua volta di rendersi utile per tranquillizzare la cugina e pensando contemporaneamente che mai in vita sua avrebbe fatto una cosa del genere ad una donna o a qualcuno in generale. "E se mai dovessi avere dei figli, di sicuro non li costringerei mai a sposarsi."

Ovviamente nessuno dei tre poteva sapere che, in futuro, quasi tutte quelle promesse sarebbero state mantenute.



------------------
 
Alphard_Carter Alphard Carter 


Domande della settimana: visto che siamo agli sgoccioli, io di solito faccio una piccola raccolta di OS per raccontare in breve il futuro dei personaggi.
1) siete d'accordo?
2) se la risposta alla domanda 1 è "sì" iniziate a pensare a cosa vorreste nel futuro dei vostri OC e mandatemi tutto per MP


  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nene_92