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Autore: RigelWhite    21/09/2017    1 recensioni
Una misteriosa ragazza irrompe nell’apparente tranquillità di Camp Legacy. Sono passati 20 anni dalla guerra contro Gea: quello delle armi e del sangue è solo un ricordo lontano, o almeno così pensano i giovani legati, separati dal resto dei semidei in un campo tutto loro. Bianca Di Angelo ha una missione da compiere, un padre scomparso da ritrovare, un passato nascosto da conoscere. Gli astri tramano all’orizzonte, le Parche intessono i fili di quelle vite in bilico. La Terza Grande Profezia non è che appena iniziata. Un cerchio sta per essere chiuso.
Dal testo:
- Ti fidi di me?
Le chiesi improvvisamente, vedendola per la prima volta smarrita.
Ormai niente avrebbe potuto impedire alla buca di crollarci addosso.
Bianca mi guardò, uno dei suoi sguardi indecifrabili, di quelli che riescono a vedere l'anima nuda nascosta dentro di te.
Mi vidi riflesso in quegli occhi neri, scuri, profondi come un abisso. Due buchi neri senza via di uscita: ti risucchiavano dentro di loro per portarti verso rotte misteriose e ignote, che dovevano ancora essere scoperte.
Bianca aveva un mondo dentro di sé, un mondo inesplorato, che aspettava solamente qualcuno che ci mettesse piede.
Non mi rispose mai.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Logan

 

 

 -Allora, ti deciderai a collaborare per completare questi stupidi giochi, o hai intenzione tenermi il broncio per le prossime due ore?

 

-A quanto vedo, il signorino so tutto io, non riesce proprio a rimanere zitto senza esporre al mondo il suo brillante modo di vedere le cose

 

-Sai, quasi quasi ti preferisco quando chiudi quella boccaccia acida che ti ritrovi!

 

-Stesso vale per me, permaloso e puntiglioso legato di Atena

 

Erano ormai circa dieci minuti che, io e Bianca, andavamo avanti a battibeccare in questo modo, inoltrandoci nel bosco.

 

Il cielo continuava ad oscurarsi ogni secondo di più, mentre il sole scivolava lentamente sotto l'orizzonte.

 

Apparvero le prime stelle che, in quella notte senza luna, scintillavano silenziose, comparendo l'una dopo l'altra, disfandosi di quel velo opaco che le ricopriva durante il giorno.

 

La visibilità purtroppo, non era delle migliori, soprattutto in quella foresta, fitta di alberi più grossi ad ogni nostro passo. 

 

Fortunatamente, avevamo una torcia a disposizione in caso di necessità.

 

Bianca, al mio fianco, osservava guardinga attorno a se, la mano destra stretta sull'elsa della spada, il volto nascosto dai capelli ribelli. 

 

Man mano che la sera calava, appariva sempre più tranquilla, come se fosse a suo agio, mentre il suo nervosismo sciamava nell'umidità del bosco. 

 

La trovai simile ad una misteriosa e rara creatura che si aggirava nella notte a passo felpato.

 

Quante volte, durante la sua fuga, quella ragazza si doveva essere ritrovata senza un luogo dove andare? 

 

Costretta a dormire, fuori, da sola, con magari la pioggia, il freddo, la mancanza di un fuoco ardente con cui scaldarsi, il costante pericolo dell'attacco dei mostri.

 

Questi pensieri mi balenarono in mente.

 

-Cos'hai tanto da guardare?

 

Disse la legata di Ade, fulminandomi con i suoi occhi scuri, apparentemente privi di emozione.

 

Ricambiai il gesto con un cipiglio scontroso.

 

-Sei l'unica cosa mobile e priva di foglie qui intorno, non ho molta scelta su dove posare lo sguardo 

 

-Smettila, mi dà fastidio quando qualcuno mi fissa!

 

Mi rispose Bianca, distogliendo il volto e allungando il passo.

 

-È come parlare con un muro con te! Non ti stavo affatto fissando!

 

-Non te l'ha mai detto nessuno di essere irritante? Basta, non ti sopporto più, io me ne vado, prima che ti prenda a pugni un'altra volta

 

Bianca mi diede le spalle, ancora sbuffando.

 

Probabilmente sarebbe corsa via, se io non l'avessi afferrata per un braccio.

 

La ragazza si girò di colpo verso di me, sfidandomi con un'espressione irata.

 

Se avesse avuto le zanne, mi avrebbe ringhiato contro, oppure squarciato direttamente la gola.

 

-Devo ricordarti che siamo legati per i polsi? Dove hai intenzione di andare?

 

Dissi, mostrandole la corda saccente.

 

Bianca si limitò a calmare la rabbia in un sospiro, lasciando che tutte le emozioni negative l'abbandonassero.

 

In uno scatto afferrai entrambi i polsi della legata, spingendola verso di me.

 

Non sapevo neanche io cosa stessi facendo.

 

Bianca trasalì.

 

Potevo avvertire il tepore dei suoi respiri sulla pelle del viso.

 

Leggeri spruzzi di lentiggini invadevano le sue gote, le profonde occhiaie nere contrastavano con il suo pallore, testimoni di lunghe notti passate insonni.

 

I nostri occhi si incrociarono. 

 

Annegai in quel pozzi neri, senza fondo, freddi e inespressivi come la lama di un coltello. Per la prima volta, non scorsi affatto rabbia o odio nel suo sguardo, bensì un profondo disagio.

 

Mi accorsi che tremava sotto la mia presa, per un attimo la paura invase il suo volto.

 

Tutto cessò: gli occhi di Bianca tornarono ad essere due inanimati diamanti neri, illuminati solo dal fuoco della sua rabbia, pronta a scoppiare da un momento all'altro, pronta a celare ogni debolezza.

 

-Lasciami...

 

Sussurrò aspra, rompendo il silenzio e iniziando a divincolarsi invano per riuscire a liberarsi, per fuggire ancora. 

 

Bianca Di Angelo risolveva ogni cosa scappando, andandosene sola alla ricerca di qualche luogo sconosciuto, tentando di offuscare il passato, i suoi ricordi.

 

Ma non l'avrei lasciata correre via.

 

Non riuscivo a capire perché, perché sentivo ribollire dentro di me questa stizza che non mi era mai appartenuta? Cosa odiavo tanto in quella ragazza persa, in balia dei venti?

 

Le parole uscirono da sole.

 

-Voglio sapere il motivo 

 

Dissi, affilando la mia voce.

 

Bianca mi fissava immobile e interdetta.

 

-Dimmi il motivo per cui ti comporti in questo modo. Cos'è che ha fatto questo mondo per farti rinchiudere nella tua fredda, impenetrabile corazza tempestata da spine? Ma soprattutto, perché continui ad essere irascibile specialmente con me? Perché mi guardi costantemente con quell'odio dipinto in faccia?

 

Bianca non rispose. La sua espressione rimase scossa, il corpo ancora tremante, mentre i miei occhi la inquadravano con prepotenza.

 

-Dimmelo!

 

Ormai non mi riconoscevo più, il mio lato riflessivo e calmo era scomparso, continuavo a stringere quegli esili polsi.

 

Passavano i secondi. Il silenzio troneggiava.

 

Il sole era ormai scomparso sotto i docili pendii delle colline.

 

Quella rabbia, quel risentimento che sentivo montarmi dentro, svanì così com'era arrivato. 

 

Abbandonai la presa su Bianca, addolcendo la voce, riducendola a poco più di un sussurro.

 

-Io voglio solamente aiutarti, cos'è che ti spinge a scappare da tutto e da tutti? Cos'è che ti fa tanto paura? Ti ripeto la domanda, dove hai intenzione di andare?

 

Bianca rimase paralizzata, sconvolta dalle mie parole. 

 

Ed ecco, ecco ancora quello spiraglio di luce, di calore, di vulnerabilità, sempre celato dietro a quegli occhi freddi e scuri come l'asfalto. 

 

Il senso di colpa mi devastò.

 

Possibile che, questa ragazza, fosse capace di far emergere la mia natura impulsiva, di distruggere i miei schemi, l'equilibrio precario su cui reggevo?

 

La legata era sul punto di dire qualcosa, ma la vidi sgranare improvvisamente gli occhi su un soggetto indistinto alle mie spalle. 

 

Mi girai. Troppo tardi.

 

L'unica cosa che sentii fu l'avvertimento di Bianca, prima che lei mi spingesse lontano, facendomi cadere a terra, sull'erba umida.

 

Quando riaprii gli occhi pochi secondi dopo, vidi la legata di Ade poco distante da me, anche lei a terra, con un braccio segnato da una vistosa e profonda ferita tinta di rosso.

 

La tamponava con la mano, stringendo i denti.

 

-Bianca!

 

Dissi correndo da lei, cercava di sopprimere i gemiti di dolore mordendosi un labbro. 

 

Degno figlio di mio padre ero, non facevo altro che combinare disastri. Che sciocco, come avevo potuto distrarmi, come avevo potuto permettere che qualcuno si fosse fatto male a causa mia?

 

Bianca continuava a ripetermi di stare bene, tradita però dall'andamento del suo respiro, sempre più affannoso.

 

Sentii delle risate provenire da dietro di noi.

 

Una coppia di ragazzi più grandi, discendenti di Eris, ci guardavano con aria divertita, dandosi delle pacche sulla schiena a vicenda.

 

Notai che uno di loro stava ripulendo la sua spada da una macchia di sangue: il sangue di Bianca, ferita probabilmente nel tentativo di spezzare la nostra corda, ancora intera nonostante tutto.

 

Non ci vidi più.

 

Mi buttai sui due legati.

 

Bianca si era appena alzata in piedi dolorante.

 

La fedele lama di Vortice, disarmò dopo qualche colpo il ragazzo con l'arma insanguinata, colto impreparato dalla mia brusca reazione. 

 

Rimase lì fermo, ancora a reggere l'aria, con la mia spada puntata contro il petto.

 

-Cosa stai facendo coglione!

 

Gridò il suo compagno, mentre questo slegava la corda dal proprio polso, senza riflettere, correndo nel panico nella foresta, seguito subito a ruota dall'amico, armato solo di un piccolo pugnale.

 

-Vigliacchi!

 

Gli urlai contro, stringendo i pugni, mentre entrambi proseguivano indisturbati la loro corsa, sparendo dalla mia visuale. 

 

Rimisi il cappuccio a Vortice e riposi la penna nella tasca dei pantaloni.

 

-...Logan

 

Dietro di me, Bianca mi guardava con uno sguardo indecifrabile.

 

Mi colpì come mille coltelli conficcati nel petto. 

 

La ragazza si reggeva ancora il braccio, mentre il sangue non accennava a fermarsi.

 

Mi avvicinai a lei, avvolto nel mio rimorso, ma per ogni passo che facevo in avanti, lei ne faceva uno indietro, allontanandosi sempre di più.

 

-Permettimi di aiutarti, è l'unica cosa, che voglio fare, che ho sempre voluto fare!

 

Era stata tutta colpa mia, di nuovo.

 

Bianca scosse la testa, senza però smettere di guardarmi negli occhi.

 

-Lasciami stare, non ho bisogno del tuo aiuto, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!

 

Fu allora che mi tolsi lo zaino dalle spalle, posandolo a terra e iniziando a frugarci dentro, il più velocemente possibile.

 

-Cosa stai facendo?

 

Domandò Bianca, con quella nota scontrosa, adesso così stonata nella sua voce.

 

-Cerco dell'ambrosia, ne basterà una quantità minima e quel brutto taglio sparirà, non sentirai più dolore

 

Risposi, mentre proprio in quel momento tirai fuori da una tasca il kit di pronto soccorso, distribuito a coppie prima dell'inizio dei giochi.

 

Rimasi basito, quando lo aprii e constatai che era vuoto, completamente. 

 

Non c'era niente di niente. 

 

Fui ancora più frustrato, quando lessi l'unico messaggio che ci avevano lasciato dentro:

 

"In battaglia potresti ritrovarti in pericolo, senza alcun aiuto, senza nessun equipaggiamento o rimedio. Questo consideralo un piccolo grande insegnamento, ti sarà utile in futuro, credici"

 

-Porco Crono!

 

Imprecai fra i denti, sbattendo la scatoletta bianca a terra.

 

"Rifletti, Logan rifletti"

 

Continuavo a ripetermi, lasciando che la calma e la ragione fluissero in tutto il mio corpo, mentre la mente elaborava e rielaborava, in cerca di una risposta, di una soluzione.

 

Mi ributtai sullo zaino rimasto a terra, tirando fuori una delle mie magliette del campo bordò.

 

Alzai lo sguardo verso Bianca.

 

Lei continuava a fissarmi senza parole, seguendo ogni mio minimo movimento.

 

Ancora di nuovo ci bloccammo, uno di fronte all'altro, avvolti nel silenzio, affogati nei nostri rispettivi sguardi.

 

Bianca mi porse il braccio, titubante.

 

Avvolsi il morbido panno di cotone sulla ferita, e lo legai stretto.

 

-Scusami... io non volevo...

 

Fu l'unica cosa che riuscii a dire, nonostante un turbinio di frasi, sentimenti, pensieri soffiava impetuoso dentro di me, fondendosi in un unico grande caos.

 

-Perché stai facendo tutto questo per me?

 

Disse improvvisamente Bianca, abbassando appena lo sguardo. 

 

-Non c'è bisogno che io te lo dica, sai già la risposta

 

Mi sistemai lo zaino in spalla. 

 

La legata di Ade si avvicinò smarrita.

 

Dicono che sia inutile aiutare chi non vuol essere aiutato.

 

Ma, nessuno ha mai detto che non ci si può almeno tentare, anche a tempo perso.

 

Questo era quello che facevo con Bianca, che desideravo fare con Bianca.

 

Non sapevo cosa mi spingesse a volerla aiutare, non ne avevo idea. 

 

Sapevo solamente che era l'unica cosa giusta da fare, l'unica cosa che avrebbe potuto farmi assomigliare un po' di più a Percy Jackson.

 

Quella ragazza, dall'aria sempre diffidente e scontrosa, rinchiusa in una trappola che si era costruita con le sue mani, aveva un disperato bisogno di aiuto.

 

E io l'avrei aiutata.

 

Ad ogni costo.

 

-Coraggio, riprendiamo il cammino. Non dovremmo essere troppo lontani dalla torre e-

 

Mentre parlavo, un coro di grida caotiche e assordanti giunse da verso la radura, accompagnate dal metallico rumore delle armi sguainate, dallo scalpiccio dei piedi, simile a quello di una mandria di bufali.

 

L'assalto era appena iniziato.

 

Angolo autrice 

 Finalmente un po' di movimento! Questo capitolo ci vuole lasciare con una domanda: perché Bianca sembra avercela a morte con il nostro Jackson junior? (Perché lo ama!!!...no. Non mi piacciono le storie d'amore nate a caspio, senza una costruzione, questi due si sono appena incontrati) 

E si, Bianca sarà anche scontrosa, Logan le starà pure sulle scatole, ma non si metterebbe ad insultarlo così senza una ragione (oltre la loro reciproca antipatia) 

Antipatia dovuta a cosa? Al fatto che sono entrambi degli orgogliosi e impulsivi che non sanno tenere a freno la lingua (in realtà sono simili, anche se non lo ammetterebbero mai), l'odio di Bianca è rafforzato anche dalla secondo lato di Logan, quello del Legato di Atena preciso e calcolatore, completamente contrario all'indole della ragazza. Nel prossimo capitolo conosceremo meglio il personaggio di Logan nelle sue sfaccettature.

Alla prossima!

 

 

   
 
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