Capitolo 2
La mattina
seguente la routine di sempre riprese. Ognuno si recò sul proprio posto di
lavoro e i bambini e ragazzi a scuola.
Killian si era recato nell’ufficio dello
sceriffo per archiviare alcuni casi, rispondere al telefono in caso di emergenza e liberare
un paio di prigionieri, che avevano dovuto passare la notte in cella a causa
dei propri atti vandalici la sera prima.
Emma invece
si trovava sul luogo dove tutto era successo. Era la piazza della cittadina.
Solitamente tranquilla e in ordine, ora era un caos per la rissa che si era
verificata, a causa di un nano troppo sbronzo che, come spesso succedeva, aveva
dato spettacolo, infastidendo le persone sbagliate. Vi erano macchine con vetri
rotti, cassette delle lettere
danneggiate, bottiglie di vetro rotte a terra e della merce di negozi
sparsi qua e là.
Emma mise
le mani sui fianchi e sbuffò a vedere tutto quel macello. Aveva la tentazione
di rimettere tutto in ordine con la magia, ma non voleva che i teppisti la
prendessero come scusa per fare quello che volevano, dato che poi ci pensava la
salvatrice a rimediare i loro pasticci.
“Emma!”
L’interpellata
si girò verso colei che l’aveva chiamata e fu sorpresa di vederla lì.
“Regina,
cosa ci fai qui? Henry sta bene?” chiese preoccupata.
Regina alzò
le sopracciglia a quella domanda “Perché non dovrebbe? È andato a scuola come
ogni mattina!”
Emma
accennò a un sorriso e alzò le spalle “Scusa e che…non mi aspettavo di vederti
qui e ho pensato…lasciamo stare!” disse scuotendo la testa e sbuffare.
“Sei un po’
nervosa o sbaglio?” chiese Regina curiosa.
“No, sto
bene. Cioè stavo bene prima di vedere tutto questo! Sei qui per aiutarmi a
stendere la lista dei danni?” chiese
Emma tirando fuori un taccuino e porgerglielo a Regina, la quale scosse la
testa e aggiunse “No, quello non è un lavoro che spetta a me. Passavo di qui e
ne ho approfittato per dare un’occhiata e fare mente locale di quanto costerà
alle casse del comune riparare i danni che Leroy ha fatto insieme a quel
vichingo!” disse sospirando.
“Direi che
si sono divertiti parecchio. Dobbiamo ritenerci fortunati che nessuno si sia
fatto male!” disse Emma.
“Fosse per
me, avrei messo quel nano in carcere a vita. Non una notte soltanto. Così non
imparerà mai la lezione e a noi poi tocca rimediare ai suoi casini!” disse
Regina incrociando le braccia, anche lei d’accordo col non usare la magia.
“Direi che
far ripulire tutto a Leroy e al suo amichetto di risse, sia una punizione
abbastanza esemplare. La prossima volta ci ripenseranno due volte. Ci vorrà
un’eternità!” disse per poi allontanare lo sguardo da Regina per guardarsi di
nuovo intorno. Fu in quel momento che, voltandosi verso la sua destra, accanto
a un lampione leggermente piegato, rivide la stessa figura che la notte passata
le aveva messo i brividi. Rimase a fissarla per qualche istante e
istintivamente si abbracciò, prima che la sua mente venne invasa nuovamente
dalla solita visione.
“Emma!”
“Emma!”
“Emma, mi
senti?” disse il sindaco vedendo che la donna si era irrigidita
improvvisamente.
La
salvatrice tornò in sé quando Regina le sfiorò il braccio e guardando
nuovamente alla sua destra, vide che quella figura misteriosa era nuovamente
scomparsa.
“Emma?”
disse nuovamente Regina preoccupata.
L’interpellata
guardò la donna con aria spaventata.
“Cosa
diavolo ti sta succedendo?” chiese il sindaco della cittadina.
La
salvatrice scosse la testa e senza
guardarla negli occhi le rispose “N-niente!”
Regina per
niente convinta, le indicò la mano destra che tremava visibilmente “Non mi
sembra che quello sia un niente Emma!”
“Ecco io…io
sono solo stanca, ma davvero non è niente. Ora credo che sia meglio che mi
metta al lavoro!” disse la salvatrice, abbassando la testa sul taccuino e
cominciare a scrivere per chiudere lì l’argomento.
Regina la
osservò per qualche secondo. Era evidente che Emma avesse qualcosa che non
andava, ma sapeva bene che spingerla a parlare non l’avrebbe condotta a niente.
Decise così
di andarsene e di lasciarla svolgere il suo lavoro.
Verso l’ora
di pranzo i Charmings si diressero al locale di Granny e si sedettero al tavolo, in attesa che il resto
della famiglia li raggiungesse. Neal cresceva a vista d’occhio e ormai riusciva
a dire qualche parola in più rispetto a prima, in modo tale che quando si
esprimeva, era abbastanza chiaro, se non per chi non conosceva il bambino, per
coloro che gli erano intorno.
Killian fu il primo a raggiungere la
famiglia e si sedette accanto a David. I tre cominciarono a chiacchierare e a
ordinare qualcosa, quando videro che Emma sembrava ritardare. Avevano deciso un
orario in cui incontrarsi da Granny nei giorni che
avevano stabilito di pranzare insieme, ma l’orario veniva rispettato o meno a
seconda degli impegni di ognuno.
Il
campanello del locale suonò nuovamente e tutti si aspettarono di vedere Emma
entrare da quella porta. Furono sorpresi di vedere Regina. Non perché non era
sua abitudine di venire al locale, ma per la velocità e l’aria preoccupata con
cui si stava dirigendo verso di loro.
“Regina,
tutto bene?” chiese Neve mettendo giù la forchetta con cui stava imboccando il
figlio.
“Questo lo
stavo per chiedere io a voi. Cosa sta succedendo a Emma?” chiese con tono serio.
I Charmings si guardarono confusi, cosa che indicò a Regina, che loro non sapessero
niente di ciò che preoccupava la figlia. Cosa che non la stupì più di tanto,
dato che Emma aveva il vizio di non far trasparire le sue emozioni, per non
preoccupare nessuno.
I volti di
tutti si spostarono su Killian, su cui volto si
poteva leggere che sapeva qualcosa.
“Emma ha
delle visioni…” cominciò senza che i suoceri gli consentissero di finire.
“Di nuovo?
Perché non ce l’ha detto?” chiese David.
“Pensavo
che avesse imparato la lezione dall’ultima volta!” disse Neve preoccupata.
“Non vi ha
detto niente perché è sempre la stessa visione ed è convinta che sia il suo
subconscio a farle dei brutti scherzi. A
causa di questo dorme poco, il che la rende un po’ nervosa!” disse Killian.
“Non sono nervosa,
solo stanca!” disse Emma, la quale era giunta nel locale nel bel mezzo della
loro conversazione, nella quale erano talmente concentrati, da non essersi
accorti del suo arrivo.
Emma ordinò
il solito formaggio grigliato e anelli
di cipolla, per poi sedersi accanto alla madre e salutare il fratellino che
riusciva a pronunciare il suo nome in modo decente.
“Ritornando
al discorso di prima. Dobbiamo preoccuparci di qualcosa Emma?” chiese Regina,
guardando la donna dall’alto al basso, incrociando le braccia.
“No, come
ha detto Killian ho ancora quelle visioni che mi
fanno vedere la mia morte, ma colui che doveva uccidermi è un neonato, quindi
il pericolo non esiste. È solo seccante
rivivere la mia morte ogni notte!” disse Emma alzando le spalle “Non mi sembra
una cosa così preoccupante!”
“Non mi
inganni così facilmente Emma, ti ho visto prima come tremavi e come ti guardavi
in giro spaventata!” disse Regina con voce grave.
“Cosa?”
chiese Killian guardando Emma con preoccupazione. I
tremori erano un sintomo che non aveva mai notato in quel periodo.
Emma guardò
Killian e poi di nuovo Regina e disse “Ho avuto di
nuovo quella visione da sveglia e quello è stato il modo in cui il mio corpo ha
reagito. Di notte a quanto pare non si manifestano perché il mio corpo è
rilassato e…non lo so Regina. Cosa vuoi
sentirti dire? Non sto nascondendo niente. Non so nemmeno io che spiegazioni
dare a tutto questo, quindi ora smettila con questo interrogatorio!” disse Emma
infastidita, sentendosi tutti gli occhi addosso.
Regina
sospirò e disse “Va bene Emma. Voglio crederti, ma se ci fosse qualcosa…”
“Sarai la
prima a saperlo!”.