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Autore: Neko    21/09/2017    1 recensioni
Diversi mesi erano passati da quella notte in cui Emma aveva dovuto scontrarsi con Gideon e quasi ci aveva rimesso la vita affinché l’oscurità non vincesse, ma nonostante tutto, sentiva come se la previsione della sua morte fosse ancora lì, in attesa di compiersi.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

La mattina seguente la routine di sempre riprese. Ognuno si recò sul proprio posto di lavoro e i bambini e ragazzi a scuola.

Killian si era recato nell’ufficio dello sceriffo per archiviare alcuni casi, rispondere al telefono in caso di emergenza e liberare un paio di prigionieri, che avevano dovuto passare la notte in cella a causa dei propri  atti vandalici la sera prima.

Emma invece si trovava sul luogo dove tutto era successo. Era la piazza della cittadina. Solitamente tranquilla e in ordine, ora era un caos per la rissa che si era verificata, a causa di un nano troppo sbronzo che, come spesso succedeva, aveva dato spettacolo, infastidendo le persone sbagliate. Vi erano macchine con vetri rotti, cassette delle lettere  danneggiate, bottiglie di vetro rotte a terra e della merce di negozi sparsi qua e là.

Emma mise le mani sui fianchi e sbuffò a vedere tutto quel macello. Aveva la tentazione di rimettere tutto in ordine con la magia, ma non voleva che i teppisti la prendessero come scusa per fare quello che volevano, dato che poi ci pensava la salvatrice a rimediare i loro pasticci.

“Emma!”

L’interpellata si girò verso colei che l’aveva chiamata e fu sorpresa di vederla lì.

“Regina, cosa ci fai qui? Henry sta bene?” chiese preoccupata.

Regina alzò le sopracciglia a quella domanda “Perché non dovrebbe? È andato a scuola come ogni mattina!”

Emma accennò a un sorriso e alzò le spalle “Scusa e che…non mi aspettavo di vederti qui e ho pensato…lasciamo stare!” disse scuotendo la testa e sbuffare.

“Sei un po’ nervosa o sbaglio?” chiese Regina curiosa.

“No, sto bene. Cioè stavo bene prima di vedere tutto questo! Sei qui per aiutarmi a stendere la lista dei danni?”  chiese Emma tirando fuori un taccuino e porgerglielo a Regina, la quale scosse la testa e aggiunse “No, quello non è un lavoro che spetta a me. Passavo di qui e ne ho approfittato per dare un’occhiata e fare mente locale di quanto costerà alle casse del comune riparare i danni che Leroy ha fatto insieme a quel vichingo!” disse sospirando.

“Direi che si sono divertiti parecchio. Dobbiamo ritenerci fortunati che nessuno si sia fatto male!” disse Emma.

“Fosse per me, avrei messo quel nano in carcere a vita. Non una notte soltanto. Così non imparerà mai la lezione e a noi poi tocca rimediare ai suoi casini!” disse Regina incrociando le braccia, anche lei d’accordo col non usare la magia.

“Direi che far ripulire tutto a Leroy e al suo amichetto di risse, sia una punizione abbastanza esemplare. La prossima volta ci ripenseranno due volte. Ci vorrà un’eternità!” disse per poi allontanare lo sguardo da Regina per guardarsi di nuovo intorno. Fu in quel momento che, voltandosi verso la sua destra, accanto a un lampione leggermente piegato, rivide la stessa figura che la notte passata le aveva messo i brividi. Rimase a fissarla per qualche istante e istintivamente si abbracciò, prima che la sua mente venne invasa nuovamente dalla solita visione.

“Emma!”

“Emma!”

“Emma, mi senti?” disse il sindaco vedendo che la donna si era irrigidita improvvisamente.

La salvatrice tornò in sé quando Regina le sfiorò il braccio e guardando nuovamente alla sua destra, vide che quella figura misteriosa era nuovamente scomparsa.

“Emma?” disse nuovamente Regina preoccupata.

L’interpellata guardò la donna con aria spaventata.

“Cosa diavolo ti sta succedendo?” chiese il sindaco della cittadina.

La salvatrice scosse la testa e  senza guardarla negli occhi le rispose “N-niente!”

Regina per niente convinta, le indicò la mano destra che tremava visibilmente “Non mi sembra che quello sia un niente Emma!”

“Ecco io…io sono solo stanca, ma davvero non è niente. Ora credo che sia meglio che mi metta al lavoro!” disse la salvatrice, abbassando la testa sul taccuino e cominciare a scrivere per chiudere lì l’argomento.

Regina la osservò per qualche secondo. Era evidente che Emma avesse qualcosa che non andava, ma sapeva bene che spingerla a parlare non l’avrebbe condotta a niente.

Decise così di andarsene e di lasciarla svolgere il suo lavoro.

Verso l’ora di pranzo i Charmings si diressero al locale di Granny e si sedettero al tavolo, in attesa che il resto della famiglia li raggiungesse. Neal cresceva a vista d’occhio e ormai riusciva a dire qualche parola in più rispetto a prima, in modo tale che quando si esprimeva, era abbastanza chiaro, se non per chi non conosceva il bambino, per coloro che gli erano intorno.

Killian fu il primo a raggiungere la famiglia e si sedette accanto a David. I tre cominciarono a chiacchierare e a ordinare qualcosa, quando videro che Emma sembrava ritardare. Avevano deciso un orario in cui incontrarsi da Granny nei giorni che avevano stabilito di pranzare insieme, ma l’orario veniva rispettato o meno a seconda degli impegni di ognuno.

Il campanello del locale suonò nuovamente e tutti si aspettarono di vedere Emma entrare da quella porta. Furono sorpresi di vedere Regina. Non perché non era sua abitudine di venire al locale, ma per la velocità e l’aria preoccupata con cui si stava dirigendo verso di loro.

“Regina, tutto bene?” chiese Neve mettendo giù la forchetta con cui stava imboccando il figlio.

“Questo lo stavo per chiedere io a voi. Cosa sta succedendo a Emma?” chiese con tono serio.

I Charmings si guardarono confusi, cosa che  indicò a Regina, che loro non sapessero niente di ciò che preoccupava la figlia. Cosa che non la stupì più di tanto, dato che Emma aveva il vizio di non far trasparire le sue emozioni, per non preoccupare nessuno.

I volti di tutti si spostarono su Killian, su cui volto si poteva leggere che sapeva qualcosa.

“Emma ha delle visioni…” cominciò senza che i suoceri gli consentissero di finire.

“Di nuovo? Perché non ce l’ha detto?” chiese David.

“Pensavo che avesse imparato la lezione dall’ultima volta!” disse Neve preoccupata.

“Non vi ha detto niente perché è sempre la stessa visione ed è convinta che sia il suo subconscio a farle dei  brutti scherzi. A causa di questo dorme poco, il che la rende un po’ nervosa!” disse Killian.

“Non sono nervosa, solo stanca!” disse Emma, la quale era giunta nel locale nel bel mezzo della loro conversazione, nella quale erano talmente concentrati, da non essersi accorti del suo arrivo.

Emma ordinò il  solito formaggio grigliato e anelli di cipolla, per poi sedersi accanto alla madre e salutare il fratellino che riusciva a pronunciare il suo nome in modo decente.

“Ritornando al discorso di prima. Dobbiamo preoccuparci di qualcosa Emma?” chiese Regina, guardando la donna dall’alto al basso, incrociando le braccia.

“No, come ha detto Killian ho ancora quelle visioni che mi fanno vedere la mia morte, ma colui che doveva uccidermi è un neonato, quindi il pericolo non  esiste. È solo seccante rivivere la mia morte ogni notte!” disse Emma alzando le spalle “Non mi sembra una cosa così preoccupante!”

“Non mi inganni così facilmente Emma, ti ho visto prima come tremavi e come ti guardavi in giro spaventata!” disse Regina con voce grave.

“Cosa?” chiese Killian guardando Emma con preoccupazione. I tremori erano un sintomo che non aveva mai notato in quel periodo.

Emma guardò Killian e poi di nuovo Regina e disse “Ho avuto di nuovo quella visione da sveglia e quello è stato il modo in cui il mio corpo ha reagito. Di notte a quanto pare non si manifestano perché il mio corpo è rilassato e…non  lo so Regina. Cosa vuoi sentirti dire? Non sto nascondendo niente. Non so nemmeno io che spiegazioni dare a tutto questo, quindi ora smettila con questo interrogatorio!” disse Emma infastidita, sentendosi tutti gli occhi addosso.

Regina sospirò e disse “Va bene Emma. Voglio crederti, ma se ci fosse qualcosa…”

“Sarai la prima a saperlo!”.

 

 

  
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