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Autore: xxlili_luna    22/09/2017    0 recensioni
Lord Voldemort non è mai esistito, i genitori di Harry sono ancora vivi. Hermione e Draco si sono sempre odiati e insultati. Ma se sotto quegli insulti e quelle occhiataccie si fosse per tutto il tempo nascosto qualcosa di più? Durante l'estate, in cui saranno costretti a passare insieme si renderanno conto di provare qualcosa l'uno per l'altro. I due si sforzano di mantenere la loro relazione segreta ma qualcuno li scoprirà. Malfoy riuscirà a confessare veramente cosa prova per lei e cambierà, oppure rimarrà il solito?
Dal testo:
- Cosa vuoi, Malfoy?
- Rilassati Granger, voglio solo prendere un bicchiere d'acqua, come te. - rispose sorpassandomi e prendendo effettivamente un bicchiere. Mi voltai feci per andarmene quando sentì la voce di Malfoy dietro di me. - Comunque bel pigiama. - disse mi voltai e lo vidi appoggiato al bancone che mi squadrava. Arrossí violentemente [..] e me ne tornai in camera mia.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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NIENTE DI NUOVO... IL SOLITO JONATHAN
Pov Hermione
Appena sveglia notai un bigliettino posato sul mio comodino. Scostai dolcemente il braccio di Draco, per non svegliarlo, ed afferrati il pezzetto di carta. Lo aprì e riconoscei subito la scrittura di silente che mi invitava a raggiungerlo nel suo ufficio il prima possibile. Allarmata scesi dal letto e mi vestì per poi uscire dalla nostra stanza e raggiungere l'ufficio del preside. Bussai un paio di volte alla porta ed un secondo dopo sentì la voce di Silente che mi diceva di entrare, ma la sua voce era diversa dal solito, era più agitata. Aprì la porta e vidi immediatamente che, stranamente, il suo ufficio era deserto se non per lui. 
- Buongiorno signorina Granger. - mi salutò rimanendo seduto sulla sua sedia. 
- Buongiorno professore. - dissi preoccupata rimanendo in piedi di fronte a lui. 
- Sono certo che ti starai chiedendo perché ti ho chiamata così presto. - 
- È vero. - annuì lievemente scrutando attentamente i suoi occhi, sembrava molto agitato. 
- Vedi... ieri sera ho ricevuto una lettera di una persona che mi ha informato che sarebbe venuto qui questa mattina. - 
- Chi? - chiesi confusa. 
- Prima di tutto ricorda una cosa, è qui per il tuo bene... l'ho fatto venire qui per il tuo bene... - 
- Chi è professore? - lo interruppi. Mi stavo irritando. 
- Non lo vedi da anni e sicuramente sarà molto strano... non ti piacerà e... - stava divagando fin troppo per i miei gusti. 
- Chi è, professore! - dissi alzando la voce. 
- Buongiorno sorellina. - disse una voce dietro di me. Una voce che non sentivo da sette anni, una voce che se quando ero piccola la adoravo adesso, o meglio da sette anni, la odiavo. Mi voltai di scatto e lo vidi. In piedi sulla soglia della porta che mi fissava con un ghigno sprezzante. Non era cambiato di una virgola, gli stessi occhi color cioccolato, gli stessi capelli marroni, lo stesso corpo alto e muscoloso. 
- Cosa diavolo ci fai qui?! - quasi urlai scuotendo la testa e dando le spalle a Silente. 
- Non mi vedi da tempo e l'unica cosa che mi sai dire è questo? Dov'è finito tutto il tuo affetto? - chiese scuotendo la testa divertito. 
- È scomparso tempo fa. - dissi secca prima di tornare a guardare il preside. - Sarebbe questa la persona che mi deve aiutare? - 
- È qui per proteggerti. - 
- Oh! In questo caso se ne può anche andare perché io non ho bisogno di protezione, soprattutto da lui. - 
- Ti devo ricordare che io sono qui? - fece Jonathan che intanto era entrato completamente nella stanza. 
- Purtroppo. - commentai senza guardarlo. - Io non lo voglio qui. - dissi scandendo ogni parola. Senza aspettare la risposta di nessuno mi voltai ed uscì dal suo ufficio, poco dopo però sentì la porta aprirsi di nuovo e dei passi seguirmi velocemente. - Spero che stai percorrendo la strada per andare verso l'uscita. - 
- In realtà no. Sai ho intenzione di rimanere in questa scuola ancora per un bel po'. - disse senza la minima nota di esitazione. Lo ignorai, continuando a camminare verso la sala comune. - È tutto come me lo ricordavo. Sì, proprio tutto. Adesso...  dove stiamo andando, esattamente? - 
- Io nella mia sala comune, tu per quanto mi riguarda puoi andare all'inferno. - dissi secca senza voltarmi. 
- È così che si risponde a... - 
- Non dirlo! Tu per me non sei nulla! - esclamai alzando le braccia al cielo, esasperata. Aumentai il passo ed in poco tempo entrai nella Sala. Silente ci aveva esonerato dalle lezioni per quel giorno, per risposarci dato tutto quello che ci era successo, ma aveva anche specificato che il giorno dopo saremmo dovuti andare. I miei amici erano tutti seduti sui divani e quando mi videro entrare si alzarono ma si bloccarono un secondo dopo, vedendo Jonathan entrare dopo di me. 
- E tu chi diavolo sei?! - esclamò Draco cruciandolo con lo sguardo. 
- È il tuo fidanzato? - mi chiese lui, senza badare allo sguardo di lui. 
- Sì, ed adesso vattene. - dissi secca guardandolo. 
- Oh! Non sai quanto lo vorrei, credimi. Ma sai se lo facessi mamma e papà mi ucciderebbero. Lo so che a te non fregherebbe niente ma sai a me sì. - 
- E da quando fai quello che ti dicono mamma e papà? - 
- Da quando mi hanno minacciato? Te l'ho già detto, sei sorda? - 
- Sai com'è, non è facile seguire i tuoi discorsi. - 
- Ah i miei? E tu allora? Non chiudi mai quella bocca. - 
- Io almeno dico cose sensate, non posso dire lo stesso di te. - replicai incrociando le braccia al petto. 
- Ora basta! - esclamò Draco avvicinandosi a me. - Chi è?! - mi chiese poi. 
Non lo guardai neppure. Continuavo a tenere gli occhi fissi in quelli marroni di lui. - È Jonathan. Mio fratello. - 
- Tuo fratello?! - esclamarono in coro spostando freneticamente lo sguardo da me a lui. Li ignorai. 
- Senti, non so perché tu sia qui ma te ne devi andare e subito. - dissi secca prima di voltarmi ed andare verso camera mia. 
- Ma hai ascoltato una parola di quello che ho detto?! Non posso andarmene! - 
- Non mi importa! - dissi aprendo la porta della mia camera e chiudendola dietro di me, ma essa si aprì un secondo dopo facendo entrare Jonathan che la richiuse a sua volta. 
- Tu credevi veramente che i nostri genitori ti lasciassero fare la pazza salvatrice del mondo magico senza il minimo controllo?! - fece incredulo. Mi voltai verso di lui e lo vidi avvicinarsi. 
- E da quanto tu parli con i nostri genitori?! - 
- Un mese più o meno. - rispose scrollando le spalle. Lo guardai confusa prima di abbassare lo sguardo. 
- Non me l'hanno detto... - sussurrai scuotendo la testa incredula. 
- Avevano paura della tua reazione. - 
- Cosa?! Questa è la cosa più patetica che... - 
- No, invece?! Ti sentita prima, quando mi hai visto?! - 
- Bé fatti due domande! - dissi alzando un po' la voce. 
- Oh! Adesso sarebbe colpa mia?! - chiese alzando anche lui la voce. 
- Bé sicuramente non è colpa mia! - feci alzandola ancora un po'. - Sei tu che te ne sei andato, mi sembra! - 
- Avevo i miei motivi. -
- A davvero?! - 
- Anche se volessi dirteli tu non capiresti. Anzi probabilmente neanche mi ascolteresti! - urlò avvicinandosi di un passo. 
- Forse perché non voglio ascoltarli?! Non ci sono scuse per giustificare quello che hai fatto, quello che ci hai fatto! - 
- Lo so che mi odi ma, purtroppo per te, sono e rimarrò sempre tuo fratello maggiore! - 
- Oh adesso te lo ricordi?! Adesso ti ricordi di avere una famiglia?! - oramai stavamo urlando tutti e due. 
- Mi spiace che la mia sorellina pensi questo di suo fratello. - fece con finto dispiacere. 
- Io non sono tua sorella e tu non sei mio fratello. Non più. - 
- Sei ridicola. - sibiló scuotendo la testa. 
- Ah io lo sono?! No, tu lo sei. - dissi dandogli le spalle e camminando lentamente per la camera, mantenendomi lontana da lui. 
- Ed anche infantile. Cavolo, ti facevo più intelligente o comunque più matura. Ma dovevo immaginare che non lo eri dato quello che mi hanno raccontato i nostri genitori. - 
- Tu non sei nessuno per giudicarmi! - 
- Di nuovo?! Sono tuo fratello! - esclamò alzando le braccia al cielo. 
- E di nuovo: tu non sei mio fratello! Non ti voglio qui, vattene! Ho già delle persone che mi proteggono e tu non mi servi. - 
- Tu dici?! Mi sembra che le persone che ti "proteggono" non ti abbiano fermata nel rischiare la vita più volte. - 
- Tu non... non hai capito niente. - dissi scuotendo la testa. - Io non voglio il tuo aiuto. Non ti voglio qui e non mi importa se per una volta nella vita ti stai preoccupando per me! - 
- Cara sorella, sei davvero così stupida? Credi davvero che io mi stia preoccupando per te? Non mi importa se tu vuoi farti uccidere da una pazza, non mi importa avere il perdono perché personalmente non me ne faccio di niente. Non mi importa se non mi consideri tuo fratello perché neanche io ti considerò mia sorella, se non di sangue. Non mi importa se tu vuoi fare la puttanella di quel biondino. O più semplicemente non mi importa di te. - finì con un sorriso cattivo. Sentivo gli occhi bruciare da quelle parole cattive e desideravo con tutto il cuore togliergli quel sorrisetto dalla faccia. Alzai la mano e senza pensarci gli dieci uno schiaffo in pieno viso, talmente forte da fargli girare il viso. 
- Non ti azzardare mai più a parlarmi così. Sei solo uno stronzo che ci ha abbandonati senza pensarci due volte. Non venirmi a parlare come se tu fossi chissà chi perché sono molto meglio di te. Non puoi presentati dopo sette anni e credere di poter farmi da fratello maggiore, se volevi esserlo ti presentavi prima. So badare a me stessa benissimo, non mi importa di quello che pensano i nostri genitori, chiaro?! E te lo dico per l'ultima volta, vattene. - finì in un sussurro guardandolo negli occhi. 
- Bene. Me ne vado da questa camera, ma non dalla scuola. Non mi importa quello che vuoi. - disse freddo per poi darmi le spalle ed andare velocemente alla porta. 
Pov Draco
- Tuo fratello?! - esclamammo tutti in coro. Voltai lo sguardo verso Jonathan e solo in quel momento mi resi conto della grande somiglianza tra i due. Lo stesso colore di capelli, la forma degli occhi uguali, lo stesso naso e gli stessi lineamenti dolci. Senza dire una parola Hermione ci diede le spalle e si avviò a passo spedito verso, probabilmente, la nostra camera, subito seguita da lui. La tentazione di seguirla era forte ma avevo come l'impressione che avessero bisogno di parlare, quindi non lo feci. 
- Draco... tu lo sapevi? - chiese Blaise dietro di me, sentivo incredulità nella sua voce. 
- No, non me l'aveva mai detto. - risposi scuotendo la testa e passandomi una mano tra i capelli. - Ginny? Tu lo sapevi? - chiesi voltandomi verso di lei. Sembrava sconvolta quanto me. 
- No... io non... non me ne ha mai parlato. - rispose scuotendo la testa. - Perché non ce l'ha detto? - 
- Bé qualcosa mi dice che quei due non hanno proprio un bel rapporto. - commentò il moro. Senza dire una parola la rossa lasciò la mano di Blaise e si buttò verso le scale. 
- Ehi! Dove stai andando?! - chiese lui seguendola con me. 
- Secondo voi?! Voglio scoprire cosa sta succedendo! - rispose raggiungendo la porta della mia camera ed accostando l'orecchio ad essa. La guardai incredulo per qualche secondo e durante essi si aggiunse anche Blaise. 
- Ma... ragazzi! Non potete... - feci per dire ma il mio migliore amico mi bloccó. 
- Amico, si tratta della tua ragazza. Tecnicamente tu sei il primo che dovrebbe ascoltare. - lo guardai per un paio di secondi, pensando attentamente alle sue parole. Era vero, era la mia ragazza ma se lei ci avesse scoperto si sarebbe infuriata come non mai... 
Oh! Al diavolo. Mi avvicinai alla porta e feci come loro, ascoltando la conversazione. 
- Oh adesso te lo ricordi?! Adesso ti ricordi di avere una famiglia?! - era la sua voce. 
- Mi spiace che la mia sorellina pensi questo di suo fratello. - era la voce di lui. 
- Io non sono tua sorella e tu non sei mio fratello. Non più. - 
- Sei ridicola. -  
- Ah io lo sono?! No, tu lo sei. - 
- Ed anche infantile. Cavolo, ti facevo più intelligente o comunque più matura. Ma dovevo immaginare che non lo eri dato quello che mi hanno raccontato i nostri genitori. - 
- Tu non sei nessuno per giudicarmi! - non riuscivo a capire niente. 
- Di nuovo?! Sono tuo fratello! - 
- E di nuovo: tu non sei mio fratello! Non ti voglio qui, vattene! Ho già delle persone che mi proteggono e tu non mi servi. - 
- Tu dici?! Mi sembra che le persone che ti "proteggono" non ti abbiano fermata nel rischiare la vita più volte. - 
- Tu non... non hai capito niente. Io non voglio il tuo aiuto. Non ti voglio qui e non mi importa se per una volta nella vita ti stai preoccupando per me! - 
- Cara sorella, sei davvero così stupida? Credi davvero che io mi stia preoccupando per te? Non mi importa se tu vuoi farti uccidere da una pazza, non mi importa avere il perdono perché personalmente non me ne faccio di niente. Non mi importa se non mi consideri tuo fratello perché neanche io ti considerò mia sorella, se non di sangue. Non mi importa se tu vuoi fare la puttanella di quel biondino. O più semplicemente non mi importa di te. - a queste parole il sangue mi si gelò nelle vene. Ma come si permetteva di parlarle così?! Questo piccolo discorso fu seguito da un suono secco, il suono di una schiaffo. Abbassai lo sguardo e vidi la rossa guardare allarmata cosa stava succedendo. 
- Gli ha dato uno schiaffo. - sussurrò tornando a sentire il resto del discorso. A quelle parole mi sentì rassicurare lievemente. Ma ero comunque molto incazzato a causa delle parole le avevo detto. 
- Non ti azzardare mai più a parlarmi così. Sei solo uno stronzo che ci ha abbandonati senza pensarci due volte. Non venirmi a parlare come se tu fossi chissà chi perché sono molto meglio di te. Non puoi presentati dopo sette anni e credere di poter farmi da fratello maggiore, se volevi esserlo ti presentavi prima. So badare a me stessa benissimo, non mi importa di quello che pensano i nostri genitori, chiaro?! E te lo dico per l'ultima volta, vattene. - ascoltai attentamente le parole che gli aveva detto. Non l'avevo mai sentita così fredda, non l'avevo mai sentita così... priva di emozioni. Cosa era successo tra quei due? Dovevo scoprirlo. 
- Bene. Me ne vado da questa camera, ma non dalla scuola. Non mi importa quello che vuoi. - disse con lo stesso tono freddo di Hermione. A quelle parole mi allarmai molto ed insieme ci allontanammo appena in tempo per non farci vedere da lui. La porta si aprì violentemente e poi si richiuse con la stessa violenza. Percorse il corridoio e ci superò senza vederci. 
- Ed adesso? - fece Ginny uscendo dal nascondiglio insieme a noi. 
- Adesso io devo andare a parlare con la mia ragazza. - dissi secco voltandomi ed andando nella mia stanza. Aprì la porta e la chiusi immediatamente dietro le mie spalle. Lei ere lì, mi dava le spalle ed era appoggiata alla scrivania, le spalle scosse ad intervalli regolari. Stava piangendo. Mi avvicinai a piccoli passi prima di posare una mano sulla sua spalla. - Amore... - sussurrai dolcemente. Lei non si voltò, né rispose. Le passai una mano su e giù per la schiena. 
Dopo diversi minuti si voltò e mi strinse in un abbraccio quasi disperato, continuando a piangere. Rimasi zitto, facendola sfogare. - Mi dispiace. - sussurrai dandole un bacio sulla testa. Una volta calmata si staccò da me e si andò a sedere sul letto, la raggiunsi subito. 
- Cos'è successo? - le chiesi ed ero sicura che lei avesse capito che non mi stavo riferendo solo alla discussione. Tenne lo sguardo basso, continuando a stropicciarsi l'orlo del pullover che indossava. 
Alla fine sospirò pesantemente prima di cominciare a parlare. - È una storia molto lunga. Jonathan ha sette anni più di me, da piccoli eravamo molto uniti, giocavano insieme e mi mancava moltissimo quando doveva partire per Hogwarts. Eravamo quasi i fratelli perfetti. Ma... quando compié 13 anni lui cambiò. Era molto più ribelle nei confronti dei nostri genitori ed ogni volta che gli parlavo mi rispondeva male ma nonostante questo non avevo mai smesso di volergli bene. I miei non si preoccuparono più di tanto, pensavano che fosse una fase. Verso i 16 anni scappò di casa ma lo ritrovammo e riportammo a casa molto presto, continuò a scappare spesso nel corso degli anni ma tornava sempre a casa. Io ero piccola e dopo la quarto volta quasi non mi importava più perché sapevo che sarebbe tornato sempre. L'anno in cui entrammo ad Hogwarts lui aveva appena finito la scuola ma lui non... non era cambiato minimamente. Continuava a comportarsi male. Diceva che era stanco di questa famiglia, che lo pressavano troppo e cose del genere ma nonostante questo l'anno era stato molto tranquillo. Ma... quando tornai a casa alla fine dell'anno scolastico lui non c'era. Era scappato di nuovo ma anche stavolta non me ne preoccupai perché credevo anche stavolta sarebbe tornato a casa ma... non successe. Lui non tornò più e solo a quel punto capì cosa aveva fatto in quegli anni. Aveva solo aspettato di raggiungere la maggiore età per poter andarsene, aveva preparato tutto. Non lo sentì più, non inviò nemmeno una lettera né ci venne mai a trovare era come scomparso. Col tempo l'ho dimenticato... ogni ricordo bello che avevo su di lui provavo a dimenticarlo perché faceva troppo male. Non ti ho mai detto niente perché non ce la facevo. Preferivo che tutti pensassero che fossi figlia unica e anche i miei genitori cercarono di dimenticarlo per quanto possibile. - finì continuando a guardarsi le mani. Durante il discorso ero rimasto zitto ad ascoltarla ed alla fine non mi trattenni e la strinsi in un abbraccio, che lei accertò volentieri. Ora, che sapevo tutta la storia, capivo la discussione che avevano avuto. - Sai... è per questo che detesto quando mi chiamano Mione. - disse continuando a tenersi stretta a me. 
- Perché? - chiesi con tono di voce basso. 
- Quando ero piccola lui mi chiamava sempre così e... sentirlo me lo ricordava troppo così ho cominciato ad odiarlo. - rispose scuotendo la testa. 
- Mi dispiace amore. - non sapevo che altro dire perché non c'era altro da dire. 
- Non è colpa tua. - rispose staccandosi lentamente e prendendosi la testa tra le mani. - Hai sentito tutto, vero? - chiese riferendosi alla conversazione avuta con suo fratello. 
- Io... -
- Non mentirmi, ti prego. - disse scuotendo la testa. 
- Sì. - ammisi alla fine con un sospiro. 
- Non ci credo che i miei genitori mi abbiano mentito per tutto questo tempo. - 
- Forse avevano i loro motivi. - dissi passandole una mano su e giù per la schiena. 
- Non importa! Sono loro figlia e centro anch'io in questa storia. - disse scuotendo nuovamente la testa. - Non lo voglio qui. - 
- Lo capisco e se fossi in te ne anch'io lo vorrei ma ho paura che non se ne andrà molto facilmente. - 
- Lo so, rimane qui solo per farmi un torto. - disse lei. - Lo so che è strano... - 
- No che non è strano. - la interruppi scuotendo la testa. 
- Sì invece. È mio fratello e so che dovrei essere contenta di rivederlo ma non ce la faccio. Mi ha fatto troppo male, mi ha deluso. - a quelle parole rimasi zitto. Non avevo niente da dire, perché effettivamente non c'era niente da dire. A spezzare quel silenzio fu di nuovo lei che si tuffò di nuovo tra le mie braccia. - Dimmi che rimarrai con me. - sussurrò sul mio petto. La strinsi forte e poggiai il mento sulla sua testa. 
- Rimarrò con te, per sempre. Qualsiasi cosa succeda. - dissi sicuro tenendo lo sguardo fisso sul soffitto. - Te lo giuro. - sussurrai come se non volessi che lei sentisse. E l'avrei fatto, sarei rimasto con lei  qualsiasi cosa fosse accaduta. La amavo e avrei mantenuto la mia promessa, in tutti i modi possibili. 
Ho pubblicato un'ora prima perché il capitolo era già pronto. Che ne pensate? Io ne sono molto soddisfatta. È stato un grande azzardo introdurre Jonathan, il fratellone stronzo, ma secondo me funziona. Voi che ne pensate? Ci stiamo pian piano avvicinando alla fine della storia e giuro che vorrei che questo momento non arrivi mai, amo questa storia ma purtroppo non posso farla continuare per sempre. Detto questo ciao e ci vediamo al prossimo capitolo. 

NIENTE DI NUOVO... IL SOLITO JONATHAN


Pov Hermione

Appena sveglia notai un bigliettino posato sul mio comodino. Scostai dolcemente il braccio di Draco, per non svegliarlo, ed afferrati il pezzetto di carta. Lo aprì e riconoscei subito la scrittura di silente che mi invitava a raggiungerlo nel suo ufficio il prima possibile. Allarmata scesi dal letto e mi vestì per poi uscire dalla nostra stanza e raggiungere l'ufficio del preside. Bussai un paio di volte alla porta ed un secondo dopo sentì la voce di Silente che mi diceva di entrare, ma la sua voce era diversa dal solito, era più agitata. Aprì la porta e vidi immediatamente che, stranamente, il suo ufficio era deserto se non per lui. 
- Buongiorno signorina Granger. - mi salutò rimanendo seduto sulla sua sedia. 
- Buongiorno professore. - dissi preoccupata rimanendo in piedi di fronte a lui. 
- Sono certo che ti starai chiedendo perché ti ho chiamata così presto. - 
- È vero. - annuì lievemente scrutando attentamente i suoi occhi, sembrava molto agitato. 
- Vedi... ieri sera ho ricevuto una lettera di una persona che mi ha informato che sarebbe venuto qui questa mattina. - 
- Chi? - chiesi confusa. 
- Prima di tutto ricorda una cosa, è qui per il tuo bene... l'ho fatto venire qui per il tuo bene... - 
- Chi è professore? - lo interruppi. Mi stavo irritando. 
- Non lo vedi da anni e sicuramente sarà molto strano... non ti piacerà e... - stava divagando fin troppo per i miei gusti. 
- Chi è, professore! - dissi alzando la voce. 
- Buongiorno sorellina. - disse una voce dietro di me. Una voce che non sentivo da sette anni, una voce che se quando ero piccola la adoravo adesso, o meglio da sette anni, la odiavo. Mi voltai di scatto e lo vidi. In piedi sulla soglia della porta che mi fissava con un ghigno sprezzante. Non era cambiato di una virgola, gli stessi occhi color cioccolato, gli stessi capelli marroni, lo stesso corpo alto e muscoloso. 
- Cosa diavolo ci fai qui?! - quasi urlai scuotendo la testa e dando le spalle a Silente. 
- Non mi vedi da tempo e l'unica cosa che mi sai dire è questo? Dov'è finito tutto il tuo affetto? - chiese scuotendo la testa divertito. 
- È scomparso tempo fa. - dissi secca prima di tornare a guardare il preside. - Sarebbe questa la persona che mi deve aiutare? - 
- È qui per proteggerti. - 
- Oh! In questo caso se ne può anche andare perché io non ho bisogno di protezione, soprattutto da lui. - 
- Ti devo ricordare che io sono qui? - fece Jonathan che intanto era entrato completamente nella stanza. 
- Purtroppo. - commentai senza guardarlo. - Io non lo voglio qui. - dissi scandendo ogni parola. Senza aspettare la risposta di nessuno mi voltai ed uscì dal suo ufficio, poco dopo però sentì la porta aprirsi di nuovo e dei passi seguirmi velocemente. - Spero che stai percorrendo la strada per andare verso l'uscita. - 
- In realtà no. Sai ho intenzione di rimanere in questa scuola ancora per un bel po'. - disse senza la minima nota di esitazione. Lo ignorai, continuando a camminare verso la sala comune. - È tutto come me lo ricordavo. Sì, proprio tutto. Adesso...  dove stiamo andando, esattamente? - 
- Io nella mia sala comune, tu per quanto mi riguarda puoi andare all'inferno. - dissi secca senza voltarmi. 
- È così che si risponde a... - 
- Non dirlo! Tu per me non sei nulla! - esclamai alzando le braccia al cielo, esasperata. Aumentai il passo ed in poco tempo entrai nella Sala. Silente ci aveva esonerato dalle lezioni per quel giorno, per risposarci dato tutto quello che ci era successo, ma aveva anche specificato che il giorno dopo saremmo dovuti andare. I miei amici erano tutti seduti sui divani e quando mi videro entrare si alzarono ma si bloccarono un secondo dopo, vedendo Jonathan entrare dopo di me. 
- E tu chi diavolo sei?! - esclamò Draco cruciandolo con lo sguardo. 
- È il tuo fidanzato? - mi chiese lui, senza badare allo sguardo di lui. 
- Sì, ed adesso vattene. - dissi secca guardandolo. 
- Oh! Non sai quanto lo vorrei, credimi. Ma sai se lo facessi mamma e papà mi ucciderebbero. Lo so che a te non fregherebbe niente ma sai a me sì. - 
- E da quando fai quello che ti dicono mamma e papà? - 
- Da quando mi hanno minacciato? Te l'ho già detto, sei sorda? - 
- Sai com'è, non è facile seguire i tuoi discorsi. - 
- Ah i miei? E tu allora? Non chiudi mai quella bocca. - 
- Io almeno dico cose sensate, non posso dire lo stesso di te. - replicai incrociando le braccia al petto. 
- Ora basta! - esclamò Draco avvicinandosi a me. - Chi è?! - mi chiese poi. 
Non lo guardai neppure. Continuavo a tenere gli occhi fissi in quelli marroni di lui. - È Jonathan. Mio fratello. - 
- Tuo fratello?! - esclamarono in coro spostando freneticamente lo sguardo da me a lui. Li ignorai. 
- Senti, non so perché tu sia qui ma te ne devi andare e subito. - dissi secca prima di voltarmi ed andare verso camera mia. 
- Ma hai ascoltato una parola di quello che ho detto?! Non posso andarmene! - 
- Non mi importa! - dissi aprendo la porta della mia camera e chiudendola dietro di me, ma essa si aprì un secondo dopo facendo entrare Jonathan che la richiuse a sua volta. 
- Tu credevi veramente che i nostri genitori ti lasciassero fare la pazza salvatrice del mondo magico senza il minimo controllo?! - fece incredulo. Mi voltai verso di lui e lo vidi avvicinarsi. 
- E da quanto tu parli con i nostri genitori?! - 
- Un mese più o meno. - rispose scrollando le spalle. Lo guardai confusa prima di abbassare lo sguardo. 
- Non me l'hanno detto... - sussurrai scuotendo la testa incredula. 
- Avevano paura della tua reazione. - 
- Cosa?! Questa è la cosa più patetica che... - 
- No, invece?! Ti sentita prima, quando mi hai visto?! - 
- Bé fatti due domande! - dissi alzando un po' la voce. 
- Oh! Adesso sarebbe colpa mia?! - chiese alzando anche lui la voce. 
- Bé sicuramente non è colpa mia! - feci alzandola ancora un po'. - Sei tu che te ne sei andato, mi sembra! - 
- Avevo i miei motivi. -
- A davvero?! - 
- Anche se volessi dirteli tu non capiresti. Anzi probabilmente neanche mi ascolteresti! - urlò avvicinandosi di un passo. 
- Forse perché non voglio ascoltarli?! Non ci sono scuse per giustificare quello che hai fatto, quello che ci hai fatto! - 
- Lo so che mi odi ma, purtroppo per te, sono e rimarrò sempre tuo fratello maggiore! - 
- Oh adesso te lo ricordi?! Adesso ti ricordi di avere una famiglia?! - oramai stavamo urlando tutti e due. 
- Mi spiace che la mia sorellina pensi questo di suo fratello. - fece con finto dispiacere. 
- Io non sono tua sorella e tu non sei mio fratello. Non più. - 
- Sei ridicola. - sibiló scuotendo la testa. 
- Ah io lo sono?! No, tu lo sei. - dissi dandogli le spalle e camminando lentamente per la camera, mantenendomi lontana da lui. 
- Ed anche infantile. Cavolo, ti facevo più intelligente o comunque più matura. Ma dovevo immaginare che non lo eri dato quello che mi hanno raccontato i nostri genitori. - 
- Tu non sei nessuno per giudicarmi! - 
- Di nuovo?! Sono tuo fratello! - esclamò alzando le braccia al cielo. 
- E di nuovo: tu non sei mio fratello! Non ti voglio qui, vattene! Ho già delle persone che mi proteggono e tu non mi servi. - 
- Tu dici?! Mi sembra che le persone che ti "proteggono" non ti abbiano fermata nel rischiare la vita più volte. - 
- Tu non... non hai capito niente. - dissi scuotendo la testa. - Io non voglio il tuo aiuto. Non ti voglio qui e non mi importa se per una volta nella vita ti stai preoccupando per me! - 
- Cara sorella, sei davvero così stupida? Credi davvero che io mi stia preoccupando per te? Non mi importa se tu vuoi farti uccidere da una pazza, non mi importa avere il perdono perché personalmente non me ne faccio di niente. Non mi importa se non mi consideri tuo fratello perché neanche io ti considerò mia sorella, se non di sangue. Non mi importa se tu vuoi fare la puttanella di quel biondino. O più semplicemente non mi importa di te. - finì con un sorriso cattivo. Sentivo gli occhi bruciare da quelle parole cattive e desideravo con tutto il cuore togliergli quel sorrisetto dalla faccia. Alzai la mano e senza pensarci gli dieci uno schiaffo in pieno viso, talmente forte da fargli girare il viso. 
- Non ti azzardare mai più a parlarmi così. Sei solo uno stronzo che ci ha abbandonati senza pensarci due volte. Non venirmi a parlare come se tu fossi chissà chi perché sono molto meglio di te. Non puoi presentati dopo sette anni e credere di poter farmi da fratello maggiore, se volevi esserlo ti presentavi prima. So badare a me stessa benissimo, non mi importa di quello che pensano i nostri genitori, chiaro?! E te lo dico per l'ultima volta, vattene. - finì in un sussurro guardandolo negli occhi. 
- Bene. Me ne vado da questa camera, ma non dalla scuola. Non mi importa quello che vuoi. - disse freddo per poi darmi le spalle ed andare velocemente alla porta. 


Pov Draco


- Tuo fratello?! - esclamammo tutti in coro. Voltai lo sguardo verso Jonathan e solo in quel momento mi resi conto della grande somiglianza tra i due. Lo stesso colore di capelli, la forma degli occhi uguali, lo stesso naso e gli stessi lineamenti dolci. Senza dire una parola Hermione ci diede le spalle e si avviò a passo spedito verso, probabilmente, la nostra camera, subito seguita da lui. La tentazione di seguirla era forte ma avevo come l'impressione che avessero bisogno di parlare, quindi non lo feci. 
- Draco... tu lo sapevi? - chiese Blaise dietro di me, sentivo incredulità nella sua voce. 
- No, non me l'aveva mai detto. - risposi scuotendo la testa e passandomi una mano tra i capelli. - Ginny? Tu lo sapevi? - chiesi voltandomi verso di lei. Sembrava sconvolta quanto me. 
- No... io non... non me ne ha mai parlato. - rispose scuotendo la testa. - Perché non ce l'ha detto? - 
- Bé qualcosa mi dice che quei due non hanno proprio un bel rapporto. - commentò il moro. Senza dire una parola la rossa lasciò la mano di Blaise e si buttò verso le scale. 
- Ehi! Dove stai andando?! - chiese lui seguendola con me. 
- Secondo voi?! Voglio scoprire cosa sta succedendo! - rispose raggiungendo la porta della mia camera ed accostando l'orecchio ad essa. La guardai incredulo per qualche secondo e durante essi si aggiunse anche Blaise. 
- Ma... ragazzi! Non potete... - feci per dire ma il mio migliore amico mi bloccó. 
- Amico, si tratta della tua ragazza. Tecnicamente tu sei il primo che dovrebbe ascoltare. - lo guardai per un paio di secondi, pensando attentamente alle sue parole. Era vero, era la mia ragazza ma se lei ci avesse scoperto si sarebbe infuriata come non mai... 
Oh! Al diavolo. Mi avvicinai alla porta e feci come loro, ascoltando la conversazione. 
- Oh adesso te lo ricordi?! Adesso ti ricordi di avere una famiglia?! - era la sua voce. 
- Mi spiace che la mia sorellina pensi questo di suo fratello. - era la voce di lui. 
- Io non sono tua sorella e tu non sei mio fratello. Non più. - 
- Sei ridicola. -  
- Ah io lo sono?! No, tu lo sei. - 
- Ed anche infantile. Cavolo, ti facevo più intelligente o comunque più matura. Ma dovevo immaginare che non lo eri dato quello che mi hanno raccontato i nostri genitori. - 
- Tu non sei nessuno per giudicarmi! - non riuscivo a capire niente. 
- Di nuovo?! Sono tuo fratello! - 
- E di nuovo: tu non sei mio fratello! Non ti voglio qui, vattene! Ho già delle persone che mi proteggono e tu non mi servi. - 
- Tu dici?! Mi sembra che le persone che ti "proteggono" non ti abbiano fermata nel rischiare la vita più volte. - 
- Tu non... non hai capito niente. Io non voglio il tuo aiuto. Non ti voglio qui e non mi importa se per una volta nella vita ti stai preoccupando per me! - 
- Cara sorella, sei davvero così stupida? Credi davvero che io mi stia preoccupando per te? Non mi importa se tu vuoi farti uccidere da una pazza, non mi importa avere il perdono perché personalmente non me ne faccio di niente. Non mi importa se non mi consideri tuo fratello perché neanche io ti considerò mia sorella, se non di sangue. Non mi importa se tu vuoi fare la puttanella di quel biondino. O più semplicemente non mi importa di te. - a queste parole il sangue mi si gelò nelle vene. Ma come si permetteva di parlarle così?! Questo piccolo discorso fu seguito da un suono secco, il suono di una schiaffo. Abbassai lo sguardo e vidi la rossa guardare allarmata cosa stava succedendo. 
- Gli ha dato uno schiaffo. - sussurrò tornando a sentire il resto del discorso. A quelle parole mi sentì rassicurare lievemente. Ma ero comunque molto incazzato a causa delle parole le avevo detto. 
- Non ti azzardare mai più a parlarmi così. Sei solo uno stronzo che ci ha abbandonati senza pensarci due volte. Non venirmi a parlare come se tu fossi chissà chi perché sono molto meglio di te. Non puoi presentati dopo sette anni e credere di poter farmi da fratello maggiore, se volevi esserlo ti presentavi prima. So badare a me stessa benissimo, non mi importa di quello che pensano i nostri genitori, chiaro?! E te lo dico per l'ultima volta, vattene. - ascoltai attentamente le parole che gli aveva detto. Non l'avevo mai sentita così fredda, non l'avevo mai sentita così... priva di emozioni. Cosa era successo tra quei due? Dovevo scoprirlo. 
- Bene. Me ne vado da questa camera, ma non dalla scuola. Non mi importa quello che vuoi. - disse con lo stesso tono freddo di Hermione. A quelle parole mi allarmai molto ed insieme ci allontanammo appena in tempo per non farci vedere da lui. La porta si aprì violentemente e poi si richiuse con la stessa violenza. Percorse il corridoio e ci superò senza vederci. 
- Ed adesso? - fece Ginny uscendo dal nascondiglio insieme a noi. 
- Adesso io devo andare a parlare con la mia ragazza. - dissi secco voltandomi ed andando nella mia stanza. Aprì la porta e la chiusi immediatamente dietro le mie spalle. Lei ere lì, mi dava le spalle ed era appoggiata alla scrivania, le spalle scosse ad intervalli regolari. Stava piangendo. Mi avvicinai a piccoli passi prima di posare una mano sulla sua spalla. - Amore... - sussurrai dolcemente. Lei non si voltò, né rispose. Le passai una mano su e giù per la schiena. 
Dopo diversi minuti si voltò e mi strinse in un abbraccio quasi disperato, continuando a piangere. Rimasi zitto, facendola sfogare. - Mi dispiace. - sussurrai dandole un bacio sulla testa. Una volta calmata si staccò da me e si andò a sedere sul letto, la raggiunsi subito. 
- Cos'è successo? - le chiesi ed ero sicura che lei avesse capito che non mi stavo riferendo solo alla discussione. Tenne lo sguardo basso, continuando a stropicciarsi l'orlo del pullover che indossava. 
Alla fine sospirò pesantemente prima di cominciare a parlare. - È una storia molto lunga. Jonathan ha sette anni più di me, da piccoli eravamo molto uniti, giocavano insieme e mi mancava moltissimo quando doveva partire per Hogwarts. Eravamo quasi i fratelli perfetti. Ma... quando compié 13 anni lui cambiò. Era molto più ribelle nei confronti dei nostri genitori ed ogni volta che gli parlavo mi rispondeva male ma nonostante questo non avevo mai smesso di volergli bene. I miei non si preoccuparono più di tanto, pensavano che fosse una fase. Verso i 16 anni scappò di casa ma lo ritrovammo e riportammo a casa molto presto, continuò a scappare spesso nel corso degli anni ma tornava sempre a casa. Io ero piccola e dopo la quarto volta quasi non mi importava più perché sapevo che sarebbe tornato sempre. L'anno in cui entrammo ad Hogwarts lui aveva appena finito la scuola ma lui non... non era cambiato minimamente. Continuava a comportarsi male. Diceva che era stanco di questa famiglia, che lo pressavano troppo e cose del genere ma nonostante questo l'anno era stato molto tranquillo. Ma... quando tornai a casa alla fine dell'anno scolastico lui non c'era. Era scappato di nuovo ma anche stavolta non me ne preoccupai perché credevo anche stavolta sarebbe tornato a casa ma... non successe. Lui non tornò più e solo a quel punto capì cosa aveva fatto in quegli anni. Aveva solo aspettato di raggiungere la maggiore età per poter andarsene, aveva preparato tutto. Non lo sentì più, non inviò nemmeno una lettera né ci venne mai a trovare era come scomparso. Col tempo l'ho dimenticato... ogni ricordo bello che avevo su di lui provavo a dimenticarlo perché faceva troppo male. Non ti ho mai detto niente perché non ce la facevo. Preferivo che tutti pensassero che fossi figlia unica e anche i miei genitori cercarono di dimenticarlo per quanto possibile. - finì continuando a guardarsi le mani. Durante il discorso ero rimasto zitto ad ascoltarla ed alla fine non mi trattenni e la strinsi in un abbraccio, che lei accertò volentieri. Ora, che sapevo tutta la storia, capivo la discussione che avevano avuto. - Sai... è per questo che detesto quando mi chiamano Mione. - disse continuando a tenersi stretta a me. 
- Perché? - chiesi con tono di voce basso. 
- Quando ero piccola lui mi chiamava sempre così e... sentirlo me lo ricordava troppo così ho cominciato ad odiarlo. - rispose scuotendo la testa. 
- Mi dispiace amore. - non sapevo che altro dire perché non c'era altro da dire. 
- Non è colpa tua. - rispose staccandosi lentamente e prendendosi la testa tra le mani. - Hai sentito tutto, vero? - chiese riferendosi alla conversazione avuta con suo fratello. 
- Io... -
- Non mentirmi, ti prego. - disse scuotendo la testa. 
- Sì. - ammisi alla fine con un sospiro. 
- Non ci credo che i miei genitori mi abbiano mentito per tutto questo tempo. - 
- Forse avevano i loro motivi. - dissi passandole una mano su e giù per la schiena. 
- Non importa! Sono loro figlia e centro anch'io in questa storia. - disse scuotendo nuovamente la testa. - Non lo voglio qui. - 
- Lo capisco e se fossi in te ne anch'io lo vorrei ma ho paura che non se ne andrà molto facilmente. - 
- Lo so, rimane qui solo per farmi un torto. - disse lei. - Lo so che è strano... - 
- No che non è strano. - la interruppi scuotendo la testa. 
- Sì invece. È mio fratello e so che dovrei essere contenta di rivederlo ma non ce la faccio. Mi ha fatto troppo male, mi ha deluso. - a quelle parole rimasi zitto. Non avevo niente da dire, perché effettivamente non c'era niente da dire. A spezzare quel silenzio fu di nuovo lei che si tuffò di nuovo tra le mie braccia. - Dimmi che rimarrai con me. - sussurrò sul mio petto. La strinsi forte e poggiai il mento sulla sua testa. 
- Rimarrò con te, per sempre. Qualsiasi cosa succeda. - dissi sicuro tenendo lo sguardo fisso sul soffitto. - Te lo giuro. - sussurrai come se non volessi che lei sentisse. E l'avrei fatto, sarei rimasto con lei  qualsiasi cosa fosse accaduta. La amavo e avrei mantenuto la mia promessa, in tutti i modi possibili. 


Ho pubblicato un'ora prima perché il capitolo era già pronto. Che ne pensate? Io ne sono molto soddisfatta. È stato un grande azzardo introdurre Jonathan, il fratellone stronzo, ma secondo me funziona. Voi che ne pensate? Ci stiamo pian piano avvicinando alla fine della storia e giuro che vorrei che questo momento non arrivi mai, amo questa storia ma purtroppo non posso farla continuare per sempre. Detto questo ciao e ci vediamo al prossimo capitolo. 

 

 

   
 
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