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Autore: xxlili_luna    08/10/2017    0 recensioni
Lord Voldemort non è mai esistito, i genitori di Harry sono ancora vivi. Hermione e Draco si sono sempre odiati e insultati. Ma se sotto quegli insulti e quelle occhiataccie si fosse per tutto il tempo nascosto qualcosa di più? Durante l'estate, in cui saranno costretti a passare insieme si renderanno conto di provare qualcosa l'uno per l'altro. I due si sforzano di mantenere la loro relazione segreta ma qualcuno li scoprirà. Malfoy riuscirà a confessare veramente cosa prova per lei e cambierà, oppure rimarrà il solito?
Dal testo:
- Cosa vuoi, Malfoy?
- Rilassati Granger, voglio solo prendere un bicchiere d'acqua, come te. - rispose sorpassandomi e prendendo effettivamente un bicchiere. Mi voltai feci per andarmene quando sentì la voce di Malfoy dietro di me. - Comunque bel pigiama. - disse mi voltai e lo vidi appoggiato al bancone che mi squadrava. Arrossí violentemente [..] e me ne tornai in camera mia.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Pov Hermione
I giorni passarono e, stranamente, Jonathan stava dando fede alla sua promessa. Non se n'era andato. Silente gli aveva dato un alloggio lontano dal resto dei dormitori ma abbastanza vicino per raggiungere l'ufficio del preside in caso di necessità e la Sala degli Allenamenti. Avevamo allestito una sala apposta per allenarci, aiutati dagli Auror. Ci eravamo sottoposti ad ogni tipo di allenamento, sia fisico che mentale. Simile, solo meno duro, a quelle che faceva un Auror prima di diventare tale. Era dura ma ce la stavamo cavando abbastanza bene. Jonathan, si fece avanti dopo quasi una settimana. Semplicemente un giorno si presentò all'allenamento e cominciò ad allenarsi con noi,  tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Metà del tempo, da quel giorno, durante gli allenamenti pensavo a lui ed a quanto lo odiassi. Puntualmente non c'era giorno in cui non litigassimo per qualcosa; che fosse prenderci in giro per un errore o anche un semplice ritardo ad un allenamento uno dei due provocava l'altro. Ma perché era venuto?! Cosa diavolo voleva da me?! Non poteva starsene... non sapevo neanche dove. Durante quei giorni, inoltre, avevo trovato anche il coraggio di chiamare i miei genitori e parlare con loro di mio fratello. Inutile dire che loro mi avevano parlato normalmente, cercando di calmarmi, mentre io continuavo ad urlargli contro sul fatto che se ne dovesse andare e tutto il resto. Alla fine mi avevano riattaccato in faccia. 
Entrammo nella sala pochi minuti prima che iniziasse l'allenamento e la prima cosa che vidi fu mio fratello, tranquillamente appoggiato al muro, che giocherellava con la sua bacchetta. Lo osservai per un paio di secondi prima che lui, probabilmente sentendosi osservato, alzò la testa ed incontrò il mio sguardo, che mi affrettai a distogliere. C'erano già tutti. 
- Bene, dato che siamo tutti direi di cominciare. - disse il capo dell'allenamento guardandoci e ponendo fine al chiacchiericcio che si era creato. - Oggi ci alleneremo nel combattimento, a coppie. Direi... Zabini e Malfoy e Wesley e Granger, mentre Jonathan può andare con Denny. - disse indicando un ragazzino da solo in fondo alla sala. Si allenava con noi da quando avevamo iniziato e da quello che ci avevano detto era un Auror alle prime armi, ma molto impacciato e goffo, talmente tanto che spesso mi chiedevo come aveva fatto a passare tutti quegli esami per diventare un Auror. 
Nessuno obbiettò e come sempre ci dividemmo, ognuno con il proprio compagno, sparpagliandoci per la Sala. Io e Ginny ci mettemmo l'una davanti all'altra, in posizione, le bacchette sguainate. 
- Pronti... via! - appena ci diede il via partirono i combattimenti. Le coppie erano tutte molto eque, tutte tranne quella Jonathan-Denny. I risultati erano bene o male sempre gli stessi, mio fratello lo batteva in un secondo. I nostri, invece, erano sempre diversi. Qualche volta vincevo io e qualche volta inceva Ginny; stessa storia per Draco e Blaise. Ma quel giorno ero troppo distratta. Appena era partito il primo incantesimo la mia mente mi aveva abbandonato, raggiungendo un'altra persona. Negli ultimi tempi Draco era davvero strano. Spesso spariva per ore e di solito tornava a scuola triste ed arrabbiato, altre volte invece era più euforico che mai. Insomma era... strano. Quando gli chiedevo dove andasse durante tutte quelle ore lui rimaneva sempre sul vago. Il tarlo del sospetto mi si era insediato nella mente da tempo e per quanto volessi non riuscivo proprio a scacciarlo. Si fosse trattato di un'altra persona probabilmente avrei anche potuto pensare che mi stesse tradendo ma ogni volta che questo pensiero si faceva largo nella mia mente un dolore acuto mi squarciava il petto. Pensarlo tra le braccia di un'altra era... insopportabile, orribile. Ma poi ripensavo al suo volto, ai suoi ti amo ed a tutto quello che avevamo passato e subito mi rendevo conto di quanto fosse stupida quell'idea. 
Bastò quell'attimo di distrazione a farmi svegliare e senza neanche accorgersene mi ritrovai dall'altra parte parte della stanza, colpita da un incantesimo di Ginny. 
- Bene. Wesley vince. - disse l'allenatore guardandoci prima di tornare a prestare la sua totale attenzione al mio ragazzo ed a Blaise. 
- Brava sorellina! - disse beffardo Jonathan avvicinandosi a piccoli e lenti passi, battendo le mani in segno di sfotto. 
- Oh ma pensa per te! - sbottai tirandomi su in piedi. 
- Ecco la litigata... - sentì sussurrare da uno degli Auror e non potei non dargli ragione. 
- Infatti, lo faccio. Ed infatti vinco sempre. - 
- Grazie tante! Combatti contro un pivello! - 
- E con questo cosa vorresti dire? - fece secco perdendo tutta la sua aria divertita ed avvicinandosi di un passo. 
- Intendo dire... - dissi avvicinandomi anch'io fino a ritrovarci molto vicini, occhi negli occhi. - Che se ti battessi con qualcuno al tuo livello, non ne usciresti vincitore tanto facilmente, anzi non usciresti vincitore punto. - 
- Ti piacerebbe. - 
- In effetti sì. Mi piacerebbe vederti finalmente col culo per terra. - 
- E chi sarebbe la persona che può battermi, eh? Sono curioso. - 
- Ce l'hai davanti. - dissi con chiaro tono di sfida. 
- Era ovvio che lo dicessi. Sai stai diventando prevedibile. Comunque molto divertente. - con quelle parole fece per andarsene ma avevo ancora l'ultima carta da giocare. 
- Cos'è? Hai paura, per caso? - quelle parole furono seguita un "Uh..." generale. Mai dare del fifone ad un Granger. E di fatti lui si voltò di scatto e tornò dov'era prima. 
- Affatto. - rispose secco ad un passo da me. 
- Bene! - disse una voce alle nostre spalle. Una voce che non sentivo da un po' e che non mi mancava per niente. Ci voltammo contemporaneamente e vidi sulla soglia che ci fissava con un sorrisetto. - Allora fatelo. Battetevi. - 
- Io non penso sia... - fece per dire l'allenatore ma lui lo interruppe. 
- Perché no?! Vogliono battersi, lasciamoglielo fare. Così magari si... sfogheranno. - 
- Ci sto. - esclamò mio fratello prima che l'altro uomo potesse rispondere. 
- Anch'io. - dissi annuendo vigorosamente. 
- Perfetto... - sussurrò il Tenente con un sorriso compiaciuto. 
Pochi secondi dopo ci trovavamo in posizione, l'uno davanti all'altro, lontani. Ci guardavamo negli occhi e nei suoi potevo leggere ben poco, era sempre stato molto bravo a nascondere le sue emozioni. Sfida e sicurezza. Sicurezza di vincere probabilmente. A quel pensiero mi venne da ridere ma mi trattenni mantenendo il volto impassibile. Povero illuso, ma avrebbe capito subito che non ero più la bambina capace solo di fare incantesimi primari che ricordava. Ero cresciuta, maturata e ero migliorata fino all'estremo con la magia. 
- Attenta a non farti troppo male. - disse tirando fuori la bacchetta. 
- Oh tranquillo! Non succederà. - dissi tirando fuori la mia. Ed un secondo dopo iniziò il combattimento. Non mi ricordai mai chi avesse cominciato esattamente né chi stesse vincendo ad un certo punto. 
- Stupeficium! - urlai puntando la bacchetta contro di lui. Schivò l'incantesimo con facilità. 
- È questo il meglio che sai fare, sorellina? Ti facevo più brava. Expelliarmus! - urlò lui. 
Con la bacchetta direzionai l'incantesimo verso il muro dove andò ad esplodere senza creare danni, ovviamente. - Volevo essere gentile ma se mi vuoi più cattiva okay. Everte Statim! - un fasciò di luce bianca uscì dalla bacchetta andando però a scontrarsi contro un scudo che protesse mio fratello, facendolo però barcollare indietro. 
- Ora cominciamo a ragionare. - commentò lui. - Impedimenta! - 
Schivato. - Sul serio?! Conosci solo questi incantesimi da studente del primo anno? Incarceramus! - 
Lo schivò. - Oh no tesoro ma ho paura che non riusciresti a schivarli molto facilmente, lo faccio per te. Petrificus Totalus! - 
- Protego! Ma che carino! Comunque tranquillo, sono abbastanza sicura che riuscirei a controllarli. Stupeficium! - 
Lo schivò. - Come vuoi. Aguamenti. - un getto d'acqua molto forte uscì dalla sua bacchetta ma riuscì a proteggermi, non senza difficoltà. .
- Incendia. - 
- Protego! Stiamo diventando pericolose sorellina? - 
- Oh! Posso diventarlo molto di più credimi, tu piuttosto? Cos'è? Giornata no? - feci con un sorrisetto. A quelle parole si irrigidì, avevo beccato il suo punto debole, il suo orgoglio. Come me, del resto. 
- Expulso! - una scarica elettrica uscì dalla sua bacchetta. 
- Protego! - a quel punto capì che il combattimento si stava evolvendo e diventando più pericoloso. Ormai più nessuno combatteva, tutti si stavano godendo il nostro. - Sectumsempra! - 
Schivato. - Dissendio! - 
Schivato per un soffio. - Expulso! - 
- Protego! Ci hai provato tesoro. Diffindo! - 
- Dobbiamo fermarli o si faranno male sul serio! - esclamò la voce di Ginny ma non ci prestai attenzione. Ero riuscita a schivare anche quel l'incantesimo. Il combattimento continuava e più continuava più gli incantesimi diventavano potenti e pericolosi, alimentati anche dalla nostra rabbia che pian piano cresceva. 
- Opugno! - io. 
- Incendia! - lui. 
- Dissendio! - io. Quella volta era stato troppo lento ed esso l'aveva colpito al polso, rompedoglielo. Se lo portò al petto ed accigliò lo sguardo ma niente di più. 
- Sectumsempra! - urlò e stavolta fu il mio turno di sbagliare. Mi allontanai con un secondo di ritardo e l'incantesimo mi colpì l'avambraccio sinistro provocandomi un taglio che iniziò a sanguinare subito. Strinsi gli occhi un secondo ma nonostante il dolore lencinante continuai a combattere, incurante degli urli dei miei amici che ci pregavano di farla finita e di calmarci. Non mi importava in quel momento, volevo solo batterlo. 
- STUPEFICIUM! - e quello fu l'ultimo incantesimo, pronunciato da entrambi. Lo urlammo in coro così gli incantesimi si scontrarono e dopo un secondo esplosero così violentemente che ci scaraventarono entrambi dalle parti opposte della sala. Battei violentemente contro la parete e caddi a terra un secondo dopo, esausta per i troppi incantesimi e stordita a causa della botta. In un secondo la voce allarmata di Draco mi arrivò alle orecchie e subito dopo le sue mani mi sorressero la testa. 
- Dobbiamo portarli in infermeria! - esclamò Blaise correndo la fianco del mio ragazzo. 
- Sì, portateli. - disse una voce che non riconossi subito. La voce arrivò ovattata alle mie orecchie e la testa mi girava terribilmente e quasi non sentì neanche le braccia che mi prendevano in braccio e mi portavano via da lì. Alzai lo sguardo e vidi il profilo di Draco, sembrava davvero preoccupato. 
Raggiungemmo l'infermeria in breve tempo. Draco spalancò le porte con una spallata ed entrò senza esitare. Essa era vuota se non per Madama Chips che appena ci vide venne verso di noi allarmata. 
- Cos'è successo? - chiese arrivando al mio fianco. 
- Ci stavamo allenando e durante un combattimento è stata ferita ed è stata scaraventata dall'altra parte della stanza... la può aiutare?! - disse velocemente Draco. Lei annuì vigorosamente ed indicò due letti. Draco si avvicinò velocemente e mi posò lì mentre mio fratello venne posapresu quello di fianco. Non lo avevo neanche visto. Solo a quel punto mi permisi di chiudere gli occhi ed a quel punto il buio mi avvolse completamente. 
Non seppi esattamente dopo quanto tempo mi svegliai, sapevo solo che la prima cosa che sentì fu il silenzio. Ma non era un silenzio pesante, uno di quelli che preannunciano qualcosa di brutto, era un silenzio piacevole. Poi, la seconda cosa che sentì fu calore. Calore alla mano destra ed una stretta leggera. A quel punto la curiosità era troppa e, anche se adoravo quel buio, mi costrinse ad aprire gli occhi. Appena essi si abituarono alla luce lieve che regnava nella stanza capì immediatamente dove mi trovavo, ero ancora in Infermeria. 
- Hermione... - un sussurro, alla mia destra. Voltai la testa ed incontrai le iridi celesti di Draco. - Come ti senti? - 
Feci una breve analisi del mio corpo e costatai che stavo abbastanza bene. - Bene. - sussurrai cercando di tirarmi su ma appena lo feci un forte capogiro mi colpì costringendomi a sdraiarmi di nuovo. 
- Non ti alzare. Sei ancora molto debole. - disse lui stringendo la presa sulla mia mano, era quello il calore che avevo sentito. 
- Va bene. - dissi annuendo lievemente. - Cos'è successo? - 
- Dopo lo scontro abbiamo portato te e tuo fratello qui per farvi visitare. Madama Chips ti ha medicato la ferita e dato un paio di pozioni per farti riprendere. Ai preso una gran botta ed in più hai perso molto sangue. - 
- Quanto ho dormito? - 
- Tre ore. - rispose sicuro, come se le avesse contate per tutto quel tempo. Ed ora che ci pensavo forse era davvero così. Lo guardai in viso e lo vidi ancora molto preoccupato, ma c'era anche un'altra luce nei suoi occhi. La riconossi dopo poco. Rabbia. Era arrabbiato e lo potevo capire, ma nonostante questo per la prima volta non riuscì a reggere quello sguardo ed abbassai il mio puntandolo sul lenzuolo che mi copriva fino a metà busto. 
- Mi dispiace. - sussurrai. - Sono stata una stupida. - 
- Sì, lo sei stata. Cosa ti preso? - 
- Io... non lo so. Mi sono fatta prendere e ho perso il controllo. - 
- Hai perso il controllo? È così che giustifichi il tuo comportamento? - disse lasciando improvvisamente la mia mano. A quel gesto mi sentì morire. Non l'aveva mai fatto, non in questo modo. 
- Io non mi sto giustificando. - 
- Ah no?! A me sembra di sì. - 
- Ti sbagli. - esclamai voltando la testa e guardandolo. Adesso la preoccupazione aveva dato posto alla rabbia. - Senti vuoi farmi la predica? Bene, fai pure. - 
- Io non... - 
- Tu non cosa? Non vuoi farmela? Sarebbe una novità! - 
- Avrò le mie motivazioni non pensi? - 
- Certo! Ma credimi anch'io avrei le mie buone motivazioni. - sbottai alla fine, liberando la frustrazione che avevo accumulato in quei giorni a causa del suo comportamento. 
- E quali sarebbero? - 
- Per esempio: dove vai ogni volta che esci dalla scuola? - chiesi secca guardandolo negli occhi. A quella domanda lo vidi irrigidirsi ed abbassò lo sguardo quasi subito. Non rispose. - Come immaginavo. - dissi voltando la testa verso la parete davanti a me. - Vattene. - 
- Cosa? - 
- Ho detto vattene. Vattene Draco, voglio stare sola. - dissi sicura senza guardarlo. Lui rimase seduto per qualche secondo prima di alzarsi in piedi e darmi le spalle. Lo guardai uscire dall'infermeria, le spalle lievemente ricurve ed il passo lento come se sperasse che da un momento all'altro lo fermassi. Ma io non lo feci, avevo bisogno di stare da sola. Quando la porta si chiuse dietro le sue spalle tirai un sospiro sfinito scuotendo la testa. Ripensai al combattimento di quel pomeriggio ed alle parole di Draco. Dio, ero stata davvero un idiota ad accettare quella sfida, ancora di più a reggere il suo gioco e cominciare ad utilizzare incantesimi potenti e pericolosi. Con quel pensiero abbassai lo sguardo e vidi una fasciatura che copriva tutto l'avambraccio. Solo in quel momento mi venne in mente una cosa. Jonathan! Mi ricordavo che lo avevano portato insieme a me qui ma... 
Voltai la testa e puntai lo sguardo sui letti accanto al mio, tutti vuoti. Bene, almeno lui non c'era. La testa mi doleva terribilmente e la schiena aveva cominciato a farmi male, probabilmente a causa della botta presa appena tre ore fa. 
- Oh Signorina Granger, si è svegliata finalmente. - disse una voce davanti a me. Alzai lo sguardo e lo puntai su Madama Chips che era appena uscita dal suo studio con molte fiale in mano. - Come si sente? Il signorino Malfoy è rimasto al suo fianco per tutto il tempo... ora che ci penso... dov'è andato? - a quelle parole mi rabbuiai. L'avevo cacciato io. L'avevo cacciato per non sentire le parole che mi avrebbe detto, per non sentire la verità alla fine. 
- Se n'è... dovuto andare. - sussurrai scuotendo la testa. 
- Oh! Che strano... vabbé, avrà avuto i suoi motivi. Dunque, adesso beva questo. - disse avvicinandosi e porgendomi una delle fiale. 
- Che cos'è? - chiesi avvicinando il naso per sentirne l'odore ma mi allontanati un secondo dopo, disgustata. 
- Servirà a rimetterla in forze ed a farle passare il mal di testa. - disse porgendomela nuovamente, con più fermezza. La presi con esitazione e me la portai alle labbra, ingurgitandola un secondo dopo, anche se il mio stomaco mi urlava di vomitarla. Non lo feci. - Bene. Avrà affetto tra qualche minuto. Appena si sentirà meglio deve andare nell'ufficio del preside. Ha detto che le deve parlare. - 
- Certo. - sussurrai annuendo lievemente mentre pian piano sentivo il dolore alla testa scemare. Immaginavo che Silente avrebbe voluto parlarmi. 
Madama Chips mi guardò qualche istante prima di darmi le spalle e tornare nel suo ufficio ma prima che potesse aprire la porta la mia voce la fermò. - Aspetti! Ha qualcosa per... il dolore alla schiena? - chiesi con una certa urgenza nella voce. 
- Certo. - disse lei scuotendo la testa, come se si fosse ricordata di questo solo adesso. Mi si avvicinò e prese una fiala tra quelle che aveva appoggiato su un mobiletto lì vicino e ma la porse. La presi e buttai giù senza sentirne, stavolta, l'odore. Era disgustosa. A quel punto lei se ne andò ed io non la fermai, rimanendo così sola. 
Aspettai qualche minuto prima di sollevarmi e provare a scendere dal letto. Nel momento stesso mi girò la testa ma poi passò subito, così, presi coraggio e mi misi in piedi, reggendomi al bordo del letto. Pian piano ripresi a camminare e quando fui abbastanza sicura mollai la presa e feci qualche passo. Il dolore alla testa era passato e con lui si stava attenuando anche quello alla schiena. 
Con un sospiro mi infililai le scarpe, posate a fianco del letto, e mi avvisi alla porta. All'ultimo mi voltai verso la porta del suo ufficio, indecisa se andare da lei per avvertirla che stavo uscendo oppure no; alla fine optai per il no. Uscì dall'infermeria e mi avviai lentamente verso l'ufficio del preside. Ero davvero molto nervosa e nonostante il passo lento raggiunsi l'ufficio in breve tempo. Bussai un paio di volte alla sua porta e la sua voce calda mi invitò subito ad entrare. Aprì la porta e la prima persona che vidi fu lui. Jonathan. Seduto su una delle tuo poltrone davanti alla sua scrivania. Sì, mi aspettavo anche quello. Dietro di lui, come sospettavo, c'era Silente, seduto dietro la scrivania ed accanto c'era la professoressa McGranitt. Decisi immediatamente di ignorare mio fratello e, come se non ci fosse, chiusi la porta ed andai a sedermi nella poltroncina libera. 
- Buonasera signorina Granger. - disse Silente guardandomi. 
- Buonasera. -   risposi esitante. Il preside era impassibile ma la McGranitt... si vedeva lontano un miglio che era arrabbiata e di fatti...
- Sono disgustata dal vostro comportamento. - disse un secondo dopo, oltrepassò la scrivania e cominciò a camminare lentamente su e giù davanti a noi. - Vi siete comportati in modo indisciplinato ed immaturo. Sono a conoscenza delle divergenze che ci sono tra di voi ma questo non è assolutamente una buona motivazione per quello che è successo, anzi non c'è proprio una motivazione! Siete fratelli per l'amor di Dio! Insomma mi aspettavo un comportamento del genere da lei, signor Granger, in fondo è sempre stato indisciplinato; ma lei signorina Granger! Non me lo aspettavo da lei, mi ha molto deluso. - 
- Minerva. - la interruppe Silente prendendo così parola. - Devo dire che sono molto deluso da voi. È successo un episodio molto brutto e scomodo. Ho permesso a voi di allenarvi a causa della situazione in cui ci troviamo tutti, non per provare ad uccidervi a vicenda. E data la gravità dell'avvenimento mi vedo costretto a prendere dei provvedimenti, per tanto sarete esonerati dalle sessioni di allenamento per una settimana a partire da domani. - 
- Cosa?! - esclamai alzandomi di botto dalla sedia. - Lei non può farlo! - 
- Signorina Granger, si calmi. - disse la McGranitt. - Non ha assolutamente niente di cui lamentarsi, questa è la punizione più... piccola che poteva ottenere. Quello che avete fatto è molto grave e data la gravità della situazione lei poteva anche essere espulsa dalla scuola. Ma date le circostanza spiacevoli in cui ci troviamo un'espulsione non è proprio quello che ci serve. Quindi un esonero è più che ragionevole. - sentendo quelle parole non potei non trovarmi d'accordo. Così abbassai la testa e tornai a sedermi. 
- Bene, adesso potete andare e che non accada mai più. - disse Silente congedandoci. Mi alzai di nuovo e superai mio fratello, uscendo velocemente dall'ufficio. Chiusi la porta dietro di me ed iniziai a camminare velocemente verso la sala comune, dopo pochi passi sentì la porta riaprirsi e richiudersi un secondo dopo poi dei passi che mi seguivano. 
- Bel lavoro Hermione, davvero. - disse la sua voce molto vicina a me ma non mi voltai per controllare dove fosse. 
- Oh adesso è colpa mtardi- esclamai senza voltarmi e senza rallentare il passo. - Fino a prova contraria sei stato tu a cominciare. - 
- Potevi non rispondermi. - 
- Uno, avresti continuato lo stesso. Due, non ci provare a far ricadere la colpa su di me! Io... neanche ti volevo qui. - dissi di nuovo continuando a camminare. A quel punto nessuna risposta, così continuai a camminare. Svoltai un angolo e continuai a camminare indispettita, fino a non sentire niente se non i miei passi. 
Appena arrivata davanti alla porta della sala mi voltai leggermente e vidi subito che il corridoio era vuoto. Era molto tardi e sicuramente molti alunni stavano dormendo, infatti tutti i corridoi erano vuoti. Pronunciai la parola d'ordine ed entrai. La Sala era praticamente vuota se non per due teste, una rossa ed una mora. Ginny e Blaise. Erano seduti su una poltrona e mi davano le spalle ma quando sentirono la porta aprirsi si voltarono di scatto ed alzarono quasi contemporaneamente. 
- Hermione... - fece per dire la rossa ma la fermai scuotendo la testa. Non volevo parlare. Ero stanca e frustrata a causa della litigata con Draco e per quella con mio fratello e per tutto il resto. Lei si zittì ed io li superai andando diretta nella mia camera. Non ero sicura che avrei trovato Draco e se da una parte preferivo che non ci fosse, dall'altro pregavo di trovarlo. Se non ci fosse stato mi sarei chiesta per tutto il tempo, finché non fosse tornato, dov'era, mi sarei torturata per saperlo. 
Per questo quando lo vidi, appoggiato alla porta della nostra camera con le braccia incrociate, mi sentì molto sollevata ma non lo deidi a vedere. Mi fermai di botto e lui spostò lo sguardo su di me. Non riuscivo a leggere niente nei suoi occhi, avevo la sensazione che avesse ristabilito la maschera che aveva tenuto per così tanto tempo. Distolsi lo sguardo da suo e ripresi a camminare, appena fui abbastanza vicina lui si spostò e mi fece passare entrando dopo di me nella camera. 
Seguirono minuti interminabili di silenzio, in cui gli diedi le spalle tutto il tempo, fingendomi impegnata a sfogliare un libro che avevo trovato lì vicino. - Cos'ha detto? - chiese ad un certo punto Draco. 
- Chi? - chiesi fredda. 
- Silente. So che tu e Jonathan siete andati a parlargli. - disse freddo ed impassibile come il suo sguardo. 
- Ha detto che è molto deluso dal nostro comportamento e cose così. Oh! E ci ha esonerati dagli allenamenti per una settimana. - risposi con finta ironia. 
- Non ti aspetterai che ti difenda, vero? - chiese dopo qualche minuto di silenzio. A quelle parole scattai, di nuovo. Buttai il libro sul letto e mi voltai verso di lui, scontrandomi ancora una volta con quella freddezza. 
- No! Non sono così stupida. Lo so che non mi difenderesti mai da cose così perché tu la pensi esattamente come lui! - 
- Perché, ho torto? - fece scattando anche lui ed avvicinandosi di un passo. 
- No! E te l'ho già detto. Ma non c'è bisogno a stare lì a contare ogni mio errore per poi rinfacciarmelo e farmi la paternale! E lo fai sempre! - urlai esasperata. Non era vero, non lo faceva sempre e sicuramente non contava i miei errori come lo avevo accusato, ma in quel momento mi stavo facendo prendere dalle emozioni. 
- Io lo faccio solo quando serve! E stavolta serve eccome. Tu... potevi finire al San Mungo con ferite molto più gravi di quella che ti sei procurata e lo stesso tuo fratello. Si può sapere cosa vi spinge a sfidarvi sempre?! A voler fare del male all'altro?! - 
- Basta. - dissi abbassando lo sguardo. Non poteva dirmi quelle cose. Sapeva che Jonathan era un tasto dolente, glielo avevo confessato, ed adesso... mi stava facendo del male usando proprio quell'argomento. 
- No! Lui si sarà anche comportato da schifo ad andarsene di casa, a rispuntare così dal nulla ed accettare la sfida ma tu non sei migliore di lui! Perché se lo fossi stata non avresti accettato a tua volta la sfida, non avresti risposto ad ogni sua provocazione. - ogni parola di quel discorso era stata una pugnalata. E l'ultima frase era stata la peggiore. Sentivo gli occhi bruciare e la vista, pian piano, mi si fece un po' più opaca a causa delle lacrime. 
Pov Draco
- Io lo faccio solo quando serve! E stavolta serve eccome. Tu... potevi finire al San Mungo con ferite molto più gravi di quella che ti sei procurata e lo stesso tuo fratello. Si può sapere cosa vi spinge a sfidarvi sempre?! A voler fare del male all'altro?! - urlai io. Ero arrabbiato e tra poco non riuscivo più a capire neanche cosa stavo dicendo. La mia bocca parlava senza interpellare il cervello. 
- Basta. - 
- No! Lui si sarà anche comportato da schifo ad andarsene di casa, a rispuntare così dal nulla ed accettare la sfida ma tu non sei migliore di lui! Perché se lo fossi stata non avresti accettato a tua volta la sfida, non avresti risposto ad ogni sua provocazione. - purtroppo mi accorsi troppo tardi di quello che le avevo detto. Me ne accorsi quando le vidi. Vidi le sue lacrime, vidi le sue lacrime di dolore riempirle quei dolci occhi dorati. Lacrime che le avevo causato io con le mie parole, ed immediatamente mi pentì di tutto, di ogni dannata parola che le avevo detto. Non lo pensavo, dio se non lo pensavo, ma in quel momento non ci avevo davvero pensato. 
La vidi scuotere la testa lentamente, mentre provava a trattenere le lacrime, e velocemente mi superò andando verso la porta. Ma non le permise di fare un altro passo. Appena mi passo accanto la afferrai per un polso e la trattenni prima di stringerla tra le braccia. Lei, dopo un secondo di esitazione, mi strinse a sua volta e cominciò a piangere liberando quelle goccioline che aveva trattenuto. - Scusami amore... non penso una parola di quello che ho detto te lo giuro. - sussurrai cullando la dolcemente. Ogni singhiozzo era come una pugnalata. Perché era colpa mia se adesso stava piangendo, certo tra le mie braccia ma era comunque colpa mia. E sapevo anche quanto le costasse rimanere lì, a causa del suo orgoglio. 
Appena si fu calmata si staccò lentamente, asciugandosi con la manica i residui delle lacrime, e tenne lo sguardo basso. Non ce la facevo a vederla così. Portai una mano sotto al suo mento e glielo alzai lentamente, facendo così scontrare i suoi occhi con i miei. Erano rossi e gonfi e questo mi provocò altro dolore. - Scusami, ti prego. - dissi scuotendo la teste ed appoggiando la mia fronte alla sua, continuando a ripetere "scusa". 
Certo che era vero che l'amore ti cambiava. Prima di conoscerla, conoscerla davvero, non avrei mai chiesto scusa a nessuno mentre adesso ero qui che la stavo quasi implorando di perdonarmi. 
E non ci furono bisogno di parole. Semplicemente si alzò un po' sulle punte e fece combaciare le nostre bocche. Il bacio casto si fece sempre più esigente e le lingue si unirono poco dopo trasformando il bacio e facendolo diventare ancor più passionale. Ci staccammo solo quando fummo a corto di ossigeno. 
- Ti amo. - sussurrò lei con il fiato corto. 
- Ti amo. - sussurrai prima di baciarla di nuovo. Lentamente, e senza staccarci, la condussi sul letto e lì ci amammo come solo noi sapevamo fare. 
Dunque eccomi qua. Scusate se ho saltato la pubblicazione la scorsa settimana. Dunque... cosa ne dite? Ci ho messo il cuore e davvero tanto a scrivere questo capitolo ed un paio di recensioni non sarebbero male. 
Comunque, voglio dirvi che ho pensato ad una piccola sorpresa, all'interno della storia, che però vi svelerò nel prossimo capitolo. Fino ad allora... ciao! 

ALLENAMENTI PERICOLOSI



Pov Hermione


I giorni passarono e, stranamente, Jonathan stava dando fede alla sua promessa. Non se n'era andato. Silente gli aveva dato un alloggio lontano dal resto dei dormitori ma abbastanza vicino per raggiungere l'ufficio del preside in caso di necessità e la Sala degli Allenamenti. Avevamo allestito una sala apposta per allenarci, aiutati dagli Auror. Ci eravamo sottoposti ad ogni tipo di allenamento, sia fisico che mentale. Simile, solo meno duro, a quelle che faceva un Auror prima di diventare tale. Era dura ma ce la stavamo cavando abbastanza bene. Jonathan, si fece avanti dopo quasi una settimana. Semplicemente un giorno si presentò all'allenamento e cominciò ad allenarsi con noi,  tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Metà del tempo, da quel giorno, durante gli allenamenti pensavo a lui ed a quanto lo odiassi. Puntualmente non c'era giorno in cui non litigassimo per qualcosa; che fosse prenderci in giro per un errore o anche un semplice ritardo ad un allenamento uno dei due provocava l'altro. Ma perché era venuto?! Cosa diavolo voleva da me?! Non poteva starsene... non sapevo neanche dove. Durante quei giorni, inoltre, avevo trovato anche il coraggio di chiamare i miei genitori e parlare con loro di mio fratello. Inutile dire che loro mi avevano parlato normalmente, cercando di calmarmi, mentre io continuavo ad urlargli contro sul fatto che se ne dovesse andare e tutto il resto. Alla fine mi avevano riattaccato in faccia. 


Entrammo nella sala pochi minuti prima che iniziasse l'allenamento e la prima cosa che vidi fu mio fratello, tranquillamente appoggiato al muro, che giocherellava con la sua bacchetta. Lo osservai per un paio di secondi prima che lui, probabilmente sentendosi osservato, alzò la testa ed incontrò il mio sguardo, che mi affrettai a distogliere. C'erano già tutti. 
- Bene, dato che siamo tutti direi di cominciare. - disse il capo dell'allenamento guardandoci e ponendo fine al chiacchiericcio che si era creato. - Oggi ci alleneremo nel combattimento, a coppie. Direi... Zabini e Malfoy e Wesley e Granger, mentre Jonathan può andare con Denny. - disse indicando un ragazzino da solo in fondo alla sala. Si allenava con noi da quando avevamo iniziato e da quello che ci avevano detto era un Auror alle prime armi, ma molto impacciato e goffo, talmente tanto che spesso mi chiedevo come aveva fatto a passare tutti quegli esami per diventare un Auror. 
Nessuno obbiettò e come sempre ci dividemmo, ognuno con il proprio compagno, sparpagliandoci per la Sala. Io e Ginny ci mettemmo l'una davanti all'altra, in posizione, le bacchette sguainate. 
- Pronti... via! - appena ci diede il via partirono i combattimenti. Le coppie erano tutte molto eque, tutte tranne quella Jonathan-Denny. I risultati erano bene o male sempre gli stessi, mio fratello lo batteva in un secondo. I nostri, invece, erano sempre diversi. Qualche volta vincevo io e qualche volta inceva Ginny; stessa storia per Draco e Blaise. Ma quel giorno ero troppo distratta. Appena era partito il primo incantesimo la mia mente mi aveva abbandonato, raggiungendo un'altra persona. Negli ultimi tempi Draco era davvero strano. Spesso spariva per ore e di solito tornava a scuola triste ed arrabbiato, altre volte invece era più euforico che mai. Insomma era... strano. Quando gli chiedevo dove andasse durante tutte quelle ore lui rimaneva sempre sul vago. Il tarlo del sospetto mi si era insediato nella mente da tempo e per quanto volessi non riuscivo proprio a scacciarlo. Si fosse trattato di un'altra persona probabilmente avrei anche potuto pensare che mi stesse tradendo ma ogni volta che questo pensiero si faceva largo nella mia mente un dolore acuto mi squarciava il petto. Pensarlo tra le braccia di un'altra era... insopportabile, orribile. Ma poi ripensavo al suo volto, ai suoi ti amo ed a tutto quello che avevamo passato e subito mi rendevo conto di quanto fosse stupida quell'idea. 
Bastò quell'attimo di distrazione a farmi svegliare e senza neanche accorgersene mi ritrovai dall'altra parte parte della stanza, colpita da un incantesimo di Ginny. 
- Bene. Wesley vince. - disse l'allenatore guardandoci prima di tornare a prestare la sua totale attenzione al mio ragazzo ed a Blaise. 
- Brava sorellina! - disse beffardo Jonathan avvicinandosi a piccoli e lenti passi, battendo le mani in segno di sfotto. 
- Oh ma pensa per te! - sbottai tirandomi su in piedi. 
- Ecco la litigata... - sentì sussurrare da uno degli Auror e non potei non dargli ragione. 
- Infatti, lo faccio. Ed infatti vinco sempre. - 
- Grazie tante! Combatti contro un pivello! - 
- E con questo cosa vorresti dire? - fece secco perdendo tutta la sua aria divertita ed avvicinandosi di un passo. 
- Intendo dire... - dissi avvicinandomi anch'io fino a ritrovarci molto vicini, occhi negli occhi. - Che se ti battessi con qualcuno al tuo livello, non ne usciresti vincitore tanto facilmente, anzi non usciresti vincitore punto. - 
- Ti piacerebbe. - 
- In effetti sì. Mi piacerebbe vederti finalmente col culo per terra. - 
- E chi sarebbe la persona che può battermi, eh? Sono curioso. - 
- Ce l'hai davanti. - dissi con chiaro tono di sfida. 
- Era ovvio che lo dicessi. Sai stai diventando prevedibile. Comunque molto divertente. - con quelle parole fece per andarsene ma avevo ancora l'ultima carta da giocare. 
- Cos'è? Hai paura, per caso? - quelle parole furono seguita un "Uh..." generale. Mai dare del fifone ad un Granger. E di fatti lui si voltò di scatto e tornò dov'era prima. 
- Affatto. - rispose secco ad un passo da me. 
- Bene! - disse una voce alle nostre spalle. Una voce che non sentivo da un po' e che non mi mancava per niente. Ci voltammo contemporaneamente e vidi sulla soglia che ci fissava con un sorrisetto. - Allora fatelo. Battetevi. - 
- Io non penso sia... - fece per dire l'allenatore ma lui lo interruppe. 
- Perché no?! Vogliono battersi, lasciamoglielo fare. Così magari si... sfogheranno. - 
- Ci sto. - esclamò mio fratello prima che l'altro uomo potesse rispondere. 
- Anch'io. - dissi annuendo vigorosamente. 
- Perfetto... - sussurrò il Tenente con un sorriso compiaciuto. 


Pochi secondi dopo ci trovavamo in posizione, l'uno davanti all'altro, lontani. Ci guardavamo negli occhi e nei suoi potevo leggere ben poco, era sempre stato molto bravo a nascondere le sue emozioni. Sfida e sicurezza. Sicurezza di vincere probabilmente. A quel pensiero mi venne da ridere ma mi trattenni mantenendo il volto impassibile. Povero illuso, ma avrebbe capito subito che non ero più la bambina capace solo di fare incantesimi primari che ricordava. Ero cresciuta, maturata e ero migliorata fino all'estremo con la magia. 
- Attenta a non farti troppo male. - disse tirando fuori la bacchetta. 
- Oh tranquillo! Non succederà. - dissi tirando fuori la mia. Ed un secondo dopo iniziò il combattimento. Non mi ricordai mai chi avesse cominciato esattamente né chi stesse vincendo ad un certo punto. 
- Stupeficium! - urlai puntando la bacchetta contro di lui. Schivò l'incantesimo con facilità. 
- È questo il meglio che sai fare, sorellina? Ti facevo più brava. Expelliarmus! - urlò lui. 
Con la bacchetta direzionai l'incantesimo verso il muro dove andò ad esplodere senza creare danni, ovviamente. - Volevo essere gentile ma se mi vuoi più cattiva okay. Everte Statim! - un fasciò di luce bianca uscì dalla bacchetta andando però a scontrarsi contro un scudo che protesse mio fratello, facendolo però barcollare indietro. 
- Ora cominciamo a ragionare. - commentò lui. - Impedimenta! - 
Schivato. - Sul serio?! Conosci solo questi incantesimi da studente del primo anno? Incarceramus! - 
Lo schivò. - Oh no tesoro ma ho paura che non riusciresti a schivarli molto facilmente, lo faccio per te. Petrificus Totalus! - 
- Protego! Ma che carino! Comunque tranquillo, sono abbastanza sicura che riuscirei a controllarli. Stupeficium! - 
Lo schivò. - Come vuoi. Aguamenti. - un getto d'acqua molto forte uscì dalla sua bacchetta ma riuscì a proteggermi, non senza difficoltà. .
- Incendia. - 
- Protego! Stiamo diventando pericolose sorellina? - 
- Oh! Posso diventarlo molto di più credimi, tu piuttosto? Cos'è? Giornata no? - feci con un sorrisetto. A quelle parole si irrigidì, avevo beccato il suo punto debole, il suo orgoglio. Come me, del resto. 
- Expulso! - una scarica elettrica uscì dalla sua bacchetta. 
- Protego! - a quel punto capì che il combattimento si stava evolvendo e diventando più pericoloso. Ormai più nessuno combatteva, tutti si stavano godendo il nostro. - Sectumsempra! - 
Schivato. - Dissendio! - 
Schivato per un soffio. - Expulso! - 
- Protego! Ci hai provato tesoro. Diffindo! - 
- Dobbiamo fermarli o si faranno male sul serio! - esclamò la voce di Ginny ma non ci prestai attenzione. Ero riuscita a schivare anche quel l'incantesimo. Il combattimento continuava e più continuava più gli incantesimi diventavano potenti e pericolosi, alimentati anche dalla nostra rabbia che pian piano cresceva. 
- Opugno! - io. 
- Incendia! - lui. 
- Dissendio! - io. Quella volta era stato troppo lento ed esso l'aveva colpito al polso, rompedoglielo. Se lo portò al petto ed accigliò lo sguardo ma niente di più. 
- Sectumsempra! - urlò e stavolta fu il mio turno di sbagliare. Mi allontanai con un secondo di ritardo e l'incantesimo mi colpì l'avambraccio sinistro provocandomi un taglio che iniziò a sanguinare subito. Strinsi gli occhi un secondo ma nonostante il dolore lencinante continuai a combattere, incurante degli urli dei miei amici che ci pregavano di farla finita e di calmarci. Non mi importava in quel momento, volevo solo batterlo. 
- STUPEFICIUM! - e quello fu l'ultimo incantesimo, pronunciato da entrambi. Lo urlammo in coro così gli incantesimi si scontrarono e dopo un secondo esplosero così violentemente che ci scaraventarono entrambi dalle parti opposte della sala. Battei violentemente contro la parete e caddi a terra un secondo dopo, esausta per i troppi incantesimi e stordita a causa della botta. In un secondo la voce allarmata di Draco mi arrivò alle orecchie e subito dopo le sue mani mi sorressero la testa. 
- Dobbiamo portarli in infermeria! - esclamò Blaise correndo la fianco del mio ragazzo. 
- Sì, portateli. - disse una voce che non riconossi subito. La voce arrivò ovattata alle mie orecchie e la testa mi girava terribilmente e quasi non sentì neanche le braccia che mi prendevano in braccio e mi portavano via da lì. Alzai lo sguardo e vidi il profilo di Draco, sembrava davvero preoccupato. 
Raggiungemmo l'infermeria in breve tempo. Draco spalancò le porte con una spallata ed entrò senza esitare. Essa era vuota se non per Madama Chips che appena ci vide venne verso di noi allarmata. 
- Cos'è successo? - chiese arrivando al mio fianco. 
- Ci stavamo allenando e durante un combattimento è stata ferita ed è stata scaraventata dall'altra parte della stanza... la può aiutare?! - disse velocemente Draco. Lei annuì vigorosamente ed indicò due letti. Draco si avvicinò velocemente e mi posò lì mentre mio fratello venne posapresu quello di fianco. Non lo avevo neanche visto. Solo a quel punto mi permisi di chiudere gli occhi ed a quel punto il buio mi avvolse completamente. 


Non seppi esattamente dopo quanto tempo mi svegliai, sapevo solo che la prima cosa che sentì fu il silenzio. Ma non era un silenzio pesante, uno di quelli che preannunciano qualcosa di brutto, era un silenzio piacevole. Poi, la seconda cosa che sentì fu calore. Calore alla mano destra ed una stretta leggera. A quel punto la curiosità era troppa e, anche se adoravo quel buio, mi costrinse ad aprire gli occhi. Appena essi si abituarono alla luce lieve che regnava nella stanza capì immediatamente dove mi trovavo, ero ancora in Infermeria. 
- Hermione... - un sussurro, alla mia destra. Voltai la testa ed incontrai le iridi celesti di Draco. - Come ti senti? - 
Feci una breve analisi del mio corpo e costatai che stavo abbastanza bene. - Bene. - sussurrai cercando di tirarmi su ma appena lo feci un forte capogiro mi colpì costringendomi a sdraiarmi di nuovo. 
- Non ti alzare. Sei ancora molto debole. - disse lui stringendo la presa sulla mia mano, era quello il calore che avevo sentito. 
- Va bene. - dissi annuendo lievemente. - Cos'è successo? - 
- Dopo lo scontro abbiamo portato te e tuo fratello qui per farvi visitare. Madama Chips ti ha medicato la ferita e dato un paio di pozioni per farti riprendere. Ai preso una gran botta ed in più hai perso molto sangue. - 
- Quanto ho dormito? - 
- Tre ore. - rispose sicuro, come se le avesse contate per tutto quel tempo. Ed ora che ci pensavo forse era davvero così. Lo guardai in viso e lo vidi ancora molto preoccupato, ma c'era anche un'altra luce nei suoi occhi. La riconossi dopo poco. Rabbia. Era arrabbiato e lo potevo capire, ma nonostante questo per la prima volta non riuscì a reggere quello sguardo ed abbassai il mio puntandolo sul lenzuolo che mi copriva fino a metà busto. 
- Mi dispiace. - sussurrai. - Sono stata una stupida. - 
- Sì, lo sei stata. Cosa ti preso? - 
- Io... non lo so. Mi sono fatta prendere e ho perso il controllo. - 
- Hai perso il controllo? È così che giustifichi il tuo comportamento? - disse lasciando improvvisamente la mia mano. A quel gesto mi sentì morire. Non l'aveva mai fatto, non in questo modo. 
- Io non mi sto giustificando. - 
- Ah no?! A me sembra di sì. - 
- Ti sbagli. - esclamai voltando la testa e guardandolo. Adesso la preoccupazione aveva dato posto alla rabbia. - Senti vuoi farmi la predica? Bene, fai pure. - 
- Io non... - 
- Tu non cosa? Non vuoi farmela? Sarebbe una novità! - 
- Avrò le mie motivazioni non pensi? - 
- Certo! Ma credimi anch'io avrei le mie buone motivazioni. - sbottai alla fine, liberando la frustrazione che avevo accumulato in quei giorni a causa del suo comportamento. 
- E quali sarebbero? - 
- Per esempio: dove vai ogni volta che esci dalla scuola? - chiesi secca guardandolo negli occhi. A quella domanda lo vidi irrigidirsi ed abbassò lo sguardo quasi subito. Non rispose. - Come immaginavo. - dissi voltando la testa verso la parete davanti a me. - Vattene. - 
- Cosa? - 
- Ho detto vattene. Vattene Draco, voglio stare sola. - dissi sicura senza guardarlo. Lui rimase seduto per qualche secondo prima di alzarsi in piedi e darmi le spalle. Lo guardai uscire dall'infermeria, le spalle lievemente ricurve ed il passo lento come se sperasse che da un momento all'altro lo fermassi. Ma io non lo feci, avevo bisogno di stare da sola. Quando la porta si chiuse dietro le sue spalle tirai un sospiro sfinito scuotendo la testa. Ripensai al combattimento di quel pomeriggio ed alle parole di Draco. Dio, ero stata davvero un idiota ad accettare quella sfida, ancora di più a reggere il suo gioco e cominciare ad utilizzare incantesimi potenti e pericolosi. Con quel pensiero abbassai lo sguardo e vidi una fasciatura che copriva tutto l'avambraccio. Solo in quel momento mi venne in mente una cosa. Jonathan! Mi ricordavo che lo avevano portato insieme a me qui ma... 
Voltai la testa e puntai lo sguardo sui letti accanto al mio, tutti vuoti. Bene, almeno lui non c'era. La testa mi doleva terribilmente e la schiena aveva cominciato a farmi male, probabilmente a causa della botta presa appena tre ore fa. 
- Oh Signorina Granger, si è svegliata finalmente. - disse una voce davanti a me. Alzai lo sguardo e lo puntai su Madama Chips che era appena uscita dal suo studio con molte fiale in mano. - Come si sente? Il signorino Malfoy è rimasto al suo fianco per tutto il tempo... ora che ci penso... dov'è andato? - a quelle parole mi rabbuiai. L'avevo cacciato io. L'avevo cacciato per non sentire le parole che mi avrebbe detto, per non sentire la verità alla fine. 
- Se n'è... dovuto andare. - sussurrai scuotendo la testa. 
- Oh! Che strano... vabbé, avrà avuto i suoi motivi. Dunque, adesso beva questo. - disse avvicinandosi e porgendomi una delle fiale. 
- Che cos'è? - chiesi avvicinando il naso per sentirne l'odore ma mi allontanati un secondo dopo, disgustata. 
- Servirà a rimetterla in forze ed a farle passare il mal di testa. - disse porgendomela nuovamente, con più fermezza. La presi con esitazione e me la portai alle labbra, ingurgitandola un secondo dopo, anche se il mio stomaco mi urlava di vomitarla. Non lo feci. - Bene. Avrà affetto tra qualche minuto. Appena si sentirà meglio deve andare nell'ufficio del preside. Ha detto che le deve parlare. - 
- Certo. - sussurrai annuendo lievemente mentre pian piano sentivo il dolore alla testa scemare. Immaginavo che Silente avrebbe voluto parlarmi. 
Madama Chips mi guardò qualche istante prima di darmi le spalle e tornare nel suo ufficio ma prima che potesse aprire la porta la mia voce la fermò. - Aspetti! Ha qualcosa per... il dolore alla schiena? - chiesi con una certa urgenza nella voce. 
- Certo. - disse lei scuotendo la testa, come se si fosse ricordata di questo solo adesso. Mi si avvicinò e prese una fiala tra quelle che aveva appoggiato su un mobiletto lì vicino e ma la porse. La presi e buttai giù senza sentirne, stavolta, l'odore. Era disgustosa. A quel punto lei se ne andò ed io non la fermai, rimanendo così sola. 
Aspettai qualche minuto prima di sollevarmi e provare a scendere dal letto. Nel momento stesso mi girò la testa ma poi passò subito, così, presi coraggio e mi misi in piedi, reggendomi al bordo del letto. Pian piano ripresi a camminare e quando fui abbastanza sicura mollai la presa e feci qualche passo. Il dolore alla testa era passato e con lui si stava attenuando anche quello alla schiena. 
Con un sospiro mi infililai le scarpe, posate a fianco del letto, e mi avvisi alla porta. All'ultimo mi voltai verso la porta del suo ufficio, indecisa se andare da lei per avvertirla che stavo uscendo oppure no; alla fine optai per il no. Uscì dall'infermeria e mi avviai lentamente verso l'ufficio del preside. Ero davvero molto nervosa e nonostante il passo lento raggiunsi l'ufficio in breve tempo. Bussai un paio di volte alla sua porta e la sua voce calda mi invitò subito ad entrare. Aprì la porta e la prima persona che vidi fu lui. Jonathan. Seduto su una delle tuo poltrone davanti alla sua scrivania. Sì, mi aspettavo anche quello. Dietro di lui, come sospettavo, c'era Silente, seduto dietro la scrivania ed accanto c'era la professoressa McGranitt. Decisi immediatamente di ignorare mio fratello e, come se non ci fosse, chiusi la porta ed andai a sedermi nella poltroncina libera. 
- Buonasera signorina Granger. - disse Silente guardandomi. 
- Buonasera. -   risposi esitante. Il preside era impassibile ma la McGranitt... si vedeva lontano un miglio che era arrabbiata e di fatti...
- Sono disgustata dal vostro comportamento. - disse un secondo dopo, oltrepassò la scrivania e cominciò a camminare lentamente su e giù davanti a noi. - Vi siete comportati in modo indisciplinato ed immaturo. Sono a conoscenza delle divergenze che ci sono tra di voi ma questo non è assolutamente una buona motivazione per quello che è successo, anzi non c'è proprio una motivazione! Siete fratelli per l'amor di Dio! Insomma mi aspettavo un comportamento del genere da lei, signor Granger, in fondo è sempre stato indisciplinato; ma lei signorina Granger! Non me lo aspettavo da lei, mi ha molto deluso. - 
- Minerva. - la interruppe Silente prendendo così parola. - Devo dire che sono molto deluso da voi. È successo un episodio molto brutto e scomodo. Ho permesso a voi di allenarvi a causa della situazione in cui ci troviamo tutti, non per provare ad uccidervi a vicenda. E data la gravità dell'avvenimento mi vedo costretto a prendere dei provvedimenti, per tanto sarete esonerati dalle sessioni di allenamento per una settimana a partire da domani. - 
- Cosa?! - esclamai alzandomi di botto dalla sedia. - Lei non può farlo! - 
- Signorina Granger, si calmi. - disse la McGranitt. - Non ha assolutamente niente di cui lamentarsi, questa è la punizione più... piccola che poteva ottenere. Quello che avete fatto è molto grave e data la gravità della situazione lei poteva anche essere espulsa dalla scuola. Ma date le circostanza spiacevoli in cui ci troviamo un'espulsione non è proprio quello che ci serve. Quindi un esonero è più che ragionevole. - sentendo quelle parole non potei non trovarmi d'accordo. Così abbassai la testa e tornai a sedermi. 
- Bene, adesso potete andare e che non accada mai più. - disse Silente congedandoci. Mi alzai di nuovo e superai mio fratello, uscendo velocemente dall'ufficio. Chiusi la porta dietro di me ed iniziai a camminare velocemente verso la sala comune, dopo pochi passi sentì la porta riaprirsi e richiudersi un secondo dopo poi dei passi che mi seguivano. 
- Bel lavoro Hermione, davvero. - disse la sua voce molto vicina a me ma non mi voltai per controllare dove fosse. 
- Oh adesso è colpa mtardi- esclamai senza voltarmi e senza rallentare il passo. - Fino a prova contraria sei stato tu a cominciare. - 
- Potevi non rispondermi. - 
- Uno, avresti continuato lo stesso. Due, non ci provare a far ricadere la colpa su di me! Io... neanche ti volevo qui. - dissi di nuovo continuando a camminare. A quel punto nessuna risposta, così continuai a camminare. Svoltai un angolo e continuai a camminare indispettita, fino a non sentire niente se non i miei passi. 
Appena arrivata davanti alla porta della sala mi voltai leggermente e vidi subito che il corridoio era vuoto. Era molto tardi e sicuramente molti alunni stavano dormendo, infatti tutti i corridoi erano vuoti. Pronunciai la parola d'ordine ed entrai. La Sala era praticamente vuota se non per due teste, una rossa ed una mora. Ginny e Blaise. Erano seduti su una poltrona e mi davano le spalle ma quando sentirono la porta aprirsi si voltarono di scatto ed alzarono quasi contemporaneamente. 
- Hermione... - fece per dire la rossa ma la fermai scuotendo la testa. Non volevo parlare. Ero stanca e frustrata a causa della litigata con Draco e per quella con mio fratello e per tutto il resto. Lei si zittì ed io li superai andando diretta nella mia camera. Non ero sicura che avrei trovato Draco e se da una parte preferivo che non ci fosse, dall'altro pregavo di trovarlo. Se non ci fosse stato mi sarei chiesta per tutto il tempo, finché non fosse tornato, dov'era, mi sarei torturata per saperlo. 
Per questo quando lo vidi, appoggiato alla porta della nostra camera con le braccia incrociate, mi sentì molto sollevata ma non lo deidi a vedere. Mi fermai di botto e lui spostò lo sguardo su di me. Non riuscivo a leggere niente nei suoi occhi, avevo la sensazione che avesse ristabilito la maschera che aveva tenuto per così tanto tempo. Distolsi lo sguardo da suo e ripresi a camminare, appena fui abbastanza vicina lui si spostò e mi fece passare entrando dopo di me nella camera. 
Seguirono minuti interminabili di silenzio, in cui gli diedi le spalle tutto il tempo, fingendomi impegnata a sfogliare un libro che avevo trovato lì vicino. - Cos'ha detto? - chiese ad un certo punto Draco. 
- Chi? - chiesi fredda. 
- Silente. So che tu e Jonathan siete andati a parlargli. - disse freddo ed impassibile come il suo sguardo. 
- Ha detto che è molto deluso dal nostro comportamento e cose così. Oh! E ci ha esonerati dagli allenamenti per una settimana. - risposi con finta ironia. 
- Non ti aspetterai che ti difenda, vero? - chiese dopo qualche minuto di silenzio. A quelle parole scattai, di nuovo. Buttai il libro sul letto e mi voltai verso di lui, scontrandomi ancora una volta con quella freddezza. 
- No! Non sono così stupida. Lo so che non mi difenderesti mai da cose così perché tu la pensi esattamente come lui! - 
- Perché, ho torto? - fece scattando anche lui ed avvicinandosi di un passo. 
- No! E te l'ho già detto. Ma non c'è bisogno a stare lì a contare ogni mio errore per poi rinfacciarmelo e farmi la paternale! E lo fai sempre! - urlai esasperata. Non era vero, non lo faceva sempre e sicuramente non contava i miei errori come lo avevo accusato, ma in quel momento mi stavo facendo prendere dalle emozioni. 
- Io lo faccio solo quando serve! E stavolta serve eccome. Tu... potevi finire al San Mungo con ferite molto più gravi di quella che ti sei procurata e lo stesso tuo fratello. Si può sapere cosa vi spinge a sfidarvi sempre?! A voler fare del male all'altro?! - 
- Basta. - dissi abbassando lo sguardo. Non poteva dirmi quelle cose. Sapeva che Jonathan era un tasto dolente, glielo avevo confessato, ed adesso... mi stava facendo del male usando proprio quell'argomento. 
- No! Lui si sarà anche comportato da schifo ad andarsene di casa, a rispuntare così dal nulla ed accettare la sfida ma tu non sei migliore di lui! Perché se lo fossi stata non avresti accettato a tua volta la sfida, non avresti risposto ad ogni sua provocazione. - ogni parola di quel discorso era stata una pugnalata. E l'ultima frase era stata la peggiore. Sentivo gli occhi bruciare e la vista, pian piano, mi si fece un po' più opaca a causa delle lacrime. 


Pov Draco


- Io lo faccio solo quando serve! E stavolta serve eccome. Tu... potevi finire al San Mungo con ferite molto più gravi di quella che ti sei procurata e lo stesso tuo fratello. Si può sapere cosa vi spinge a sfidarvi sempre?! A voler fare del male all'altro?! - urlai io. Ero arrabbiato e tra poco non riuscivo più a capire neanche cosa stavo dicendo. La mia bocca parlava senza interpellare il cervello. 
- Basta. - 
- No! Lui si sarà anche comportato da schifo ad andarsene di casa, a rispuntare così dal nulla ed accettare la sfida ma tu non sei migliore di lui! Perché se lo fossi stata non avresti accettato a tua volta la sfida, non avresti risposto ad ogni sua provocazione. - purtroppo mi accorsi troppo tardi di quello che le avevo detto. Me ne accorsi quando le vidi. Vidi le sue lacrime, vidi le sue lacrime di dolore riempirle quei dolci occhi dorati. Lacrime che le avevo causato io con le mie parole, ed immediatamente mi pentì di tutto, di ogni dannata parola che le avevo detto. Non lo pensavo, dio se non lo pensavo, ma in quel momento non ci avevo davvero pensato. 
La vidi scuotere la testa lentamente, mentre provava a trattenere le lacrime, e velocemente mi superò andando verso la porta. Ma non le permise di fare un altro passo. Appena mi passo accanto la afferrai per un polso e la trattenni prima di stringerla tra le braccia. Lei, dopo un secondo di esitazione, mi strinse a sua volta e cominciò a piangere liberando quelle goccioline che aveva trattenuto. - Scusami amore... non penso una parola di quello che ho detto te lo giuro. - sussurrai cullando la dolcemente. Ogni singhiozzo era come una pugnalata. Perché era colpa mia se adesso stava piangendo, certo tra le mie braccia ma era comunque colpa mia. E sapevo anche quanto le costasse rimanere lì, a causa del suo orgoglio. 
Appena si fu calmata si staccò lentamente, asciugandosi con la manica i residui delle lacrime, e tenne lo sguardo basso. Non ce la facevo a vederla così. Portai una mano sotto al suo mento e glielo alzai lentamente, facendo così scontrare i suoi occhi con i miei. Erano rossi e gonfi e questo mi provocò altro dolore. - Scusami, ti prego. - dissi scuotendo la teste ed appoggiando la mia fronte alla sua, continuando a ripetere "scusa". 
Certo che era vero che l'amore ti cambiava. Prima di conoscerla, conoscerla davvero, non avrei mai chiesto scusa a nessuno mentre adesso ero qui che la stavo quasi implorando di perdonarmi. 
E non ci furono bisogno di parole. Semplicemente si alzò un po' sulle punte e fece combaciare le nostre bocche. Il bacio casto si fece sempre più esigente e le lingue si unirono poco dopo trasformando il bacio e facendolo diventare ancor più passionale. Ci staccammo solo quando fummo a corto di ossigeno. 
- Ti amo. - sussurrò lei con il fiato corto. 
- Ti amo. - sussurrai prima di baciarla di nuovo. Lentamente, e senza staccarci, la condussi sul letto e lì ci amammo come solo noi sapevamo fare. 


Dunque eccomi qua. Scusate se ho saltato la pubblicazione la scorsa settimana. Dunque... cosa ne dite? Ci ho messo il cuore e davvero tanto a scrivere questo capitolo ed un paio di recensioni non sarebbero male. 
Comunque, voglio dirvi che ho pensato ad una piccola sorpresa, all'interno della storia, che però vi svelerò nel prossimo capitolo. Fino ad allora... ciao! 

 

 

   
 
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