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Autore: PrincessintheNorth    02/10/2017    2 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Antares atterrò con un boato nella radura dove mi aspettavano i soldati, comandati dal Capitano Grasvard.
- Buongiorno, Capitano Grasvard. – lo salutai.
-Buongiorno a voi, Altezza.
-     Ti ho già detto …
Mi interruppe scoppiando a ridere fragorosamente. – Adesso voi spiegatemi come dovrei fare a chiamarvi Katherine se mi ordinate di farlo con l’autorità di un’imperatrice!
- Il mio non era un ordine! Una semplice richiesta!
- Intenderete un ordine mascherato da richiesta. – ridacchiò. – Come volete, Katherine.
- Non ce ne sono venticinque. – sospirai. – Una sola. Io.
Alzà gli occhi al cielo, ma si vedeva che era divertito. – E va bene. Hai vinto, Katherine Shepherd.
Non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto.
- Da che parte andremo quest’oggi?
- Sud, Maestà.
- Mmh. Okay.
Si parte?, mi chiese Antares speranzosa.
Ma guarda, fai un po’ te, la presi in giro.
Inarcò il lungo collo, sputò una vampata di fuoco e poi si librò in volo.
Il capitano Grasvard salì sul suo cavallo e spronò i soldati a seguirci, ma era ben difficile per un ronzino star dietro alla terribile potenza e velocità di un drago. Perciò fummo costrette a rallentare.
Adoravo le missioni, perché finalmente potevo uscire dal castello e vedere il mondo, il mio regno: fino a prima, papà aveva emesso addirittura un decreto perché non potessi uscire da sola da Winter Manor, cosicché mi toccava andare a Winterhaal con almeno dieci soldati scelti tra i migliori. Di solito erano degli orsi alti il doppio di me.
La cosa non mi aveva impedito di sgattaiolare fuori ogni tanto, nonostante l’impresa fosse veramente complicata: avevo sviluppato l’idea che i soldati di Winter Manor non fossero uomini comuni, perché erano estremamente incorruttibili, e leali a mio padre. E non mi credevano quando gli dicevo, mentendo, che lui mi aveva dato il permesso di uscire da sola.
Perciò mi era toccato imparare ad usare i passaggi segreti del castello. Il più semplice portava in una locanda di Winterhaal, la Rugiada di Primavera. Ero riuscita ad usarlo un paio di volte, poi il titolare mi aveva scoperta. In quell’occasione, avevo scoperto che anche gli uomini del Nord erano fedelissimi a papà, perché il locandiere mi aveva presa, caricata sul carretto e portata da papà, che mi aveva segregata in casa per due settimane.
Alla fine, però, avevo trovato un passaggio. Era il più complicato, in moltissimi punti accidentato e pericolante, portava allo studio medico di zio Jasper.
Alla fine le cose le aveva parzialmente risolte lui: mi aveva riportata a casa e aveva detto a papà che era inutile tenermi reclusa in casa, che se volevo così tanto uscire poteva portarmi lui in città, senza bisogno di millemila guardie.
Papà aveva accettato, ma anche lo zio Jasper aveva le sue regole. “Katie” aveva detto. “Non tutti amano tuo padre, o tuo fratello, o te. Ci sono persone che vi odiano, ti odiano, e che non esiterebbero a farti male. Perciò non allontanarti.”
Così avevo smesso di usare i passaggi segreti. Anche perché non è che avessi tanta voglia di rischiare di finire morta spappolata sotto un sasso cadutomi sulla testa.
La situazione si era risolta da quando Antares era diventata grande abbastanza perché potessimo volare insieme. A quel punto, papà era diventato molto più permissivo, ma la scorta doveva esserci sempre e comunque. Alla fine aveva preso a chiedermi come un favore quello di non mettermi esageratamente in pericolo. Soprattutto da quando c’era Antares. E non ero riuscita a dirgli di no.
A riscuotermi dai miei ricordi, furono un puntolino all’orizzonte.
- Ma che diavolo … - commentai, prima che il mio cuore si fermasse per un attimo.
Era un drago.
- E’ UN DRAGO! – gridai ai soldati giù. I cavalli si imbizzarrirono, gli uomini si spaventarono, tuttavia non fuggirono.
- Scendete, Principessa! – urlò Grasvard. – SCENDETE IMMEDIATAMENTE, PER GLI DEI!
Improvvisamente, qualcosa, più probabilmente qualcuno, cadde dalla groppa del drago.
Soffocai un grido, mentre fissavo sconvolta la scena.
- VAI! VAI! – gridai ad Antares dimenticandomi del nostro legame mentale che mi avrebbe consentito di comunicarglielo più in fretta.
Ciononostante lei partì come un razzo sfrecciando nelle gelide correnti del Nord, ma non arrivammo in tempo.
Chiunque fosse sulla groppa del drago, di cui ora riuscivo a distinguere il colore rosso, era caduto.
Il drago doveva essere un maschio, circa della stessa età di Antares, dato che aveva il petto più largo e massiccio e gli arti più robusti.
E partì al nostro attacco, prima ringhiando, poi ruggendo tanto forte da far tremare la terra e poi sputandoci contro una vampa di fuoco rosso, accecante e bollente.
Ringraziai che papà mi avesse insegnato i rudimenti della magia, per cui riuscii ad evocare su me stessa ed Antares degli incantesimi di difesa.
Sentii la mia dragonessa ruggire di dolore, e poco dopo un bruciore tremendo mi paralizzò il braccio per qualche secondo. Sapevo che non era dolore mio, ma di Antares, ma ciò non mi permise di non sentirlo come se il drago rosso avesse azzannato il mio, di braccio.
Antares rispose subito sputandogli del fuoco verso il muso e, approfittando del momento di distrazione dell’avversario, gli girò sotto, andò dietro e gli azzannò la coda, facendolo ruggire di dolore. Non fu abbastanza veloce da togliersi di torno, perché l’altro si voltò di scatto e le azzannò il muso con ferocia.
- Ma datti una calmata, santo cielo! – protestai, poi cercai di immobilizzarlo con la magia.
Non funzionò. Il suo Cavaliere l’aveva ben protetto, e capii che ne sapeva molto più di me in quanto a magia.
Antares e il drago rosso continuarono a lottare per almeno un quarto d’ora, senza risparmiarsi colpi di sorta, finché non ebbero le code e le lingue penzoloni.
A quel punto, le dissi di scendere, o avremmo sicuramente perso. Quel drago era straordinariamente forte, e Antares era ancora molto giovane e, per di più, aveva il suo essere femmina a svantaggiarla. Nonostante fosse più agile, poco poteva contro le dimensioni e la forza bruta dell’avversario.
Perciò, iniziò a scendere descrivendo larghi cerchi nell’aria che si restrinsero sempre di più, finché non atterrò stancamente a terra. Grosse gocce di sangue risaltavano sulla neve come rose rosse.
Come stai?
Abbastanza bene, ansimò, ma era stanca e sofferente. Passerà presto, non preoccuparti per me …
Col cavolo.
Presi la pergamena su cui mi ero segnata gli incantesimi di guarigione e riuscii a combinarne uno per guarirla completamente dalle ferite che le erano state inflitte.
Poi, una volta assicuratami che lei stesse bene, dedicai la mia attenzione al drago rosso.
I ruggiti feroci erano stati sostituiti da mugolii incerti, mentre si avvoltolava intorno al suo Cavaliere per capire se fosse vivo o morto.
Di sicuro era vivo, ma altrettanto sicuramente c’erano molti modi d’esser morti.
Mi avvicinai lentamente, finché non riuscii a sfiorargli un’ala.
Nel giro di mezzo secondo mi ritrovai le sue enormi zanne bianche, lorde del sangue di Antares, a meno di mezzo centimetro dal naso.
- Eka aì fricai un Shur’tugal, Skulblaka.  – dissi nell’antica lingua degli elfi, che stavo ancora imparando, nel modo più tranquillo possibile. – Né ach minen ono un onr Shur’Tugal. Eka threyja heill ono. (Sono un Cavaliere, drago: non voglio ferire te o il tuo Cavaliere, solo guarirvi/aiutarvi).
Il drago ritirò leggermente le zanne, ma il sospetto non abbandonò i suoi occhi.
- Eka ai Katherine. Alfinn skulblaka, er Antares. Eka drottningu. – dissi. (Sono Katherine. lei è Antares. Sono una principessa.)
Finalmente, sentii una mente premere sulla mia, e capii che era quella del drago.
Io sono Castigo.
La forza di quel nome mi colpì, tanto era crudele. Come aveva potuto il suo Cavaliere chiamarlo così?
Mi permetti di soccorrere il tuo Cavaliere? Non ho intenzione di fargli del male. Se vuoi, lo porteremo a Winter Manor, dove entrambi voi riceverete cibo, cure e un posto dove dormire.
Negli occhi rossi del drago lessi il profondo desiderio che aveva di trovare una casa, per sé e per il suo Cavaliere.
E scostò la coda, permettendomi di vedere cosa fosse successo.
Il Cavaliere era un lui, riverso a pancia in giù.
Mi ci volle un bello sforzo per voltarlo e vedere chi fosse.
Quando lo riconobbi, trasalii.
Morbide onde color cioccolato, leggermente più chiare di quelle di Audrey, incorniciavano un volto mascolino e dai tratti ben definiti, anche se non spigolosi. Un sottile rivolo di sangue colava da un sopracciglio scuro. Il naso era palesemente rotto, e sotto di esso due labbra leggermente piene.
Era il Cavaliere del Re Nero.
Murtagh figlio di Morzan.
 
   
 
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