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Autore: G RAFFA uwetta    09/10/2017    0 recensioni
Voldemort, stanco degli insuccessi dei suoi Mangiamorte, affida alla sua fedele Nagini un compito: uccidere Harry Potter. Da qui, si intrecceranno le vite di molti e Harry, a sue spese, farà i conti con una realtà ben diversa da come l'aveva vissuta finora.
"L'invidia è il sentimento più radicato in ognuno di noi, trama a nostra insaputa e quando ne veniamo travolti ormai è già troppo tardi per rimediare."
Accenni Drarry e presenza di OOC.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Il morso del diavolo

Cap. 2 – Harry Potter è morto

Severus Piton si era sempre chiesto il perché delle cose. La sua mente analitica ricercava continuamente risposte per soddisfare il suo bisogno di avere tutto sotto controllo.

In quel momento, mentre sorseggiava un ottimo tè nero seduto nel suo studio a Hogwarts, teneva in mano una pergamena appena consegnata da un superbo falco albino: la provenienza della missiva era ovvia, la sua perplessità stava nel mittente. Infatti, oltremodo stupito, si chiedeva perché mai il suo figlioccio spediva volatili per attraversare infinite lande quando bastava semplicemente usare il camino? E ancora, cosa significava quel tono afflitto che traspare nitido dalla lettera? Troppe poche informazioni su cui avere presa resero il Professore di Pozioni maldisposto verso il ragazzo e le sue assurde richieste; un incipiente mal di testa fece capolino rendendolo inquieto e poco propenso ad accettare benevolmente quell’imminente incontro. Comunque non poteva di certo ignorare la richiesta di recarsi immediatamente a Malfoy Manor, Draco su questo punto era stato piuttosto categorico e ridicolmente accorato; quello che gli sfuggiva, invero, era il perché non potesse in alcun modo menzionare il biglietto ricevuto. Sbuffando spazientito, si accinse a raggiungere i colleghi consapevole che qualcosa di importante fosse successo se Draco era così turbato da usare dei metodi infantili per forzare la sua presenza alla Villa.

Qualche problema con Lord Voldemort? Chiese curioso Albus Silente notando il suo sguardo assorto mentre risaliva gli ultimi scalini della rampa che lo stavano portando nel grande atrio del Castello.

Come? Rispose assente Severus, mentre meccanicamente massaggiava il braccio nel punto in cui stava il marchio. Intanto, il Pozionista sorrideva tra sé: Ci casca sempre il vecchio barbagianni, mi basta fare questo gesto e tutti arrivano alla stessa conclusione. Ah sì certo, Albus, il Signore Oscuro ha attivato il marchio per richiamarci al suo cospetto, ma… si interruppe sfoderando la sua migliore espressione perplessa, ero sicuro si fosse recato fuori dal Paese per mantenere un basso profilo, visto che ormai tutti sanno del suo ritorno.

Allora non perdere tempo, Severus, lo sai quanto è importante il tempismo in questa battaglia del Bene contro il Male. Ti giustificherò io, qui, e la tua assenza si noterà appena. Lo incitò il suo mentore mentre gli occhi glauchi venivano attraversati da un lampo di preoccupazione.

Ti farò avere mie notizie appena saprò qualcosa di preciso. Asserì austero il Professore congedandosi, infine, dal Preside. Mentre inforcava il portone pensò con ironia che essere il Mangiamorte favorito del Signore Oscuro aveva dei grossi vantaggi, tra cui le uscite fuori programma e per di più non giustificate.

Smaterializzarsi era da sempre faticoso, soprattutto se si dovevano affrontare lunghe distanze, ma farlo in preda ad una leggera ansia rendeva lo spostamento decisamente disturbante. Una strana irrequietezza brulicava sotto pelle mentre, con il lungo mantello nero che si sollevava leggero a ogni passo, oltrepassava il cancello finemente cesellato. Allungò appena il braccio per sfiorare quelle volute intrecciate in un inusuale moto d’affetto: ammirava quei disegni gotici che evocavano le spire intrecciate di un serpente. Quel giorno, purtroppo, non apprezzò appieno la maestosità dell’opera d’arte: si respirava un’aria di aspettativa che trasudava dai muri di un candore gelido e gli scivolava addosso come viscida melassa; l’elfo domestico che lo accolse, dopo essersi prostrato in sgraziati ossequiosi salamelecchi, lo condusse nel grande salone.

Una magnifica stanza si offriva alla vista subito dopo le massicce porte in legno pregiato; se ci si soffermava un attimo a chiudere gli occhi, si poteva carpire il delicato profumo di bosco che le assi antiche non si stancavano di elargire agli ignari visitatori. Il pavimento, in prezioso marmo importato dall’Italia, risplendeva sotto il gioco di luce di migliaia di candele poste sugli immensi lampadari di cristallo, esempi di maestria degli abili elfi dei boschi. Pesanti tendaggi, di finissimo broccato, cadevano morbidi dal soffitto, impedendo parzialmente la vista dell’immenso giardino splendidamente curato che attorniava il Maniero. Divani e poltroncine, in velluto damascato, si alternavano a deliziosi tavolini da tè in acero rosso, posti strategicamente davanti alle vetrate opportunamente celate, quadri di antica fattura abbellivano le altrimenti spoglie pareti, vetrinette contenenti costose chincaglierie completavano l’arredamento. In un monumentale camino, sovrastato dal ritratto della famiglia e ornato con statue raffigurati dei serpenti intrecciati tra loro, scoppiettava un allegro fuoco che, purtroppo, non riusciva a riscaldare l’aura gelida che ristagnava nell’antico Maniero.

Ormai indifferente allo sfoggio di tanta ricchezza, attraversò la sala con passo sicuro. Si accorse subito della presenza del Signore Oscuro: era seduto sotto lo sguardo arcigno del ritratto di Archibald de Sournois1 e lo accolse con un’espressione esaltata sul volto serpentesco.

Bene, bene, Severus. Sibilò mellifluamente, Unisciti a noi in questo giorno di grande gloria: gioisci per la perfetta riuscita del mio piano. la sua risata satanica rimbombò macabra e fuori luogo tra le preziose opere esposte.

Con il volto impassibile, seppur l’animo colto da un brutto presentimento, cercò di intuire cosa volesse sottintendere il Mago Oscuro osservando velocemente gli astanti mentre percorreva gli ultimi metri che lo separavano da lui. Sulla sinistra, defilata tra le pesanti tende, Narcissa Black, sempre composta e nobile, si aggrappava al braccio del marito che mostrava con fierezza la decadenza dei giorni passati rinchiuso in una cella. Quando è uscito da Azkaban? Pensò infastidito per un’altra domanda senza risposta. Bellatrix Lestrange, i capelli indomiti e una folle espressione negli occhi scuri, si agitava inquieta guardando il Lord con rinnovato ardore, ridendo sguaiatamente con quella vocetta infantile e fastidiosa. Vorrei tanto poterla sopprimere,pensò irritato. Gli altri Mangiamorte, distribuiti sui vari divanetti, sedevano spaparanzati bevendo rumorosamente da calici gemmati i preziosi vini recuperati dall’antica cantina dei Malfoy. Che spreco,pensò truce rendendosi conto che nulla traspariva da quei volti se non il compiacimento di ciò che era avvenuto a sua insaputa.

Mio Signore. Severus si inchinò a terra per baciargli la veste e, mentre lanciava con discrezione un ultimo sguardo intorno, nell’ombra dell’uscio spalancato, scorse il viso emaciato di Draco. Il ragazzo, intelligentemente, si teneva fuori dalla visuale degli uomini presenti: il terrore era ben visibile negli occhi dilatati tanto che la pupilla era inglobata dall’iride spiccando come un faro nella notte, tremava e si rannicchiava coprendosi le orecchie con le mani diafane.

Caro Severus, siedi qui con me ed esulta brindando alla mia vittoria: Harry Potter è morto!



Note dell’autrice: grazie a tutti i lettori che sono passati e si sono emozionati per questo inizio di storia. Buona lettura e sono graditi i commenti.

1Sornione in francese

   
 
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