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Autore: ThorinOakenshield    09/10/2017    5 recensioni
"Improvvisamente avverto un rumore alle mie spalle, un suono molto simile alla pietra che viene intagliata.
Il mio cuore fa un salto, esattamente come me. Quando mi volto, noto che si sta formando una scritta sulla parete della grotta, e la paura in me aumenta sempre di più: nessuno sta incidendo la roccia, sono assolutamente sola in questo luogo misterioso, deve trattarsi per forza di un fantasma."
Seguito di 'Just a dream?' Lo si può leggere e comprendere anche senza aver letto la mia vecchia fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente insieme

Io e Bilbo ci troviamo seduti per terra, la schiena rilassata contro la parete rocciosa, lo sguardo chino verso il basso.
Da qui si riescono a sentire perfettamente i suoni agghiaccianti della battaglia, ricordandomi ogni secondo del rischio che Thorin sta correndo.
Come sempre quando sono nervosa, non riesco a stare ferma, quindi ben presto avverto la necessità di alzarmi e di camminare su e giù per questo spazio.
Bilbo Baggins sta continuando a non aprire bocca. Probabilmente preferirebbe trovarsi fuori a dare una mano ai suoi amici e compagni di avventure, ma sa bene che non può lasciarmi sola qui dentro.
Per quanto riguarda me, non posso fare altro che pregare, sperare e ripetermi che Thorin è un guerriero esperto ed in gamba, è riuscito a cavarsela nelle situazioni più disperate, riuscirà a cavarsela anche in questo caso.
Ma se il mio amore non dovesse riuscire a sopravvivere, io che fine farei? Thot mi concederebbe di tornare nel mio mondo? Perché onestamente, se Thorin Scudodiquercia dovesse perire un’altra volta, non vorrei restare nella Terra di Mezzo e preferirei tornarmene a casa, nonostante l’affetto che nutro per Bilbo, Dwalin e tutti gli altri.
Proprio come la prima volta in cui sono capitata nel libro, se Thorin dovesse morire, sentirei di non avere un posto in questo mondo.
Scaccio questi pensieri scuotendo la testa.
Thorin non morirà.
Sono tornata indietro nel tempo apposta per salvarlo e sono riuscita a impedire che sia lui che i suoi nipoti perissero a Collecorvo, non possono morire proprio adesso.
L’attesa mi sta uccidendo, spero solo che presto giungano notizie, e che siano le notizie che voglio sentire.

Non saprei dire con certezza che ore sono, l’unica cosa che so è che quest’attesa sembra non finire più.
Raramente io e Bilbo ci siamo rivolti la parola, probabilmente lui deve star avendo i miei stessi e identici pensieri.
In preda all’ansia e alla noia, tenendo le braccia intrecciate dietro alla schiena, do un calcio a un sassolino, quando la Montagna pare percuotersi non appena si ode il suono fragoroso di una tromba.
Sia io che lo hobbit sussultiamo e ci scambiamo uno sguardo interrogativo.
Il mio migliore amico scatta in piedi e mi raggiunge.
Fuori dalla Montagna Solitaria si odono le grida di giubilo dei nani, degli elfi e degli uomini, probabilmente hanno vinto la battaglia.
Non posso fare a meno di sorridere. Io e Bilbo ci guardiamo trionfanti e per poco non ci abbracciamo e non ci mettiamo a piangere dalla gioia.
Ma facciamo presto a cantar vittoria…

La mia espressione cambia bruscamente e il mio cuore smette di battere nel momento in cui Thorin viene portato dentro retto da Dwalin e da Dori. I suoi occhi sono chiusi e il suo fianco sinistro è ricoperto di sangue.
Dietro di lui ci sono tutti gli altri nani, compresi Fili e Kili. In questo frangente non faccio molto caso a loro e non mi rallegro nel ritrovarmeli davanti vivi e vegeti, in questo momento ho occhi solo per Thorin, è il mio pensiero fisso, non riesco a pensare ad altri che a lui.
Io e Bilbo raggiungiamo Thorin, l’espressione preoccupata non ha abbandonato il mio viso neanche per un secondo.
“La mia borsa!” dice Oin con agitazione. “Qualcuno trovi la mia borsa!”
Gloin corre a cercare gli attrezzi di suo fratello, mentre Dori e Dwalin portano Thorin su per le scale.
Sia io che Bilbo e gli altri nani li seguiamo, mentre il mio cuore continua a battere impazzito.
Le mie preghiere si stanno facendo sempre più insistenti.

Thorin Scudodiquercia viene disteso su un tavolo abbastanza lungo da riuscire ad accogliere il suo copro possente e muscoloso.
I miei occhi non si sono levati da lui da quando è stato portato ferito nella Montagna Solitaria.
Gloin giunge di corsa con in mano il bagaglio di suo fratello, lo passa distrattamente al medico della compagnia, per poco non glielo faceva cadere sul piede.
Oin cerca frettolosamente ciò che gli serve nella borsa, borbottando fra sé e sé.
Dwalin poggia con fare rassicurante la mano sulla mia spalla. In un momento tranquillo e meno critico questo gesto mi avrebbe fatto piacere, ma in questa situazione non ci faccio caso. Starò bene solo quando avrò la certezza che Thorin è fuori pericolo.
“Andate via, andate via tutti!” grida Oin scuotendo bruscamente il braccio.
“Senti, datti una calmata!” Dwalin si allontana da me per andare ad affrontare il medico, pare quasi che voglia tirargli una testata.
“Come ben sapete, non riesco a lavorare se mi state tutti intorno, mi mettete ansia!” sbotta Oin. “Se volete che il nostro capo stia bene, farete come vi dico.”
Il nano pelato, dopo queste parole, pare che si sia calmato un po’. Vuole bene a Thorin, è come un fratello per lui, farebbe qualsiasi cosa pur di impedire la sua morte.
Balin raggiunge Dwalin e lo guarda supplichevole, come se lo stesse pregando con lo sguardo di abbandonare la stanza.
Per fortuna il guerriero non si fa pregare e segue i suoi amici fuori di qui. Io faccio lo stesso, voglio che Oin si senta a suo agio e che lavori al meglio, voglio che salvi Thorin Scudodiquercia. Quando avrà finito, voglio che venga da noi e che ci dica: “Potete stare tranquilli, lui è salvo.”

Mentre tutti sono seduti per terra, io cammino avanti e indietro con le mani dietro alla schiena, tormentando ogni sassolino che incontro.
Balin sta chiaramente piangendo. Vorrei anch’io farmi così pochi problemi nel piangere, vorrei anch’io non essere così testardamente orgogliosa e sfogarmi lasciando andare le lacrime, una volta ogni tanto.
“Non preoccuparti, ragazza.” Dwalin mi coglie un’altra volta di sorpresa, cingendomi le spalle con il braccio, costringendomi a fermarmi. “Ho combattuto tante volte al fianco di Thorin, è indistruttibile. Sono sicuro che ce la farà.”
Lo guardo negli occhi: il suo sguardo è tutt’altro che insicuro, Dwalin crede per davvero che il suo migliore amico scamperà alla morte. Se lo dice lui devo fidarmi, è sempre stato pessimista, se dice questo vuol dire che veramente ci sono molte probabilità che Thorin Scudodiquercia sopravviva.
“Avresti dovuto vederlo come combatteva.” Ori si alza da terra e ci raggiunge. I suoi occhi sono lucidi dal pianto, ma il suo tono è fermo e colmo di ammirazione. “Ha ucciso Azog, le truppe degli orchi, ormai ridotte al minimo, si sono sentite smarrite quando è morto il loro capo, le abbiamo praticamente indotte alla fuga!”
“Peccato che poi quel bastardo, prima di morire, abbia deciso di infliggere un altro colpo al nostro re!” borbotta Dwalin con sguardo torvo, senza levare ancora il suo braccio dalle mie spalle.
Le parole del nano pelato mi hanno rassicurata, mi hanno inculcato ancora più fede di quanta non ne avessi già.
Thorin non morirà, ne sono quasi sicura.

Quando le ore sembrano farsi infinite e non passare mai più, ecco che finalmente Oin esce dalla porta.
Si vede che è spossato, è tutto sudato e pare che abbia appena finito di fare dieci giri di corsa in un campo di atletica, ma nonostante questo gli andiamo tutti addosso, ansiosi come non mai.
“Allora? Come sta Thorin?”
“Non è morto… vero?”
“È guarito?”
Il nano fa un cenno con la mano, come a volerci invitare a chiudere il becco e a lasciarlo parlare.
Siamo furbi abbastanza da tacere immediatamente e a lasciare che il dottore della Compagnia ci informi sullo stato di salute di Thorin.
“Il nostro re sta bene.”
Sia io che i miei amici ci lasciamo andare un gran sospirone di sollievo. Guardo Bilbo e sorrido, i battiti del mio cuore si sono fatti più regolari, mi sento come se mi sia stato appena sottratto un grosso macigno dalla schiena.
Non vedo l’ora di rivedere Thorin, non vedo l’ora di vedere come si comporterà con me, non vedo l’ora di sentire cosa mi dirà. Mi chiederà di sposarlo? Avremo dei figli più avanti?
“La ferita è del tutto guarita, ha solo bisogno di riposo.”
“È sveglio?” gli chiedono impazienti Fili e Kili. In questo momento mi fanno una gran tenerezza: non vedono l’ora di riabbracciare loro zio, colui che è sempre stato come un padre per i due giovani nani.
“No, sta dormendo, e sarebbe il caso che lo lasciate in pace” risponde severamente Oin.
Stranamente i nani obbediscono al medico e decidono di non andare a svegliare Thorin.
Ma dato che io sono in crisi di astinenza e non ce la faccio a stare senza quel nano neanche per cinque minuti, decido di disobbedire ad Oin e di intrufolarmi nella stanza in cui Thorin sta dormendo.

Mi domando come farà il mio nano a riposarsi e a recuperare le forze, dal momento che sta dormendo su un tavolo. Immagino che non debba essere il massimo della comodità, sarebbe molto meglio un letto morbido.
Dopo aver pensato questo, rimango ferma sull’uscio.
Da quanto tempo è che non lo vedevo? Da quando avevo sedici anni, quindi da un bel po’. Rammento che, quando mi ero svegliata sul cemento, mi ero sentita come se, tutto quello che avevo sognato in quel momento, fosse stato appunto soltanto un sogno, niente di più e niente di meno.
Ma ora che rivedo Thorin, mi sento come allora, ovvero viva, mi sento come se tutto quello non fosse stato soltanto un sogno, mi sento come se non fosse passato tutto questo tempo.
L’emozione nel ritrovarmelo davanti è immensa, mi sembra troppo bello per essere vero.
La prima volta che ero capitata nel libro e Thorin era morto, la delusione e la tristezza erano state insopportabili.
Ora che lui è vivo e vegeto dinanzi a me, sarei quasi tentata di darmi un pizzicotto per accertarmi di non trovarmi in un bel sogno.
Non voglio perdere un solo minuto di questo momento, voglio godermi Thorin al massimo, voglio fare con lui tutto ciò che anni fa non siamo riusciti disgraziatamente a fare. Voglio stargli accanto, voglio un futuro con lui, voglio i suoi baci, le sue carezze, non voglio perdermi niente, assolutamente nulla.
Lentamente mi avvicino al tavolo, dopodiché mi sdraio accanto al nano. Appoggio il viso sul suo petto e chiudo gli occhi, calde lacrime di gioia bagnano il mio volto.
All’improvviso avverto una mano sfiorarmi con dolcezza i capelli.
Apro gli occhi, i quali continuano a pizzicarmi.
“Glenys...”
Quella voce roca e profonda… quella voce roca e profonda che mi era mancata tanto e che ero certa che non avrei più udito, credevo che non l’avrei più sentito chiamarmi in questo modo.
Alzo il viso per ritrovare il suo sguardo a un soffio dal mio.
La mano del nano non ha ancora smesso di accarezzarmi i ricci, mentre la sua espressione è dolce e colma di amore, guardandola mi si scalda il cuore.
“Thorin...” sussurro carezzandogli il volto, tenendo i miei occhi lucidi incollati ai suoi.
Il volto del mio amore è rilassato in un tenerissimo sorriso, un sorriso che raramente ho visto sul suo viso perennemente indurito da espressioni truci o accigliate.
“Come stai?” mi domanda continuando a far vagare le sue dita nei miei capelli.
“Mah io bene,” ridacchio, “piuttosto tu come stai?”
Egli continua a sorridere e a toccarmi i lunghi riccioli castani. “Anch’io sto bene, ho solo bisogno di riposare e di riprendermi un po.” Si mette a sedere con fatica, la benda che gli circonda il fianco è impregnata di sangue.
Mi incanto un attimo a fissare le sue spalle larghe, le sue braccia possenti e i suoi pettorali ben scolpiti, riscaldati da quella peluria nera che io tanto amo. Probabilmente in questo momento ho la bocca leggermente aperta, ci manca solo la bava che ne esce fuori.
“Comunque ti vedo più grande, lo sai?”
Scuoto il capo per riprendermi dai miei sogni ad occhi aperti. “Come?”
Thorin mi dà un’occhiata da capo a piedi. “Non lo so...” risponde vagamente, facendo un gesto con la mano. “Sembri più grande, ecco.”
Mi viene da sorridere: l’ultima volta che l’ho lasciato, avevo sedici anni, ora ne ho diciannove, è giusto passato un po’ di tempo. Ma non posso certamente dirgli: “Beh, caro Thorin, devi sapere che, quando ero capitata nel libro, avevo sedici anni, poi tu sei morto e mi sono risvegliata nel mondo reale. Ora che ne ho diciannove ho avuto l’opportunità di tornare indietro nel tempo e salvarti.”
“E come ti sei vestita?” Thorin si mette a ridere, scaldandomi il cuore. Ho sempre amato la sua risata, potrei ascoltarla per ore e ore senza mai stancarmi.
Dopo essermi ripresa per la seconda volta, guardo il mio pigiama e sul mio volto si crea un mezzo sorriso. “Guarda, lasciamo stare che è meglio...” rispondo con tono scherzoso.
Per fortuna il nano non si sofferma oltre su come sono conciata, piuttosto si stiracchia e fa un lungo sbadiglio. “Mi perdonerai ma ho davvero bisogno di dormire un po’, ci vediamo quando mi riprendo.” Prima di sdraiarsi e di lasciarmi andare, mi prende la mano e vi deposita un breve ma intenso bacio sul dorso, senza levare i suoi occhioni azzurri da me.
Sono sussultata e il mio cuore ha fatto un balzo, credo che i suoi baci e i suoi sguardi non smetteranno mai di avere quest’effetto su di me.
Dopo avergli sorriso distrattamente e aver balbettato un ci vediamo dopo, esco dalla stanza.
Quando mi trovo fuori do un’altra occhiata al mio pigiama. Scuoto la testa con disapprovazione: devo assolutamente trovare qualcos’altro da indossare, non posso rimanere così tutto il tempo.

Erebor è talmente immensa che spero con tutto il cuore di non perdermi.
Come se non bastasse, quando giro da sola per questo luogo ho la famigliare sensazione di avvertire degli spiriti intorno a me, come se i fantasmi dei nani morti fossero ancora qua.
Al solo pensiero rabbrividisco. Devo cercare di non pensarci, il mio unico problema, in questo momento, dev’essere quello di trovare qualcosa di decente da mettere addosso.
Ovviamente, quando i nani di Erebor sono fuggiti dalla Montagna Solitaria, non hanno nemmeno avuto il tempo di prendere le loro cose e levare le tende. Così, in alcune case, ho trovato degli abiti, ma le nane sono decisamente troppo grosse e larghe rispetto a me, quindi i loro abiti non mi stanno.
Per fortuna, per grazia divina, sono riuscita a trovare una casa che dev’essere appartenuta a degli umani, probabilmente la famiglia di qualche apprendista che era stato spedito alla Montagna Solitaria per apprendere dai nani come lavorare il ferro o vattelapesca.
In un armadio ho trovato un abito e un paio di scarpe che sono proprio della mia misura, sicuramente appartenevano a una ragazza piuttosto bassa e minuta, come me.
L’abito è lungo e di colore blu, con qualche dettaglio in rosso, mentre le scarpe solo delle semplicissime ballerine color caffè.
Devo dire che conciata così non sono niente male, voglio proprio vedere se Thorin mi prenderà ancora in giro quando mi vedrà vestita in questo modo!

Mentre giravo per la Montagna Solitaria nella disperata ricerca di qualcosa da mettermi, ne è passato di tempo. Ora Thorin deve aver riposato ed essersi più che ripreso.
Infatti lo trovo insieme agli altri nani, a Bilbo e a Gandalf. Gli stanno tutti intorno, come i cani che fanno le feste al padrone che è appena tornato a casa dopo un lungo periodo di assenza.
Quando il nano mi vede, la sua espressione serena e rilassata cambia, sfortunatamente è tornata a farmi visita quella severa e contrariata che ormai conosco fin troppo bene.
Alzo gli occhi al cielo: che cos’ho fatto adesso?!
“Glenys, dove hai preso quel vestito?” Thorin mi raggiunge e guarda con aria interrogativa l’abito che sto indossando. Il suo tono è duro, dubito fortemente che voglia farmi i complimenti.
“In un posto...” rispondo sul vago. Notando il modo rigido con cui mi sta guardando, sorrido con aria innocente e scuoto leggermente il vestito. “Ti piace?” gli chiedo con tono civettuolo, facendomi piccola piccola sotto i suoi occhi severi.
“L’hai rubato” constata incrociando le braccia sul petto, guardandomi come un padre guarda la propria figlia che ha appena combinato qualcosa di grave.
“Dai Thorin! Tanto la proprietaria sarà sicuramente morta!” Quando mi rendo conto di quello che ho appena detto, mi tappo la bocca prima di dire qualcos’altro di inappropriato.
Per buona sorte il nano sembra non fare caso alla mia mancanza di tatto e di delicatezza, piuttosto sospira. “Lo sai che è sbagliato rubare… vero Glenys?”
“Anche se fosse viva, sicuramente la proprietaria non si ricorderà di questo vestito e, quando saprà che Erebor è stata riconquistata, sicuramente non correrà qua a cercarlo!”
“Sì, ma ciò non vuol dire che...”
“Oh Fili e Kili mi stanno chiamando! Vado un attimo a sentire cosa vogliono dirmi, mi sgriderai più tardi.” Prima che possa continuare con la sua tiritera, fuggo via.
Mentre mi allontano mi lascio scappare una risatina, stando molto attenta a non farmi sentire dall’orso arrabbiato.

L’Antro di Lucri:

Ragassuoli, eccomi qua.
Vi avverto subito che probabilmente non sarò più così veloce ad aggiornare, perché, oltre al teatro, purtroppo è ricominciata pure l’università T.T
Ma state tranquilli: chi mi conosce sa bene che porto sempre a termine ciò che inizio, poi a questa fanfiction ci tengo troppo, era da tanto che volevo scriverla, sicuramente prima o poi la finirò ;).
In ogni caso cercherò di metterci meno tempo possibile.
Grazie per l’attenzione.
Un bacio

Lucri




















































































 

   
 
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