Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    11/10/2017    1 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Atto VII
Discorsi

Chiuse la porta con attenzione correndo poi in camera da letto, scostò i vestiti in fondo all’armadio e prese il libro, la copertina era rigida e fredda, ma in quel momento non si fermò a rimirare le lettere in rilievo e i decori incesellati. Lo aprì con sicurezza sfogliandolo appena e rivelando un foglietto di carta che aprì con cura. Le lettere non erano chiarissime e in alcuni punti l’inchiostro non aveva preso bene, ma era normale; infondo quando aveva scritto la lettera aveva tenuto conto che il foglio messo sotto non sarebbe venuto benissimo, nonostante avesse usato apposta una quantità maggiore di inchiostro per far passare le lettere.

Si sedette sul bordo del letto, la lettera tra le mani e la rilesse attentamente. Le lettere scivolavano sotto i suoi occhi impresse nella mente, le labbra che mimavano senza voce prima ancora che arrivasse a fine parola. Non poté trattenersi dal sorridere quando raggiunse l’ultima frase, alzò viso verso il soffitto trattenendo per un attimo il fiato, sentiva il cuore battere vivo, pompare vita nel suo corpo. I muscoli erano tesi quasi fosse in preparazione di un salto o di una lunga corsa e sentiva un insolitamente piacevole pizzicorio alla base della nuca.

Sentiva il bisogno fisiologico di alzarsi e correre, fuggire lontano fino a che le gambe avessero retto, voleva urlare a squarciagola, gridare semplicemente fino a perdere la voce, ridere fino a farsi venire il mal di pancia e sentire le guance rigarsi di lacrime. Voleva smettere di respirare, sentirsi vivo ed esistere. Voleva la luce accecante negli occhi e il caldo del sole sulla pelle. Respirare il freddo della notte e farsi avvolgere del buio delle stelle.  

Ridacchiò.

Il rumore della risata tra quelle pareti vuote parve spezzare quell’atmosfera irreale che si era creata, il tempo riprese lentamente a scorrere e l’euforia scemò insieme all’adrenalina.

Socchiuse gli occhi provando a immaginarsi anche lui a volare in alto, quasi a sfiorare il soffitto in pietra, sorrise amaro abbassando il capo e tornando a fissare il mero inchiostro. Poteva sentire l’amarezza far scemare ogni tipo di energia e improvvisamente si sentì più spossato che se avesse corso da una parte all’altra del Distretto. Strinse i denti trattenendo un urlo e strinse le palpebre. La carta si stropicciò appena tra le sue mani e lui emise un verso a metà tra un singhiozzo e un urlo di frustrazione.

Fissò ancora quelle lettere che avevano perso ormai ogni tipo di fascino e raccolse il libro da terra, dove era caduto. Infilò la lettera tra quelle pagine avendo cura che non sporgesse dal bordo e poi lo rimise sul fondo dell’armadio. Chiuse le ante sospirando appena e voltò lo sguardo, la piccola finestra pareva ritagliata in quel muro massiccio e dava sulla piazzetta alla base della scalinata, i soldati osservavano oziosi i pochi passanti che provavano ad avvicinarsi, le lame scintillanti sotto i mantelli verdi.

Chiuse gli occhi respirando solo per un attimo ancora quell’aria magica che ancora rimaneva sospesa tra la polvere e l’umido scuotendo la testa.

Non era ancora il momento.

 

 

Era stanca, sia mentalmente che fisicamente, mentre varcava l’ingresso di casa. Si massaggiò gli occhi stancamente gemendo appena, tolse con un gesto secco il nastro che teneva i capelli raccolti in una ormai scompigliata coda di cavallo e si prese qualche secondo per massaggiarsi le spalle. Chayse era in cucina a mangiare, lo sapeva, e prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. Ma non ora. Non adesso. Era troppo stanca per farlo.

Aprì gli occhi di scatto, quasi cercando di scacciare quei pensieri che, infidi, le se annidavano dietro le palpebre e si diresse in bagno, allo specchio vide un riflesso che non la rappresentava. La ragazza allo specchio aveva già ventisette anni e le borse sotto agli occhi, le labbra sottili e i capelli radi e fini che ricadevano sul viso disordinatamente, gli occhi castani che si nascondevano dietro di essi erano stanchi. Sorrise. Era bella, di quella bellezza spontanea che l’aveva portata ad avere quella vita e che il fato dona ciecamente senza motivo. Eppure quel riflesso sorridente e sfatto, sensuale e bambinesco non era suo. Non era così lei, non in quel momento. Aprì l’acqua sciacquandosi il viso e qualche goccia fredda cadde anche sul vestito che indossava, pigramente lo tolse appoggiandolo per terra vicino a se e tornò a mettere le mani sotto il rubinetto rabbrividendo, era ghiacciata. Si lavò velocemente il collo e il petto, le ascelle e le braccia resistendo stoicamente al freddo che l’attanagliava per poi asciugarsi velocemente con un panno. Non aveva voglia di prepararsi l’acqua calda quella sera, inoltre lavarsi completamente l’avrebbe inutilmente esposta alla possibilità di ammalarsi. Si rivestì, asciugò per terra e uscì dal bagno. La porta della camera da letto al piano terra era chiusa e dalla cucina non proveniva più alcuna luce o rumore. Chiuse attentamente la porta dietro di sé avviandosi per il corridoio facendo meno rumore possibile.

Chayse doveva essere già andato a dormire e non si stupiva visto l’orario tardo che era, probabilmente anche Mihir già dormiva nel suo letto e il pensiero delle coperte calde la rassicurò. Salì le scale sgusciando in camera e osservando il corpicino nel letto di fronte a se.

Il fratello dormiva sereno, appena illuminato dalla luce del lampione che entrava dalla finestra. Si tolse velocemente il vestito per infilare un’assai più comoda camicia da notte e poi si mise a sua volta a dormire. Sperava solo che il respiro regolare di Mihir la tenesse lontana da sogni angosciosi e incubi.

Eppure non riusciva a prendere sonno, sentiva quasi di starsi per mettere a piangere dalla disperazione. Odiava la notte, perché era in quel momento, quando ogni possibilità di vedere il sole svaniva, che i tormenti e le ossessioni si affacciavano all’orlo della mente, urlando e imprecando frasi oscene che le attanagliavano le budella. Sentiva i richiami della Signora, il pianto disperato di un Mihir ancora infante, i gemiti di Corinne, i grugniti degli uomini, le suppliche dei mendicanti per strada e i suoi singhiozzi.

Strinse la coperta tra le mani raggomitolandosi, aveva la nausea e gli occhi gonfi, lo sapeva, dalle lacrime. Strinse tra i denti i singhiozzi impedendogli di fare rumore e spinse le ginocchia contro il seno.

Lentamente la disperazione si acquietò sostituita dalla stanchezza e si lasciò andare al sonno, in una notte senza sogni.

 

 

Il risveglio colse entrambi preparati e quando i primi clienti iniziarono ad entrare nel locale Mie era, contro ogni aspettativa, già dietro al bancone pronta a servirli. La giornata era cominciata bene e questa era buona cosa. Mihir annuii tra se e se a quella considerazione addentando l’ultimo pezzo di pane che era rimasto nel piatto, si era svegliato bene, riposato e in forze, con una gran voglia di mangiare e di rendere quella giornata una bella giornata!

Mise il piatto sporco nel lavello e andò in locanda per aiutare la sorella, il padre stava ancora dormendo, ma era sicuro che si sarebbe svegliato poco dopo. Non riusciva proprio a starsene con le mani in mano quando c’era del lavoro da svolgere.

-Buongiorno!-

Uno dei clienti lo saluto con un grosso sorriso e Mihir ricambiò avvicinandosi, lo aveva riconosciuto praticamente subito. Jago era un ragazzo sui vent’anni, simpatico e cordiale era una di quelle personalità che raramente si incontrano, ma che quando succede calamitano su di se tutti coloro che sono nelle vicinanze, non per nulla il tavolo era già pieno.

-Jago!- il bambino lo salutò mentre il giovane sorridente lo prendeva sulle ginocchia, Mihir provava per lui una sorta di simpatia mista ad ammirazione. Forse perché, da che ricordasse, lui era l’unico che quando parlava lo prendeva sul serio anche quando era più piccolo.

-Allora hai qualcosa da raccontarci oggi?-

Finse di pensarci su prima di scoppiare a ridere e scuotere la testa -No-

-Oh andiamo- anche il giovane rise posizionandoselo meglio in braccio in modo che tutti i presenti potessero guardarlo in faccia -Deve essere successo per forza qualcosa-

Nonostante stessero parlando di tutt’altro con poche frasi Jago era riuscito a calamitare naturalmente tutta l’attenzione dei compagni sul di lui, era incredibile. Sorrise

-Forse… Sono andato con Mie al mercato- ammise

-Allora avevi fatto qualcosa!- esclamò divertito uno dei presenti

Sollevò le spalle facendo scoppiare a ridere il tavolo

-Fortuna che state bene- affermò un uomo occhieggiando ampiamente Mie dietro al bancone -Sarebbe stato un peccato se si fosse fatta del male-

-Improbabile, so che non si è fatto male nessuno-

L’uomo lanciò un’occhiata al compagno -Cazzate, la figlia di mio cugino si è beccata un bel po’ di gomitate in quella ressa-

L’altro sollevo le spalle -Colpa sua-

Si fissarono malamente e l’uomo stava per ribattere quando la voce di Jago li interruppe -In effetti c’è venuto un sacco di confusione, alcuni mercanti si sono anche presi qualche cassa in testa-

-Ben gli stava!- disse qualcuno tra le risate -Con quei prezzi che fanno sono dei ladri! Ladri vi dico!-

-Ormai lo sappiamo, e ogni giorno i prezzi aumentano, il pedaggio per le scalinate dicono-

-Il pedaggio un cazzo- intervenne uno -Sono solo dei fottuti truffatori! E quei deficienti gli danno corda!-

Qualcuno schioccò la lingua sul palato -Gli Unicorni? Ma cosa vuoi che facciano quelli, sono senza spina dorsale! Non riuscirebbero a uscire vivi neanche da una rissa da bar!-

-Già, vi dico io la prossima volta che provano a fare i gradassi, un pugno sul naso e qualche calcio nello stomaco! Quello si che gli fa passare ogni voglia di scherzare!-

Cori di approvazione si levarono dal tavolo -E pensi di dargliela tu la lezione?-

-E chi altri!-

Un paio di loro risero -Ma se non saresti neanche da dove cominciare!-

-Ti arresterebbero prima ancora che tu possa solo pensare di chiudere il pugno!-

-Che stai dicen…-

-In realtà lo ucciderebbero-

Calò un attimo di silenzio sul tavolo mentre più paia di occhi si giravano nella sua direzione, Mihir si sentì a disagio in quel momento, poi per il tavolo si sparse una risatina isterica prima che qualcuno rispondesse alla sua affermazione

-Non possono uccidere la gente così-

-Ma lo fanno- la voce ferma e sicura di Jago attirò subito l’attenzione di tutti -Ed è anche una cosa risaputa. Abbastanza perché anche i bambini ne siano a conoscenza-

Storse leggermente la bocca a sentirsi apostrofare come “bambino”, ma decise di ignorare la cosa. Infondo gli aveva dato ragione, no?

Il gelo era calato sul tavolo e la gente si muoveva irrequieta sulle sedie borbottando imprecazioni

-Se solo avessimo anche noi quei cazzo di movimenti non farebbero tanto gli sbruffoni-

-In ogni casi bisognerebbe imparare a usarli- ricordò qualcuno amaramente -E non sembrano disposti a insegnarlo-

-Puah, se c’è l’hanno fatta quei ragazzini possiamo farcela anche noi no? Basterebbe averceli!-

-E chi ti dice che basterebbe davvero?-

Jago schioccò la lingua intervenendo -Non mi sembra che i ragazzini siano mai stati catturati-

-Ha ragione! Se solo li avessimo- la voce si spense mentre la testa dell’uomo sprofondava sul tavolo in legno

-Se solo, se solo, se solo, siete davvero capaci di dire solo questo?-

L’uomo alzò la testa fissando Jago negli occhi -Cos’altro dovremmo fare? Cosa possiamo fare oltre a stare seduti qui eh?- chiese amaro

-Combattere-

Mihir si girò leggermente fissando il giovane negli occhi, era serio, tremendamente serio

-Quei ragazzini sono più piccoli della maggioranza di noi, eppure combattano contro quei bastardi e vincono! Ogni stramaledettissima volta! Chi ci dice che per noi non è possibile?-

-E dove pensi di trovarli dei cazzo di Movimenti eh, Jago?-

-Mercato nero, costano un po’, ma mettendo qualche soldo da parte potrem…-

L’interlocutore scoppio a ridere -Soldi? Io a malapena ho abbastanza per far mangiare mia moglie e tu mi parli di mettere da parte i soldi per una rivoluzione?-

-O questo o continuerai a non avere da che mangiare per sempre-

-Fallo allora, avanti!- lo sfidò -Metti in piedi una rivoluzione e ti seguiremo-

Jago scosse la testa sospirando

-Ma non fate prima a unirvi a loro?- gli sguardi si spostarono nuovamente su Mihir

-Spiegati- lo incoraggio il giovane alle sue spalle -Coraggio-

-Voi avete detto che i tre ragazzi del mercato usano i Movimenti tridimensionali e riescono a scappare dagli Unicorni giusto?-

L’uomo borbottò un sì, seguito dai compagni

-Quindi si può dire che, a modo loro, stanno portando avanti una rivoluzione, umiliando i soldati e dimostrando alle persone che non sono imbattibili. Se a loro si aggiungessero altre persone insieme potrebbero battere gli Unicorni-

Jago batté le palpebre un paio di volte -Rimarrebbe il problema dei Movimenti. Costano troppo a quanto pare- ripeté sottolineando con una punta di acidità l’ultima frase, l’uomo sbuffò irritato

-La penultima volta erano due. Al mercato ieri erano tre. Magari conoscono un modo per ottenere i Movimenti tridimensionali a poco prezzo- meditò, poi scosse la testa -Sbagliato- sussurrò tra se e se

I presenti corrucciarono le sopracciglia -Cioè? Se devi dire qualcosa parla!-

-Pensate a quando si presentano, lo fanno sempre al mercato, eppure non hanno un momento fisso. Sembra che le loro apparizioni vadano a caso, se non fosse così? Il loro scopo, forse, non è solo rovesciare casse di frutta e dimostrare di poter scappare dai soldati-

-Il mercato nero- gli occhi di Jago si illuminarono -Qualcuno deve pur portarceli i Movimenti lì no? In modo che possano rivenderli!-

-Sono loro a vendere i Movimenti?- chiese sconvolto uno dei presenti

-Cazzo-

-Non ci credo!-

-Forse- pigolo Mihir

-Lasciatelo dire bimbo, sei un genio!- la mano grossa dell’uomo calò sulla sua testa accarezzandogli i capelli mentre si perdeva in una risata

-Invece di organizzare sommosse e rivoluzioni vi consiglio di discutere su quanto sia bello il soffitto della locanda-

I presenti si girarono a osservare Mie che con un gesto veloce posò qualche boccale sul tavolo

-Ehi, non abbiamo ordinato niente, non…-

Un gesto veloce della testa di Jago spinse tutti a voltare lo sguardo alla porta, dove due soldata stavano entrando pulendosi gli stivali

-E la prossima volta pensateci due volte prima di mettere in testa a Mihir queste stupide idee rivoltose, o vi devo ricordare la sommossa dei mercanti di quattro anni fa?-

Gli uomini sbiancarono abbassando il capo mentre Mie lo afferrava per un polso tirandolo giù dalle gambe di Jago per portarlo dietro al bancone. Si chinò leggermente sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza e lo fisso seria

-Vedi di stare più attento la prossima volta Mihir, intesi?-

Annuii velocemente -Però Jago…-

-Ha ragione-

Sgranò gli occhi fissando la sorella, mai una volta aveva supportato le idee del ragazzo, che le prendeva adesso?

-Jago ha ragione, lo ammetto. Ma non è adesso il momento giusto per parlarne-

Si tirò su continuando a lavorare come se niente fosse. Mihir la fissò ancora qualche secondo, in effetti la sorella era sempre intervenuta prima che le conversazioni degenerassero a tal punto, ma aveva ingenuamente pensato che non se ne fosse semplicemente accorta.

-Vai a svegliare papà? Il locale si sta riempiendo e abbiamo bisogno di aiuto-

-Va bene- corse in casa chiudendosi il rumore e il chiacchiericcio dietro di se, possibile che quella lettera le avesse fatto cambiare idea a tal punto?

-Papà?- lo richiamò appena da dietro la porta socchiusa, ma l’uomo stava ancora dormendo quindi si azzardò a entrare. La stanza era totalmente buia per la mancanza di finestre, ma la conosceva abbastanza bene da non sbattere contro lo spigolo del cassone in fondo al letto o calpestare l’asse sfondata lungo il bordo della stanza.

-Papà?- richiamò arrampicandosi sul letto. L’uomo borbottò allungando un braccio, Mihir sorrise lasciandosi accarezzare e accoccolandosi contro il corpo caldo -Papà, Mie ha bisogno con la locanda, è piena!-

Sbuffò rumorosamente per poi alzarsi e accendere la luce, immediatamente la stanza si rischiarò rendendo evidente il disordine che vi regnava.

-Mi preparo e arrivo subito uhm?-

-Bene!- accordò sedendosi a gambe incrociate sul letto -Sono anche arrivati dei soldati-

-Ah, davvero?-

-Hm hm- annuii -E ci sono anche Jago e altri-

-Oh, bene- Chayse sorrise e Mihir lo seguì mentre usciva dalla stanza ormai vestito e pronto.

Quando rientrarono nella locanda buona parte dei tavoli erano stati occupati, così come il bancone. Mie si avvicinò velocemente, i capelli racchiusi nella solita coda e un sorriso sul volto

-‘Giorno papà!-

-Vai a preparare il pranzo?-

Annuii -Sarebbe il caso, ci vuole un po’ a preparare e lo sai come sono i clienti-

-Tutto e subito?-

Ridacchio -Esatto, vogliono tutto e subito- il sorriso si fece un poco più preoccupato e lo sguardo sguizzò verso il tavolo di Jago -Dacci un occhio in più, non voglio che creino problemi, non adesso-

Chayse sollevo il sopracciglio -Tutto questo interessamento… devo sospettare qualcosa? Infondo l’età è giusta!-

Mie lo guardò confusa prima di capire l’allusione e ridere -Non dire sciocchezze, non è quello il motivo-

L’uomo sorrise poggiandogli una mano sulla spalla prima di dirigersi verso il bancone. I due soldati stavano già bevendo soddisfatti dai loro boccali ridendo sguaiatamente su qualche aneddoto che non avevano avuto il privilegio di conoscere. Poco lontano il tavolo dove Mihir era stato seduto fino a poco prima era diventato silenzioso e cupo, più di un’occhiataccia partì da quegli avventori verso gli Unicorni.

-Dai una mano a papà- gli sussurrò Mie prima di tornare in cucina e lui si diresse verso il padre.









Note e Scleri dell'autrice:
Giocatori e giocatrici non sono morta! HA! Alla faccia vostra vi tormenterò ancora per un sacco (si spera). Ovviamente sono in ritardi di una settimana, ma questo lo sapete anche senza che sia io a dirvelo, no? Presumo che vogliate sapere piuttosto il motivo... bhè è un capitolo importante perchè iniziamo ad addentrarci sempre più nella storia principale, so che magari adesso a molti di voi questo sembreràun pallosissimo e noiosissimo capitolo di ntransizione, ma in realtà qui si poggiano le basi di molte delle sottotrame e dei segreti che verrano svelati nel corso dei capitoli futuri. Quindi pazientate e leggete ;)
So che rischio di sembrare ripetitiva ma il precedente, questo e i prossimi 3/4 capitoli saranno fondamentali per la storia in quanto decideranno la sorte del protagonista in maniera radicale, chi saranno gli antagonsti e chi gli aiutanti, chi morirà e chi sopravvivrà e quali segreti verrano svelati (o moriranno con i personaggi). Quindi votate numerosi mi raccomando, esprimete la vostra opinione senza paura sia tramite recensione che tramite MP. La domanda è questa:

I soldati si sono accorti o hanno intuito i discorsi e l'ostilità di Jago e dei suoi compagni?
A- Sì
B- No

Aspetto le vostre risposte!
Imoto-chan



  
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