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Autore: ringostarrismybeatle    12/10/2017    3 recensioni
Una mancata stretta di mano può davvero impedire ad un sentimento di rivelarsi?
Forse no.
Ci sono momenti in cui ci si convince che per nessun motivo al mondo avremmo bisogno di una persona. Ma la verità riesce sempre a vincere. In un modo o nell'altro. In momenti diversi. Può accadere nel giro di un minuto, o forse di anni. E in situazioni che mai avremmo potuto immaginare. Un duello. O una lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Ma, alla fine, accade.
E ci si può rendere conto di amare qualcuno nei modi più impensati. Accarezzando le sue debolezze. O scegliendo di allontanarsi, di abbandonarlo. E di restare soli. A costo della propria felicità.
Combattuto tra una relazione nascosta per anni ed il rispetto per un padre disposto a tutto per devozione, Draco è questo. E' timore. Timore di essere felice. Ma, allo stesso tempo, è forza. Forza di prendere decisioni difficili per salvare le persone che ama, forza di scegliere. Di crescere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Cap 4 Harry Potter e il Calice di Fuoco




Draco continuò a camminare nervosamente avanti e indietro dinanzi al ritratto della Signora Grassa, in attesa.

La donna lo osservò a lungo, squadrandolo dalla testa ai piedi e guardandolo con un certo disgusto. Un Serpeverde dinanzi la sua porta. Questo non era mai accaduto. E lei ne era sempre stata davvero felice.

Erano ormai le due di notte. Nessuno si aggirava per il Castello di Hogwarts, se non lui. Non sarebbe stato saggio, non in quel periodo. Il Torneo Tremaghi era ormai al termine, ma c’era ancora.. Qualcosa. Qualcosa che nessuno riusciva a spiegarsi. Una sensazione che aleggiava nel Castello, un senso di insicurezza che nessuno riusciva a comprendere. E Draco lo sapeva bene.

Era quello il motivo per cui, di notte, aveva lasciato il proprio dormitorio per recarsi lì. Aveva chiesto di poter incontrare Percy Weasley, e dopo innumerevoli domande e rifiuti da parte della Signora Grassa, aveva avuto la possibilità di parlare con lui. Gli aveva chiesto di Harry. Aveva bisogno di vederlo.

Percy non aveva compreso. Aveva scosso il capo più volte, chiedendo a Draco di essere più preciso sul perché volesse vederlo. Ma lui aveva parlato solo del Torneo. E dell’ultima sfida che lui e gli altri tre concorrenti avrebbero dovuto affrontare.

Camminò ancora, in solitudine, sospirando pesantemente e attendendo. Percy aveva ceduto. In situazioni normali non lo avrebbe mai permesso, ma lo sguardo di Draco gli era sembrato davvero preoccupato. E fino a quel momento, non lo aveva mai visto in condizioni simili.

Solo quando la porta scattò di nuovo, Draco si voltò, con il cuore in gola. Da essa, il volto sorpreso di Harry si rivolse subito verso di lui.

“Ma che cosa ci fai qui?”

Percy gli aveva detto che si trattasse di Draco, ma allo stesso modo lui non avrebbe potuto comprendere. Ma l’altro non gli diede la possibilità di parlare. Non in quel luogo.

“Vieni con me.”

Lo prese rapidamente per mano, conducendolo lungo un corridoio che si trovava poco distante dal dormitorio di Grifondoro. E quando finalmente trovò un luogo adatto, nascosto dagli occhi di chiunque, nonostante a quell’ora non ci fossero occhi in grado di osservarli, si fermò. La sua volontà fu quasi quella di nascondere Harry, che si trovò con le spalle contro il muro.

“Ma che cosa fai?”

Parlò a voce probabilmente troppo alta, perché un istante dopo l’indice di Draco si posò sulle sue labbra, premendole e zittendolo. Attese ancora qualche istante, per accertarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. E solo quando fu sicuro, si rivolse all’altro.

“Potter. Ascoltami. Non partecipare al Torneo, domani.”

Gli occhi di Harry si sgranarono dinanzi a lui.

“Che cosa?”
“Devi ascoltarmi. Non andare. Ho paura che tu sia in pericolo.”

Draco fissò i propri occhi su di lui, cercando di convincerlo solo attraverso l’aiuto del proprio sguardo. Avrebbe preferito evitare di dare spiegazioni, perché forse neanche lui aveva voglia di sentirle. Di comprenderle. Ma seppe da solo che non sarebbe mai riuscito a farlo, senza prima discutere della questione con lui.

“Ma di che cosa stai parlando?”

Evidentemente, Harry non capì che avrebbe dovuto abbassare la voce. O forse, quelle parole da parte di Draco lo avevano sorpreso al punto da fargli dimenticare che ora fosse e dove si trovassero.

Draco si affrettò a porre una mano sulla sua bocca, guardandosi intorno e poi riportando lo sguardo su di lui, quasi a volerlo rimproverare.

“Vuoi chiudere quella bocca?”

Fu duro, sì, ma ebbe ragione. Ed Harry non osò controbattere. Avvertì per qualche altro secondo la mano del compagno sulla propria bocca, ma alla fine poté tornare a respirare regolarmente.

Draco lo guardò, e solo un istante dopo estrasse dalla tasca della propria giacca un foglio, piegato più volte. La carta giallognola, tipica delle lettere della famiglia Malfoy, venne aperta dinanzi agli occhi di Harry.

“Leggi solo la fine.”

Il ragazzo osservò il proprio compagno, che senza aggiungere una sola parola gli porse la lettera. Si chiese il perché di quella richiesta. Solitamente, aveva accesso a tutte le lettere dei Malfoy al loro amato figlio. E non perché volesse ficcanasare nelle loro questioni private. Semplicemente, perché era lo stesso Draco a voler condividere con lui le parole dei suoi genitori. Ma quella volta, aveva chiesto di leggere solo la fine. Con grande probabilità, semplicemente perché lì si sarebbe concentrato tutto ciò che il ragazzo stava cercando di spiegargli. E leggendo, Harry comprese.

Per accertarsi che quel dubbio fosse fondato, gettò un’occhiata anche alla prima parte della lettera, ma di fatto non trovò nulla di interessante, in quel momento. Così, fece come gli era stato detto. E le parole di Draco trovarono dimostrazione.

Un’ultima cosa, Draco. La più importante. Resta lontano dal Labirinto della terza prova del Torneo Tremaghi. Non avvicinarti per nessun motivo. Non chiedermi spiegazioni. Quando sarà il momento, saprai.

Le cose stanno per cambiare, Draco.

Sta per accadere qualcosa di grandioso.

E lo accoglieremo insieme.

Abbi cura di te.

La firma, naturalmente, di Lucius Malfoy.

Harry avrebbe riconosciuto quella calligrafia anche tra migliaia e migliaia. Ma in quel momento, l’odiosa scrittura era passata in secondo piano. Perché ad essere veramente importante era il contenuto di quella lettera.

“Cosa vuol dire?”

Non capì. Non seppe davvero di cosa Lucius Malfoy stesse parlando. Guardò di fronte a sé, dove gli occhi di Draco lo stavano osservando da tempo, sperando che almeno lui comprendesse.

“Vuol dire che devi stare lontano da lì, Potter.”
“Draco, ma il Torneo-”
“Non mi interessa del Torneo. Non so di cosa mio padre parli. Speravo che tu sapessi dirmi qualcosa in più. Qualcosa che in questi mesi, forse, mi hai nascosto. Ma se non sappiamo quale sia il pericolo, starai lontano dal Labirinto. Senza scuse.”

Ma l’attenzione di Harry era rimasta ben salda su ciò che lui aveva detto in precedenza.

“Qualcosa che ti ho nascosto?”

Draco, dentro di sé, si rese conto che forse non avrebbe dovuto dirlo. Sapeva che Harry non avrebbe più badato alle cose realmente importanti, per soffermarsi su quella.. Stronzata.

“Lascia perdere.”
“Cosa ti avrei nascosto, negli ultimi mesi?”

Il ragazzo sbuffò, decidendosi a parlare. Harry non avrebbe più smesso di porre domande.

“Forse gli incubi che quest’anno ti hanno stremato. Mi hai sempre detto di non averne più avuti. Ma non è la verità. Lo so. Lo vedo nei tuoi occhi. Sul tuo viso. Hai continuato ad averne per tutto l’anno, ma mi hai sempre mentito.”

Harry impiegò tutte le proprie forze per mantenere gli occhi su di lui. Perché, in quel momento, sentì una profonda vergogna. Aveva sempre pensato, fin dal primo momento, di essere riuscito ad ingannarlo. Ma, evidentemente, si era sbagliato. E di grosso.

“Io.. Mi dispiace.”
“Lascia perdere. Avremo tempo. Ma mi interessa sapere una cosa. Che cosa c’era nei tuoi incubi? Cosa hai visto?”

Era una domanda che decisamente non si aspettava di ricevere. Non quella notte. Non da lui. Spesso Draco si era interessato alla questione, era vero, ma in quel frangente non pensava di dover ripercorrere quei momenti.

“Ecco, io.. Di solito vedo sempre la stessa casa. Il guardiano sale le scale perché.. Perché sente delle voci. E c’è un uomo. Barty Crouch Jr. E.. Non lo so, non so cosa dica-”
“Cerca di ricordare. Chi c’è nella stanza?”
“Non lo so. Ci sono lui e Peter Minus. Ed il serpente. E.. Non so cosa dicano. Ma sono certo che parlino con lui.. Con-”
“Non dirlo.”

Draco non aveva paura di pronunciare quel nome. Non era come tutti gli altri. E sarebbe stata davvero l’unica persona, oltre ad Harry, ad avere il coraggio di pronunciarlo. Ma c’era qualcos’altro che lo aveva sempre frenato. Si trattava del ricordo. Un ricordo che non faceva altro che addolorarlo. Un ricordo che riguardava la sua famiglia.

Perché ogni volta in cui sentiva il nome di Voldemort, le stesse immagini si presentavano nella sua mente.

La follia negli occhi di suo padre. Il dolore negli occhi di sua madre.

Ed era tutto ciò che, ormai, non avrebbe voluto più vedere.

“Non è in forma umana. È debole.”

Le parole di Harry lo riportarono alla realtà.

“E dice che.. Beh, che c’è bisogno del ragazzo, per poter portare a termine.. Non so cosa di preciso. C’è bisogno.. Di me.”

Draco lo osservò. Non c’era altro, ne fu certo. E ciò che Harry aveva raccontato non era abbastanza. Non sarebbe servito. Ma non c’era menzogna nelle sue parole. Non avrebbe potuto nascondere nulla, ormai. Non avrebbe avuto alcun senso.

“Non è molto.”
“È tutto. Non c’è altro.”

Harry portò improvvisamente la mano sulla fronte, lì dove evidentemente la cicatrice aveva iniziato a bruciare.

“Harry?”

Lo sguardo di Draco mostrò tutta la sua preoccupazione a riguardo, ma qualche istante dopo si tranquillizzò, quando anche il dolore di Harry sembrò sparire. Il ragazzo si riprese in pochi secondi. Era abituato a quegli attacchi improvvisi, soprattutto quando cercava di ricordare quegli avvenimenti notturni.

“Tutto bene?”

Riuscì a risollevare lo sguardo su di lui, annuendo e cercando di abbozzare un sorriso.

“Sì.”

Rimasero in silenzio per qualche istante. Istanti preziosi, in cui Harry prese del tempo per poter comprendere se porre quella domanda fosse la cosa giusta da fare. Una domanda che, dall’inizio del suo incontro con Draco, premeva all’interno della sua mente per uscire.

“Draco.”

Trovò dentro di sé il coraggio necessario.

“Credi che la lettera di tuo padre abbia qualcosa a che fare con questa storia?”

Il compagno lo guardò a lungo, prima di rispondere, nel tentativo di restare calmo.

“Non lo so.”
“Draco. Per favore.”

Sapeva benissimo che non avrebbe voluto affrontare quell’argomento. Ma sarebbe stato necessario.

“Cosa vorresti insinuare, Potter?”

Era normale. Draco stava iniziando ad irritarsi. Ed Harry sapeva che avrebbe dovuto mantenere la calma, per poterla trasmettere anche a lui.

“Nulla. Ma.. Insomma, pensavo che la sua lettera potesse-”
“Non c’è niente in quella lettera che sia ricollegabile a.. Tu-Sai-Chi.”

Il suo tono era divenuto più duro. Harry lo aveva avvertito.

“Draco. Non voglio che ti agiti in questo modo. Ma, insomma, sai bene anche tu cosa sia accaduto tempo fa.”
“Già. Tempo fa. Non adesso. E non accadrà mai più.”
“Ne sei certo?”

Le labbra di Draco si dischiusero in modo evidente. Ed Harry desiderò di non aver mai pronunciato quelle parole. Almeno, non con una convinzione così grande.

“Non permetterti. Mai più.”

Scosse il capo, quasi per far fuggire dalla propria mente quelle idee malsane che stavano tornando a colmarla. Paure che, ormai da anni, avevano continuato ad assalirlo, senza lasciargli via di scampo. Paure che nessuna rassicurazione sarebbe stata capace di scacciare.

Paure che, in quel momento, rischiarono di tramutarsi in convinzioni.

“Mio padre non è più un Mangiamorte.”

Non seppe con quale coraggio pronunciò quelle parole. Fu un colpo tremendo che inferse al proprio corpo. Ma fu necessario per convincere Harry. E se stesso.

“Non c’entra nulla con lui. Te lo assicuro.”

Il compagno lo osservò. Le labbra tremanti di Draco tradussero alla perfezione il suo stato d’animo. Ed Harry si maledisse per averlo costretto a parlare. A dire così tanto. Ma in fondo, fu certo che egli avesse compreso dove volesse arrivare.

“Draco. Non insisterò, se tu non vorrai. Ma c’è una cosa che voglio che tu sappia. Una cosa che mi è stata detta da una persona molto importante. Nessuno, nessuno smette di essere un Mangiamorte.”

Il volto di Sirius nel fuoco del dormitorio di Grifondoro tornò nella mente di Harry. In quel caso, il soggetto del loro discorso era Igor Karkaroff. Ma il significato di quelle parole era sempre lo stesso. E mai come in quel momento, Harry lo comprese.

Draco lo guardò, senza rispondere. Non avrebbe avuto intenzione di farlo. Non prima di lasciarlo terminare.

“Forse è vero, tuo padre non c’entra nulla. Forse la sua lettera si riferisce ad altro. Ma non convincerti di qualcosa, solo per fuggire dalle tue paure. Non illuderti che qualcuno a cui tieni possa cambiare. Faresti del male a te stesso.”

Fu totalmente spontaneo. Anche nei gesti. Senza alcun preavviso, raggiunse la mano di Draco, incrociando le sue dita con le proprie e tenendola stretta.

“E io non voglio che questo accada.”

Lo guardò dritto negli occhi. E comprese che, anche se i suoi dubbi non sarebbero stati placati in quel modo, almeno il suo cuore lo sarebbe stato. Ed era tutto ciò che in quel momento desiderava.

“Se tu sei convinto di ciò che dici, io mi fiderò. Ma domani prenderò parte al Torneo. E tu dovrai essere abbastanza forte. E fidarti di me.”

Draco comprese. Non solo comprese quelle parole, ma comprese anche il suo gioco. E seppe che non avrebbe potuto fare nulla per impedire che il compagno si avvicinasse al Labirinto, il giorno successivo.

In fondo, quante volte si era preoccupato per lui? Quante volte aveva pensato di non vederlo tornare? Alla fine, aveva sempre potuto tirare un sospiro di sollievo. Alla fine, Harry era sempre tornato da lui. E anche questa volta sarebbe andata così.

Cosa sarebbe potuto accadere di così grave? Harry aveva affrontato pericoli peggiori di un Labirinto. Qualsiasi cosa si celasse in esso. Cercò di convincersi di quelle parole, che apparvero forzate anche alla sua mente. Ma tutto ciò che gli sembrò importante, in quel momento, fu convincere il compagno di qualcos’altro. Qualcosa che continuava a turbarlo, da quando quella conversazione si era spinta troppo in là.

“Mio padre è cambiato. Lui non potrebbe mai farmi una cosa simile.”

Tra due fuochi. Come sempre si era sentito.

Tra la paura di perdere Harry e la paura di essere tradito da suo padre.

Strinse maggiormente la mano del compagno, forse senza rendersene conto, così immerso nei suoi pensieri. Ma Harry lo notò. E dentro di sé, sorrise. Rispose a quella stretta, avvicinando il corpo di Draco al proprio. Il ragazzo lo guardò, e nel suo sguardo si riversò tutto il dolore che in quel momento stava colmando il suo cuore.

“Fa’ attenzione. Ti prego.”

Ed Harry sorrise dinanzi al suo volto. Perché Draco era lì, con lui. E questo sarebbe bastato.

Lo attirò a sé, e le loro labbra si incontrarono, come se dall’inizio di quell’incontro non avessero desiderato altro. Seppe di volerlo, più del solito. Seppe che in quel momento avrebbe voluto sentirlo, davvero. E con quel bacio lo possedette. E Draco fu davvero suo.

Dei passi nel corridoio li fecero sobbalzare. Draco si distaccò dalle sue labbra, ed Harry si affrettò a lasciare la sua mano, nonostante quella fosse l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare. Ma sarebbe stato necessario. Un istante dopo, il volto di Percy si rivelò ai loro occhi.

“Harry. Devi rientrare, adesso.”

Il suo tono fu calmo, ma in lui fu possibile notare quella perenne diffidenza che lo contraddistingueva, soprattutto quando si aveva a che fare con un Malfoy. Non sapeva perché quella notte Draco avesse cercato Harry. Non sapeva cosa avesse da dirgli. In fondo, l’odio tra i due era più che noto, all’interno di Hogwarts. Ma quella sera, Percy aveva compreso qualcosa in più su di loro. Qualcosa che, evidentemente, era sfuggito a tutti.

Draco si voltò verso di lui, e in quel momento non ebbe la forza neanche di mostrarsi superiore ad un Weasley.

“Sì, Percy. Arrivo subito.”

Harry cercò di sorridere, per convincerlo ad allontanarsi, per lasciarli da soli per qualche altro istante. Il Prefetto riportò lo sguardo su di lui, prendendo qualche secondo e poi annuendo.

Si allontanò, e di nuovo furono soli. Ma Harry comprese di dover andare.

Sorrise dinanzi al volto di Draco, portando una mano su di esso ed accarezzandolo con dolcezza. Una dolcezza di cui il ragazzo avrebbe avuto dannatamente bisogno.

“Non preoccuparti per me.”

E dentro di sé, trovò la forza necessaria per affrontare la giornata successiva.

“Andrà tutto bene.”



Ciao a tutti :D Come ogni giovedì, sono tornata con l'aggiornamento della raccolta :D E insomma, si va sempre più avanti con gli avvenimenti. Come vi avevo annunciato, sul Calice di Fuoco ci saranno due os :) Quindi, questa era la prima :D To be continued..

Piccola annotazione tecnica: Percy non dovrebbe esserci, ma insomma, lo vedevo troppo bene per questa scena e ho deciso di stravolgere qualche regola :) In fondo, è sempre una ff! Spero non sia un elemento di troppo disturbo :D

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire la raccolta :) Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle
  
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