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Autore: Vanessa1995    18/10/2017    2 recensioni
Un mese dopo essere fuggita da Azkaban, Bellatrix si reca nella vecchia casa dei suoi genitori e ,mentre si trova lì, fa una scoperta che cambierà per sempre la sua vita e farà crollare tutte le sue certezze.
Nel frattempo ad Hogwarts, la Serpeverde Clarisse nasconde un segreto destinato a distruggere tutto quello che ha creato se mai saltasse fuori e dentro di lei comincia a chiedersi se sia sbagliato quello che è diventata.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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Il giorno di Natale la coppia di sposi si recò alla Tana per festeggiare, ma il clima non era come al solito e non c'era proprio aria di festa in giro. Quello fu un Natale abbastanza triste. L'unico momento di gioia fu il solito scambio di regali, sebbene non si potesse lo stesso definire uno dei momenti più allegri al mondo. Si sentiva chiaramente la mancanza di Hermione, Ron e Harry. Chissà dove si trovavano in quel momento. Non avevano nessuna loro notizia e, per quanto ne sapevano, potevano essere addirittura morti, anche se si cercava di non pensare al peggio.
Nei giorni seguenti Clarisse tentò con scarsi risultati di godersi le vacanze natalizie e quasi tutti i giorni andava a fare un giro a Diagon Alley, che appariva sempre più cupa.
Un pomeriggio, il giorno prima dell'ultimo dell'anno, camminava per le vie pressoché deserte quando una voce la chiamò.
« Clarisse Hightower? » si girò e vide correrle incontro un mago grassottello, alto un metro e cinquanta, dal capo stempiato e gli abiti eleganti. Lo guardò perplessa. Il mago si tolse il cappello a punta di colore nero in segno di galanteria e le sorrise, mostrandole la bocca sdentata. « Mi perdoni, ma sono il notaio Trough e devo occuparmi di consegnarle la sua eredità. » lo guardò ancora più perplessa.
« Eredità? » chiese infatti e l'uomo annuì in conferma.
« Una persona che desiderava rimanere anonima, morta di recente, le ha lasciato una ricca somma di denaro. » affermò, consegnandole un documento che si rivelò essere un testamento e che non riportava, o era stato occultato, il nome del suo benefattore.
« Non può dirmi qualcosa? Darmi qualche indizio? » insistette, augurandosi che cedesse, e gli restituì la pergamena.
« Assolutamente no! Non so dirle le ragioni, tuttavia questa persona non voleva che conoscesse il suo nome. » spiegò e le consegnò una chiave, che doveva essere di una camera blindata della Gringott a giudicare dall'aspetto. Sopra era inciso un numero a tre cifre.
« Sen... » non finì la frase in quanto lo sconosciuto scomparve alla sua vista, smaterializzandosi senza neanche salutarla. Subito rimase sconvolta, poi alzò e abbassò le spalle. Voltandosi vide l'enorme edificio della banca e pensò che fosse il caso di farci un salto per vedere la sua eredità, sicura che non doveva trattarsi di chissà quale cifra.
Per poco non le venne male quando, aprendo la porta della camera blindata, vide una montagna di oggetti preziosi: gioielli, denaro e altre cose di valore.
« Oddio! » solo questo riuscì a dire. La sua attenzione cadde su una coppa che si trova in mezzo alla pila di oggetti e si avvicinò curiosa. Constatò che sopra c'era lo stemma di Tassorosso. Nonostante la sua bellezza, avvertì una strana sensazione, come di qualcosa di brutto. Allontanò velocemente la mano che aveva allungato per sfiorarla, come se si fosse bruciata solo guardandola, e si drizzò in piedi voltandosi verso il folletto. « La ringrazio per l'aiuto. » fu la prima cosa che le venne in mente da dire sul momento. Il mostriciattolo fece un cenno di assenso con il capo.

Si incamminò verso casa e circa un'ora dopo varcò la soglia dell'ingresso dell'abitazione. Suo marito le venne incontro e le sfiorò le labbra in un tenero bacio.
« Come mai ci hai messo cosi tanto? Credevo andassi a fare un giro veloce. » chiese perplesso.
« Perché ho ereditato una fortuna e non so nemmeno chi ringraziare. » spiegò tranquillamente, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
« Una fortuna? Da chi? » scrollò le spalle in risposta.
« Sinceramente non ne ho idea. » ammise. « Un vero colpo di fortuna. » aggiunse contenta, dirigendosi verso la cucina, dove trovò la tavola già apparecchiata.
« Dunque dobbiamo festeggiare. » esclamò. Quel denaro avrebbe permesso loro di stare tranquilli per un bel po' di tempo, forse addirittura per tutta la vita se fossero stati attenti. Amavano le cose semplici, a lei quei gioielli non interessavano e poteva venderli, sicura che avrebbero fruttato una grande quantità di monete, probabilmente pure diversi galeoni. Avrebbe tenuto qualche gioiello, naturalmente. Aveva notato una fantastica collana d'argento con alcuni smeraldi e diamanti a goccia e se n'era innamorata immediatamente. Quella di sicuro non l'avrebbe venduta e in ogni caso sarebbe stato meglio aspettare la fine della guerra prima di farlo.
Lei e suo marito festeggiarono il Capodanno con una cenetta romantica a lume di candela. Quella notte il Black sognò due bambini piccoli e quando la mattina dopo si svegliò non poté fare a meno di chiedersi se fosse un segno premonitore. Non avevano ancora parlato di figli e di sicuro ora che c'era la guerra non ne avrebbero fatti. Salvo che non fosse accaduto un piccolo incidente, non sarebbero diventati genitori tanto presto. Lui, tecnicamente, un figlio ce lo aveva già, cioè Harry, che era chissà dove con i suoi amici. Tentava di fare del suo meglio per non pensare al peggio.
Passarono il resto delle vacanze insieme. Sua moglie gli stava appiccicata come una sanguisuga e la cosa non gli dispiaceva per nulla, anzi.
In seguito, con sua grande sorpresa, al termine delle vacanze gli permise persino di accompagnarla alla stazione a condizione che venisse travestito e con l'aiuto di qualche incantesimo. Poiché non c'era tempo sufficiente per preparare la Pozione Polisucco, prese l'aspetto di un perfetto estraneo e per sicurezza, temendo entrambi che non bastasse e i Mangiamorte si sarebbero insospettiti, si salutarono in un vicolo poco distante dalla stazione in modo che nessuno potesse vederli. Le augurò buon viaggio e tornò a casa.
Arrivò a casa rassegnato all'idea di passare i mesi rimanenti alle vacanze di Pasqua in compagnia di Kreacher, che da quando era morta Bellatrix era diventato ancora più insopportabile e non faceva altro che piagnucolare tutto il giorno. Il mago non ne poteva più. Una parte di lui desiderava uccidere l'essere traditore che qualche anno prima aveva fatto la spia a Voldemort, ma cancellava subito quel pensiero dalla mente in quanto alla fine era utile. Dal suo matrimonio si era fatto più sopportabile e servizievole, ma quando la signora Black non c'era lo era di meno.

Due mesi dopo

La maggior parte degli studenti si chiedeva se il giorno di San Valentino avrebbe portato un po' di gioia, ma a Severus Piton il giorno degli innamorati non importava per nulla. Si trovava seduto alla sua scrivania in attesa di uno studente, anzi studentessa. Teneva i compiti poggiati sul tavolo e le dita delle mani intrecciate. Sarebbe dovuta arrivare tra poco.
« Arriverà, arriverà. » il ritratto di Silente doveva avergli letto in qualche modo nel pensiero e il preside si voltò verso l'anziano mago, che lo guardava con i suoi occhi azzurri da dietro i suoi occhiali a mezzaluna. Sul suo viso c'era un sorriso enigmatico, uno di quelli che era solito avere pure da vivo e che facevano sempre irritare il Serpeverde.
« Appena arriva la strozzo e risolvo tutti i problemi. » rispose acido, voltandogli la schiena. L'altro scoppiò a ridere divertito.
« Non la puoi uccidere Severus, è solo una ragazza. » ribadì in difesa della giovane.
« Una stupida, ecco quello che è. » a quel punto intervenne il ritratto dell'antenato di Sirius.
« Se posso, vorr... » Piton lo fulminò con lo sguardo e capì che era meglio tacere. Un bussare alla porta lo fece girare.
« Avanti. » Clarisse entrò dentro al suo ufficio. Appariva alquanto scocciata e incrociò le braccia ad altezza del petto. « Buonasera, signora Black. Prego, si accomodi. » la invitò, indicandole con un gesto del braccio una delle sedie davanti alla sua scrivania.
« Sto bene in piedi, grazie. » rispose.
« Meglio che si sieda, signora Black. » insistette e la bruna cedette, sebbene fosse chiaro che le costava parecchio farlo. Si mise a giocherellare con la sua cravatta, lanciandogli sguardi di sfida. « Dunque, ho pensato a lungo cosa fare con lei, anzi voi... » disse.
« Non ho bisogno del suo aiuto. Sto bene. » strillò con decisione, piegandosi leggermente verso la scrivania.
« Ah, davvero state bene? » adesso era lui quello che provocava.
« Stiamo bene. » confermò, posando una mano sul ventre ancora piatto.
« Perfetto, mi mancava solo la conferma. » avvertì un piagnucolio alle sue spalle e si girò, vedendo Phineas Black che singhiozzava. Lo guardò di nuovo male e l'uomo smise immediatamente e scomparve, lasciando la cornice del suo ritratto vuota. « Sarà andato a piangere altrove. » aggiunse.
« Cosa vuole fare allora? Farmi la ramanzina? » domandò, passandosi una mano tra i capelli.
« Immagino che si sia trattato di disattenzione. Può capitare a tutti gli adolescenti e non è la prima volta che Hogwarts è frequentata da una giovane incinta. » uno dei ritratti intervenne.
« Ai miei tempi, per colpa dei matrimoni adolescenziali, non avete idea di quante studentesse rimanevano incinta. » affermò infatti e scosse la testa. « Adolescenza rovinata, però all'epoca non avevano tanti grilli per la testa. Le streghe lasciavano che fosse il marito a lavorare e loro stavano a casa con i figli. » lo sguardo omicida se lo beccò da entrambi e capì che fosse il caso di tacere.
« Non puoi tornare a casa, lo sai? » le parlò con tono confidenziale, passando improvvisamente al tu, e lei annuì con aria comprensiva. « Dovrai restare qua e finire la scuola. Se per disgrazia il piccolino - o la piccolina -
dovesse avere fretta di venire alla luce in questo mondo terribile, agiremo di conseguenza. » in tal caso avrebbe partorito a scuola? Il suo primogenito sarebbe venuto al mondo ad Hogwarts, la scuola che tra circa undici anni avrebbe frequentato? L'idea non la ispira particolarmente.

I giorni passarono velocemente e la sua pancia incominciò a crescere, finché non fu più possibile nasconderla. Fino a quel momento solo lei, i professori, Neville, Ginny e Luna erano al corrente del bambino, però con la sua pancia che iniziava a mostrarsi non riuscì più a tenere nascosto il fatto. Tutti erano a conoscenza delle sue nozze e quindi non bisognava essere dei geni per capire di chi fosse quel bimbo. I suoi compagni di casa divennero stranamente più gentile e le studentesse la coccolavano. Suo cugino la sorprese, lasciandola a bocca aperta, in quanto le regalò una culla. Complice la gravidanza, pure lei era diventata più loquace e meno fredda con i suoi compagni, così abbracciò forte il cugino, stringendolo a sé.

Alla fine arrivarono le vacanze di Pasqua. Il gonfiore del suo ventre era abbastanza prominente ed era ormai impossibile da ignorare. Appena fu scesa dal treno venne raggiunta da una Molly emozionata, che scoppiò in lacrime quando la vide e le accarezzò la pancia.
« Dunque è vero. » annuì in risposta, sebbene immaginasse che fosse superfluo. Arrivarono i gemelli e Fred scoppiò a ridere.
« Tra qualche anno avremo un cliente nuovo. » notò e il suo gemello sorrise divertito. La madre lanciò loro uno sguardo torvo e si strinse la vita con le mani.
« Tenete la bocca chiusa e non sparate cavolate. » li rimproverò, tuttavia alla fine avevano ragione loro e tra qualche anno il bambino di Clarisse sarebbe diventato un cliente dei gemelli, probabilmente. Da quando aveva scoperto di essere incinta, nonostante fosse stata attenta ad evitarlo, si era sempre immaginata un neonato dai capelli scuri e gli occhi grigi. « Cara, vieni, ti accompagno a casa. » si offrì la signora Weasley e suo marito prese i suoi bagagli. Non riuscì ad opporsi e lasciò che l'accompagnassero fino a casa.
Una volta nell'atrio li salutò. Quando si voltò vide suo marito che la guardava con un'espressione scioccata dipinta sul viso, per poi gettarsi in ginocchio e baciarle il ventre. Lei sorrise dolcemente e infilò le mani tra i suoi riccioli scuri.
« Sapevi che ero incinta. » per un lungo periodo, dopo averlo scoperto, era stata indecisa se fosse stato meglio dirglielo a voce o in una lettera e alla fine aveva scelto la seconda.
« Sì, però devo ancora abituarmi all'idea. » esclamò, alzandosi in piedi. La bruna avvolse le braccia attorno al suo collo e gli sussurrò piano una cosa all'orecchio, lasciandolo a bocca aperta.
   
 
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