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Autore: Ginevra1988    20/10/2017    8 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Nessuna guerra degna di questo nome è mai stata combattuta
da qualcuno che non si credesse dalla parte giusta.
La gente davvero pericolosa crede di fare quello che fa, qualsiasi cosa sia,
solo ed esclusivamente perché al di là di ogni dubbio è la cosa giusta da fare.

 È questo che li rende davvero pericolosi.
 
American gods – Neil Gaiman
 
 
 


 
2 settembre 1998 – Hogwarts
 
   “Avevo scelto di mettere il nastro rosa per il primo giorno, ma adesso non ne sono più tanto sicura” si lamentò per l’ennesima volta Lavanda Brown. “Quello blu fa risaltare i miei occhi in maniera… adorabile!”
   “Oh, sì, hai ragione!” cinguettò Calì Patil.
   “Ma il rosa è il colore di questo autunno!” intervenne Elan Doherthy.
   “E’ un bel problema” concordò seria Calì senza distogliere gli occhi dalle fascette di raso che Lavanda teneva in mano.
   Ginny non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo; quello non era un problema, era la cosa più stupida che avesse mai sentito in vita sua. Era un quarto d’ora buono che quelle tre andavano avanti così e lei non era per nulla sicura di poter trattenere oltre la Fattura Orcovolante che aveva sulla punta della lingua. Demelza Robins era già scesa a colazione da un pezzo, mentre Elan si era unita alla difficile scelta del nastro. A Ginny era sempre piaciuta quella ragazza irlandese, chiassosa e amichevole, certo un po’ civetta, ma nei sei anni durante i quali avevano condiviso il dormitorio non si era mai messa a fare discorsi cretini, forse perché sapeva che né Ginny né Demelza l’avrebbero mai ascoltata se avesse chiesto loro se lo smalto cipria è meglio di quello color carne. Con due come Lavanda e Calì avrebbe certo potuto sfogare tutta la civettaggine repressa.
   Hermione si decise finalmente ad uscire dal bagno, afferrò la borsa dei libri con la mano sinistra e il braccio di Ginny con la destra e si precipitò lungo le scale che portavano in Sala Comune.
   “Non so come tu abbia fatto” esalò Ginny mentre uscivano dal buco dietro al ritratto della Signora Grassa. “Sei anni con questi discorsi?”
   “Adesso capisci perché passavo il mio tempo con Harry e Ron, no?”
   Le due amiche ridacchiarono, poi fecero buona parte del percorso in silenzio; ancora una volta, Ginny pensò che se lei si sentiva a disagio senza Harry a portata di mano, non osava immaginare com’era per Hermione essere a Hogwarts senza il suo ragazzo e senza il suo migliore amico – le persone con le quali, tra l’altro, aveva condiviso non solo gli anni di scuola, ma anche una cosetta come la Seconda Guerra Magica. Lanciò un’occhiata furtiva all’amica, ma prima di trovare qualcosa di decente da dire si accorse che di aver già messo piede in Sala Grande; presero posto di fianco a Demelza, impegnata a studiare un foglio di pergamena.
   “Hanno già distribuito l’orario?” chiese Ginny cercando di afferrare il foglio, ma Demelza fu più veloce e ritrasse la mano.
   “Sta passando la Sprite” rispose secca la ragazza.
   “Fammi dare un’occhiata” insistette Ginny allungandosi di nuovo; seguì una breve colluttazione durante la quale Ginny dichiarò a gran voce di essere il Capitano della squadra di Quidditch, mentre Demelza affermò a voce altrettanto alta che se ne fregava e che il Capitano doveva aspettare di avere il suo orario come tutti gli altri. La Sprite finalmente arrivò e divise le due ragazze con un gesto paziente della mano, allungando poi un orario a Ginny.
   “Facciamo lezione tutti insieme” notò Hermione scorrendo con gli occhi la propria pergamena.
   “Con i Serpeverde ridotti a un terzo, per riempire la classe servono tutte le Case” disse Demelza masticando lentamente una salsiccia. “Al sesto sono ancora meno, ci sono praticamente solo i ragazzi che l’anno scorso erano stati esclusi perché, beh…”
   “Perché sono Sanguesporco” completò Hermione con una freddezza che colpì Ginny; Demelza non si scompose, ma si limitò ad annuire con un sopracciglio alzato.
   Lo sguardo di Ginny andò direttamente verso il tavolo dei Serpeverde: come aveva già notato la sera prima, erano veramente pochi gli studenti seduti là. Del settimo anno in particolare era rimasta una manciata di studenti: molti Serpeverde maggiorenni erano noti Mangiamorte e si erano uniti alla Battaglia di Hogwarts, dalla quale erano usciti in manette, latitanti o morti. Il primo di settembre si erano presentati solo Pansy Parkinson, Blaise Zabini e le sorelle Greengrass, Daphne, coetanea di Hermione, e Astoria, dello stesso anno di Ginny.
   L’atmosfera al tavolo dei Serpeverde non sembrava delle migliori: una decina di ragazzi mangiavano in silenzio, raggruppati nell’angolo più lontano dalla tavolata degli insegnanti; i compagni delle altre Case che passavano loro accanto nella maggior parte dei casi li ignoravano, ma non mancavano occhiatacce e commenti sussurrati all’orecchio del vicino, e un ragazzo di Corvonero aveva addirittura sputato nel piatto di una ragazzina castana che Ginny non conosceva. La professoressa Sprite, che era al tavolo dei Tassorosso, era corsa ad allontanare il ragazzo e aveva tolto venti punti alla sua Casa, assegnando la prima punizione dell’anno in un tempo che avrebbe impressionato anche Fred e George.
   “Però!” commentò Ginny. “Quel tizio è davvero arrabbiato.”
   “E’ il fratello di Mandy Brocklehurst” spiegò Hermione. “Lei e la madre Babbana sono state catturate dai Ghermidori questa primavera e… hanno trovato i corpi solo quando il Ministero ha sequestrato Villa Malfoy.”
   Hermione rabbrividì ma cercò di nasconderlo bevendo un lungo sorso di caffè e fingendo di concentrarsi sul proprio orario.
   “Non mi sorprende che nessuno voglia andare a Serpeverde” sentenziò Demelza trangugiando l’ultimo sorso di succo d’arancia. Effettivamente lo Smistamento della sera precedente era stato quasi imbarazzante: il Cappello Parlante aveva assegnato due ragazzini e una ragazzina a Serpeverde, ma nessuno di loro aveva la minima intenzione di sedersi a quel tavolo; la bambina era addirittura scoppiata in lacrime e il professor Lumacorno aveva impiegato un quarto d’ora buono a convincerli che non sarebbero diventati automaticamente Maghi Oscuri.
   “Vado in bagno prima della lezione” disse Demelza alzandosi e caricandosi la borsa di libri sulla spalla. “Ci vediamo nell’aula di Trasfiguarzione.”
   La ragazza si piegò per abbracciare Ginny, poi salutò Hermione con una mano e si avviò verso l’uscita.
   “Ma non avete appena discusso?” chiese Hermione perplessa; l’amica scrollò le spalle.
   “Noi bisticciamo sempre.”
   “Sembrate due ragazzi!”
   “Mai detto di essere femminile” dichiarò Ginny infilandosi una forchettata di uova strapazzate in bocca.
   Dal tavolo degli Insegnanti Neville le salutò con un sorriso da orecchio a orecchio; le due ragazze ricambiarono, scambiandosi poi uno sguardo divertito: faceva un certo effetto vedere il loro amico seduto lì. Neville sembrava al settimo cielo, quello era il suo primo giorno di lezione come assistente della Sprite, che di fatto lo avrebbe formato per diventare il suo successore: non era un segreto per nessuno che la professoressa volesse ritirarsi a vita privata quanto prima.
   “Sei pronta?” chiese Hermione infilando l’orario nella propria borsa. “Non vorrei fare tardi alla prima lezione con la nuova professoressa di Trasfigurazione!”
   Ginny annuì, bevve l’ultimo sorso di caffè e si alzò con la borsa dei libri. Il fatto che ora la McGranitt fosse la Preside aveva comportato non pochi mutamenti, specialmente per i Grifondoro: oltre all’insegnante di Trasfigurazione, era cambiato il Direttore della loro Casa, affidata alla professoressa Caporal. Entrambe avrebbero dovuto passare la prova del confronto che gli studenti avrebbero inevitabilmente fatto con la McGranitt – e a dirla tutta da un confronto come quello si poteva uscire solo con lo scudo o sopra lo scudo.
   Quando Ginny e Hermione entrarono nell’aula, quasi tutti i loro compagni erano già arrivati; Luna le salutò con una mano ed indicò due sedie libere di fianco a lei. Alla cattedra era seduta la donna alta, dai lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e i vivaci occhi azzurri che la sera prima la McGranitt aveva presentato alla scuola come l’insegnante che l’avrebbe sostituita.
   “Buongiorno a tutti” disse la professoressa osservando la classe con la schiena dritta, le mani congiunte davanti a sé. “Come sapete, io sono Melody Marchbanks e… sì, signorina…?”
   “Greengrass, Daphne Greengrass” disse la ragazza bionda abbassando la mano, che era scattata in aria praticamente nel momento stesso in cui la Marchbanks aveva aperto bocca. “Posso chiederle se è parente di Griselda Marchbanks, l’esaminatrice dei G.U.F.O.?”
   “E’ la mia prozia, sì” rispose con calma. “Ed è molto orgogliosa che io abbia seguito le sue orme nel campo della Trasfugarazione.”
   “Ho letto qualcuno dei suoi articoli su Trasfigurazione oggi” bisbigliò Hermione a Ginny mentre la Marchbanks continuava la sua presentazione. “Sembra molto brava.”
   “E confido che con voi instaureremo un rapporto proficuo. Siete nell’anno dei M.A.G.O. e dovremo lavorare sodo.”
   La mano di Daphne si alzò di nuovo; per un lungo attimo la professoressa la guardò con le sopracciglia inarcate.
   “Sì, signorina Greengrass?”
   “In che Casa era quando studiava a Hogwarts?”
   “Perché mi fai questa domanda? E’ in qualche modo… importante?”
   “Per me sì” disse a fatica Daphne. “E’ vero che lei era a Serpreverde? Mi sembra di aver letto il suo nome nei nostri annuari.”
   La Marchbanks sospirò, poi rispose con calma forzata.
   “Sì, ero a Serpeverde.”
   “E non ha mai fatto parte dei seguaci della Magia Oscura, giusto?”
   “Signorina Greengrass, stai davvero…”
   “Per favore, mi risponda. Mi risponda davanti a tutta la classe. Lei è una ex Serpeverde che non ha mai praticato Magia Oscura, vero?”
   Nell’aula il silenzio sembrò solidificarsi; Dean Thomas, seduto di fronte a Luna, si agitava sulla sedia come se il legno scottasse. Astoria cercava disperatamente di attirare l’attenzione di sua sorella, tirandola per una manica, ma Daphne ritrasse il braccio senza staccare gli occhi dall’insegnante. Per un attimo Ginny fu sicura che la Marchbanks avrebbe dato in escandescenze, tolto cinquanta punti a Serpeverde ed espulso dalla sua classe la Greengrass a calci; invece la professoressa trasse un altro profondo respiro e rispose:
   “No, non ho mai praticato Magia Oscura. Ora possiamo andare avanti con la lezione o hai altre domande urgenti da pormi?”
   Daphne scosse la testa e si voltò con un sorriso compiaciuto verso la classe, negli occhi una luce di maligna soddisfazione; poi si rivolse di nuovo verso la Marchbancks, la piuma tra le dita con l’aria di chi non chiedeva altro se non prendere appunti.
 
   “Che razza di… che cosa pensava di dimostrare?”
   Dean Thomas stava urlando contro il proprio piatto di pasticcio di manzo, infilzando con cattiveria la carne con la forchetta; Ginny e Hermione, sedute di fronte al ragazzo, si scambiarono uno sguardo preoccupato.
   “Datti una calmata, amico” borbottò Seamus Finningan senza togliere gli occhi dalle carote di cui si stava servendo. Dean lanciò la posata nel piatto: decisamente non si voleva dare una calmata.
   “Oh, è tutto molto semplice per te. Tu non ti sei dovuto dare alla clandestinità, sei sempre rimasto al calduccio a casa o a Hogwarts! Nei boschi a mangiare radici c’ero io!”
   Si alzò di scatto e se ne andò senza aggiungere una parola; Seamus, l’espressione sconcertata, si precipitò a seguirlo.
   “Qui stiamo davvero dando di matto” commentò Ginny rivolta più al suo pasticcio che a qualcuno in particolare.
   “Faccio fatica a dargli torto” ribatté Hermione, la fronte leggermente aggrottata; Ginny la guardò sbigottita. “E’ che… tutte quelle domande della Greengrass!” proseguì Hermione quasi in tono di scusa. “Senti, hanno messo i brividi anche a me. Che cos’era, un pallido tentativo di riabilitare i Serpeverde? Non hanno già fatto abbastanza?”
   “E allora cosa facciamo? Chiudiamo la Casa e arrestiamo tutti quelli che ne hanno fatto parte negli ultimi cinquant’anni?” chiese Ginny sarcastica. “Non è la Casa che fa la persona e lo sai anche tu!”
   “Sì, sì lo so” borbottò Hermione, vagamente in imbarazzo. “Dico solo che ci vorrà un po’ di tempo.”
   La ragazza si portò una mano alla gola e la massaggiò, come se volesse far passare un crampo improvviso; alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Ginny.
   “Qui” disse indicando una minuscola cicatrice a lato del collo, tanto piccola che Ginny non l’aveva mai notata. “Bellatrix ha spinto il suo pugnale. Ha minacciato di uccidermi per indurre Ron e Harry a lasciare le bacchette, quando… quando eravamo a Villa Malfoy.”
   Ginny le prese una mano e la strinse, sperando di passarle un po’ di calore.
   “Ci vorrà un po’ di tempo” ripeté Hermione con poca convinzione e un sorriso triste. Strinse la mano dell’amica nella sua, poi la lasciò, lo sguardo fisso sui propri piedi; sembrò volersi alzare, ma si risedette immediatamente e abbracciò Ginny.
   Dì qualcosa! Dille qualcosa, dannazione! Dille che andrà tutto bene e che passerà, giurale che passerà e…
   Ginny strinse a sé Hermione. Non avrebbe detto nessuna di quelle stupidaggini.
 
   La professoressa Ellis arrivò con cinque minuti buoni di ritardo alla sua prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure del settimo anno, trafelata e con i capelli scompigliati; indossava quello che sembrava un sacco di iuta con le maniche, cosa che fece subito arricciare il naso di Lavanda Brown. L’insegnante scaraventò una pesante borsa sulla propria cattedra e si voltò verso la classe, cercando di sistemarsi nervosamente i capelli con le mani. Lasciò passare diversi momenti di imbarazzante silenzio in cui si limitò a fissare i ragazzi, facendo sfrecciare gli occhi di uno strano colore dorato da uno all’altro, quasi a disagio.
   “Buongiorno settimo anno!” esclamò alla fine, ritrovando fiato e coraggio. “Facciamo un breve giro di presentazione?”
   Con un saltello si appollaiò sulla cattedra, spostando bruscamente la borsa che si aprì e lasciò intravvedere una pila di libri in precario equilibrio.
   “Comincio io! Sono Gwendolin Ellis, beh sì, la professoressa Ellis a quanto pare” diede un risolino nervoso, si schiarì la voce e proseguì. “Mi sono diplomata sette anni fa e sono stata una Corvonero” alzò una mano e salutò con un sorrisetto in direzione di Luna e dei suoi compagni di Casa, che risposero con calore. Il resto della classe rimase impassibile; Hermione contemplava la sua piuma come se non ci fosse niente di più interessante al mondo.
   “Ho lavorato con diversi esperti di Creature Magiche Oscure, e ho studiato da vicino Vampiri, Troll, Megere e – prima che qualcuno me lo chieda – sì, ho trascorso gli ultimi due anni in una comunità di Lupi Mannari a Bucarest. E ho imparato un paio di cosette.”
   Ginny increspò le labbra: doveva ricordarsi di scrivere a Harry che la sua intercessione aveva fatto effettivamente guadagnare il posto alla professoressa. Anche questo annuncio tuttavia cadde nel vuoto; la Ellis evidentemente aveva avuto reazioni diverse nelle altre classi, perché il suo sorriso si spense in un’espressione delusa.
   “Bene, ditemi di voi” proseguì con più entusiasmo di quanto probabilmente sentisse lei stessa. Uno alla volta, i ragazzi si presentarono, nome e cognome e Casa di appartenenza. Ernie Macmillan non resistette alla tentazione e dichiarò a gran voce di essere stato membro militante dell’Esercito di Silente l’anno precedente e di aver partecipato alla Battaglia di Hogwarts. Ginny alzò gli occhi al cielo e Hermione scosse la testa infastidita.
   “I miei complimenti signor… Ernie Macqualcosa”
   “Macmillan” precisò il ragazzo, rosso come un peperone.
   “Esatto” disse soddisfatta la professoressa Ellis. “Tu sei stato l’unico ad aver raccontato la tua esperienza dell’anno scorso, ma so che tra di voi ce ne sono parecchi che hanno…” la professoressa evidentemente non sapeva come continuare e lasciò la frase a metà. “Per esempio, credo che tutti conosciamo la signorina Granger, in terza fila.”
   Hermione sprofondò nella sedia, per la prima volta a disagio nell’essere nominata da un professore.
   “O la signorina Weasley… e la signorina Lovegood” proseguì la professoressa indugiando brevemente su ognuna di loro con lo sguardo, forse per evitare altri imbarazzi. “E tanti altri di voi che hanno lottato e vissuto cose…”
   Di nuovo, la professoressa Ellis si interruppe; abbassò gli occhi per un attimo, poi li rialzò e sembrò che abbracciasse l’intera classe.
   “Che cosa posso insegnare io a voi, settimo anno?” chiese di punto in bianco; non si stava lamentando, era una sincera riflessione che stava condividendo ad alta voce con i suoi studenti. “Gli altri ragazzi sono più piccoli, tutti minorenni, e sono stati tenuti al sicuro, giustamente. Ma voi… voi c’eravate. Che cosa ho da insegnarvi io?”
   I ragazzi non risposero, pochi guardavano la professoressa, quasi tutti erano immersi nei propri pensieri. Ginny d’impulso allungò la mano sotto il banco e di nuovo strinse quella di Hermione, che probabilmente non chiedeva niente di meglio, perché ricambiò la stretta con forza, gli occhi lucidi.
   “Faremo così” la professoressa scese con un salto dalla cattedra e batté le mani. “Almeno per le prime… quindici lezioni gli insegnanti sarete voi. Voglio che ognuno di voi mi prepari una relazione su un argomento a scelta, qualunque. Qualcosa che avete vissuto e volete trasmettere agli altri. Che volete trasmettere a me per prima.”
   Cominciò a girare tra i banchi, guardando i suoi studenti, lo sguardo curioso di chi cerca qualcosa in più. “Faremo una scaletta, così saprete per che giorno la vostra lezione deve essere pronta.”
   Si bloccò davanti al banco di Ernie e puntò un dito contro il ragazzo.
   “La prima sarà la tua” disse con sicurezza. “Mi sembri un tipo sveglio.”
   Lo sguardo cadde sulla spilla che scintillava sul petto di Ernie: una H di Head Boy, Capo Scuola.
   “Perfetto! Sei anche decorato dalla Preside McGranitt! Niente di meglio allora.”
   Gli voltò le spalle senza lasciargli possibilità di replicare, mentre di nuovo le guance di Ernie si coloravano di una preoccupante sfumatura rossastra.
 
   “La Ellis è… wow! E’ mitica!”
   Luna era veramente su di giri e non faceva altro che sperticarsi in lodi per la nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure mentre con Ginny e Hermione percorreva il corridoio di pietra fuori dall’aula.
   “Lezioni fatte da noi! Incredibile!” continuava ad esclamare un passo sì ed uno no. Ginny doveva ancora decidere se la professoressa le piaceva o meno, ma di sicuro era d’accordo con la McGranitt: quella donna aveva un ché di inquietante. O forse era solo inappropriata, in qualsiasi contesto la si mettesse sarebbe comunque risultata fuori posto – ma questo non era necessariamente una cosa negativa.
   “Avete visto che occhi?” domandò con voce ancora eccitata Luna; Ernie sorpassò il piccolo gruppo correndo, forse in direzione della Biblioteca per cercare disperatamente un argomento per la lezione di venerdì.
   “Che cos’hanno i suoi occhi?” chiese Hermione in tono piatto.
   “Sono dorati! Credete che siano di quel colore perché ha vissuto con i Lupi Mannari? Come la sua pelle così bianca. Papà dice che se stai troppo sotto i raggi della luna completamente piena ti si può sbiadire, così come ti abbronzi al sole.”
   Ginny e Hermione si scambiarono una veloce occhiata eloquente.
   “Abbiamo conosciuto un vero Lupo Mannaro” le ricordò Hermione. “E i suoi occhi erano banalmente grigi.”
   “E di certo non era bianco come la Ellis” aggiunse Ginny, ponendo fine a quella folle discussione. Luna si strinse nelle spalle e come al solito non parve turbata dalle obiezioni alle sue teorie fantasiose.
   “Vado alla Guferia” annunciò Hermione.
   “Sei già riuscita a scrivere una lettera?” chiese Ginny sinceramente stupita.
   “L’ho scritta ieri sera. Aggiungo qualcosa e la mando. Metto i saluti anche da parte tua?”
   “Sì, io scriverò domani. Stasera sono esausta.”
   Hermione prese un corridoio sulla destra, mentre le altre due ragazze salirono una stretta scalinata che portava ai piani superiori. Luna cominciò a ragionare ad alta voce su quale argomento costruire la propria lezione e la cosa la prese a tal punto che si dimenticò di saltare il solito scalino e rimase incastrata con una gamba, gli occhi azzurri sgranati in un’espressione di sincera sorpresa.
   “Luna!” esclamò Ginny; lasciò cadere in terra la borsa dei libri ed afferrò l’amica con entrambe le mani. “Cavolo, sembri una del primo anno!”
   Ginny tirò, Luna spinse con il piede libero ed entrambe finirono bocconi sui gradini.
   “Ti sei fatta male?”
   “Solo qualche graffio” rispose Luna esaminandosi le calze strappate.
   Dal corridoio in fondo alle scale arrivarono delle voci; un ragazzo urlava, non si capivano le parole ma il tono era molto arrabbiato. Una ragazza rispose altrettanto alterata, poi il rumore sordo di uno scoppio. Ginny e Luna si guardarono allarmate, si alzarono e si precipitarono nella direzione dalla quale veniva tutto quel trambusto. A metà del corridoio c’era uno studente che dava loro le spalle, la bacchetta puntata dritta contro Daphne Greengrass; la ragazza era stesa supina, ma si reggeva con i gomiti e aveva tutta l’aria di essere appena stata travolta da una piccola esplosione. Dietro di lei c’era la sorella minore, in ginocchio con le guance rigate di lacrime.
   “Dillo ancora!” ringhiò il ragazzo. A Ginny parve di riconoscere la voce, ma non ne era del tutto sicura; estrasse la bacchetta e cominciò a correre.
   “Sei solo un vigliacco!” urlò Daphne, il volto stravolto dall’ira. Astoria si coprì il volto con le mani tremanti.
   “Cru…” cominciò il ragazzo, ma Ginny lo Disarmò con un Incantesimo non verbale e la bacchetta le volò direttamente in mano – con sua stessa sorpresa. Lui si voltò e lei seppe di non essersi sbagliata.
   “Non ti impicciare!” sbraitò Dean.
   “E tu non fare stupidaggini!”
   Dean si allungò per riprendere la bacchetta, ma Ginny si ritrasse.
   “Allontanati” disse brusca.
   “Ma da che parte stai?”
   “Non c’è nessuna parte, Dean! La Guerra è finita!”
   Ci vorrà un po’ di tempo, disse la voce di Hermione da qualche parte nella sua testa.
   “Allontanati da lei e ti ridò la bacchetta” ordinò di nuovo Ginny. Dean parve indeciso se strozzarla con le sue stesse mani o obbedirle; alla fine scelse l’opzione numero due: si allontanò di una decina di passi sotto lo sguardo severo di Ginny, che gli restituì la bacchetta lanciandogliela. Tenne comunque la propria alzata, pronta a scagliare un Sortilegio Scudo, ma Dean si limitò a scoccarle un’ultima occhiata risentita, poi imboccò le scale. Ginny si voltò verso le sorelle Greengrass.
   “State bene?”
   Luna si era inginocchiata di fianco a Daphne, che aveva respinto con rabbia la mano della ragazza e si stava alzando da sola.
   “Certo, Weasley. Non avevamo nessun bisogno di una paladina!”
   Astoria aveva recuperato la bacchetta della sorella da un angolo sperduto del corridoio e gliela stava restituendo, la mano scossa da un fremito.
   “Dean stava per…”
   “So cosa stava per fare, grazie Weasley! E so che non avevo nessun bisogno del tuo aiuto!”
   Daphne diede loro le spalle e si allontanò a grandi passi.
   “Grazie” bisbigliò Astoria; quella ragazza tremante dai lunghi capelli castani più che una strega ad un anno dal Diploma sembrava un uccellino appena caduto dal nido. “Non badate ai suoi modi, vi è grata per… per quello che avete fatto.”
   “Davvero?” commentò Ginny con un sopracciglio alzato.
   “E’ sarcasmo?” chiese Luna con gli occhi spalancati. “Io non capisco mai quando la gente scherza.”
   Astoria scosse la testa.
   “E’ solo sconvolta. Da quando è finita la Guerra noi… hanno sequestrato la nostra casa e noi viviamo in una struttura ministeriale. Sapete, quelle specie di… formicai in cui hanno radunato i ragazzi che… che non hanno più genitori.”
   Gli occhi azzurri della ragazza si riempirono di lacrime.
   “Sono morti?” chiese Luna senza il minimo tatto.
   “Azkaban” sussurrò Astoria. “Credetemi, non è facile.”
   “Non lo è per nessuno” disse Ginny; la piccola Greengrass la guardò per un lungo momento, poi, senza aggiungere una parola, anche lei si voltò e seguì le orme della sorella.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Ebbene sì, non sono passata a miglior vita!
Chiedo scusa in ginocchio per la lunga latitanza, ma la laurea ha richiesto più impegno del previsto – festeggiamenti compresi fortunatamente! Ma è andata! Finita per davvero!
Quindi rieccomi, con il capitolo che covavo da un po’, finalmente sono riuscita a revisionarlo con un po’ di calma e mi sono decisa a pubblicarlo.
 
Dunque, siamo tornati ad Hogwarts, e il primo giorno di scuola è tutt’altro che facile: chi pensava di tornare ai vecchi ritmi è rimasto deluso. Ragazzi, la Guerra è passata anche qui – soprattutto qui! E sono in pochi disposti a perdonare tutto e subito. C’è chi fa finta di nulla – cof cof Demelza cof! – c’è chi cerca di essere quanto meno ragionevole – la nostra saggia Ginny – e chi proprio non si fa andare giù che alcuni Serpeverde siano a piede libero. E sono quelli che hanno sofferto di più, questo è certo, ma ci sono modi e modi di affrontare la cosa. Ecco, diciamo che Dean non lo sta facendo al meglio! Chiedo scusa fin da subito a Gulminar, che mi rimprovererà sicuramente l’ennesima occasione sprecata per una tortura come si deve. Dai, è solo il primo giorno! Mi sembrava eccessivo.
 
La cicatrice di Hermione è una delle mie licenze poetiche grandi come case, ma almeno è più fedele al libro della scritta stile Auschwitz che le hanno rifilato nel film.
Nuova sfaccettatura per la mia Ginny, invece: l’ho immaginata con una punta di prepotenza – perché diciamocelo, i Grifondoro hanno la tendenza a fare i galletti, dai.
 
Spero vi sia piaciuto lo stormo di OC che ho introdotto – ma soprattutto spero di continuare a svilupparli in maniera decente! Il rinnovo del parco insegnanti di Hogwarts mi ha fatto scattare l’immaginazione e il prodotto sono la Marchbanks e la Ellis, le due più improbabili figure che si potessero ritrovare in quelle cattedre: una Serpeverde nell’aula di Trasfigurazione è un colpo per tutti i Grifondoro affezionati (alzo la mano per prima!) e l’altra, beh, tutto sembra fuorché un’insegnante! E ovviamente a Luna piace da impazzire.
Una piccola curiosità: come ormai avrete capito, raramente scelgo i nomi dei personaggi con le letterine dello Scarabeo e anche in questo caso ho una storia da raccontarvi. La professoressa Ellis prende il nome da Shaun Ellis, un ricercatore che ha vissuto per due anni con una comunità di lupi in Idaho. Avete letto bene, ha vissuto con una comunità di lupi – più precisamente è stato “assunto” dal branco come wolf sitter per i lupacchiotti visto che non era in grado di cacciare. Googolatelo, è una storia pazzesca, e se è vera anche solo per metà tanto di cappello. In ogni caso il mio OC è ispirato e dedicato a lui.
 
Infine due parole due sulle sorelle Greengrass, le grandi assenti dalla saga originale e che invece mi hanno dato lo spunto per una trama secondaria (lo so, l’ennesima, ma è più forte di me!) che sto covando come una chioccia.
 
Spero di essermi fatta perdonare per la latitanza pregressa e la futura – perché sto ancora scrivendo i capitoli successivi: ne ho iniziati tre e finiti nessuno, tante sono le cose che voglio scrivere! Ma spero ne valga la pena.
 
Grazie come sempre a chi ha letto e leggerà e soprattutto a chi segue e recensisce!
 
A presto (spero!)
Smack
 
Gin
   
 
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