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Autore: DANI1993    22/10/2017    1 recensioni
" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno.
" Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto
Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo con quella dichiarazione.
" Sempre modesto eh Tom? Ma io credo che la tua sia un qualcosa in più che semplice curiosità Tu puoi e sai cose, che gli altri non possono o sanno. Non ho mai visto studenti del primo anno dotati quanto te"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Tom Riddle richiuse la porta dell’ufficio dell’insegnante. Era arrabbiato per come era stato umiliato da quella donna, ma anche sorpreso da ciò che era accaduto sul finire della conversazione.
Aveva puntato il suo sguardo verso quel soprammobile, desiderando che colpisse la sua insegnante e come d’incanto il soprammobile si era mosso. In un primo momento gli era sembrato una allucinazione, non poteva essere vera una cosa così, ma poi ripensandoci avrebbe potuto essere benissimo ciò che sembrava.
In fondo si era sempre sentito un po’ diverso dagli altri lì dentro. Era lo studente migliore che un qualsiasi insegnante avrebbe potuto desiderare, era bello, sapeva affascinare tutti li dentro, a parte la direttrice e la signora Western, appunto… perché non poteva essere diverso fino a quel punto? Aveva sempre immaginato un universo parallelo a quello normale?
Ed era la seconda volta che capitava un fatto anormale: l’estate precedente l’intero orfanotrofio era stato in vacanza in villeggiatura nell’aperta campagna inglese.
Mentre gli insegnanti preparavano le tende e cominciavano i preparativi per i pasti, lui aveva deciso di esplorare il posto.  
Fu lì, in mezzo alla campagna,che vide una biscia avvicinarsi verso di lui. Si era fermata proprio di fronte e aveva cominciato a sussurrare delle cose. A chiunque non avrebbero significato nulla, e avrebbero anzi sentito il classico verso dei serpenti… ma lui no. In quel verso ci aveva capito delle cose: cose che il serpente gli sussurrava.
Ad un tratto si era messo a parlare anche lui e il serpente lo ascoltava. Gli dava ordini e il serpente li eseguiva. Subito, quando scoprì questa cosa, ne rimase affascinato.
Chiunque si sarebbe certamente preoccupato di quella stranezza, ma lui no. Anzi si esaltò a saperlo. E quel giorno, fu il più bello della sua vita: la scoperta di saper fare delle cose che gli altri neanche potevano immaginare di saper fare.
In un primo momento poi gli era venuta d’istinto l’idea affascinante di aizzare il serpente sugli altri bambini che nel frattempo stavano finendo di montare le loro tende, ma poi si trattenne. Gli sarebbe costata la stima persa che si era guadagnato negli anni, da parte degli altri insegnanti. Ma presto sarebbe arrivato il momento in cui alcuni avrebbero conosciuto il vero Tom.
Purtroppo, la prima delle opportunità era svanita quella notte: la signora Western per un po’ di giorni lo avrebbe tenuto d’occhio, intuendo forse quali fossero le ultime sue intenzioni. Non aveva nessuna voglia di farsi scoprire, men che meno da lei. Occorreva quindi aspettare che i giorni passassero affinchè lei tornasse a non pedinarlo costantemente impedendogli di sfogarsi un po’ da quella noia che lo assaliva da dieci lunghi anni in quell’inferno. Zacharias per il momento, era salvo.
Arrivò davanti alla porta d’ingresso della sua stanza. Zacharias si era dileguato, forse credendo che non sarebbe tornato presto. Probabilmente era già nel suo lettino caldo, in attesa della nuova giornata.
Tom aprì e richiuse la porta della sua stanza, ma invece di andare a letto, rimase seduto davanti alla finestra a osservare lì fuori.
Chissà se da qualche parte, c’era qualcuno disposto ad accudirlo, dopo essere fuggito da lì. Gli occorreva qualcuno che fosse desideroso di lui, qualcuno che si facesse in quattro pur di offrirgli protezione. C’era nel mondo qualcuno che avrebbe potuto andare in giro affermando a tutti, orgogliosamente: “ Io sono il padre o la madre adottiva di Tom Riddle?”. Oppure: “ Io sono fiera di essere la sorella di Tom Riddle?”. Oppure ancora: “ Io sono fiera di essere la serva di Tom Riddle? Lui per me è tutto. Qualsiasi cosa lui mi dica, lo faccio con enorme piacere?”. Forse sì… o forse no…Ma lui ne aveva un disperato bisogno. E poi avrebbe chiesto ai suoi nuovi genitori di cambiargli quel nome, che stava iniziando a odiare con tutto se stesso. L’unica cosa che aveva del padre, che in tutto quel tempo non si era degnato di andare a trovare suo figlio, risiedeva nel nome: Tom Riddle.
L’orfanotrofio sorgeva a poche centinaia di metri dalla costa. Durante le sere d’estate, quando era loro concesso aprire le finestre, o uscire stando dentro il perimetro dell’edificio, si sentivano le onde infrangersi contro gli scogli. Ora era appena iniziata la primavera, e dal momento che faceva ancora piuttosto freddo soprattutto la notte e il mattino presto, ogni camera era scaldata da un fuoco a legna.
Non si era mai diretto lì in verità… ecco che forse era lì che sarebbe andato insieme a Zacharias. E poi, in piena notte, avrebbe simulato un tuffo in acqua. Lui sciocco com’era lo avrebbe certamente fatto sul serio e una volta lì dentro, senza la luce per potersi orientare si sarebbe certamente perso. Tom Riddle sarebbe tornato, noncurante, indietro e il giorno dopo avrebbe dato notizia della sua scomparsa, togliendosi da subito i sospetti che avrebbero potuto fare gli altri su di lui. Si… il piano avrebbe potuto funzionare. Avrebbe fatto così. Non voleva fare qualcosa per fargli del male, poiché poi sarebbe certamente stato più difficile proteggersi dalle accuse. Ma semplicemente liberarsi di lui, attraverso una via secondaria. Quella sì avrebbe dato l’impressione di un incidente.
L’obiettivo principale era che nessuno potesse sospettare di lui. Era fondamentale quel punto.
Ora rimaneva da scoprire come uscire da lì senza che nessuno se ne accorgesse. Ma  questo lo avrebbe progettato nei giorni seguenti. Era notte fonda, e sebbene lui amasse quel periodo del giorno astronomico, era comunque un essere umano, straordinario certo, ma umano. E aveva bisogno anche lui di riposo.
Il mattino dopo  Tom si alzò di buon’ora. Al mattino aveva lezione, ma dopo il colloquio con la signora Western era mezzo tentato di non presentarsi alla sua lezione di scienze nell’aula B.
Poi dopo averci riflettuto su e dopo aver fatto colazione insieme agli altri bambini nella mensa dell’orfanotrofio decise che rinunciare alla sua lezione sarebbe equivalsa ad una sua sottomissione. Invece lei non doveva assolutamente avere la meglio su di lui.
“ Ciao, Tom. Dormito bene?”
Zacharias lo aveva notato aldilà del tavolo della mensa e lo aveva raggiunto. Tom annuì senza dire nulla, poi si incamminò di nuovo verso la sua camera a prendere il materiale per la lezione di scienze. Zacharias, lo seguì come un’ombra.
“ Sai Tom? Ieri sera per un attimo ho creduto che tu volessi urlarmi contro… ho temuto davvero per me”
Ridacchiò nervosamente e Tom dal canto suo fece una smorfia maliziosa. Ora che era mattina, Zacharias era di nuovo a suo agio con Tom, non gli incuteva più alcun timore. Forse il fatto che non fossero solo loro due, ma ci fossero anche il resto dei ragazzini dell’orfanotrofio gli incuteva ancor più coraggio. Per lui in quel momento Tom Riddle era un ragazzo come tutti.
Così continuò ad annoiarlo per tutto il tragitto che conduceva dalla mensa alla camera da letto. Finchè Tom, esausto non ne potè più. Dopo aver aperto la porta, della propria stanza, disse solo: “ E’ tutto molto bello. Puoi scusarmi un attimo? Devo prendere della…” ma s’interruppe di colpo.
Aveva appena notato un ragazzino di nome Arnold che stava giocando con uno yoyo, appena uscito dalla sua camera di fronte a quella di Tom. Quanto piaceva a Tom Riddle appropriarsi delle cose degli altri. Era il suo passatempo preferito minacciare gli altri a consegnargli ciò che loro avevano.  E anche questa volta, ebbe di nuovo quel desiderio. Quel forte senso di sicurezza che aveva sempre quando voleva qualcosa, quando aveva un obiettivo da raggiungere. A Tom Riddle brillò una strana luce negli occhi. Lasciò, noncurante, Zacharias che nel frattempo stava continuando a tartassarlo e si avvicinò ad Arnold.
“ Dammi quello yoyo” ordinò subito Tom senza molti giri di parole.
“ E perché dovrei?” domandò l’altro in tono di sfida
“ Perché… perché io posso prendertelo in ogni momento. E se vuoi che non ti faccia del male, devi darmelo”
“ Che paura…” commentò Arnold in tono sarcastico. Tom Riddle rimase tuttavia impassibile.
“ Molto bene, Arnold… molto bene. L’hai voluto tu. Non dirmi che non ti avevo avvertito” disse tranquillamente.
 Appena Tom ebbe finito di parlare, accadde di nuovo qualcosa di strano. Qualcosa di inspiegabile, almeno apparentemente. Il fuoco  che ancora riscaldava le camere, in questo caso era la propria, all’improvviso parve prendere vita. Si alzò minaccioso alle spalle di Tom, intrecciò le fiamme, ruotò su sé stesso e poi come una palla di cannone si precipitò verso Arnold. Lui, vedendo ciò che stava succedendo, si mise a strillare di paura e ebbe appena il tempo di dare lo yoyo a Tom, prima che la fiamma lo bruciasse vivo.
Vedendo che aveva ottenuto ciò che voleva, con un semplice sguardo rivolto alla fiamma, quest’ultima scomparve per incanto e tornò a scaldare la legna nel caminetto.
Sorridendo affabilmente Tom disse solo: “ Grazie” e si voltò lasciando il povero Arnold in preda al terrore.  
Entrò seguito da Zacharias che non lo lasciava un attimo in pace, anche lui semplicemente senza parole per quello che aveva appena assistito.
“ Tu non sei normale Tom… davvero” disse con le lacrime agli occhi per l’ammirazione verso l’amico
“ Te l’ho detto ieri sera Zacharias. Io posso fare cose che gli altri neanche possono immaginare” rispose lui, senza guardarlo, mentre cercava il materiale per la lezione del mattino e dopo aver riposto lo yoyo insieme agli altri oggetti sequestrati ai suoi compagni, nel cassetto del suo armadio personale.
Appena ebbe preso tutto,  si voltò verso l’amico che continuava a fissarlo adorante, e anche un po’ terrorizzato,  per ciò che era successo poco prima.
Notando quell’atteggiamento Tom gli sorrise: “ Che c’è Zacharias? Non ti sarai innamorato di me, vero, che mi fissi così? Sono un tuo amico non… amante”  disse l’ultima parola come se fosse una cosa orribile. Il suo volto si contorse in un’espressione di disgusto.
Zacharias si riscosse, e scosse la testa come per negare tutto all’istante. Tom dopo averlo ancora osservato, un po’ disgustato si allontanò senza aggiungere altro se non un: “ Muoviti perché tra poco inizierà la lezione…”
Aveva deciso di agire anche davanti a Zacharias, perché sapeva che essendo particolarmente sciocco non avrebbe potuto intuire ciò che anche lui non aveva ancora intuito. Però quel nuovo metodo di terrore ai suoi compagni gli piaceva particolarmente. E voleva mostrare anche agli altri ciò di cui era capace. Far loro  vedere che lui era diverso. Ci sarebbero state altre occasioni per cui divertirsi…
Tutto era cominciato quando aveva iniziato a parlare con quel serpente, era certo che la cosa fosse collegata a quei strani fenomeni che avvenivano quando lui era arrabbiato.
Arnold si era presa una bella paura… Rise dentro di sé, immaginando la sua faccia appena vide la fiamma scattare verso di lui. Quel giorno non prese parte a nessuna lezione. Forse era ancora troppo terrorizzato per quello che stava per succedergli.
Tom dal canto suo, quel giorno fu più attivo che mai a lezione: fecero l’apparato respiratorio. Rispose a tutte le domande che la signora Western rivolgeva alla classe, con grande disappunto dell’insegnante, che fu costretta a ammettere che Tom era stato nuovamente,  il migliore tra tutti.
Tom rispose persino alla domanda iniziale della signora Western sul perché Arnold non si fosse presentato. Disse che quel mattino Arnold si era sentito improvvisamente male, e non si sarebbe più presentato per un po’ di giorni. Zacharias rimaneva zitto. Non poteva certamente testimoniare contro il suo nuovo amico; sia perché non gli sembrava corretto nei suoi riguardi, sia perché temeva che la furia di Tom si sarebbe scaraventata su di lui, con buona pace della loro amicizia. E l’amicizia di Tom Riddle per lui era cosa molto preziosa, e non andava assolutamente persa.
La signora Western dal canto suo non citò mai l’episodio tra Tom e lei, della sera prima, come se non fosse successo.
Finita la lezione di scienze, tornarono ciascuno nelle proprie stanze in attesa del pranzo. Al pomeriggio avrebbero avuto laboratorio d’arte con il maestro Cooper. Lui si che apparteneva a quella cerchia di insegnanti che amavano Tom Riddle.
Quando Tom, finalmente liberatosi di Zacharias, raggiunse la propria stanza si sorprese quasi a trovare ancora lì Arnold il quale lo aveva aspettato davanti alla sua camera tutta la mattina.
“ Cosa vuoi ancora?” domandò Tom brusco
“ Il mio yoyo. E’ mio e non puoi averlo tu” rispose Arnold a tono. Pareva essersi ripreso dallo spavento avuto al mattino.
“ Dunque non ti è bastata la lazione di prima, vedo…” commentò lui malizioso
“ Me la sono immaginata. Non è possibile che il fuoco prenda vita. E’ impossibile. Ero ancora addormentato” replicò Arnold più convinto di quanto non lo fosse realmente
Tom Riddle sorrise.
“ Convinciti pure di questa cosa. Comunque lo yoyo è mio e tu non sei autorizzato ad entrare qui dentro” indicò la propria camera. “ Altrimenti lo dirò agli insegnanti e prenderanno loro i provvedimenti, oppure assaggerai qualcosa di ancora peggiore…” e, pronunciate queste parole, ad Arnold parve che il fuoco alle sue spalle si muovesse appena.
Fu perciò costretto a rinunciare.
Tutti i ragazzini dell’orfanotrofio temevano Tom Riddle e quando lui parlava, erano costretti ad accettare le sue decisioni, anche se controvoglia. Da quel giorno Arnold, dopo essersi accorto che ciò che gli era accaduto quella mattina corrispondeva al vero, e non era frutto della sua immaginazione, non provò mai più a riprendersi indietro il suo yoyo. E soprattutto non ebbe più il coraggio di affrontare il tanto temuto Tom Riddle.


 
   
 
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