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Autore: Signorina Granger    24/10/2017    5 recensioni
Raccolta di varie OS dedicate a coppie/singoli personaggi delle mie Interattive.
I: Joseph Richardson
II: Charlotte Selwyn
III: Ivan Petrov/Irina Volkova
IV: Constance Prewett
V: Markus Fawley/Berenike Black
VI: Jude Verrater/Isabelle Van Acker
VII: Jake Miller/Scarlett Anderson
VIII: Nicholas Bennet
IX: Antares Black
X: Gabriel Undersee/Helene Bergsma
XI: Altair Black/Elizabeth Abbott
XII: Aiden Burke/Eltanin Black
XIII: Adrianus Stebbins
XIV: Cecil Krueger/Isla Robertson
XV: Regan Carsen/Stephanie Noone
XVI: Pawel Juraszek
XVII: Phoebus Gaunt/Nymphea McLyon
XVIII: Hooland Magnus/Rose Williams
XIX: Dante Julius/Jane Prewett
XX: Lilian Blackwell
XXI: Oliver Miller/Ingrid Braun
XXII: Noah Carroll/Mairne Connelly
XXIII: Seth Redclaw/Kate Bennet
XXIV: Emil Bach/Rebecca Crawley
XXV: Sean Selwyn
XXVI: Jade Bones
XXVII: Andrew Maguire/Iphigenia Ashworth
XXVIII: Gabriel Greengrass/Elena MacMillan
XXIX: Wyatt Hill
XXX: Erzsébet Bathkein-Horvàth
XXXI: Carmilla Bathkein-Horvàth
XXXII: David Maguire
XXXIII: Maxine Keenan/Erik Murray
XXXIV: Charlotte/Adela/Hector/William/Aurora/Regan/Stephanie
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Pre-defined wedding? No, thanks 


Ivan Petrov Image and video hosting by TinyPic  Irina Kathrina VolkovaImage and video hosting by TinyPic 



Le sue dita si muovevano sui tasti d’ebano, candidi e lucidi, così rapidamente da sfidare le ottave imposte dal compositore del brano, gli occhi grigio-azzurri fissi sulla tastiera.
La mascella del pianista era serrata, il capo leggermente reclinato in avanti mentre si sforzava di restare concentrato, i muscoli della schiena rigidi, ma forse un po’ meno rispetto a quanto aveva fatto per anni… la sua postura era cambiata quando qualcuno aveva avuto l’idea di costringerlo a suonare con una trave infilata tra gli incavi dei gomiti, costringendolo a tenere la schiena dritta. 

Dopo qualche nota il ragazzo smise bruscamente di suonare, sbuffando con irritazione mentre alzava di scatto lo sguardo dalla tastiera prima di parlare ad alta voce:

“Irina!”

Un paio di istanti dopo anche la musica prodotta da un clarinetto cessò, al suo posto il ragazzo sentì una voce fin troppo familiare giungere dalla stanza di fronte:

“Che c’è?!”
“Non riesco a provare e a concentrarmi se sento la tua musica in sottofondo… non puoi provare più tardi?”
“Potrei dire lo stesso.”

“Ma io stasera mi devo esibire, DEVO provare Rachmaninov!”

Ivan sbuffò leggermente mentre la figura sottile e agile del suo gatto del Bengala balzava sopra al pianoforte, rivolgendogli un’occhiata torva prima di acciambellarsi, al sicuro da quella che era diventata la sua più acerrima nemica: Lena si era accucciata in un angolo della stanza, gli occhi fissi sul gatto e scodinzolando, probabilmente volendo giocare con il felino, che invece cercava di starle il più lontano possibile.. 

“Sono due settimane che suoni tutto il giorno, non hai bisogno di provare ancora!”
“Non ci si esercita mai troppo… e poi hai detto tu che i giorni in cui avrei dovuto esibirmi avrei avuto la precedenza.”

Il russo sentì un borbottio non meglio definito provenire da un’altra stanza mentre si rivolgeva a Sergej, lanciandogli un’occhiata grave che il gatto ricambiò, continuando a tenersi a debita distanza dal cane fin troppo incline a rincorrerlo:

“Sì, lo so. Si stava così bene quando eravamo solo noi due, vero?”

Il borbottio di Ivan precedette di appena pochi istanti l’ingresso di una ragazza dai capelli rossi nella stanza, che gli rivolse un’occhiata torva:

“Io non ho mai detto niente del genere.”
“Davvero?”
“Certo.”

Ivan si voltò verso l’uscio della stanza per guardarla, restando impassibile di fronte alle parole e al tono seccato della ragazza. Si limitò ad annuire con un cenno appena percettibile del capo per poi tirare fuori la bacchetta… e a quel punto Irina sospirò, sapendo che cosa stava per sentirsi dire:

“Ivan, non azzardarti, non lo sopporto…”

Ma un piccolo quaderno rilegato in pelle era già planato oltre la sua spalla per finire nelle mani del pianista, che senza dire nulla lo aprì, sfogliandolo prima di trovare l’oggetto del suo interesse e leggere qualcosa ad alta voce, senza battere ciglio. 

24 Gennaio…”
“Odio quando fai così.”

“… non preoccuparti Ivan, non ci disturberemo a vicenda, quando avrai un concerto in cui esibirti ovviamente avrai la precedenza e non ti disturberò suonando.
Sei sicura di non aver mai detto nulla del genere?”

Il ragazzo abbozzò un piccolo sorriso, a metà tra il divertito e il soddisfatto, mentre invece la ragazza sbuffò prima di girare sui tacchi e uscire dalla stanza con una Lena scodinzolante al seguito, assicurandogli che prima o poi quel quaderno sarebbe diventato cenere in uno dei camini che popullavano la casa. 


*


Irina Volkova era seduta su una delle due sedie sistemate di fronte alla scrivania, le gambe accavallate mentre teneva gli occhi fissi davanti a sè, osservando suo padre. 

In realtà moriva dalla voglia di aprire bocca e dire la sua, o magari di alzarsi, lasciare una volta per tutte quella firma e poi andarsene sbattendo la porta… ma l’ultima cosa che voleva era sollevare inutili discussioni, così restava seduta a sopportare quel triste spettacolo: forse era l’unico modo per far sì che finisse in fretta. 

La rossa, ignorando ciò che il padre stava dicendo, abbassò lo sguardo per concentrarsi sulle dita di Ivan che le stavano accarezzando distrattamente il braccio, come a volerle suggerire di stare tranquilla. 
E lui effettivamente sembrava calmissimo, perfettamente a suo agio mentre parlava, seduto accanto a lei senza mai staccare gli occhi chiari dal suo futuro suocero… anche se visti i tempi biblici, Irina aveva la sensazione che sarebbe andato tutto molto per le lunghe. Di quel passo si sarebbero sposati non prima dei suoi trent’anni...

Quasi lo invidiava per quella sua aria rilassata, parlava senza nemmeno scomporsi, come se stesse chiacchierando del più o del meno con un amico. 

“Se devo essere onesto, non capisco il perché di tutte queste remore… se non vi vado a genio, bastava palesarlo fin da subito. Pensate che non sia adatto per vostra figlia?”

Irina si trattenne dal sbuffare a quelle parole, dicendosi che in quel caso avrebbe mandato i genitori definitivamente a quel paese e lo avrebbe sposato lo stesso. Ma le cose non stavano così, e sia lei che il fidanzato lo sapevano: vide chiaramente suo padre accigliarsi leggermente alle parole del ragazzo, parlando con un tono piatto e sbrigativo:

“Non ho mai detto questo. Vogliamo solo che le cose vadano fatte come si deve.”
“Comprensibile, dopotutto Irina è la sua unica figlia… ma ormai mi conoscete, no? E credo che le questioni su cui discutere si siano esaurite, a questo punto. Abbiamo concordato la somma della dote, anche se io mi ero proposto di non accettarla, ma ho fatto come volevate… Che cosa c’è, ancora? Vuole chiedermi se sarò in grado di mantenere sua figlia? O ci ha ripensato e crede che avermi come genero metterebbe la famiglia in imbarazzo?”

Ivan sollevò un sopracciglio ad arte, sfoggiando un lieve sorriso e parlando con un tono con una sfumatura ironica che probabilmente colse soltanto Irina: la ragazza, per la prima volta da quando aveva messo piede nella stanza, si ritrovò a sorridere, consapevole che suo padre si sarebbe mangiato le mani piuttosto che ammettere una cosa simile… non era stato felice di sciogliere il contratto con i Filimon, certo, ma quando aveva saputo di quale famiglia facesse parte Ivan il suo umore era nettamente migliorato. 
E ovviamente il ragazzo ne era perfettamente consapevole.

“Ovviamente sappiamo entrambi che non succederà. E spero vivamente che riuscirà a mantenere mia figlia nonostante non abbia rapporti con suo nonno.”
“Non vedo dove sia il problema, economicamente parlando… non ho rapporti con la mia famiglia, certo, ma come sicuramente saprà essendosi informato sul mio conto i miei genitori sono entrambi deceduti… e mia madre, l’unica figlia del mago più ricco della Russia Nordoccidentale, mi ha lasciato una quantità considerevole di denaro. Senza contare quello che già avevo ereditato da mio padre. Sono abbastanza sicuro di poter provvedere a sua figlia, anche se mi chiedesse di comprarle San Pietroburgo.”

Irina sorrise, cogliendo perfettamente il travaglio interiore che suo padre stava vivendo da qualche settimana a quella parte: in un primo momento era stato quasi felice di sciogliere il contratto pre-matrimoniale con cui l’aveva incastrata con Eleazar Filimon, ma la gioia era leggermente scemata quando aveva saputo che il ragazzo di cui si era innamorata era sì l’erede più diretto di Nikolaj Hendrik… ma era anche vero che avevano smesso di parlarsi. 
E forse la paura di suo padre era che la situazione degenerasse e Hendrik decidesse di diseredare suo nipote… così tutto il prestigio che la figlia stava per sposare sarebbe andato in fumo. 


“Non si preoccupi. Mio nonno non mi diserederà… non ha avuto figli maschi, in effetti ha avuto solo una figlia viste le complicazioni a cui mia nonna andò incontro partorendo… e ora che mia madre è morta, gli restiamo io e mio fratello. E mio nonno non affiderebbe mai tutta la sua fortuna a Dimitri, è molto accorto sul denaro e sul nome della famiglia. Ora, il suo avvocato è presente, quindi possiamo firmare?”


*


“Ivan? Perché c’è una montagna di Galeoni abbandonata in mezzo al tavolo?”
“Non sono abbandonati, sono soldi tuoi.”

“Soldi miei?”
“È la tua dote.”

Di fronte allo smarrimento della fidanzata Ivan rise, alzando gli occhi da, giornale per guardarla:

“Davvero pensavi che avrei tenuto quei soldi? Sono soldi tuoi, fanne ciò che vuoi. Non sei un animale da comprare al mercato, io non li voglio, ho accettato solo per non tirarla troppo per le lunghe.”

Per un attimo Irina non si mosse, metabolizzando quello che aveva appena sentito mentre il fidanzato trinava a concentrarsi sul giornale. O almeno finché la ragazza non si alzò, fece il giro del tavolo e poi lo abbracciò di slancio, facendolo quasi cadere dalla sedia.


*


Stava leggendo l’ennesimo spartito per imparare la sequenza di note a memoria quando Irina gli aveva messo un lungo elenco di nomi davanti, destando la sua curiosità:

“Che cos’è?”
“La lista degli invitati… vuoi darci un’occhiata?”

“No, non serve, ho già segnato chi vorrei fosse presente.”

Il pianista scosse il capo prima di distogliere lo sguardo dalla lista e tornare a concentrarsi sullo spartito, mentre la fidanzata, in piedi accanto a lui, roteava gli occhi: aveva letto tutti I nomi segnati dal ragazzo e non aveva potuto fare a meno di notare che non erano stati segnati né suo fratello né suo nonno. 

“Ivan, sei sicuro di non voler invitare Dimitri? O tuo nonno?”
“Io e Dimitri ci siamo parlati per quattro anni solo a proposito di mia madre, perché avevamo entrambi la sua procura durevole… ora che è morta non c’è niente che ci leghi.”

“Tecnicamente il DNA. So che non andate molto d’accordo, ma è il tuo matrimonio, forse te ne pentirai, un giorno.”
“Quel giorno non è oggi.”

“E tuo nonno? Io non l’ho neanche conosciuto, l’ho solo visto di sfuggita al funerale di tua madre!”
“Se vuoi segnalo, così conoscerà te e la tua famiglia e magari tuo padre ne sarà felice… non mi fa molta differenza.”

Ivan si strinse nelle spalle con noncuranza e la rossa sbuffò, parlando con una punta di esasperazione:

“Sei veramente difficile a volte, lo sai?”
“Sì, me l’hanno detto. Ma nessuno ti obbliga a sposarmi, ti ricordo.”

“Ci mancherebbe altro, ci hanno provato una volta, ad obbligarmici… se penso che ora potrei essere sposata con Filimon.”

Irina piegò le labbra in una smorfia mentre sedeva sulle ginocchia del fidanzato, che invece sorrise:

“Chissà, forse se tu non fossi venuta a Vienna e non mi avessi conosciuto ti saresti sposata sul serio.”
“Sì, forse. In effetti è stata mia madre a farmi iniziare a suonare… quindi in realtà dovrei ringraziare mia madre, è quasi paradossale!”

Ivan si limitò ad annuire, rabbuiandosi leggermente mentre invece la fidanzata gli sorrise, prendendogli il viso tra le mani per costringerlo a guardarla:

“Lo so che ti manca… mi dispiace. Avrei voluto che ci fosse.”
“Non credo sarebbe potuta venire comunque… e poi non fa niente, te l’ho detto anche al funerale, se n’era andata già da molto tempo.”


*


“Possiamo entrare? Qualcuno vuole vederti.”

Le labbra di Irina si distesero in un largo sorriso nel vedere il marito entrare nella stanza con un bambino biondo in braccio, che vedendola allungò subito le braccia verso di lei:

Mamma!”
“Ciao piccolo… Vieni qui.”

Ivan si avvicinò alla ragazza, sedendo sul bordo del materasso per mettere il figlio più vicino alla madre, che abbassò lo sguardo sul fagottino che Irina teneva tra le braccia, indicandolo mentre una piccola ruga si formava in mezzo alla fronte del bambino di diciotto mesi:

Chi è?!”
“Ma come chi è, è tata, la tua sorellina!”

Ivan ridacchiò di fronte all’espressione accigliata del figlio, che stava osservando la nuova arrivata – che nella sua testa venne immediatamente etichettata come “intrusa – ladra di coccole” – con aria critica. 

“Credo di aver finalmente deciso come la voglio chiamare.”
“Ah sì?”

Ivan inarcò un sopracciglio, osservando la moglie come in attesa mentre la rossa annuì, senza smettere di sorridere:

“Ti piace Elena?”

Per un attimo il pianista non disse niente, ma poi piegò le labbra in un sorriso, sporgendosi verso di lei per baciarla:

Grazie.” 
“So che ci avevi pensato anche tu, solo che come sempre ti tieni tutto dentro, sei il solito orso. Il mio solito orso.”


Ivan sorrise, gli occhi grigio-azzurri carichi di gioia mentre Adrian continuava a sbirciare il visino rilassato della sorellina, cosa che anche il padre fece dopo un istante:

“Posso tenerla? Vedo che abbiamo un’altra rossa in famiglia, fantastico.”
“Hai qualcosa contro le persone con i capelli rossi, Petrov?”
“No, assolutamente… ma sai che cosa si dice dei rossi, no? Sì, insomma, che sono delle teste calde.”

Ivan sorrise con aria divertita mentre si scambiavano i bambini e Adrian si accoccolò contro la madre con aria soddisfatta, ben lieto di ricevere le attenzioni che gli erano state negate nelle ultime ore. 
Per un attimo nessuno disse niente, mentre Ivan sorrideva alla neonata e Irina osservava la scena, rimuginando su qualcosa a cui pensava ormai da parecchio. 

“Mi prometti una cosa?”
“Cosa?”
“Nessun matrimonio combinato, per nessuno di loro… specialmente lei. I miei genitori faranno di tutto per cercare di venderla al miglior offerente tra soli pochi anni…”

“Non succederà, te lo prometto.”


*

Elena, Marija, Image and video hosting by TinyPicAdrian Image and video hosting by TinyPice Aleksej Petrov Image and video hosting by TinyPic


Irina era seduta su uno dei due divani nel salotto, tenendo il piccolo Aleksej in braccio, che per una volta stava sonnecchiando placidamente. Davanti a lei, sul tappeto, Elena stava spazzolando il pelo di Lena, che dopo anni aveva imparato a lasciar fare i bambini, ignorando gli abbracci soffocanti che aveva più volte ricevuto o tutte le volte in cui qualcuno le aveva pestato la coda.

Adrian invece era seduto accanto al padre davanti al pianoforte a coda, strimpellando insieme a lui. 

L’unica a mancare all’appello era Marija, che però poco dopo trotterellò nella stanza per poi fermarsi davanti alla madre, sorridendo allegramente:

“Mamma, hai visto Sergej?”
“Tesoro, ma lascia stare quel povero gatto…”

“Ma devo fargli il bagno! Sergej!”

La bambina parve illuminarsi quando scorse il gatto muoversi furtivamente verso la porta, forse pianificando di darsi alla fuga. Ma la padroncina sorrise, correndo verso di lui per poi sollevarlo malamente, ignorando i suoi miagolii di protesta… e Irina quasi rise, non sapendo se il gatto fosse più terrorizzato dall’idea del bagno o delle effusioni della bambina. 


“Mamma, compriamo un altro cane?”
Elena sorrise, voltandosi verso la madre con aria speranzosa mentre Marjia annuì energicamente, sorridendo a sua volta:

“Sì! Prendiamo un maschio uguale a Lena, così poi abbiamo anche i cuccioli!”
“In questa casa ci mancano solo i cuccioli… non pensate che tra quattro bambini, un cane e un gatto sia già molto affollato!? E poi Mary, a te non piacevano i gatti?”

“A me piacciono tutti! Vorrei anche un coniglietto.”
“Neanche per idea, niente roditori qui dentro! Ivan, dammi una mano, non posso essere sempre io quella cattiva.”

“Che c’è?”
“Le bambine vogliono un cane.”
“Grande idea! Così poi abbiamo i cuccioli!”

“Ma quanti anni hai, sei come Elena!?”



   
 
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