Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Mfelewzi    28/10/2017    0 recensioni
Cosa è Westeros? Ed Essos? E tutto il Mondo? E' un Mondo altro, creato dalla mente di qualche estraneo, che si diverte a mostrare la morte e il dolore nella Realtà e Racconti Incompiuti e Santi da un'altra? E se l'Età degli Eroi fosse veramente esistita, e non fosse solo una serie di Leggende, come dicono i Maestri della Cittadella? E se Prima dell'Età dell'Alba ci fosse stato qualcosa d'altro? E se certi mondi che noi, lettori, vediamo separati, in realtà appartengono alla stessa Dimensione? Ecco, da questa idea anormale e insana, è nato questo Crossover, dal nome orrido, ma che sistemerò. Troverete un crossover ambientato nel mondo di Martin, ma chi conosce il Professore, di certo avrete capito che ci sarà un Viaggio Inaspettato(Jackson li mortacci tua!). E per chi ama anime e manga, tipo io, anche quelli che ora sono brutti, vedrete cose da "Uscita di Matrix". Buona Fortuna!
Genere: Azione, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incest
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Corte di Approdo del Re, Terre della Corona. Westeros.
 
-Bene miei, lord.- Esordì Lord Stark, alzandosi dalla sedia, seguito dagli altri membri del Concilio Ristretto. -Se non c’è altro per cui discutere, visto il Torneo, credo che…- La porta si riaprì, entrando lo stesso Ser Janos. -Mio Signore,- Esordì di nuovo -Perdoni questa intromissione, ma vi sono notizie per il Re.- Consegnò il messaggio. Lord Stark aprì il sigillo del rotolo, mentre gli altri lord apparivano stupiti. Nessuno aveva più lamentele o richieste rivolte verso il Re. Da anni. Anche perché era stato deciso di lasciare ai Lord il mantenimento dell’Ordine e della Giustizia. Ned Stark lesse, e sospirò. -Temo che dovremo continuare la discussione. Può andare, Ser Janos. Scusi per l’ulteriore disturbo.- -Nessun disturbo, Signore.- E si ritirò. Chiusa la porta e di nuovo seduti, il primo a parlare fu Renly. -Sono notizie gravi, per caso?- Chiese.
-Forse per le casse regali.- Esclamò Ned Stark. -Una Compagnia mercenaria ha fatto richiesta di assunzione rivolta al Re.- -Richiesta alquanto singolare.- Esclamò Lord Varys. -Devo convenire.- Esclamò Pycelle. -Perché mai dei mercenari dovrebbero fare richiesta di entrare al servizio della Corona, rivolgendosi direttamente al Re? Che io sappia, nemmeno la Compagnia Dorata arriva a tanto, anzi, attende che siano…- -Ah, spiegata la stranezza!- Esclamò Lord Baelish, dopo aver letto il rotolo, per poi consegnarlo a Renly che lo consegnò alla sua sinistra, verso Pycelle e Varys. -Si tratta della famosa Compagnia dei Falchi! Ora tutto è chiaro.- Lord Stark annuì. E così pure Varys. -Quindi, questa Compagnia sta facendo richiesta di servizio alla Corona?- -Così pare, Lord Varys.- Esclamò Baelish, mentre Pycelle cercava di leggere lo scritto. -Richiesta alquanto inutile.- Esclamò il Primo Cavaliere. -Non abbiamo necessità di mercenari al momento. E i prezzi sono troppo alti.- -Potrebbero aiutare nel mantenere l’Ordine.- Rispose Renly. -Lo hai detto pure tu che gli uomini non bastano. I Settemila soldati della Compagnia sono perfetti, potremmo esautorare per questo scopo la tua scorta e la Guardia Cittadina.- -Senza contare che a sapere che la Più Grande Compagnia di Ventura di Westeros si trova ad Approdo del Re, molta più gente verrà ad assistere.- Esclamò pure Baelish. -Senza contare,- Continuò Varys, leggendo di sottecchi il messaggio dal vecchio Gran maestro. -Che una delle richieste del loro comandante è stata quella di poter giostrare, proponendo una paga più bassa rispetto ai soliti contratti. Il Comandante dei Falchi è molto famoso, attireremmo maggiore attenzione, e tenendo conto che spenderanno i loro soldi in Città, tutti ne otterranno beneficio.- -Forse,- Esclamò Pycelle, finendo di leggere e dimenticando di passare il messaggio a Lord Varys. -Potremmo anche usarli per dare sostegno alla Guardia Cittadina dopo il Torneo. I problemi di ordine pubblico sono vari, potrebbero essere una buona soluzione, visto che le ric- -Senza contare che, vista la richiesta,- Esclamò Renly, sarcastico. -Spetta al Nostro Re Robert accettare o rifiutare.- -Credo che non avrà nulla da ridire, per quanto riguarda un altro partecipante.- Rispose Lord Stark. -Informerò il Re, e illustrerò i vantaggi di tale scelta. Date risposta solo fino a quando non si avrà risposta positiva. Ora, potete ritirarvi, miei lord.- E si ritirarono. Ned Stark si diresse verso le sue stanze, stanco ed amareggiato. “Nel immediato i Falchi saranno utili, ma a lungo corso a cosa potrebbero servire? Non siamo in guerra, potranno al massimo combattere banditi, ma una Compagnia come quella si accontenta solo di giustiziare stupratori e taglieggiatori?” Si chiedeva, mentre camminava nei corridoi del castello. Non che avesse tutti i torti. La Compagnia dei Falchi era l’Unica Grande Compagnia di Soldati di Ventura del Occidente. Paragonabile ai Secondi Figli, erano definiti inferiori in Fedeltà e Forza alla sola Compagnia Dorata. Di certo, essere in Settemila Uomini non li rendeva attraenti alle Grandi Città Libere di Essos, e raramente venivano richiesti dai Lord di Westeros. Li ricordava, avendoli avuti al suo fianco. Alla Battaglia del Tridente, per poi ritirarsi, registrato il pagamento e la Vittoria. Il loro comandante pareva onorevole, ma Ned aveva visto quella sottile crudeltà, il fregarsene della possibile morte di uno dei suoi sottoposti. Era pure tornato, insieme ad uno dei soldati di quel uomo. Una donna, cosa rara a Sud del Moat Cailin. E quel soldato lo aveva sfidato e sconfitto davanti a tutti, per poi andarsene lontano. Non perdonava a quel comandante l’avere abbandonato il suo sottoposto. Specie perché era una donna. Una donna che guidava dei mercenari: tutti i lord della Valle, dei Fiumi e della Tempesta lo trovarono stupido, solo quelli del Nord e di Dorne non si stupirono. Di certo il rivedere quel uomo dai capelli d’argento, simili a quelli di un Targaryen, non lo riempiva di Gioia. Era ormai giunto nelle sue stanze. Trovò Sansa che continuava le sue lezioni di ricamo, e Arya non si vedeva ancora. Sansa rimase lì ancora per un po’, per poi andarsene arrabbiata. Non perdonava a suo padre le scelte fatte. -Sansa.- Esclamò Ned Stark.
 
 
Dalle porte della città entrarono per primi i cavalieri, seguiti dalla fanteria e dagli arcieri. Davanti a tutti tre figure a cavallo, due in rosso e l’altra con un’armatura talmente luccicante da apparire d’argento. Uno dei vestiti di rosso portava lo stendardo, con delle ali rudimentali più simili a quelli di un gabbiano che di un falco. Giunsero fino alla Fortezza Rossa, e solo i tre davanti scesero da cavallo. Questi si levarono gli elmi e consegnarono le armi. Il primo, quello dall’armatura argentata, era un giovane di trenta anni, con i capelli bianchi e la carnagione chiara, simile ad una fanciulla non fosse stato per i lineamenti che, seppure delicati, avevano ancora qualcosa di grezzo, indegno di una fanciulla. L’altro appariva come un normale ufficiale, il naso spaccato da anni, una cicatrice che attraversava la fronte. Quello che seguiva, invece, era il contrasto con l’argentato. Era una donna, i lineamenti delicati ma selvaggi, i capelli rossi corti e la carnagione scura, come una dorniana. Questi entrarono nella Fortezza Rossa, trovandosi ad accoglierli Ser Barristan Selmy, Lord Comandante della Guardia Reale, Ser Jaime Lannister e una recluta, Ser Maryn Trant. -Salute a voi, Ser Barristan.- Iniziò l’umo dai capelli d’argento, inchinandosi rispettoso. -E’ un Onore fare la vostra conoscenza.- -L’Onore è mio, Ser…- -Purtroppo non sono un cavaliere,- Lo interruppe gentilmente.
 -Non avete necessita di darmi del Ser. Il mio nome è Griffith, il resto non conta.- E gli porse la mano, a saluto. Selmy annuì, e la strinse, con un’espressione gentile. -Non sarete Cavaliere di Titolo, ma lo siete nell’Anima. E come voi non volete che vi chiami Ser, io le chiedo di non chiamarmi lord.- Anche Griffith sorrise convinto. “Guarda come si fa ingraziare, il nostro capo falco!” Pensò Jaime Lannister. Barristan lo invitò ad entrare, e tutti e sei entrarono. -Avrete avuto un viaggio faticoso, temo.- Esclamò Selmy. -Non come le nostre quotidiane vite, Ser Barristan.- Rispose Griffith. -Per quanto la pace giovi a molti, i miei uomini ed io non abbiamo avuto molte gioie, dalla Morte del Re Folle in poi.- -Avreste potuto chiedere di partecipare alla spedizione nelle Isole di Ferro.- Ripose gentilmente il Lord Comandante. Griffith sorrise gentile, ma: -Ho fatto richiesta a molti lord, ma nessuno era interessato. E sapere che pure tutte le altre compagnie mercenarie non abbiano ricevuto ingaggio per quella rivolta, non darà certo da mangiare ai miei uomini.- -Ai suoi uomini forse no,- Esclamò Jaime Lannister. -Ma dubito che abbia dato problemi eccessivi a lei.- -Siete ingiusto nel parlare.- Rispose Griffith. -Quando una nave rischia di affondare, tutti rischiano.- -Se invece di cercare di salvarla si pensa a fuggire ed il capitano e gli ufficiali fuggono con le scialuppe, solo i topi e qualche stupido mozzo rischia veramente.- Rispose invece il Lannister. -E’ vero, ma non l’ho fatto.- Controbatté Griffith, mantenendo il tono gentile e il sorriso. -Avete ragione, Ser Griffith.- Rispose il Lord Comandante. Giunsero infine alla Sala de Trono.
 
 
-SIETE ALLA PRESENZA DI RE ROBERT DELLA CASA BARATHEON, PRIMO DEL SUO NOME, RE LEGITTIMO DEGLI ANDALI, DEI RHOYNAR E DEI PRIMI UOMINI, LORD DEI SETTE REGNI E PROTETTORE DEL REAME!- Al insieme dei titoli, Griffith ed i suoi tre sottoposti si inchinarono. -Porgo i Miei Omaggi a Voi, Re Robert il Liberatore, Flagello dei Draghi. Possano i Nuovi ed Antichi Dei premiare la Tua Casata di Perpetuo Dominio.- Robert annuì, dal Trono di Spade. -Sono anni che non ti fai vedere, eh, Griffith?- Il mercenario annuì. -Dall’entrata ad Approdo del Re.- -Già. E vedo che tieni ancora la ragazza salvata dal tuo sottoposto!- Robert ridacchiò, mentre Griffith si limitò ad alzare il volto e sorridere. –Sono un sentimentale. E poi, è Dovere proteggere le fanciulle, specie se Belle!- -Direi! Che fai ancora inginocchiato? Alzati, su! Per gli Dei, non fate altro che stare in ginocchio! Ho saputo che vuoi entrare al Servizio della Corona.- Esclamò Robert, rimanendo seduto. -E mi pare che sia stato accettato.- -Non sbagli proprio. Nemmeno quella volta che mi hai consigliato di lasciare perder le scaramucce e puntare a Rhaegar ed al grosso delle Forze Nemiche avevi torto! Avrei voluto ascoltarti anche quando mi hai chiesto di dirigermi verso Capo Tempesta, per rompere l’assedio.- -Non fu necessario!- Rispose Griffith, in piedi. -Vostro fratello resistette, e certo dirigersi ad Approdo del Re fu un’idea migliore.- -Non così tanto.- Esclamò malinconico Re Robert. -I due mocciosi Targaryen erano già fuggiti prima che arrivassi a Rocca del Drago. Ma non importa!- E nel dire questo, si alzò dal Trono. -Mi servisti bene al Tridente, e mantenesti la Tua Parola. Mi spiace non aver potuto portare i tuoi Uomini con me.- -Non era necessario, dopotutto avete vinto.- Continuò Griffith. -Ma certo mi avresti consigliato di ammazzare quei cani dei Greyjoy! E che tu non abbia potuto dirmelo, mi spiace. Ma possiamo rimediare!- In quel momento era davanti a lui, la pancia che toccava il ventre di Griffith. -Griffith Water, accettò di avere la Compagnia dei Falchi al Servizio Mio e della Corona. Ed a testimoniare ciò, io ti nomino Cavaliere!- Griffith allora si inginocchiò. -Maestà, è un Onore troppo grande!- - Ma io non voglio onorarti!- Esclamò Robert, mentre faceva segno di portare una spada. -Se vuoi gareggiare, minimo dovresti essere nobile. Per questo,- E presa la spada gli toccò col gesto sacro e per sette volte le spalle e la testa. -Io ti nomino Ser Griffith del Tridente, e ti Nomino Lord di Harrenhall, col nome di Lord Griffith Whitehawk.- E mentre Griffith ripeteva il giuramento nel Nome del Guerriero, nessuno si accorse degli sguardi furibondi di Ned Stark, ancora seduto, e della ragazza accanto a Lord Griffith Whitehawk di Harrenhall.
 
 
Ned era seduto nelle sue stanze. Ancora non riusciva a credere alla… Alla scelta di Robert. Nominare quel uomo Cavaliere aveva un senso, ma addirittura dargli l’onorificenza di Signore di Harrenhall e un Titolo Nobiliare! Non aveva alcun motivo, visto che non aveva dato nessun aiuto al Reame per meritarsi un simile onore. “A parte lodare Robert e le sue scelte!” Pensò lo Stark, seccato fino all’inverosimile. Non riusciva a credere nell’enorme vacuità del Sovrano dei Sette Regni. E pensare che da giovane era diverso! E mentre continuava a ruminare su quei pensieri, qualcuno bussò alla porta. -Avanti.- Esclamò. Dalla porta entrò Lord Varys. -Quale vento ti porta qui?- Chiese sorpreso, mentre faceva segno all’eunuco di sedersi. Quello lo fece. E solo allora parlò. -Sei il Primo Cavaliere del Re, e il Re è un idiota. E’ tuo amico, vero, ma è un idiota, destinato a portare allo scatafascio il Reame, se nono lo si guida.- E prima che Ned potesse controbattere quello continuò. -Non credere che quella di due giorni fa fosse un caso. Quello era niente., dopotutto nominare un Comandante di Ventura è poco rispetto a indurre Tornei per ogni cosa, Feste Lussuose per un’intera Corte e lasciare alla corruzione ed all’arbitrio dei Lord l’amministrazione del Regno. In tutti questi anni ha partecipato solo due volte al Concilio Ristretto, alla Prima Seduta e per la Guerra contro le Isole di Ferro. Non è adatto ad essere Re, non lo è mai stato. E’ più buono del Re Folle, ma non può regnare, perché è un PESSIMO RE, che non capisce di essere in pericolo!- Quelle parole lasciarono senza parole Eddard Stark. Non solo per la Verità di tutto. -Sono qui da due mesi. Perché mi informi solo adesso?- -Dovevo esserne sicuro.- Esclamò Varys. -Sei uno dei pochi Uomini d’Onore di questa Città. Ma dovevo essere certo anche che capissi quanto non ci si possa fidare di Robert. Jon Arryn lo aveva capito, ma aveva avuto l’idea che si potesse aiutarlo dicendogli la Verità, per questo è morto.- Quelle parole furono come le lacrime di una sposa alla vista del amato defunto. Questo allora prese una boccetta. -Lacrime di Lys. Sciocche come gocce d’acqua, ma letali. In un soggetto anziano, gli effetti appaiono come una febbre.- Ned annuì. Varys stava dicendo il vero. Ma non era facile crederci. -Chi avrebbe voluto uccidere Jon? Era buono, gentile, mite.- Varys rimase impassibile. -Stava cominciando a fare troppe domande.- Quelle parole bastarono. Un complotto. -A cosa mira questo complotto?- Chiese. Varys annuì. -Come hai capito che fosse un complotto?- -Ho visto come agisce Robert.- E nel dirlo si sentì pieno di amarezza. Amarezza nel constatare di una delusione. -Robert non è un Re. Ha nominato un mercenario Lord solo per delle belle parole, crede a chiunque gli permetta di stare tranquillo, a meno che non si tratti di uccidere qualcuno. Non ha pietà, né comprensione. Non gli è interessato del giovane garzone ucciso dal Mastino, né del assurda richiesta di uccidere il Metalupo di mia figlia, e anche per Daenerys Targaryen, o per…- E non continuò. Quelle parole erano come lame di coltello che lo pugnalavano. Eppure lo diceva. -Vedo che questo Lord Griffith è servito a qualcosa.- Esclamò Varys. E continuò: -E’ gente che intende usare il Re per far dipendere la Corona verso agenti esterni. Non so, forse la Banca di Ferro, con cui siamo in debito, o le Casate Nobiliari, o…- -I Lannister.- Ned pronunciò quel nome con naturalezza. Come fosse ovvio. -Forse sono stati i Lannister.- Quelle parole parvero muovere Varys. L’eunuco chinò il capo verso il Primo Cavaliere. < Non è il posto adatto. > Esclamò. Si alzò, lasciando con la mano appoggiata sul tavolo una moneta. -Grazie per la chiacchierata, Lord Stark.- Si inchinò. Anche Ned chinò il capo, salutando rispettoso. Appena uscì prese la moneta. Una moneta di ferro braavosiana. Ma non vi era inciso lo stemma della Banca di Ferro, ma il nome di una locanda. “Taverna del Puledro Impennato”
 
 
Tyrion entrò assieme al Corvo Errante. -E quindi, qui si dividono le nostre strade, amico.- -Chi lo dice?- Rispose il nano. -Magari sarà un luogo di ritrovo.- I due si salutarono alla porta. Tyrion si rivolse alla locandiera. -Avete una stanza libera?- -Mi spiace.- Rispose questa. -Non ho stanze.- -Al momento forse.- E si rivolse alla gente. -Sono Tyrion della Casa Lannister. Se qualcuno vuole cedermi una stanza, sappia che lo pagherò il triplo di quanto l’avete pagata. I Lannister pagano SEMPRE i Loro Debiti!- Un uomo si alzò, un uomo dai capelli scuri anche se un poco radi. Un viaggiatore, forse. Ma a vedere spada e pugnale, capì che non era così. -Ti cedo la mia. E se vuoi pure il posto a sedere. Preferisco mangiare fuori piuttosto che con questo bastardo monoespressivo.- Tyrion annuì, contento. E nel dirigersi verso il posto a sedere, vide qualcuno di inaspettato. < Ah, Lady Stark! E’ un piacere vederla! > Tutti allora si rivolsero verso la Lady di Grande Inverno, a parte Tyrion, che andò a sedersi. Il tipo davanti definito “bastardo monoespressivo”, probabilmente meritava il secondo nome, non sapendo della madre. Era un uomo alto, fra i più alti che molti potessero dire, e pure per Tyrion, che da nano tendeva a considerare gli alti tutti uguali ai normali, non poté che dire che se non era un gigante almeno si avvicinava. Non era solo alto, ma aveva spalle grosse, era muscoloso e definito, capelli neri e folti, una cicatrice sul volto, vestito con un’armatura composta da usbergo e cuoio con lastre di ferro. Dietro al mantello portava una spada a due mani, assai lungha e spessa. Intanto Lady Catelyn Stark, un tempo Lady Tully, stava cominciando a parlare ai presenti della Fedeltà a suo padre. “Cazzo, qui c’è qualcosa che non quadra.” Pensò Tyrion. Rivolse lo sguardo a quella figura, dall’espressione a metà tra un cane bastonato ma ancora selvaggio e un orso che divorava salmoni e trote, cosa che stava facendo. -Senti amico,- Cominciò lui, mentre quel uomo continuava a mangiare. -Temo che fra non molto mi capiterà qualcosa. Quanto vuoi per difendermi? Posso pagare subito!- La figura smise di mangiare. Erano soli, e nessuno li ascoltava, attratti dalla Fedeltà al Saggio Hoster Tully. -Credi che dieci pezzi d’oro bastino?- Quello tornò a mangiare. -Sì, troppo poco. Cinquanta?- Quello continuava, mentre ormai tutte le Casate della Terra dei Fiumi venivano chiamati, visto che c’erano molti emissari di queste.
-Cento?- Quello cominciò a masticare la trota. -Duecento? CINQUECENTO! Ti vanno bene?- -Nel Nome di mio padre, Catturate quel assassino!- -Facciamo Mil… COSA?- In quel momento la figura si alzò.
-Duemila pezzi.- Esclamò la figura scura. Tyrion nemmeno si curò di contare i soldi o controbattere. Era più intenzionato a controbattere all’accusa di Lady Catelyn. -Lady Stark, che razza di accusa è questa? Io non ho ucciso nessuno!- -Hai ordinato ad un assassino di uccidere mio figlio Brandon!- -MA NON E’ VERO! Non ho nessun motivo per farlo.- -Ne parlerai davanti a mia sorella, Lady Arryn.- Ecco, era fottuto. Ma guardò il gigante accanto. -Hai detto duemila?- Quello non annuì. E neppure fece diniego. -Ecco, prendi, è tutto qui.- E gli lanciò la saccoccia. Quella figura la prese al volo. -Scostatevi da qui. Lord Tyrion deve passare.- -Ah, ti dispiace se mi unisco a voi, per il viaggio almeno?- Chiese l’uomo di prima. -Stai rifiutando di prestare obbedienza alla Giustizia? Respingi la Volontà della figlia del Tuo Signore?- -Senti, ci tengo a dire che mi sono unito al bestione ed al nano perché non mi va di morire, e nemmeno sono di queste parti.- Precisò l’uomo. -Levatevi da qui tutti.- Esclamò il gigante, levandosi il mantello. Mostrò fissata alla schiena lo spadone. -Non conosco questo Hoster Tully, ma se il suo nome basta per catturare qualcuno, credo che sia solo una merda.- Quelle parole scandalizzarono Catelyn Tully fino alle Fondamenta dell’Anima. -Pagherai un tale affronto!- -UCCIDIAMO QUESTO CANE!- -VIVA LORD TULLY!- -PER LADY CATELYN!- Quasi tutti gli uomini della taverna si alzarono all’attacco. < Abbassati, piccoletto! > Disse l’uomo che gli aveva offerto il posto a sedere. Tyrion obbedì. Il gigante sguainò la spada e colpì. I primi che si erano gettati addosso erano stati tranciati in due. Cinque cadaveri giacevano spaccati a metà, urlando o morti per dolore e spavento. La locandiera urlò di terrore, mentre gli altri, rimasti immobili, si gettarono ancora addosso. Il gigante fendette tagliando la testa a due, un altro lo tagliò con un colpo dall’alto, due li uccise in un sol colpo con un affondo. L’altro aveva sguainato il pugnale, e aveva appena tagliato l’orecchio ad uno che si contorceva dal dolore, mentre ad un altro gli aveva trapassato la testa, colpendo con l’elsa un altro ancora. Il gigante mulinò pochi colpi, un morto ed un senza più il braccio che tutti, ad eccezione dei Cavalieri di scorta a Lady Catelyn, e la Lady stessa, rimasero lì. Tyrion era terrorizzato da quello spettacolo. Aveva visto quel volto inespressivo rimanere tale, mentre con quella spada pesante che mulinava come fosse un manico di scopa falciava uomini. Pure i pochi che si erano rivolti al altro protettore del Lannister scapparono via. -E’ un Mostro!- -Fuggiamo!- -Tornate qui! Dov’è la Fedeltà ai Tully?- -SI FOTTANO I TULLY, TROIA!- Così urlò l’emissario dei Frey. Quelle parole colpirono Catelyn più di tutti quei cadaveri. Intanto erano rimasti tutti i Cavalieri. -Consegnami quel assassino, uomo, e lascerò perdere questa storia.- -Non sono un assassino, Lady Stark! A tuo figlio non ho fatto niente, l’unica cosa che gli ho ordinato è una sella per cavalcare anche se storpio.- -TUTTE SCUSE! SEI STATO TU, NON C’ E’ ALCUN DUBBIO!- -Taci, stupida trota.- Così esclamò il gigante. Catelyn non trattenne lo sdegno. -Ma… Come osi? Come osi parlare così a…- -I pesci idioti che dicono stronzate devono solo stare zitti, sai, Trota idiota?- Quelle parole la innervosirono come non mai. -Ti permetterò di non pagare per un simile affronto, ma non puoi disobbedire alla Legge ed alla Giustizia.- -Legge, Giustizia. Voi Nobili vi riempite di queste parole ogni volta. Non so come la pensano i contadini, ma a me, detta da voi, equivale ad un mare di merda e menzogna. Facciamola a modo vostro.- Puntò allora la spada verso di lei. Cat sentì una rabbia feroce bruciarla. “Come osa? Come Osa?” Pareva avere dimenticato di essere madre. E in quel momento lo pensarono pure i Cavalieri. -Preparati a morire, bifolco!- Uno attaccò. Il gigante parò. O così parve. Aveva spaccato la spada del Cavaliere. Nemmeno si accorse che era stato tagliato a metà come la spada. Fu allora che un ghigno feroce e maligno si formò nel suo volto. Gli altri cavalieri si gettarono su di lui. Li colpiva con forza uno per uno. Ad uno gli staccò la testa, ad un altro il braccio, un altro lo tagliò in due in verticale. Ser Rodrik ed un altro cavaliere invece lo presero da davanti e a da dietro. Rodrik attaccò, ma era una finta. Arretrò schivando il colpo, mentre da dietro quello attaccava, ma ricevette un pugnale sul collo. Rodrik allora dovette difendersi da quella Montagna. Il gigante spaccò la spada fin dall’elsa, afferrò per il collo Ser Rodrik e gli tirò un braccio. Ser Rodrik cercò di allontanarlo con calci e con l’altro braccio. Ma no ci riuscì. Il gigante gli staccò il braccio solo tirando, e infine gli spezzò l’altro, mentre un fiume di sangue si riversava su di lui. E mentre Ser Rodrik urlava lui lo gettò via, contro una finestra. Come un giocattolo. Catelyn era rimasta terrorizzata, e paralizzata. “Non è possibile.” Pensò, mentre quello si avvicinava a lei. -Non osare avvicinarti!- Esclamò. Ma quello si avvicinava. Lnto e inseorabile, come un orso verso un favo di miele. -Io sono Lady Catelyn Stark, moglie di Ned Stark Protettore del Nord, e figlia di Hoster Tully, Protettore del…- Un colpo sibilò nell’aria. Il gigante schiaffeggiò Lady Catelyn. Lei sentì il dolore del colpo, e il sangue da uno zigomo. Odio e terrore era rivolto verso quel essere, che aveva perso il sorriso malato di prima, divenendo solo furioso. -Come…- Un altro schiaffo all’altra guancia. Poi la afferrò per la gola. -Taci Puttana. TACI!- -Ehm, non credo che…- La voce di Tyrion era quasi un flebile vento estivo. Il gigante diede un pugno allo stomaco della lady. Poi ne diede un altro in faccia. Catelyn sentì il dolore, il sangue zampillare, il naso spaccarsi, uno spruzzo di sangue e bile uscire dalla bocca. E così Tyrion. -Le conosco le stronze come te! Non fate altro che ordinare, ordinare, e pretendete che tutti vi lecchino il culo per i vostri natali!- Tenendola per il collo la alzò e la sbatté con forza contro un tavolo, spaccandolo. -Non mi importa del tuo paparino e del tuo marito di merda, inutili stronzi! Vedo solo una schifosa puttana! Una PUTTANA ARISTOCRATICA!- E cominciò a tempestarla di pugni. Le mani di Catelyn cercavano di fermarlo, ma non ci riusciva. Urlava, ma si morse la lingua. Tyrion rimase a bocca aperta, e pure l’altro Ma solo Tyrion cercò di fermarlo. -BASTA! SMETTILA! STAI ESAGERANDO!- -Mi hai pagato per ucciderli, non per obbedire ai tuoi ordini.- -Forse nella sacca ce ne sono di meno! Controllali, ma lasciala stare!- Quelle parole fecero frenare il gigante. Catelyn era implorante di dolore e pietà. Era ancora sveglia, consapevole. Il gigante le sputò in faccia. -Ricorda quello che sei, Stupida trota! Che anche i bastardi sappiano quello che meriti!- La mollò, e le diede un calcio sul ventre. Poi si sedette, prendendo la conta dei soldi. Tyrion si diresse terrorizzato verso quella figura che era Lady Catelyn Tully -Lady Stark?- Esclamò. Catelyn stava piangendo. Con orrore vide che aveva perso un incisivo, che tutti i denti laterali di sinistra erano staccati, a parte due molari sotto e i canini di sopra, e tutta la dentatura posteriore del lato destro non c’era più. O così pareva, dato il sangue copioso. Il volto era pieno di tagli da contusione, uno zigomo spaccato, e tutta la faccia era gonfia e sporca di sangue. Il naso era ridotto ad una patata schiacciata da un cavallo, e un occhio era gonfio. E non smetteva di lacrimare e implorare pietà. -Smettila… Ti prego… Ti prego… Smettila… No…- -Dobbiamo aiutarla! Ehi tu! Mi dai una mano?- Si rivolse al altro. -Dici a me?- -Credi che lo dica a lui? Aiutiamo questa donna.- -Sei pazzo? Quella lady sarà incazzata da morire! Fossi in te l’ammazzerei, almeno non farebbe casino. E poi non ti accusava di un omicidio o qualcosa di simile?- -Sono innocente!- -Allora perché ti preoccupi?- -Perché? Che cazzo di domanda è?- -Senti, credo che se le cose stanno così, vado a Delta delle Acque e…- -Ubbidisci a me e ti pagherò, quando saremo giunti a Castelgranito!- Quelle parole lasciarono pensieroso quel uomo.-E come so che manterrai la parola?- -Un Lannister paga sempre i suoi debiti!- -I soldi sono anche di più.- A parlare fu il gigante. A quella voce le implorazioni di pietà di Catelyn aumentarono. -Bene. Allora aiutami a portarla di sopra.- -Mi hai pagato per salvarti il culo, non per farti da scudiero.- -Ti ho pagato per farmi da scorta!- -No, mi hai pagato per salvarti in quel istante. E non voglio farela scorta ad un aristocratico incapace e deforme!- “Ah, questo insulto mi mancava, anche se l’ultima è un classico!” -Senti, ti darò il doppio se…- -Non puoi.- Gettò al nano la saccoccia. -Ti sono rimasti mille. Paga questo idiota per raggiungere il tuo castello e curare questa stronza.- E uscì. Tyrion tornò a curarsi della Lady, ma era svenuta per la paura. -Mi sa che quel bestione se lo sognerà la notte. Secondo me tornerà a pisciarsi addosso come quando era piccola!- -Ti prendi i mille adesso, a Castelgranito avrai tremila.- -Accettato. Ora lasciala a me, che di certo non puoi sollevarla.- L’uomo prese la donna in braccio, e la mise su di una sedia. -Sai qualcosa per curarla?- -Contusioni, alcuni denti rotti, altri danneggiati ma salvabili. Peccato per l’incisivo, ai Banchetti avrà problemi. Basterà pulirla dal sangue, metterle una pomata sulle contusioni e sulle ferite e fasciarla, oltre che farle mangiare solo cibo semisolido. Per il naso, ci penso subito a raddrizzarlo.- Tyrion voltò lo sguardo, mentre un “clack” e uno spruzzo di sangue lo avvisarono della fine delle operazioni. -Ne sai come curare certi colpi.- -Nelle risse questi colpi sono la norma, ma per una donna fanno più effetto. Si è morsa la lingua, ma non è troppo grave. Per il naso, credo che ce l’avrà come il mio.- -Non ti ho chiesto come ti chiami.- -Nemmeno io so come ti chiami. Lannister, quale? Jaime? No, l’altro?- -Sì, sono Sir Jaime Sterminatore di Re, della Guardia Reale!- I due ridacchiarono. -A volte vorrei esserlo. Sono Tyrion Lannister.- -Il mio nome è Bronn.- -Bronn…- -Bronn e basta.- E mentre diceva questo, stava controllando sul banco della locandiera. Tyrion annuì Poi si rivolse a quel Cavaliere dalle trecce bianche e senza braccio. -Credo sia vivo.- -No, ti sbagli.- -Ti dico di sì, pare respirare.- -Toccalo.- Tyrion lo fece. E non fu bello. E solo allora si accorse di essere sopra una pozza di sangue, e che quel corpo aveva un pezzo di vetro lungo più di un coltello che gli attraversava la schiena. -Quel tipo era davvero un mostro.- -Nah! Era solo abbastanza troppo duro per essere un buon mercenario, tutto qui.- Tyrion si voltò verso Bronn, sorpreso. -Non mi ha detto tanto.- Esclamò Bronn, tornando con una pomata e delle fasce. -Ha solo detto come si chiamava quando glielo ho chiesto, per farmi capire che non voleva sentirmi. Ma un mercenario sa riconoscerne un altro. Doveva essere un Duro, questo è sicuro. E sapeva di certo il fatto suo, visto come mulinava quella Spada.- -Come si chiamava? - -Non l’ho capito bene. Gatsu. O Guts. Qualcosa a che fare con le budella!-
 
 
Arya correva per i vicoli della città, per inseguire il gatto. Syrio lo aveva detto che era il modo migliore per allenarsi. Ma giunta al porto, lo perse. -Merda.- Esclamò. -Una signorina non dovrebbe dire certe cose.- Quella voce, straniera ed estranea, la fece girare. Accanto aveva un uomo strano. Gli occhi a mandorla, i capelli neri tenuti su di una strana coda, una cicatrice a forma di croce che gli attraversava il naso in orizzontale e l’occhio sinistro in verticale. Portava una veste per metà bianca e nera, simile ad un immenso mantello, tenuto fermo da una cintura simile ad una fascia, su cui si reggevano due spade dal insolita impugnatura. -Stavi inseguendo questo diavolo di gatto?- Chiese, tenendo per la collottola il gatto che stava cercando di prendere. Arya annuì, ma non convinta. -Non è mio. Il mio maestro mi ha detto di inseguire i gatti come allenamento- -Ottimo consiglio.- Disse quello, inchinandosi per far scapare il gatto. Si rialzò, prendendo dalla sua veste una pipa ed un sacchetto. Anche la pipa era strana, più lunga, con una piccola ascia all’estremità. -Non sapevo che ad Approdo del Re insegnassero alle femmine a divenire cavalieri. Sei di qualche Nuovo Ordine di Monache Guerriere o…- -Magari.- Esclamò Arya. -Il mio maestro mi insegna la Scherma degli Spadaccini di Braavos.- Quello annuì, mentre si accendeva il tabacco nella pipa. -Questo spiega tutto. Il gatto, la tua corporatura. Comunque, forse ti sei allontanata da casa per finire al porto attraversando Fondo delle Pulci. Di che Casata sei?- Prima che Arya rispondesse, stupita del come aveva capito, nonostante lo sporco e l’abbigliamento non certo consono, come avesse capito che fosse una nobile, lui rispose al suo posto, prendendole una mano. -La tua mano è liscia. Non ha segni di chi aiuta il padre o la madre nei lavori. Bisogna essere degli inesperti per non capirlo. Comunque, il tuo papà è a palazzo, o…- -Mio padre lord è Eddard Stark, Primo Cavaliere.- Quello fischiò. -Pure figlio di un Pezzo Grosso! Allora seguimi, le strade sono pericolose, piccola…- -Mi chiamo Arya. E non sono piccola!- -Ok, Arya-hime.- -Cosa?- -E’ un termine nella mia lingua. Vuol dire “principessa” o qualcosa di simile.- E ridacchiò. Arya capì che era un modo per prenderla in giro. Ma volle sorvolare. -E tu come ti chiami?- Quello ridacchiò ancora, ma amaramente. -Sai cosa indica il simbolo che ho dietro la schiena?- Arya guardò, e vide una svastica disegnata in senso antiorario. -Nella mia lingua indica l’Infinito. Ed è pure il mio nome.- Arya annuì. E decise di rispondere per le rime. -Piacere di conoscerti, Abitante del Infinito.- E sia Arya che Manji sorrisero, diretti verso la Fortezza Rossa.
 
 
 
 
I’M BACK, NIGGAS! Secondo capitolo, e quasi mi commuovo di esserci riuscito. Ebbene, che ne pensate di Griffith come Lord di Harrenhall? E non dimenticare un desiderio che molti fans della serie, più che dei libri, avevano: vedere Cateyn Tully massacrata di botte e insultata. Da dire che la storia seguirà un percorso diverso, ma solo di poco. Forse qualcuno sopravvivrà, ma non chi si potrebbe pensare, anche se… Comunque, ora abbiamo Guts e Manji che saranno i Salvatori di molti. Per quel che possono, visto che si tratta di Westeros. Da dire che ci si riferirà soprattutto alla serie, dato che i libri li ho letti anni fa, ma ci saranno riferimenti anche a loro per dare un più Sano Realismo alla Storia, perché diciamolo: molte cose nella serie FANNO SCHIFO! GOODBYE, NIGGAS!
  
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