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Autore: LazySoul    29/10/2017    3 recensioni
La storia è ambiantata al sesto anno.
I protagonisti indiscussi sono i pensieri e le emozioni provate da Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Pensieri che forse li porteranno ad avvicinarsi l'uno all'altra, oppure ad allontanarsi irrimediabilmente...
Estratto:
«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.
«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore.
E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.
Malfoy la voleva.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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10. Hogsmade



Il litigio iniziò appena misero piede ad Hogsmeade.

Hermione voleva assolutamente andare al negozio di piume di Scrivenshaft. Non amava parlarne, perché di solito la gente la prendeva in giro per la sua strambe passione, ma lei amava tutto ciò che aveva a che fare con la cancelleria, che essa fosse babbana o meno. Nel suo baule, nella stanza che divideva nella torre di Grifondoro con Lavanda e Calì, aveva circa una decina di piume che differivano tra loro per colore, stile e dimensione. Era orgogliosa della sua collezione, anche se non la mostrava mai a nessuno per paura di alimentare ulteriori prese in giro da parte dei suoi amici. Era già dura sopportare di essere apostrofata "perfettina" da Ronald, non avrebbe dato loro motivo di accollarle ulteriori nomignoli.

Hermione mentì ai suoi amici, dicendo che la sua piuma si era rovinata e che aveva assolutamente bisogno di sostituirla. Sperava che loro la accompagnassero, ma a quanto pare Ron e Harry avevano altri piani.

Il rosso desiderava andare da Mielandia, dove sperava di riuscire a provare la nuova collezione di dolci che tanto aveva osannato Seamus la sera prima, mentre giocavano a scacchi in sala comune.

Il moro invece voleva prendere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, dove sperava di trovare Ginny e Dean Thomas, così da poter tenere d'occhio la giovane Weasley, per la quale iniziava a provare quella che temeva essere gelosia.

«Perché non possiamo passare prima da Mielandia?», insisté Ron, alzando le braccia e gli occhi al cielo come segno di protesta.

«Perché sono le quattro, sarà piena zeppa di persone», rispose Hermione, spostando poi lo sguardo su Harry: «Stessa cosa per i Tre Manici di Scopa».

I due ragazzi sbuffarono.

«Il negozio di piume di Scrivenshaft è una noia», disse il rosso, lanciando alla vetrina poco distante un'occhiata di puro disprezzo.

Hermione icrociò le braccia al petto: «Invece Mielandia è uno spasso», ribatté, con tono pieno di sarcasmo.

«Poi cos'è questa storia che hai rovinato un'altra piuma?», chiese il rosso, guardando con aria perplessa la riccia: «Cosa fai alle tue povere piume per renderle inutilizzabili dopo una settimana?»

Hermione arrossì fino alla punta delle orecchie e fissò la strada affollata intorno a sé, prima di tornare a fissare i suoi occhi scuri sul volto dell'amico: «Non essere ridicolo, Ronald! Non le rovino dopo una settimana, semplicemente le uso spesso per fare i compiti e finiscono immancabilmente per rovinarsi, dopo un mesetto o due. Come ben sai, mi impegno molto per fare elaborati in più rispetto a quelli assegnati in classe e per fare un numero di centimetri di pergamena maggiore... Dove state andando?», esclamò, sbattendo il piede a terra, mentre fissava oltraggiata i suoi amici che le avevano dato le spalle.

«Mielandia», rispose con tono annoiato il rosso, facendo un gesto di saluto con la mano.

«Tre Manici di Scopa», ribatté il moro: «Ci vediamo dopo, Herm».

La ragazza rimase nell'arco di un minuto da sola, in mezzo alla via principale di Hogsmade, dove ragazzini del terzo anno correvano eccitati.

Sbuffò, scuotendo la testa con aria avvilita: «Meglio così», disse a se stessa, mentre cominciava a dirigersi verso il negozio di piume di Scrivenshaft: «Senza di loro avrò più tempo per scegliere, senza...»

«Ti trovo peggiorata», disse una voce alla sua sinistra, facendola sussultare dallo spavento.

Malfoy, senza la sua scorta di annoiati Serpeverde, era accanto a lei e la fissava con la solita aria di superiorità e disgusto.

«Come scusa?», chiese la riccia, sbarrando gli occhi e chiedendosi come fosse possibile che non l'avesse sentito avvicinare.

«La parlantinite acuta, ti trovo peggiorata», spiegò il biondo, facendo sfoggio del suo ghigno derisorio.

Hermione alzò gli occhi al cielo e decise di ignorarlo, facendosi strada tra i ragazzini e comparendo di fronte alla vetrina del negozio di piume di Scrivenshaft.

Un sorriso radioso le comparve in volto, all'idea della nuova piuma che avrebbe attirato la sua attenzione all'interno dello spaccio e che sarebbe entrata a far parte della sua collezione personale.

Sospirò felice ed entrò nel negozio, lasciando alle sue spalle un Serpeverde a dir poco perplesso.

Draco Malfoy non riusciva a capire. Lui voleva litigare, pensava che le sue parole avrebbero portato ad una reazione, possibilmente violenta, della Grifondoro. Invece no, lei aveva deciso di ignorarlo e poi... Perché le si erano illuminati gli occhi in quel modo? Per di più di fronte al negozio di piume di Scrivenshaft?

Il biondo era letteralmente senza parole.

Poi l'irritazione ebbe la meglio: odiava essere ignorato.

Malfoy entrò nel negozio con passo sicuro, come se possedesse l'intera Hogsmeade, guardandosi intorno col naso all'insù e una smorfia di superiorità in volto.

In quel posto aleggiava un cattivo odore, per non parlare della polvere che copriva il pavimento e i mobili. Solo un topo di biblioteca avvezzo all'odore di libri vecchi e di carta consumata come la Granger avrebbe potuto apprezzarlo. Ora capiva perché la riccia sembrava tanto contenta quando era entrata.

La trovò accanto ad un espositore sul lato ovest del negozio.

Hermione aveva letteralmente il naso schiacciato contro il vetro che proteggeva una decina di piume di civetta e di gufo, ognuna di lunghezza e colori diversi dalle altre. Il suo respiro appannava la sottile barriera che la separava da quello spettacolo mozzafiato. Le voleva tutte, ma non aveva abbastanza soldi per potersele permettere.

«Quale scelgo, ora?», si chiese in un sussurro, percorrendo con lo sguardo quei colori che andavano dal bianco più puro al mogano più intenso. Non era affatto una scelta facile.

Malfoy cercava di capire cosa ci trovasse di così bello in quelle piume. Lui era abituato ad impugnare solo le penne più fini e delicate, quelle che sua madre faceva arrivare dalla Germania e che costavano un occhio della testa. Cosa ci trovava la Granger di così affascinante in quelle piume banali?

«Le piume della Feder sono molto meglio», disse il biondo, rompendo il silenzio con la sua voce colma di ribrezzo e facendo sussultare la riccia che, ancora una volta, non si era resa conto della sua presenza.

«Malfoy, la smetti di seguirmi?», chiese infastidita, mentre cercava di ricomporsi e allontanava il volto dal vetro, poi si rese conto delle parole che le aveva rivolto il biondo e non poté fare a meno di arrossire: «Le penne della Feder costano un occhio della testa. Sfortunatamente non tutti hanno la fortuna di poter correre al mantello di papà per veder soddisfatto ogni loro capriccio».

Malfoy assottigliò lo sguardo: «Certe persone sono superiori ad altre, è ora che tu te ne faccia una ragione, Sanguesporco».

Hermione sorrise amaramente: «Non ho intenzione di farmi rovinare il pomeriggio, vattene», poi gli diede le spalle e si avviò lungo il corridoio del negozio, verso la cassa.

Malfoy la seguì con lo sguardo, la rabbia che gli ribolliva nelle vene e il forte desiderio di farle male, di rovinarle non solo il pomeriggio, ma anche la vita.

Fece un passo verso di lei, deciso a controbattere: «Non prendo ordini da fecce come te».

Una risata priva di divertimento si diffuse nel negozio.

Hermione si voltò appena, quanto bastava per mostrare al biondo la punta di cattiveria che covava nello sguardo: «Questo lo so Malfoy, tu sei e sarei sempre la marionetta di tuo padre».

Il Serpeverde strinse con forza le mani a pungo, costringendosi a rimanere impassibile, mentre seguiva la figura della Grifondoro che, con passo deciso, raggiungeva il proprietario del negozio e gli sciorinava le caratteristiche della piuma che aveva intenzione di compare.

Quello che più faceva soffrire il ragazzo era sapere che la riccia aveva ragione, maledettamente ragione. Non doveva però lasciarle vincere anche quello scontro verbale. Non poteva. Ne andava della sua dignità, del suo orgoglio.

Aspettò che la ragazza pagasse e intanto pensò a cosa avrebbe potuto risponderle per ferirla.

Fu in quell'istante che si rese conto che non c'erano San Potty e Weasel nei paraggi e si rese conto che quei due erano e sarebbero sempre stati i punti deboli della Granger.

Quando la Grifondoro, voltandosi col suo acquisto stretto tra le mani, si ritrovò nuovamente davanti Malfoy, si chiese cosa avesse fatto di così atroce nella sua vita precedente per meritarsi una punizione simile.

«Dove sono i tuoi amichetti, Mezzosangue? Si sono stufati della tua noiosa e disgustosa presenza e hanno deciso di andarsi a divertire altrove?»

Hermione chiuse gli occhi e prese un profondo respiro; Malfoy quel giorno era davvero insopportabile, se avesse continuato a provocarla, avrebbe finito coll'ucciderlo, se lo sentiva.

«Quello che mi chiedo, Furetto, è perché tu ti stia ostinando a rimanere nella mia "noiosa e disgustosa" presenza, quando è palese che, sia tu che io, non vorremmo che tu fossi qui», ribattei, dirigendomi spedita verso l'uscita, indecisa se raggiungere Ron da Mielandia o Harry ai Tre Manici di Scopa.

«Ero venuto ad avvertirti», disse il biondo con tono casuale, infilando le mani in tasca e mettendo qualche passo tra lui e la riccia: «Il tuo orribile gatto è nelle mie mani ora».

La Granger sussultò e si voltò verso il ragazzo, gli occhi sbarrati dalla sorpresa: «Cosa?!», urlò, avvicinandosi con il pungo destro alzato verso Malfoy, che intuì fosse il momento migliore per tagliare la corda.

«Avrai mie notizie», disse il Serpeverde, sgusciando tra la folla e dirigendosi di corsa verso le alte figure di Tiger e Goyle, pochi passi più avanti.

«Furetto!», gridò la riccia, cercando di stargli dietro, ma una ragazzina del terzo anno scelse proprio quel momento per chiederle informazioni sull'ubicazione dei Tre Manici di Scopa e Hermione, in quanto Prefetto, non poté esimersi dal risponderle.

Quando tornò a guardarsi intorno, alla ricerca del biondo, non riuscì a vederlo da nessuna parte.

«Maledetto Malfoy!», esclamò, sentendo una stretta allo stomaco al pensiero del suo enorme e indifeso gattone: «Grattistinchi, ti salverò!»

Un gruppo di ragazzi di Corvonero si chiese se la Granger stesse bene e perché stesse parlando da sola come una pazza, mentre una ragazzina di Grifondoro fuggì verso Hogwarts, spaventata dall'espressione colma di odio sul viso della riccia.

****

Ciao a tutti!
Perdonatemi per il ritardo!
Che ne pensate di questo capitolo? Spero che vi sia piaciuto e che abbiate voglia di lasciarmi un commento 
😁
Un bacio 💋 
LazySoul

  
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