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Autore: Julia Weasley    22/06/2009    19 recensioni
Argomento di questa storia è la vita di Regulus Black, dal momento della sua nascita a quello della morte. La crescita in una famiglia Purosangue piena di pregiudizi, il difficile rapporto con il fratello Sirius, i sette anni trascorsi a Hogwarts, la decisione di unirsi ai Mangiamorte fino al suo completo riscatto, tutto raccontato in 50 capitoli.
[ Altri personaggi: Famiglia Black, Kreacher, Barty Crouch jr, Rachel Queen (originale), Severus Piton, i Malandrini, Emmeline Vance, Voldemort, Mangiamorte ]
Storia vincitrice del primo turno dell'Harry Potter Final Contest
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 17: Cuscino

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Punizione

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    “Resta qua e non muoverti! Se ti azzardi a uscire da questa stanza, te ne pentirai amaramente”.
Con malagrazia, Orion spinse Sirius dentro la sua cameretta. Il bambino non perse l’equilibrio per miracolo e si voltò a guardare suo padre con gli occhi arrossati e il labbro inferiore che tremava visibilmente, sforzandosi tuttavia di non mettersi a piangere. Nonostante la sua giovane età, non voleva dare soddisfazione a nessuno.
    “Abbassa lo sguardo” lo minacciò Orion, innervosito per quella sfida silenziosa. “Ti rendi conto di quello che hai fatto? Non ti vergogni? Hai ferito tuo fratello”.
Sirius non rispose. Aveva già provato a spiegare che voleva solo spingerlo ma senza farlo cadere.
   Non è colpa mia se quel moccioso non sa nemmeno reggersi in piedi, pensò.
   “Kreacher resterà sul pianerottolo per controllare che tu non esca. Rimarrai qui finché lo decideremo noi. Questa sera andrai a letto senza cena. Se non creerai altri problemi, forse domani mattina potrai fare colazione”.
Senza aggiungere altro, Orion uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Sirius lo udì ordinare a Kreacher di controllare la porta e scendere le scale.
   Finalmente, dopo essersi trattenuto per almeno mezz’ora, diede libero sfogo alle lacrime, che sgorgarono dagli occhi bagnandogli il viso nel giro di pochi secondi. Le guance gli facevano ancora malissimo per gli schiaffi che suo padre gli aveva assestato. Si sentiva furioso e frustrato al tempo stesso. Furioso a causa della punizione, che non sapeva quanto sarebbe durata; frustrato perché, in fondo, non aveva avuto intenzione di fare del male a Regulus. Voleva soltanto riprendersi un oggetto di sua proprietà, esagerando solo un po’ nella reazione. Ma non poteva essersi fatto troppo male, o sì?
   Stropicciandosi gli occhi umidi, Sirius si diresse verso il suo letto, vi salì con difficoltà e immerse il viso nel cuscino, stringendolo come se avesse potuto consolarlo. Per fortuna aveva mangiato fino a scoppiare, altrimenti, ne era certo, sarebbe morto di fame. Non era giusto: perché dovevano essere tutti così crudeli con lui?
 
***
 
In quello stesso istante, Regulus sentiva un fortissimo dolore alla tempia. Confuso e stordito, dopo essere caduto a terra, era stato portato nel salotto da sua madre la quale, alternando parole consolatorie con invocazioni nei confronti di Sirius, lo aveva affidato alle cure di sua zia Lucretia, che ora gli stava medicando il taglio sulla fronte.
    “Che cosa ho combinato…” stava dicendo Andromeda affranta.
    “Non sentirti in colpa. Tu non c’entri” le disse Narcissa.
    “Sì invece. Non credevo che quel giocattolo fosse di Sirius. Mi è sfuggito di mente quanto i bambini possono essere attaccati alle loro cose”.
Regulus smise di piangere nell’istante in cui non sentì più dolore. La zia doveva averlo guarito con la magia, a giudicare dalle espressioni sollevate dei presenti.
    “Ti senti meglio, Regulus?” chiese Walburga.
    “Sì” rispose lui, toccandosi la tempia con circospezione. Per fortuna non era successo niente.
Quando i suoi parenti gli concessero di tornare a camminare da solo, Regulus volle rimanere in disparte. Era di pessimo umore. Sirius era stato davvero prepotente. Era vero, quell’unicorno non gli apparteneva, ma a sua discolpa c’era da dire che Regulus non sapeva di chi fosse.
   E poi è lui che entra sempre in camera mia e mi prende i giocattoli per dispetto, pensò imbronciato.
   Per tutto il resto della giornata Regulus non pensò più a quello che era successo, convinto com’era che Sirius meritasse quella punizione. Tuttavia, dopo che tutti i parenti se ne furono andati, a ora di cena, non vedendolo a tavola, chiese:
    “Dov’è Sirius?”
    “Tuo fratello non mangia stasera” rispose Orion con durezza. “Gli servirà di lezione per come si è comportato”.
    “E se ha fame?” domandò ingenuamente Regulus.
    “Affari suoi. Doveva pensarci prima”.
    “Kreacher crede che il padroncino ci abbia già pensato…” intervenne l’elfo domestico, uscendo dalla dispensa con aria contrariata.
    “Che cosa significa, Kreacher?” fece Walburga, stupita: di solito gli elfi domestici non intervenivano nei discorsi dei loro padroni, a meno che non si trattasse di una cosa urgente.
    “Il pane, padrona. È finito tutto. Kreacher lo aveva comprato questa mattina”.
Marito e moglie si scambiarono un’occhiata consapevole e sempre più furibonda.
    “Sirius!” esclamarono all’unisono.
Regulus li guardò con aria perplessa, senza capire.
    “Io lo ammazzo” disse Orion. “Oggi ha veramente superato ogni limite”.
    “Lascia perdere” lo trattenne Walburga.
Se qualcuno avrebbe potuto credere che la donna fosse stata presa da un improvviso accesso di magnanimità nei confronti del figlio, si sarebbe sbagliato di grosso. E infatti aggiunse:
    “Gli prolungheremo la punizione di ventiquattro ore”.
Orion fu d’accordo con lei e decise di non alzarsi da tavola.
 
***
 
Il giorno successivo Regulus cominciò seriamente a credere che suo fratello fosse disperso. Sapeva che era ancora in casa perché vedeva Kreacher entrare nella camera di Sirius due volte al giorno per portargli da mangiare, ma non lo aveva più visto uscire da quella stanza.
   Seduto sul tappeto della propria cameretta, Regulus non poteva fare a meno di lanciare lunghe occhiate alla porta di fronte alla propria. La casa di Grimmauld Place era immersa in un silenzio innaturale, cosa mai successa da quando era nato.
   La verità era che si annoiava. Mentre giocherellava distrattamente con il suo modellino di scopa da Quidditch in miniatura, Regulus sbuffava ormai da mezz’ora. Era una noia mortale trascorrere le giornate senza litigare con suo fratello. I suoi genitori non si sarebbero certo abbassati a giocare con lui, e Kreacher aveva ben altro cui pensare. Quando giocava con Sirius, i due fratelli litigavano tutte le volte, ma almeno non si annoiavano.
   Regulus posò il modellino di scopa sul letto e trotterellò verso la soglia della propria camera.
    “Padroncino, posso fare qualcosa per voi?” chiese Kreacher, perfetto nel suo ruolo di sentinella.
    “Voglio entrare” disse lui, indicando la porta.
    “Il padrone ha detto di no, Kreacher è dispiaciuto ma deve obbedire”.
    “Uhm…” borbottò Regulus deluso, tornando indietro.
Il suo sguardo cadde sul famigerato unicorno di peluche. A dirla tutta, si era stufato di averlo tra i piedi. Sapeva anche che avrebbe dovuto restituirlo al legittimo proprietario… E magari Sirius non sarebbe più stato arrabbiato con lui. A quel punto gli venne un’idea.
   Quella notte, Regulus non si addormentò, anzi, non andò proprio a dormire. Dopo che Kreacher gli ebbe rimboccato le coperte e fu sceso al piano terra per raggiungere la sua tana in cucina, il bambino si affrettò ad accendere la luce e si alzò dal letto. Prese l’unicorno e s’incamminò verso la porta.
   Una volta sul pianerottolo però, cominciò a rendersi conto che il suo piano presentava delle pecche. Per esempio, sul pianerottolo non c’erano lampade. Era tutto completamente buio, e lui ne aveva una paura matta. Anche lasciando accesa la luce della sua stanza e la porta aperta, non si sentiva al sicuro. Esitando sulla soglia, calcolò la distanza che lo separava dalla porta di fronte. Erano pochi passi, ma aveva la sensazione che nel buio si creassero forme misteriose, mani artigliate e teste che spuntavano dal nulla. Regulus deglutì per la paura. Forse era meglio riprovare la mattina dopo… ma Kreacher sarebbe tornato a controllare.
   Stringendo l’unicorno per farsi coraggio, Regulus azzardò un passo nell’oscurità, le orecchie ben tese, pronte a captare i movimenti di qualche mostro. Sirius gli aveva raccontato che nella soffitta si nascondeva un demone che strangolava la gente…
   Il demone non può uscire dalla soffitta, si disse, cercando di autoconvincersi.
   Un passo dopo l’altro, Regulus arrivò a metà strada.
   Tuttavia, in quel momento, il legno delle scale scricchiolò. Probabilmente era stato qualche tarlo, o qualsiasi altra cosa, ma Regulus si sentì invadere dal panico. Spiccò una corsa verso la porta, rendendosi conto con orrore di non essere abbastanza alto da raggiungere la maniglia.
    “Sirius, apri!” implorò, bussando contro la porta. Niente.
Adesso gli sembrava che fantasmi invisibili lo circondassero, sussurrandogli frasi minacciose. Tremava tutto e le mani gli sudavano freddo. Non aveva mai provato tanta paura.
   Desiderava così tanto di poter entrare che, all’improvviso, senza che la toccasse, la porta si aprì.
   Regulus non pensò che quell’avvenimento potesse essere stato causato dalla prima manifestazione dei suoi poteri magici; al contrario, si convinse del fatto che con lui vi fossero davvero dei fantasmi.
In un batter d’occhio, entrò nella camera di Sirius e si chiuse la porta alle spalle. Dopodiché accese la luce e trasse un sospiro di sollievo.
   Qualcun altro però ne fu meno felice.
    “Umpf…ma che c’è?” bofonchiò Sirius, svegliato da quell’improvvisa illuminazione della stanza.
Nel lasso di tempo in cui i suoi occhi si riuscirono ad abituare alla luce, Sirius si ritrovò davanti niente di meno che Regulus e non trattenne una smorfia di disgusto.
    “Che vuoi?”
Il fratellino esitò, intimidito. Sirius doveva essere proprio arrabbiato per guardarlo con quell’espressione schifata. Senza dire nulla, si avvicinò al letto e gli porse l’unicorno. Sirius lo fissò per qualche istante, stupito. Non si aspettava una gentilezza del genere da parte di quel soldo di cacio.
    “Perché sei venuto a quest’ora?” chiese.
    “Prima non mi facevano entrare”.
    “E se sapessero che mi sei venuto a trovare di nascosto?” disse Sirius, esibendo un ghigno malefico davanti all’espressione sconvolta di Regulus.
    “Non glielo dire!”
    “No, no, non glielo dico” fece lui sghignazzando. Si divertiva troppo a prenderlo in giro. In fondo, non era poi così perfetto come credevano i loro genitori. “Come va la testa?”
Il fratello minore assunse un’espressione offesa.
    “Ora bene. Mi hai fatto male”.
    “Non l’ho fatto apposta” ammise Sirius. Il suo non era un tono arrogante. Si sentiva davvero dispiaciuto.
    “Nemmeno io” disse Regulus, alludendo al peluche. “Quando finisce la punizione?”
    “Hanno detto domani mattina”.
    “Ah…”
Ci fu una pausa di silenzio, poi entrambi si scambiarono un sorrisetto. Entrambi sapevano di aver fatto pace.
    “Bè, ora vai, però. Ho sonno” concluse Sirius.
Regulus tornò nel panico, mangiucchiandosi le unghie per il nervosismo.
    “Ehm… posso restare qui?” pigolò.
    “Eh? E perché mai?”
    “Ci… ci sono i… fantasmi…”
    “Fifone!” esclamò Sirius, scoppiando a ridere, ma poi lo vide talmente spaventato che decise di fare un’eccezione alla regola. “E va bene. Te lo concedo solo perché mi hai riportato il mio unicorno! Ma non ti ci abituare”.
Regulus, sollevato, s’infilò sotto le coperte.
    “E la luce chi la spegne?” osservò Sirius.
Suo fratello gemette.
   Sirius si alzò sospirando, spense il lampadario e tornò a coricarsi. Regulus non lo disse, ma pensò che avere un fratello così coraggioso era proprio una fortuna.
   Sirius lo osservò addormentarsi rapidamente e, un attimo prima di cadere a sua volta nel sonno, pensò che, in fondo, suo fratello non era poi tanto male.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Nel capitolo scorso ho fatto un errore: ho scritto che Bellatrix stava per cominciare Hogwarts, mentre doveva essere Andromeda. Ho corretto tutto comunque!
Il disegno l'ho fatto io, visto che su Google non trovavo un'immagine che mi piacesse! Che ne pensate? Fa schifo? XD

Dopo questo capitolo partirò per andare in vacanza, quindi sarò costretta a interrompere la storia per due settimane, ma non preoccupatevi: dal 12-13 luglio potrete continuare a leggerla con un nuovo capitolo!

Grazie per le vostre recensioni.

quigon89: sei molto gentile. Ho recensito anche le tue storie, a proposito! Non so quanto farò apparire Bellatrix in questa storia, ma sarà presente, non temere!
dirkfelpy89: hai ragione, povero Sirius! Ora però ha fatto pace con Regulus...anche se non durerà molto! XD
Alohomora: ti è piaciuto questo capitolo? Io mi sono divertita un sacco a scriverlo! Grazie per aver promosso la mia versione della famiglia Black!
malandrina4ever: tranquilla, Sirius sta bene, è forte già a quell'età! Spero che questo capitolo ti abbia fatto passare la rabbia!
LMP: spero di non avere reso inverosimile la "riappacificazione" tra i due fratelli! Fammi sapere cosa ne pensi!

Auguro buone vacanze a tutti e prometto di farmi viva il prima possibile!

  
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