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Autore: Nadja_Villain    03/11/2017    0 recensioni
Prima che il mondo intero iniziasse ad appassire, Trish era solo un'adolescente turbolenta, cresciuta nei bassifondi della stessa città dei Dixon, tra piccola criminalità e svaghi al limite del legale.
Nel presente ha perso anche sé stessa. Quando Negan l'ha trovata era ridotta ad uno straccio, sia a livello fisico che mentale.
Era convinta che sarebbe riuscita a smettere di soffrire se avesse chiuso le porte alle emozioni. Era convinta che fosse rimasta sola, che tutti coloro che conosceva fossero morti, ma non è così...
Riuscirà il ritrovo con Daryl ad aiutarla a ritrovare qualcosa per cui lottare?
Genere: Azione, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa per cui lottare | The Walking Dead

1.1 # Vodka per le ferite

Passato

La notte era calata presto. L'umidità si agglomerava sui tergicristalli, sui fili d'erba e attorno alle luci dei lampioni sui quali creava dei palloni arancioni, e gli insetti ci si schiantavano contro in un volo contorto più confuso dello sciame dei miei pensieri.

Me ne stavo seduta alla finestra, a fumare e a bere il regalo di compleanno che ero riuscita a nascondere sotto il letto, come una vedova alcolizzata che mente ai figli. Me ne stavo lì a bere vodka per alleviare tutti i miei pensieri spinosi, versando quel liquido nel mio corpo come un soldato disinfetta una ferita aperta, in mezzo al campo di battaglia.

 

Era tornato mio padre quel week-end. Il fatto che me ne stessi là fuori a condividere la tranquillità del silenzio con il tabacco in combustione e l'alcol di una bottiglia rubata, non poteva che illustrare come mi facesse sentire.

Il polso mi faceva male ancora, ma quella sera il pensiero di mio padre era stato sostituito da quello di un altro volto, uno sguardo che d'un tratto s'era fatto disorientato, a tratti rammaricato, che era rimasto impresso anche su quel bracciale naturale. D'un tratto, dopo aver imposto la sua forza su di me, si era spaventato alla vista della prova della mia debolezza. Magari non aveva avuto interesse a rivendicare un territorio già marcato. Magari la scoperta di quell'impurità, aveva reso la sua imposizione non più così allettante. All'improvviso ero diventata carne in malora persino per un avvoltoio.

Mi scolai un altro sorso, pensando a come diavolo mi era saltato in mente di scegliere a caso, guardando solo il disegno sull'etichetta. Se avessi saputo che sarei finita a tracannare da sola avrei fatto più attenzione.

#


Quel pomeriggio lo scaffale degli alcolici luccicava come una vetrina di gioielli. Con le dita sorvolavo i cartellini del prezzo, tra i colori e le forme delle bottiglie, un po' indecisa, un po' affascinata.

Greg sbucò da dietro lo scaffale, con il suo cappellino dalla visiera storta sul ciuffo piatto che copriva metà fronte, la felpa di almeno due taglie in più e la catenella dorata attorno al collo che non si toglieva nemmeno per dormire. Doveva farlo sentire molto figo.

-Finitela di fare i cazzoni voi due! - Esclamò, soffocando la voce, al chiacchiericcio e alle risatine che provenivano dal reparto sneak. - Trish, ci sei?

Sollevai dal suo posto, una bottiglia dal vetro opacizzato e il contenuto trasparente che tintinnò tra le altre. Greg mi guardò strano. Forse avrebbe voluto obiettare.

-Prendi almeno un cartone di birre. Al resto ci pensiamo noi. - Disse mentre infilava indiscretamente la bottiglia sotto la giacca.

Il nastro trasportatore si riempì di sacchetti di patatine e robaccia varia. La tattica diversiva non fu molto efficace, perchè l'uomo alla cassa mi squadrò con scetticismo, mentre lanciavo i capelli indietro con uno scatto della testa, ammiccando ad un'avvenenza più matura.

-Ho bisogno di un documento per quelle.

Indugiai un momento prima di mettere in atto una scenetta in cui ravanavo nelle tasche senza trovare nient'altro che un bottone della giacca staccatosi qualche giorno prima e dimenticato come un prezioso portafortuna.

-Scommetto che non hai nemmeno i soldi per tutto questo.

-Ti posso pagare più tardi! Te lo prometto. Ti prego, mi servono subito! - Azzardai, improvvisandomi agitata. - Mio padre è un ubriacone! Per piacere! Mi piccherà se torno a casa senza le sue birre!

-Se mia figlia andasse in giro vestita come te, gliele darei anch'io due sberle! - Rise, alludendo alle mie gambe scoperte, la canottiera scollata tagliata sopra la metà coscia, in linea con il bordo dei pantaloncini nascosti, la giacca di pelle aperta che non copriva nulla a parte le braccia. Non pareva in realtà tanto dispiaciuto delle parti del mio corpo che poteva scorgere senza forzare l'immaginazione.

-Ed... - Mi protesi in avanti. Una mano su quella gonfia e sudata, in attesa sul banco. Sfoderai l'espressione più patetica che avevo, mentre carezzavo i peli sotto la manica lercia. - E se... Ti pagassi in un altro modo?

Ed ebbe un momento di smarrimento. La sua bocca fece per parlare, ma qualcosa lo frenò.

-Non lo dirò a Carol, promesso. - Strizzai un occhiolino. Sapevo della sua predilezione per le ragazzine. Non a caso, Jim lo aveva denominato "il Porco" e non era solo per la faccia che ricordava quella del suddetto animale, per le fattezze cubitali o per la puzza di patatine al formaggio, mista a sudore e fumo di sigaretta che aveva impregnata anche nei vestiti. In quel momento nel cervello di Ed, il Porconon affluì abbastanza sangue per possedere la prontezza di immaginare che dietro quelle avances gratuite potesse nascondervi un inganno. Così mi fece un cenno di raggiungerlo nello sgabuzzino, mentre voltava il cartello "Aperto/Chiuso" appeso alla porta d'ingresso. Chissà cosa si aspettava che gli facessi, mentre fantasticava sulle mie labbra e la sfera d'argento che facevo ondeggiare sopra un sorriso di derisione? Lasciò la porta socchiusa, forse per tenere d'occhio il locale. Si slacciò i pantaloni in fretta e furia, mostrando senza pudore il membro già pronto per il rapporto, il quale sotto la pancia ricoperta di un'abbondante peluria, pareva così minuto e ridicolo... Non ebbi il tempo di scoppiare in una risata fragorosa che lo sguardo ebete si trasformò in un broncio scuro.

-Ehi! Aspetta... EHI, VOI!

Era il segnale. Voltai i tacchi e corsi nella direzione dell'uscita, dietro ai miei compagni, superando il bancone vuoto e scanzando un pacco di patatine caduto nella corsa.

-LADRI!! BASTARDI!! - Sbraitò un Ed iracondo, mentre barcollava tentando una corsa spastica, una mano a tenere i pantaloni e l'altra ad accusarci. - Se vi becco vi mando tutti in galera!! - Aveva abbaiato isterico, mentre noi avevamo già raggiunto il bordo opposto della strada, salendo nell'auto scassinata di Greg.

-Metti in moto! Metti in moto!

La macchina scattò in avanti, in un'accelerata improvvisa.

-Uau! Come nei film! Siamo dei criminali, gente! - Fece Jim, saltellando sul sedile anteriore, tutto eccitato, come in fuga da una rapina in banca.

-Non ti gasare troppo, siamo solo scappati senza pagare. - Lo placò Greg al volante.

-Abbiamo derubato un negozio! Ah-ah!

-L'avete razziato, vorrai dire! Quanta roba avete preso?! È questo il significato di "quattro cazzate"?! - Esclamai emergendo dalla montagna colorata di sacchetti scricchiolanti.

-Mi sembrava che dovessimo festeggiare! - Replicò Greg.

-Aspetta un'ora, quando saremo tutti in chimica. Tutto questo non basterà per una persona! - Osservò Jim.

-Si vede che ci faremo della pasta, come l'altra volta...

-Avremmo preso di più se Kenny non fosse pisciato sotto!

-Ehi, senti, non mi stavo pisciando sotto, d'accordo? È che non mi sentivo al sicuro. - Intervenne quello, scollandosi dal riflesso del finestrino.

Jim gli fece il verso.

-Ma stai zitto, che per tutto il tempo non hai fatto altro che piagnucolare! E se ci beccano? E se ci sono le telecamere? E se passano gli sbirri? E se mi metto ad strillare come una femminuccia... eh?

-Nessuno di voi era preoccupato? Sono l'unico prudente qui?

-Sei un bravo ragazzo, Ken. To', piglia una birra e fai tacere quella bocca logorroica. - Lo zittì Greg, facendogli segno di spostare il cartone incastrato tra i due sedili anteriori.

-Se continuate a trattarmi così, non vi do da fumare. - Ci minacciò Kenny mentre sistemava il pacco sotto il sedile davanti.

-Ah, no! Ho contribuito anch'io a quel gruzzoletto! - Sbottò Jim saltando sul sedile, minacciando l'amico con un dito.

-E anche io! - Mi feci sentire.

-Tutti abbiamo contribuito. - Rettificò Greg. - Amico, non fare lo stronzo.

-Adesso ci terrà il muso, il permalosino permalosetto. - Lo scherzì Jim con una faccia buffa.

-Ma ogni volta che cerco di usare un po' più di cervello, dovete prendermi per forza in giro?

-Rilassati Ken, okay? Non andare in paranoia prima del tempo. - Lo tranquillizzò Greg.

L'auto svoltò verso il parcheggio del pub più sgangherato della zona, uno di quelli con l'insegna al neon a cui manca una lettera. Infatti doveva chiamarsi "The Wass Hole" invece la W lampeggiava a stento, così rimaneva un'allusione che faceva ridere tutti coloro che la leggevano. Nessuno si era mai preso la briga di avvisare il proprietario, come in un accordo sottinteso per divertimento. Quindi il "The -ass Hole", era sì il bar più becero della zona, ma anche quello che girava di più sulle bocche di noi ragazzi. Dall'altra parte della strada c'era il "Jake's", un locale in cui si riunivano i motociclisti. Non a caso, Jim puntò due figure dal finestrino che nostro malgrado conoscevamo: schiene al muro, sigaretta in bocca, broncio ostile.

-Ehi, raga. Guardate chi c'è.

-Ecco qualcuno che dovrebbe starci davvero in galera. - Commentò Kenny.

-Che ci fanno qui?

-Cercano rogne, ecco che ci fanno qui. Quel coglione di Merle doveva essersi annoiato alla tana dei drogati. - Sputò Greg tirando il freno a mano con ferocia.

-E ha pensato bene di venire a rompere il cazzo a noi.

-Ma il fratello lo segue come un cagnolino? Non ha una vita propria?

-Vivono in simbiosi.

-Quindi che facciamo? Gli offriamo da bere?

-Ci rovineranno la festa.

-Calmi, ragazzi. Basta fare un piccolo sforzo su noi stessi. Non rispondete alle provocazioni. E mi riferisco soprattutto a te, Trish. - Mi ammonì Greg, catturando lo sguardo dallo specchietto in cui non era difficile distinguere un certo disappunto.

-Come se fosse colpa mia... - Brontolai incrociando le braccia.

-Prova a pensare che quella testa bacata è vuota come un pallone da basket. Ogni suono dalla sua bocca vale zero. Se rispondi gli dai solo importanza.

-Dovrei fingere di non sentirlo mentre mi insulta?

-Provaci. Non ti costa nulla non abboccare per una volta. Pensi di farcela?

-Sì... E poi ammazzo qualcuno.

-O gli spacchi la bottiglia sulla pelata. Ding! - Mi consigliò Jim, mimando una mossa da baseball.

-Non spreco la mia vodka per lui. - Obiettai, stringendola al petto.

-Oh, attenti, raga. Arrivano. - Sussultò Kenny dopo aver distinto delle ombre dal vetro posteriore.

-Scappiamo. - Proposi tra il comico e il disperato.

-Sta calma. Respira. Ora scendiamo, sorridiamo, gli offro una birra e se ne vanno, okay?

-A-ah... Fammi un fischio quando avete finito.

Sentii Greg sbuffare. Scese dall'auto rassegnato, seguito da Jim dall'altra parte. Kenny mi guardò come se stesse per introdurmi un consiglio da uomo vissuto.

-Fai come ha detto Greg. Non ci pensare.

Rimasi lì da sola, nascosta dal poggiatesta, ad ascoltare le voci esterne. Non avevo alcuna intenzione di rinfacciarmi col nemico così presto. Non avevo ancora metabolizzato lo scontro precendente.

-Ehi, stronzetti!

Quella voce risuonò pungente e fastidiosa, come un prurito imminente.

-Ehi, Dixon. Ciao, Daryl... - Salutarono un po' tutti.

-Uao! Ma che avete fatto? Avete svaligiato un minimarket?

-Volete favorire? Ne abbiamo in abbondanza.

Le bottiglie di birra tintinnarono. Greg doveva averle riposte su un piano orizzontale, forse per terra.

-Grazie! Ma che gentilezza! Passavamo proprio di qui e pensavamo... - Ah, passavate di qui? Ma pensa, che coincidenza bizzarra, pensai, mentre usuravo la maniglia della portiera con le unghie nervose. - E ho detto a mio fratello: ehi, è arrivato il club degli sfigati! E poi siete scesi con tutto questo ben di Dio e ci ho ripensato: allora forse non sono così sfigati dopo tutto!

-Già... doveva essere una specie di festa... - Si fece scappare Jim. - Ahia! - Kenny doveva avergli tirato una gomitata o un pizzicotto per farlo stare zitto.

-E chi è il festeggiato?

-Ecco... È una festa un po' così. - Rimediò l'altro. - Non c'è un motivo preciso...

-Ehi! Aspettate! - Stoppò Merle ad un certo punto. - Sbaglio o vi manca un componente? O meglio, una componente?

-Chi?

-Come chi! La mocciosetta! La fighetta tutta Rock 'n Roll. Dov'è finita? Mi manca quella vocetta da gallina. Dove la nascondete? - I passi e la voce si fecero più vicini. Greg tentò di distrarlo, ma fu inutile. - Ehilà? Ah, eccola qui!

Un dito invasivo batté sul finestrino per richiamare la mia attenzione. La faccia di Merle si espose in uno di quei suoi sorrisi storti e rugosi. Il vetro otturava il tono della voce, ma non la noia che provocava.

-Ciao anche a te Trish! Perché non vieni fuori di lì, eh? Non è educato e nemmeno maturo nascondersi per non salutare!

Aprii la portiera con uno scatto nervoso, biascicando un'imprecazione tra i denti. La sbattei con altrettanta foga, come se fosse un dispetto per lui. Vidi Greg con la coda dell'occhio: si strinse tra le spalle come se avesse sentito la botta sulla sua pelle.  Scusa...

-Porca vacca, che brutta faccia!

-Ti sei visto la tua?

-Che c'è? Non dirmi che ce l'hai ancora con me per quella cosa che ho detto l'altra sera?

-Non lo ascoltare, Trish. - Si intromise Kenny. Tutti gli altri guardavano la scena restando in disparte e in silenzio, sperando solo che terminasse presto.

-Ehi, scusa, rastacoso... - Disse Merle, con una mano a frenare gli impulsi difensivi del ragazzo. - La signorina ha un cervello tutto suo, mi pare. Lasciala esprimersi. - Sorrise. - Sarei curioso di sapere se sa fare altro con quella lingua, oltre a starnazzare come un'oca col collo tirato. Fatemi indovinare, lei mostra le tette e voi fuggite con la roba? Dovreste prestarcela qualche volta. Ci divertiremmo anche noi. Eh, zuccherino?

Gli colpii la mano troppo confidente con cui tentò di sfiorarmi una ciocca di capelli.

-Stalle lontano, Dixon. - Lo avvertì Greg leggermente contrariato.

-Che problema c'è, scusa? Preferisci che la dia a dei vecchi bavosi per un paio di birre, ma non vuoi che se la facciano i tuoi amici?

-Lasciala stare. - Scandì per bene le parole. I pugni chiusi, le vene delle braccia esplodevano di rabbia.
Merle mise in avanti le mani e il suo sorriso antipatico.

-Hey, Gregy. Facciamo un po' per uno. Una botta e via. Poi te la restituisco. Oh, no, aspetta... - Doveva aver trovato qualcosa di veramente divertente, perchè scoppiò a ridere a crepapelle. - Non ti sarai... Non ti sarai mica innamorato?

-Merle, dobbiamo andare adesso...

Daryl fece un passo avanti. Aveva fiutato aria di rissa e cercava di evitarla, ma Merle lo scavalcò come previsto.

-Ti sei innamorato di una puttana, Gregy? Eh? Sei talmente moscio che non sai tenertela per te. Guardati. Greg Cazzomoscio Danahm. Le tieni la mano mentre succhia il cazzo agli altri?

Slap!

Uno schiaffo sonante echeggiò nel vicolo. Pieno, corposo, soddisfacente. Assaporai per un secondo la faccia sorpresa dell'avversario. Una piccola rivalsa, prima che quello si portasse una mano sulla guancia e tornasse a sghignazzare. Non attesi un minuto in più. Mi feci spazio con una spallata e mi avviai lontano. Greg chiamò il mio nome. Io, di tutta risposta, lo mandai a quel paese con la mano. E con lui, tutti gli altri.

-Fanculo la festa! Fatevela voi!

-Sì, Greg, lasciala andare. Non ti perdi niente. Scommetto che ha le unghie anche in quella sua fichetta di legno! Suo padre non le ha dato abbastanza scapaccioni per insegnarle a trattare i più grandi con rispetto!

Impuntai piedi. Eh, no. Quello non glielo avrei fatto passare.

-Che cos'hai detto?

-Come? Devo anche ripeterlo?

Tornai indietro a falcate ampie, le labbra contratte in un ringhio. Greg mi afferrarò dalle braccia prima che potessi stritolarlo con le mie mani.

-Io ti ammazzo! - Ruggii, dibattendomi come un animale in gabbia.

-Io ti ammazzo! - Ruggii, dibattendomi come un animale in gabbia

-Avanti, fatti sotto! - Ridacchiò Merle. - Cosa pensi di potermi fare con quelle braccine? Oh, certo, qualcosa c'è, qualcosa che sai fare davvero bene! - Esclamò mimando un gesto sconcio e si mise a ridere più forte, mentre io cercavo in tutti i modi di liberarmi dalle grinfie di chi non mi permetteva di sfogarmi come volevo.

-Vattene! Te ne devi andare! Questo è il nostro quartiere!

-Il vostro quartiere? E dove sta scritto? Non dirmi che solo perchè ci stanno le tue chiappette da principessina, che è diventato magicamente il tuo trono dorato?

-Si può sapere che cazzo vuoi, eh?! Perchè non vai a drogarti un po' più in là e non ci lasci in pace?!

-Lasciarvi in pace? Vi sto perseguitando, per caso? Ditemelo, non c'è problema. Mi levo dal cazzo immediatamente! - Scherzò lui.

-Perché ce l'hai tanto con me, eh?!

-E chi ce l'ha con te?

-Ogni volta che mi vedi non puoi fare a meno di attaccarmi. Perchè?! Hai qualche problema irrisolto?! Io non ho paura di te, sai?! Né mi intimorisci con quel fare da bulletto di merda! Voglio che mi dici cos'hai contro di me, perchè mi tratti così! Adesso! Davanti a tutti! Così chiariamo la cosa una volta per sempre!

-L'hai sentita, Daryl? Vuole sapere perchè la tratto male! Ueh! Non ti metterai a piagnucolare, spero!

Allungai le braccia davanti a me, come se avessi potuto infilzarlo con le unghie smaltate di nero rancore.
Greg mi tirò a sé con uno strattone, come si fa con le briglie dei cavalli.

-Ora basta!

Tutti sapevano che fossi di sangue pazzo. Mi sentivo tutta un fuoco, avrei potuto fargli male sul serio. I muscoli delle palpebre contratti per lanciare fulmini e saette, immaginai i miei occhi come due perle argentate, intrise esplicitamente di tutto il disprezzo e l'astio che si potesse provare per una persona.

-Guardami negli occhi e dimmi perchè ce l'hai tanto con me!

Merle sollevò le spalle, eludendo ogni serietà. Scoppiò in un'altra risata fragrante.

-Voi donne etichettate ogni cosa come in un cazzo di supermercato! Cosa vuoi che ti dica? Mi diverto! Mi diverte la tua faccia da stronzetta che diventa tutta rossa come il culo di un babuino! Sei il mio hobby, non l'hai capito? Sei il mio giocattolino vivente, bambolina.

Mi liberai dalla presa di Greg con uno strattone secco, o meglio, fu Greg a lasciarmi andare per sfinimento. Puntai un dito verso il brutto muso che avrei voluto deformare come un ammasso di argilla.

-Sapete perchè si porta sempre dietro il suo fratellino come un cagnolino? Eh? È per sentirsi autorizzato a fare il gradasso ovunque! Non è vero? In effetti, è incoraggiante avere qualcuno che ti sostiene per ogni porcheria che fai! Sai che c'è, Dixon? Che sei solo. Non hai nessuno. E sei anche invidioso. Perchè la tua vita non è granchè, ammettiamolo. La tua esistenza è inutile e non sai come uscirne fuori. È per questo che quando non ti sfasci a merda su un divano insieme ad altri coglioni come te, passi le giornate a dare fastidio a ragazzi che vivono una vita migliore della tua. Ti credi forte... Ma sei un debole, Merle Dixon.

-Attenta alle paroline, bambolina. Non vorrei dover rovinare quel bel visetto che ti ritrovi... - Ribatté Merle, più che infastidito. Lo avevo colpito, finalmente.

-Saresti così vile?

-Oh, non me ne frega un cazzo che sei una donna!

-Hai ragione. Altrimenti non rientreresti nel comune stereotipo del figlio di puttana.

Merle non ci vide più. Mi afferrò dal giubbino. Mi spinse brutalmente contro il baule dell'auto. Il volto contorto in una smorfia di sforzo, come se avesse voluto farmi più male, ma lottasse per contenersi. Mi scrollò e battei la nuca sul vetro. Non feci una piega per non dargli soddisfazione, dimostrandogli che quel gesto di violenza non potesse spaventarmi. Qualcuno si agitò attorno a noi. Greg gli fu subito addosso.

-Lasciala!

Merle mollò la presa solo per tirargli un cazzotto dritto sul muso e guardarlo cadere all'indietro, stonato dal colpo. Lo afferrai dalla maglia per allontanarlo, ma gli era già addosso. A quel punto si intromisero anche gli altri in un'azzuffata generale. E come se non fosse abbastanza, all'insieme percussionistico delle menate e allo strombazzare delle imprecazioni si unì l'eco di una lunga e fischiante sirena.

 
   
 
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