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Autore: Frulli_    11/11/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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13. Penelope's Shroud
 
25 agosto 1806
Non riusciva a muovere un passo in avanti, non uno di più. Era come se i suoi piedi, così come il suo cuore, si rifiutassero di varcare quella soglia. La porta era aperta e la stanza poteva guardarla da lì riuscendo a percepirne l'odore, i dettagli, persino le venature del pavimento. Quante volte lo aveva calpestato? Eppure ora il suo corpo si rifiutava di avanzare. Per paura, perchè il dolore era troppo forte, troppo per essere sopportato senza che ne aggiungesse altro. Posò lentamente gli occhi sul suo pianoforte a corda: era lucido e lindo solo perchè suo padre aveva ordinato così, ma la coda era chiusa e così anche la tastiera. Deglutì, ricacciando indietro le lacrime.
«Mi spiace...» sussurrò tra sé, portando le mani alla bocca. Chinò il capo, sentendo quella sensazione, familiare...quel vuoto, quel peso nel petto, quella sensazione di non poter respirare, di non poter vivere oltre. Quante volte, nelle ultime due settimane, aveva pensato al suicidio? La verità era che era troppo debole per quell'estremo gesto, o che forse uccidersi sarebbe stato troppo facile perchè non avrebbe dovuto sopportare ulteriormente quel vuoto. Eppure non era costretta, lo sapeva, non era nemmeno una vedova. Ma era inconsolabile, e mai avrebbe sposato qualcun altro. Se non poteva avere Charles, non avrebbe avuto nessun altro.
«Cathleen» Emma la chiamò, dall'altra parte del corridoio. Cathleen si asciugò velocemente gli occhi e si girò, sorridendo. Emma intuì il suo stato d'animo e non disse nulla a riguardo.
«Edward sta per partire, se vuoi salutarlo» annunciò solamente.
Cathleen annuì, raggiungendola ed uscendo con lei dalla tenuta. Il terzo addio nel giro di un mese: cominciava quasi ad odiarli, gli addii.
Edward era in piedi vicino la carrozza che veniva caricata. Vicino a lui c'era Elizabeth con cui parlava fittamente.
«Solo un baule, Edward?» chiese Emma, curiosa di vedere l'unico bagaglio caricato sulla carrozza.
«Starò via solo due mesi...quante cose devo portarmi? Non sono mica una donna» precisò il fratello, ridacchiando «Forza, facciamo alla svelta...Arrivederci Emma, mi raccomando a te. E salutami Sir Egerton»
«Sarà fatto» rispose Emma, abbracciando il fratello.
«Cathleen...vieni qui» annunciò Edward, andando a stringere la sorella a sé.
«Devi proprio partire?» chiese Cathleen tra le sue braccia, stringendolo forte a sé.
«Tornerò prima del previsto, Cathy, non preoccuparti. E' l'ultimo viaggio, poi...cercherò di sistemarmi» mormorò Edward, lanciando un'occhiata ad Elizabeth.
«Anche Charles disse così, ma non è più tornato» precisò Cathleen, mesta, fissando il fratello. Questi le baciò le guance con dolcezza.
«Tornerò, ti scriverò ogni settimana, anche ogni giorno se vuoi. Tornerò così veloce che vorrai subito rispedirmi via. E poi andremo al matrimonio dello zio Jack, va bene?»
«Va bene...» rispose Cathleen, cercando di sorridere.
Edward, salutati tutti, salì sulla carrozza e partì, lasciandosi alle spalle la sua casa Natale.
«Miss Elizabeth, perchè non rimanete con noi per pranzo? Mio marito è via per affari, e io e Cathleen ci annoiamo. Potremmo mangiare insieme e fare poi una bella partita a carte, o leggere qualcosa, cosa ne pensate? Pare che oggi pomeriggio pioverà»
«Volentieri Lady Egerton! Cathleen, tu cosa ne pensi?» chiese Elizabeth, prendendo l'amica sotto braccio.
Cathleen le sorrise, baciandole la guancia: «Penso che senza voi due sarei persa. Va bene, purchè mi abbracciate ogni volta che ve lo chiederò» e ridacchiando divertite mentre rientravano nella tenuta.

«Come sta Sir Barrington, Miss Elizabeth?» chiese Cathleen una volta entrata nel salotto.
«Non bene, temo...mangia poco e niente, si rifiuta di alzarsi, di parlare con le persone...vede solo Adam, e a malapena»
Emma deglutì, mentre si accomodava al tavolo da carte. Cathleen si sedette a sua volta, notando tuttavia lo sguardo della sorella.
«Tutto bene, Emma?»
«Sì, certo, tutto bene...»
«Emma, conosco quella faccia...devi dire qualcosa»
«No, è che...qualche giorno fa è venuto Mr Barrington, a casa nostra...per parlare con Arthur di affari ma io non credo che sia una buona idea dirlo, non vorrei offendervi...»
«Lady Egerton, davvero, mi tratto così poco con mio cugino Adam che a malapena ci incrociamo per casa. Parlate apertamente, se c'è qualcosa che vi cruccia»
«Parla Emma, dì pure ciò che devi» la incoraggiò Cathleen, seria.
«Ebbene, non è molto insomma. E' che pare, e dico pare...che Mr Barrington voglia vendere le proprietà di suo fratello»
Cathleen ed Elizabeth si guardarono, interdette.
«Ma...non può farlo, quelle proprietà possono essere vendute solo dallo zio, ci serve un...»
«Un atto notarile, già. Arthur dice che ce l'ha, che glielo ha mostrato. C'è la firma di vostro zio, dove dichiara che tutti i beni dei Barrington passano a lui. Voleva vendere le proprietà del Capitano ad Arthur, che ha ovviamente rifiutato. A me questa faccenda...non mi quadra»
«E' impossibile, non può essere. Zio non è capace nemmeno di tenersi in piedi, figuriamoci leggere un atto e firmarlo»
Cathleen deglutì, osservando l'amica, poi sua sorella. Il silenzio cadde nella stanza.
«No, non può essere...Adam non può essere stato capace di una cosa simile» ammise alla fine Elizabeth, intuendo ciò che le altre due pensavano.
«Non sarebbe il primo, comunque» precisò Emma.
«Se è così, mi sentirà. Ne va dell'onore della famiglia, del ricordo di Charles, di...di tutto, non può averlo fatto»
«No» precisò subito Cathleen, seria. Emma vide il suo sguardo: la sua mente stava elaborando qualcosa. «No, a noi non dirà nulla: siamo solo delle donne, ci accuserà di essere ancora travolte dal dolore del lutto. No, aspettiamo che torni Edward, ne parleremo con lui. Nel frattempo...osserviamo le sue mosse. Emma, facci sapere se Arthur viene a sapere qualcos'altro, mh?»
«Sì, certo...»
«Non venderà facilmente, non deve vendere un cappello, ma terre e proprietà, non lo farà in men che non si dica. Ci vorrà tempo»
«Ma io ancora non capisco il perchè...perchè venderle? Potrebbe lasciarle a qualche parente, o lasciarle in gestione ad altre famiglie. Non ha bisogno di soldi, non ha bisogno di vendere...» mormorò Elizabeth, pensosa.
Qualcuno bussò alla porta. «Miss Cathleen, perdonate...c'è Mr Barrington per voi» annunciò il paggio.
Le tre ragazze si osservarono, perplesse.
«Miss Cathleen...cosa devo dire a Mr Barrington?» chiese di nuovo il paggio, notando che la risposta tardava ad arrivare.
«Digli pure che arrivo subito, di aspettarmi in salotto» annunciò Cathleen, alzandosi lentamente.
«Che cosa vorrà?» chiese confusa Elizabeth.
«Scommetto che vuole chiederti in sposa» precisò seria Emma. Cathleen e l'amica la guardarono sconvolte ma Emma scrollò le spalle «E' una cosa parecchio comune, nel caso le donne diventino vedove prima o dopo un matrimonio, che siano i parenti di chi muore a prendersi cura della giovane»
«Non può credere davvero che io possa accettare»
«E poi Adam è già promesso»
«Non...esattamente» specificò Emma, sospirando «Arthur mi ha detto che il fidanzamento è stato rotto dopo l'ultimo incontro tra lui e la contessina, deve essere successo qualcosa perchè lei è uscita dalla camera gridando e si rifiuta anche solo di rivolgergli la parola»
«Santo cielo, non lo sapevo...»
«Bene, se davvero vuole farlo...avrà la risposta che merita» precisò secca Cathleen, uscendo poi dalla stanza, diretta in salotto.

Avanzava verso il salotto con una certa sicurezza, lì tra quelle mura familiari, che la accarezzavano e abbracciavano con dolcezza. Lì nulla di male poteva capitarle. Entrò nel salotto, vedendo subito Mr Barrington alla finestra voltarsi di scatto e venirle incontro, baciandole la mano.
«Miss Cathleen, grazie per avermi ricevuto»
«Grazie a voi per essere venuto a trovarmi»
«Sapete che non siete costretta ad indossare il lutto, vero?» chiese il giovane, sedendosi sul divano.
Cathleen lo fissò, interdetta. «Lo ben so, Mr Barrington, ma voglio indossarlo lo stesso. L'uomo che amo è morto, mi sembra il minimo...»
«Ah l'amore, Miss Cathleen...che sentimento speciale e strambo» annunciò Adam, facendole segno di sedersi. Cathleen lo seguì, accomodandosi il più lontano possibile dal giovane che fissava come uno straniero. Che si comportava in casa propria come fosse una sua proprietà.
«Non c'è nulla di strambo nell'amore, Mr Barrington, credetemi»
«Eppure non sono di questo parere. Vi ricordate del nostro primo incontro? Vi dissi da subito che mio fratello Charles era un uomo sgarbato, scortese...e voi? Ve ne siete innamorata! L'amore non ripaga quasi mai con la stessa moneta. Mentre io guardavo voi e mio fratello innamorarvi uno dell'altra, la mia anima moriva lentamente al pensiero di non potervi avervi per me, voi...la donna che ho salvato da una tempesta ma che lei stessa mi ha salvato da una vita di eccessi e...»
«Vi fermo subito, Mr Barrington» precisò Cathleen, alzandosi «non so per quale motivo siate venuto fin qui, ma temo riceverete una risposta negativa»
«Oh, Miss Cathleen» la interruppe Mr Barrington, alzandosi a sua volta e sorridendo gentile «voi siete sconvolta dalla morte di mio fratello, lo comprendo perfettamente. Ma quando tutto ciò passerà, quando il lutto si sarà affievolito...chi vi prenderà con voi? Chi altro potrebbe prendersi cura di una donna vedova ancor prima di sposarsi?»
«Non credo sia affar vostro, Mr Barrington. Ho ancora una famiglia, nel caso non ve ne siate accorto. Nessuno mi lascerà sola»
«Ma voi siete già sola, Miss Cathleen, solo che ancora non ve ne siete accorta...» precisò ovvio Mr Barrington.
Lo schiaffo arrivò con sorpresa e violenza sulla guancia, spostando il capo di lato. La mano di Cathleen rimase alzata per qualche istante, prima che lo sguardo della giovane si portò su di lui, fissandolo con quanto più odio possibile.
«Non vi permetto di parlarmi in questo modo, in casa mia. Siete solo un'anima nera, Mr Barrington, che si approfitta della morte del fratello e della malattia del padre per sistemare i suoi affari come più crede. Non potrei mai e poi mai sposarvi, piuttosto rimarrò zitella per il resto del miei giorni»
Mr Barrington la fissava, sconvolto, senza aver ancora maturato l'idea di esser stato picchiato da una donna. Sorrise, massaggiandosi la guancia.
«Lo vedremo, Miss Cathleen, lo vedremo...» mormorò, uscendo dal salotto.
 
5 settembre 1806
Arthur scoppiò a ridere, divertito, mentre camminava sottobraccio con la moglie. «Ogni volta che mi racconti questa storia, rido sempre Emma»
«Tu ridi, ma è una cosa gravissima! Potrebbero esserci guai seri con i Barrington!» esclamò preoccupata Emma, ansante per via del passeggiare incerto lungo la campagna intorno a Egerton House. Era una magnifica mattinata estiva ed avevano entrambi abbastanza tempo per godere di un pò tempo insieme.
«Ma quali problemi seri, Emma! Sir Barrington è a letto da settimane e figurati se Mr Barrington ha abbastanza coraggio da andare a riferire a qualcuno che è stato picchiato da una donna. E poi è successo due settimane fa no? Ormai è fatta» precisò il marito, ridendo divertito «Certo che Cathleen ha coraggio da vendere»
«O è semplicemente molto innamorata. Per lei è stato un affronto: non tanto per la richiesta, ma per il modo in un cui è stata posta. E da chi. E' passato appena un mese dalla morte del fratello, e lui già si adopera per sistemare gli affari della famiglia come meglio crede. Non è normale, è assolutamente da...insensibili»
«Hai ragione, ovviamente. Ma in parte Mr Barrington ha ragione: passato il dolore, dovrà davvero pensare a cosa fare del suo futuro»
«Mio padre non la farà mai sposare con obbligo. Cathleen non è come me, non ubbidisce tanto volentieri»
«Eppure mi è stato riferito che alla notizia del tuo matrimonio hai gridato a Dio tutta la tua rabbia...» precisò Arthur, ridendo sotto i baffi.
Emma arrossì, continuando ad avanzare «E d'altronde chi avrebbe voluto sposarti di sua spontanea volontà?»
«Hai ragione...» ammise Arthur, scrollando le spalle. Emma si fermò ed andò ad abbracciare il marito, circondandogli il busto e posando la testa sul suo petto.
«Non ti conoscevo, Arthur, non conoscevo nemmeno me stessa. Ora non saprei stare senza di te» mormorò Emma «Dai, andiamo lassù!» esclamò poi di colpo, indicando una quercia in cima ad una collinetta.
Avanzarono lungo la breve salita, il sole batteva feroce sulle loro teste, e a nulla valse il cappellino di paglia di Emma. Cominciò a girarle la testa, il passo si fece incerto, la vista di annebbiò. La mano in quella di Arthur scivolò, posandosi a terra insieme alla gemella. In ginocchio, chiamò il marito poco prima di perdere coscienza.
«Emma!» esclamò allarmato Arthur, prendendola subito in braccio. Ritornò indietro, a passo svelto, sotto il sole cocente, con la fatica di caricarsi un corpo a peso morto tra le braccia. Ma proseguì, chiamando a gran voce una volta arrivati in prossimità della villa.
«Chiamate il medico!» gridò, furioso, facendosi aprire man a mano le porte.
Posò Emma sul letto matrimoniale, sfilandole lui stesso il cappellino, le scarpe e sbottonandole appena il colletto dell'abito celeste, per farla respirare meglio. Controllava ogni minuto il respiro e si assicurava che non fosse eccessivamente caldo o freddo nella stanza.
«Dottore» annunciò, allarmato, andando incontro all'uomo una volta che questi arrivò.
«Buongiorno. Aspetti pure fuori, Sir Egerton, prego» rispose il dottore, con garbo.
Arthur si chiuse la porta alle spalle e si sedette, sospirando. Ci erano già capitati, era come avere un déjà-vu: le stesse modalità, gli stessi tempi.
«Ti prego fa che stia bene..» mormorò l'uomo, intrecciando le dita al petto e chiudendo gli occhi. Rimase così per tutto il tempo della lunga visita, finchè dolcemente una domestica lo richiamò, facendogli segno di avvicinarsi. Arthur entrò in camera, notando subito due cose: che il dottore non c'era più -doveva esser andato via mentre lui era in attesa- e che Emma era sveglia e che gli sorrideva dolcemente.
«Emma...» mormorò Arthur, sedendosi al suo fianco. Le strinse le mani, baciandole «Come stai?»
«Bene. Il medico ha detto che sei stato qua fuori tutto il tempo, e che mi hai riportato fin qui da solo...»
Arthur sorrise appena, senza dire altro. «Faceva troppo caldo, vero? E' stata colpa mia...»
«No Arthur, ascoltami...» fece per dire Emma, ma Arthur sospirò.
«No, Emma, sono indifendibile! Faceva troppo caldo, non avrei dovuto portarti fuori, avrei dovuto...»
«Arthur sono incinta...»
«...avrei dovuto chiederti di leggere, piuttosto che...aspetta, cosa?» chiese finalmente Arthur, capendo ciò che aveva sentito pochi secondi prima.
Emma sorrise, divertita. «Ho detto che sono incinta, Arthur...»
«Sei incinta?»
«Sì, abbastanza incinta» precisò lei, ironica. Arthur scoppiò a ridere e l'abbracciò, gridando di gioia.
«Mia moglie è incinta! Mia moglie è incinta!» urlò spalancando la porta della camera.
«Ecco, ora lo sa tutta la contea» commentò Emma, divertita.
«Deve saperlo! Organizziamo una festa e diciamolo a tutti!» Arthur era fuori di sé dalla gioia.
Emma trattenne il suo entusiasmo, prendendogli la mano. «Io...vorrei aspettare, se non ti spiace. Sono ancora agli inizi, e il medico mi ha detto di aspettare almeno altri due mesi, prima di poterlo affermare con certezza. Insomma, dopo l'ultima volta io preferisco...»
Arthur si sedette sul letto, baciandola e ridimensionandosi. «Certo, hai ragione...va bene, faremo a modo tuo. Non una parola allora, ma dopo faremo una festa della durata di una settimana» precisò l'uomo, sorridendo.
«Va bene»
«Emma?»
«Si?»
«Ti amo...» sussurrò Arthur accarezzandole il viso.
Emma sorrise raggiante, stringendogli la mano. «Anche io ti amo...»
 
8 Settembre 1806
«Cathy...andiamo a fare le corone di fiori sotto la betulla?»
Cathleen sollevò lentamente il capo dal suo libro, fissando la sorella minore. Deglutì, cercò di sorridere, incerta.
«Ti prego, Cathy! Non usciamo da giorni, e da quando è cominciata l'estate ancora non ne componiamo nemmeno una! Fra poco l'estate finisce!»
«Va bene va bene, basta che la smetti con questa lamentela» precisò subito Cathleen, alzandosi. La verità è che a Charlotte non poteva proprio dire di no. Si prepararono e in tutta fretta uscirono, risalendo la collina sotto il sole pomeridiano, caldo e gentile. Risero lungo la strada tra le barzellette inventate di Charlotte e gli aneddoti passati della loro infanzia. Arrivarono sotto l'albero e si lasciarono cadere sull'erba fresca, cominciando poi a intrecciare i fiori raccolto lungo il percorso.
«Il giallo ed il rosa stanno bene insieme?» chiese Cathleen, in dubbio, mostrando i due fiori alla sorella minore.
«Certo che si!» esclamò entusiasta Charlotte, che posò una corona di fiori tra lei e Cathleen, che fece per prenderla.
«Non è per te! Questa è per te...» precisò Charlotte, mettendosi alle sue spalle e sistemandole un'altra corona sul capo, sciogliendole i capelli e accarezzandoli, come faceva sempre.
«E allora quella corona è per te?» chiese Cathleen, rilassandosi.
«No, è per Charles» rispose Charlotte, lasciando Cathleen senza parole. Si zittì qualche secondo, non sapendo cosa dire: nessuno aveva detto a Charlotte cosa fosse successo quella sera ad Egerton House, ma erano tutti convinti che la bambina fosse più intelligente di loro e che non avesse bisogno di spiegazioni.
«Charlotte, ascolta...»
«Lo so, Cathy, non serve che me lo spieghi. Ma il fatto che non sia qui non significa che non sia davvero qui. Fu la stessa cosa con la nonna Beth, ricordi? Papà mi spiegò che le persone, prima o poi, tornano da Dio Onnipotente che è nei cieli, perchè sono troppo importanti per stare qui e soffrire. Allora Dio li premia riprendendoli con sé, ma lascia a noi sempre il loro ricordo, la loro presenza. Fa in modo che non possiamo mai dimenticarci di loro, ed è come se fossero con noi per sempre. E' vero?»
«E' vero...» mormorò Cathleen, con la voce rotta.
«Appunto. E allora siccome sono sicura che Charles sarebbe venuto volentieri con noi, oggi, ho preparato una corona anche per lui. Dici che gli starà bene?» Charlotte la fissò, asciugandole le lacrime.
Cathleen rise appena, lasciandosi anche sfuggire un singhiozzo. «Dico che gli starà benissimo, il giallo è così virile...» mormorò, ridendo insieme alla sorella. Si abbracciarono, con forza e dolcezza, e Cathleen baciò Charlotte fino allo sfinimento, sfogandosi con lei e ringraziandola così di quella vicinanza che solo i bambini, con la loro ingenuità, possono dare a chi è afflitto da un dolore così grande da essere a malapena sopportabile.
«Cathleen!» qualcuno la chiamò a gran voce, da Lavender House. Si alzarono di scatto, e solo quando asciugò bene le lacrime Cathleen potè vedere la figura di suo padre incedere lungo la collina, raggiungendole. Gli andarono incontro.
«Tutto bene padre?»
«Oh si, cara...Charlotte, tua madre ti vuole» annunciò Mr Colborne. Charlotte fissò un istante i due, quindi sbuffando ridiscese la collina, diretta a casa.
«Tutto bene?» chiese di nuovo Cathleen, fissando il padre ansante.
«Sì, devo...parlarti, di una cosa» annunciò Mr Colborne, riprendendo fiato.
«Ebbene parlate, ma riposatevi prima»
«No, sto bene...vieni, passeggiamo un pò» annunciò l'uomo, prendendo la figlia sotto braccio. Passeggiarono in silenzio per un breve tratto, prima che il padre riprendesse parola «Sai...oggi mi è venuto a trovare Mr Barrington...» cominciò.
Cathleen fece per aprire bocca ma il padre sollevò appena la mano, intimandole di aspettare. «Dopo i vari convenevoli, mi ha mostrato un atto ufficiale»
«Lo conosco già quell'atto»
«Non è quello che conosci tu, credimi» precisò l'uomo, serio «anni fa, che dico anni fa...decenni fa, quando sposai tua madre, mio padre morì poco dopo. Io ero secondogenito e mio fratello maggiore ebbe la brillante idea di dilapidare la sua intera eredità, suicidandosi poco dopo. In pochi giorni, mi ritrovai senza dimora per me e mia moglie, con solo una piccola somma di denaro dove poter affittare una stanza d'albergo...»
«Padre non lo sapevo...» ammise Cathleen, sconvolta.
«Nessuno lo sa, cara, solo tua madre. A quei tempi ero distrutto: la mia famiglia era distrutta, i miei genitori si rivoltavano nella tomba e mio fratello aveva distrutto tutto, tutto ciò che i nostri avi avevano costruito con sacrificio e dedizione, vendendo la nostra casa, le proprietà, tutto...così mi venne in soccorso Sir Barrington: noi siamo cresciuti insieme, come fratelli, e lo reputo parente più di molti altri che, in difficoltà, non mi aiutarono. Sir Barrington mi donò una dimora estiva della sua famiglia, proprio vicino alla sua, dove avrei dovuto solo comprare qualche mobile. Era un ottimo inizio, e gli dissi che con le entrate delle terre gli avrei ripagato tutto. Lui non ne volle sapere, e nell'atto notarile che firmammo non c'era nessuna clausola, nulla che potesse dire a qualcuno che questa non era casa mia...»
«Padre...qual è il problema...?»
«Il problema...è che le donazioni di grosse dimore, a quei tempi, erano vietate. Non si poteva, e basta. Così decidemmo di metterla in co-proprietà tra le due famiglie, finchè non sarebbe stato il momento in cui poteva donarla completamente a me. La co-proprietà appartiene al sessanta per cento alla famiglia donatrice e quaranta per cento a chi la riceve e vi abita. Lavender House, anni fa, passò in eredità a Charles ma Sir Barrington mi assicurò che Charles non l'avrebbe mai richiesta, essendo sempre per mare ed avendo una villa molto più grande in cui abitare, una volta tornato a casa. Ma ora...»
«Ma ora le proprietà di Charles sono passate ad Adam...» terminò Cathleen, fissando il padre e fermandosi. Un pensiero, malsano, si affacciò lentamente nella sua testa, strisciando come un serpente velenoso...
«Vuole...vuole cacciarci di casa?» chiese, fissando il padre.
Mr Colborne deglutì, chinando il capo.
«Non può farlo»
«Purtroppo può, avendo la percentuale maggiore. Ho firmato io quel maledetto atto, e Sir Barrington non è in grado di porre rimedio, è fuori di senno ormai...»
«Ma non può!» gridò furiosa Cathleen, fissando il padre. Ne studiò la reazione, ed aveva un'aria colpevole, come se stesse per aggiungere dell'altro.
«Cosa non mi state dicendo, padre?»
«C'è...una soluzione. Ma non dobbiamo accettare, sono ricatti belli e buoni, se suo padre fosse in forze lo bastonerebbe!» mormorò Mr Colborne, ricurvo sul peso delle sue azioni.
«Padre...quale soluzione» chiese decisa Cathleen.
«Mr Barrington ha affermato che potrebbe far modificare l'atto, facendolo firmare dal padre, se...se potesse far parte della nostra famiglia»
Cathleen tacque, afferrando lentamente la richiesta di Mr Barrington. Sbuffò, quasi divertita.
«Ma certo...deve vendicarsi. Deve ottenere ciò che vuole e deve farlo tramite il ricatto, subdolo com'è. Non può semplicemente arrendersi, no...»
«Non devi preoccuparti, Cathleen» annunciò Mr Colborne, stringendo le braccia della figlia «non ti farò sposare quell'uomo, non voglio che tu lo sposi, nella maniera più assoluta! Parlerò con Sir Barrington, troveremo una soluzione, possiamo stare da tua sorella a Londra, e...»
«No, padre, digli pure che lo sposerò» annunciò decisa Cathleen.
Mr Colborne fissò la figlia, sconvolto. «No, Cathleen, non possiamo cedere al suo ricatto, lo hai detto anche tu. Non ti lascerò sposare un uomo così...»
«E chi dice che dovrò sposarlo?» chiese Cathleen, sorridendo. «Ho detto solo di dirgli che lo sposerò. Digli che accetto la sua richiesta, ma che voglio aspettare il ritorno di Edward dal suo viaggio a Dublino. Non potrà negarmi questo, è l'unica richiesta che faccio»
«E che cosa otterrai con questo rimandare?»
«Il tempo necessario per smascherare le sue malefatte, padre» precisò Cathleen, scendendo la collina a grandi passi.
Ora aveva una ragione di vita: doveva vendicare la morte di Charles, doveva vendicare i Barrington dalla presenza di un essere così malefico come Mr Barrington.



Per finire: bentrovat*! Siamo quasi alla fine, manca poco prima della resa dei conti: Adam si è rivelato per quel che è davvero, e non perde molto tempo a piangere suo fratello. E Cathleen ed Emma non vi sembrano, per diversi motivi, due versioni di Elena che sfascia e ricompone la sua tela, per guadagnare tempo? :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere come sempre, e al prossimo!
  
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