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Autore: Mellorine    14/11/2017    1 recensioni
Lacrime di sangue rigavano le guance pallide di Deku, il suo volto aveva un'aria ancora più malsana eppure adesso si teneva perfettamente in piedi da solo, come se si fosse ripreso del tutto in un attimo.
I suoi grandi occhi verdi che gli avevano sempre fatto perdere la testa erano spariti, a fissarlo c'erano due abissi rossi… Occhi rosso scuro che lo guardavano con disprezzo, come se Katsuki fosse la causa di ogni male sulla Terra.
Quello non era Deku.
[KatsuDeku; Villain Deku (non AU); Ambientazione nel futuro]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dopo Izuku si era completamente ripreso, eppure a volte si domandava se fosse ancora stordito per gli effetti del lavaggio del cervello che aveva subito ed avesse le allucinazioni.
Chi era quel ragazzo che viveva nel suo appartamento? Che ne aveva fatto del suo fidanzato?
Kacchan era diventato a dir poco paranoico -e davvero, era dir poco- e non lo perdeva mai d'occhio, nemmeno il tempo di andare al minimarket sotto casa.
Dopo che aveva sentito le urla di Kacchan dal cortile del palazzo e lo aveva visto letteralmente lanciarsi giù dall'attico per raggiungerlo, quando era uscito di casa da solo per andare un attimo a comprare il latte, Izuku aveva capito che non fosse il caso di far prendere altri spaventi al compagno e ne era stato buono buono al suo fianco. Volentieri, naturalmente.
Se non fosse stato per la situazione per niente felice, Izuku sarebbe stato al settimo cielo.
Vivevano insieme, certo, ma erano entrambi eroi molto impegnati e non erano rare giornate in cui riuscivano a vedersi a casa soltanto la notte. Non aveva mai avuto Kacchan così tutto per sé, avrebbe dovuto essere bello .
Si sentiva amato più che mai, non aveva mai avvertito così tanto tutto il bisogno di Kacchan di averlo al suo fianco, avrebbe davvero dovuto essere felicissimo… ma non riusciva a smettere di pensare ai motivi dietro ogni stretta possessiva del compagno, oltre ai mille altri pensieri che gli occupavano la testa in quei giorni.
Gli si stringeva il cuore ogni volta che Kacchan chiamava il proprio nome non appena usciva dalla sua vista, ogni notte quando sussultava perché Kacchan lo stringeva troppo forte nel sonno.
Era da tutta la settimana che Izuku dormiva pochissimo, si sentiva come se avesse dormito per giorni e giorni -in effetti lo aveva fatto- ed ora non aveva per niente sonno. Per cui ogni notte assisteva al sonno agitato del compagno, lo sentiva chiamare il proprio nome in sogno, lo vedeva svegliarsi in continuazione per controllare che lui fosse ancora lì al suo fianco.
Non c'era niente di bello in quella faccia dell'amore. Non aveva bisogno di vedere Kacchan soffrire per lui, per sentirsi amato.
Stava male soltanto pensando a cosa avesse passato Kacchan in quei giorni, ed a vederne le conseguenze ancora calde sul compagno.
Lui ricordava poco e niente, da quando quel villain aveva usato il suo quirk su di lui la propria mente era stata completamente buia per la maggior parte del tempo.
C'erano pochi momenti che ricordava quasi vivamente, quelli in cui aveva iniziato a recuperare la lucidità. Ricordava ad esempio la sensazione della mano di Kacchan che lo accarezzava, mentre gli diceva che lo avrebbe riportato a casa…
Ricordava di essersi trovato nel proprio letto, affianco al compagno.
Per il resto era tutto confuso e annebbiato… ma era sicuro di essersi comportato malissimo con lui.
Gli aveva detto cose crudeli, aveva combattuto contro di lui, lo aveva colpito e ferito...
Izuku non riusciva nemmeno ad immaginare come dovesse essere, trovarsi di fronte ad un completo estraneo nel corpo della persona più amata.
Anzi, nemmeno un estraneo… qualcuno che ti odiava, qualcuno da cui doversi difendere.
Per Kacchan doveva essere stato terribile… Izuku sapeva benissimo che doveva aver sofferto molto, anche se l'altro non lo diceva, perché lo stesso sarebbe stato per lui.
Entrambi c'erano sempre stati l'uno nella vita dell'altro, e come si poteva guardare con occhi diversi qualcuno che c'era stato per tutta la vita? Izuku non riusciva ad immaginarlo, un Kacchan che dall'oggi al domani avesse provato ad ucciderlo.
Izuku aveva assistito a degli enormi cambiamenti da parte dell'altro negli anni, era vero, ma non era per niente la stessa cosa.
C'era stato un tempo in cui Kacchan aveva provato ad allontanarlo, fingendo di non volerlo nella sua vita, mentre adesso lo stringeva a sé con tutte le sue forze… ma in fin dei conti erano sempre stati gli stessi, non erano mai cambiati.
Quello che c'era tra loro era… complicato, sì, ma era sempre stato vero, forte e profondo.
Avevano fatto sempre così, loro due. Si erano sempre spronati a vicenda.  Kacchan aveva dato tutto se stesso per superarlo, Izuku aveva fatto tanta strada per raggiungerlo, e così ognuno era la motivazione dell'altro per dare il meglio.
Nel tempo le cose erano radicalmente cambiate. Adesso si davano forza a vicenda, si spalleggiavano in un modo tutto nuovo, ma in fondo erano sempre gli stessi.
Izuku era sicuro che ne sarebbe morto, se un giorno avesse dovuto temere di perdere tutto questo.
Per questo proprio non riusciva a godersi le serate passate sul divano accoccolato affianco al compagno, i risvegli calmi e pigri la mattina, i pomeriggi passati a lavorare insieme nella sua agenzia…
Vedeva ancora l'ansia di Kacchan in ogni sguardo che gli rivolgeva, e non c'era "Smettila di preoccuparti, idiota" che potesse rincuorarlo.
Nonostante tutto, Izuku si sentiva davvero fortunato perché Kacchan continuava ad essere fantastico.
Il compagno si stava preoccupando per lui fin dalla sera in cui era tornato in sé, quando era dovuto correre a soccorrere sua madre ed il suo sottoposto che stava lì a fargli da guardia.
Per fortuna stavano bene, avevano perso i sensi per un po', ad Izuku era bastato guardarli per capire che fossero stati storditi con un colpo alla testa… ed era stato lui.
Kacchan aveva negato l'evidenza, mentre Izuku guardava atterrito la madre e non riusciva a reagire al suo abbraccio ed ai suoi pianti di sollievo. La madre era felicissima di vederlo stare bene, ovviamente, e Kacchan aveva continuato a ripetergli che non fosse successo niente e non era stata colpa sua… ma non era mai stato un attore convincente.
La madre aveva seguito la linea del genero, aveva negato tutto quando Izuku le aveva chiesto scusa dopodiché non aveva mai più accennato l'argomento, come se fosse un tabù.
ad Izuku però non serviva far finta di niente, anzi. Doveva sapere, se doveva riprendere in mano la propria vita e ricominciare ad andare avanti. Ma le persone che più lo amavano glielo rendevano difficile senza volerlo, cercando di proteggerlo.
Kacchan lo aveva fatto vivere in un mondo ovattato per gran parte della settimana, impedendo ad ogni notizia di entrare tra le mura di casa loro. Per i primi giorni Izuku gliene era stato grato, era ancora troppo frastornato per reggere il peso reale di tutto ciò che aveva fatto.
E così nessuno era entrato in quella casa, oltre la madre. Non aveva visto un giornale, la televisione era sempre spenta, la connessione internet sparita e non sapeva che avessero fatto il telefono ed il proprio cellulare.
Sentiva le orde di giornalisti appostate sotto casa, Kacchan aveva dovuto staccare il citofono per farli smettere di bussare. Aveva anche sentito Kacchan sbraitare al telefono con colleghi e chissà chi altro, chiuso fuori al terrazzo per non fargli sentire. Ma Izuku aveva capito lo stesso che l'altro lo stesse difendendo dall'opinione pubblica ed i colleghi che reclamavano i suoi doveri da eroe numero uno… e non avrebbe potuto essergli più grato. Non se la sentiva di affrontare nessuno, a stento riusciva a reggere lo sguardo di sua madre e del  compagno di vita.
Se da un lato quello scudo che Kacchan aveva messo tra lui ed il mondo era confortante, però, dall'altro Izuku aveva iniziato ad avere paura della gravità di ciò che l'altro stava cercando di nascondergli…
Così negli ultimi giorni aveva iniziato a fare domande, era arrivato il momento di dover affrontare la realtà.
Ancora una volta, Kacchan era stato perfetto.
Inizialmente aveva continuato a negare, poi aveva capito quanto fosse importante per lui ed aveva ceduto.
Lo aveva fatto sedere sul divano, gli aveva preso le mani e gliele aveva tenute strette per tutto il tempo mentre gli raccontava tutto. Gli aveva detto tutto per filo e per segno, ogni gesto che Izuku aveva fatto sotto il controllo di quel villain, ogni conseguenza… compreso ciò che aveva fatto a Sero e Kaminari.
Una volta fattagli la promessa di rivelargli tutto, Kacchan aveva tenuto fede alla parola e non gli aveva nascosto nulla, sapendo che contrariamente avrebbe mancato di rispetto al suo compagno.
Izuku era in grado di affrontare la realtà, ed era grato all'altro per averlo capito ed aver confidato nella propria forza.
Kacchan gli aveva parlato guardandolo negli occhi per tutto il tempo, senza mai distogliere lo sguardo, nemmeno per le parti peggiori. Un'altra cosa che aveva aiutato Izuku a non crollare nell'afflizione totale, perché essere degno di essere ancora guardato negli occhi dall'altro gli dava una piccola speranza di potersi considerare ancora un eroe.
Sapere di aver attaccato la città, aver messo in pericolo i cittadini, addirittura aver ferito degli amici… era stato un duro colpo, per lui.
Kacchan doveva aspettarsi esattamente quella reazione da lui, perché gli aveva preso il volto tra le mani schiacciandogli le guance per impedirgli di dire qualsiasi cosa, e aveva detto "QUELLO non eri tu." continuando a guardarlo negli occhi.
Izuku gli era grato, davvero, però per lui era difficile  riuscire a considerarsi ancora un eroe dopo quello che aveva fatto, anche se non era in sé.
Ci aveva messo un istante a decidere cosa fare: doveva andare a chiedere scusa agli amici.
Kacchan era ancora restio a farlo uscire di casa, ma quella volta non aveva nemmeno provato a protestare, comprendendo quanto avesse bisogno di farlo. Aveva semplicemente annuito ed aveva chiamato gli amici per chiedere se fossero liberi, dato che entrambi stavano bene ed avevano già ripreso a lavorare.
Così Sero li aveva raggiunti a casa di Kirishima e Kaminari, ed Izuku aveva preso la sua prima boccata d'aria fresca. Non che se la fosse goduta molto, in realtà, visto che era stato col fiato sospeso per l'ansia e Kacchan aveva dovuto ricordargli innumerevoli volte di respirare.
Kacchan non gli aveva mai lasciato andare la mano, nemmeno all'arrivo. Anzi, lo aveva stretto con più forza mentre aspettavano che qualcuno aprisse la porta, ed Izuku sapeva che fosse il suo modo di infondergli coraggio.
Gliene era stato grato, perché ne aveva davvero tanto bisogno…
Affrontare gli amici era stato più duro per lui che per loro.  La tentazione di restare a testa bassa era stata fortissima, ma aveva trovato di guardarli negli occhi uno alla volta e poi chiedere scusa con un profondo inchino, prima ancora di entrare in casa.
Sero e Kaminari si erano guardati perplessi a vicenda, erano scoppiati a ridere e lo avevano tirato dentro, accogliendolo con un caloroso bentornato. Entrambi avevano sminuito tantissimo la cosa, ci avevano addirittura scherzato su e gli avevano raccontato le ultime novità tenendoci a far passare chiaro il concetto che stessero bene e fossero tornati in campo già da giorni.
Perfino Kirishima lo aveva accolto con le sue vigorose pacche fraterne sulla schiena che per poco lo avevano fatto finire faccia a terra, dicendogli quanto fosse felice di vederlo stare bene.
Izuku sapeva che fosse sincero, e si chiedeva come facesse l'altro ad essere così. Lui non sapeva come avrebbe reagito, se si fosse trovato di fronte qualcuno che aveva fatto del male a Kacchan…
in ogni caso quell'incontro gli aveva fatto bene, gli amici li avevano invitati a restare per cena e dopo un po' la loro compagnia era stata troppo contagiosa per restare di cattivo umore.
Entro fine serata Izuku si era ritrovato a ridere sinceramente con gli altri, cominciando a credere per davvero di poter essere perdonato per ciò che aveva fatto e riprendere la vita di prima.
Kacchan aveva svuotato una pinta di birra in faccia a Kirishima quando l'amico aveva provato a raccontare ad Izuku dettagli su come il compagno avesse vissuto quei giorni senza di lui, ed alla fine erano riusciti a farsi una risata perfino su ciò che fino a quel momento li aveva fatti tanto soffrire.
Izuku era tornato da quella serata più motivato che mai. Aveva deciso di riprendere in mano la sua vita.
così aveva convinto il compagno di essere pronto per tornare a darsi da fare, e nei giorni successivi era uscito con lui.
Non aveva fatto molto, in realtà. Non  si era mosso dall'agenzia del compagno, ma almeno aveva iniziato a tenersi impegnato con qualcosa e sentirsi di nuovo utile. Per lo più aveva avuto parecchie riunioni con il proprio staff per decidere come gestire l'accaduto con l'opinione pubblica ed il proprio ritorno.
Aveva avuto anche molti incontri con la polizia e membri del governo, che lo avevano rassicurato di non avere alcun motivo per far ricadere delle colpe su di lui e lo avevano solo pregato di tornare ad essere al più presto l'eroe di cui la gente aveva bisogno.
Izuku aveva già preso la sua decisione: era pronto a tornare.
C'era una sola cosa che doveva fare, prima.
Kacchan aveva dato di matto quando gli aveva detto che sarebbe andato a caccia del villain che aveva causato tutto, aveva cercato di impedirglielo, ma Izuku aveva ormai ritrovato la sua determinazione e non c'era stato modo di smuoverlo dalla sua decisione.
Capendo che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, Kacchan aveva solo dovuto arrendersi ed aveva deciso di affrontare quella nuova impresa al suo fianco.
Izuku aveva paura, naturalmente. Erano anni che non gli capitava più di temere davvero un villain, ma nessuno era mai riuscito a fargli tanto prima d'ora. Doveva affrontare qualcuno che lo aveva annientato completamente, qualcuno che lo aveva addirittura strappato via da Kacchan e dalla propria vita…
Ma sentiva di poter fare qualsiasi cosa, col compagno al proprio fianco.
E così era stato addirittura più facile del previsto. Parecchi colleghi gli avevano offerto il loro supporto, avevano finalmente localizzato la base di quei villains, si erano occupati degli altri ed avevano lasciato a loro due il pezzo forte.
Tutti lo avevano accolto con sinceri "bentornato" e sorrisi d'incoraggiamento, tutti sembravano credere di poter dare tutto ora che l'eroe numero uno era tornato in carreggiata.
E così, combattendo spalla a spalla con Kacchan, era stato davvero soddisfacente mettere fuori gioco con un calcio il bastardo che lo aveva separato dal compagno e lo aveva messo contro tutto ciò in cui credeva.
Quel villain lo aveva fatto comportare come uno di loro, gli aveva impedito di essere un eroe, di seguire tutti gli ideali per cui viveva fin da quando era un bambino… ma dopo averlo guardato in faccia mentre lo sbattevano in cella, Izuku sentiva finalmente di essere libero.
Libero di tornare alla propria vita e di essere se stesso, un eroe.
Questo accadeva il giorno prima, la fine di una strana settimana e -aveva deciso Izuku- la fine di quella versione confusa e spaventata di se stesso.
Quel giorno invece, l'inizio di una nuova settimana e di un'era della sua vita, lo aspettava la conferenza stampa in cui avrebbe annunciato al mondo il proprio ritorno. Il ritorno di Deku, l'eroe numero uno.
Kacchan ovviamente sarebbe stato al proprio fianco, come sempre.
Affrontare le persone che aveva deluso, la gente comune che avrebbe dovuto proteggere, lo spaventava molto più di dover combattere contro un villain. Ma ancora una volta sentiva di poter fare tutto, con Kacchan a guardargli le spalle.
L'unico problema era che… erano in ritardo.
La notte prima avevano fatto tardi, molto tardi… a dire il vero erano stati svegli fino all'alba, e poche ore dopo era stata un'impresa impossibile alzare Izuku dal letto. Kacchan aveva dovuto tirarlo fuori dalle coperte a forza, se lo era messo in spalla e lo aveva infilato nella vasca da bagno per dargli una bella svegliata con l'acqua fredda.
La decisione di Izuku di riprendere in mano la propria vita aveva risollevato l'umore di entrambi, e così avevano fatto l'amore come se il tempo per amarsi non bastasse mai.
Non era la prima volta che lo avevano fatto da quando Izuku era tornato in sé, ma quella notte era stato diverso. Le altre volte c'era sempre stata l'amara nota della disperazione di sottofondo; il bisogno di Izuku di recuperare il tempo perduto e dimenticare temporaneamente le preoccupazioni, annegandole nel piacere, ogni stretta di Kacchan che gli ricordava quanto l'altro avesse avuto paura di perderlo…
Mentre quella notte finalmente erano stati liberi da tutte quelle paure, liberi di essere loro stessi ed amarsi come sempre, pensando solo a perdersi l'uno tra le braccia dell'altro.
Era stata una notte fantastica, intensa, che gli aveva ricaricato il cuore d'energia… peccato non averne più neanche un po' nel corpo.
Izuku quella mattina era uno straccio, stanco ma felice, ma pur sempre uno straccio… almeno aveva una scusa per apparire così provato, il giorno prima aveva combattuto col villain che per poco non gli aveva rovinato la vita.
Si stava arrovellando da almeno cinque minuti con la cravatta tra le mani davanti allo specchio, dondolando su se stesso come se fosse costantemente sul punto di crollare addormentato per terra.
"Tsk. Tra poco vai in pensione e ancora non hai imparato ad annodare la cravatta." Kacchan lo raggiunse in tutta la sua perfezione, come se si fosse alzato dopo dieci ore di sonno ristoratore.
Era più bello che mai nel suo completo elegante nero, che calzava a pennello sul suo corpo virile dandogli un fascino che Izuku non avrebbe mai avuto. Lui sembrava sempre un bambino vestito a modo dalla mamma, il compagno invece era un uomo in tutto e per tutto.
Izuku non provava nemmeno un po' d'invidia, solo tanta gratitudine verso l'universo per avergli donato Kacchan.
Sbuffando scocciato, il compagno gli fece un nodo alla cravatta perfetto in pochi e veloci gesti.
"Grazie, Kacchan… E comunque sono giovane, posso ancora imparare…" Izuku sbadigliò rumorosamente, troppo poco presente a se stesso anche per ribattere a tono.
Kacchan si scansò appena in tempo proprio mentre Izuku stava contemplando l'idea di lasciarsi cadere sul suo petto e riposare lì per sempre, costringendolo piuttosto ad affrontare la realtà dello specchio.
"Uffi, sembro uno zombie… penseranno che devo ancora riprendermi e non crederanno ad una mia parola, lo so…" commentò sconfortato Izuku, analizzandosi le occhiaie allo specchio.
"Naa… stai bene." Kacchan buttò quel commento lì con nonchalance, come se niente fosse… ma era abbastanza da risvegliare di colpo tutte le rotelle nel cervello di Izuku.
Izuku si girò di scatto verso il compagno e lo squadrò ad occhi sgranati, incredulo, improvvisamente ogni senso vigile pronto a captare ogni segnale da parte dell'altro.
Kacchan si stava allacciando le scarpe, ma ci stava palesemente mettendo troppo tempo. Se ne stava tutto chino su una scarpa, troppo chino, nascondendo completamente il viso dalla sua vista… come se stesse sfuggendo apposta dai propri occhi.
"C-che… che intendi…" Izuku balbettò confusamente, ma il sonno non aveva nulla a che vedere con la sua attuale incapacità di comunicare. L'emozione gli stava mandando il cervello -appena risvegliato- in tilt.
Non era abituato all'ombra di un complimento da parte del compagno…
Non che ne avesse bisogno, Kacchan gli dimostrava ampiamente con i fatti quanto lo amasse e desiderasse. A modo suo, Kacchan era diventato un fidanzato perfetto che non gli faceva mancare mai niente.   E compensava tutte le mancanze che sapeva di avere, per il caratteraccio che si ritrovava, viziandolo e riempiendolo di attenzioni.
Izuku si era fatto problemi e paranoie per tanto tempo, sentendosi insicuro e non all'altezza dell'altro. Ma ad un certo punto si era dato una svegliata e si era reso conto che, se un ragazzo fantastico come Kacchan perdeva tempo con lui quando avrebbe potuto avere chiunque ai suoi piedi, voleva dire che allora anche lui piaceva davvero al compagno.
Non si era mai considerato bello ed attraente, ma Kacchan lo faceva sentire tale. Capiva che in lui ci fosse qualcosa che faceva impazzire il compagno ogni volta che Kacchan lo attaccava a sorpresa durante le pattuglie e lo tirava in un vicolo per baciarlo mentre avrebbero dovuto lavorare, ogni notte quando diceva di essere stanco e poi non riusciva a resistere alla  minima tentazione…
Insomma ormai non si aspettava più di ricevere un complimento e nemmeno ne sentiva il bisogno, però all'avverarsi di quel momento Izuku sentì di essere sul punto di avere un infarto.
"Che cazzo devo intendere!? Che sei bello sempre… non ti devi preoccupare di stronzate!" Kacchan bofonchiò quelle parole con la testa ancora chinata sulla stessa scarpa, con le dita che si stavano ingarbugliando nei lacci ormai fin troppo stretti. Aveva le orecchie rosse, come se fosse sul punto di esplodere.
Okay, Izuku aveva sempre saputo che Kacchan lo pensasse e non aveva bisogno di conferme, lo amava così… però sentirglielo dire fu un'emozione troppo grande!
Rimase inebetito per incalcolabili secondi a fissare il compagno ad occhi sgranati per lo shock, boccheggiando come se avesse dimenticato come si respirava.
Realizzò di aver sentito bene e che fosse tutto vero quando Kacchan sollevò lo sguardo minaccioso su di lui, come a sfidarlo ad osare dire qualcosa di imbarazzante… ma cosa si aspettava, dopo avergli mandato in tilt il cervello!?
"K-Kacchan… SONO BELLO KACCHAAAAN?!? DAVVERO!?" com'era prevedibile, Izuku scoppiò in lacrime per la commozione e si lanciò addosso al compagno, travolgendolo con tutta la sua felicità.
"OI-" Kacchan provò a protestare, ma non poté fare altro che accoglierlo tra le sue braccia.
Izuku non lo aveva mai visto morire così tanto dall'imbarazzo, e non lo aveva mai trovato più dolce.
"TCH. Quasi mi manca la pace che c'era in questa casa… Stavo meglio senza di te!"  Kacchan si lamentò con un ringhio, mentre gli permise di mettersi comodo sulle sue gambe. Ecco, aveva ricominciato a dire l'opposto di ciò che pensava… era tornato tutto alla normalità!
"No Kacchan, non sapresti stare senza di me~" Izuku ridacchiò mentre gli allacciò le braccia intorno al collo, e non era mai stato più sicuro di sé in tutta la sua vita.
Kacchan non provò nemmeno a protestare, infatti, e preferì zittirlo con un bacio.
Forse avrebbero fatto un po' tardi, ma ne sarebbe valsa la pena…
Era tornato tutto come prima, forse anche meglio.
 
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Angolino dell'autore
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto fino alla fine. <3
Questa fic è nata come un'esigenza personale. Amo tantissimo Deku e Kacchan innanzitutto come singoli personaggi oltre che come coppia, e mi ha sempre fatto un po' male vedere come il fandom trattasse Kacchan in particolare. È stato il personaggio più malinteso, o bashato a morte o stravolto all'estremo in una versione molto deviata dagli stessi fan della Katsudeku. Ci tenevo a dare la mia visione di questo personaggio e mostrare tutti i sentimenti positivi che lui e questa coppia mi hanno sempre trasmesso.
Dunque questo è il modo in cui io vedo Katsuki, questo è ciò che mi ha dato questa coppia, e dai vostri commenti sono felicissima di sapere di essere riuscita a trasmetterlo almeno un po'.
Dedico questa fic alla mia beta, alla quale va il ringraziamento più grande. Lei crede di non aver fatto molto, ma ero talmente disabituata a scrivere che senza i suoi consigli sarei rimasta bloccata al primo capitolo!
Grazie per essere sempre stata sincera, per esserti aspettata sempre il meglio da questa storia ed avermi aiutata a tirarlo fuori, sei stata la migliore beta che potessi chiedere. <3 
  
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