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Autore: Elayne_1812    17/11/2017    4 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Sono quasi riuscita ad aggiornare in tempi decenti, dai questa volta vi fatti aspettare meno di un mese XD
Oggi non ho molto da dire nelle note iniziali, ci rivediamo alla fine di tutto con i miei sproloqui e tutti i ringraziamenti.
Buona lettura!
 
Epilogo
Now we leave in the same time
 
 
“All the times I spent with you
All the happy moments spent without knowing
The streets I’ve walked till now
The streets I’ve walked alone, crying and lonely
You changed all of those things
Now I finally know
The reason why this street in front of me is so beautiful
 
The dark memories that still remain in me
Are slowly soaking up the light by resembling you
Please help me to prevent that light from extinguishing
So that I can shine on you whenever
 
All the times I spent with you
The streets that I’ve walked till now
I promise you
Now we live in the same time
It’s all you
The reason why this street in front of me is so beautiful”
Shinee, The Reason
 
 
 
Jonghyun osservò il più piccolo umettarsi e mordersi l’angolo destro delle labbra e comprese all’istante che nonostante fosse tutto finito e potessero finalmente tirare un sospiro di sollievo, la vista di Kim Heechul delirante e ridotto all’ombra di sé stesso turbava Kibum più di quanto fosse disposto ad ammettere. Circondò le spalle del più piccolo, delicatamente, e Kibum si voltò verso di lui. Il tocco leggero del più piccolo sulla sua guancia fu come la carezza di un petalo setoso ed il sorriso che seguì ebbe il potere di stemperare le ultime ombre che, ancora, s’annidavano tra quei giardini idilliaci e profumosi.
-Jong… –
I suoni della battaglia erano svaniti, traspostati lontani per estinguersi nella brezza frizzante. C’erano solo loro ed il cinguettio delle rondini.
Jonghyun sorrise a sua volta. -Lo so, anch’io. –
Il principe posò le mani sulle sue spalle e gli sfiorò la punta del naso con il proprio. Jonghyun desiderava baciarlo. Mai come la prima volta o come quando si erano ritrovati l’aveva desiderato così intensamente. Si erano sempre baciati in un sogno, talvolta dolceamaro, ma comunque in un sogno, e ora Jonghyun desiderava scoprire il sapore della bocca dell’altro nel mondo reale a cui, finalmente, appartenevano. Mosso dai medesimi desideri, Kibum si sporse verso di lui e Jonghyun sorrise, in attesa, ma le labbra del più piccolo non raggiunsero mai le sue. Kibum rivolse un’occhiata obliqua alle sue spalle e i giardini intorno a loro iniziarono a ruotare come la corsa confusa ed irrefrenabile di una giostra impazzita.
-Jonghyun! –
Kibum scivolò in avanti, s’aggrappò alle sue spalle e da quella labbra rosate che Jonghyun aveva tanto desiderato sfiorare fuoriuscì un lamento sommesso. Kibum s’afflosciò tra le sue braccia, privo di forze, e s’accasciò a terra, le palpebre tremolanti. Jonghyun boccheggiò e la giostra s’arrestò di colpo per rimanere sospesa in un tempo che non c’era, mentre intorno a loro imperversava il caos. Il sangue caldo e viscido di Kibum gli bagnò le mani ed il suo odore pungente gli attorcigliò le viscere. La vista della linfa rosseggiante del più piccolo sulla sua mano gli provocò un senso di nausea. Posò i polpastrelli tremanti il viso di Kibum, macchiandolo. Pennellate scarlatte e maldestre sul viso delicato e perfetto di una bambola di porcellana.
-Kibum! Kibum! -
Il suo mondo iniziò a naufragare, la sua orbita si perse nei meandri più oscuri dello spazio, risucchiata nel buco nero del vuoto in cui gli stessi occhi di Kibum sembravano perdersi. Fissava qualcosa di opaco ed indefinito, alla ricerca di nitidezza tra sfumature pasticciate e contorte.
-Kibum!-
Il corpo del più piccolo tra le sue braccia era come una bambola molle ed esangue.
Jonghyun vide gli occhietti sottili di Kibum farsi ancora più piccoli e le sue labbra piegarsi in un sorriso pallido.
Poteva il loro mondo perfetto ed incontaminato ospitare la morte?
 
 
***
 
 
Silenzio. Il silenzio era tutto ciò che udiva da giorni, un silenzio assordante che rimbombava come colpi di gong sconquassandogli i timpani. Solo i passi attutiti dai tappeti dei pochi ammessi in quella stanza spezzavano quel silenzio assordante.
Seduto su una grande poltrona foderata di velluto, Jonghyun affondò il viso tra le mani e poi le passò tra i capelli. Era spossato ed aveva il viso segnato da profonde occhiaie, le labbra secce e gli zigomi alti, quasi appuntiti tanto era tirata e disidratata la sua pelle.
Nel grande letto a baldacchino davanti a lui, Kibum dormiva tra i cuscini, immobile.
Si passò di nuovo le mani sul viso e sospirò. I suoi occhi stanchi faticavano rimanere aperti, ma non intendeva lasciarlo.
Non posso perderti.
Jonghyun strinse le mani sulle cosce, facendo sbiancare le nocche, e guardò il viso esangue del più piccolo.
Kibum era un fiore cristallizzato nella morsa dell’inverno.
Jonghyun scosse il capo. Il ricordo di ciò che era accaduto nei giardini era ancora troppo vivido. La confusione, il sangue, gli occhi di Kibum che si chiudevano per lasciare dietro di sé solo l’ombra di un sorriso dolce.
Per un attimo era stato tutto perfetto, ma poi era volato via come un fiore di ciliegio al vento, lasciando dietro di sé un profumo delicato e sfuggente.
Allungò una mano e sfiorò con i polpastrelli caldi la guancia bianca di Kibum che riprese una chiara tonalità rosata.
Jonghyun era certo che si sarebbe risvegliato. L’aveva saputo sin dall’inizio, anche nelle prime ore concitate e disperate che erano seguite l’attacco, quando lo stesso medico di corte aveva guardato dubbioso non tanto la ferita del principe, quanto la sua totale mancanza di forze.
-La ferita è meno profonda di quanto sembra e la lama ha evitato per un soffio i polmoni, ma è prosciugato -, aveva osservato con un sospiro amareggiato. - Ha bisogno di riposare e la ferita deve essere tenuta costantemente sotto controllo per evitare infezioni. -
La lama era penetrate tra le scapole del principe senza intaccare gli organi vitali, inoltre Kim Heechul l’aveva ritratta non appena si era reso conto di aver colpito la persona sbagliata. Jonghyun ricordava molto bene le urla del fratellastro che erano risuonate per i corridoi, ma dal momento in cui si era rinchiuso in quella stanza con Kibum le aveva lasciate fuori dalle sue orecchie e della sua mente. C’era solo il silenzio ed il suono del respiro di Kibum che man mano riperdeva regolarità. Per quanto gli riguardava Kim Heechul poteva marcire in prigione a strepitare e a piangere sino a consumarsi gli occhi; sarebbe spettato a Kibum decidere del suo destino non appena si fosse svegliato.
A rendere davvero critica la situazione del più piccolo era stato il suo fisico già provato e quella ferita era stata il colpo di grazia, ma il principe era stato sottoposto a cure meticolose e il risposo assoluto aveva contribuito a rimetterlo in forze. Il viso pallido e freddo aveva man mano assunto un biancore più sano e brillante, mentre le labbra esangui avevano ripreso la consueta tonalità rosata.
Jonghyun desiderava solo vedere gli occhi di Kibum riaprirsi, osservare la luce magnetica che vi dimorava e posare le labbra su quelle dell’altro per avere quel bacio che era stato loro rubato.
Il mio dolce fiore guerriero, pensò lasciandosi illuminare da un sorriso triste.
Allungò una mano e strinse delicatamente quella del principe. C’era calore in essa, il sangue aveva ripreso a scorrere caldo nelle vene di Kibum e le sue palpebre tremolavo desiderose alzarsi.
-Svegliati -, sussurrò, -svegliati amore mio. –
Scostò delle ciocche corvine dalla fronte di Kibum e vi posò le labbra.
Si sarebbe svegliato presto, lo sapeva. Per quanto dormiente e privo di sensi Kibum era lì. Legato a lui a doppio filo, un filo fragile, ma che era ben lungi dallo spezzarsi. Un pianeta si sarebbe indubbiamente accorto che la sua orbita stava fuggendo.
-Jongie. –
Le labbra ancora posate sulla fronte dell’altro, Jonghyun sorrise. Il suono della voce di Kibum nella sua testa risuonava così reale e le ciglia del più piccolo gli stuzzicavano il mento facendogli rizzare i peli sul collo.
-Jongie. –
Delle dita sottili affondarono delicatamente tra i suoi capelli, accarezzandolo. Jonghyun si staccò e quando alzò il viso trovò gli occhietti felini di Kibum intenti a fissarlo. Tremolanti come il riflesso della luna piena sulla superfice di un ruscello.
-Jongie -, ripeté Kibum con voce flebile.
–Bummie.-
 
 
***
 
 
Kim Kibum, principe di Chosun, sedeva a gambe incrociate al posto d’onore della sala del consiglio reale. L’alto schiena in legno dorato della seduta svettava rigido e severo sopra il suo capo e un lungo tavolo di ciliegio si dispiegava davanti a lui.
Dondolò la gamba accavallata, ascoltò le ultime parole del lord che stava parlando e si massaggiò le tempie, i gomiti puntellati sul tavolo. Era davvero snervante. Rivolse un’occhiata acida di sottecchi ai lord. Le loro richieste, le loro lamentale, per non parlare dei consigli affettati e non richiesti, stavano rischiando di farlo impazzire. Ognuno di loro aveva avanzato pretese per aver sostenuto il legittimo erede al trono, come se non fosse di fatto un loro dovere! Kibum non aveva dubbi: dovevano essere le stesse richieste che avevano avanzato ad Heechul in cambio del loro appoggio contro il defunto imperatore.
Sanguisughe, pensò.
Si morse la lingua. Devo comportarmi bene, si disse.
Sanguisughe o no aveva bisogno del sostegno dei nobili.
Represse uno sbuffò. Non gli davano un attimo di tregua! Il medico di corte era stato perentorio sul fatto che necessitavae ancora di riposo, ma ciò non di meno le sue responsabilità l'avevano investito come un fiume in piena. Benché relegato a letto carte d'ogni tipo avevano invaso le sue lenzuola. Fortunatamente Taemin, Minho, Jinki e naturalmente Jonghyun, per non parlare di Siwon, avevano alleviato quella stressante convalescenza.
-Umma, eravamo cosi in pena per te! -, aveva esordito Taemin saltandogli al collo.
Siwon, che non abbandonava mai le sue stanze e svolgeva una sorveglianza rigida e ferrea, aveva intimato al più piccolo dei Lee di usare maniera più consone, termine che Taemin non aveva resistito all'idea di scimmiottare di nascosto.
-Deve riposare!-, aveva ripetuto Siwon.
Taemin l’aveva ignorato. -Devo raccontarti tutto!-
Pieno d'entusiasmo ed evidentemente molto orgoglioso di sé stesso, Taemin aveva raccontato per filo e per segno del suo piano e del ruolo svolto da Leeteuk con i nobili.
Kibum aveva ascoltato con interesse e crescente entusiasmo, se non fosse stato per loro non sarebbe mai riuscito nel suo intento.
-Ma devo dirti anche dell’altro -, aveva aggiunto Taemin, arrossendo. -Si tratta di quello scemo di Choi Minho.-
Vedendo Minho e Taemin costantemente incollati l’uno all’altro Kibum aveva intuito ciò che doveva essere accaduto e le parole di Taemin glielo avevano confermato. Il principe era molto felice per loro, l’euforia per questo cambiamento si leggeva chiaramente in viso a Taemin e l’espressione rilassata e meno rigida di Minho la diceva lunga su quello che doveva essere il suo stato d’animo attuale. Finalmente si era lasciato alle spalle tutti i suoi dilemmi per abbracciare completamente i sentimenti che provava verso il più piccolo dei Lee. Alla fine anche Taemin non più stato in grado di nascondere i suoi, sebbene fosse stato sempre molto abile nel farlo.
Minho passava molto tempo anche in compagnia di Siwon ed entrambi, così come Jinki, l’avevano informato costantemente su ciò che accadeva nel palazzo.
Kibum appoggiò una guancia sul palmo di una mano e rivolse uno sguardo in tralice a Leeteuk, seduto alla sua destra, e poi a Jinki alla sua sinistra. Entrambi erano stati nominati membri del consiglio reale, era stata una delle sue prime decisioni. Leeteuk non si fidava completamente di lui e dall’altra parte Kibum nutriva la medesima diffidenza. Il suo aiuto era stato fondamentale, certo, probabilmente senza di lui ben poco sarebbe stato possibile, ma Kibum lo trovava illeggibile sotto molti punti di vista. L’unica cosa chiara era che Leeteuk aveva subito colto l’occasione per entrare a far parte del consiglio. Kibum gli aveva accordato quell’onore di buon grado, ma non poteva dire di nutrire completa fiducia nei suoi confronti. Con Jinki, invece, era tutta un’altra storia. Solo saperlo al suo fianco intorno a quel tavolo di ruffiani, approfittatori e superficiali gli era di sostegno.
Il nobile davanti a lui, dall’altra parte del tavolo, iniziò a gesticolare ed il merletto sui suoi polsini s’agitò nell’aria. -E’ assolutamente necessario definire una nuova data per l’incoronazione, a Nihon…-
Kibum scollegò il cervello. A Nihon stavano indubbiamente sparlando dei disordini che erano accaduti al Palazzo di Soul…
-Ritardare farà sembrare il regno…-
Debole, privo di guida, terminò mentalmente Kibum.
Aveva già sentito quel discorso mille volte nell’ultima settimana e credeva di sapere molto bene la frase che vi avrebbe fatto seguito.
-In quanto al vostro legame di fratellanza è necessario vagliare nuovi candidati dato che il lord di Busan non è più nelle condizioni adatte. -  Il nobile tossicò notando l’occhiata sottile del principe.
Kibum s’appoggiò allo schienale foderato di velluto e mugugnò. La sua ferita tra le scapole era guarita, ma gli doleva ancora. Doveva trattarla con riguardo. Non era facile gestire quella situazione e come se non bastasse Heechul riusciva ad essere un problema anche dietro alle sbarre.
-Inoltre -, proseguì il nobile cercando di evitare il suo sguardo, - è opinione comune che sia necessario prendere dei provvedimenti contro il lord di Busan. –
Kibum tamburellò le dita sul legno di ciliegio. Ma certo, avevano spalleggiato Heechul finché era stato nella posizione di potersi definire il più forte, ma ora che era caduto in disgrazia non vedevano l’ora di sbarazzarsi completamente di lui.
E magari spartirsi i suoi possedimenti, s’appuntò mentalmente tra sé.
Peccato che lui, Kibum, avesse tutt’altri progetti.
Il principe non si era aspettato nulla di diverso, ma quei discorsi gli risultavano comunque estremamente irritanti.
Kibum arricciò il naso. Ecco un altro problema che era restio a risolvere, uno di quegli argomenti che avrebbe evitato più che volentieri. Il destino di Kim Heechul.
Vigliacco, si disse.
Aveva chiesto sue notizie non appena si era sentito più in forze.
-Nelle prigioni, sorvegliato a vista e costantemente imbottito di stramonio -, l’aveva rassicurato Siwon, poi aveva fatto una pausa. –Chiede costantemente di voi -, aveva aggiunto senza nascondere un profondo fastidio.
Kibum aveva appoggiato la schiena ai cuscini e sospirato amareggiato e pensoso. Sapeva che avrebbe dovuto prendere decisioni importanti, decisioni dalle quali non avrebbe potuto fare passi indietro una volta pronunciata la sentenza. Ma ancora non ne aveva prese. Era conscio di non averne il coraggio.
Era davvero un vigliacco? Forse sì o forse no.
Jonghyun gli aveva rivolto degli sguardi nervosi e le vene sulle sue tempie avevano iniziato a pulsare. - Se pensi di andare là sappi che per quanto mi riguarda lo farai solo scortato da un intero esercito. .-
-No -, aveva detto, fermo, -  non ho alcuna intenzione di vederlo.-
Lui ed Heechul non avevano più nulla da dirsi. Qualunque dialogo tra loro rischiava di rivelarsi un labirinto senza via d’uscita, capace solo d’attorcigliarsi su sé stesso.
Ho già detto addio a Chul.
Kibum si alzò, le mani aperte ed i polpastrelli puntellati sul tavolo. I sottili anellini d’oro bianco che gli fasciavano le dita luccicarono. I nobili lo imitarono.
-Sono molto stanco, le mie condizioni non sono ancora ottimali e desidero ritirarmi. Prenderò in esame le questioni più urgenti e valuterò i vostri consigli. –
Senza attendere i convenevoli imposti dall’etichetta uscì dalla sala seguito a ruota da Jinki e Leeteuk. Trovarono subito Siwon e Kyuhyun ad attenderli.
Kyuhyun indossava una divisa imperiale nuova di zecca, aveva smesso i colori rossi e oro di Busan per passare a quelli blu e argento di Soul.
D’altra parte ha cambiato schieramento con la stessa facilità con cui ci si cambia gli abiti, osservò Kibum con stizza.
Il cavaliere aveva la schiena appoggiata al muro, le braccia conserte e non si degnò nemmeno di ricomporsi non appena lo vide.
Kibum non era proprio riuscito a liberarsi di lui, il ruolo che aveva giocato durante gli scontri l’aveva reso quasi un eroe.
Invece è solo un’irritante…, l’insulto gli morì in gola non appena una nuova fitta gli attraversò le scapole.
Kyuhyun era una vera spina nel fianco! Gironzolava sempre attorno a lui e a Siwon, sembrava quasi che si fosse autonominato sua seconda guardia del corpo.
Manco morto!
Figurarsi se intendeva affidare la propria sicurezza ad una bisca simile, nemmeno lo stesso Kyuhyun probabilmente si fidava di sé stesso quando si guardava allo specchio. Non era altro che un ruffiano alla ricerca di una nuova posizione. Il problema era che allo stato attuale non gli era possibile disfarsi di lui. Anche quel problema richiedeva la sua attenzione.
Kibum decise d’ignorarlo per fra cenno a Siwon di scortarlo.
Meglio mettere sin da subito le cose in chiaro su chi era la sua guardia del corpo.
Siwon gli rivolse subito un sorriso misto ad uno sguardo preoccupato. Dopo quello che era accaduto era costantemente sull’attenti e sembrava non essersi scrollato di dosso dei sensi di colpa che in realtà non avrebbe dovuto provare. Per di più doveva tollerare Kyuhyun. Nonostante le apparenze Kibum sapeva molto bene che quei due non avevano riposto le armi tra loro. L’insofferenza di Siwon era fin troppo palese e Kyuhyun non perdeva occasione per irritarlo.
Povero Siwon, pensò.
Procedettero lungo i corridoi, le due guardie a scortarli.
-Mio principe-, disse Leeteuk, - so che ne avete abbastanza di consigli indiscreti e non richiesti, ma se posso esprimermi brevemente…-
-Esprimi ciò che desideri, sono certo che sarai molto più costruttivo di tutti quegli altri messi insieme. –
Leeteuk poteva essere illeggibile e a tratti inquietante, ma sapeva il fatto suo e sino ad allora i suoi consigli si erano sempre rivelati ottimi.
-Vi ringrazio. Temo dobbiate proprio prendere delle decisioni ed in modo abbastanza celere, ne valgono la sicurezza e l'immagine di Chosun, nonché le vostre sia a livello internazionale che a corte. E temo che la corte rappresenti il problema principale. -
Kibum annuì, pensoso. Lo sapeva molto bene. Continuando a camminare si portò due dita alla fronte premendole al centro.
La questione del legame andava risolta prima che la pazienza dei nobili venisse meno, spingendoli a farsi venire qualche strana idea. Quel non piccolo problema lo tormentava da giorni impedendogli di ragionare sul resto. Lui, Kibum, aveva le idee molto chiare, ma la decisione che desiderava prendere non dipendeva unicamente da lui e quell’idiota di Kim Jonghyun non contribuiva a rendere la situazione più facile.
-A cosa stai pensando? – chiese Jinki, pur conoscendo già la risposta.
-A quel...cretino-, soffio Kibum indispettito.
Siwon arriccio il naso e il ritmo perfetto dei suo passi stonò. -Signorino -
-E’ un cretino-, rimarcò.
Dopo tutto quello che era accaduto aveva sperato di poter contare sull'appoggio incondizionato di Jong, invece si stava rivelando solo un'ulteriore fonte di preoccupazioni. Come poteva preoccuparsi di Chosun quando era lui il suo pensiero costante?
Idiota!
Jonghyun era sempre gentile e premuroso, passavano insieme ogni singolo istante, tranne i momenti in cui lui, Kibum, era sobbarcato dagli affari di corte e l’altro decideva di concedersi dei momenti d’isolamento. Kibum non gliene faceva una colpa, sapeva quanto l’ambiente di corte poteva diventare pressante, aveva provato quella fastidiosa sensazione per tutta la vita e per Jonghyun era tutto nuovo. Tuttavia, dopo i primi giorni di euforia conseguiti il suo risveglio aveva avuto la spiacevole sensazione che qualcosa stesse mutando. Era sempre gentile, affettuoso e lo copriva costantemente di attenzioni, ma la sua mente, il suo sguardo, erano distanti. Poco a poco sembravano guardare lontano, sempre più lontano. Come se scrutasse oltre la nebbia.
Perché?
Non c'era stato nessun vero bacio tra loro, nessuna effusione, il più grande si era limitato a sfiorarlo come si fa con una bomboniera di cristallo.
Kibum fu percorso da un brivido e si strinse nelle spalle per nasconderlo. Perché erano di nuovo insieme eppure le sue notti erano irrimediabilmente fredde e silenziose? Sentiva la mancanza dei suoi baci, delle sue carezze gentili ma passionali e dei loro corpi uniti. Arrossì sino alle punte delle orecchie e scosse il capo. Che cosa stava succedendo?
-Non si riesce mai ad ottenere ciò si vuole, un attimo prima si ha tutto a portata di mano e poi... -, disse Kyuhyun facendo uno strano gesto con la mano.
Kibum non seppe dire se trovò più irritanti le sue parole ed il tono incurante con cui le pronunciò.
I denti di Siwon raschiarono l'uno sull'altro.
Kibum arricciò le labbra. Grandioso! Ci mancavano anche le insinuazioni velenose di Kyuhyun con riferimenti a terze persone. Per quanto il viso di quel voltafaccia gli facesse ribrezzo si voltò stizzito.
-La tua esistenza è già una spina nel fianco, non costringermi ad ordinare a Siwon di tagliarti la lingua. Taci e smettila di fare sarcasmo non richiesto. -
-Dunque-, fece Jinki, - gli hai parlato? -
Kibum incrociò le braccia e scosse il capo. -Ogni volta che tento d'affrontare l'argomento si dà alla macchina. Minho lo copre, ne sono certo.-
-Se intendi stringere il legame con lui ti conviene parlargli alla svelta. –
Leeteuk annuì, convinto. – I nobili staranno già facendo i loro conti. -
-Lo so.-
I pensieri affollavano la testa di Kibum come un vespaio impazzito. Aveva davvero ritenuto scontato che alla fine di tutto avrebbero stretto il legame di fratellanza con Jonghyun. Dal momento in cui si erano ritrovati nulla gli aveva fatto intendere il contrario, eppure ora non ne era più così sicuro.
Sei stato tu a chiedermelo razza di…scimmia!
Raggiunse gli appartamenti reali scortato unicamente da Siwon. Era stanco, il giorno volgeva al tramonto e lui non aveva avuto un attimo di riposo.
Devo davvero parlare con Jong.
Ne aveva bisogno, non solo per risolvere i problemi più pratici, ma ne aveva bisogno per lui e per loro.
-Avvisa di non farmi portare la cena, del tè andrà benissimo -, disse a Siwon.
Il cavaliere s’inchinò e una volta solo Kibum fu investito dal silenzio. I suoi appartamenti erano stati rimessi a nuovo e i mobili preziosi del suo salotto privato brillavano sotto la luce tramonto. Trovò Jonghyun disteso sul divano e profondamente addormentato. Sorrise. Forse l’aveva atteso per tutto il pomeriggio. Kibum si chinò su di lui e saggio con le punte delle dita le ciocche castane ed intense del più grande. Gli zigomi alti gli conferivano un’aria rigida, ma le guance piene l’addolcivano ed il suo petto s’alzava e s’abbassava a ritmo regolare. Le labbra carnose erano semi dischiuse e le sue ciglia disegnavano delle ombre sottili sul suo viso. Posò le labbra sulla sua guancia. Le palpebre serrate di Jonghyun tremolarono e s’aprirono.
-Kibum. –
La voce impastata dal sonno, Jonghyun si mise a sedere portandosi una mano al capo.
Kibum si sedette al suo fianco. –Mi dispiace, credevo di essere di ritorno per l’ora del tè, avevo ordinato una delle nostre torte migliori. -
Gli occhi ancora assonnati di Jonghyun deviarono verso la finestra che regalava uno scorcio sulle colline di Soul. Il cielo del tramonto era spezzato dai pinnacoli delle dimore dei nobili per poi essere dolcemente modellato dei declivi verdeggianti pettinati da una brezza leggera.
-Non dovrei sforzarti così tanto, ti sei appena ripreso -, disse constatando l’ora tarda. –La ferita ti fa ancora male? –
Kibum fece spallucce. – Solo un pochino. – In realtà gli aveva procurato diverse fitte quel pomeriggio, ma decise di non frane parola.
Circondò le spalle di Jonghyun e appoggiò la fronte sulla sua spalla. Jonghyun rimase immobile e a Kibum parve di stringere un tronco. Il principe deglutì e sospirò amaro. Lo sguardo del più grande era tornato a fissare qualcosa d’indefinito oltre la finestra, verso l’orizzonte…Guardò a sua volta nella medesima direzione e poi alzò gli occhi sottili sulle pareti del salotto. Troppo alte, troppo spesse e troppo fredde. Forse erano troppo anche per Jonghyun.
Forse noi non bastiamo.
Forse l’orizzonte nelle sue luci cangianti era più allettante.
Un angolo delle sue labbra a cuore s’arricciò involontariamente in un sorrisetto sarcastico. Non c’era nessun forse, lo era. Lui stesso lo trovava infinitamente più allettante di quelle alte pareti.
Ma io sono prigioniero qui.
Il tempo in cui desiderava fuggire era finito, perché nonostante tutto ora era consapevole di avere delle responsabilità a cui non poteva venire meno. Doveva farlo per lui, per Chosun e per sua madre che non poteva più farlo. Era stato davvero convinto, ed aveva sperato, di potere condividere quelle responsabilità con Jong e dal momento in cui si erano ricongiunti nulla gli aveva fatto credere altrimenti, eppure la sua sicurezza stava vacillando. Perché Jonghyun guardava oltre, alla ricerca di luoghi troppo lontani perché lui lo potesse seguire?
Si morse il labbro inferiore e s’impose calma. Non aveva alcuna certezza, alcuna risposta definitiva e Jonghyun erano ancora lì accanto a lui. Doveva affrontare l’argomento del legame, il suo ritardare rischiava di far precipitare tutto e Kibum sapeva bene che rimandare le cose importanti si era già rivelata la mossa peggiore.
Si sporse per baciarlo, ma Jonghyun fuggì dal suo abbraccio e s’alzò. Kibum si ritrovò a stringere il pregiato velluto del divano. Dopotutto ciò che avevano passato stava davvero tentando di afferrare il vuoto?
Torna da me, pensò.
-Jong -, disse titubante, -cosa c’è? –
Jonghyun gli rivolse un sorriso nervoso e fece spallucce, schernendosi. –Nulla -, disse, ho solo bisogno di sgranchire le gambe. – Rise. –Ho dormito parecchio. –
Kibum lo fissò. Pensava davvero che gli credesse? Lo sapevano anche i muri che se c’era una cosa che Kim Jonghyun non sapeva fare era mentire e Kim Jonghyun stava mentendo. Anche il soggetto in questione era ben consapevole non essere in grado di reggere quella farsa, perché di fronte agli occhietti magnetici del principe abbassò lo sguardo.
Kibum s’irrigidì. Tanto valeva affrontare l’argomento senza troppi preamboli. S’alzò e lo raggiunse.
-I nobili premono affinché io stringa un legame di fratellanza favorevole per Chosun. –
Jonghyun incrociò le braccia, abbassò lo sguardo e sogghignò. – Lo so. Le voci girano in fretta. –
Kibum alzò i palmi delle mani. –Dunque, la tua proposta…-
-Non credo sia una buona idea -, rispose Jonghyun, tetro. Quando aveva chiesto a Kibum, o meglio a Key, di stringere il legame con lui era tutto diverso. Con Key sarebbe stato semplice, nessuna responsabilità, nessuna barriera a separarli, ma con Kim Kibum non poteva essere altrettanto. Jonghyun lo desiderava ancora, più di qualunque altra cosa, ma non voleva farsi illusioni. Non poteva permetterselo.
Guardò il più piccolo che lo fissava perplesso e con un leggero tremore alle mani. Sorrise sghembo. –Dubito di poter essere considerato un legame favorevole. –
Le voci giravano davvero in fretta nei corridoi e ciò che gli stava dicendo Kibum non rappresentava per lui alcuna novità. Era dal momento in cui aveva messo il naso fuori dalla stanza di Kibum che sentiva i nobili discutere sul futuro di Chosun e tutto ruotava inevitabilmente intorno al legame che il principe, e futuro imperatore, avrebbe stretto. Per quanto avessero lottato, per quanto desiderassero rimanere insieme vi era sempre troppa distanza tra loro. Lui, Jonghyun, non era nessuno e non aveva ciò che serviva, delle terre in una posizione strategica, tanto per cominciare, e ricchezze capaci d’incrementare le casse della famiglia reale. Non capiva assolutamente nulla della politica di corte, dei giochetti e dei sotterfugi che scandivano la vita tra quelle pareti di marmo, ma non era uno sciocco e aveva udito abbastanza da sapere che quelli erano dei requisiti fondamentali che lui non possedeva. Potevano pestare i piedi, urlare, ma alla fine i nobili e le esigenze del regno si sarebbero messi tra loro e Jonghyun sapeva che Kibum non poteva venire meno ai suoi doveri. Sospirò e si passò una mano tra i capelli. Molti lo squadravano infastiditi domandandosi perché gironzolasse sempre intorno agli appartamenti privati di sua grazia. Jonghyun sentiva di avere il tempo contato. Volente o nolente prima o poi sarebbe stato messo alla porta e né Kibum, né il loro amore avrebbero potuto impedirlo. Tutto ciò che poteva fare era attendere il momento fatidico e godersi gli istanti che rimanevano con il più piccolo. Stare con lui alleviava il suo stato d’animo, era come immergersi in acqua fresca, eppure ad un certo punto diventava troppo fredda e gli provocava crampi insostenibili. Strinse i pugni. Non era riuscito a proteggerlo come avrebbe voluto, né il futuro sembrava volergli permettere di farlo. Aveva fallito e non poteva più rimediare. Kibum era quasi perito a causa sua.
Jonghyun aprì le mani. -Non ho nulla da offriti, Kibum, né a te né a Chosun. Lo sai. –
-Ma… - fece Kibum, avvicinandosi.
Sfiorò la guancia del più piccolo. – Anche i sogni più belli sono destinati a scontrarsi con la realtà e la parete trasparente che ci divide è troppo spessa -, sussurrò scuotendo il capo.
Kibum non la pensava così, non dopo tutto quel lottare. Doveva esserci un senso. Lui lo vedeva, perché Jonghyun no?
Ottuso, pensò.
-Jong, non dire sciocchezze, Busan rimane la mia scelta più vantaggiosa. La città è sguarnita, la sua posizione è delicata e deve sempre avere un lord fedele alla famiglia reale per essere forte e continuare a svolgere il suo ruolo di cuscinetto tra Soul e Nihon. –
Jonghyun reclinò il capo. Non capiva. Cosa c’entrava Busan?
-Sei l’ultimo erede vivente dei Kim di Busan, quella città è tua, è un tuo diritto di sangue.-
-Io sono solo un mezzosangue. -
-Basta il mio sigillo su un pezzo di carta per renderti un puro sangue e nessuno oserà dire il contrario. Busan è la mia scelta migliore, tu lo sei, tu hai tutto ciò che mi serve, tutto ciò che desidero. Possedimenti in una posizione strategica, ricchezze e, soprattutto, hai il mio amore. –
Kibum baciò delicatamente una guancia di Jonghyun. –Io ti voglio, Jong, con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima che è tua io voglio e scelgo ancora te. -
Lo guardò speranzoso, ma tutto ciò che ottenne fu il silenzio ed uno sguardo incerto. Prese le mani del più grande, ma Jonghyun arretrò.
-Busan non m’interessa -, disse Jonghyun, atono. -Non posso. -
Kibum incrociò le braccia e passeggiò nervoso, poi fece un gesto stizzito con il braccio. -Busan ti darà il diritto di avere me davanti a Chosun -, disse esasperato.
Perché ogni volta che dovevano affrontare un discorso importante finivano per dire cose insensate? Era come rincorrersi all’infinito senza soluzione di causa. Non vi era più nulla in grado d’impedire loro di stare insieme se non loro stessi. Le preoccupazioni di Jonghyun non avevano motivo d’esistere, dunque perché continuava a scivolare lontano da lui? Fuggiva come i raggi del sole al tramonto. Erano forse state tutte delle scuse? Kibum non poteva crederci. Scosse le ciocche corvine. Non aveva alcun senso! Lasciò vagare lo sguardo sugli intrecci arabescati dei tappeti, sui mobili preziosi e che talvolta gli erano sembrati tanto freddi ed opprimenti nelle notti d’inverno. Quelle pareti erano davvero troppo alte e troppo strette?
-Credevo sapessi che qui sarebbe stato tutto diverso, che avresti dovuto rinunciare a parte della tua libertà, ma credevo anche che noi fossimo abbastanza per restare -, disse con un misto di risentimento nella voce. Non voleva essere duro, ma aveva bisogno di chiarezza, di certezze e Jonghyun non gli stava dando né l’una né l’altra. E questo lo spaventava.
Jonghyun tornò a sedersi sul divano, le gambe larghe, gli avambracci posati sulle cose e lo sguardo basso adombrato dalla frangia castana. Sospirò frustrato. Ciò che aveva detto Key cambiava solo in parte la situazione attuale. Certo, il palazzo reale e tutto ciò che comportava stare con Kim Kibum lo spaventava, ma c’era dell’altro. Le parole di Kim Heechul gli rimbombavano ancora nella testa, l’avevano tormentato costantemente i quei giorni ed aveva la sensazione che si fossero appiccicate sulla sua pelle e sul suo cuore. La paura, la rabbia, la solitudine, sentimenti ed emozioni che conosceva troppo bene e che più di una volta si erano stretti intorno al suo collo come un cappio. Si era salvato, era vero, ma che garanzie aveva per il futuro? Aveva davvero superato tutto questo o era destinato a ricadervi, come in un vortice, e in quel caso sarebbe riuscito ad amare Kibum o sarebbe finito con il commettere gli stessi errori del fratello? Più di qualunque altra cosa l’idea di ferire Kibum lo terrorizzava.
Kibum s’avvicinò lentamente e s’inginocchiò di fronte a lui, le ginocchia premute sul tappetto. Scrutò il viso scuro di Jonghyun e le rughe sottili intorno ai suoi occhi. C’era dell’altro. Jonghyun era turbato, ma sembrava restio a dar voce ai propri pensieri.
 -Cosa ti turba, Jong?-, domandò con crescente preoccupazione. - Noi possiamo stare insieme se lo desideriamo. Ti prego, parlami. -  
Jonghyun si passò una mano tra i capelli e sul viso. -Avevi mille motivi per fuggire da me. –
Le labbra a cuore di Kibum tremolarono in un sorriso intenerito, prima che un’ombra triste passasse sul suo viso candido. Ora capiva e si pentì nell’immediato del tono piccato che aveva usato poco prima. Gli sguardi sfuggenti, quel senso di paura e disagio latenti. I turbamenti di Jonghyun andavano al di là di quelle pareti fredde ed i giochi di potere, bensì portavano un nome ben preciso.
Heechul, pensò Kibum.
Anche seppellito parecchi metri sotto di loro tra muri umidi e gocciolanti, Kim Heechul rappresentava un pericolo. Bastava il suo pensiero per gettare ombre all’intorno.
-E’ vero, avevo mille motivi. – Lo fissò penetrante e Jonghyun tentò di nuovo di fuggire al suo sguardo. Il principe si domandò sino a che punto quei pensieri lo turbassero. – Guardami -, disse con voce ferma.
Jonghyun ubbidì, d’innanzi a quel tono era sempre stato inevitabile.
- Ho avuto paura, è vero, se all’inizio ti ho rifiutato è stato anche a causa sua, ma ho scoperto molto in presto che l’idea di rinunciare a te mi faceva più male. –
Jonghyun aprì la bocca, forse per ribattere, in realtà non sapeva nemmeno lui cosa dire e Kibum non gli permise di proseguire, gli pose un dito sulle labbra e sorrise.
-Sai di cosa ho paura, Kibum? Di me. Ho provato troppa rabbia e troppa paura in passato per affrontare tutto con leggerezza. Non sopporterei di farti del male e tu hai già rischiato la vita a causa mia. –
Il principe sorrise. In quelle paure c’era tutto l’amore di Jonghyun e non intendeva lasciarlo andare. Si appartenevano e sin dal primo istante si erano presi cura l’uno dell’altro, avevano lenito le loro ferite, anche quelle che non sapevano di possedere, ed avevano rimesso insieme i propri frammenti. Kibum era stato come un velo al vento, solo ed in balia della corrente, ma erano bastati gli occhi d’ambra di Jonghyun per dare al suo volare confuso un senso ed una direzione. Si erano presi per mano ancora prima di sapere che un giorno sarebbero stati loro. Tutto il loro mondo, tutto ciò che erano, era racchiuso in un unico sguardo consumatosi in un attimo sospeso. Kibum percepiva ancora il calore del sole estivo al tramonto, il profumo dei ciliegi e dei peschi ed il guizzare vivace dei pesci nello stagno insieme al rifrangersi delle luci morenti del giorno sulle loro squame.
-Jongie -, disse dolcemente alzandogli il mento e accarezzandogli la mascella con un dito sottile. –Guardami, tu non sei lui e la mia anima è tua come la tua è mia. -
Kibum s’alzò, si spostò verso la finestra e posò le mani sul davanzale di marmo. Il cielo era una tavolozza azzurra spennellata da nubi rosate che si fondevano in una tenue tonalità violetta.
- Le abbiamo provate tutti, Jong, la rabbia e la paura di cui parli sono state le nostre catene invisibili per tanto tempo, mie, tue, di Taemin, Minho e anche di Jinki. Ma solo stando insieme abbiamo trovato la forza di liberarcene, abbiamo trovato la nostra forza l’uno nell’altro. Io ho te, tu hai me, Taemin ha Minho, Minho ha Taemin, Jinki ha Taemin e tutti noi. Anche io ho paura, Jong. Mia madre ha passato la mia intera infanzia ad istruirmi ma non sono pronto, né ho idea di ciò mi riserverà il futuro, so solo che dovrò lottare ogni giorno e che cadrò mille volte prima di capire come reggermi sulle mie gambe, o forse non lo capirò mai. La mia unica certezza è che ogni passo desidero farlo con te. Potrei dirti di aver combattuto per salvare Chosun, per senso di responsabile ed è vero, ma più di qualunque altra cosa l'ho fatto per noi. Se non fosse stato per la speranza di riabbracciarti a lungo andare mi sarei arreso ad Heechul, poiché a parte il mio orgoglio non avrei avuto nulla per cui lottare. Sei tu che mi hai salvato ogni giorno. –
Udì i passi di Jonghyun sul tappeto finché sfumarono nel silenzio e le braccia del più grande gli cinsero i fianchi. Un tepore caldo e rassicurante l’invase facendogli capire che Jonghyun stava utilizzando la sua abilità.
-Sei freddo-, sussurrò Jonghyun posando le labbra carnose sul suo collo.
Kibum si voltò e gli accarezzò il viso, scostandogli delle ciocche castane dalla fronte. -Abbi paura, ma non permettere alla paura di decidere per noi. Resta con me, Kim Jonghyun, ed io giuro che ti salverò ogni giorno. -
Colmi d’emozione, gli occhi di Jonghyun luccicarono come ambra al sole e baciò il più piccolo stringendolo a sé. Kibum aveva ragione. Lui aveva paura, certo, e forse la paura non l’avrebbe mai abbandonato, ma non era più solo ad affrontarla. Nessuno dei due lo era. Abbracciò il più piccolo, affondò la mano libera nella sua chioma corvina ed esplorò la sua bocca con crescente trasporto. Kibum ricambiò con altrettanta passione aggrappandosi a lui. Finalmente avevano riavuto il loro bacio, ma entrambi desideravano di più ed erano alla ricerca di un rapporto più profondo. Bastava guardare il riflesso dei loro occhi in quelli dell'altro per capirlo. Erano velieri sopravvissuti alla tempesta e allo sciabordio delle onde, ed ora avevano bisogno di gettare l’ancora in un porto sicuro per ritrovare l’equilibrio perduto.
Il viso imporporato ed il fiato corto, Kibum sorrise astuto. -È un sì? -
Jonghyun sogghignò a fior di labbra. -Credi ancora che io sia capace di dirti di no?-
Il principe gli baciò la punta del naso. –No.- Gli prese le mani intrecciando le loro dita che tremavano appena nell’attesa di appartenersi ancora anima e corpo.
-Vieni -, disse piano Kibum, stuzzicandogli la guancia con la punta del naso.
lo voleva, desiderava Jonghyun come non aveva mai fatto prima. Ne aveva bisogno come di un balsamo purificate sia per il suo corpo che per la sua anima. Il ricordo delle notti passate con Heechul, la sensazione delle sue mani sulla sua pelle e dei suoi baci umidi e pieni solo di desiderio, era ancora troppo vivido. Solo le carezze di Jonghyun ed i suoi baci potevano restituirgli ciò che aveva perduto. Un piacere che profumava d’amore e non di corpi impegnati in una danza confusa.
Condusse il più grande nella sua stanza da letto fissandolo con occhi magnetici e procedendo a ritroso. Passi lenti e misurati per assaporare l’attesa.
La porta si richiuse dietro di loro, isolandoli e relegandoli in uno spazio intimo avvolto dalla penombra. Il grande letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza illuminato dalle luci morenti del giorno e drappeggiato dalle tende di velluto.
Kibum guardò la serratura dorata, sussultò mordicchiandosi il labbro e le sue ciglia palpitarono. Rammentava molto bene il terrore che gli aveva attanagliato il cuore quando aveva lasciato aperta quella porta per permettere all’incubo di entrare. Distolse lo sguardo da essa e l’alzò su Jonghyun. Ora stava per fare entrare un sogno.
-Vieni -, ripeté Kibum. Gattonò sul letto stringendo tra le dita sottili la camicia del più grande per trascinarlo con sé.
Jonghyun l’assecondò, affondò le ginocchia nel materasso e fu sopra Kibum. Si umettò le labbra. Era splendido come sempre, i capelli corvini sul cuscino, il viso di porcellana, le labbra a cuore rosate perfettamente disegnate e gli occhi magnetici luccicanti di timido languore come la prima notte in cui avevano fatto l’amore. Jonghyun sorrise e gli accarezzò teneramente il viso con il dorso della mano. Per quante notti avessero passato insieme la delicatezza e la gentilezza d’ogni suo gesto non era mai sfumata. Kibum doveva sempre essere amato dolcemente ed ora più che mai Jonghyun sentiva che il più piccolo ne aveva bisogno. Delle rughe si disegnarono sulla sua fronte. Jonghyun era ancora turbato dal ricordo di come Heechul aveva stretto il più piccolo, come una bambola, un giocattolo. Aveva ferito Kibum nell'intimo e l'idea di commettere inconsapevolmente lo stesso errore lo spingeva a fare di un solo bacio un tesoro inestimabile che doveva e voleva trattare con cura. Come un fiore.  Non voleva rovinare i suoi petali delicati, ma fargli percepire tutto il suo amore.
-Ti amo -, sussurrò.
Gli occhi felini di Kibum luccicarono e posò i polpastrelli tiepidi sul viso di Jonghyun per saggiarne la consistenza reale e ripercorrerne i tratti. Gli occhi grandi, la curva delicata del naso, le labbra carnose, Jonghyun era esattamente come l’aveva ridipinto nella propria mente durante la loro ultima notte d’amore. Aveva custodito gelosamente quell’immagine nel suo cuore facendo di quella flebile e luminosa speranza il suo unico appiglio. La speranza non era stata priva di ostacoli, ma ora erano pronti a strappare definitivamente il sogno dal suo naturale mondo onirico per fonderlo indissolubilmente con la realtà.
-Ti amo anch’io. Desidero ridarti ogni centimetro della mia pelle ed ogni mio respiro e rivoglio te, le tue carezze, ti tuoi baci ed il calore del tuo corpo nel mio. –
-Riavrai tutto di me. -
Kibum desiderava amarlo come non aveva mai fatto. Fargli sentire che nonostante la paura di quelle pareti di marmo che si chiudevano sopra di loro, delle ombre che forse li avrebbero sempre seguiti, lui avrebbe fatto qualunque cosa pur di tenerlo con sé e farlo sentire a casa. Ma soprattutto che lui, Kibum, era suo, solo suo.
Il più grande s'adagio su di lui, gli accarezzò i fianchi ed intrecciò le loro mani sul cuscino. Kibum boccheggiò per il peso del corpo dell'altro e la sua spina dorsale fu percorsa da un brivido caldo.
Jonghyun lo sentì fremere sotto di sé e lo baciò lentamente. Un bacio lento ed umido. Lo voleva. Rivoleva quella pelle candida, quei miagolii tanto eccitanti quanto puri ed innocenti nel loro amore e, soprattutto, desiderava quegli occhi sottili fissi nei suoi per vederli baluginare come la luna d’argento nell’inchiostro liquido di una notte senza stelle. Sembrava passata una vita intera dall'ultima volta che avevano fatto l'amore.
Kibum dischiuse le labbra a cuore e le gambe per concedere a Jonghyun di esplorare la sua bocca ed adagiarsi più comodamente sopra di lui. Lo lasciò fare affidandosi completamente alle sue carezze premurose, inebriato da quella passione calma e calda. Desiderava essere amato, scosso dai brividi puri e perfetti che solo Jonghyun sapeva dargli. Fece scivolare le gambe tra quelle dell'altro per poi stringerle intorno al suo bacino, s'aggrappo ai suoi avambracci ed inarcò la schiena. Jonghyun gli morse il lobo di un orecchio.
-Jongie -, miagolò con una nota di rimprovero ben immaginando il sorrisetto divertito che doveva animare il più grande.
Le labbra di Jonghyun baciarono ripetutamente il suo collo costringendolo a sospirare a più riprese.
 -Bummie -, ansimò Jonghyun con il fiato corto. -Ti voglio. -
Kibum non chiedeva altro e le sue dita scivolarono sotto la camicia di Jonghyun, percorsero la sua schiena ed il suo addome, infine lo liberò da quell’indumento ora ingombrate per gettarlo sui tappeti. Posò un bacio sul neo tra le scapole dell’altro, mentre Jonghyun gli sfilava i pantaloni. Una mano di Jonghyun scivolò lungo la sua coscia con desiderio crescente per infilarla tra le sue gambe, ma Kibum esercitò una lieve pressione sulle sue spalle costringendolo ad arretrare.
Inginocchiati l'uno di fronte all'altro sulle coperte, Kibum prese il viso di Jonghyun tra le mani e sfregò la punta del naso sulla sua guancia. Il calore ed il profumo dell’altro erano inebrianti, gli riempivano il cuore e facevano fremere il suo corpo. Un sospirò eccitato scivolò oltre le sue labbra.
-Lava la cenere dalla mia pelle e ridammi il tuo amore. –
Per troppe notti era stato solo un giocattolo tra mani altrui ed aveva udito con disgusto i suoi versi convulsi fondersi con quelli colmi di piacere e soddisfazione di Heechul. Desiderava rinascere tra le braccia di Jong.
Il fiato tiepido e dolce del principe stuzzicò le narici Jonghyun. Continuava ad esserne sconvolto, era come essere solleticati dall'aroma della primavera in boccio e dal tepore frizzante che racchiude in sé la promessa silente dell'estate.
Kibum s'adagiò sulle cosce del più grande e fece le fusa sul suo petto e sul suo collo, mentre le mani di Jonghyun percorrevano lentamente la sua schiena donandogli un calore surreale. Spogliati degli abiti che ancora li separavano si strinsero alla ricerca spasmodica del contatto di pelle contro pelle. Non appena s’unirono intimamente un rantolo lievemente roco risuonò tra le tende del letto a baldacchino, subito accompagnato da un gemito simile ad un miagolio.
-Amore mio -, sussurrò Jonghyun. Si lasciò avvolgere dalla seta e strinse i fianchi del più piccolo, guidandolo.
Assecondarono i movimenti ed i desideri dell’altro, accarezzandosi, baciandosi e talvolta mordendosi sul collo e sulle labbra, un gioco innocente ed appagante capace di farli sentire vivi ed eccitarli ad ogni spinta. I loro sospiri si fusero nella penombra della stanza. Solo una lama di luce rosata filtrava tra le tende tirate e tingeva le loro figure di una luce chiara e soffusa. Fu una danza lenta e dondolante al ritmo della melodia dolce dei loro respiri.
Kibum inarcò la schiena, appoggiò la fronte su quella del più grande, strinse le dita sottili tra i capelli dell’altro e gli miagolò in viso tutto il piacere che stava provando. Sensazioni ed emozioni che aveva dimenticato tra quelle lenzuola.
-Jongie -
Jonghyun lo spinse tra i cuscini accompagnandolo con delicata passione e si rotolarono sul materasso intrecciando gambe, bocce e sospiri. Si strinsero l’uno all’altro alla ricerca della certezza materiale che, sì, ora anche fuori dal sogno appartenevano allo stesso tempo e stavano strascinando l’altro nel mondo reale. Tutto ciò per cui avevano lottato, le urla, i pianti, lo scalpitare insensato ed il dimenarsi da catene strette ed invisibile giaceva dentro di loro come buie memorie che ora, finalmente, acquisivano un senso per essere illuminate da nuova luce. Quella strada tanto buia e solitaria che avevano percorso arrancando, ciechi di fronte a sé stessi e al mondo, quello vero, ora appariva meno tetra perché camminavano mano nella mano guidati dalla luce dell'altro. Ogni giorno si sarebbero salvati insieme. Non c'era più la perfezione del sogno, quel tempo alternativo si era spezzato, ogni illusione era svanita, ma in quel mondo fatto di materia che tanto li aveva spaventati ora erano davvero insieme.
Le loro dita s'intrecciarono sulla seta. Le lenzuola scomposte sapevano di loro, di quella primavera annunciata e mai arrivata che finalmente poteva esplodere nei suoi colori e nei suoi profumi. Le immagini e le sensazioni che erano sembrate sbiadire sotto la pioggia si ricomposero in luccicanti sfumature come se tutto procedesse a ritroso per ricreare un mondo perduto, ma ora vero quanto i loro corpi intrecciati. I loro occhi s’incontrano per la prima volta in quel nuovo mondo che finalmente poteva essere loro e scossi da fremiti si restituirono all'altro.
Ansimante, Jonghyun appoggiò la fronte su quella di Kibum. Non poteva andarsene perché a dispetto di qualunque paura anche Kibum aveva bisogno di essere salvato, proprio come lui, e solo insieme sarebbero riusciti a preservare l’uno la luce dell’altro.
-Resta con me -, sussurrò Kibum.
-Ti ho detto che lo farò. –
-Dimmelo ancora, giuramelo. –
Jonghyun sorrise.
-Resto. Io sono tuo e tu sei mio, resterò con te. Sempre. –
-Qualunque cosa accada? –
-Qualunque cosa accada l’affronteremo insieme. –
 
 
 
***
 
 
Le sue narici si dilatarono e delle nuvolette bianche si condensarono nell'aria. Benché fosse primavera inoltrata le notti erano ancora fredde e conservavano tra le spire degli incubi notturni anche gli aliti di vento più gelidi, spesso portando con sé l'odore della pioggia. Ad ogni modo non aveva alcuna importanza. Dopo giorni passati in un buco umido e dall'aria stantia non poteva che accogliere con gioia lo sferzare del vento sulle colline. Il mantello volteggiò alle sue spalle e tenne il cappuccino calato sul viso; ora che non poteva più momentaneamente godere delle luci della ribalta le ombre gli erano molto più congeniali. Le sue labbra carnose si piegarono in un sorriso sghembo. La tigre respirò a pieni polmoni.
Era uscito dal palazzo reale, aveva attraversato Soul ed era giunto fuori dalla città in un battito di ciglia; almeno questa era la sua percezione. La sua guida, l'uomo incappucciato davanti a lui, era stato di poche parole, gli aveva fornito delle istruzioni chiare e semplici che lui aveva ascoltato ed eseguito senza fare domande. Non gli piaceva prendere ordini, ma data la situazione attuale aveva dovuto adeguarsi. Dopotutto ne valeva la sua stessa testa. Non si poteva mai sapere ciò che i piani alti di Soul stavano progettando per lui. Per tutto il tempo aveva evitato di alzare gli occhi sulla città e si era limitato a fissare i propri stivali facendo attenzione a mettere un piede davanti all'altro. Dopo giorni di inattività si era rivelato un compito faticoso.
Ora, oltre le mura di Soul, la tigre evito di rivolgere lo sguardo alle sue spalle, certo che vi avrebbe trovato le luci della capitale pronte a deriderlo. Era irritante, terribilmente irritante. E dire irritante era puro eufemismo.
Il frusciare dell'erba annunciò l'arrivo di un altro individuo e la tigre era pronta a scommettere sulla sua identità.
-Yesung-, disse con un mezzo sorriso.
-Non avrai creduto che fossi disposto ad abbandonare un vecchio amico, Heechul?-
Yesung era davvero ciò di più simile ad un amico che possedeva, ma Heechul dubitava fortemente che vi fosse solo amicizia dietro all’agire dell’altro. Yesung non era tipo da correre rischi inutili. Evidentemente vedeva in quella mossa dei vantaggi che ora a lui sfuggivano. Heechul fece spallucce. Poco male, l'importante era essere di nuovo libero.
Yesung lo squadrò da capo a piedi incrociando le braccia. –Non hai un bell’aspetto -, constatò. Si rivolse all’uomo incappucciato. –Hai fatto come ti ho detto? -
-Sì, mio signore. –
-Molto bene, ho ancora un piccolo favore da chiederti. –
L’uomo accennò un inchino.
-Dovete scambiarvi gli abiti.  –
Sotto il cappuccio, Hecchul inarcò un sopracciglio. –Credi sia necessario? Presto ci sarà il cambio della guardia e s’accorgeranno della mi scomparsa. Non è conveniente perdere tempo e rimanere nei paraggi. –
-Il tempo e le distanze non sono un nostro problema amico, sicuramente non mio. -
Heechul non obiettò oltre, d’altra parte in quel momento era debitore di Yesung e qualunque cosa avesse in mente gli conveniva stare al gioco. Liberatosi del completo di seta ormai sfatto indossò gli abiti semplici ad anonimi dell’uomo, poi arricciò il naso e guardò verso la città. Un terribile errore. Tutto. Gli avevano portato via ogni cosa, Busan, le sue ricchezze, il suo futuro sfavillante e Kibum. Non poteva accettarlo. Ringhiò tra le tenebre.
-Heechul –
La voce di Yesung lo riscosse. –Non vi è nulla che tu possa fare. La cosa migliore per te se desideri rimanere in vita è sparire ed assicurarti che non si mettano sulle tue tracce. –
La tigre si umettò le labbra e snudò appena le zanne. Era una magra consolazione, ma Yesung aveva ragione. Doveva sparire. Ma Kim Heechul non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto. Certo, aveva commesso degli errori che gli erano costati cari, ma d'altra parte aveva solo perso una battaglia. Quanto meno dal suo punto di vista.
-Che cos’hai in mente? –
Gli occhi di Yesung luccicarono astuti, s’avvicinò all’uomo ed estrasse la spada. Un verso strozzato risuonò nella notte ed il corpo dell’uomo cadde tra l’erba alta con un tonfo. La lama brillò ancora umida di sangue sotto la luce delle stelle.
Heechul fece una smorfia e si portò una mano al naso per non respirare l’odore del sangue. La testa iniziò a vorticargli e deglutì. Le urla, il corpo di Kibum che s’accasciava a terra e tutto quel sangue, il sangue del suo micetto… Strinse le braccia intorno allo stomaco, si piegò in avanti e rigettò. Le sue mani tremarono, stava sudando freddo e si passò una mano sul viso.
No, si disse, non devo pensare a tutto questo.
Yesung rinfoderò la spada e spostò il peso da un piede all'altro senza rivolgergli lo sguardo. -Hai di certo visto tempi migliori. -
-Risparmiami le tue osservazioni -, fece Heechul tossicando. Si pulì la bocca e sputò di lato per liberarsi del sapore della bile.
Yesun rise. -Sei in grado di utilizzare la tua abilità?-
Heechul fece i suoi conti, erano passate diverse ore dall'ultima dose di stramonio e ciò che gli era rimasto in corpo l'aveva appena rigettato. Era al limite delle sue forze, ma poteva attingerne ad una minima parte. Non ebbe bisogno di chiedere a Yesung ciò che voleva, aveva capito. Il corpo dell’uomo bruciò davanti a loro non abbastanza da consumarlo, ma sufficientemente per renderlo irriconoscibile.
Yesung si chinò, lo sfiorò con la mano avvolta in un guanto ed il corpo svanì, trasportato nelle sprigioni del palazzo reale di Soul.  –Lo troveranno presto -, fece. Guardò Heechul e sorrise. -Cosa ne pensi del suicidio?-
Heechul arricciò il naso ed emise un breve e graffiante ruggito.
In un'umida cella...
Se avesse voluto suicidarsi, Kim Heechul l’avrebbe fatto con tutta l'eleganza del caso e solo di fronte alla totale certezza di essere stato definitivamente sconfitto.
-Dubito che ormai abbia importanza. -
Guardò il punto in cui il corpo dell'uomo era sparito e sogghignò. Non era il caso di essere schizzinosi. Aveva bisogno di un luogo sicuro in cui leccarsi le ferite e recuperare le forze. Dopotutto la tigre non aveva alcuna intenzione di abbandonare la caccia.
Bummie, pensò con fervore.
Alzò di nuovo gli occhi su Soul: la città bruciava di mille luci nella notte bluastra puntellata di stelle. Era uno spettacolo grandioso. Sembrava un rogo e Kim Heechul l’ammirò come un segno del destino.
-Un giorno riprenderò ciò che è mio, Jonghyunnie. - Il suo sussurro rotolò lungo i declivi delle colline e si perse nel vento.
 
 
 
 
 
 
 
 
Rieccomi!
Allora prima di lasciarmi andare ai sentimentalismi e perdermi nei ringraziamenti vorrei aprire una breve parentesi sulla scena finale e lasciarvi qualche nota “tecnica”.
La fine di Heechul è stata una spina nel fianco dal momento in cui ho iniziato a scrivere la storia, ero certa che mi avrebbe tormentata e così è stato.
 
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 Ho delineato il suo personaggio ancora prima di decidere come si sarebbe sviluppata la jongkey e molto altro. Insomma è stato il motore dell’intera vicenda. Ogni personaggio ha avuto la sua evoluzione e ha “scoperto le sue carte” sia nel corso della storia, sia nella mia testa mentre scrivevo e lui in modo particolare. Più andavo avanti, più ho iniziato ad aggiungere sfumature e dettagli al suo personaggio, per non parlare del suo background. Non è stato un semplice antagonista, ma una figura costantemente presente anche quando non c’era “fisicamente” ed abbiamo avuto la possibilità di vedere tutto anche dalla sua prospettiva.
Avrete capito che gli sono molto affezionata, dunque non ho avuto cuore di farlo fuori in modo definitivo. Ma la motivazione di questa scena finale non dipende solo da questo.
Ovviamente ho valutato attentamente le varie opzioni, ma nessuna riusciva a convincermi davvero.
La cosa più logica era farlo condannare a morte da Kibum…logica ma non per forza la scelta migliore. Tralasciando il fatto che il mio cuoricino si sarebbe spezzato, una decisione di questo tipo avrebbe comportato anche il coinvolgimento di Kibum…anche se costretto dagli eventi sarebbe stata una soluzione poco in linea con il suo personaggio. Certo non avrebbe optato per il perdono, ma nonostante tutto una parte di lui non sarebbe riuscita a guardarlo morire…ci sarebbe stato sempre il ricordo del bambino che era. Insomma il cuoricino del principe si sarebbe spezzato…proprio come il mio. E poi dichiamocelo, Kibum ne ha passate abbastanza senza farsi carico anche di questo XD Torturare il proprio bias è una pratica sottovalutata e dovrebbe essere inserita tra le discipline olimpiche, ma come per ogni cosa ci sono dei limiti e delle regole da rispettare.
A quel punto ho valutato l’opzione suicidio. Non male, ma non benissimo. Implicava una resa ed una rassegnazione completa…Kim Heechul, seriously? Nha. Quanto meno doveva essere sviluppato attentamente e questo avrebbe implicato delle scelte a fine storia che non mi è stato possibile fare. Solo la morte di Kibum poteva indurlo ad una mossa così estrema.
Opzione tre: non prenderlo in considerazione nell’epilogo. Arrivato alla fine della jongkey ho riletto tutto per valutare la cosa, ma per quanto fossi soddisfatta del risultato generale qualcosa stonava. È stato un personaggio troppo presente per permettersi d’ignorarlo nel finale. E comunque un affronto simile a Diva2 non si può fare!
Dunque rimaneva una sola opzione: la fuga in stile Kim Heechul XD Ho certato qualcosa che fosse in linea con il personaggio e che allo stesso tempo non andasse ad intralciare il lieto fine della jongkey.
Personalmente non sono una da “e vissero tutti felici e contenti”. La vita non è mai tutta rosa e fiori, è sempre in salita e anche quanto raggiungiamo un obiettivo non è mai un punto d’arrivo, ma sempre un nuovo punto di partenza. Mi piace vedere questa scena finale come una metafora in questo senso che vale sia per Heechul che per tutti gli altri personaggi.
 
Bene, ho detto anche troppo su questo argomento, quindi passiamo alle note “tecniche”.
1 Devo terminare la raccolta con l’ultimo episodio e ora questa è la mia priorità, entro il prossimo mese conto di concludere.
2 Progetti futuri. La mia testolina ha iniziato ad elaborare una nuova storia la scorsa primavera ed ho tutta l’intenzione di scriverla e pubblicarla. Sarà qualcosa di più breve e meno complesso di Orbit, ma forse più forte dal punto di vista emotivo (?). Non posso fare previsioni sulle tempistiche, ma spero di riuscire a postare qualcosa prima della fine dell’anno (ahahahaah).
 
Ho sproloquiato anche troppo, quindi direi di passare a cose più piacevoli e meno noiose *.*
 
Beh, che dire, la storia è finita e devo ammettere che non so proprio come sentirmi a riguardo. Avevo preparato un discorso intelligente, ma credo di essermelo dimenticato XD Orbit è arrivata in un momento particolare. Ho sempre scritto tantissimo, ma ho passato un anno intero senza scrivere una riga finché non ho iniziato questa storia e mi ha tenuto compagnia sino ad oggi. E’ stata un po' come un’amica fidata e per quanto io sia felice di essere arrivata alla fine mi sento anche triste.
 
Voglio ringraziare tutti i lettori, chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Tutte le persone meravigliose che si sono premurate di dedicarmi due minuti del loro tempo e mi hanno lasciato un commento: Blugioiel, Chocolat95, DreamsCatcher, Ghira_, Gonzy_10, Ichabod_Crane, Jae_Hwa, KimJonghyun23, MagicaAli, Panda_murderess, Saranghae_JongKey e vanefreya.
Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti: Blugioiel, Jae_Hwa,  MagicaAli e SHINee4ever  *.*
 
Vorrei rivolgere un grazie speciale soprattutto alle persone che hanno recensito negli ultimi mesi.
Blugioiel, grazie mille per i tuoi continui complimenti e per i tuoi scleri post lettura, sono stati una vera carica d’adrenalina!
Chocolat95, mi hai lasciato tantissime recensione e le tue riflessioni sono state spesso fonte d’ispirazione. Probabilmente senza i tuoi interventi alcune scene sarebbero state diverse. Grazie^^
Gonzy_10, so che hai una predilezione per la 2min e in questa storia ne abbiamo avuto solo un assaggio, dunque ti ringrazio doppiamente per i tuoi commenti e per aver seguito con costante entusiasmo.
Ichabod_Crane, leggere i tuoi commenti è stato un vero piacere e da quello che mi hai scritto mi sento di poter dire di aver raggiunto i miei obiettivi. Non sono riuscita a farlo quando era il momento e dunque lo faccio ora: la scena del risveglio di Kibum dopo la notte con Heechul è stato proprio il tuo commento ad ispirarmela, all’inizio non era prevista nella mia tabella di marcia, quindi mi sembra giusto dedicartela. Ti ringrazio molto perché è diventata una delle mie preferite e credo che abbia aggiunto qualcosa di più allo svilupparsi degli eventi, anche se si tratta per lo più di una scena introspettiva.
Jae_Hwa, la tua prima recensione è arrivata in un momento in cui ero un po' giù e presa da mille cose, è stata davvero una piacevole sorpresa e d’allora ho sempre atteso con piacere i tuoi commenti e con altrettanto piacere li ho letti. Grazie mille per il sostegno! Per il resto non posso che ringraziarti così…
 
 
Image and video hosting by TinyPic Infine desidero riservare un grazie speciale a MagicaAli! Hai seguito sin dall’inizio e recensito ogni singolo capitolo (aspetto sempre i tuoi commenti agli ultimi e sono certa che mi farai morire dal ridere come sempre XD). Non so davvero come ringraziati, il tuo sostegno è stato fondamentale!
 
Grazie ancora a tutti per aver seguito fin qui, spero davvero di avervi lasciato qualcosa alla fine di questa storia, di avervi fatti ridere, piangere, emozionare e magari di avervi tenuto un po' di compagnia!
Alla prossima!
 
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