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Autore: Laila Inkheart    19/11/2017    3 recensioni
Dal Prologo
"Le ultime luci dell’alba, tremolanti mentre lasciavano posto al giorno, disegnavano pallide ombre azzurrine sulle case quadrate di Little Whinging.
La cittadina, che di solito pullulava di zelanti signore intente alla cura maniacale del proprio giardino e di panciuti impiegati muniti di pompa e idrante per il lavaggio di auto scolorite, era avvolta in un dolce torpore: la si poteva quasi sentir respirare, come il lento e ritmato alzarsi e abbassarsi del petto di un bambino.
Solo il sonnacchioso, ovattato e beatamente felice silenzio."
L'ennesima fanfiction su Harry Potter... O forse no?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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 CAPITOLO I


Straordinariamente ordinario


Diversi anni dopo

Una serie improvvisa di rumori si susseguì velocemente, uno dopo l’altro: un sonoro crac di due corpi che si schiantano sul terreno, trombe che suonano l’inno della vittoria; un fitto brusio si diffonde tra le tribune, urla agghiaccianti e pianti disperati.
Poi il silenzio. Come una cupola di ferro che cala su tutto lo stadio.
L’unica cosa che riuscì a sentire era la voce di Harry, spezzata e fuori controllo, gridare “Voleva che riportassi indietro, voleva che lo riportassi ai suoi genitori.”
Avrebbe voluto fare qualcosa; urlare, far fuoriuscire le lacrime, attraversare di corsa le scalinate che la separavano dall’inizio del Labirinto. Eppure sembrava che qualcuno le avesse scagliato un Petrificus Totalus, era congelata dal terrore di fronte a quella scena straziante.
Poi il buio. Amos Diggory,in ginocchio sul prato, stringeva tra le braccia un corpo: si avvicinò lentamente, le sue gambe si muovevano da sole quasi come se fosse un automa, gli occhi splancati nell’oscurità.
Si chinò sui resti senza vita per scoprire con suo grande orrore che era.. Harry. Le labbra bianche e le iridi di smeraldo girate all’indietro.
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola mentre sentiva gli organi in fiamme, gli arti rompersi e cadere al suolo come fossero di cristallo, udì dei passi strascicati, clunk clunk clunk, e due mani intorno al collo che la strozzavano.
Con gli ultimi soffi di respiro rimasti, aprì gli occhi lacrimanti e vide un orbita blu elettrico roteare velocemente. Poi, affogò nelle tenebre.
 
*

Laila spalancò gli occhì di colpo e continuò a strofinarli fin quando non iniziarono a darle fastidio; si scostò delle ciocche sudate e appiccicaticce dalla fronte e prese ad ammirare il disordine rassicurante della sua camera: le mensole strabordavano di volumi e vedevano affiancati titoli come “Il Corvo” di Poe e “Manuale di Incantesimi, Volume IV” di Miranda Goshawk, il muro color azzurro cielo era tappezzato di poster dei Nirvana e delle Holyhead Harpies, una montagna di vestiti prevalentemente neri giaceva sul pavimento in legno scuro e lì, nell’angolo, faceva capolino un baule semiaperto con una gabbia vuota sopra di esso.
Il suo ospite, un gufetto nero dagli occhi ambrati, tubava tranquillamente da sopra l’alto armadio di ebano intarsiato.
“E’ stato solo un incubo Anacleto, non c’è nulla di cui preoccuparsi.” disse la giovane a mezzavoce, più a sé stessa che al volatile.
Poi si alzò tentennando e aprì le tende: i suoi occhi, ciechi fino a quel momento, si bearono della tiepida luce del crepuscolo.
Si ritrovò a pensare che le pennichelle pomeridiane fossero più dannose che altro, ma si rendevano necessarie poiché di notte non riusciva a chiudere occhio: paure, ricordi e traumi degli ultimi mesi le affollavano la mente dando vita agli incubi più assurdi.
Sbadigliò pigramente e notò il suo riflesso nello specchio posto vicino alla finestra: a restituirle lo sguardo c’era una giovane pallida, emaciata, i grandi occhi scuri contornati da profonde ombre viola.
Ormai non si dava più la pena di cercare di dare alla propria capigliatura una qualche parvenza di ordine; il risultato era una zazzera scura scomposta e sparata da tutte le parti.
E, visto che le sventure non vengono mai da sole, aveva da poco deciso di tagliare la frangetta e la forbice le era leggermente scivolata di mano, per cui ora risultava ridicolmente corta rispetto alla sua fronte, che era, come amava definirla un suo simpatico amico dai capelli rossi, “più alta della torre di Astronomia”.
Sbuffò e distolse lo sguardo ma, improvvisamente, le sembrò di udire una voce familiare provenire dalla cucina, al piano inferiore.
Uscì lentamente dalla camera da letto, camminando come un ninja per non fare rumore, e si arrestò alla rampa delle scale: il suo cuore fece una capriola (o un doppio carpiato all’indietro) e notò con grande stupore che nel suo salotto, ritto in tutta la sua statura e avvolto da una veste rosso rubino, c’era proprio lui: Albus Silente.
Parlava con la nonna di Laila tenendo basso il tono della voce: quasi come se non volesse che qualcuno sentisse i loro discorsi.
 Lei tuttavia fece del suo meglio per origliare e colse qualche brandello: stavano parlando di un certo Mundungus Fletcher che stava di guardia a qualcosa.. e di una riunione importante che si sarebbe tenuta a breve.
Poi Laila rischiò letteralmente l’infarto: lo sguardo azzurrino di Silente guizzò esattamente nella sua direzione, come se sapesse che era stata lì a ficcanasare per tutto quel tempo.
“E giacchè la signorina Laila desidera prendere parte alla nostra conversazione, cara Vera” e fece un inchino col capo all’anziana donna che scrutava la nipote con grande disappunto “Posso solo dirle di concentrarsi sugli studi e sui prossimi esami G.U.F.O. anziché corrucciare la sua testolina con faccende che riguardano due vecchi signori.”
Laila sentì la faccia andare a fuoco dalla vergogna, balbettò delle scuse confuse, si chiuse nella sua stanza e si buttò a peso morto sul letto a pancia in giù, pensando che sua nonna le avrebbe fatto scrostare calderoni per il resto della vita.
Poi schizzò in piedi come se le lenzuola fossero lava bollente: doveva assolutamente parlare con Harry.
Doveva dirgli che Silente era stato a casa sua, di cosa aveva sentito, del fatto che le aveva praticamente detto di farsi i fattacci suoi e non impicciarsi oltre.
Che avessero qualcosa da nascondere quei due vecchi balordi?
Sospettosa e piena di dubbi, Laila si infilò di fretta e furia le converse sbiadite e si fiondò giù per le scale; controllò che non ci fosse nessuno e sgattaiolò fino alla porta.
Proprio mentre stava uscendo, una voce fredda la gelò sul posto: “Dove credi di andare, signorina?”
La nonna era furiosa, a momenti le sarebbe uscito del fumo dalle narici come ad un Petardo Cinese.
“Ehm… VadoafareicompitidiTrasfigurazionealparco,ciao!” rispose lei veloce come un Bolide, e si catapultò fuori.
La sentì urlare “Quando torni faremo i conti signorinella! Oh vedrai che ti combino!”.
Laila svoltò l’angolo della vicina Magnolia Road, diretta verso il parco giochi, sperando in cuor suo di non essere trasformata in uno scarafaggio al suo ritorno.

 
*


“… E quindi? Cos’altro ha detto Silente?” chiese impaziente Harry, abbandonato mollemente sull’altalena del parco.
“Oh santo Merlino Harry, te l’ho ripetuto centinaia di volte!” replicò la ragazza spazientita.
Laila notò l’espressione frustrata di Harry e cercò di limitare al massimo la sua naturale scortesia verso il mondo: “Insomma, le uniche cose che ho sentito sono stati dei vaneggiamenti su un tale, Mundungus qualcosa e una riunione che sembra piuttosto importante.” Spiegò lei afflitta.
Harry grugnì, con lo sguardo fisso sull’erba rinsecchita.
“Già. Poi Silente ha usato i suoi superpoteri per intercettarmi e addio copertura. E ora mia nonna mi Trasfigurerà in un copriteiera quando tornerò a casa. La prospettiva di andare a vivere con i Dursley non mi sembra tanto malvagia al confronto.” Cercò di sdrammatizzare lei.
Harry abbozzò un sorriso tirato, per poi ritornare alla sua espressione imbronciata: doveva ritenersi fortunata a vivere con Vera, era una vecchietta adorabile ed era una strega, mentre lui era costretto a vivere con quei mentecatti dei Dursley ogni estate.
Ma nessuna estate era stata mai nefasta come quella attuale.
“Invece tu? Hai novità?” chiese cauta Laila all’amico.
“Be’, a parte vacanzieri spagnoli bloccati e pappagallini dediti allo sci d’acqua, credo che una creatura magica si sia Smaterializzata nel giardino dei Dursley.” Rispose Harry pensieroso; sperava che Laila ci capisse più di lui o che almeno sapessi dirgli qualcosa dato che era evidentemente più in contatto con il mondo magico.
“Una creatura magica a Privet Drive?  In effetti avrebbe decisamente senso... Credo che Silente stia in qualche modo controllando la situazione.” Osservò la ragazza, con il viso corrucciato di chi sta vagliando delle ipotesi.
“Ma perché mai Silente dovrebbe inviare una creatura magica a controllarmi? Tua nonna abita a due isolati da me, potrebbe farlo tranquillamente lei, no?”
“E’ così, però forse Silente non vuole dare nell’occhio e vuole ridurre il più possibile i vostri contatti.. Riflettici Harry, noi non dovremmo nemmeno poter abitare nelle tue vicinanze *, figurarsi avere rapporti frequenti con te.”
Harry era sollevato che lì con lui ci fosse Laila e non Hermione, la quale certamente gli avrebbe detto che era un rumore prodotto dalla sua fantasia.
Al pensiero di Hermione, Harry non potè più trattenersi e sbottò: “Che diamine, ti pare giusto che Ron
ed Hermione sono in vacanza insieme mentre io sono confinato qui dai Dursley senza uno straccio di notizia? Dopotutto sono stato io ad affrontare Voldemort, sono stato io ad assistere all’assassinio di Cedric..”.
Laila lo guardò allibita, non era abituata a vedere Harry inveire in quel modo, ma capiva il suo senso di impotenza.
“..  E come se non bastasse, gli incubi continuano a tormentarmi” proseguì lui insofferente “continuo a sognare il cimitero, oppure dei corridoi infiniti che non portano da nessuna parte.”
“Questo è perché ti senti imprigionato qui, presumo.. Ho letto qualcosina di Freud ultimamente.” commentò Laila sovrappensiero.
“Già, sono imprigionato qui da quattro settimane e Silente si è completamente dimenticat..” stava continuando impietoso, quando Laila gli fece cenno di chiudere la bocca, e Harry capì subito il perché: Dudley Dursley si avviava a casa con la sua fedele banda.
Lo sport preferito di Dudley era diventato ufficialmente prendere a pugni: che si trattasse dei partecipanti al Campionato di Pesi Medi Juniores Scolastici del Sud-Est o indifesi bambini di dieci anni, non aveva importanza; fatto sta che i bambini del vicinato erano terrorizzati da lui ancora più che da “quel Potter” che, li avevano avvertiti, era un teppista incallito e frequentava il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Irrecuperabili*, e anche di più che da “la stramba nipote della stramba” la quale, si diceva, fosse in grado di trasformare in gargoyle chi le stava antipatico e che fosse spedita, durante l’anno, in un collegio esclusivamente femminile in Svizzera.
Laila si voltò di scatto verso Harry, il quale pareva stesse lottando contro l’impulso di chiamarli e sfogare un po’ della sua frustrazione sui ragazzi che un tempo avevano reso la sua vita un inferno*.
“Non fare idiozie, vuoi rischiare l’espulsione come due anni fa? Cos’hai nella testa, Caccabombe?” sibilò Laila sottovoce ma con veemenza.
Harry serrò la mascella, era infastidito da quelle parole ma purtroppo aveva ragione: cercare lo scontro non era una mossa astuta.
Entrambi seguirono con lo sguardo l’allegra combriccola che si allontanava; Harry si alzò e Laila lo seguì senza dire nulla, immaginò non avesse molta voglia di parlare.
I loro cammini si divisero a Wisteria Walk, dove abitava lei.
Laila borbottò delle raccomandazioni che Harry non ascoltò:“Non fare stupidaggini… Mantieni la distanza da Dudley… Non usare la magia… Mi senti?”.

 
*


Laila aprì la porta e si preparò mentalmente ad affrontare la nonna; era senz’altro furiosa.
Ma con sorpresa notò che tutte le luci erano spente: le accese velocemente e trovò una pergamena sul tavolo della cucina.
“Sono via per un’importante commissione che mi si è inaspettatamente presentata.
Torno domattina. Pulisci la gabbia di Anacleto e prepara la cena.
Baci,
Nonna”

Quella vecchia pazza, pensò tra sé e sé Laila, è andata a fare l’ennesimo torneo di Scacchi Magici e lo sta facendo passare per un compito segretissimo misterioso super importante.
Sorrise serena al pensiero che la resa dei conti con la nonna era rimandata a domani, si sarebbe sicuramente calmata e le avrebbe preparato la torta di more che tanto le piaceva.
Poi ci pensò con più attenzione. L’improvvisa sparizione della nonna c’entrava qualcosa con la visita di Silente? O meglio, c’entrava qualcosa con la riunione importante di cui avevano parlato quel pomeriggio.
Laila non lo sapeva.
Uscì frettolosamente di casa, sperando che Harry non fosse già arrivato dai Dursley.
*
 
Si mise a correre per l’isolato deserto, la notte di velluto avvolgeva le case quadrate e scorse qualche luce accesa dalle abitazioni.
Dopo qualche minuto, Harry e Dudley entrarono nel suo campo visivo: stava succedendo proprio ciò che temeva.
Harry aveva la bacchetta sfoderata e la stava premendo sul petto del cugino, il quale rantolava impaurito e cercava di intimargli di  puntare“quella cosa” da un’altra parte.
Laila gridò “Harry, cosa diamine pensi di fare?”
“G-già ha r-ragione.. C-cosa pensi di f-fare?” le fece eco Dudley balbettando impaurito.
“Cosa diavolo ci fai tu qui?” le rispose Harry su tutte le furie.
Laila si avvicinò ai due ragazzi, cercando di camuffare il fiatone: “Devo parlarti, quindi se fossi così gentile da smettere di...”
Dudley emise uno strano respiro tremolante, come se fosse stato immerso in acqua gelata. Qualcosa era successo alla notte* : era diventata fredda, scura, nera come la pece, silenziosa come un cimitero.
Laila sentì il gelo penetrarle fino a dentro le ossa, e avvertì quasi come se tutta la felicità, ed ogni emozione, fosse stata risucchiata via dal suo corpo.
Conosceva quella sensazione, l’aveva provata sull’Espresso per Hogwarts due anni prima, ma era impossibile che fossero lì, a Little Whinging.. Cercò invano Harry, voleva chiamarlo ma le sue labbra non riuscivano ad emettere nessun suono, i suoi occhi erano ciechi nella notte.
Udì Dudley e Harry battibeccare; Dudley continuava a minacciare il cugino “T-te le do! G-giuro che te le do!” mentre Harry provava a farlo star zitto.
“Chiudi quella bocca, idiota di un Dursley!” riuscì a soffiare lei tra i brividi di freddo.
Come Harry, aveva le orecchie tese e la bacchetta sfoderata, nella speranza di captare il minimo rumore.
All’improvviso, sentì un sonoro WHAM, e subito dopo Harry che urlò “Dudley, sei un idiota!”
“Harry, che sta succedendo?” Laila provò ad andargli incontro ma non riuscì a vedere nulla: caddero entrambi a terra e sentirono Dudley sferrare pugni, colpire la staccionata del vicolo, barcollare.
“La bacchetta! Ho perso la bacchetta!” strillò lei in preda al panico.
Sentì Harry borbottare al suo fianco e poi un “Lumos” che fece accendere la punta della sua bacchetta, che ora brandiva come un’arma.
Ciò che Laila vide le fece raggelare il sangue nelle vene: due figure incappucciate  fluttuavano a mezz’aria verso di loro: erano due Dissennatori.
L’unico modo per respingerli era l’Incanto Patronus e lei non ne sapeva produrre uno, nonostante avesse letto molto sull’argomento qualche anno prima.
Notò che Harry si era messo davanti a lei, come a farle da scudo: pensò che doveva essere lì impalata ed inerme, paralizzata dalla paura.
I tentativi del ragazzo erano fallimentari: riuscì a produrre degli sbuffi di vapore argenteo che rallentavano solo per un attimo l’avanzata dei Dissennatori, ma non erano efficaci.
Le sembrava di essere la spettatrice di un film horror; immobile, avvolta da un’atmosfera ovattata e surreale dalla sua poltrona in ultima fila.
Poi qualcosa la scosse: il Dissennatore era chino su Harry, le sue mani viscide e rattrappite stavano per afferrargli il collo.
Accadde tutto molto velocemente: agguantò la bacchetta che giaceva vicino a lei, si alzò di scatto e corse verso il Dissennatore: il suo fiato putrido e freddo di morte le riempiva i polmoni, cercò di trovare un pensiero felice che le avrebbe permesso di ricreare un Patronus, ma non l’aveva mai fatto prima, era debole, Harry stava per ricevere il Bacio e lei non poteva fare nulla per salvarlo…
Expecto Patronum!” la sua voce risuonò flebile, nell’oscurità della notte.
Un esile sbuffo di vapore argenteo uscì dalla lunga bacchetta di ebano.
Dopo, il buio totale. Sentì il suo corpo cadere a terra con un tonfo, un rumore sordo, delle urla, e una voce lontana ma decisa pronunciò l’Incanto Patronus.
Intravide una potente luce perlacea attraverso le palpebre chiuse e avvertì una sensazione di sicurezza, di calore, irradiarsi per tutto il suo corpo.
Quando aprì gli occhi, scorse l’immagine confusa del viso di Harry sopra di lei che continuava a parlarle in tono preoccupato.
Poi si sentì sollevare da terra da una forza sconosciuta; la testa le girava vorticosamente e udì i rumori delle auto in lontananza. La sensazione di confusione e straniamento era totale.
Fissò inebetita Harry che provava a far rialzare suo cugino Dudley, che giaceva rannicchiato e tremante sulla strada e quasi non si accorse che la signora Figg, la vecchia matta, avanzava verso di loro ciabattando sonoramente.
Harry si affrettò a mettere via la bacchetta, ma..
“Non metterla via, sciocco!” strillò lei “E se ce ne sono altri in giro? Oh, lo ucciderò, quel Mundungus Fletcher!”*

A sentir pronunciare quel nome vagamente familiare, Harry e Laila si scambiarono un’occhiata attonita.
 

*Angolo dell’autrice*

Eccomi con un nuovo capitolo! Ci ritroviamo all’inizio del quinto libro quindi nell’estate tra il quarto e il quinto anno. Non succede niente di particolare ma ci tenevo ad introdurre un po’ l’atmosfera in casa di Laila, il rapporto con la nonna, la chiacchierata emblematica tra la nonnina e Silente, l’amicizia di Harry e Laila.. Insomma, volevo farvi calare nell’ambientazione, tanto che ho messo in corsivo e con l’* le frasi che ho tratto direttamente dal libro. Perché? Boh, perché mi piacciono un sacco e no, non è perché non ho fantasia ma perché trovo che questo tipo di avvenimenti possono essere descritti unicamente alla maniera della zia Row (ad esempio Dudley, io non avrei parole migliori per definirlo).
Vi ho messo un altro * nel dialogo tra Harry e Laila, ora vi spiego: se non ricordo male all’interno dei libri viene chiaramente spiegato che due o più maghi non possono vivere vicini in un quartiere babbano, per rispetto allo Statuto di Segretezza.
Se memoria non m’inganna eh, abbiate pietà, sono vetusta oramai. In ogni caso ho immaginato che Vera si è trasferita lì per volontà di Silente (che ha contrattato un po’con Caramellino per far glissare la cosa), appunto per proteggere Harry finchè ha addosso la Traccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace, se vi fa schifo, se i capitoli son troppo lunghi.. Insomma, sarò felice di ricevere qualsiasi tipo di commento!
Grazie per la gentile attenzione, passo e chiudo.
La vostra,
Laila Inkheart
  
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