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Autore: _Polx_    19/11/2017    2 recensioni
La vicenda prende ispirazione dall'ottava opera, non più narrativa bensì teatrale, che ha offerto al pubblico nuovi personaggi molto promettenti, ma al contempo uno sviluppo di trama, a mio parere, mediocre. Forse raccontare quanto venne dopo renderà tutto più chiaro.
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“Cos'ha a che vedere questo con Delphi? Lei è ad Azkaban, isolata dal mondo. Non può certo essere a capo di simili azioni criminali”.
“Ho la forte sensazione che in tutto questo Delphi sia sempre stata una semplice pedina. Un mezzo, inconsapevole d'essere tale, che infine è sfuggito dal controllo di chi cercava di governarlo”.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lydia e Scorpius sedevano l'uno di fronte all'altro, in attesa. Grimmauld Place s'era popolato in poche ore come non accadeva da decenni e Tom aspettò che fossero tutti presenti per cominciare a esporre le proprie spiegazioni. Spiegazioni di cui Lydia e Scorpius non avevano bisogno.
"M'è stato detto che sei bravo nella magia libera" fu lei a rompere il ghiaccio.
Lui non capì.
"La manipolazione della magia senza l'impiego della bacchetta".
"Oh... no" negò fermamente, in lieve imbarazzo "mi diverte soltanto".
"Non è ciò che ho sentito".
"Ricordo quando mostravi a mia madre i tuoi progressi negli studi a Ilvermorny: eri incredibile nel gestire la magia col solo ausilio della voce e delle mani. Un vostro professore ha accettato di tenere alcune lezioni ad Hogwarts e io non ho perso occasione per affinare la mia tecnica. Nulla di paragonabile a ciò che sai fare tu, ad ogni modo".
"In poche parole, non sapresti neppure mimare un Wingardium Leviosa" lo stuzzicò.
E la provocazione andò a segno.
Scorpius non si limitò a sollevare la teiera che aveva davanti a sé, ma con un fluido gesto della mano versò un po' di te alla menta in due tazze. Quella di Lydia fluttuò pigramente da lei per posarsi tra le sue mani.
"Carino" sorrise la ragazza "senza neppure l'ausilio della voce".
"Se non mi trovo sotto stress, funziono alla grande".
"È un vero peccato che questo genere di abilità serva prevalentemente in situazioni di estremo stress" punzecchiò ancora, prendendo un sorso.
"Un bravo esibizionista, non è vero?".
Scorpius sobbalzò: "Cass, tu e Albus siete le peggiori delle ombre".
Cassandra varcò la soglia e si sedette con loro: "posso favorire?".
Scorpius versò una terza tazza di te, senza mente o bacchetta, ma con l'ausilio delle più convenzionali mani.
"Ti hanno esclusa dalla riunione?" chiese Lydia.
"Oh, no, ho semplicemente ascoltato quanto necessario" poi deviò "sembra che quella di tuo padre sia stata un'operazione a lungo termine: vi ha persevarato per anni prima di farsi avanti" commentò la ragazza.
"È bizzarro vedere un Mangiamorte che, solo, si schiera contro la fazione cui un tempo apparteneva" si unì Scorpius.
"Lui si era unito alla combriccola di Voldemort nella disperata speranza di preservare la propria immagine e, possibilmente, quella di mia madre" spiegò Lydia "non c'è riuscito, ha rischiato grosso e si è rifugiato con noi dall'altro capo del mondo".
"Preservare la propria immagine?" ripeté Cassandra, perplessa.
"Le famiglie che sostenevano la causa di Voldemort erano marce fin nel midollo, ma ci tenevano a mantenere una solida parvenza d'integrità morale di fronte alla comunità magica. Quando sono nata, i miei genitori erano giovani viziati e viziosi, poco più che coetanei del ragazzo che era sopravvissuto. Ero una bastardella e, come se non bastasse, mia madre era una Mezzosangue, il cui lato magico della famiglia veniva considerato piuttosto mediocremente all'interno del cenobio purosangue".
"Questo giustificherebbe la collaborazione con uno dei peggiori maghi della storia?" provocò Scorpius.
"Domanda divertente, se posta da un Malfoy" replicò Lydia prontamente "ad ogni modo, sappiamo come è andata. Mia madre faticava a vivere lontano di tutto ciò che conosceva, a causa di quello che lei e mio padre avevano fatto, delle idiozie che avevano compiuto... a causa mia. Credo abbia finito con l'odiarmi. Se ne è andata quando io avevo otto anni e da quel momento mio padre è cambiato: idee pericolose hanno cominciato a frullargli nella testa. Ha lasciato gli Stati Uniti quando ancora frequentavo Ilvermorny, proprio perché mi sapeva al sicuro, tra quelle mura. Le incomprensioni fra noi hanno iniziato a sorgere quando, crescendo e maturando, mi sono resa conto di quanto sostenessi la sua causa. Volevo farne parte e lui me lo impediva. Ora, ad ogni modo, non può più farlo" prese un altro sorso, soddisfatta.
"Cass?" Scorpius cambiò drasticamente argomento "come sei riuscita a fuggire da Hogwarts nel pieno d'un attacco magico?" la citò parola per parola.
"Grazie alla Stanza delle Necessità" rispose con tono pigro, soffiando sul te bollente.
Scorpius e Lydia s'inviariono un'occhiata perplessa.
"Cass" insistette lui "puoi essere un po' più specifica?".
"Sai meglio di me come funziona: basta sapere dove guardare e lei si mostra. È ciò che ho fatto quando mi hai dato modo di fuggire. Quella Stanza non ha pregiudizi: funziona coi maghi e con le streghe tanto quanto con i babbani, evidentemente".
"Come era?" chiese Lydia.
"Sembrava un porticato, direi. L'ho percorso e, attraversato l'ultimo arco, mi sono ritrovata a King Cross".
Lo sguardo che stavolta Scorpius e Lydia si scambiarono era di puro stupore.
"Mio padre non ha mai accennato al fatto che la Stanza delle Necessità fosse la trasposizione spaziale di una Passaporta" commentò lei.
"Non credo lo sia" replicò Cassandra "semplicemente, di cos'altro potrebbe mai aver bisogno una babbana invischiata in una guerra magica, se non d'una via di fuga?".
Un lieve martellare di nocche interruppe la loro conversazione e i tre si voltarono in un sol gesto. Teddy li osservava discretamente dalla porta: "Cassandra, pare che avessi qualcosa da dire a tutti noi".
Lei confermò con sorpresa degli altri due.
Il giovane Lupin, invece, annuì disponibile: "bene, allora. Vieni".
Si unirono all'assemblea: fu quasi impressionante vedere tanti volti noti in un unico luogo.
Cassandra si erse di fronte a tutti loro, incerta e nervosa, le mani che si torturavano l'un l'altra e lo sguardo vibrante di tensione.
"D'accordo" si schiarì la voce con un colpo di tosse "se mi trovo qui ora è solo merito di Hagrid, che ha avuto l'accortezza di venirmi a cercare dopo la mia fuga a King Cross, e per questo gli sono grata".
Il mezzo gigante le sorrise bonariamente e lei proseguì.
"Tom è stato chiaro, la situazione non lo è affatto. L'operato di Ursul ha radici profonde, tuttavia sappiamo che ha osato spingersi troppo oltre, allungando le proprie grinfie persino sugli Auror. Molti si sono arresi a lei, altri hanno finto d'accettare la sua supremazia per tener salva la vita, ma non per questo le sono fedeli. Si stanno arrischiando in un terzo gioco estremamente pericoloso".
"O è ciò che desiderano farci credere" commentò Draco con sprezzante scetticismo.
"Questo è ciò che Tom ci ha riferito, dunque questo è" replicò lei "non vi è giudizio cui possiamo affidarci se non il suo" e suonò tanto categorica che non seguirono ulteriori obbiezioni.
"Ovviamente Tom conosce il luogo di ritrovo delle forze di Ursul, il loro covo, se tale può chiamarsi, ma anche il signor Potter è riuscito a risalire ad esso grazie alle ricerche degli ultimi due giorni: quella donna non si affida più alla discrezione. Il problema, dunque, non è individuare il posto: il problema è comprendere come entrarvi, perché Tom ha accennato ai suoi folli sistemi di difesa magica e sarebbe un suicidio cercare di varcarli, non solo per il rischio che essi stessi rappresentano, ma perché risulterebbe impossibile aggirarli con discrezione e ogni tentativo di attacco furtivo ne verrebbe bruciato".
"Dove vuoi arrivare?" incalzò Teddy, impaziente e incuriosito al tempo stesso.
"Un antico monastero erto al di sopra di ancor più antiche catacombe, questo è il covo di Ursul" parve ignorarlo lei "una trappola mortale per qualsiasi mago o strega sia estraneo alla sua cerchia. Una banalissima destinazione turistica per coloro che lo visitano con l'inconsapevolezza dei babbani. Tom è stato chiaro al riguardo: non vi sono trucchi di camuffamento magico. Il covo è sotterraneo, a metri e metri di profondità, e l'unica magia ad esso applicata ha a che vedere col solo, complesso sistema difensivo. Tuttavia, non occorre la magia per scendere qualche rampa di scale".
I presenti cominciarono a comprendere.
"Proponi d'inoltralci nelle profondità di quelle catacombe per vie babbane?" chiese Harry.
"Sotto questo punto di vista, Ursul è molto più simile al proprio mentore di quanto non vorrebbe: dubito fortemente che abbia preso in considerazione un tale rischio".
"Come sai di quel passaggio?" domandò Scorpius.
Lei gli concesse una risposta che sapeva non gli sarebbe piaciuta affatto: "l'ho cercato, l'ho trovato, l'ho percorso".
Si diffuse un mormorio generale. Scorpius sbiancò come predetto.
"Ovviamente non mi sono addentrata in profondità. Tuttavia, ho avuto modo d'intravedere qualche ceffo di Ursul interloquire in modo sospetto. Mi sono dileguata prima che potessero accorgersi di me".
"Con questo cosa desideri dimostrare?" incalzò Tom.
"Che è folle" borbottò Scorpius.
"Che l'intera resistenza da opporre a Ursul non può certo affidarsi a quell'angusto accesso per infiltrarsi nelle catacombe, ma un buon diversivo sì. Tu, Tom, puoi ancora vagarvi liberamente, per quanto ne sappiamo".
"Posso eccome" assicurò lui.
"Tuttavia, sarebbe sospetto mostrarti a coloro che ti considerano alleato mentre disattivi ogni barriera, rendendo il covo vulnerabile senza motivo appartente. In quanto estranea alla magia, fatico a immedesimarmi in simili scenari, ma mi pare di capire che Ursul abbia aperto un varco magico invisibile a occhi babbani che consente ai suoi uomini di abbandonare il nascondiglio in forze, quando necessario, così com'è accaduto in occasione del grande attacco ad Hogwarts".
"È così" le confermò Tom "e ovviamente è lì che si concentrano le peggiori difese di Ursul".
"Che tuttavia tu sapresti gestire" azzardò Cassandra.
"Mi pare ovvio".
"Ebbene, non c'è difesa al mio piccolo passaggio. Che ne siano all'oscuro, il che mi pare davvero improbabile, o che non vi ripongano alcuna attenzione, ben più verosimile, quel varco è sicuro. Lo so. L'ho attraversato. Da lì passerà il nostro diversivo, ciò che attirerà l'attenzione del nemico su di sé permettendo a Tom di agire indisturbato. Ciò che aprirà la strada all'esercito del signor Potter".
"Tom, sapevi del passaggio babbano di cui parla?" interrogò Harry.
Quello scosse il capo: "ammetto la mia mancanza".
"Che però ci fa ben sperare" si unì Teddy con entusiasmo "se Tom non sa, è difficile che altri sappiano".
"Dunque qualcuno dovrebbe arrischiarsi tra quella feccia e tenerla impegnata il tempo necessario perché Tom annienti ogni protezione e permetta alle nostre forze di far breccia" concluse Albus in un sospiro sconsolato.
"Non ne so molto, se non ciò che mio padre ha riferito al riguardo" si unì Lydia "ma pare che Ursul si sia concessa un tetro sfarzo, all'interno di quel covo: un'alta cascata vela le pareti del salone centrale della catacomba, precipitando per metri e metri. Moltissima acqua, uno splendido diversivo. Ebbene, svariati incantesimi di rilevamento si basano sulla percezione della bacchetta che un mago porta con sé, connettendo la barriera magica al nucleo in essa contenuto, ma io domino perfettamente la magia libera e non v'è il rischio che qualcosa al di là di quel passaggio babbano intuisca la presenza d'uno strumento magico su di me, perché non ne porterei".
"Giusto" esclamò Teddy.
"Folle" lo zittì Tom.
"Sono un'ottima strega: le forze magiche di New York avevano già accettato la mia domanda per entrare in lizza alla nomina di Auror, prima che partissi per raggiungervi. So quel che faccio".
"Presta attenzione che i buoni propositi non si mischino alla spocchia e all'arroganza".
"La nostra famiglia ha contribuito a questo sfacelo ed è giusto che la nostra famiglia faccia il necessario per porvi rimedio" replicò lei a tono "la mia proposta è assennata, limiterebbe i rischi e mi pare che non vi siano altri, oltre a te, così contrari al piano" e, in effetti, nonostante la tensione dovuta all'improvvisa discussione tra Lydia e Tom, nessuno sembrava aver imboccato una linea di pensiero distante da quella di Teddy, subito esaltato all'idea di agire come la ragazza aveva proposto.
“Dunque approvi o ritieni che qualsiasi contributo da parte mia sia superfluo?” fu la stentorea domanda con cui Lydia intendeva concludere il battibecco.
Tom tacque, senza ricambiare il suo sguardo, perché non sapeva come ribattere all'asprezza di lei e ogni volta che doveva farvi i conti gli sembrava più dura della precedente.
“Bene” concluse Lydia e, così dicendo, si congedò.
Tom esitò qualche istante, poi si alzò e la raggiunse prima che fosse troppo tardi. La chiamò con titubanza, perché prevedeva la fredda avversione con cui gli avrebbe risposto.
“Andremo insieme”.
Lei sorrise acidamente: “perché io possa affidarmi alla tua guida?”.
“Alla mia protezione”.
Il sorriso di lei si fece più ampio e il suo tono più pungente: “non ho bisogno della tua protezione”.
“Ma io ho bisogno che tu l'abbia”.
Lydia non riuscì a conservare la propria ostilità di fronte a quelle parole. Suo malgrado, l'espressione del suo volto si addolcì e così il suo giudizio: “d'accordo... ma solo io sfrutterò il passaggio. Tu entrerai per la porta principale”.
Tom annuì.
 
  
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