9.
L’ultimo giorno dell’anno arrivò con
la rapidità tipica del dolce far niente e Harry, già stanco al pensiero di
dover tornare al lavoro dal secondo giorno di Gennaio, alle prime luci
dell’alba se la dormiva della grossa, sordo a tutti i rumori che si alzavano
dalla città che andava via via stiracchiandosi. Stava
sognando di giocare a Quidditch e, intento a volare
in un cielo plumbeo, stava giusto per acchiappare il Boccino quando un forte
boato scosse il mondo, disarcionandolo quasi dalla scopa. Si guardò attorno:
nulla si era mosso. Così ritornò a cercare il Boccino d’Oro ma un altro boato
risuonò nell’aria, e poi un altro, un altro ancora, sempre meno lunghi, sempre
più cheti, finché Harry non si svegliò di soprassalto riconoscendo il bussare
alla porta d’ingresso. Inciampando nei pantaloni del pigiama e il petto nudo,
il giovane afferrò gli occhiali appoggiati sul comodino e si precipitò alla
porta.
«Eccomi!» esclamò. Sbirciò dallo
spioncino Babbano sbadigliando e, appena riconobbe
chi stava in piedi sul pianerottolo, si sbrigò ad aprire la porta e, con un
balzo, fu addosso a Severus, stringendolo a sé con
foga.
«Sei qui!» disse felice, le braccia
allacciate al collo del Pozionista. Questi, preso
alla sprovvista, ci impiegò un po’ per figurarsi la situazione, ma pose le mani
fredde sulla pelle di Harry, facendolo sussultare, e con un sorriso lo guardò
in volto.
«Sei mezzo nudo» sussurrò divertito.
Harry lo liberò dall’abbraccio e lo trascinò in casa, chiudendo la porta di
fretta e voltandosi poi subito per tornare a lui. Si scambiarono un profondo
bacio e, quando le loro labbra si allontanarono, Harry lo abbracciò di nuovo.
«Non sei ferito, vero?» chiese
piano. Severus, che si sentiva più a suo agio ora che
non stavano abbracciati sulle scale, gli accarezzò la schiena bollente. Harry
sospirò.
«No, sono stato attento» rispose.
Abbassò il volto sul collo scoperto di Harry, baciandolo là dove la barba di un
giorno incontrava la morbida pelle olivastra.
Le mani di Harry corsero ai capelli
di Severus. Erano gelidi, ancora impregnati del
freddo invernale che regnava al di fuori di quelle pareti. Le dita del giovane
vi si annidarono, sciogliendo il nodo del nastro che li teneva legati. Solo
quando lo trovò il ragazzo si accorse che si stava poggiando su un paio di
gambe strette in possenti pantaloni di pelle di drago e un petto coperto da una
giustacuore dello stesso materiale. Avvolgendo il corpo di Severus,
Harry lo guardò negli occhi.
«Sembri tornato da una battaglia»
disse. L’uomo gli rubò la voce con un bacio e Harry decise di concentrarsi
ancora su quel curioso abbigliamento accarezzando la pelle dura e fredda,
afferrando il fondoschiena di Severus e strappandogli
un sorrisino.
«Vuoi che ci sediamo in salotto e
che ti spieghi ora tutto?» lo canzonò. Le sue mani correvano sul petto nudo
dell’altro, suscitandogli lunghi lampi di brividi sottopelle. Gli occhi di Harry
saettarono.
«Aspetterò» rispose, allungando le
dita ad aprire le fibbie che tenevano il lungo mantello nero appeso al
giustacuore.
La pesante stoffa cadde a terra con
un suono liquido che, quasi come un gong, diede il via ad un lungo, sensuale
profondo bacio costellato di graffi su una schiena nuda, abiti strappati via,
passi incerti e gemiti, mani, abbracci. Harry spinse con forza Severus verso la camera da letto e lui, vorace, si mosse
lentamente senza smettere di accarezzarlo, le labbra impegnate in una danza
insaziabile, ruvida, virile. Quando si lasciarono cadere sul letto Harry gli
sfilò la camicia senza aspettare oltre e Severus gli
afferrò i fianchi muscolosi, premendoselo contro, facendogli sentire quanto il
suo desiderio lo chiamava.
Gemendo, Harry si fermò, gli occhi
puntati in quelli di Severus. Lui lo osservò a sua
volta, sondando quelle verdi colline primaverili che deteneva sotto la patina
vitrea degli occhi.
«Non ti senti…?»
chiese piano l’uomo, imponendosi di rispettare quella pausa, di ignorare la
voglia quasi dolorosa di farlo suo.
Harry gli sorrise. Poi si chinò su
di lui e, muovendo i fianchi con un gesto sinuoso, gli strappò un lamento.
Quando Harry si accoccolò sul petto
nudo di Severus e gli pose un bacio sulla mandibola,
dalle finestre pioveva una luce fredda e acuminata che segnava l’avanzare del
mattino. Severus lo strinse a sé, sospirando.
«Mi sei mancato in questi giorni»
disse Harry, disegnando ghirigori immaginari sulla pelle di Severus.
Lui lo guardò.
«Ho cercato di tornare il prima
possibile» rispose, accarezzandogli i capelli.
«Dove sei stato?» chiese Harry,
curioso, smettendo di muovere i polpastrelli sul suo petto nudo e
abbracciandolo. Severus si mosse nel suo abbraccio,
mettendosi comodo, e puntò lo sguardo al soffitto.
«Sono andato in Italia, a Sorrento»
rispose. «Le vecchie storie su Julius Christianus
sostenevano fosse là la casa in cui aveva passato i suoi ultimi decenni di vita
a lavorare sulla pozione. Non pensavo di trovare granché, ma sono stato
fortunato»
«Hai trovato tracce di Christianus?» chiese ancora il giovane.
«Ho trovato dei suoi parenti. Mi hanno
raccontato la vera storia di Julius. Pare che in realtà nessuno ebbe la prova
della riuscita di quella pozione. Viveva solo in campagna. E mi hanno detto che
un giorno è scomparso nel nulla. Qualcuno disse che lo aveva visto svanire nel
mare all’alba, così tutti pensarono al suicidio. La sua storia divenne una
leggenda, la sua fine fu storpiata e la sua famiglia non ebbe mai le sue spoglie.
E così ho fatto altre ricerche e sono andato ad Est, ho ripercorso le tracce di
Inga. E l’ho trovato»
«Trovato?» ripeté Harry, lo sguardo
attento.
Severus si rivoltò nel letto, mettendosi
sul fianco, la testa poggiata al pugno chiuso. Harry si tirò su a sua volta,
curioso.
«Julius Christianus
è vivo e vegeto» disse.
Harry aggrottò la fronte.
«Ma non stavamo parlando di uno vissuto…?»
«Nato duecentoventisei anni fa» annuì
Severus. «I maghi possono vivere incredibilmente a
lungo, Potter, non costringermi a calarmi nel mio vecchio ruolo di professore»
Harry ghignò, intrufolando una mano
sotto le coperte. Alla carezza intima che gli diede, Severus
reagì con uno sguardo infuocato, e Harry lo baciò con trasporto.
«Sarebbe curioso» sussurrò il
giovane sulle sue labbra. Severus gli afferrò i
polsi, baciandolo ancora, ma poi lo costrinse a stare fermo e continuò.
«Quindi, Julius Christianus
vive in una casetta nel paese natale di Inga. Quello
in cui ha, probabilmente, ucciso i suoi genitori. Ha confessato?»
«Sotto veritaserum»
annuì Harry, arrendendosi. «Ora pare dovremo trasferirla in Bielorussia»
Severus non commentò.
«Beh, praticamente Julius si ricorda
una ragazza bionda che un giorno gli portò una scatola di biscotti. Era
appassionata di pozioni e divennero amici, era come una nipote. Poi lei si
trasferì, i suoi morirono, tornò e andò via di nuovo. E, anni dopo, Julius si
accorge che i suoi appunti sulla pozione per cui era tanto erroneamente famoso
erano stati trafugati»
Harry aggrottò la fronte.
«Così, a caso?» chiese.
«Appena mi ha visto mi ha offerto un
piatto di semi di sesamo condito con della menta secca e della salsa di
pomodoro. È molto anziano» rispose.
Harry scoppiò a ridere.
«È fuori di testa!» esclamò,
sganasciandosi. Severus stava per riprenderlo: d’altra
parte stava insultando una leggenda. Poi però si perse a guardarlo ridere,
luminoso, e un sorriso gli spuntò sulle labbra. Avvicinandosi, se lo tirò
contro, e Harry si fece abbracciare ancora scosso dalle risa.
«Scusa» singhiozzò Harry. «Ma ti
immagino mentre questo ti porge il piatto di sesamo e tu alzi la mano e fai “oh
no, grazie, sto bene così”»
Severus, suo malgrado, rise, e Harry fu
piacevolmente stupito di sentirlo, per quella che forse era la prima volta,
ridere. Aveva una risata profonda, modulata, e il giovane si strinse più forte
a lui continuando a ridacchiare.
«Più o meno è successo così. È stato
piuttosto imbarazzante»
«Avrei voluto vederti»
«No, il tuo posto era dai Weasley. Ti sei divertito?»
Harry gli accarezzò la schiena.
«Sì, beh, ho messo su tre chili in
due giorni, credo. E, a proposito…» aggiunse,
guardando Severus negli occhi. Lui parve accorgersi
subito che c’era qualcosa di importante che Harry stava per chiedergli e si
mise in allerta.
«Sì?» chiese.
«Stasera, ecco, potremmo avere un
invito a cena» accennò il giovane. Severus lo
interrogò con uno sguardo.
«Finisci di raccontare? Poi ti dico
tutto?» propose, conciliante, Harry. Severus non
parve convinto, ma continuò a raccontare.
«Quindi, verosimilmente Inga ruba gli appunti di Julius dopo averlo riconosciuto e
se ne va per creare la pozione in pace. Solo che Inga
non aveva addosso la pergamena con la ricetta, vero?»
«No» rispose Harry. «Forse l’ha
distrutta per non farla trovare…»
«Se così non fosse abbiamo un grosso
guaio per le mani, Harry» lo interruppe Severus. «Sei
cosciente che avete squadernato al mondo la leggenda e tutto quello che ne
consegue?»
Harry lo osservò, preoccupato.
«Ma non sappiamo se la pozione è
davvero così devastante. Neanche Julius…»
Severus lo interruppe di nuovo.
«Potrebbe esserlo. È questo il
problema. Non era in casa dei genitori di Inga, non
era nel suo appartamento a Londra»
«Non ti chiederò se ti sei
introdotto illegalmente in questi posti» mormorò Harry, lo sguardo accusatorio.
Severus alzò le sopracciglia.
«Potter, vuoi farmi la predica?»
chiese. Stavolta fu lui ad allungare le mani sul corpo di Harry: il giovane si
tese, sorridendo. Ma stavolta la provocazione non si fermò e passò un po’ di
tempo prima che le parole tornassero a risuonare nella stanza al posto di nuovi
sussurri appassionati.
In definitiva: Severus
era tornato, il lavoro incombente si era fatto più pesante di quanto si
profilava essere, e ora il suddetto guardava Harry torvo, i capelli bagnati
dopo la doccia e le mani intente a legarsi addosso la
camicia nera.
«Se non fosse un idiota avrei paura
di essere avvelenato» commentò acido l’uomo. Harry gli lanciò un’occhiataccia.
«Lui e Remus
sono la mia famiglia. Dovrete fingere, almeno, di andare d’accordo e so che Sirius ci proverà. Per me. Lo farai anche tu?»
Gli aveva appena raccontato del
Natale trascorso e dell’invito per la cena. E Harry, naturalmente, era
felicissimo di averlo visto tornare prima del previsto – soprattutto per ciò
che era appena accaduto nel suo letto. Ma ora iniziava a temere la serata che
si apprestava.
«Va bene, va bene. Per te. Solo per
te» mormorò Severus. Harry arrossì.
«Grazie» fece, la testa bassa. Per
lui. Solo per lui.
L’uomo gli passò accanto,
circumnavigando il letto.
«Devo andare a casa a cambiarmi. Ci
vediamo quando? Per le sei?»
Harry gli sorrise e Severus, l’espressione seccata, sbuffò.
«Le sei vanno benissimo» rispose
Harry, angelico.
«Sì» fece l’uomo. Si chinò a
baciarlo. «Sei la mia dannazione»
Harry rise, guardandolo andare
nell’ingresso a indossare il mantello.
«Non vedo l’ora di rivederti anche
io!» gli urlò dietro. Quando la porta si fu chiusa alle spalle di Severus, Harry si lasciò cadere sul letto, un sorriso beota
sul viso e l’incredulità più gioiosa verso quello che aveva appena vissuto.
Comunicazione di Servizio:
A fine di questa settimana partirò per una breve vacanza a
Londra. Questo sarà l’inizio del periodo in cui i viaggi la faranno da padrone
nella mia vita, quindi, probabilmente, aggiornerò molto lentamente. Cercherò
comunque di postare qualcosa dopo il mio ritorno in Italia.