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Autore: Nocturnia    03/12/2017    2 recensioni
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Withering bones'
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2 Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 2 - Accordi.



"Stanco?"
Albert mormora qualcosa, nasconde il viso tra i suoi capelli.
Alex gli percorre il petto in punta di dita, disegna figure immaginarie lungo le clavicole, attorno al capezzolo.
Wesker inspira, la solleva con quel movimento - le gambe di Alex allacciate mollemente attorno ai suoi fianchi, il seno premuto contro il suo addome.
"Claire Redfield ci ha visti."
Albert apre un occhio, blandamente vigile.
"Non dirà niente."
"Suo fratello." replica Wesker, giocando con una ciocca dei suoi capelli.
Alex annuisce, gli posa un bacio leggero sul petto.
Albert la stringe a sé, rovesciandola sotto di lui - un corpo solido, levigato dalla disciplina delle armi.
"Stiamo diventando imprudenti."
"O forse solo vecchi." lo prende in giro, e libera un ansito spezzato quando entra in lei - affonda.
Wesker le cerca la bocca e divora la sua risata.


"Sei bella." le dice sua madre, e le pettina i lunghi capelli corvini - li arrotola in una complicata acconciatura che la fa sembrare più grande, una donna.
"Sei degna di un re." le sussurra, ed Excella vuole crederci - stringe la seta delicata della gonna tra dita sottili e curate.
"Oggi tuo padre gli chiederà udienza." e scorrono le mani di sua madre sul suo viso; lo rendono meno soffice, più adulto.
"Potresti diventare regina, Excella." e si abbassa alla sua altezza, sorridendole "Ci pensi?"
Excella ripercorre con la memoria il volto di Albert Wesker e ingoia la propria, giovane, debolezza.


"Esci?" le chiede Chris, i paramenti della Guardia Reale già sulle spalle.
"Sì." replica Claire, e sfugge al suo sguardo.
"Tutto bene?"
Claire annuisce, stringe le dita attorno alla cinghia della faretra.
"È dal giorno della mia nomina che mi sembri inquieta, stanca."
Claire abbozza un sorriso, mente.
"No." ribatte "È solo che mi manca già la nostra tenuta - la nostra terra."
"Il re ti ha dato l'autorizzazione per cacciare nella riserva di Raccoon; è anche più ampia della nostra."

Un ansito spezzato; un bocca avida, che blandiva la curva del seno della sua stessa sorella.

Claire non riesce a nascondere un'espressione interdetta - smarrita.
"Claire." la chiama Chris, e le sfiora il polso - stringe, rassicurante.

Dita che avevano stretto una coscia scoperta, nuda: sollevata per lui - che gli si concedeva senza vergogna.

"Non è niente, Chris." e scivola via, Claire, una curva elastica di cuoio e stoffa "Ci vediamo più tardi."
Il veleno dei segreti non conosce alcuna pace.


È sempre con lui, s'indispettisce Marius Gionne, posando lo sguardo sulla sorella del re.
"È votata ai Cinque Dèi." gli ricorda Lyas "Una donna proba."
Excella studia in tralice Alexandra Wesker, incerta.
La ignora la sorella del re, un profilo aristocratico e distaccato.
"Mio re." e s'inginocchia il padre di Excella, il capo chino - piegato.
"Cosa vi ha portato fino qua dalle vostre terre, Marius?" ed Excella trema, lungo la schiena, tra le cosce.
Lyas spinge Excella in avanti, verso la mano protesa di suo padre.
"Mia figlia."
"Adorabile." intercala la sorella del re, ed Excella la fissa - deglutisce.
"Ha appena compiuto diciotto anni."
Un guizzo: qualcosa d'indefinibile che attraversa gli occhi di Alex.
Il re tace, ascolta.
"Sono venuto a offrirvela in sposa."
Silenzio.
Lyas si porta le mani dietro la schiena, ne incide i palmi - inquieta.
Wesker tamburella con le dita sul bracciolo del trono, apre la bocca - fa per dire qualcosa quando...
"È un'offerta interessante, Marius." lo interrompe Alex, e strappano i suoi occhi, la scarnificano viva "Il re vorrà un po' di tempo per prenderla in considerazione. Immagino tu abbia valutato tutte le implicazioni del caso, no?"
"Ovviamente." annuisce Marius, schiarendosi la voce "Le terre del Kijuju sarebbero vostre, così come le nostre casse sempre aperte, in virtù del legame di rispetto e onore che ci legherebbe."
"È una proposta generosa." replica il re, e ignora Excella.

La ignora. Non la guarda nemmeno.

"Per un re generoso." ribatte Marius, e Albert sorride, indulgente.

Bugiardo.

Excella si fissa la punta dei piedi, la vita stretta in un abito azzurro e oro.
Alex si alza, scende i grandini che la dividono dalla navata - Excella trattiene il respiro, soffoca.
Le prende il mento tra il pollice e l'indice, l'avvicina - troppo.

Excella può sentirne l'odore, lilium e qualcosa che non riesce bene a identificare.

"Quale cosa graziosa abbiamo qui." dice, e arretra, lasciandola disorientata.
Albert le riserva uno sguardo interrogativo, riporta la sua attenzione su Marius.
"Ci penserò, Marius: un'alleanza tra le nostre due famiglie potrebbe rivelarsi molto proficua."
"Certamente." e c'è una nota gioiosa nella voce di Gionne, una flessione che piega le labbra di Alex in una smorfia.
"Potete andare." li congeda Albert, ed Excella si volta, felice di poter uscire da quella sala così oscura, che cattura ogni luce senza mai restituirla.
Alex si sente improvvisamente messa all'angolo.


"Cos'era quello?" le chiede quando sono da soli.
"Un temporeggiare." gli risponde.
Wesker alza un sopracciglio, incrocia le braccia al petto.
"Mi stai forse suggerendo di sposarla?"
Alex apre la bocca, la richiude.
"Forse."
Sorpresa - stupore.
"Perché?"
"Stuart mi ha riportato delle voci, sussurri che nulla riesce a placare."
"È da prima che salissi al trono, sorella, che si parla di noi: cosa è cambiato?"
Alex si morde un labbro, fissa le fiamme che languono nel camino della camera.
"Si parla di una guerra, Albert. Stuart avrebbe intercettato una missiva tra Simmons e Lansdale: nulla ancora di certo, ma pare che il nostro caro Morgan si sia lamentato con un po' troppa forza dei tuoi continui rifiuti e non gradisca la posizione in cui tu l'hai relegato."
"È stata la giusta punizione per avermi sfidato dieci anni fa."
Alex libera una risata asciutta, beffarda.
"Oh, lo so, fidati: io l'avrei anche scuoiato vivo e appeso per le palle, ma capisco che il fantasma di Spencer sarebbe stato troppo presente."
Wesker la studia - le cerca gli occhi, la pelle.
"Dovrei sposare Excella Gionne, sorella?"
Alex respira sulla su bocca, geme - si piega.
"Dovrei renderla regina?"
Sono morbide le sue dita lungo la gamba, tra le cosce.
"Dovrei concederle Raccoon su una mano e l'Umbrella nell'altra?"
La percorrono senza fretta, lentamente: si bagnano di un desiderio che cresce contro il suo addome.
"Dovrei fotterla come faccio con te, uhm?"
Preme, Wesker, e Alex ansima - si lascia andare contro il suo petto, tra le sue braccia.
"Dovrei, Alex?" e morde, Albert - il cuore, la bocca, tutto - sempre.
"Forse." mormora Alex, lo sfida - e lo afferra, lo espone, riducendolo in ginocchio, lui, re.
Wesker ignora le sue parole e consuma ogni altro pensiero davanti a un fuoco morente come il loro futuro.


Diciott'anni: tanto era passato da quando era arrivato a Raccoon ed era diventato il servo personale di Lady Alex.
Non era giovane all'epoca, e non lo è certamente adesso, ma le forze non gli mancano, e la corte è l'ambiente adatto a lui.
Sapeva ascoltare, Stuart, un'ombra tra le tante: un viso anziano, anonimo, segnato dalle rughe d'espressione.
Sapeva capire, Stuart, e nulla sfuggiva al suo orecchio - una qualità che Lady Alex aveva trovato fin da subito molto utile.
La prima volta che l'aveva vista l'aveva trovata bellissima: perfetta.
Diciannove anni, nulla più; occhi attenti, svegli, che sembravano strappargli la pelle per esaminarla e poi proseguire, grattando le ossa, gli organi, fino a trovargli l'anima.
Diciannove anni, e una mano sempre al fianco del fratello - incerta, fragile.
Stuart l'aveva notato: aveva visto.
Da dove veniva lui (Sushestvovanie: una piccola isola di minatori ancora più al nord delle terre di Simmons e dell'Edonia; un vecchio protettorato della casata Radames) era pratica... comune.
Pochi abitanti, gente schiva - isolata.
Alexandra Wesker cercava il fratello con un'insistenza anomala - particolare.
Erano piccoli gesti, cose di poco conto: il modo in cui gli sorrideva, o lo guardava quando credeva d'essere sola.
L'urgenza con cui aveva intrecciato le dita alle sue quando la corte si era rifiutata di averla al fianco del re.

Non è la madre del re, né la consorte; con quale diritto siede alla sua destra?

Diciannove anni e una storia che Stuart aveva conosciuto in silenzio, spettatore muto, parco di parole.
Mi sarai fedele, Stuart?, gli aveva chiesto Alex, il viso inclinato nella sua direzione, le dita strette sui gomiti.

Morirai per me, Stuart?

Assolutamente e totalmente, mia signora, aveva risposto, inchinandosi.
Alex l'aveva fissato, indecisa.

Uno sguardo crudo, privo di filtri - brutale nella sua onestà.

Il serpente nel suo cuore si era acquietato, soddisfatto.


"Notizie di Simmons e Lansdale?"
Stuart si accomoda sulla poltrona vicino ad Alex, annuisce.
"Le loro comunicazioni epistolari continuano, mia signora."
Alex si sfila i guanti da caccia, nell'aria un vago sentore di terra e fieno.
"Lansdale lamenta la riduzione delle sue terre, il trattamento sgarbato che il re gli riserva ogni volta."
Stivali in cuoio, una camicia da uomo sulle spalle: Alexandra Wesker alza un sopracciglio, accenna un sorriso.
"E Simmons?"
"È cauto." replica Stuart, accettando il calice di vino che gli offre "Silenzioso, tra le sue parole. Gli dice di avere pazienza. Che tutto si risolverà. Che il re è un uomo comprensivo."
Alex libera una risata secca, un guaito sorpreso e beffardo.
"Comprensivo? Mio fratello?" e continua a ridere, un quieto mormorio che le scuote la schiena, il viso.
"Così scrive Simmons."
Alex sospira, sedendosi e lasciandosi scivolare lungo lo schienale della poltrona.
"Qualche accenno alla famiglia dei Gionne?"
Stuart beve un sorso di vino - dolce - si umetta le labbra.
"Sì."
Brillano gli occhi di Alex: si fanno attenti e sottili.
"Simmons suggerisce a Lansdale di proporsi come marito per la loro giovane figlia, Excella."
"Ho avuto il piacere di conoscerla."
"Marius Gionne ha rifiutato, asserendo che sua figlia è degna di un re, non di un signore qualsiasi."
"Lo so. L'ha offerta come sposa bambina l'altro giorno ad Albert."
Stuart la fissa da sopra il bordo del bicchiere, il profilo inclinato verso la finestra - assorto.
"I Gionne sono ricchi." mormora Alex, e tamburella sulle labbra con la punta delle dita "Se Lansdale avesse ottenuto quel matrimonio le casse di Marius avrebbero ripianato i suoi debiti con la corona, senza contare la possibilità d'infoltire nuovamente un esercito decimato."
Stuart si schiarisce la voce, intreccia le mani in grembo.
"Ma Simmons." e raddrizza le spalle, Alex, aggrottando le sopracciglia "Cosa c'entra Simmons? Perché suggerire al suo vicino una via per riacquistare potere?"
"Forse perché c'è un accordo tra i due di cui non siamo a conoscenza."
Alex si volta, lo guarda.
"Il signore d'Edonia non ha mai apprezzato il re, lo sapete bene. Certo, è stato alle sue regole, ma lui e sua moglie hanno più volte espresso il loro dissenso."
"Anche Redfield." ribatte Alex.
"Chris Redfield e sua sorella sono onesti, mia signora; esprimono le loro opinioni in faccia al re, senza badare alle conseguenze."
Alex ridacchia, ricorda quella volta che un Chris giovane e ancora soldato si era scontrato con Albert - le grida tra i due che avevano terrorizzato tutte le altre reclute.
"Ha tutto, Simmons, ma è un uomo avido - che da tempo vuole i vostri filoni di ferro e carbonio."
"Come Lansdale."
Stuart annuisce ancora, inspira.
"Prima ha provato chiedendovi in moglie, poi vi ha attaccato."
"Perdendo."
"E adesso è tornato alla sua prima opzione."
"Inutile."
Alex snuda i denti, stringe le dita in un pugno chiuso.
"Potere. A questo mirano entrambi. È troppo vecchio Morgan per attaccarci nuovamente, spoglio d'uomini e mezzi, ma Simmons no. È più giovane, con un esercito nutrito e in forze. Tutto quello di cui hanno bisogno è il denaro per ampliarlo e finanziare la campagna contro di noi."
"Potrebbero chiedere agli Ashford adesso che i Gionne hanno rifiutato il matrimonio."
Alex arriccia le labbra in una smorfia derisoria, accavalla le gambe.
"Rockfort è un buco sperduto al nord: non dubito che i gemelli ci tradirebbero alla prima occasione, ma non possono fornire più di duecento, massimo trecento uomini, di cui quasi tutti sono gli arcieri di Alexia. Inutili contro la corona. No, il pericolo più grande è Simmons."
"Concordo."
"E Marius."
Stuart apre la bocca, dubbioso.
"State forse suggerendo, mia signora, che vostro fratello dovrebbe sposare la giovane Gionne?"
Silenzio.
Alex si morde un labbro, chiude gli occhi.
"Non lo so. Forse. Un matrimonio con la corona eviterebbe una probabile guerra."
"Ma voi sareste privata del vostro ruolo, mia signora."
Alex storna lo sguardo, lo posa su Stuart.
"Non sono la regina, Stuart."
"No, mia signora." e si sporge in avanti, regalandole un'occhiata piena "Siete molto di più."
Alex inclina il mento verso di lui, sorride.
Stuart sa: ha sempre saputo. Uno dei tanti motivi per cui ha cominciato a fidarsi, in fondo.
"Il re non potrà finire i suoi giorni senza un erede, lo sai anche tu, vecchio mio." replica, ed è improvvisamente stanca la sua voce, logora.
Stuart annuisce bruscamente, distoglie lo sguardo.
"Excella potrebbe rivelarsi una buona scelta: giovane, manipolabile."
"Che l'ammira."
Alex ride senza allegria, sembra quasi chiudersi in se stessa.
Stuart si chiede cosa abbia in serbo per loro il futuro.
 

Simmons c'era: il giorno della proclamazione di Chris Redfield come capitano della Guardia Reale era lì, lo scorpione e la sua sposa.
C'era stato anche dieci anni prima, quando il re era calato sulle terre di Terragrigia come una falce - un serpente il cui risveglio era stato un assolo di morte e distruzione.
Lansdale l'aveva sfidato; Lansdale l'aveva minacciato.
Il re aveva sorriso a quell'improvviso scoppio pubblico di rabbia, sua sorella impassibile - puttana, aveva urlato Morgan, siete solo una puttana.
Magnanimo, il re gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, invitandolo ad andarsene.
Siete stanco, Morgan, gli aveva detto, provato da lungo viaggio. Tornate a casa, Morgan, ve lo consiglio.
E Lansdale aveva obbedito. Se n'era andato, umiliato. Ferito.
Era tornato a Terragrigia, e lì aveva - disgraziatamente - seguito il consiglio del suo unico figlio, Neil.
Guerra, padre, gli aveva detto, se il re non ci concede parte di quelle miniere, allora prendiamocele con la forza.
E Lansdale gli aveva dato retta: si era fidato.
E quell'unico figlio era marciato contro il serpente, il ragno d'argento sul petto - vicino al cuore.
E quell'unico figlio era tornato indietro solo dieci giorni dopo, trascinato per le braccia dallo stallone di Alexandra Wesker.
Simmons ricorda la terra tremare, il cielo vibrare di un azzurro così intenso da essere quasi offensivo.
Guerra, Morgan? gli aveva chiesto il re, l'elmo rostrato sotto il braccio e un mantello scuro come sangue coagulato sulle spalle Guerra mi dichiari, vecchio?
E Lansdale era crollato; aveva chiesto pietà, perdono.
Il re aveva snudato i denti, al suo fianco lei - una troia con la quale condivideva il letto, gli aveva confidato Carla, alimentando le voci di corridoio della servitù.
Era stata Alexandra Wesker a dare il via al massacro: lei, e quel tocco gentile lungo il braccio del re.
L'esercito reale era scivolato lungo il crinale della montagna, riversandosi nella valle come una marea nerastra e liquida - distruggendo ogni cosa.

Il serpente aveva infine inoculato il suo tremendo veleno.

Erano crollate le mura di Terragrigia, punito l'atto - mondato l'insulto.
Lansdale si era ritrovato prostrato al suolo a fianco del suo stesso scranno, Albert Wesker una figura durissima e che avanzava come se tutto fosse sempre stato suo - per nascita e per diritto.
Tuo figlio, gli aveva detto, gettandoglielo ai piedi - gonfio di sangue e spezzato.
Ed era tornato a casa, quell'unico figlio: rotto.
Il re gli aveva fratturato la schiena il primo giorno dell'assalto, lasciandolo poi agonizzare per tutta la durata del viaggio di ritorno.
Morgan aveva gridato, pianto, offeso i Cinque Dèi - il re - e in tutto questo lei era rimasta immobile. Ieratica. Impassibile. Una statua bianca e rossa - impietosa.
Alexandra Wesker riposava al fianco del re, silenziosa, eppure Simmons aveva visto.

Una serpe pallida e crudele - il vero pericolo, la vera minaccia.

Lo Scorpione si era ritirato sotto le sabbie, in attesa.


"Claire."
Inciampa nei suoi stessi piedi la giovane Redfield, si volta.

Non lei.

Occhi trasparenti, un vago accenno di rosso sulle guance, Alexandra Wesker la sta fissando con un misto di curiosità e divertimento.
"È una preda piuttosto grossa." e indica il cinghiale che si trascina dietro.
"Oh." ribatte Claire, umettandosi le labbra "Oh, no, non è niente."
"Sarà sui cento chili." le dice, avvicinandosi "Notevole."
Claire inspira, tormenta la cinghia della faretra con la punta delle dita.
"Sai, mio fratello mi ha insegnato a cacciare." e comincia a camminarle intorno, sorridendo.
"Anche il mio." ribatte istintivamente Claire, seguendola con la coda dell'occhio.
Alex annuisce, e Claire nota il portamento aristocratico, i muscoli delle braccia che si tendono sotto la camicia maschile.
"Mi ha insegnato l'uso delle armi, a cavalcare." e si arrotola quella parola attorno alla sua lingua, cade.
"Ho visto il vostro cavallo."
Alex alza le sopracciglia, amplia il sorriso.

Oh. No. No no no.

"Giù nelle stalle, intendevo."
"Ovviamente."
"Zanor, giusto?"
"Sì." le risponde, fermandosi "Un regalo del re quando eravamo giovani."
"Strana scelta." e Claire si morde l'interno della guancia - stupida stupida stupida.
"E per quale motivo?" insiste Alex, spostando il peso da un piede all'altro.
Claire inspira, si sfrega il naso con il dorso della mano.
"Di solito i cavalli delle dame di corte vengono castrati. Sono più tranquilli. Meno rabbiosi."
Alex annuisce, inclina il viso verso destra.
"Zanor no; è uno stallone, da quello che ho potuto vedere."
"Esatto."
Claire distoglie lo sguardo, deglutisce.
"Non è un po'... difficile da gestire?"
"A volte." e si scrolla nelle spalle, Alex "Ma basta saperlo anticipare e imporsi adeguatamente perché non dia più problemi."
Claire la fissa, e ha una gran voglia di grattarsi un fianco - là, dove il fango le si è attaccato addosso - ma evita.
Danzano gli occhi di Alex, la scompongono - e Claire sa che si sta muovendo su di un terreno scivoloso.
"Un giorno dovremmo andare a caccia insieme, Claire."
"Certamente."
"Sarà divertente."
"Non lo metto in dubbio."
"Magari con il re."
Claire sgrana gli occhi e brucia quando Alex le scoppia a ridere in faccia.
   
 
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