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Autore: Vera_D_Winters    03/12/2017    1 recensioni
Sto per cimentarmi nell'ennesima Long (giuro che appena tornerà l'ispirazione ultimerò anche la kozaxbibi) e come sempre ringrazio i ragazzi del gdr onepiece caffè per la profonda ispirazione che mi regalano.
La storia come avrete intuito dal titolo è un crossover au, dove i nostri pirati preferiti saranno scolari alle prese con l'ultimo anno di liceo
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: ASL, Ciurma di Barbabianca, Nami, Nefertari Bibi, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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p>𝓒𝓪𝓷 𝔂𝓸𝓾 𝒇𝒆𝒆𝓵 𝓲𝓽 𝓫𝓾𝓲𝓵𝓭𝓲𝓷𝓰 
ℒ𝓲𝓴𝒆 𝓪 𝔀𝓪𝓿𝒆 𝓽𝓱𝒆 𝓸𝓬𝒆𝓪𝓷 𝓳𝓾𝓼𝓽 𝓬𝓪𝓷'𝓽 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓻𝓸𝓵 
𝓒𝓸𝓷𝓷𝒆𝓬𝓽𝒆𝓭 𝓫𝔂 𝓪 𝒇𝒆𝒆𝓵𝓲𝓷𝓰 
𝓞𝓱𝓱𝓱, 𝓲𝓷 𝓸𝓾𝓻 𝓿𝒆𝓻𝔂 𝓼𝓸𝓾𝓵𝓼
 ℛ𝓲𝓼𝓲𝓷𝓰 '𝓽𝓲𝓵 𝓲𝓽 𝓵𝓲𝒇𝓽𝓼 𝓾𝓼 𝓾𝓹 
𝓢𝓸 𝒆𝓿𝒆𝓻𝔂 𝓸𝓷𝒆 𝓬𝓪𝓷 𝓼𝒆𝒆 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓴𝓲𝓷' 𝒇𝓻𝒆𝒆

- Due mesi dopo -

Perona lo stava guardando. Di nuovo. Non avevano fatto veri passi avanti dal ballo, se non il fatto che lui ora notava quando lo sguardo della compagna più grande era postato su di lui. E questo effettivamente succedeva molto spesso. E Zoro dal canto suo aveva cominciato a guardarla a sua volta.
Si, era un buzzurro fissato con le arti marziali e il basket, che passava gran parte del suo tempo ad allenarsi per diventare il più forte di tutti, ma restava comunque un ragazzo, ed il suo corpo aveva desideri da uomo come quello di chiunque altro, soprattutto di chiunque altro alla sua età.
Perciò era piuttosto semplice sovrapporre l'immagine di Perona alle sue normali fantasie adolescenziali, visto che lei era effettivamente molto bella, e fino a qui andava anche tutto abbastanza bene. Non era mica uno scimmione incapace di domare gli istinti lui, quindi non aveva fatto nulla che non fosse l'accompagnare ogni tanto la ragazza a casa dopo scuola, nonostante poi ci mettesse ore a trovare la strada di casa propria. 
Però.
Però da qualche tempo aveva cominciato a notare che Sabo girava spesso intorno alla giovane dagli zuccherosi capelli rosa, e questo gli dava fastidio. Ecco dunque il vero problema.
Robin molto tempo prima gli aveva detto che si trattava di gelosia... ma lo era davvero? Insomma perchè lui doveva essere geloso di Perona? Lei non era la sua ragazza, e nemmeno gli piaceva così tanto. Forse.
Insomma non conosceva nulla di lei, a parte che aveva un sacco di soldi e un padre sempre in viaggio. Ed anche lei in fondo di lui cosa sapeva? Nulla. Perciò quello che provavano era una semplice attrazione fisica reciproca. 
Stabilito questo però, perchè ogni volta che vedeva Sabo avvicinarsi a lei, esattamente come stava accadendo in quel momento, una rabbia irrazionale si appropriava del giovane dai capelli verdi?
La giovane annuì a qualcosa che il biondo le aveva detto e sorrise quasi timidamente. Le guance arrossate si vedevano a chilometri di distanza sulla sua pelle pallida, e persino un tontolone come lui sapeva coglierne la natura imbarazzata.
«Zoro?»  
«Mh?»   
Rufy lo stava guardando con le sopracciglia aggrottate e l'espressione confusa.
«Perchè stai stringendo i pugni come se fossi pronto a fare a cazzotti?» 
Solo a quella domanda il giovane si rese effettivamente conto della sua posa, e affrettandosi a rubare la palla dalle mani del moro, si mise a palleggiare nervosamente via, senza peraltro rispondere.
La domenica seguente si sarebbe svolta la partita che avrebbe decretato la loro vittoria o la loro sconfitta nel campionato. Ecco su cosa si doveva concentrare. Tutto il resto era solo una serie di cavolate inutili.


Sabo incurante di ciò che accadeva sul campo da basket invece, stava elogiando Perona più o meno come avrebbe potuto fare con una divinità greca.
La ragazza gli aveva appena mostrato la foto del lavoro che le aveva commissionato, ormai prossimo alla sua ultimazione, e questo lo aveva reso felice come un bambino il giorno di Natale.
«E ancora più bello di come lo avevo immaginato. Sei bravissima Perona. Bravissima! Ed io non potrò mai sdebitarmi abbastanza.» 
La ragazza allora si esibì nella sua solita risata che la faceva sembrare un po' matta e un po' presuntuosa, e scosse la testa.
«Non devi sdebitarti, l'ho fatto volentieri, e non mi è costato assolutamente nulla. E poi non potevo assolutamente dire di noi dopo che mi hai raccontato tutto quanto.»   
E qui i suoi tondi occhioni divennero luccicanti di commozione, segno che stava per partire con uno dei suoi filmini mentali tragici che avevano senso solo nella sua testa.
Da quando avevano cominciato a conoscerla meglio, Sabo aveva imparato che Perona tendeva a fraintendere o a rendere più tragiche le cose che le venivano dette, e spesso prendeva decisioni da sola sui sentimenti altrui.
Per frenare dunque la tragedia in atto, il biondo l'abbracciò di slancio e sorridendo le arruffò i capelli. Un semplice gesto affettuoso che avrebbe potuto rivolgere ad un'amica, ma tanto bastò per fargli ricevere una pallonata in testa.
Imprecando si scostò dalla giovane per guardare truce verso il basso.
«Oh, scusa Sabo, mi è sfuggita la palla di mano.»  
Bugia più grande non poteva esistere. Lo sapeva lui, lo sapeva Zoro che dal basso lo salutava con fare innocente, lo sapeva persino Rufy che fissava la scena incredulo. L'unica a non aver capito nulla era Perona, che aveva raccolto la palla con fare allarmato e dopo essersi assicurata che Sabo stesse bene era scesa dagli spalti per consegnare l'oggetto del misfatto a colui che l'aveva lanciato di proposito.
Il biondo aveva anche capito il senso del gesto, forse. Ma ciò non gli impedì di vendicarsi ugualmente. E che cavolo gli aveva fatto male quel buzzurro con la testa di muschio, per usare una presa in giro che tanto gli dava fastidio.
Perciò recuperò la cartella di Perona, scese i gradini anche lui e si portò dietro la ragazza con un falsissimo sorriso enorme.
«Non preoccuparti Zoro, sono cose che capitano.»  Esclamò con voce altrettanto falsa, passando il braccio attorno alla vita esile della giovane, tirandosela contro il fianco.  «Adesso però io e Perona ce ne andiamo alle prove del recital. Ormai siamo agli sgoccioli e NOI del terzo anno abbiamo molto da fare.» 
Misurò con cura ogni parola per affondare per bene il concetto, poi si trascinò via una Perona quanto mai esterrefatta e perplessa, mentre Rufy rideva dell'espressione del compagno di classe, che stava diventato quasi verde quanto i suoi capelli.
Anche il biondo comunque si concesse una risata una volta fuori dalla palestra.
Non vedeva l'ora di raccontare l'accaduto agli altri.
Eh si, ultimamente Koala e Nami gli avevano attaccato il gusto per i pettegolezzi, ma era certo che le due avrebbero apprezzato la nascita della gelosia di Zoro. 
Ora bisognava farlo solo capire al diretto oggetto della discordia.
In pratica un'impresa impossibile.


Insomma quell'ultimo anno sembrava essere particolarmente prolifico dal punto di vista delle storie amorose. Ne erano dimostrazione anche Bonney e Law. Quest'ultimo però sembrava avere qualche remora ancora.
Oh lei gli stava assolutamente insegnando a vivere come gli aveva promesso, e lo faceva con una forza tale da sconvolgerlo di continuo. Era una dirompente onda di marea che lo avviluppava e lo portava via. E che fosse dannato, la cosa gli piaceva da morire.
Si stava abituando ai suoi modi un po' grezzi, al suo modo di fare le cose urlando, al profumo che lasciava sul suo cuscino dopo aver passato qualche ora insieme sul suo letto. Si stava abituando anche a tutte le proprie sensazioni ed emozioni suscitate dalla presenza della giovane donna orgogliosa e indomita. E tuttavia si chiedeva... che ne sarebbe stato di loro una volta finito l'ultimo anno?
Lui voleva iscriversi ad un college prestigioso per diventare chirurgo, cosa che praticamente avrebbe assorbito ogni ora dei suoi anni futuri, mentre Bonney desiderava entrare in qualche corpo militare, per poter così sperare di entrare in seguito in qualche agenzia segreta governativa. 
Due carriere totalmente diverse che li avrebbero portati in luoghi completamente diversi.
Quando lui aveva espresso questo dubbio ad alta voce, sentendosi peraltro un'idiota totale, lei aveva scosso il capo e poi gli aveva dato un pugno, dicendogli che si stava facendo delle paranoie inutili.
«Domani potrebbe anche caderci un meteorite in testa, io potrei essere investita da un camion e tu cadere in un pozzo.» Gli aveva urlato con quella sua solita grinta e la sua consolidata sicurezza.  «Perciò chissenefrega! Dobbiamo vivere l'oggi fino all'ultimo respiro, mangiarci la vita come se domani avessimo la certezza di iniziare a morire di fame! E' questo lo spirito. Oggi stiamo bene, è solo questo che conta!» 
Dopo quella breve filippica il moro si era sentito ancora più sciocco, e alla fine avevano fatto pace con lui che le regalava un muffin enorme e lei che lo sbranava.
Ma per quanto lei avesse ragione, Law non poteva fare a meno di provare comunque quella sensazione d'ansia proprio alla bocca dello stomaco, tanto fastidiosa da fargli attorcigliare le viscere e fargli venire voglia di gridare. Quello che Bonney non aveva messo in conto infatti, era che quello che ormai era il suo ragazzo, non aveva mai avuto nulla di così importante. Non aveva mai provato la paura della perdita, non da quando la sua sorellina si era spenta. Ed il ricordo ci come era diventato dopo quell'accaduto, bastava a fargli venire voglia di scappare via almeno fino a che era in tempo, prima di distruggersi di nuovo senza possibilità di risalita.
Ma poi era davvero ancora in tempo?
Ne dubitava fortemente.


Nemmeno Pudding era in tempo per scappare. 
Fissava Sanji come se l'avesse appena pugnalata al cuore senza pietà, e le gambe le tremavano.
Com'era possibile che tutto le stesse crollando addosso senza che lei potesse fare nulla per fermare il disastro?
Voleva chiedergli perchè la stesse lasciando, come poteva dirle che le voleva bene davvero e profondamente, ma che non l'amava e stare insieme a quel punto non aveva senso.
E lei? E quello che provava lei?
Se fosse stata più matura si sarebbe accorta di ciò di cui Sanji si era accorto mesi prima, ovvero che si erano messi insieme per comodità, per non voler restare soli, per scaldarsi un po' il cuore.
Ma lei non era così brava, così coscienziosa. Non era pronta a fare un mea culpa e prendersi le proprie responsabilità.
Era meglio dire che Sanji era cattivo, puntare i piedi, dare la colpa a Violet.
E quando quel nome venne pronunciato, ed il biondo chinò il capo con espressione colpevole, Pudding seppe con certezza cos'era successo.
E non le sarebbe mai e poi mai andato bene.
Perciò finse un malore improvviso e cadde tra le braccia di Sanji, costringendo il biondo a prendersi cura di lei ancora una volta.
No, non glie l'avrebbe data vinta tanto facilmente, nè in quel momento nè mai.

 


- To be continued -
- Coming next: Bet on it -


 

   
 
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