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Autore: Guido    06/12/2017    2 recensioni
Ormai è ufficiale: Voldemort è tornato. Il Mondo Magico si prepara per la guerra. Harry è ancora alle prese con la morte di Sirius, da cui solo Ginny lo riesce a distrarre. Invece, Draco Malfoy diventa un Mangiamorte, ma le cose non vanno come sognava: ben presto, deve capire se Voldemort lo voglia morto e se suo padre stia tradendo, ma non può più fidarsi neppure della sua stessa memoria. Mentre gli avvenimenti incalzano, i due arcinemici di Hogwarts intrecciano una corrispondenza che avrà conseguenze profonde per entrambi...
NOTA: l'OOC è cautelativo, ma un po' tutti i personaggi si trovano a manifestare lati del loro carattere poco visibili nel canone
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da Mangiamorte a...'
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I turbamenti del giovane Weasley

I reclusi



Ringraziamenti:
Dato positivo: le pagine del file Word di questa storia hanno superato quota 100. Dato negativo: questo capitolo comincia a pag. 82, quindi il materiale già pronto, di qui alla fine, è decisamente poco. Ma non preoccupatevi: le idee non mancano.
Altro dato positivo: il contatore delle letture segna progressi confortanti, in questo momento il primo capitolo si trova a quota 1260. Altro dato negativo: causa esame di Stato imminente, e anche dato che buona parte del prossimo capitolo è ancora da scrivere, gli aggiornamenti si faranno attendere.
Pally93: contrariamente alle mie abitudini, già ti ho risposto; ma meriti un ringraziamento speciale per la rapidità fulminea con cui ti sei messa in pari con la lettura, soprattutto, per aver recensito ogni singolo capitolo, o parte di esso. Posso solo augurarmi che la storia continui ad affascinarti così tanto fino alla fine. (Che tarderà ancora un bel po': bisogna arrivare al settimo anno).
Infine, un avvertimento mi sembra doveroso: questo capitolo potrebbe rivelarsi piuttosto frustrante, perché tutti i personaggi si trovano in una situazione di impasse che non si sblocca e i cui precisi termini, per alcuni, non possono (ancora) essere rivelati appieno. Ma tranquilli: i fili della trama corrono...



There's danger on the edge of town
Ride the King's highway, baby
Weird scenes inside the gold mine
Ride the highway west, baby

[J.M., The End]




Sebbene la parete fosse liscia e compatta, senza neppure l'ombra di una fessura e tantomeno di una finestra, in qualche modo l'umido e il gelo del Mare del Nord riuscivano a insinuarsi nel buio della sua cella. Ad ogni ora del giorno, si trovava a rabbrividire come nel bel mezzo di una tormenta; la notte, poi, lo teneva sveglio la sensazione che il freddo gli fosse penetrato fin nelle ossa. Ekrizdis doveva essere stato un Mago Oscuro di prima grandezza: non aveva trascurato neppure il minimo dettaglio che potesse accrescere disagio, sconforto e dolore dei prigionieri.
Non osava nemmeno immaginare come potesse essere stata Azkaban fino a qualche mese prima, quando era ancora abitata dai Dissennatori.
A volte, però, si chiedeva se, dopotutto, non sarebbe stato meglio averli intorno. Impazzire del tutto. O scordare quel che si era lasciato alle spalle. Scordare sua moglie, scordare suo figlio, scordare tutto quanto... e poi restare a marcire lì, a sua volta dimenticato da tutti.
Lucius Malfoy non era abituato a dover fare i conti con i propri fallimenti. Neanche un po'. Del resto, poteva vantarsi – a buon diritto – di essere sopravvissuto senza danni alla prima ascesa dell'Oscuro Signore, alla sua caduta, ai lunghi anni in cui pareva che la causa della razza magica fosse stata sconfitta una volta per tutte... e anche al ritorno di quel padrone che, per tanto tempo, non si era minimamente curato di cercare.
Avrei dovuto farli secchi tutti. Potter, i suoi amichetti, tutti quanti. Secchi al primo colpo, senza che potessero fiatare. Forse la sfera della profezia si sarebbe rotta, ma l'avremmo almeno sentita.
Pensieri assolutamente inutili, lo sapeva. Ma liberarsene non era facile.
C'era una sorta di rovescio della medaglia, per fortuna. Più o meno.
Dopotutto, aveva perfino una mezza ragione per essere grato a Potter.
...O no?
Ecco, su quel punto doveva ancora prendere una decisione.
C'era un motivo, naturalmente, se l'Oscuro Signore li aveva mandati all'Ufficio Misteri in gruppo: sarebbe potuto andare solo Rookwood, che conosceva il modo di entrare, o uno qualsiasi di loro; ma di nessuno, neanche di Bellatrix, si sarebbe fidato abbastanza, non quando esisteva la possibilità che scoprissero come distruggerlo.
E, in un certo senso...
Lucius continuò a passeggiare in su e in giù nello spazio angusto della cella, cercando di scrollarsi il freddo di dosso.
Invano.
Almeno per una volta, esso non veniva affatto dall'esterno.
Veniva dalle raggelanti alternative tra cui si vedeva costretto a scegliere.

Sentendosi più frustrato che mai, Draco scagliò il pesante libro mastro contro il muro. Ottenne, perlomeno, un tonfo molto soddisfacente, ossia più di quanto gli avesse fruttato un intero pomeriggio di sforzi.
Comprendere a fondo la situazione patrimoniale della famiglia Malfoy non era affatto uno scherzo, soprattutto per chi, come lui, partiva da zero e si trovava stretto tra l'obiettiva urgenza delle questioni economiche e un assillo, purtroppo, ancor più pressante: salvare la pelle.
Scuotendo la testa, si disse, forse per la centesima volta nella giornata, che suo padre avrebbe ben potuto pensare che, se mai gli fosse capitato un qualsiasi imprevisto, nessuno sarebbe stato in grado di districarsi, da un giorno all'altro, in quell'infernale viluppo di proprietà immobiliari, forzieri alla Gringott, relazioni d'affari con i folletti... e Merlino solo sapeva che altro. Invece, Lucius Malfoy, poco importava se per scelta deliberata o per negligenza imperdonabile, aveva sempre gestito tutto in splendido isolamento; con il bel risultato che, adesso, nessun altro aveva la benché minima dimestichezza con il patrimonio, né tantomeno con le mille decisioni, piccole e medie, che la sua gestione comportava ogni giorno. Faceva eccezione la casa, per fortuna, visto che se n'era sempre occupata sua madre; ma saper compilare la lista della spesa per gli elfi domestici non aiutava granché a scegliere se investire o meno in quella tal nuova società di pozionisti sperimentali... e, comunque, nel corso dei secoli i Malfoy avevano protetto il patrimonio con tutta una serie di magie che, quasi sempre, esigeva che gli atti fossero firmati dal capofamiglia o dal suo erede. Al primo problema appena serio, Narcissa si ritrovava incapace di agire. E in senso letterale, prima ancora che legale.
Insomma, d'accordo, era un bel casino, anche e soprattutto per sua madre. Di qui a costringerlo a sfruttare il periodo di convalescenza per impratichirsi di quella roba, però...!
Non bastava che fosse stato aggredito, torturato con la Cruciatus, messo in condizione di non potersi fidare della propria memoria e costretto a chiedere aiuto a Potter. Non bastava neppure che il pensiero di Voldemort, ormai, aleggiasse nella sua testa come una perenne cappa di oscurità (l'Oscuro, davvero!). No: gli toccava anche il tormento supplementare di quella Confundus in forma di pergamena, quel pozzo senza fondo di libri mastri, atti di proprietà, contratti di ogni genere che saltavano fuori dai faldoni senza un ordine apparente... E poi le riunioni di affari. Una sola, per il momento; ma era bastata a trasformargli la mattinata in un incubo e a fargli temere le successive come il tormento peggiore di tutti.
C'erano momenti – non molti, ma c'erano – in cui Draco avrebbe venduto volentieri al primo venuto ogni diritto sul nome e sui beni, anche per un solo Zellino.
Ebbene, a quella riunione, solo uno sforzo supremo di autocontrollo gli aveva impedito di urlare ai folletti di prendersi pure tutto e smettere di rompergli i coglioni! Senza neanche la contropartita dello Zellino.
Non era da lui rischiare di perdere il controllo in un modo tanto plateale, oltretutto dinanzi a quelle creature inferiori; ma detestava, a dir poco, dover prendere decisioni su ogni sorta di faccende che, al massimo, poteva solo fingere di conoscere vagamente.
E comunque, ogni giorno di più, si sentiva i nervi a fior di pelle.
Difficile concentrarsi sugli intricati meccanismi magico-giuridici che consentivano ai Malfoy, anche dopo lo Statuto di Segretezza, di conservare il controllo dei dominii feudali ottenuti, a suo tempo, dai re Babbani, o seguire i flussi di Galeoni da e per tutto il Paese, quando gli bastava chiudere gli occhi per vedersi investito dal lampo di un'Avada Kedavra.
E se tutto ciò ancora non fosse stato più che abbastanza, all'incirca ogni dieci minuti spuntava un gufo con qualche problema assurdo... problema che, a sua volta, lo costringeva a perdere qualche mezz'ora, se non anche qualche mezza giornata, alla disperata ricerca di ragguagli che – ormai lo sapeva già in partenza – non sarebbe mai riuscito a trovare.
Come adesso, per esempio.
Guardò con disgusto il grande libro mastro, la cui pergamena vecchia di secoli continuava ad espandersi per accogliere nuove informazioni sui fondi rustici di proprietà della famiglia Malfoy, dei quali continuava a registrare la vita: mezz'ora a scartabellare lì dentro – mezz'ora! - e non aveva trovato nulla di quel che cercava. Ma proprio nulla: nemmeno una traccia del terreno o dell'affittuario.
Era un vero peccato che le Cruciatus non viaggiassero via gufo. Allora sì, avrebbe saputo perfettamente come rispondere al gastaldo che chiedeva in che modo si dovesse regolare con quel tale - un nome mai sentito prima, senz'altro uno sporco Babbano – che era bensì in arretrato con i fitti, però forse si poteva considerare giustificato, e tuttavia magari anche no, e comunque se Sua Signoria avesse cortesemente voluto illuminare il suo devotissimo servitore...
Anche la magia aveva i suoi limiti, indubbiamente.
In particolare, quella che governava l'amministrazione dei beni dei Malfoy riusciva ad impedire ai dipendenti di rubare; e tuttavia, pareva proprio che non vi fosse modo di far sì che si arrischiassero a prendere decisioni autonome, o almeno che riferissero sulla situazione con un minimo di chiarezza.
Anzi, a onor del vero, perfino riguardo al furto non si arrivava all'impossibilità materiale. Per lui, una delle poche sorprese gradevoli di quel pomeriggio era stata la descrizione – ricca di dettagli e completa di illustrazioni – del modo in cui morivano quelli che... soccombevano alla tentazione, era il caso di dirlo. Succedeva all'incirca ogni cinque anni: lo spettacolo bastava a tenere in riga tutti i potenziali ladri per un lustro intero.
Oh, su certe cose i Malfoy avrebbe potuto insegnare qualche trucco perfino ai folletti!
Ma nulla di tutto ciò lo aiutava a trovare quelle dannate informazioni. O a non sentirsi un perfetto idiota, visto che dovevano essere proprio lì, in bella grafia, sulla pergamena dagli eleganti capilettera miniati,... eppure continuavano a sfuggirgli. Aveva perlustrato quel tomo stramaledetto in lungo e in largo, senza trovare il benché minimo ragguaglio sulla persona dell'affittuario o sui suoi precedenti; anzi, neppure il nome della tenuta!
Ma dico... Possibile?!
E adesso che rispondo a 'sto gastaldo, che già di suo è più imbecille di un gargoyle?
Non posso certo fargli capire che non so un accidente. Mai mostrarsi vulnerabili o in difficoltà con i servitori, scherziamo?!

Dopo l'ultima mezz'ora, stava considerando seriamente l'ipotesi di implorare il Ministero di lasciargli dirottare gufi del genere su Azkaban, revocando l'isolamento assoluto del prigioniero Lucius.
(Lo so, Padre, lo so: i Malfoy non implorano. Ma siamo rimasti a corto di alternative: di colpo, sembra che tutti siano diventati incorruttibili! Chi ha detto che i Galeoni non puzzano? I nostri sì, a quanto pare...).
Possibile che non fosse ancora passato un giorno da quando aveva risposto a Potter? Solo la notte prima, gli era sembrata un'impresa difficile. Adesso, non avrebbe esitato a regalare al primo venuto un paio di forzieri alla Gringott, e sicuramente tutte le tenute del Wiltshire – un Bolide se le portasse! - perché spiegare allo Sfregiato quel non-legame di parentela e risolvere la faccenda del giornale tornassero ad essere i suoi problemi più pressanti.
Be', diciamo “i più immediati”.
Il più pressante, ahilui, restava sempre salvare la pelle.
E continuava a non avere idea di come riuscirci. Neanche la più pallida idea.
...Meglio tornare al fottutissimo libro mastro!

Dopo essersi sforzato di concentrarsi per una buona mezz'ora, Blaise Zabini finì per capitolare, quando si accorse che stava fissando la stessa figura del Khunrath da almeno cinque minuti, senza peraltro averla neppure messa a fuoco.
Con un sospiro, richiuse la ponderosa ristampa anastatica dell'Amphitheatrum sapientiae aeternae ac solius verae, non senza domandarsi quando mai sarebbe riuscito a scrivere quel benedetto tema di Alchimia. Non aveva la benché minima idea del perché il Ricercatore dovesse inseguire il coniglio bianco che scompariva nel terreno, anche se gli sembrava di ricordare che c'entrasse, in qualche modo, quel tale Magonò che ogni tanto Silente tirava in ballo a lezione.
Certo, avrebbe potuto controllare, in teoria: dopotutto, gli appunti si trovavano proprio lì davanti a lui, una pila di pergamene ben ordinate e addirittura munite di indice. Ma, se li avesse presi in mano, sarebbe rimasto a fissarli senza nemmeno vederli, esattamente come aveva appena fatto con il libro. Ormai, era stato costretto ad arrendersi all'evidenza: non si trattava affatto di impegno o di forza di volontà; a dispetto dell'uno e dell'altra, la sua testa continuava ad essere affaccendata in pensieri ben diversi.
Non per la prima volta, si accigliò: problemi di concentrazione e difficoltà a gestire il proprio carico di lavoro erano, per lui, due novità assolute, nonché per nulla gradite.
E dire che sognava il corso di Alchimia fin da bambino, ancor prima di ricevere la sua lettera per Hogwarts.
Fin da bambino, in effetti, si era preparato per quel corso. Lezioni private di questo, lezioni private di quello... Se fosse stato possibile trovare un istitutore di Alchimia, non sarebbe neppure andato a scuola: non ne avrebbe avuto bisogno. Ma il miglior alchimista in circolazione restava Silente, uno dei pochi che continuasse la Ricerca; e, comunque, allestire un laboratorio alchemico in casa sarebbe costato troppo anche per il forziere di sua madre.
Si sentì triste. Cinque anni di scuola vissuti in attesa del grande giorno in cui finalmente avrebbe potuto cominciare lo studio dell'Alchimia, e adesso...
Non poteva neppure dire che fosse colpa della materia. Anzi, nemmeno dell'insegnante, come gli era pur capitato di temere. Certo, Silente, a tratti, aveva un che di bislacco, se non proprio dello svitato... ma chi non lo sapeva? E sì, c'era qualcosa di irritante nel modo in cui spiegava e non spiegava, con l'aria di dire sempre le cose a metà; però, Blaise non si era aspettato nulla di diverso da una disciplina tanto esoterica che gli adepti stessi discutevano perfino su quale ne fosse esattamente l'oggetto (per non parlare dello scopo). Chiunque avesse mai dedicato cinque minuti a un testo di Agrippa o di Paracelso, anche solo per svago, avrebbe capito al volo di non potersi aspettare una lezione dalla chiarezza esemplare, in stile Minerva McGranitt... impensabile.
No, per fortuna o purtroppo, il suo problema non era limitato ad Alchimia: qualunque libro cercasse di aprire, da Storia di Hogwarts a Streghe in calore e bacchette di fuoco, la sua testa si rifiutava di concentrarsi, punto e basta.
E nessuno dei due libri, prima, aveva mai mancato di avvincerlo all'istante.
L'unico lato positivo di quell'impasse semplicemente assurda era che, almeno, riusciva ad evitar di pensare ai suoi voti, che minacciavano una picchiata rovinosa come nemmeno Aidan Lynch alla finale della Coppa del Mondo.
(Rabbrividì: riusciva a non pensarci... ma solo fino ad un certo punto).
In effetti, per quanto irritato con sé stesso, Blaise non poteva neppure dirsi veramente sorpreso: dopotutto, la situazione in cui si trovava faceva parte delle eventualità previste e considerate già dalla fine del quarto anno, ossia da quando si era cominciato a sentir parlare del ritorno dell'Oscuro Signore. Voce su cui, naturalmente, Blaise e sua madre erano andati più a fondo del Ministero.
Ah, ma adesso sembra tutto diverso, vero?
Non è la stessa cosa, sapere in astratto e vedere con i propri occhi
...
Deglutì, di nuovo sopraffatto dall'immagine che cercava a tutti i costi di scacciare.
Draco Malfoy a terra, che si contorceva sotto l'effetto della Cruciatus.
L'immobilità di tutti.
La sensazione di dover fare qualcosa per aiutarlo... e la paura paralizzante che l'aveva inchiodato al suolo.
La vergogna. La vergogna soprattutto.
Pochi minuti, ma tante certezze in fumo.
Per molti, non solo per lui. Forse anche per Pansy, sparita la sera prima. Di sicuro per Draco stesso, se era ancora vivo e sano.
Draco.
Blaise, un po' per carattere e un po' data la mole delle lezioni supplementari che doveva frequentare, tendeva da sempre ad isolarsi, a frequentare poco i compagni, anche quelli del suo stesso anno; ma, anche se sulle prime non se lo sarebbe mai aspettato, proprio il giovane erede dei Malfoy era diventato l'unico che potesse definire amico.
E gli amici non si abbandonano.
I Serpeverde non sono aspiranti suicidi come i Grifondoro, ma neppure vigliacchi.
E anche la Casa di Serpeverde conosce la lealtà.
...O così credevo
.
Tante certezze in fumo, per l'appunto.
Lanciò un ultimo sguardo sconsolato al libro e si alzò, sperando che almeno la cena lo distraesse un poco dall'idea fissa che, a sua volta, lo stava distraendo da tutto il resto.

Pansy piangeva.
In silenzio: sapeva che urla e singhiozzi avrebbero solo peggiorato una situazione già ben poco rosea.
Non si sarebbe mai aspettata di essere costretta a tornare a casa. Non in generale, non in quel momento, non in quei termini. Tantomeno per quella ragione.
La odiavano tutti.
Dracuccio. Dracuccio la odiava. Non riusciva neppure a pensarci.
E i suoi genitori?! Erano arrivati a menzionare l'Oscuro Signore...
Ma perché?! Cosa ho detto?! Cosa ho fatto?!
Le avevano proibito di rispondere a Draco, proibito di ricordargli che, in fin dei conti, non solo quella parentela esisteva, ma la sua rivelazione poteva tornargli utile.
Avrebbe anche voluto scrivergli due rotoli ben più piccati e piccanti, per ricordargli in dettaglio tutte le prove d'amore che... oh, inutile pensarci!
Peggio che inutile: disastroso.
Si morse le labbra, ricordando il tocco delle sue mani sul seno. O il modo in cui il suo respiro si faceva affannoso mentre...
Basta, si disse. Così non vai da nessuna parte.
“Solo una scopata”.
Anche solo ripensare a quelle parole le faceva male: tutto, dentro di lei, urlava che non era vero e non era giusto.
Si sforzò di concentrarsi sul senso di ingiustizia, di non perdersi nelle reminiscenze passionali. Come poteva, Dracuccio suo, risponderle con una simile menzogna, con un tale insulto, quando non aveva detto altro che la verità?!
O quasi. D'accordo, si era inventata lì per lì la faccenda del “grandi amici”; ma che avrebbe potuto dire? Che erano cugini, però si odiavano? Non avrebbe fatto una bella impressione, giusto?
L'intervista l'aveva colta di sorpresa, ma, stranamente, le era stato di conforto sentirsi porre domande su Draco: non lo vedeva dal momento dell'attacco, sapeva solo che era vivo, non aveva idea di come stesse... e sembrava che a nessuno importasse, che nessuno fosse disposto a dirle niente. Poter parlare di quanto lo amasse, dei sogni per il loro futuro, dell'ansia che la divorava da giorni era stato un vero sollievo; e non importava se, alla fine, nell'articolo era rimasto sì e no un decimo delle sue parole.
Del resto, non aveva detto nulla sulle cose veramente importanti.
Nulla sul perché si trovassero alla Stamberga, in primo luogo. E nulla su ciò che sarebbe dovuto succedere.
Quelli, non altri, erano i segreti da conservare e proteggere ad ogni costo. Sì, anche a costo di rivelare una parentela ripudiata: perché Draco non lo capiva? Per caso era ansioso che la Gazzetta del Profeta si mettesse a scrivere del Marchio Nero sul suo avambraccio?
Ho detto la verità per lui, ho mentito per lui... e guarda come mi tratta. Cosa mi dice.
Certi termini non erano mai usciti dalle labbra del giovane Malfoy, almeno non in sua presenza. Mai. Neanche nei momenti in cui Pansy avrebbe potuto apprezzarli. Evidentemente, però, la penna di lui correva più libera della lingua.
No, non doveva pensare a quella lingua.
“Solo una scopata”. Per lui sei solo una scopata.
Avrebbe lanciato un urlo di rabbia, se non avesse avuto paura delle frustate. Suo padre non aveva una mano leggera. E non si limitava alle schiene delle creature inferiori.
Anche i suoi genitori erano andati su tutte le furie per quell'insignificante bugia sull'amicizia tra Draco e Potter. A sentir loro, sembrava che avesse interferito con i piani dell'Oscuro Signore, nientemeno, e che Egli in Persona fosse arrabbiato con lei.
Non ci credeva neanche un po'. Ma non era così stupida da non spaventarsi, almeno per ciò che quell'evidente esagerazione diceva sul livello di collera raggiunto dai suoi.
Ho solo difeso il ragazzo, no, l'uomo che amo. Il Mangiamorte, che serve la causa di tutti noi. Draco, che conosco fin da bambino.
Amore mio...
Draco dentro di me, che si muove dolcemente e mi fissa negli occhi tutto il tempo
...
Stavolta, si arrese al flusso dei ricordi.
Dopotutto, in quel momento, sembrava proprio che non le restasse nient'altro.


Note:
Con questo capitolo, tutte le pedine sono sulla scacchiera: d'ora in poi, vedrete soprattutto azione o interazione tra i personaggi, del resto il gioco è già in pieno svolgimento.
In genere, preferisco sviluppare un solo punto di vista per capitolo, vista anche la discreta estensione dei brani che ne risultano; ma, in questo caso, proprio per far procedere la trama, ho preferito concentrare qui tutti i personaggi che ancora mancavano all'appello; mi scuso fin d'ora per la lunghezza complessiva.
Un prossimo capitolo ci dirà qualcosa di più su come procedano i piani di Silente e del Ministero. Attenzione, però: non prevedo di mettere in scena Voldemort, ma questo non significa certo che lo si possa trascurare. Anche il Lato Oscuro si dà da fare.
A questo proposito, vi chiedo scusa per avervi rivelato così poco sul conto di Lucius: prima di cominciare a scrivere la scena, mi figuravo che avesse già preso la decisione cui si allude alla fine... invece mi sono ritrovato a scrivere un momento anteriore. Ma tranquilli, deciderà piuttosto alla svelta.
Ekrizdis, stando a Pottermore, è il Mago Oscuro cui si deve la costruzione di Azkaban, rifugio per lui e luogo di tortura per tutti i marinai che intrappolava, a quanto pare senza scopo apparente (se non, appunto, torturarli).
Quanto a Draco, qui ho voluto sviluppare l'accenno della Rowling al fatto che, dopo l'arresto del padre, si è dovuto assumere le responsabilità di un adulto; sappiamo, sempre da Pottermore, che il patrimonio possiede consistenza e redditività tali da consentire sia a Lucius sia, più tardi, a Draco di vivere di rendita; e sappiamo anche che, in Inghilterra, la famiglia Malfoy è sbarcata al seguito di Guglielmo il Bastardo, che, avendo vinto a Hastings, ha cambiato soprannome, diventando “il Conquistatore”. A quanto si capisce, i Malfoy, fino allo Statuto di Segretezza, sono stati perfettamente integrati nell'aristocrazia Babbana; il Manor altro non è che il loro castello di feudatari nel Wiltshire e, come hanno conservato quello, così pure, io credo, il complesso delle proprietà e dei dominii feudali. Ritengo, perciò, che il loro patrimonio sia tuttora composto, in larga misura, da terreni agricoli e da pascoli: considerato che il cibo è la prima delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, la sua scarsità è assicurata anche all'interno del Mondo Magico. Tuttavia, se non altro per non attirare troppo l'attenzione delle autorità Babbane, i Malfoy debbono occultare la titolarità della maggior parte dei beni; e credo che, all'uopo, impieghino un misto di prestanome, che in realtà sono dipendenti, intestazioni a
trust più o meno fittizi e accordi con i folletti, che, non avendo accettato di sottoscrivere lo Statuto di Segretezza, possono fare affari con il mondo Babbano (il che, tra parentesi, spiega perché accettino di cambiare in Galeoni le sterline di Hermione in Galeoni: sanno come reimpiegarle). Nel corso dei secoli, i Malfoy hanno progressivamente diversificato, aggiungendo alla terra altri cespiti, dagli immobili urbani (scommetterei su un po' di spazi commerciali a Diagon Alley) a forme di società con i folletti, scaturite dalle relazioni già strette per il miglior sfruttamento in incognito del patrimonio fondiario.
Draco non riesce a venire a capo dl libro mastro sulle proprietà fondiarie – a mio avviso: si accettano spiegazioni alternative, come la distrazione – per un motivo piuttosto semplice: i terreni sono classificati per tenute, ma, in questo caso particolare, il libro si rifà ancora al nome originario di una tenuta più grande, da cui poi sono stati scorporati alcuni fondi; e non è prevista una rubrica alfabetica con i nomi dei terreni o degli affittuari, perché la corrispondenza con gli amministratori, o gastaldi (nel caso delle proprietà di origine feudale) riporta sempre il nome della tenuta cui si riferisce. Solo che, in questo caso particolare, riporta il nome moderno; e Draco non ha ancora quella padronanza della materia che gli farebbe ricordare all'istante il cambio di nome. Perché l'Incantesimo di aggiornamento del libro mastro non funziona? Be', secondo me, molto semplicemente, il suo autore non ha pensato all'eventualità del cambio di nome, non finché le varie tenute fossero rimaste nel patrimonio della stessa famiglia.
Quanto alla maledizione che incombe sul capo di dipendenti e amministratori infedeli... se Hermione Granger è riuscita ad incorporarne una in una pergamena – con tutto il rispetto per le sue capacità – volete che una famiglia di maghi, in nove secoli, non abbia saputo annettere ben di peggio ai contratti di lavoro che offre? Penso ad una maledizione che, oltre ad uccidere lo sventurato in modo molto raccapricciante, faccia in modo di proiettare ogni minimo dettaglio nelle menti di tutti gli altri potenziali colpevoli... diciamo, ogni notte, per un mese. Naturalmente, siccome i Malfoy sono più onesti di Hermione, chi viene assunto da loro sa a cosa potrebbe andare incontro, quindi non scarta simili orrende visioni come “semplici” incubi ricorrenti.
Sul conto di Blaise, credo che sia necessaria qualche spiegazione in più, anzi, mi scuso fin d'ora per la lunghezza.
Preciso, in primo luogo, che il suo aspetto fisico, per me, resta e resterà sempre quello della prima storia in cui l'ho incontrato, “
Imago Mundi” (non l'avete ancora letta? Fatelo!).
Il fatto che sia un personaggio che, nel canone, vediamo pochissimo mi ha sempre incuriosito: per spiegarmelo, ho ipotizzato che si tenga abbastanza in disparte, un po' come Theodore Nott, ma ancora di più. Sappiamo che ha preso Eccezionale al G.U.F.O. in Pozioni, dato che prosegue nella materia al sesto anno e non ha bisogno di procurarsi libri o ingredienti all'ultimo minuto: questo suggerisce che si tratti di uno studente molto in gamba, dato che, a parte il “fattore Piton”, la materia non si può certo definire facile (no, dico... è sbagliato perfino il libro di testo! Vero, Libatius Borragine?!). Sicché, ecco la mia ipotesi: Blaise si vede pochissimo in giro e sta parecchio per conto proprio perché si prepara a frequentare il corso di Alchimia, che, ci dice la Row su Pottermore, è una materia opzionale per gli ultimi anni, che viene insegnata solo se ci sono abbastanza richieste. Che il professore sia Silente mi sembra quasi un assioma.
A questo punto, però, resta da spiegare il carattere elitario della materia, che sembra spiccato anche tenuto conto del notevole sfoltimento delle classi dopo i G.U.F.O.; qui, per fortuna, mi è giunta in aiuto la voce
Alchemy di Pottermore, che descrive le incertezze sul vero oggetto della ricerca alchemica – la Pietra Filosofale o un percorso di rinnovamento spirituale ed interiore? - e soprattutto fa riferimento ai manoscritti ad essa dedicati, il che significa che, per una volta, le fonti della conoscenza nel Mondo Magico sono le stesse note anche ai Babbani. Del resto, Agrippa e Paracelso, che il canone onora di una figurina delle Cioccorane, nei libri Babbani sono descritti, tra l'altro, come grandi alchimisti. Ora, i testi di Alchimia – loro o altrui - sono esoterici in un senso molto particolare, direi anzi esasperato: scritti in Latino, con intarsi in Greco e in Ebraico, e ricchi di illustrazioni simbolico-allegoriche, possiedono un significato letterale, a mezza via tra il misterioso e l'edificante, e un significato recondito, per cominciare a decifrare il quale è necessario padroneggiare sia le tre lingue usate dagli autori – e già non è poco! - sia il patrimonio della letteratura classica e della mitologia, regolarmente impiegato come fonte di immagini, termini, tecniche espressive, sia, infine, le Sacre Scritture, sfruttate soprattutto per imprimere al testo una “coloritura” cristiana. Per questo così pochi studiano l'Alchimia: la preparazione remota, già da sola, richiede anni e, in più, va ad aggiungersi al normale carico di lavoro di Hogwarts; inoltre, come suggerisco nel testo, impiantare un laboratorio alchemico non deve costare poco (anche nel Mondo Magico vige la legge della domanda e dell'offerta: se quasi nessuno compra alambicchi...). Naturalmente, quest'impegno notevole spiega benissimo perché Blaise abbia assai poco tempo libero e ancor meno voglia di lasciarsi invischiare nei battibecchi Serpeverde/Grifondoro. Quanto, poi, al movente che può spingere a dedicarsi ad un ramo tanto particolare della magia, temo che per lo più sia alquanto prosaico: rende. Quale che sia il senso ultimo della Ricerca alchemica, i suoi sottoprodotti, anche quando non arrivano al livello della Pietra Filosofale, sono comunque molto ricercati e redditizi, perché, in parole povere, questa branca delle scienze magiche ti mette in grado di fare cose che gli altri neanche si sognano. La signora Zabini, tra un marito e l'altro, ha pensato di avviare per tempo il figlio ad una carriera tanto prestigiosa e remunerativa; Blaise, che da piccolo seguiva semplicemente gli ordini della mamma, è stato via via sedotto dalla conoscenza che l'Alchimia promette, al punto che, oramai, considera ogni nozione, materia o argomento soprattutto in termini di prevedibile utilità per la comprensione del Sapere alchemico. (Lo scoppio della guerra, però, lo pone dinanzi a problemi imprevisti, o meglio, con cui credeva di aver fatto i conti...).
Sebbene le formule magiche siano, per lo più, in Latino - peraltro abbastanza storpiato – nel canone non vediamo la minima traccia di uno studio diretto delle lingue classiche. Secondo me, esso è stato coltivato fino all'entrata in vigore dello Statuto di Segretezza, perché faceva parte del bagaglio richiesto ad ogni gentiluomo (non credo che i Malfoy fossero la sola famiglia di maghi ammessa a Corte... e vorrei rammentare altresì la ricca produzione poetica e letteraria attestata, per l'età medioevale e rinascimentale, nelle pagine de “
Il Quidditch attraverso i Secoli”); persa quest'utilità, dev'essere progressivamente decaduto, conservandosi solo in vista degli studi alchemici o presso le antiche famiglie, che, oltre a disporre di biblioteche ben rifornite di classici latini e greci, possono permettersi di assumere i necessari istitutori. Secondo me, la madre di Blaise ha fatto istruire privatamente il figlio, fin da piccolo, anche nelle arti magiche, per facilitargli poi le cose a Hogwarts (non sappiamo se sia vietato comprare una bacchetta ai bambini prima degli undici anni e, comunque, sarebbe bastato prestargliene una). Anche una volta a scuola, ha continuato ad approfondire le lingue classiche, soprattutto la letteratura: chi, tra voi, ha letto “Vino amaro” ricorderà che l'idea di un Blaise dotato di una cultura letteraria e filosofica non comune mi frulla in testa da un pezzo... ma no, quella one-shot non farà mai parte di questa serie (spero sempre di darle un seguito, prima o poi, anche se ho perso il file in cui avevo cominciato a scriverlo). Discorso analogo per l'Ebraico, suppongo; ma, a questo proposito, ho le idee meno chiare, lo ammetto.
Quanto al corso di Alchimia vero e proprio, ho supposto che Silente si accontenti di un numero minimo di tre studenti per iniziare un corso di Alchimia; i compagni di Blaise in quest'avventura intellettuale sono Ernie Macmillan, Terry Steeval e Stephen Cornfoot. I primi due provengono da famiglie antiche: i Macmillan fanno parte delle Ventotto – ed Ernie è uno stakanovista quando si tratta di studiare – mentre gli Steeval hanno contribuito alla fondazione della scuola di Ilvermorny. Stephen Cornfoot, che non compare mai nel canone, è un Corvonero, uno degli “
Original Forty”. Due Corvonero, quindi, perché non possono resistere alla sfida di questa materia così difficile; un Tassorosso, perché il lavoro sodo promette una grande ricompensa; e un Serpeverde, perché le promesse dell'Alchimia solleticano l'ambizione e la ricerca del potere, anche solo il potere della conoscenza. Nessun Grifondoro: si spiega meglio l'assenza di qualunque accenno al corso in seno al canone e, comunque, la Row ha già detto la sua sul probabile motivo per cui Hermione, che in altre circostanze non vedrebbe l'ora di imparare una materia del genere, invece se ne tiene ben alla larga.
Riguardo al libro di testo, il dottor Khunrath, allievo di Paracelso, ha realmente scritto l'
Amphitheatrum sapientiae aeternae ac solius verae..., che promette di essere qualcosa di simile ad un manuale istituzionale per l'apprendimento della materia (o piuttosto per l'iniziazione ad essa). Io l'ho scoperto tramite Elémire Zolla, in un passo in cui menzionava proprio quest'illustrazione in cui il coniglio bianco si infila in un buco che dà accesso ai “regni arcani e mistici”. “Alice nel Paese delle Meraviglie”, direi che non ci sono dubbi; e, visto che ho già trasformato Lewis Carroll in un Magonò amico di Silente, che per giunta ne sta terminando la biografia, nulla di più naturale che, a lezione, anche per alleggerire l'atmosfera, Albus Percival eccetera butti lì qualche accenno.
Infine, be'... il cap. precedente si è chiuso con l'interrogativo su Pansy, chiaramente vi dovevo una risposta, no?

  
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