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Autore: samy_97_    06/12/2017    2 recensioni
[Sequel di "Set Fire To The Rain": tornano Sesshomaru, Ayame, Kagome e Inuyasha, questa volta alle prese con un particolare viaggio nel tempo, che li porterà nella famosa Epoca Sengoku.]
"Era una bellerrima giornata di sole, gli uccellini cinguettavano e l’amore della mia vita mi teneva teneramente tra le braccia.
Ahahahah, e voi ci credete anche!
Come se io potessi avere una giornata da normale mezzodemone diciottenne.
[...]
-Cosa hai intenzione di fare?- ringhio, riuscendo a trattenere a stento il mio lato demoniaco che si ribella affinché lo lasci uscire.
-Cosa ho intenzione di fare, mia combattiva Ayame? Ho intenzione di fare un bel viaggetto nel passato e, udite udite, voi tutti sarete i miei accompagnatori.- "
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Songs of Life'
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I Will Always Find You

 

16. Dice il saggio: anche i vecchietti imbarazzanti sono utili.

 

Quando apro gli occhi a causa dello scossone poco delicato di Inuyashati tiro quelle orecchiette pelose finché non te le stacco, giuro!- mi rendo conto che è da poco sorto il sole.

Faccio un paio di sbadigli ben poco femminili –lo capisco dal sopracciglio di Sesshomaru, che scatta in alto come se fosse dotato di vita propria-, ma mi alzo quasi all’istante, con tutta l’intenzione di prendere un immenso caffè per svegliarmi del tutto; ci metto quasi un minuto per rendermi conto che in quest’epoca non c’è il caffè e che mi dovrò accontentare di un semplice the.

Santo Johnny Depp aiutami tu.

-Dobbiamo aspettare Totosai.- dice Kagome, passandomi la fantomatica tazza di the. Faccio spallucce, iniziando a sentire l’eccitazione e l’aspettativa per l’imminente battaglia farsi strada nelle mie vene: non ho mai sentito il mio istinto da mezzodemone così in tensione come in questo momento. Do un’occhiata alla mia anima e, come immaginavo, i miei due poteri sono perfettamente ai loro posti –merito delle spade gemelle, non mio.- e aspettano pazientemente di essere usati: non posso fare a meno di sorridere, già pregustando il momento in cui avrei potuto dar loro sfogo.

E che non si dica che non sono diventata una mezzodemone degna dell’Epoca Sengoku.

I miei ragionamenti vengono interrotti da un muggito e pochi secondi dopo il vecchietto pervertito, Totosai, compare in groppa alla sua mucca demoniaca di dubbio senso.

-Totosai, sei in ritardo!- ringhia Inuyasha, trascinandolo giù dal suo mezzo di trasporto poco convenzionale.

Il demone sbuffa e agita il martello con fare che vuole sembrare minaccioso. –Sei sempre maleducato, Inuyasha!- esclama, oltraggiato. –Ho lavorato tutta la notte a questi foderi e…-

-Poche storie, Totosai!- lo interrompe mio fratello, affiancando il suo sé passato in un’accoppiata che fa rabbrividire il povero Totosai.

-Inuyasha..- sospira Kagome, apparendo molto, molto esaurita. –A cuccia.-

Tutti noi guardiamo Inuyasha sprofondare a terra, mentre mio fratello spalanca gli occhi e si allontana di un paio di passi; sento vagamente Kacchan borbottare che le piacerebbe moltissimo avere un Rosario come quello.

Io ridacchio, tesa, e mi avvicino a Totosai che nel frattempo ha preso i miei foderi da una bisaccia. Me li porge con un sorriso ambiguo: -Ti aiuto ad allacciarli.- dice, iniziando già ad allungare le sue manacce verso di me.

-Non ti azzardare.- ringhio, assottigliando lo sguardo e lanciandogli un’occhiataccia degna di Sesshomaru. Quello si blocca con le mani a mezz’aria e inizia a ridere nervosamente.

Ti conviene.

I foderi, fondamentalmente, sembrano semplici: sono incrociati tra di loro e sono fissati ad una cintura, che mi permette di metterli a tracolla, facendo si che aderiscano alla mia schiena; tuttavia, essendo fatti di un materiale demoniaco di cui non mi interessa conoscere la provenienza, sono incredibilmente leggeri e sembrano adattarsi a tutti i miei movimenti, anche quando inserisco le due spade.

-Sono perfette Totosai, grazie!- esulto, sorridendo sinceramente.

Il demone non fa in tempo a rispondere, perché Sesshomaru ci impone la sua Regale e Demoniaca presenza. –Andiamo.- asserisce, iniziando ad incamminarci.

Mi giro verso Kacchan per farmi trasmettere un po’ di sicurezza e lei mi guarda determinata. Annuisco e, dopo aver salutato frettolosamente Shippo, Jaken e la piccola Rin, seguiamo tutti il demone maggiore, affidandoci al suo istinto.

Camminiamo per un paio d’ore a passo parecchio sostenuto –che, sorprendentemente, Miroku e Sango riescono a mantenere-, finché non arriviamo di fronte ad una vecchia villa apparentemente abbandonata: in realtà dal suo interno proviene una forza demoniaca non indifferente e, in mezzo alla puzza di demone, c’è il profumo umano di Maru che sembra quasi richiamarmi verso la sua fonte.

-Andiamo.- dico con voce gutturale, prendendo Tai e Yue e liberando i miei poteri; come conseguenza, sento spuntarmi le orecchie sulla testa, i canini si allungano e tutti i miei sensi si amplificano.

Entriamo nella villa e sento Inuyasha dire qualcosa sulla puzza.

-Naraku, ridacci ciò che ci appartiene e non ti verrà fatto alcun male.- urla Miroku, avanzando davanti a Sango che impugna il suo Hiraikotsu, mentre entrambe le Kagome incoccano una freccia.

Mi guardo intorno e vedo che in ogni direzione ci sono centinaia di demoni –o parti di demoni- che non aspettano altro che farci a pezzi. Grazie ai miei sensi sviluppati sento i miei compagni iniziare a combattere per farsi strada attraverso quella casa che, ormai, di normale non ha più nulla: lo spazio sembra dilatarsi all’infinito e i demoni spuntano da tutte le direzioni. Trucchi da demone malvagio, immagino.

Chiudo gli occhi per qualche secondo e, conscia di quale sia il mio obiettivo, rintraccio l’odore di Maru tra il tanfo di Naraku; non appena lo trovo lascio andare totalmente il mio potere demoniaco e spirituale, mentre l’istinto prende il sopravvento sulla ragione.

Da quel momento tutto inizia ad essere confuso: procedo lentamente ma in modo costante, agitando Tai e Yue, graffiando, calciando, mordendo e ricoprendomi di sangue scuro da capo a piedi; più il combattimento procede, più l’adrenalina nelle mie vene fa il suo dovere, caricandomi di energia e di determinazione.

Mi fermo solamente quando arrivo davanti ad un porta scura e all’apparenza pesante, dalla quale proviene forte e chiaro l’odore di Sesshomaru.

E’ lì dentro.

Con uno scatto riesco ad arrivare alla porta e ad aprirla, per poi entrare nella stanza e chiudermela alle spalle: sento già i demoni iniziare a colpirla, ma –in facoltà di unica porta massiccia di tutta la “casa”- dovrebbe tenere ancora un po’. Riprendo fiato per qualche secondo, cercando di riprendere tutte le mie facoltà mentali e di distendere i muscoli, così da evitare movimenti scattosi o troppo repentini. Poi infodero le spade e mi volto.

Sesshomaru è addossato alla parete più lontana della porta, il volto sporco e i capelli scompigliati; fa un piccolo passo in mia direzione, mentre assottiglia lo sguardo per mettermi a fuoco e io non riesco a fare altro che corrergli incontro.

-Maru.- sussurrò, mentre lo abbraccio stretto, sentendo le lacrime pungermi gli occhi. Lui dopo qualche secondo ricambia l’abbraccio goffamente e io sento distintamente la mia coda che freme.

Aspetta.. cosa?!?

Maru sospira e mi distoglie dalle mie elucubrazioni sulla mia coda da pantera: -Sapevo che mi avresti trovato.- sussurra piano con una voce roca che mi fa rizzare i peli delle braccia. Sollevo leggermente la testa, giusto per riuscire a guardarlo negli occhi, e gli sorrido. –Sempre.-

Vedo che sta per dire qualcos’altro, ma un colpo più forte degli altri alla porta lo fa desistere: io mi volto e mi rendo conto che non ci vuole molto perché ceda e faccia entrare tutto quel grumo di demoni.

Torno a guardare Sesshomaru e –rendendomi conto che avrei dovuto farlo molto prima- mi sfilo il ciondolo con il suo potere demoniaco dal collo e lo metto intorno al suo: entrambi ci aspettiamo una qualche luce mistica o un ritorno improvviso di poteri, ma il ciondolo se ne sta poggiato sul petto di Maru inerme.

Sospiro nuovamente. –Pazienza.- dico, cercando di non dare peso all’espressione delusa del mio ragazzo. –Capiremo come farlo funzionare.-

-Come hai fatto a riaverlo?-

Faccio spallucce. –E’ una lunga storia.- dico, prima di voltarmi verso la porta. Ammetto che contavo un po’ su Maru per uscire da questa bolgia infernale, ma non fa niente: ho tenuto testa ai demoni di Naraku fino ad adesso, ci riuscirò per un altro po’.

Prendo le mie due spade dai foderi sulla schiena e le fisso per qualche secondo, poi passo Tai a Sesshomaru, pensando che avere un’arma in mano è pur sempre un passo avanti.

-E queste come le hai avute?- mi domanda e dal tono immagino abbia un sopracciglio alzato.

Belle le mie due piccole, eh?

Tuttavia faccio in tempo a rispondere solo: -Un’altra storia lunga.- che una luce abbagliante esplode da Maru: ben prima di riuscire a vedere la sua sagoma, riesco a sentire una forza demoniaca immensa che esplode dalla sua figura, tanto che perfino i demoni al di là della porta si zittiscono per qualche secondo.

-Finalmente.- ringhia lui, lasciando cadere a terra Tai e fiondandosi verso la porta. Nel giro di pochi minuti la via torna libera da tutti i demoni che mi avevano inseguita poco fa.

-Accidenti.- esclamo, muovendo nervosa le orecchie. –Mi hai proprio tolto tutto il divertimento.-

Maru ghigna e si avvia nella direzione da cui sono venuta, ormai totalmente libera; al contrario, nella stanza principale c’è il devasto: mi fiondo verso Sango che è appoggiata mollemente su una parete, mentre Miroku cerca di difenderla con fatica.

-Dobbiamo andarcene subito!- mi grida il monaco, mentre cerco di tenere i demoni lontani dalla mia amica.

Facile da dire, penso, mentre un grosso affare con i tentacoli tenta di afferrarmi; ne riesco a tranciare tre con Tai, ma è solo quando mi afferra e mi trascina verso la sua grande e bavosa bocca che riesco ad infilzarlo con Yue, facendolo dissolvere.

Ad un tratto, con la coda dell’occhio, riesco ad adocchiare Sesshomaru –quello di questo tempo- che sta combattendo con passione ed aggressività contro una specie di Oni senza un braccio –anche se ammetto che se la cava bene lo stesso-; tuttavia il demone maggiore non si rende conto, o non riesce ad evitare, un secondo mostro che sta dirigendo la sua clava dritta dritta verso la sua testa.

-A cuccia!- urlo e lui si schianta a terra, mentre la clava finisce nella testa dell’altro Oni, riducendolo ad uno spettacolo pietoso. Sesshomaru, d’altro canto, mi lancia una delle occhiatacce migliori del suo arsenale e io non posso fare a meno che fissarlo soddisfatta.

-Mi ringrazi dopo!- gli urlo, tornando alla mia battaglia.

Continuiamo di questo passo per un tempo che non riesco minimamente a quantificare, ma ad un certo punto Inuyasha riesce ad aprire una fenditura sulla parete con una Cicatrice del Vento; a questo punto Miroku si carica Sango sulle spalle e insieme ci dirigiamo verso l’uscita di fortuna.

-Ayame.- mi chiama Kacchan, raggiungendomi e prendendomi una mano. –Stai bene?-

Io mi giro e la guardo: non l’ho mai vista così donna come in questo momento, con i vestiti rovinati, i capelli spettinati, il viso graffiato e l’arco saldamente tra le mani.

-Si, tu?-

La mia amica annuisce e io le stringo di più la mano, iniziando a correre insieme ai miei compagni lontano da Naraku. Non ho bisogno di voltarmi per sapere che Maru è qualche metro dietro di me.

 

Ci dobbiamo arrestare più di qualche volta per eliminare i demoni che ci stanno inseguendo, ma fondamentalmente riusciamo a scappare. Miroku –durante la nostra folle corsa- ci spiega che probabilmente Naraku è ancora debole e per questo motivo non ha le forze per inseguirci.

-Deve aver approfittato di questa faccenda, ma non rientrava nei suoi piani: perciò ha miseramente fallito.- ci spiega, lanciando un’occhiata preoccupata a Sango che ha il capo appoggiato mollemente alla spalla di Inuyasha: ha perso abbastanza sangue e ha bisogno di molto riposo, anche se Kagome ha asserito che potrà curarla con i medicamenti lasciati nel suo immancabile zaino giallo-canarino-barra-semaforo-barra-limone.

Fortunatamente per Sango e per noi tutti, ci mettiamo poco ad arrivare nel luogo dove ci stanno aspettando i bambini, Jaken e Ah-Uhn; all’istante, le due Kagome si allontanano con Sango per cercare di curarla, mentre io –fanculo a tutti- mi volto verso Maru e gli salto al collo, baciandolo. Lui rimane allibito per qualche secondo, come probabilmente tutti coloro che stanno assistendo alla scena, ma poi mi circonda il busto con le sue braccia muscolose e mi abbraccia.

Non riesco nemmeno a pensare mentre sento le sue labbra sulle mie: questa sensazione di intimità e di vicinanza ritrovata ha il solo scopo di farmi girare la testa e tremare le gambe. Quando ci stacchiamo per bisogno d’aria, lo guardo negli occhi e sento che ho bisogno di dirgli talmente tante cose che per poco non sento il cuore scoppiare: vorrei dirgli quanto mi è mancato, quanta paura ho avuto quando pensavo che non l’avrei più rivisto, il dolore nel sapere che lui soffriva; tuttavia, rimango zitta e mi limito a guardarlo, sperando che capisca da solo tutto quello che si sta agitando nel mio cuore.

-Piantatela, voi due.- afferma Inucchan, venendoci vicino a passi pesanti. –State facendo venire il diabete a tutti.-

Rovinata l’atmosfera, mi allontano da Maru di un paio di passi e lancio un’occhiataccia a mio fratello, riconoscendo tuttavia che un minimo di ragione posso concedergliela –sebbene lui sia il primo a sussurrare paroline dolci a Kacchan quando pensa che nessuno lo senta-: dopotutto, non è il caso dare spettacolo davanti a tutti, specialmente in questo momento.

Mentre mi allontano diretta verso le mie amiche, sento Inucchan che sussurra qualcosa come “Sono felice che tu stia bene”, sicuramente rivolto a Maru. Sorrido sotto i baffi: è stato un bravo cagnolone.

Scommetto che se gli lanciassi un bastoncino me lo riporterebbe subito.

Mi siedo con la schiena appoggiata ad un albero e finalmente rilasso i muscoli e i nervi, sentendo all’istante la stanchezza –oltre che il sollievo- crollarmi addosso: a quanto pare, fare l’eroina (?) e salvare le persone consuma mooolte energie!

-Aya-chan.- mi chiama Rin, venendomi timidamente vicino e allungando le braccine verso di me. –Stai bene?-

La prendo in braccio e me la stringo al petto, ignorando il fatto che sono tutta sporca e ho i vestiti imbrattati di sangue. –Certo, piccola. Tu?-

Lei annuisce e si accoccola addosso a me.

-Siamo stati una bella squadra.- afferma Miroku ad un certo punto, lanciando un’occhiata a Sango che sta armeggiando col suo vestito per non rovinare la fasciatura che le ha fatto Kagome.

Sesshomaru, tuttavia, non può trattenersi dal dire la sua: -Siete stati tutti d’intralcio.- afferma, anche se non sono certa lo pensi: dopotutto abbiamo contribuito parecchio nella riuscita della missione, anche se ci siamo procurati non poche ferite.

-E’ difficile fare un lavoro di gruppo quando si è onnipotenti eh, Sesshomaru?- sussurro io, guadagnandomi un’occhiataccia in stile Iceberg-che-ha-affondato-il-Titanic sia dal demone in questione che da Maru.

Sbuffo. –D’accordo ragazze: andiamo a cercare una fonte termale per fare un bagno?-

 

 

Angolino dell’autrice: ED ECCO QUI IL GRANDE SALVATAGGIO! Sono tremendamente felice di aver riunito Maru e Ayame, questa volta senza alcun muro tra di loro.

Nei prossimi capitoli ci saranno dei momenti di dolcezza che non vedo l’ora di scrivere e che ho già in mente da un pezzo.

Non mi dilungo e ringrazio chi ancora mi sta seguendo e chi apprezza ancora le avventure di Ayame e dei suoi amici.

Un abbraccio grande e alla prossima.

Sami

  
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