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Autore: time_wings    11/12/2017    1 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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REGALI DIFFICILI E GIOCHI PERICOLOSI (PARTE 2)

Piper tornò a casa con Annabeth al tramonto. La giornata per negozi non era andata per nulla male, anche se la bionda non riuscì a fare a meno di notare che la sua migliore amica avesse comprato di tutto, tranne il vestito per il ballo che le aveva portate a finire nella folla, quel pomeriggio. Sorprendentemente Piper si era limitata all’acquisto di quegl’ultimi vestitini autunnali che iniziavano ad essere in super saldo, in quel periodo, e qualche felpa economica in vista della fredda stagione. Annabeth aveva promesso all’amica che l’avrebbe aiutata a sistemare la casa prima dell’arrivo dei loro amici e che l’avrebbe anche sostenuta nell’invitare gentilmente la madre di Piper ad uscire di casa prima dell’arrivo dei ragazzi. Per questo motivo, una ventina di minuti dopo la cioccolata calda che le ragazze si erano concesse al centro commerciale, Piper bussava insistentemente alla porta di casa sua sbuffando e mormorando qualcosa sul fatto che sua madre fosse terribilmente lenta. Si sentì una voce acuta gridare: “Arrivo, per la miseria. Arrivo!” dall’altra parte della porta, seguirono lo scatto di una serratura ed il rumore cigolante dell’uscio che si apriva.
“Ciao ragazze!” Salutò la signora McLean con esagerato entusiasmo. Afrodite era senza dubbio una donna bellissima oltre ad essere una rinomata stilista. Gli occhi azzurri e brillanti spiccavano sulla carnagione chiara insieme alle labbra naturalmente rosate. I capelli lunghi e bruni costantemente pettinati le incorniciavano il viso dai tratti morbidi. Nella sua naturale semplicità era senza dubbio bellissima. A guardare i tratti nessuno avrebbe mai detto Piper fosse figlia sua, ma non tenendo conto della carnagione e gli occhi scuri del padre non c’erano dubbi ed era facilmente intuibile che Piper avesse ereditato la naturale bellezza della madre: “Annabeth!” Disse la donna con gli occhi che brillavano: “Ti trovo davvero bene, cara.” Sentenziò sincera: “Avete fatto compere.” Notò prima che la bionda potesse anche solo salutarla a sua volta: “Sì, mamma. Volevo iniziare a cercare dei vestiti per il ballo.” Replicò Piper velatamente annoiata. La mamma di Piper si fiondò nel salotto facendo cenno alle ragazze di chiudere la porta e seguirla per poi afferrare le buste dalle mani della figlia ed affrettarsi a dare una sbirciata. L’espressione sul suo viso si trasformò presto in confusione: “Queste sarebbero le tue idee per il ballo?” Domandò con l’aria di una che non vuole mostrare troppo il suo orrore. Piper alzò gli occhi al cielo e sospirò: “No, non ho trovato ancora nulla per il ballo. Le ho prese perchè iniziava a fare freddo.” Iniziò indicando col capo una delle felpe che sua madre aveva preso con due dita come se nascondesse un nido di malattie fortemente contagiose.
“Va bene.” Disse semplicemente Afrodite: “Per quanto riguarda il ballo…” Iniziò la donna con rinnovato entusiasmo: “Dovrei avere qualcosa che fa al caso tu…”
“Ci penso io.” La interruppe fredda Piper chiudendo il discorso e lasciando la signora McLean piuttosto delusa. Annabeth non osava proferir parola. Sapeva che il rapporto tra Piper e sua madre non era del tutto semplice.
Circa mezz’ora dopo Piper e Annabeth avevano preparato il salone al meglio nascondendo qualunque oggetto che sapevano essere pericoloso nelle mani di Leo e, a detta delle ragazza, erano veramente innumerevoli: “Io toglierei la spillatrice.” Sentenziò Piper guardando l’oggetto incriminato sullo scaffale appena dietro la spalla della bionda. Annabeth l’osservò con le sopracciglia aggrottate per poi riservare uno sguardo confuso anche all’amica: “Andiamo, se Leo può essere pericoloso con una spillatrice dovremmo proprio lasciarlo fuori casa.” Sentenziò la bionda con un mezzo sorriso.
“È per Jason.” Specificò Piper con il solo risultato di confondere l’amica ancora di più: “Non ha un buon rapporto con le spillatrici.” Si limitò a rispondere sorridendo. Annabeth alzò gli occhi al cielo.
Proprio in quel momento Afrodite passò loro davanti e la bruna colse l’occasione per attirare la sua attenzione: “Mamma, i miei amici stanno per arrivare.” Disse sperando che la mamma capisse dove aveva intenzione di andare a parare. Afrodite, però, capì evidentemente tutt’altro perché riservò alle ragazze un’occhiata ammiccante: “Oooooh” Iniziò teatralmente: “Ho capito. E chi è questo bel ragazzo che deve arrivare?” Domandò ad entrambe non essendo sicura di chi delle due fosse interessata a questo ragazzo. Piper scosse la testa pronta per una nuova risposta acida, quando Annabeth intervenne diplomatica: “Sì, mi piace questo… questo ragazzo” Iniziò sotto lo sguardo confuso dell’amica: “Volevo chiederle un consiglio, ma credo non ci sia tempo dato che arriverà a momenti e lei sta chiaramente andando via.” Concluse la ragazza cercando di sembrare quanto più dispiaciuta possibile.
“Oh, capisco…” Dichiarò la donna altrettanto dispiaciuta: “Sarà per la prossima volta. Dovrai aggiornarmi sugli eventi di stasera.” Disse afferrando il cappotto ed uscendo frettolosamente di casa. Piper riservò all’amica un esagerato “GRAZIE” prima di sistemare le ultime cose.
 
Quando i ragazzi e Hazel bussarono alla porta il nervosismo di Piper non sembrava essersi del tutto diradato, ma quando Annabeth le domandò se tutto andasse bene, la ragazza le fece un sorriso rilassato e si affrettò ad aprire.
“ABBIAMO DELL’ALCOL!” Gridarono Percy e Leo insieme superando la soglia della porta. Leo sembrò, però, perdersi per un secondo nei suoi pensieri, sull’attenti come un falco a pochi passi dalla preda più gustosa. “Shh” Zittì tutti accompagnando al suono un gesto stizzito della mano. Poggiò le buste di alcolici sul pavimento di Piper con un tintinnio ed iniziò a muovere freneticamente il portone. I ragazzi lo guardavano confusi ed annoiati insieme, come per prepararsi ad una delle solite battutacce del ragazzo.
“Questa porta cigola un po’ troppo.” Sentenziò gravemente: “Più tardi te la riparo, se ti fa piacere.” Aggiunse con un largo sorriso rivolgendosi a Piper. Hazel sentì un’immotivata gelosia montarle nel petto. Sapeva che Leo non era minimamente interessato alla ragazza, o, almeno, non in quel senso e sapeva anche che, vista la sua relazione con Frank, non avrebbe dovuto avere motivo di essere gelosa di altri ragazzi. Hazel scacciò via il pensiero intromettendosi nella conversazione: “Dovremo vedere se sarai abbastanza sobrio da distinguere una porta da una finestra, più tardi.”  Disse lanciando un’occhiata alla busta di alcolici perfettamente in equilibrio sul pavimento a mattonelle bianche di Piper.
Hazel la raccolse con eleganza e si avviò verso il frigorifero in cucina. Lungo il tragitto, però, non poté fare a meno di fermarsi sconvolta a guardare una fotografia che ritraeva Piper da piccola con i suoi genitori: “Non ci credo. Tuo padre è Tristan McLean? Perché non ce l’avevi mai detto?” Domandò incredula fissando i suoi occhi su Piper, che, dal canto suo, iniziò a sudare freddo mentre cercava di zittire Hazel. Purtroppo non sembrò riuscirci perché per un momento la casa piombò in un innaturale silenzio se si considerava la presenza di Leo e Percy, poi le mille domande divennero indistinguibili mentre tutti prendevano parola. Piper si pentì immediatamente di aver invitato i suoi amici a casa sua. Per fortuna Annabeth arrivò in suo soccorso con la sua solita lingua tagliente: “Sì, suo padre è Tristan McLean. Vogliamo parlarne per tutta la sera o andiamo a mangiare la pizza?” disse alzando il tono di voce quanto bastava affinché tutti la sentissero.
“C’è anche blu per me?” Domandò Percy mentre tutti si dirigevano in cucina.
“Sì, certo!” Esclamò sarcastica la bionda. Percy, però, non diede l’impressione di aver colto l’ironia nel tono di Annabeth perché esclamò con esagerato entusiasmo: “È grandioso!”
 
Appena finito di mangiare le pizze non blu (con grande dispiacere di Percy) che le ragazze avevano ordinato, i ragazzi si radunarono nel salotto di Piper per decidere cosa fare.
“Per me va bene qualunque cosa, basta che non abbia a che fare con megafoni e microfoni per gli annunci: i miei vicini odiano il rumore.” Sentenziò facendo un chiaro riferimento all’annuncio che Leo aveva fatto nel centro commerciale.
Ciò che Piper non sapeva era il motivo per cui i ragazzi erano andati per negozi, quel pomeriggio. I quattro si gelarono sul posto, sembrava, per di più, che trattenessero addirittura il fiato.
“Ma di che parli?” Domandò curiosa Hazel.
“Oggi abbiamo sentito…”
“Sì, una manifestazione in piazza.” Disse Percy cercando di coprire le spalle a Frank. Si ritrovò, però, le parole di Leo che si accavallavano alle sue con un: “Il fruttivendolo sul furgoncino.”
“Cosa?” Domandò Hazel che faticava a comprendere il nesso tra un fruttivendolo ed una manifestazione.
“Sì.” Confermò Jason mentre il suo cervello lavorava per trovare dei punti in comune tra le scuse degli amici: “Sì” ribadì, mentre un’idea iniziava a prendere forma nella sua testa: “La vita dei fruttivendoli sta diventando difficile. Pensa che trovare un posto con il furgoncino sta diventando un’impresa degna di quelle omeriche, così i fruttivendoli di tutto lo stato hanno manifestato. La piazza era gremita.” Disse sapendo bene che nessuno stesse credendo alla sua storia. Frank, dal canto suo, sembrava del tutto senza parole.
“Cosa? No, oggi eravamo al centro…” Jason cercò di toccare Piper per farle capire di non aggiungere nulla, ma la sua mano si poggiò più o meno a metà della coscia di lei. Piper sgranò gli occhi e guardò in basso piuttosto sorpresa dal gesto del ragazzo.
“I fruttivendoli.” Ribadirono Leo e Percy contemporaneamente convincendo Hazel del fatto che non volesse più fare domande su quella storia: “Va bene,” Disse infatti la riccia cambiando discorso: “cosa facciamo?”
“Be’ mi pare ovvio: abbiamo dell’alcol, abbiamo un genio come me…” Iniziò con un sorriso furbo il messicano.
“Oh no, Leo, non stai davvero per proporre…” Iniziò Frank per poi essere interrotto dal continuo del discorso di Leo: “Un gioco alcolico!” Propose raggiante il ragazzo.
Piper, Annabeth e Hazel andarono a preparare i bicchieri avendo l’occasione di restare un po’ sole a parlare. Piper si voltò immediatamente verso la bionda:
“Non hai degnato Percy neanche di uno sguardo.” La rimproverò.
“Non è che non l’abbia neanche degnato di uno sguardo. È che non sono ancora sicura di cosa lui provi davvero per me.”
“Tu non sei sicura? A me viene da piangere se penso a Jason. Mi piace, ma non sono neanche sicura di essere pronta per una storia così presto.”
Hazel sembrò sul punto di dire qualcosa, quando Percy le chiamò urlando dicendo qualcosa sul fatto che non avevano da costruire i bicchieri.
 
Circa un’ora dopo i sette ragazzi erano già brilli seduti sul pavimento freddo con un tabellone al centro ed alcuni bicchieri pieni, vuoti o rovesciati posti casualmente tra loro.
“Annabeth, devi andare sulla casella numero 66!” Gridò con troppa forza Leo.
“Ma io non voglio cantare!” Esclamò la ragazza che ogni tanto ricordava agli altri di essere la più sobria dopo Piper e Jason. Piper, infatti, era stata troppo concentrata sull’incolumità della sua casa e sulla paura dell’arrivo dei suoi genitori per decidere di giocare, quindi se ne stava seduta in disparte bevendo Jack e coca saltuariamente, attenta che non fosse mai troppo. Jason, invece, aveva semplicemente avuto fortuna nel gioco e gli era capitato di bere solo un paio di volte.
“Se non cantiamo beviamo tutti.” La informò stancamente Frank. L’alcol che aveva bevuto iniziava a presentargli il conto.
I ragazzi si esibirono in un karaoke piuttosto penoso di canzoni tutte diverse. Jason, mentre intonava a bassa voce la sigla del suo cartone animato preferito, girò lo sguardo verso Piper, che ricambiò con una risata dovuta alla ridicolezza del momento. Quel semplice scambio di sguardi, però, creò uno strano legame tra i due. Jason si raddrizzò sul pavimento abbandonando la sua posizione mezzo stesa per guardare meglio la ragazza negli occhi.
“SONO UN DRAGOOOO!” Esultò Percy, dopo aver mosso di tre caselle il fagiolo che gli faceva da pedina. Il punto d’arrivo del tabellone, infatti, indicava la scritta appena esclamata dal corvino. Leo emise uno sbuffo di protesta, ma non riuscì a dire altro che un flebile: “Noi continuiamo a giocare!”
Annabeth alzò gli occhi al cielo e si alzò non senza qualche difficoltà dal pavimento dirigendosi in camera di Piper per controllare che il suo telefono fosse carico.
“69” Gridò Leo che sembrava aver ritrovato finalmente la voce: “Scegli due che devono baciarsi. Se non eseguono bevono.” Lesse mentre un sorriso furbo si faceva largo sulle sue labbra: “Hazel, che ne dici di ritentare? La prima volta non la ricordo per nulla!” propose il messicano biascicando.
“Tu… cosa?” Domandò Frank alzandosi ed avvicinandosi pericolosamente a Leo.
“Calma, calma, amico” ribattè alzando in aria i palmi delle mani in segno di resa: “Avrei scelto di bere!”
“Ma sei stato tu a proporre…”
“Sì, lo so, sono un grande amico.” Ribattè mandando giù mezzo bicchiere di un cocktail che Leo faticò a riconoscere, ma che non si fece problemi a bere.
Percy si alzò stancamente dal pavimento e camminò ciondolando verso il corridoio che portava alle stanze da letto, diretto al bagno. Lungo il suo tragitto, però, il ragazzo passò davanti alla porta aperta della camera di Piper. Il bagno era appena a qualche passo dalla stanza, ma i suoi piedi si inchiodarono quasi involontariamente sull’uscio. Annabeth era seduta sul letto di spalle alla porta e Percy riuscì a vedere una luce bluastra proveniente dal cellulare illuminarle un lato del viso. Una gelosia immotivata gli attraversò il corpo provocandogli un brivido: e se stesse parlando con qualcuno? Tecnicamente noi non stiamo insieme. Spinto da un’insana curiosità, il moro si fece largo nella stanza socchiudendo la porta e si lasciandosi cadere sul letto. Annabeth si girò a guardarlo, ma, prima che potesse anche solo pensare a cosa dire, si ritrovò le labbra incatenate a quelle di Percy che la stavano trascinando in un bacio umido.
Senza sapere come fosse successo la ragazza si ritrovò schiacciata tra il moro ed il materasso della sua migliore amica, ma non si sentiva messa alle strette, più che altro la sua testa aveva ripreso a girare, ma non era sicura se fosse colpa dell’alcol o dell’effetto che Percy faceva innegabilmente su di lei.
Il ragazzo prese ad accarezzarle un fianco scendendo con la mano sempre più verso la sua coscia destra. Come riflesso involontario, la bionda allacciò le gambe al bacino di Percy e gli sfilò la maglietta frettolosamente mentre il respiro le si faceva pesante ed i pensieri le si annebbiavano. Appena il moro lasciò le sue labbra per attaccare il suo collo, la ragazza lasciò scendere istintivamente una mano tra le gambe di lui facendolo sobbalzare mentre un gemito appena udibile gli sfuggiva dalle labbra. La ragazza sentì del calore scendere verso il basso, mentre qualcosa nella sua mano iniziava ad ingrossarsi. Percy trascinò la bionda in un altro bacio mozzafiato. Lei, però, sembrò tornare lucida per un secondo quando sentì la mano del ragazzo scivolare tra le sue gambe. Annabeth allontanò il moro con una spinta leggera: “Aspetta…” Iniziò mentre l’eccitazione negli occhi di Percy lasciava spazio alla delusione: “Non sono sicura sia il momento…” Disse ansimando. Il ragazzo sembrò essere piuttosto lucido per essere uno da poco arrivato alla fine di un gioco alcolico, perché annuì scostandosi quel tanto che bastava ad Annabeth per sgusciare via dal suo corpo: “Anche se prima hai avuto la conferma che sono un drago!” Scherzò tentando di tirare su il morale della bionda, che in quel momento sembrava troppo pensierosa.
“Non ti fidi di me, eh?” Domandò Percy dopo una manciata di silenziosi ed interminabili secondi, con un sorriso ancora una volta dipinto in volto, anche se adesso sembrava quasi amaro.
“Non è questo, è solo che…”
“Che secondo te sono il tipico ragazzo che scappa la mattina dopo.” Concluse per lei raccogliendo la maglietta dal pavimento ed infilandosela di nuovo sotto lo sguardo attento di Annabeth, che non sembrò perdersi neanche il più piccolo dei movimenti dei suoi muscoli.
L’ultima cosa che la ragazza avrebbe voluto era dare ragione a Percy, ma non riuscì a trattenersi dall’annuire. Non riusciva a mentire a quel ragazzo.
“Ho capito.” Concluse il moro, annuendo mestamente e lasciando la stanza con uno sbuffo.
Qualche minuto dopo la bionda uscì dalla stanza di Piper tornando dai suoi amici che l’accolsero con un fischio: “Bel livido” commentò Leo con un sorriso furbo: “Ti è caduto un Percy sul collo?” Domandò ironico alludendo al succhiotto che Percy le aveva da poco lasciato senza che lei se ne rendesse conto. Piper rideva. La mora era rimasta sobria, ma non immune all’entusiasmo generale.
Annabeth alzò gli occhi al cielo e raccolse il suo zaino da un angolo del grande salone: “Io torno a casa.” Annunciò infilandosi il giubbino ed uscendo.
“Ti accompagno.” Percy la seguì fuori prendendo il lungo cappotto al volo e richiudendosi la porta alle spalle.
“Non mi serve una guida. So come tornare a casa mia.” Disse stizzita la bionda, una volta in strada.
“Sei ubriaca.” Ribattè il moro senza batter ciglio. Annabeth alzò gli occhi al cielo: “Già, ma lo sei anche tu.”
“Be’…” Iniziò Percy: “Ci sono brutte persone in giro.” Tentò ancora.
“Come te, ad esempio.” Scherzò la ragazza. Percy stava esaurendo tutte le scuse.
“In tal caso” Riprese senza far notare alla ragazza la sua indecisione: “Devo accompagnarti perché è probabile che i fruttivendoli stiano ancora manifestando.”
Annabeth scoppiò in una risata cristallina che risuonò nel silenzio dei palazzi incantando totalmente Percy: “Vuoi spiegarmi questa storia della manifestazione?” Domandò la ragazza tentando di catturare di nuovo lo sguardo ebete con cui il moro la stava guardando. Non sarebbe stato un problema dire alla bionda che i quattro ragazzi si erano visti in un centro commerciale, quel pomeriggio, per aiutare Frank con il regalo di Natale di Hazel, ma Percy pensò che mantenere il mistero sarebbe stato di gran lunga più divertente: “Be’ sai… Cose da uomini.” Azzardò con lo sguardo di uno che sembrava saperla lunga, gli effetti dell’alcol ancora chiaramente distinguibili.
I due passarono il resto del tragitto parlando di scuola e scherzando sui loro amici fino a quando non arrivarono ai piedi del palazzo della ragazza. La bionda salì i tre gradini ed estrasse le chiavi dalla tasca per aprire il portone principale.
“Annabeth…” Percy la stava chiamando dalla strada. La ragazza si bloccò con le chiavi a qualche centimetro dalla toppa e si girò verso il moro: “Non sono quello che pensi… O meglio, lo sono, ma non ho intenzione di esserlo con te.”
Annabeth alzò il viso verso il cielo con uno sbuffo. Poche stelle erano visibili a causa dell’inquinamento luminoso della città: “A quante l’hai detto?”
Percy si rabbuiò stringendosi nel cappotto, del vapore gli sfuggì dalle labbra a causa del freddo.
“Pensala come vuoi. Buonanotte.” Disse abbassando il capo, girando sui tacchi ed allontanandosi dalla bionda. Annabeth rimase a guardarlo andar via per un po’, il senso di colpa facilmente identificabile ad agitarla, ma la ragazza era troppo orgogliosa per corrergli dietro e costringerlo a baciarla come avrebbe voluto.
 
Leo sospirò sfinito e si stese più comodamente sul pavimento, quando Jason gli rifilò un’occhiata veloce ed eloquente che costrinse il messicano, recepito il messaggio, ad alzarsi ed a congedarsi prima di uscire ciondolante dalla porta d’ingresso. Hazel e Frank lo seguirono con uno sbadiglio lasciando Piper e Jason soli in casa.
Tra i due ragazzi scese un silenzio imbarazzante finché Piper non parlò: “Vuoi qualcosa da bere?” 

Note dell'autrice: "Annabeth alzò gli occhi al cielo", eh già, non fa altro, a quanto pare, nella mia storia. Ce ne faremo una ragione...
SALVE AMICI; sì, fate bene ad odiarmi, sono un essere immondo, ma le vacanze di Natale mi daranno il tempo di scrivere, vero?
ma parliamo di questo capitolo. Sì, fate bene ad odiarmi ancora una volta per Percy ed Annabeth, ma deve andare proprio così. Mi scuso infinitamente per il mio essere una capra nello scrivere scene un po' più spinte, ma ehi, ci sto lavorando, questo non vuol dire ci stia riuscendo!
Sì, so che Hazel e Frank sono praticamente assenti, non mi sono dimenticata dello spazio che avevano all'inizio, devono solo succedre altre cose affinché succedano le cose che li riguardano ehehehehe (è uno spoiler?). Non so perchè ma mi sono divertita come una matta quando ho scritto la parte in cui Leo dice ad Annabeth: "Ti è caduto un Percy sul collo?" e boh, nella mia testa suonava più importante il dirvi quanto mi sia divertita di quanto non sia realmente. Comuuunque spero davvero che questo capitolo davvero brutto (eh, sì, secondo me è da eliminare, dato che doveva succedere anche un'altra certa cosa che accadrà all'inzio del prossimo. Spoiler, di nuovo) vi sia almeno un minimo piaciuto. Tempo fa vi parlai di una sorta di continuo dopo la fine di questa storia. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti. Ringrazio troppo troppo troppo troppo tutti voi che continuate a leggere nonostante lo scandaloso e ormai continuo ritardo, in particolare _viola02_ che pazientemente commenta sempre (spero di rivederti anche qui giù) (Ecco il gioco alcolico a cui mi sono ispirata. Non bevete, ragazzzi 
http://www.gasparotto.biz/wp-content/uploads/2012/01/gioco-ubriaconi.jpg)
Ci vediamo (presto)
Adieu,

El.
   
 
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