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Autore: DANI1993    12/12/2017    1 recensioni
" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno.
" Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto
Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo con quella dichiarazione.
" Sempre modesto eh Tom? Ma io credo che la tua sia un qualcosa in più che semplice curiosità Tu puoi e sai cose, che gli altri non possono o sanno. Non ho mai visto studenti del primo anno dotati quanto te"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Sapeva che ce l’avrebbe fatta. Doveva soltanto fare da solo, senza aiuto. Bellatrix era certo, che avrebbe combinato solo guai se fosse venuta con lui. Sebbene ormai la conosceva abbastanza, non era saggio fidarsi troppo di lei. Avrebbe potuto combinare dei guai irrimediabili. O forse semplicemente sarebbero stati scoperti, invece il destino lo aveva premiato per aver scelto di agire da solo.
Mise l’ananas al sicuro, senza che nessuno lo avesse visto per i corridoi del castello, nel baule vuoto dove fino a due mesi prima teneva i libri di testo, prima di arrivare al castello.
Lumacorno, era certo, con quell’ananas non gli avrebbe più chiesto di fare quella sciocchezza in mezzo a tutti. Di rendersi ridicolo davanti a tutti.
Si corico nel letto e dormì uno dei sonni più tranquilli che avesse mai fatto.
L’indomani si alzò. Per un attimo dimenticò l’impresa del giorno precedente, poi dopo che osservò soddisfatto l’ananas dopo aver riaperto il baule se lo ricordò benissimo. Quella sarebbe stata la prima impresa di molte che avrebbe compiuto lì dentro. Era certo che negli anni a seguire avrebbe scoperto ogni singolo lato di quel castello, conosciuto i passaggi più nascosti, i luoghi meno comuni, gli angoli più remoti.
Un’ombra di inquietudine però lo assalì: come avrebbe risposto a Lumacorno se gli avesse chiesto come se lo era procurato? Sperò che non glielo chiedesse, anche perché non sapeva con chi aveva a che fare. Lumacorno sapeva leggere nel pensiero? Avrebbe potuto mentirgli, senza che venisse scoperto? Forse sì, forse no. Lo avrebbe saputo quella sera.
Ma nonostante non fosse certo della risposta, quel dubbio atroce lo rese un po’ ansioso durante le lezioni mattutine e pomeridiane. I professori che quel giorno aveva a lezione, fortunatamente, non sospettarono di nulla, del suo comportamento un po’ insolito.
Bellatrix non ebbe modo di sapere come era andata a finire la missione che lui aveva svolto la notte precedente. Non ebbe materialmente il tempo di chiederglielo. E lui ovviamente non andò da lei a riferirglielo.
Alla sera  la Sala Grande venne addobbata di ogni genere di decorazione propria della festa di Halloween. Cenarono normalmente e poi ciascuno andò a prepararsi, sotto invito caloroso di Lumacorno, che tutto contento, sembrava non vedesse l’ora che i festeggiamenti iniziassero.
Quando furono tutti usciti, Riddle che si era portato con sé l’ananas e a chi gli chiedeva il motivo, gli rispose che erano fatti personali, si avviò con decisione verso il tavolo degli insegnanti. Lumacorno era l’unico che era rimasto al tavolo. Anche gli altri insegnanti erano andati a cambiarsi.
“ Tom” fece Lumacorno lieto. “ Quale buon vento ti porta qui?”
“ Il mio desiderio di restare con lei signore” disse Riddle chinandosi appena
“ Oh suvvia Tom… mi fai arrossire così” rispose Lumacorno, ammiccando il ragazzo di fronte a lui.
Riddle sorrise.
“ Che cos’hai dietro la schiena, Tom?” chiese Lumacorno incuriosito
“ Una piccola sorpresa, signore. Spero che le piaccia”
E mostrò l’ananas. Lumacorno inizialmente fu colto completamente di sorpresa, poi un sorriso compiaciuto gli si aprì nel volto, sotto i baffi da tricheco.
“ E’ ananas, signore” fece Tom, porgendoglielo
“ Per me?” domandò Lumacorno, incredulo.
“ Certamente signore” rispose Riddle sorridendogli. “ E’ della miglior qualità”
“ L’ananas è il frutto che preferisco di gran lunga” disse Lumacorno commosso
“ Lo so, signore”
“ Lo sai?” domandò Lumacorno sempre più entusiasta e ammirato.
“ Non è difficile per me scoprire i segreti delle persone, signore. Soprattutto delle persone mie amiche”
Lumacorno lo guardò commosso.
“ Io sono amico tuo, Tom?”
Tom abbassò lo sguardo e prese a giochicchiare con un filo di lana che si era staccato dalla veste, mentre parlava con il professore.
“ Lei sa che è il mio insegnante preferito, signore. In questi mesi non ho stretto legame più solido di quello che ho stretto con lei, fin da quel giorno sul treno”
Lumacorno quasi pianse di commozione e contentezza nel sentire un complimento così esplicito dallo studente modello della scuola.
“ Basta Tom… altrimenti piango. E questa sera è una festa per noi. Dobbiamo essere felici”
Riddle pensò che fosse giunto il momento. Ora Lumacorno pendeva dalle sue labbra.
“ A tal proposito signore” cominciò sempre giochicchiando con il filo di lana, lo sguardo basso. “ Mi chiedevo una cosa”
Lumacorno annuì.
“ Chiedi, ragazzo mio. Chiedi pure”
Riddle soppesò bene le parole prima di dirle.
“ Ecco, mi chiedevo se, almeno per questa volta, io evitassi di ballare”
Lumacorno lo guardò. Un po’ del suo entusiasmo scomparve.
“ Ma perché, Tom?”
Riddle alzò lo sguardo: “ Ecco… le volevo chiedere anche questo: a lei piace ballare?”
Lumacorno sospirò a lungo.
“ No. Non mi piace. Ho un brutto ricordo dei balli”
Riddle colse al volo l’opportunità.
“ Perfetto allora. Lo vede quanto siamo simili io e lei? Di certo si sarebbe annoiato tutta la sera in disparte, mentre tutti ballano, ignari di lei. Pensi che cosa brutta sarebbe. Non crede invece che uno come me, possa farle un po’ di compagnia?”
Riddle tacque, alzò lo sguardo verso Lumacorno, godendosi l’effetto delle parole. Il professore, dal canto suo, fece capire che ad un’inconveniente del genere non ci aveva effettivamente pensato. Alla fine, dopo che ebbe deciso disse: “ Va bene, Tom. Non ballerai”
Riddle chinò il capo, evidentemente soddisfatto.
“ Grazie signore”
E si avviò.
Era andato tutto perfettamente bene. L’aveva talmente ammaliato da impedirgli di chiedergli quello che aveva temuto per tutta la mattinata.
Si sedette al tavolo dei Serpeverde, nel posto da lui occupato di solito e attese tranquillamente che gli altri arrivassero.  Lumacorno, nel frattempo, aveva cominciato a mangiare il suo ananas, evidentemente contento.
Riddle non dovette attendere molto. Nel giro di un quarto d’ora arrivarono tutti, compresi i professori.
Una musica in sottofondo, poco dopo, cominciò a vibrare l’aria e il ballo iniziò.
Riddle volse lo sguardo verso la porta d’ingresso e notò Bellatrix che era appena arrivata. All’inizio non la riconobbe, poiché sotto quella veste sembrava un’altra persona. Più adulta. Più carina anche. Indossava una veste nera, un unico uniforme che le si apriva in una gonna dai fianchi in giù. Le spalle erano scoperte, tranne che per alcuni fili di abito che connettevano il colletto, anch’esso nero, con il resto dell’uniforme.
I lunghi capelli neri le ricadevano fin sulle spalle. Le unghie anch’esse decorate di nero. Da come camminava sembrava un po’ a disagio e in effetti, Riddle le notò i tacchi. Suo malgrado, la osservò a lungo mentre si faceva faticosamente largo tra la folla di ragazzi. Lei, parve notarlo, perché accennò un saluto  nella sua direzione.
Appena lo salutò, Riddle distolse lo sguardo e cominciò a guardarsi attorno, tanto per non farle credere che stesse guardando lei. Ma la cosa, purtroppo per Riddle, non funzionò a lungo. Bellatrix lo raggiunse e gli si fermò di fronte
“ Ce l’hai fatta?” gli domandò forte da farsi udire da lui.
“ A far cosa?” chiese Riddle a sua volta, evitando di guardarla.
“ Quello che dovevi fare. L’ananas e il resto”
Riddle annuì. Sempre senza guardarla.
“ E Lumacorno?” domandò
“ Ha accettato. Non è stato difficile. E’ un tipo malleabile” rispose il ragazzo, guardando a terra.
Bellatrix sbuffò.
“ Invece io sono costretta a farlo…”
Riddle stavolta alzò lo sguardo su di lei.
“ Non piace neanche a te?”
Bellatrix scosse la testa, corrucciata. Riddle le sorrise appena.
“ Eppure tu sei una ragazza, Bella. Alle ragazze dovrebbe piacere il ballo. Ma credo ci sia dell’altro, non è così Bellatrix?”
Bellatrix lo guardò, ancora corrucciata.
“ Il fatto è che devo ballare con quell’odioso di Lestrange”.
Riddle la guardò, senza più sorriderle.
“Rodophus, mi sembra che si chiami, non è vero?  Il ragazzo di Diagon Alley?”  domandò cercandolo con lo sguardo
Bellatrix annuì
“ Sì. Lui. Era l’unico libero”
Riddle tornò a guardarla, quasi divertito.
“ Siete fatti per stare insieme, allora”
Bellatrix emise un gemito.
“ Non ti piace?” domandò Riddle osservandola attentamente
Lei lo guardò con rabbia.
“ No” disse decisa. “ Lo odio”
Sempre guardandola attentamente Riddle le domandò: “ E sentiamo, chi ti piace?”
Lei avvampò a quella domanda, lo guardò, ma non disse nulla. Riddle dal canto suo, preferì non andare oltre. Rivolse invece lo sguardo verso Lumacorno.
“ Quello sciocco è alla sua quarta porzione di ananas. Lo ha finito tutto. Quanto è ingenuo…”
Bellatrix sorrise e, guardando anche lei in quella direzione, commentò: “ Vuol dire che hai fatto un buon lavoro, Tom”
“ Ovvio. Io non sbaglio mai, Bella. Ricordalo. Ma devo dire che anche tu mi sei stata preziosa. Molto preziosa” rispose Riddle. Bellatrix sorrise compiaciuta.
“ In futuro, se vuoi potrai contare sempre su di me, Tom. Sappilo”
Riddle non se la sentì di negarle quella affermazione in una sera in cui lei, lo vedeva, era contenta, in fondo. Prevedeva che si sarebbe divertita quella sera. Lui invece era estremamente annoiato. Non vedeva l’ora che quella stupida festicciola finisse al più presto.
Annuì a Bellatrix che attendeva la sua risposta, e poi con un sorriso le disse: “ Adesso va. Il tuo principe ti aspetta. Divertiti”.
Lei gli rivolse un debole sorriso e si avviò verso Rodolphus che si guardava attorno, stupidamente, come se attendesse proprio lei.
Riddle in disparte, seduto al tavolo, la vide ballare con il suo compagno. Rodolphus sembrava evidentemente a disagio e lei, incurante di lui. Riddle, guardandola, non potè però resistere dal dirsi che quel vestito nero che portava addosso quella sera, insieme a quelle unghie nere e i capelli anch’essi neri, sembravano fatti apposta per lei. E le donavano enormemente. Forse un giorno, le avrebbe chiesto di mettersi di nuovo quell’abito nero, che quella sera, per la prima volta, lei aveva indossato.
 
 
 
 
   
 
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