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Autore: Saigo il SenzaVolto    16/12/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 



 

Sconfitta, Pianto e Disperazione


“NOOOOOOOO!” urlò Boruto disperatamente.

Naruto e gli altri osservarono la scena con gli occhi sgranati e pieni di sconvolgimento ed incredulità. Il raggio di energia continuò ad investire il corpo del Titano senza pietà, prima di generare una fragorosa esplosione accecante che costrinse tutti a coprirsi gli occhi a causa della luce intensa.

Poi, di colpo, tutto cessò. Il silenzio prese a regnare completamente sulle montagne. Nessun suono si udì nell’aria, neppure il soffio del vento in lontananza o il canto di un uccello solitario. Il tempo stesso parve essersi fermato in quel preciso istante per tutti i presenti, rendendo il mondo attorno a loro immobile e confuso.

Boruto non si mosse per diversi secondi. I suoi occhi sgranati continuavano a fissare con uno sguardo sgomento e pieno di incredulità e dolore il punto in cui giaceva fino a poco fa il Titano. La sua mano era rigida tesa in avanti, come a voler afferrare qualcosa davanti a sé.

Una lacrima colò dalla sua guancia sinistra.

Nel punto colpito dall’attacco, proprio sotto il corpo del drago, ciò che restava del Titano era ben poco. La parte del corpo che partiva dal petto all’insù era interamente sfigurata e malmessa, con lo sterno e le ossa del torace aperte e prive di carne o tessuti che mostravano l’interno bruciato e fumante della carcassa. Della testa era rimasto poco e nulla. Il cranio era completamente sfondato, con giusto la nuca ed una parte della mandibola ancora visibili.

Vrangr cominciò a ridere crudelmente, emettendo un suono gutturale profondo e roco, fissando la sua vittima con gli occhi rossi.

Naruto sentì una punta di disperazione nascergli nel cuore alla vista di quello spettacolo. “E-Eren….” balbettò, scioccato.

Sarada percepì che le sue mani avevano cominciato a stringersi con forza inconsciamente, mentre tentava a fatica di rialzarsi dalla roccia su cui aveva sbattuto. “N-Non può essere…” esclamò mentalmente, incredula e sconvolta.

Boruto rimase ancora immobile in ginocchio. Il suo corpo cominciò a tremare dopo alcuni secondi. La sua testa si abbassò lentamente, mentre i suoi occhi sgranati fissavano il vuoto, versando lacrime calde che colavano nella neve fredda.

La sua mano gli ricadde pesantemente di lato, il suo cuore smise di battere per alcuni secondi, il corpo si fece insensibile a qualunque stimolo esterno.

Poi, di colpo, il biondo prese a tremare incessantemente con più forza, mentre i suoi pugni si stringevano con così tanta forza che le nocche divennero bianche come la neve. Il suo volto assunse una smorfia orribile, un misto tra dolore, rabbia, incredulità e furia. I suoi denti si strinsero, i suoi occhi si aggrottarono, il suo corpo si piegò verso il basso.

“M-Maledetto…” sibilò.

Una rabbia indescrivibile lo travolse improvvisamente, un dolore lacerante lo ferì nel cuore appena finì di realizzare ciò che era successo. L’odio gli annebbiò la vista, la collera gli pervase le viscere. Il suo sangue ribollì di rabbia e furia, il suo chakra divampò come fuoco liquido nel corpo, il dolore fisico che provava alla gamba scomparve nel nulla.

“Maledetto…” sibilò di nuovo, la testa rivolta in basso.

Minato si rimise in ginocchio lentamente, ancora sconvolto da quello che era successo. Vide il corpo di suo nipote cominciare a tremare incessantemente, per poi iniziare a piegarsi verso il basso, scosso da tremiti.

“Boru-”

“MALEDETTO!” ruggì improvvisamente il biondo, scattando in piedi in meno di un secondo e partendo alla carica contro il drago. Il suo corpo si mosse da solo come una saetta, il dolore alla sua gamba completamente offuscato dalla rabbia e dall’adrenalina che aveva preso a circolare nel suo sistema. Nessuno fu in grado di fermarlo, nessuno poté arrestare la carica del ragazzo.

Vrangr si voltò appena in tempo per vedere una saetta bluastra colpirlo in piena testa con una potenza disarmante prima che potesse anche solo ammiccare. Il drago crollò a terra con un ringhio di dolore, per poi subito dopo essere investito in pieno petto da un Rasengan elettrico di dimensioni titaniche comparso in meno di un secondo nelle mani del giovane del futuro.

L’attacco scagliò il drago lontano dal punto dove si trovava, facendolo schiantare con forza sulla parete scoscesa della montagna che si innalzava nel cielo.

Boruto atterrò accanto al corpo del Titano, il suo sguardo ricolmo di odio e rabbia, il suo occhio destro freddo e pieno di una collera capace di distruggere qualsiasi cosa avesse dinanzi. Il guerriero fece per attaccare di nuovo, ma all’improvviso si bloccò istantaneamente. Voltò la testa di scatto.

Una debole pulsione di chakra fuoriuscì dalla nuca carbonizzata del Titano.

Boruto sgranò gli occhi, allibito. “N-Non posso crederci!” esclamò tra sé appena intuì cosa fosse quell’energia.

Si mosse all’istante. Arrivò dinanzi alla carcassa in meno di un secondo, sguainando la spada e recidendo con un colpo secco e preciso la poca carne bruciata e fumante rimasta sul collo del Titano. Appena fece ciò, i suoi occhi si spalancarono fino a raggiungere dimensioni disumane.

Dalla nuca carbonizzata del cadavere del gigante, uscì fuori Eren.
 

Boruto venne pervaso per un secondo dal sollievo nel vedere il suo amico ancora vivo, ma il sollievo si mutò immediatamente in orrore appena vide le condizioni in cui si trovava.

Tutta la parte delle gambe e dell’inguine del ragazzo moro era stata completamente carbonizzata, mentre il torso e le braccia erano bruciate e piene di macchie rosse. I vestiti che gli erano rimasti addosso erano stracciati e sporchi di cenere e fumo, mentre la sua faccia era illesa ma priva di sensi.

Eren!” esclamò il ninja traditore, inginocchiandosi ed afferrando il corpo devastato del suo amico, la sua voce frenetica carica di shock e dolore. “Eren, riesci a sentirmi?”

Il ragazzo moro dischiuse leggermente gli occhi, fissando con uno sguardo debole e annebbiato il biondo che lo reggeva tra le braccia.

“B-Boruto…” disse debolmente Eren, il suo respiro fioco ed affannoso. “Sei t-tu?”

Il Nukenin strinse a sé il corpo del ragazzo, sollevandogli gentilmente la testa con una mano mentre le lacrime gli colavano copiosamente dagli occhi.

“Non parlare!” lo incalzò freneticamente, mentre cominciava a tremare per il nervosismo e la disperazione. “Risparmia le energie! Adesso ci pensiamo noi a rimetterti in sesto!”

In quello stato, realizzò immediatamente il giovane, i suoi poteri da Titano non sarebbero serviti a nulla. Quelle ferite erano troppo gravi per poter essere rigenerate in quel modo. Non c’era possibilità di sopravvivenza per lui senza un soccorso medico.

Appena finì di pensare quelle cose, Boruto voltò la testa di lato, urlando ai suoi compagni. “SAKURA! PRESTO! EREN HA BISOGNO DI AIUTO!”

La ragazza dai capelli rosa scattò immediatamente in avanti, seguita a ruota da tutti gli altri del gruppo. Appena giunsero dai due, Sakura si buttò a terra, portò in avanti le mani e cominciò ad infondere chakra nel corpo del ferito.

“Ho… tanto sonno…” mormorò debolmente il moro.

Boruto sgranò gli occhi. “No!”

“Non pensarci neanche!” lo ammonì con foga il guerriero, mentre altre lacrime cominciarono a formarsi sempre più nei suoi occhi.

“Ma… sono così… stanco…” sibilò quello, il suo sguardo sempre più confuso e gli occhi sempre più socchiusi.

“NON PROVARE A CHIUDERE GLI OCCHI, EREN!” lo minacciò Boruto, anche se più che una minaccia quello disse sembrava un gemito disperato.

Naruto e gli altri sentirono il cuore farsi pesante alla vista di quello spettacolo. Bastava uno sguardo per riuscire a capire che Eren non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere in quelle condizioni. Non c’era nulla che potessero fare per lui ormai.

Nessuno riuscì a proferire una parola. Nessuno aveva il coraggio di dire al ragazzo del futuro la verità. Rimasero tutti zitti, i loro occhi pieni di lacrime, decidendo di lasciare che Boruto ed Eren si scambiassero le loro ultime parole di addio in silenzio. Dopotutto, loro due avevano sviluppato una forte amicizia da quando avevano deciso di sconfiggere Reiner, ed era giusto che adesso avessero la possibilità di salutarsi un ultima volta.

Eren tossì improvvisamente, mentre un getto di sangue gli colò dalla bocca.

“N-Non ce la farò a sopravvivere… Boruto…” disse lentamente. “Ora… è giunta… la mia ora…”

“NO!” esclamò il giovane col mantello, voltandosi verso Naruto di scatto. “Presto! Infondigli del chakra come hai fatto prima con Sasuke!”

Ma il biondo non si mosse.

Boruto lo fissò con uno sguardo colmo di dolore e rabbia. “MUOVITI, DANNAZIONE!” urlò di nuovo. “COSA STAI ASPETTANDO?”

Il biondo scosse la testa, guardando in basso. “Non posso.” disse sommessamente, mentre le lacrime presero a colare anche dai suoi occhi.

“NON DIRE CAZZATE!” sbottò velenosamente il Nukenin. “L’HAI FATTO PRIMA, PUOI RIFARLO ANCORA! MUOVITI PRIMA CHE TI UCCIDA!”

Naruto gli poggiò la mano su una spalla. “Ho consumato tutta l’energia contenuta nel mio Sigillo prima quando ho curato Sasuke,” spiegò lentamente, la sua voce piena di rammarico. “Non ho più abbastanza chakra per riuscire a curare nessun’altro. Mi dispiace…”

Boruto lo fisso con gli occhi sgranati, scuotendo lentamente la testa.

“Non… non importa…” mormorò Eren faticosamente. “Va bene così…”

“NO CHE NON VA BENE!” gridò quasi istericamente il guerriero, le sue lacrime sempre più copiose. “Non puoi morire! Avevo promesso che ti avrei fatto incontrare Mikasa! Ti avevo promesso che avresti avuto la possibilità di rivedere tua sorella! Non puoi morire adesso!”

Eren aprì debolmente gli occhi, guardando con uno sguardo affannato il volto del ninja traditore.

“Boruto… grazie…” disse sommessamente.

Il biondo s’irrigidì di colpo, fissando il ferito tra le sue braccia in modo confuso e colmo di disperazione.

“Sono davvero felice… di averti conosciuto…” sussurrò faticosamente il moro, sorridendo appena con le labbra. “Combattere al tuo fianco… è stato un onore… Grazie a te… ho avuto la mia vendetta… e la mia soddisfazione…”

Eren alzò lentamente una mano verso di lui, e Boruto la afferrò con la sua immediatamente.

“Grazie a te…” continuò debolmente il giovane morente. “Ho ritrovato la speranza… e la mia famiglia… Continua… a prenderti cura… di Mikasa per me…”

Il biondo cominciò a singhiozzare incessantemente, mentre un senso di disperazione ed impotenza prese ad investirlo come un fiume travolgente. Si rese conto solo vagamente del fatto che Sarada lo aveva improvvisamente abbracciato alle spalle, tanto era preso dal dolore in quel momento.

Perché stava accadendo? Perché? Perché? PERCHE?

Non sarebbe dovuto succedere. Tutto questo non sarebbe dovuto succedere! Era LUI quello che sarebbe dovuto morire nello scontro col drago, non Eren! Non poteva accettare una cosa simile! Non era giusto.

Cosa avrebbe detto a Mikasa adesso? Come avrebbe potuto spiegarle che non era stato in grado di salvare suo fratello? Come avrebbe fatto a guardarla negli occhi?

Lo aveva promesso. Aveva promesso che avrebbe riportato il suo amico nel suo mondo per permettergli di rivedere Mikasa. Lo aveva giurato sul suo onore.

E adesso aveva fallito. Eren stava morendo, e lui non sarebbe riuscito a mantenere fede alle sue parole. Avrebbe fallito ancora una volta, proprio come in passato aveva fallito nel tentativo di superare suo padre, o nel tentativo di non farsi catturare, o ancora nel tentativo di salvare le persone trucidate dal Villaggio del Fulmine.

E oggi, lui aveva fallito ancora per l’ennesima volta. Stavolta, per colpa sua, Mikasa avrebbe davvero perso la sua famiglia. Non avrebbe avuto la possibilità di riabbracciare suo fratello.

Tutto questo perché lui era stato troppo debole.

“Promettimi… solo una cosa…” sussurrò ancora Eren, la sua voce sempre più debole.

Boruto si riscosse subito dai suoi pensieri, stringendo con foga la mano del moro.

“Q-Qualunque cosa!” disse senza esitazione, il suo tono prossimo al pianto.

Eren sorrise. “Quando tornerai da lei…” mormorò allora il moro. “Dille… che non ho mai smesso di lottare… come lei mi diceva sempre… e che le ho sempre voluto bene… ogni giorno fino ad oggi… Mikasa è davvero fortunata… ad aver scelto… te…”

Boruto sorrise a sua volta, il suo volto pieno di dolore. “Sono io ad essere stato fortunato ad incontrare lei,” singhiozzò lentamente. “Ma se questo è ciò che desideri, allora glielo dirò! Te lo prometto, Eren!”

Eren chiuse gli occhi, il suo sorriso debole ed il respiro sempre più fioco.

“Grazie… fratello…” sussurrò per l’ultima volta.

E poi, esalando un ultimo respiro, Eren Jaeger spirò.
 
 
Tutto il mondo si arrestò completamente per Boruto Uzumaki in quel momento, e tutto ciò che lo circondava smise di esistere ai suoi occhi. Oggi, per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, era morta una persona a lui cara. Oggi era morto davanti ai suoi occhi e tra le sue braccia un ragazzo che aveva imparato ad apprezzare e a vedere come un compagno nel corso di questi giorni.

Oggi, proprio davanti a lui, era morto un amico ed un fratello.

Naruto chiuse gli occhi e serrò i denti, stringendo i pugni con forza in un moto di impotente rabbia. Sarada strinse a sé Boruto con più intensità, tentando di offrirgli un minimo conforto. Minato gli poggiò una mano sulla spalla, mentre Kushina si portò affianco a lui un attimo dopo e gli accarezzò la guancia con uno sguardo pieno di compassione.

Sakura smise di infondere chakra nel corpo privo di vita di Eren dopo alcuni secondi, asciugandosi le lacrime dagli occhi. Un po’ più in disparte, Sasuke chiuse gli occhi per rispetto del defunto compagno di squadra, mentre Fugaku e Mikoto si portarono vicino a lui. Hinata guardava in basso, mentre lunghe scie di lacrime le solcavano il volto.

Boruto rimase immobile per diversi secondi, incapace di fare nulla. Poi, con una lentezza disarmante, poggiò con le braccia tremanti il corpo di Eren al suolo, fissando il suo volto con occhi freddi e spenti. Nessun barlume di vita era presente nel suo sguardo, nessuna emozione o traccia di dolore era visibile adesso nei suoi occhi.

Si rialzò lentamente, ignorando il dolore pulsante alla gamba destra e le parole dei suoi compagni. Gli stavano parlando, gli stavano dicendo qualcosa, ma lui non riuscì a sentirli.

I suoi occhi si spostarono dal corpo privo di vita di Eren all’immensa figura del drago che torreggiava davanti a loro.

Vrangr rise crudelmente, snudando i denti. “Molto commuovente, davvero!” disse con sarcasmo e crudeltà. “Ma non temete, umani! Fra poco anche voi raggiungerete quel moccioso nell’aldilà!”

Gli occhi di Boruto si riempirono di una collera che avrebbe potuto distruggere intere città e spazzare via intere montagne. Il suo sguardo schiumò di una furia indescrivibile a parole. Il suo chakra ribollì dall’odio e dalla rabbia. Il suo corpo cominciò a tremare dalla rabbia e dalla sete di uccidere.

“Mi piace quello sguardo,” disse il drago, fissando il volto del Nukenin con i suoi occhi rossi. “Vedo così tanto odio, così tanta rabbia dentro di te, Boruto Uzumaki! Anche attraverso quel tuo maledetto occhio destro, riesco a vedere la sete di potere e la voglia incredibile che hai di distruggermi per quello che ho fatto!”

Boruto accumulò un’enorme quantità di chakra nel braccio destro, attivando il Marchio di Ishvara e continuando a fissare con odio e furia quel maledetto drago nero.

Vrangr sbuffò fumo dalle narici. “Allora, cosa vuoi fare?” domandò alla fine con un tono divertito, snudando i denti.

Appena i simboli azzurri sul suo braccio raggiunsero il suo volto, Boruto evocò nel palmo un piccolo Rasengan, ringhiando ferocemente.

“Semplice!” rispose con rabbia e odio. “VOGLIO UCCIDERTI!”

Nessuno riuscì a fermarlo. Il ragazzo del futuro scattò in avanti con una velocità disumana, balzando in alto e scagliandosi contro il drago con il Rasengan puntato verso di lui.

Lo riusciva a sentire. Riusciva a sentire tutto l’odio, tutta la sete di vendetta, tutto il dolore nel suo cuore ribollire nelle sue vene con forza. Non c’era nient’altro attorno a lui in quel momento, nessun’altra sensazione o emozione nel suo cuore che non fossero la rabbia ed il dolore. Gli avevano annebbiato la mente, gli avevano otturato i sensi. Non c’era nient’altro intorno a lui se non questo.

Erano solo lui, il drago ed il dolore dentro di sé. Niente di più, niente di meno.

Naruto, Sarada e tutti gli altri urlarono qualcosa alle sue spalle, ma lui non riuscì a sentirli, non riuscì a dargli retta. La voglia di uccidere quel maledetto drago lo aveva sopraffatto del tutto, lo aveva inebriato col suo aroma pungente, rendendolo sordo a tutto il resto.

Vide Vrangr spalancare le fauci con un ghigno divertito, sprigionando dalla bocca lo stesso raggio di energia che aveva usato prima.

Lo stesso raggio che aveva ucciso Eren davanti ai suoi occhi.

Boruto ruggì un urlo di guerra e dolore, aumentando le dimensioni del Rasengan nella sua mano e portandolo davanti a sé. Il raggio e la sfera rotante si scontrarono con un boato assordante, generando un’ondata di energia ch travolse tutto ciò che si trovava attorno a loro.

Ma il guerriero non sentì né il boato né l’ondata. I suoi occhi vedevano soltanto il maledetto e schifoso drago davanti a sé, e la sua mente gli diceva solo di ucciderlo quanto prima, nel modo peggiore possibile.

Spinse con tutta la forza che aveva in corpo. Infuse sempre più chakra dentro al Rasengan, facendo scorrere tutta l’energia che aveva dentro di sé nella tecnica per riuscire a dominare contro la potenza di quello schifoso rettile. Spinse, spinse, spinse e spinse con tutte le sue forze per un tempo che gli parve illimitato, ma nonostante i suoi sforzi, Boruto non riusciva ad avere la meglio. Il drago continuava a resistere con quel raggio, quel maledettissimo raggio, alla sua sfera rotante, respingendolo con una facilità disarmante.

Poi, all’improvviso, il raggio si fece più intenso. Boruto lo vide col Jougan. L’energia dell’attacco di Vrangr aumentò esponenzialmente, e dopo neanche due secondi egli si ritrovò a dover resistere ad una pressione ed una spinta talmente opprimenti che gli tolsero il fiato.

Ma lui non si sarebbe arreso. Non poteva perdere. Avrebbe ucciso quel drago con le sue stesse mani. Gliel’avrebbe fatta pagare. Avrebbe vendicato Eren sconfiggendo quel mostro che lo aveva ucciso senza ritegno. Non poteva permettersi di perdere.

La sua morte non era più un’opzione ormai.

Boruto s’immerse sempre più in profondità dentro di sé, raggiungendo quanto più chakra poteva, dominando ed incanalando sempre più energia grazie al Marchio sul suo palmo. Ma per quanto tentasse di resistere, per quanto tentasse di controllarlo, il chakra che tirava fuori evaporava come fumo tra le sue dita.

Boruto strinse i denti, ringhiando per la frustrazione. L’energia del Marchio non era sufficiente, non bastava a colmare la differenza in potere e pressione del suo avversario.

Vrangr invece non aveva questo problema, e spinse, spinse e spinse con una forza indescrivibile, e Boruto sentì di nuovo la morsa del terrore attraversargli la schiena come un brivido freddo appena vide il suo attacco cedere e dissolversi nel nulla.

“NO!”

Il drago lo sovrastò col suo potere. La sua vista divenne completamente bianca appena sentì l’energia del raggio investirlo completamente come un treno in corsa. Ebbe solo un momento per evocare una tecnica di difesa corporea e per cadere nel panico, prima che un incommensurabile muro di energia solida si schiantò addosso a lui prepotentemente, scagliandolo all’indietro senza che lui fosse in grado di fare niente.

Sentì la roccia dura ed appuntita sbattere contro la sua schiena, e Boruto tentò futilmente di proteggersi dall’impatto. Il dolore lancinante durò solo un istante prima che tutte le sensazioni e le percezioni fisiche e di orientamento cessarono del tutto, annebbiandogli i sensi.

E poi, tutto il suo mondo divenne nero e il silenzio regnò sovrano.
 
 
“BORUTO!” urlò disperatamente Sarada con le lacrime agli occhi, ma non riuscì a fare nulla. Vide con i suoi occhi il raggio di energia del drago investire in pieno il suo amico d’infanzia senza dargli la possibilità di fare nulla, dissolvendo qualunque cosa si trovasse dinanzi alla sua traiettoria.

La scia di chakra non si fermò a lui però, scattando in avanti come una saetta e colpendo in pieno la cima di una montagna distante, generando un’esplosione immensa e devastante che disintegrò letteralmente la punta della montagna con un boato.

Poi, dopo alcune decine di secondi il drago richiuse le fauci, e il raggio rosso si dissolse nel nulla.

Ma Boruto era scomparso.

La ragazza si guardò attorno freneticamente con lo Sharingan attivato, alla ricerca di una traccia di chakra familiare o di un ciuffo di capelli biondi. Osservò in tutte le direzioni, scrutando le montagne da cima a fondo tutt’intorno a lei, ma del suo vecchio amico non c’era traccia.

Hinata fece la stessa cosa col Byakugan, osservando tutte le montagne con i suoi occhi pallidi e bianchi. “Dove sei?” si domandò incessantemente, cercando di ignorare la sensazione di orrore che le stava lentamente nascendo nel cuore. “Dove sei, Boruto-kun?”

Anche Sakura e tutti gli altri si guardarono attorno nel tentativo di individuare dove fosse finito il ragazzo del futuro, ma nessuno di loro riuscì a trovarlo o a percepire la sua presenza.

Poi, senza preavviso, Naruto lanciò all’aria un grido colmo di dolore e sconvolgimento, facendo voltare tutti verso di lui di scatto.

“Non può essere!” disse il jinchuuriki tra sé, il suo tono frenetico e colmo d’incredulità e terrore. “Non è vero! Non è successo veramente!”

Minato e Kushina si portarono immediatamente accanto a lui, sconvolti dal suo improvviso atteggiamento.

“Naruto, cosa succede?” domandò il Quarto Hokage, guardando il figlio con uno sguardo preoccupato e teso.

Ma il biondo non rispose alla sua domanda, cominciando invece a scuotere la testa freneticamente e a versare lacrime dagli occhi.

“No!” urlò poi all’improvviso, spaventando tutti. “Nonononono!”

“Ehi Naruto!” lo strattonò Sasuke con forza. “Datti una calmata! Cosa diavolo ti è preso?”

Il biondo si voltò verso di lui di scatto, guardandolo con gli occhi sgranati pieni di dolore e sconforto. “B-Boruto!” disse semplicemente, la sua voce tremante e carica d’orrore.

“Cosa succede?” esclamò Hinata a sua volta, il suo tono stranamente più diretto e teso del solito. “Hai trovato Boruto?”

Naruto scosse la testa, piangendo ogni secondo di più. “L-Lui… Lui…”

“Dov’è?” lo incalzò Sarada, fissandolo con gli occhi sgranati e pieni di timore. “Dov’è Boruto?”

Naruto si buttò a terra, respirando faticosamente.

“È morto!” disse alla fine, il suo tono affranto e pieno di dolore.

E, appena pronunciò quelle parole, tra tutti i presenti il silenzio prese a regnare sovrano.

Hinata sgranò gli occhi in maniera disumana, trattenendo il fiato per diversi secondi. Il suo corpo cominciò a tremare incessantemente, le lacrime presero ad uscire copiosamente. Sentì una punta gelida di dolore insinuarsi nel cuore senza motivo, rendendola sorda ed insensibile a tutto il resto.

Minato e Kushina s’irrigidirono completamente all’udire quelle parole, i loro volti colmi d’incredulità ed orrore.

Sakura trattenne il fiato, portandosi una mano tremante alla bocca.

Mikoto e Fugaku rimasero immobili come statue, i loro sguardi pieni di sconforto e shock.

Sasuke rimase imbambolato per diversi secondi, stringendo i denti con un ringhio frustrato.

Ma la reazione più insolita fu quella di Sarada. La ragazza sembrò immobilizzarsi del tutto, i suoi occhi nascosti dal riflesso degli occhiali ed il volto rigido e privo di emozione.

“Come puoi dirlo?” chiese lei al biondo buttato a terra, la sua voce talmente fredda e priva di emozione da lasciare sbalorditi tutti i presenti.

Naruto singhiozzò sommessamente. “Ho s-sentito il suo chakra,” disse lentamente tra i singhiozzi. “Ho percepito il momento in cui la sua energia è… è scomparsa! Non c’è più una sola traccia di lui…. Boruto… non c’è più!”

Nessuno parlò per diversi secondi appena egli finì di pronunciare quella sentenza. Il silenzio prese a regnare sovrano.

Il biondo sentì le lacrime colare incessantemente dai suoi occhi, fissando il terreno con uno sguardo devastato.

Boruto Uzumaki era morto. Il suo futuro figlio era morto. Era morto senza che lui avesse potuto fare nulla. Suo figlio era morto, esattamente come Eren.

Non c’erano dubbi. Non c’era più speranza. Per quanto lui stesso non volesse crederci con tutto il cuore, sapeva che il suo futuro figlio, adesso, era morto davanti ai suoi occhi.

Ne era certo. Lo aveva sentito. Lo aveva percepito grazie a Kurama. Aveva chiaramente percepito il momento in cui il suo chakra si era fermato di botto, dissolvendosi nel nulla senza lasciare traccia. Non c’era nessun’altra spiegazione. Nessun essere umano avrebbe potuto sopravvivere ad un attacco del genere.

Si piegò verso il basso, sbattendo i pugni con forza e disperazione a terra. Dietro di lui, Minato e Kushina cercavano di non darlo a vedere, ma le parole che avevano appena udito li avevano lasciati sconvolti e devastati.

“Prima Eren, ed ora anche Boruto!” ruggì nella sua testa Naruto, le lacrime che cominciarono a scendere a fumi dai suoi occhi. “Perché? Perché? PERCHÉ?”

‘Naruto!’ ruggì nella sua testa Kurama. ‘Datti una calmata! Il drago è ancora vivo, non puoi lasciarti deprimere ora!’

“Calmarmi?” ripeté il biondo, devastato e sconvolto. “Come posso stare calmo davanti a una cosa del genere, Kurama? BORUTO È MORTO! EREN È MORTO! COME PUOI CHIEDERMI DI CALMARMI ADESSO?”

Il Kyuubi rimase in silenzio per alcuni secondi, fissando coi suoi occhi rossi il volto pieno di lacrime del suo jinchuuriki. ‘So quanto la cosa ti stia facendo soffrire,’ riprese allora a dire ancora una volta, il suo tono pacato. ‘Ma non puoi lasciarti deprimere da tutto questo! Se adesso non ti rialzi, anche tutti noi moriremo, e faremo esattamente la stessa fine di Boruto e Eren!’

Naruto sgranò gli occhi.

‘È questo ciò che vuoi?’ domandò ancora la Volpe, fissandolo con forza e mostrando i denti. ‘Vuoi davvero lasciare che la morte di quei due sia stata vana? Vuoi permettere a quel drago di continuare a mietere vittime e distruggere mondi?’

Il biondo scosse la testa. “N-No…”

Kurama continuò a guardarlo attentamente. ‘Allora sai già cosa devi fare!’ disse lentamente. ‘Alzati e combatti, Naruto!’

Ignaro del tumulto interiore del figlio, Minato abbassò lo sguardo a terra e strinse i pugni.

“Non riesco neanche a raggiungerlo tramite l’Hiraishin,” disse sommessamente. “Credo che il Marchio che gli ho dato si sia dissolto. E questo significa davvero…”

Un solo sguardo all’espressione di sua moglie lo fece arrestare di colpo. Non riuscì a terminare la frase. Non poteva dirlo. Non poteva.

Incurante del dolore nell’aria, Sarada continuò a fissare con occhi spenti e privi di emozione il biondo buttato a terra. Nessuna emozione trapelava dal suo volto, nessun segno di dolore o rammarico era presente in lei.

Tuttavia, senza proferire parola, la ragazza si voltò di scatto subito dopo, fissando con quello sguardo privo di emozione il drago che continuava ad osservare tutti loro con i suoi occhi rossi senza fare nulla.

“Naruto,” disse subito dopo, dando le spalle ai suoi compagni ed attirando su di sé l’attenzione di tutti. “Calmati. Questo non è il momento di lasciarsi prendere dal dolore.”

Il biondo alzò la testa e la fissò con occhi sgranati.

Sarada non si voltò, continuando a fissare il drago. “Avremo modo di piangere quando tutto questo sarà finito.” disse ancora una volta, il suo tono freddo e crudele come non lo era mai stato prima. “Adesso possiamo solo compiere la nostra missione.”

Sasuke, Minato e tutti gli altri la fissarono con stupore ed incredulità. Mai prima d’ora quella ragazza si era comportata in quel modo così freddo e distaccato con nessuno di loro. Il suo tono, il suo atteggiamento non erano mai stati così insensibili, così privi di emozione prima d’ora.

In qualche modo, la morte di Boruto doveva averla afflitta in modo profondo.

Naruto si rialzò lentamente da terra, asciugandosi le lacrime con un braccio. Si portò affianco alla giovane Uchiha, fissando a sua volta Vrangr con gli occhi carichi di rabbia, determinazione e odio.

“Hai ragione.” disse seriamente. “Avremo modo di piangere dopo. Adesso c’è solo una cosa che possiamo fare.”

Tutti gli altri si portarono accanto a loro due un secondo dopo, i loro sguardi puntati in avanti carichi di determinazione.

“Dobbiamo uccidere quel drago!”

Tutti annuirono nello stesso momento. Non potevano arrendersi adesso. La morte dei loro compagni era certamente dolorosa per tutti loro, ma in quel momento non potevano dare sfogo ai loro sentimenti. Il destino di decine e decine di mondi era ancora nelle loro mani.

Avrebbero dovuto nascondere le loro emozioni, il loro dolore, la loro rabbia ed il loro sconforto fino alla fine della battaglia. Solo allora, tutti insieme, avrebbero potuto piangere i loro amici.

E così, contemporaneamente, tutti gli otto compagni rimasti scattarono in avanti all’unisono, decisi più che mai a vendicare coloro che erano caduti nella battaglia.

Vrangr ruggì con forza. “Molto bene!” urlò il drago con ferocia e disgusto, sbattendo una zampa sul terreno. “Adesso anche voi andrete incontro alla morte!”

 
 

Note dell'autore!!!

Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo.

Il prossimo uscirà domani, domenica 17 dicembre!

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e che commenteranno. A presto! ;)

 
   
 
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