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Autore: twistedshell    16/12/2017    0 recensioni
Death the Kid/Black Star
FTM!Black Star
"Voglio vivere come le persone comuni" disse.
"Tu cosa?" chiese Black Star. "Cosa vorrebbe dire?"
"Voglio un appartamento, un lavoro, cantare finché la gola mi fa male, quello che fate voi."
"Contaci" rispose Black Star.
Kid non riuscì ad afferrare l'ironia nella sua voce.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Black Star, Death the Kid
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Vi è mai capitato di essere stanchi senza aver fatto nulla? O di essere insoddisfatti nonostante abbiate tutto? O di voler scappare?

Kid lesse la riga di testo nuovamente. Forse era troppo drammatico, ma non se la sentiva di cancellarla dopo aver scritto in una così perfetta calligrafia.
Finalmente, decise di prendere il borsone che si era preparato giorni prima e uscì di casa, dirigendosi verso la periferia della città.

Si dava il caso che proprio in quel momento, un ragazzo dai capelli azzurri stesse uscendo dal negozio di alimentari vicino a casa sua, insoddisfatto. Il ragazzino, infatti, era famoso per aver causato numerosi incidenti nel quartiere sin da quando non sapeva ancora leggere e, nonostante la fama gli piacesse assai, non aveva possibilità di entrare in un negozio e comprare alcolici senza che nessuno lo cacciasse fuori. Non che sarebbe stato facile in ogni caso, visto che la sua voce acuta lo faceva sembrare un undicenne con un pessimo senso dell'abbigliamento.

Kid, ignaro dell'esistenza del ragazzo, si sedette su una panchina in una piazza e cominciò a guardarsi intorno: le uniche persone che vedeva erano anziani e bambini, non esattamente l'ideale per quello che aveva in mente. Sospirò e scivolò lungo il sedile, costringendo il proprio collo ad assumere un angolo decisamente poco confortevole. Proprio mentre stava chiudendo gli occhi notò una macchia azzurra con la sua visione periferica. girò la testa di scatto e vide che la macchia era in realtà un cespuglio di capelli ingellati appartenenti ad una persona che sembrava avere pochi anni meno di lui.

"Perfetto!" esclamò, attirando l'attenzione degli anziani intorno a lui. Noncurante di ciò, afferrò il suo skateboard e scattò verso la persona.
"Salve!" disse, cercando di attirare la sua attenzione. "Potrebbe aiutarmi, per favore?"

La persona non si girò per cinque secondi buoni, finché non si rese conto di essere l'unico davanti al ragazzo dall'aria elegante.
"Dici a me?" chiese, quasi incredulo.

"E a chi altri potrei dirlo?"

"Non lo so, nessuno mi ha mai dato del lei. Di solito mi dicono 'ehi, tu' o 'coglione'."

"Che cafoni" sbuffò Kid, con aria di superiorità. "Comunque, ti andrebbe di fare amicizia con me?"

Il ragazzino lo fissò per qualche secondo, per poi scoppiare in una risata fragorosa.
"Ma che sei, scemo? Ti ha mandato il babbo a fare amicizia? Che siamo, all'asilo?"

"Non capisco cosa possa suscitare questa ilarità. Mi piacerebbe fare amicizia" ripeté Kid.

"Ho capito, è uno scherzo, vero? Ti ha mandato Kim così mi prende per il culo? Guarda che non ci casco, stronza!" urlò il ragazzo.

Kid fece una smorfia a quella parola.
"Per favore, un po' di contegno. Sono tentato di andare a chiedere a qualcun altro."

"Non farlo, zio. Se ci tieni posso prenderti a calci in culo io. Sei fortunato che hai beccato me e non uno di quelli là."

"Dove sono capitato?" mormorò Kid, già pentendosi della sua decisione.

"Se sei serio comunque vieni con me. Ti faccio vedere una pizzeria."

"Grazie mille!" esclamò Kid, buttandosi in ginocchio. "Ti sarò debitore per tutta la vita!"

"Sì, non fare quella roba. Sei nella posa giusta per farti rapinare. Io mi chiamo Black Star, comunque."

Kid si alzò rapidamente e prese a pulirsi i pantaloni dalla polvere del marciapiede. "Io sono Kid!" disse, arrancando dietro di lui.
Si avviarono insieme verso la pizzeria, e Kid ebbe l'occasione di notare la differenza tra la periferia e il centro della città: la zona in cui era nato era impeccabile, con i muri delle pareti decorati e i marciapiedi relativamente puliti. I balconi erano scolpiti con gusto e le piante erano potate regolarmente. Nella periferia, al contrario, gli edifici erano squadrati e spesso ricoperti da squallidi mattoni rossi, e ogni muro era stato firmato da un graffitaro. 
Le persone indossavano o completi pieni di borchie e toppe o felpe e tute da sport, invece degli abiti eleganti a cui era abituato.

"Siamo arrivati" annunciò Black Star, interrompendo i suoi pensieri. "Cos'è che volevi, comunque?"

Kid prese un respiro profondo.
"Voglio vivere come le persone comuni" disse.

"Tu cosa?" chiese Black Star. "Cosa vorrebbe dire?"

"Voglio un appartamento, un lavoro, cantare finché la gola mi fa male, quello che fate voi."

Contaci" rispose Black Star.

Kid non riuscì ad afferrare l'ironia nella sua voce.

 
   
 
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