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Autore: Axel Knaves    17/12/2017    2 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[2]» Biblioteche portatrici di fauste notizie «[2]

 

«Per l’amor di Papà!» Esclamò dolorante Morte, iniziandosi ad alzare lentamente. «Hel sei un idiota!» Urlò all’uomo seduto scompostamente contro la parete.
Nessuno mi avrebbe potuto mai preparare per quello che mi si presentò davanti agli occhi: il cappuccio della tunica di Morte era caduto e quello che avevo davanti aveva davvero poco a che fare con uno scheletro.
Il viso era pallido, i tratti pronunciati e forti; i capelli neri erano sbarazzini, selvaggi; gli occhi neri erano quasi un buco nero. Era perfetto – e sì, so benissimo che è la Morte con la M maiuscola; ma non potevo non rimanere intatta da cotale bellezza sovrumana.
Rischiai il sangue al naso quando il Diavolo si rimise in piedi: non era più un essere rosso e cornuto, al contrario!
Aveva i tratti pronunciati e simili a quelli di Morte, ma aveva un portamento più… Come dire… Regale. Era anche lui estremamente pallido e i capelli neri erano ordinatamente tirati in dietro, conferendogli ancora di più l’aria di uomo d’affari. Ma furono gli occhi che rischiarono di farmi venire un infarto: erano bianchi, la pupilla nera sembravano conferirgli un’aura perforante e quando ti guardava era come se ti potesse giudicare ogni tuo singolo peccato.
«A volte credo che l’unico motivo per cui non ti ho ancora ucciso A, è perché siamo fratelli e la furia di madre non la voglio di certo contro». Sibilò il Diavolo alla Morte.
Il mio cervello ci mise un attimo ad elaborare la frase detta dall’Angelo Caduto, tanto era preso a studiare il nuovo aspetto dei due.
Fratelli?!
Ad occhi sgranati studiai di nuovo i due uomini e fu allora che me ne accorsi: sì, erano definitivamente fratelli. Entrambi avevano un naso fino e labbra carnose, i tratti decisi erano decisamente simili. Ma dove la Morte aveva un sorrisetto sarcastico sempre in faccia, il Diavolo aveva un’espressione seria. Se fossero stati umani il Diavolo sarebbe sicuramente stato attorno ai trenta, trentacinque anni; mentre Morte intorno ai venticinque.
«E perché ti mancherei». Aggiunse Morte alzandosi definitivamente e togliendosi di dosso la tunica nera, ormai ridotta uno straccio. L’Angelo rimase con addosso dei jeans neri, una giacca di pelle che copriva una semplice felpa bianca e delle Converse ai piedi: era esattamente l’opposto del Diavolo, il quale aveva addosso un completo blu notte con camicia bianca.
Il Diavolo sbuffò, ma non rispose.
Ci fu un attimo di silenzio, dove i due ebbero una conversazione con solo gli sguardi, poi lentamente si voltarono verso di me, ricordandosi della mia esistenza.
«Ora veniamo ai problemi seri». Disse il Diavolo, iniziando ad avvicinarsi a me; feci un passo in dietro d’istinto; aveva anche potuto cambiare aspetto ma non mi ero di certo scordata la paura che mi aveva fatto provare poco prima quando mi aveva attaccato.
«Hel», disse Morte, bloccando il fratello per il braccio. «Forse è meglio affrontare il tutto con calma, magari iniziando da capo tutta la storia; sai: non voglio essere sbattuto a terra perché mio fratello non ha pazienza».
Il Diavolo lo fissò impassibile per qualche secondo poi scosse un attimo la testa e si andò a sedere sul mio divano. Morte sospirò sollevato e si girò verso di me con un sorriso ammaliatore.
«Okay, prima di iniziare…» Morte schioccò le dita e in un attimo il mio salotto fu in ordine: il divano tornò in centro alla sala, di fronte alla TV appesa al muro; alle sue spalle la mia scrivania aveva ritrovato il suo posto davanti alla libreria ad angolo. 
Ogni volta che fissavo il salotto dell’appartamento, una voce nella mia mente mi ricordava di come, per quanto mi piacesse pensare che fossi indipendente, quell’appartamento appartenesse in realtà alla compagnia dei miei genitori e che quindi di come non avevo speso nessun soldo per arredarlo oppure di come tutte le bollette erano in pratica pagate dall’ufficio di mia madre.
Mentre scrutavo la stanza, cercando qualche dettaglio che mi urlasse che era tutto un trucco – e che la Morte non mi aveva appena messo posto casa con un schiocco di dita – notai la mancanza di tre corpi svenuti. 
«Ehi!» Esclamai indignata. «Dove hai fatto finire i miei amici?»
«Li ho fatti apparire nei loro letti, sono al sicuro». Mi rispose con un’alzata di spalle, come se fosse una cosa logica e normale.
«E perché mi dovrei fidare?» Chiesi scettica mettendomi le mani sulla vita. «In fin dei conti sei la Morte!»
«Esattamente perché sono la Morte». Rispose con un’altra alzata di spalle. «Non mi permetterei mai di prendere un’anima prima del suo tempo, per primo ci pensate già voi stupidi mortali e secondo perderei il lavoro».
Volevo controbattere, avercela con lui ma purtroppo il suo ragionamento non faceva nessuna piega. Sospirai d’improvviso sentendomi davvero stanca.
Sentii un’altro schiocco di dita e quando aprì gli occhi trovai due poltrone, dello stesso verde marino del divano, di fronte ad esso. Morte mi fece segno di sedermi sulla poltrona di fronte a lui mentre il Diavolo, seduto con le gambe accavallavate e le braccia distese sullo schienale del divano, stava studiando il mio appartamento.
La smorfia di disgusto sul viso face comprendere bene che non gli piacesse per nulla, e neanche cercava di nasconderlo lo stronzo! Mi stava facendo salire l’Avada Kedavra interiore…
«Se non è di tuo gusto, puoi benissimo smettere di studiarlo». Gli issai contro appena mi fui seduta. Mi sporsi in avanti, i gomiti sulle gambe, e nascosi il volto nelle mani. Come ero arrivata a essere seduta nel mio salotto con il Diavolo e la Morte? Insultando il primo e aspettando una spiegazione dal secondo?
E come era possibile che fossi così calma? Che il mio cervello fosse a un passo dall’impazzire definitivamente e questa fosse la quiete prima della tempesta? O semplicemente avevo accettato tutto ciò che stavo vedendo come “vero” perché sapevo che manco con LSD sarei riuscita a fare un viaggio del genere?
«Okay», disse Morte, «sai già chi siamo, giusto?» Mi chiese.
Alzai il viso e gli annui, facendo finta di non notare lo sguardo di astio che mi stava porgendo la figura seduta sul divano. «Il Diavolo e la Morte».
«Quelli sono due dei nomi con cui siamo conosciuti oggi», mi disse Morte, «il mio vero nome è Azrael, mentre il suo è Helel». Aggiunse indicando il fratello.
«Okay, Azrael», dissi e devo ammettere chiamare la Morte con il suo nome era abbastanza destabilizzante. La stavo definendo: gli stavo dando un nome, un volto, un carattere… Mi resi immediatamente conto di come l’idea della Morte nel mondo moderno era totalmente sbagliata: non era un’entità onnipresente era un’essere con una personalità propria, come una persona qualsiasi. «Io sono Eva Rossi». Mi presentai portandomi dietro l’orecchio una ciocca di capelli rossi, d’un tratto conscia di essere davanti a due essere soprannaturali con nient’altro che il mio pigiama a maniche lunghe di Nightmare Before Christmas.
«Perfetto Eva», disse lui annuendo. «Ora, spero che tu comprenderai il poco tatto e la molta premura, ma ci servirebbe sapere che incantesimo avete usato per invocarci».
Annuii ancora, comprendevo… Più o meno… Meno che più… Okay, non lo comprendevo, ma amen!
«So che è un incantesimo di evocazione che i miei tre amici hanno trovato qualche pomeriggio fa in una delle biblioteche del monastero in cui stanno studiando per le tesi di laurea. Hanno fatto una foto  al testo in latino e non so se hanno mai letto le Avvertenze all’utilizzo o  gli Effetti Collaterali, non ci aspettavamo di richiamare nulla; di certo non ci aspettavamo di richiamare voi!» Gli dissi veritiera, volevo che tutta quella storia finisse in fretta.
«Ci sei mai stata in quella libreria?» Chiese all’improvviso Helel. Okay! Chiamare il dio capro per nome era certamente la cosa più strana che avessi fatto nella mia vita: l’associare l’uomo ad un nome mi fece avere un brivido alla schiena, ma né di paura né di freddo; era qualcos’altro, come una sensazione di fiducia che mi aveva concesso il Dio dell’Inferno. 
«Non esattamente», risposi, «qualche settimana fa sono stata al monastero per caricare in auto Sonia, Claudia e Vittorio; ma non ci sono mai entrata dentro».
«Ci basta. Se te lo chiedessimo, riusciresti a immaginarti il monastero in mente?» Mi chiese ancora.
«Sì?» Chiesi dubbiosa. Dove stava andando a parare?
«Bene è deciso!» Esclamò e si alzò in piedi. Io rimasi seduta.
«E cosa sarebbe stato deciso?» Gli chiesi perplessa.
«Andremo al monastero a cercare il libro da cui hanno preso l’incantesimo». Spiegò lui.
Battei due secondi le palpebre. Non era serio, vero?
«Mi scusi dio capro», dissi lentamente il sarcasmo che usciva anche dai fori della mia pelle, «ma credo che non comprenda una parte essenziale: la biblioteca è un’ora di auto da qua e soprattutto è venerdì notte».
Azrael con il viso nascosto nelle mani stava borbottando qualcosa sulla linea di: “Adesso li ammazzo”.
«E chi ha parlato di auto?» Helel alzò un sopracciglio. «Sono un essere ultraterreno! Posso materializzarmi dove voglio, mortale».
«E allora perché non ti materializzi a fanculo?» Chiesi, perfida.
Avevo deciso di morire per mano del Diavolo stesso? Probabile. Di una cosa sola ero certa in quel momento: non lo sopportavo.
Per una attimo vidi un lampo rosso negli occhi bianchi e fui certa che mi avrebbe attaccata se Azrael non ci avesse interrotti.
«BASTA!» Urlò spazientito, poi inspirò cercando di calmarsi.
«Eva», disse gentilmente, facendo spostare la mia attenzione da Helel a lui, «ci aiuteresti, per favore? Prima troviamo l’incantesimo, prima possiamo scioglierlo».
Guardai Azrael negli occhi e mi sentii come se stessi guardando un cucciolo abbandonato e disperato. Aspetta! Avevo appena comparato la Morte con un cucciolo?! Ma che aveva di guasto il mio cervello?!
Sospirai. «Va bene».
Tutto per togliermi Helel dai piedi prima che lo uccidessi… O che lui uccidesse me… La seconda opzione molto più probabile della prima.
Azrael mi sorrise e vi giuro: per poco non svenni. Il sorriso dell’Angelo della Morte era la cosa più bella che avessi mai visto su tutta la terra, i denti bianchi  erano perfetti le labbra erano sexy…
Per poco non sbattei la testa da qualche parte.
Ma che aveva il mio cervello? Sexy, la Morte? Era deciso: avevo bisogno di un cervello nuovo!
«Come vi dovrei aiutare, comunque?» Chiesi mentre mi alzavo seguita da Azrael.
«Non devi fare altro che pensare al monastero, Helel farà il resto». Mi disse il giovane e annuii. Niente di così complicato dunque.
«Sia io che Helel dovremo tenerci a te, va bene?» Mi chiese guardandomi ancora con lo sguardo da cucciolo. Oh! Quindi lo sapeva bene che stava facendo quello sguardo! Morte bastarda!
Storsi il naso ma annui. Non volevo che Helel mi toccasse ma volevo finirla al più presto, e questo significava fare qualche sacrificio. 
Chiusi gli occhi appena le mani dei due furono attorno ai miei bicipiti. Mi concentrai con tutta me stessa sul monastero, le pareti di pietra, l’aria lugubre della foresta in cui era, il portone di legno scricchiolante; finché non sentì Helel schioccare le dita.
Quando riaprì gli occhi non ero più a casa mia: ero davanti al portone di legno nero del Monastero, l’aria umida e fredda della foresta d’inverno mi entrò immediatamente sotto il pigiama e mi fece rabbrividire. Perché nella vita ero così sbadata da scordarmi anche un cappotto? Ringraziai il cielo di avere almeno le babbucce addosso, oppure sarei stata anche scalza!
«Tieni». Mi disse Azrael, porgendomi il suo giubbotto di pelle, quando mi vede soffiarmi sulle mani per farmi calore. «Intanto a me non serve».
Arrossì palesemente, nessun sconosciuto aveva mai fatto un gesto così carino nei miei confronti! Di certo non me lo sarei mai aspettato dall’Angelo della Morte! Senza tenere conto che Azrael era rimasto in maglietta e i miei occhi si erano incollati un attimo ai suoi bicipiti definiti.
Sì, era definitivamente un Angelo!
Staccando gli occhi da quelle braccia perfette, gli presi il giubbotto dalle mani, cercando di non arrossire ancora di più, e me lo misi addosso. Mi era decisamente largo di minimo due taglie, ma era imbottito perciò faceva un calore quasi innaturale.
«È il tuo turno A». Disse Hel, che si era staccato da me neanche mezzo secondo dopo essere arrivati – o dovrei dire apparsi? – a destinazione.
Guardai Azrael aprire il palmo della mano destra e creare una piccola sfera di luce d’orata, che si muoveva come se avesse vita propria, e voltarsi verso di me: «Pensa all’evocazione, a tutto ciò che avete fatto per prepararla; ogni singolo dettaglio che riesci a ricordare e soffiaci sopra».
Obbedii immediatamente.
Appena il mio soffio toccò la piccola sfera, essa iniziò a muoversi abbastanza velocemente – per essere una pallina di energia magica – e trapassare il portone di legno. 
Helel aprì il portone senza nessun particolare sforzo e mentre iniziammo a seguire la sfera mi sentii molto Draco Malfoy che rincorreva un boccino. Oh! Non guardatemi così! Non è colpa mia se hanno messo Tom Felton a interpretare Draco Malfoy!
«Che cos’é?» Chiesi ad Azrael indicando la pallina.
Lui sorrise divertito della mia curiosità.
«È un dei miei tanti poteri: trova le cose e le persone, per farla semplice. Basta che ci soffi sopra mentre pensi a quello che stai cercando e quella cosina luminosa te la trova. È utile quando stai cercando un’anima, avendo solo un nome e una foto, in mezzo a sette miliardi di persone». Mi spiegò e annuii.
«La capacità di Helel di far irritare le persone è un suo potere?» Chiesi allora, un sorrisetto beffardo sulle labbra. Oh sì! Quando volevo, sapevo essere stronzetta.
«Ehi!» Esclamò indignato Helel alle nostre spalle, mentre Azrael rise di gusto.
«No», rispose l’Angelo della Morte, cercando di trattenersi dal ridere, «quello è semplicemente come Hel è fatto».
Uno sbuffo alle nostre spalle fece chiaramente comprendere che Helel era offeso dal commento del fratello.
«Qual è il vostro vero aspetto?» Chiesi, ormai la curiosità aveva preso il sopravvento e il fiume in piena di quesiti che avevo trattenuto sfondò la diga della cortesia. «È questo o quello con cui mi siete apparsi la prima volta?»
«È questo», mi rispose Azrael. «Ma non appariamo mai così ai mortali: ci deformiamo in base all’arte dei popoli e delle colture. Per la coltura occidentale in questi tempi va per la maggiore il cervo rosso e la falce tenuta in mano da uno scheletro». D’improvviso scoppiò in una fragorosa risata, alzai un sopracciglio dubbiosa.
«Per Papà! Mi è tornato in mente quando Hel andava in giro con una fiamma al posto dei capelli!»
«Fiamme come capelli?» Chiesi incredula sorridendo, era divertente pensare l’uomo dietro a noi con i capelli in fiamme.
«A! Piantala di ricordarmi quando i mortali mi chiamavano Ade!» Esclamò quasi disgustato l’albino e il mio cervello fece due più due.
«Oh per Set! Tu sei Ade!» Esclamai esterrefatta, gli occhi sgranati e le sopracciglia che volevano fuggire verso il cielo.
«E anche Set se per quello, mia piccola mortale». Mi rivelò lui, facendomi l’occhiolino e sentii la mascella cadere e correre via dalla sorpresa.
«Oddio! Ma quanto siete vecchi?» Il mio cervello e le sue priorità, signori e signore!
Azrael ridacchiò mentre Helel roteò gli occhi al cielo.
«Troppo vecchi, mettiamola così». Mi rispose Azrael. 
Una domanda mi piombò allora in mente: «Aspetta! Ma se voi esistete, significa quindi che Dio esiste?» 
«Finalmente fai le vere domande». Commentò Helel, con un tono che urlava: “Allora sei stupida, non la sembri e basta!”. Sospirai, quanta voglia avevo di prenderlo a sberle.
«Sì, “Dio” esiste, ma non è quello il suo nome; nessuno sa’ il suo nome o il suo aspetto. Noi lo chiamiamo Creatore, poiché ha creato il primo angelo che da sempre veglia sugli uomini e fa le veci del suo Creatore e anche tutti gli altri angeli minori». Mi rispose.
«Ma se tutti gli angeli sono stati creati… Com’è possibile che voi due siate fratelli?» Chiesi, un attimo in dubbio. «Helel ha anche detto “madre” prima…»
Azreal corrugò la fronte: «È difficile da spiegare».
«Non molto in realtà», disse Helel, intervenendo per la seconda volta nella conversazione. «Noi siamo delle eccezioni. Nostro padre è il primo angelo a cui il Creatore ha dato vita mentre nostra madre era un’umana».
«Era?» Chiesi, l’improvvisa paura di aver toccato un tasto dolente.
«Nostro padre l’ha trasformata in immortale perché l’amava e non avrebbe potuto vivere senza di lei… Sfortuna per noi con l’immortalità ha ricevuto anche dei poteri angelici…O demoniaci, dipende se è arrabbiata o no».
Guardai scioccata come i visi dei due esseri immortali d’un tratto erano ancora più pallidi del normale e sembravano spaventati.
Oooookay, era il momento di cambiare argomento.
«Ma se il Creatore esiste, significa che quindi esiste anche una religione “vera”?» Chiesi, un po’ titubante.
«No», riprese la parola Azrael. «Non ne esiste una “vera” o “superiore”, ogni religione ha aspetti che rappresentano la realtà e altri che ci raccontiamo tra angeli per ridere un po’». Il tono d’improvviso divenne più cupo. «Una delle cose che odio del mio lavoro è quando devo raccogliere un’anima uccisa durante una guerra causata dal pensiero che una religione sia superiore rispetto ad un'altra». Aggiunse. «Sono le peggiori anime: donne, uomini, bambini; giovani ed anziani; muoiono con la paura nell’anima e se la portano con sé nell’aldilà. Molti prima del tempo che è stato loro prestabilito!»
Lo guardai malinconica mentre entravamo in una libreria di pietra, i scaffali di legno tutti marciti e pieni di libri ingialliti erano l’unico altro visitatore. 
I tratti di Axrael erano irrigiditi, le labbra arricciate e le sopracciglia che quasi si toccavano.
«Non avrei mai detto che La Morte odiasse le guerre». Rivelai sottovoce. Azrael si rilassò un attimo e sorrise tristemente.
«Voi mortali date così tante cose per scontato», disse, «tra queste ne date molte scontate su di me. Il mio lavoro non è lugubre, non è una cosa brutta. È il contrario: vedo l’inizio di una nuova vita per ogni singola anima, vedo la gente comprendere e pentirsi di come si è comportata. È un bel lavoro…»
Continuammo a camminare tra le scaffalature in silenzio dopo la spiegazione di Azrael. 
Avevo il cervello così pieno di informazioni che non riuscivo a gestirle tutte. Così tante cose nuove scoperte che mi avevano sconvolto; eppure la cosa che mi aveva sconvolto di più era scoprire come l’Angelo della Morte era più umano di certe persone che avevo incontrato nella mia vita.
A volte troviamo proprio le cose più scontate nei posti più assurdi.
«L’abbiamo trovato». Interruppe il mio flusso di pensieri Helel. Guardai poco più avanti e a mia sorpresa vidi che la sfera dorata ferma inerme davanti a uno specifico tomo.
«Bene, vediamo che incantesimo di evocazione avete usato». Disse Helel superandoci e tirando fuori li tomo. Lo aprì e lo sfogliò senza molto interesse.
Come avrebbe trovato l’incantesimo?
La sfera magica, che era rimasta inerme sopra alla spalla di Helel, scattò all’improvviso verso la pagina che Helel aveva appena scoperto ed esplose come una bolla di sapone appena toccò il libro.
«L’abbiamo trovato», disse Azrael avvicinandosi a suo fratello. Riluttante lo seguii.
Come avevo immaginato il libro era completamente in latino, vecchio, giallo e la pelle era raggrinzita in più punti; ma questo non sembrò disturbare i due Angeli… O meglio l’Angelo e l’ex-Angelo.
Capii che qualcosa era andato drasticamente storto quando i volti dei due uomini iniziarono ad impallidire, già non erano bianchi, proprio come quando avevano nominato loro madre.
«Ragazzi», dissi con un tono spaventato, «mi state preoccupando».
Azrael mi guardò con uno sguardo pieno di terrore mentre Helel rimetteva a posto il tomo con aria sconfitto.
«Ragazzi…»
«Era tuo il sangue offerto?» Mi chiese all’improvviso Helel, ancora appoggiato alla libreria. Mi scrutò con la coda dell’occhio.
«Si…» Risposi in un sussurro ed Helel sospirò.
«Cosa diceva l’incantesimo?» Chiesi, il panico chiaro nella mia voce.
«È un patto di sangue». Mi rispose Azrael che si stava massaggiando le meningi. «Siamo legati a te fin quando non troveremo la “redenzione”… Ovviamente visto chi siamo io e Helel non accadrà mai». Disse, visibilmente irritato.
«Legati a me?» Chiesi dubbiosa. Come potevano essere legati a me?
«Non possiamo andarcene dal tuo fianco», cercò di chiarire Helel, «inoltre poiché è un patto di sangue sei difesa da un qualsiasi attacco fisico o magico da parte nostra: sei immune sia alla nostra ira che ai nostri poteri… Almeno questo spiega perché i poteri sia miei che di A hanno iniziato a fare le bizze dopo che ti abbiamo incontrato». 
«Oltre a questo è come se fossimo tue guardie del corpo: se morissi prima del tuo tempo saremmo costretti a vivere qui per l’eternità». Aggiunse Azrael.
«Cosa vorrebbe dire tutto ciò?» Chiesi ancora, il panico che mi bruciava nelle vene. «Che mi seguirete tutti i giorni come le guardie del Presidente?»
«No Eva», mi rispose il ragazzo con gli occhi neri, «significa che dovremmo vivere con te».
 

»Angolo Autrice«

Soooooo.... Questo è il secondo capitolo e ovviamente quello per cui avevo paura di pubblicare tutta la storia... 
Ribadisco che con la descrizione di Azrael delle religioni non voglio offendere nessuno!
Rispetto ogni singola religione e ogni singolo credente sulla faccia del pianeta, questa è solo un'opera di finzione!
A parte questo, spero tanto con il capitolo vi sia piaciuto! Finalmente il "prologo" della storia è finito e si inizierà la storia vera e propria!!! :D 
Come se la caveranno Azrael ed Helel cercando di vivere con una mortale? Ed Eva? Riuscirà a sopravvivere ai due esseri ultraterreni o deciderà di scappare di casa prima di lanciare qualche mattarello?
Spero di riuscire a pubblicare il nuovo capitolo prima di Natale!!!
A presto,

Axel Knaves

   
 
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