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Autore: Saigo il SenzaVolto    18/12/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 
 
RISE
(State of Mine)

 
I won't just survive,
Oh, you will see me thrive.
Can't write my story,
I'm beyond the archetype.
I won't just conform,
No matter how you shake my core,
'Cause my roots, they run deep.
 
Oh ye of so little faith.
Don't doubt it, don't doubt it.
Victory is in my veins.
I know it, I know it.
And I will not negotiate,
I'll fight it, I'll fight it.
I will transform.
I will transform!
 
When the fire's at my feet again,
And the vultures all start circling,
They're whispering:
You're out of time,
But, still I rise!
This is no mistake, no accident.
When you think the final nail is in,
Think again, think again.
Don't be suprised,
I will still rise.
 
I must stay conscious
Through the madness and chaos.
So, I call on my angels
They say...
 
Oh ye of so little faith.
Don't doubt it, don't doubt it.
Victory is in your veins,
You know it, you know it.
And you will not negotiate,
Just fight it, just fight it.
And be transformed.
And be transformed!
 
Don't be suprised,
I will still rise!
 
Io non sopravvivrò semplicemente,
Oh, mi vedrai prosperare.
Non posso scrivere la mia storia,
Sono al di là dell’archetipo.
Io non mi conformerò,
Non importa quanto scuoterai il mio nucleo,
Perché le mie radici scorrono nel profondo.
 
Oh uomo di poca fede.
Non dubitare, non dubitare.
La vittoria è nelle mie vene.
Lo so, lo so.
E io non negozierò,
Combatterò, combatterò.
Mi trasformerò.
Mi trasformerò!
 
Quando il fuoco è di nuovo ai miei piedi,
E gli avvoltoi iniziano a volare in cerchio,
Sussurrandomi:
È troppo tardi,
Ma io mi rialzerò lo stesso!
Non c’è nessun errore, nessun incidente.
Quando pensi che l’ultimo chiodo sia ormai dentro,
Ripensaci, ripensaci.
Non sorprenderti,
Io mi rialzerò ancora.
 
Devo rimanere lucido
Attraverso la follia e il caos.
Così, chiamo i miei angeli,
E loro dicono...
 
Oh uomo di poca fede.
Non dubitare, non dubitare.
La vittoria è nelle tue vene.
Lo sai, lo sai.
E tu non negozierai,
Combatti, combatti.
E trasformati.
Trasformati!
 
Non sorprenderti,
Io mi rialzerò ancora!
 

 

Identità e Passato


1 ora prima degli eventi del capitolo precedente.


Dolore.

Quella fu la prima cosa che Boruto percepì appena aprì lentamente gli occhi. Un profondo e lancinante dolore che lo attraversava per tutto il corpo. Era agonizzante ed intenso, come se una miriade di aghi gelidi e appuntiti lo stessero infilzando dalla testa ai piedi, e perforava ogni membra del suo corpo come una lama incandescente che gli bruciava l’interno.

La testa gli pulsava talmente forte che la sua visione era offuscata e confusa. Sentiva le membra pesanti e pulsanti. Tentò di muovere un braccio, ma una fitta lancinante di dolore talmente intenso da riempirgli la vista di scintille all’improvviso lo fece desistere immediatamente.

Aprì la bocca, inspirando di riflesso per il dolore. Se ne pentì un secondo dopo. La gola gli bruciò in un modo insopportabile al contatto con l’aria fredda, e Boruto cominciò immediatamente a tossire. Ad ogni colpo di tosse, il suo corpo venne pervaso da una fitta pulsante ed intensa.

Si calmò dopo una decina di secondi, respirando affannosamente. La sua mente era annebbiata, confusa. Non riusciva a riflettere coerentemente. Il dolore lo faceva delirare ad ogni fitta che lo attraversava. Ci vollero diversi minuti prima che riuscisse a formulare un pensiero coerente nella testa.

Dove si trovava?

Ammiccò diverse volte, i suoi occhi pesanti che lo supplicavano di restare chiusi a causa della stanchezza. Un profondo senso di fatica lo pervase immediatamente appena chiuse le palpebre, divenute improvvisamente troppo pesanti.

Ma lui non si arrese. Non poteva arrendersi. Decise di ritentare, ignorando il richiamo seduttore della stanchezza e del sonno che lo invitavano a dormire, a riposarsi e farsi cullare dalle tenebre. Aprì gli occhi lentamente ed alzò la testa, osservandosi attorno con una lentezza disarmante.

La prima cosa che notò fu che si trovava seduto. O meglio, la sua schiena era poggiata in posizione verticale su qualcosa di solido, con le gambe divaricate e stese in avanti nel terreno. Quest’ultimo era roccioso e freddo, ricoperto da neve bianca. Poggiò la testa all’indietro sul materiale solido su cui era poggiato, probabilmente una roccia o qualcosa di simile, ansimando copiosamente. I suoi occhi osservavano il paesaggio attorno a lui.

Il suo Jougan non percepì nessuna fonte di energia animale o umana nei paraggi. Non c’era assolutamente nulla di vivo attorno a lui. Solo una lunga distesa di roccia e neve lo circondava in tutte le direzioni, mentre davanti a sé, lontano all’orizzonte, si stagliava nel cielo una grossa catena montuosa che distava almeno venti chilometri. Un secondo pensiero gli balenò in testa appena vide le montagne.

Come era finito lì?

La sua mente prese a scandagliare i ricordi offuscati dalla stanchezza, ignorando sempre la vocina seduttrice del sonno nella sua testa che lo invitava a dormire.

I suoi occhi si aprirono leggermente al ricordo di ciò che era successo.

Accadde all’improvviso. Una serie di immagini gli passarono davanti agli occhi come saette confuse in meno di un secondo, mentre i ricordi riaffiorarono alla mente.

Il drago. La paura. Il terrore. Lo scontro. Le fiamme. Il cielo. L’esplosione.

Eren!

Il suo corpo si mosse da solo appena ricordò quel nome. Un dolore lancinante lo investì in pieno petto, ed un colpo di tosse violento gli tolse il fiato. Un liquido caldo e vischioso gli uscì dalla bocca dopo che ebbe finito di tossire, macchiandogli tutto l’addome. Lo riconobbe subito dall’odore pungente e metallico che gli investì le narici. Sangue.

Ma il dolore più forte fu quello che gli attanagliò il cuore. Una lacrima prese a colargli di nuovo sulla guancia al ricordo di ciò che era successo. 

Eren era morto. Era morto tra le sue braccia, senza che lui fosse riuscito a fare nulla per salvarlo. La rabbia e la disperazione tornarono ad accarezzargli la mente a quel ricordo, ma Boruto frenò immediatamente un magone improvviso.

Non poteva piangere adesso. Non poteva lasciarsi deprimere di nuovo. Doveva distrarsi, doveva occupare la mente.

Boruto abbassò lo sguardo su di sé, osservando le proprie condizioni. Ciò che vide non era affatto rassicurante. I suoi vestiti erano stropicciati e bruciati, il mantello completamente distrutto. Il corpo non sembrava aver riportato ferite esterne di alcun tipo, ma non reagiva più al suo comando a causa del dolore, e inoltre stava perdendo la sensibilità alle gambe a causa del contatto con la neve gelata.

Il biondo non sapeva se essere felice di essere sopravvissuto o meno. Il raggio del drago che lo aveva colpito lo aveva quasi ucciso. Era stato talmente intenso da riuscire a scaraventarlo a più di venti chilometri di distanza dal punto dove si trovava prima. Se non avesse usato la tecnica proibita che il suo migliore amico gli aveva insegnato in passato, la Hansha damēji (Riflesso dei Danni), Boruto sarebbe sicuramente stato polverizzato da quell’attacco all’istante.

I suoi occhi si posarono poi sul terreno accanto a sé. Una serie di oggetti si trovavano buttati nella neve al suo fianco. Riconobbe subito la sua spada, miracolosamente sana ed integra, poggiata accanto alla sua mano sinistra. Dietro di lei, due piccoli oggetti scintillanti brillavano lievemente in mezzo al bianco della neve.

Lo scettro e la collana. Due dei manufatti che avevano recuperato durante il loro viaggio. I suoi occhi si mossero istintivamente sulla sua mano destra, poggiata sull’addome, e un senso di sollievo lo pervase nel vedere che anche l’anello era ancora lì, infilato nel suo dito indice.

Ma, oltre a quello, Boruto vide anche un altro piccolo oggetto rotondo di colore rosso che si trovava poggiato a terra, accanto alla sua gamba destra. Non lo riconobbe subito, continuando a fissarlo con uno sguardo assonnato e pesante, domandandosi da dove diavolo fosse finito e perché se lo era ritrovato così-

Poi, di colpo, i ricordi riaffiorarono. I suoi occhi affannati e pesanti si sgranarono leggermente appena si ricordò cosa fosse quel piccolo oggetto.
 
 
FLASHBACK
 
“Aspetta, giovane Boruto!” disse l’Eremita, attirando l’attenzione di Eren e Boruto nella stanza.

Il guerriero si fermò davanti la porta, voltandosi lentamente e guardando l’anziano essere con uno sguardo interrogativo.

“Prima di andartene, voglio che tu prenda questo con te.” disse Hagoromo con un sorriso, porgendogli con una mano un piccolo oggetto rotondo.

Boruto inarcò un sopracciglio, avvicinandosi all’Eremita ed osservando l’oggetto in questione nella sua mano. Anche Eren s’inclinò in avanti col corpo dall’altra parte del tavolo, osservando con uno sguardo confuso ciò che l’anziano essere reggeva nel suo palmo.

A prima vista, esso sembrava essere una strana pallina da biliardo completamente rossa, di aspetto liscio e lucente. Era piccola, di poco più di cinque centimetri di dimensioni, e non sembrava possedere assolutamente nessun valore.

“Huh?” fece il biondo, confuso. “E questa pallina cosa dovrebbe essere?”

Il sorriso di Hagoromo si allargò. “Questo,” rispose con un tono divertito. “È un Connettore.”

Boruto lo fissò negli occhi con uno sguardo perso. “Un Connettore?” ripeté.

Eren si grattò la testa, confuso. “Quella minuscola pallina si chiama Connettore?” chiese col tono di chi non stava comprendendo minimamente quello che gli accadeva intorno. “A me sembra una semplice palla da biliardo!”

L’Eremita ridacchiò. “So che a prima vista può sembrare semplice e priva di scopo,” spiegò con calma. “Ma posso assicurarvi che questa ‘pallina’ è un vero e proprio gioiello prezioso, il cui valore è quasi paragonabile a quello dei tre manufatti che avete trovato!”

Boruto sgranò l’occhio sinistro. “Che cosa?” esclamò mentalmente.

Il ragazzo moro dal canto suo si limitò ad inarcare un sopracciglio. “E a cosa serve?” domandò, diffidente.

“Semplice,” rispose l’anziano. “Serve a connettere le persone!”

L’occhio del ragazzo del futuro si ridusse ad una fessura. “Che cosa stai dicendo?”

Hagoromo gli poggiò la pallina, o meglio il Connettore, nella mano. “Lasciate che vi spieghi,” disse loro, il suo tono pacato e lento. “Un Connettore è un artefatto particolare che fu inventato molti secoli fa dalla gente proveniente dal mio mondo originario. Quest’oggetto, nonostante sia antico, è estremamente raro e prezioso ancora oggi, perché esso permette a due persone di entrare in contatto e comunicare a vicenda, anche ad infinita distanza tra loro. Il suo valore tra la mia gente è talmente alto che può essere paragonato a quello dell’oro e dei gioielli dei vostri mondi.”

“Comunicare anche a distanza?” ripeté il Nukenin, incredulo. “Spiegati meglio!”

L’Eremita sospirò. “Proprio come hai appena detto tu stesso, giovane Boruto,” spiegò lentamente. “Il Connettore che ti ho dato permette a due o più persone distanti tra loro di comunicare con facilità, anche se essi si trovano in luoghi lontanissimi l’uno dall’altro.”

Boruto fissò il Rinnegan dell’Eremita con il suo occhio sinistro freddo. “Quindi questo Connettore non è altro che una specie di telefono?” disse con una nota di sarcasmo.

Hagoromo rise leggermente. “Il concetto è più o meno lo stesso.” concesse con un sorriso. “Tuttavia il suo raggio di azione è praticamente illimitato, e inoltre esso può essere usato una sola volta. Questo lo rende particolarmente prezioso e raro da trovare tra la mia gente, e crearlo è persino più difficile.”

Eren si grattò il mento. “E a cosa potrebbe servire a Boruto un artefatto simile?” chiese, confuso. “Come potrebbe quel Connettore essergli di aiuto?”

Il giovane guerriero osservò con interesse la figura dell’Eremita, curioso a sua volta di scoprire come potrebbe mai un oggetto simile aiutarlo in qualche modo.

L’Otsutsuki sospirò sommessamente. “Questo non so dirlo con certezza, ma per precauzione voglio che tu lo porti con te in ogni caso.”

“Ma cosa dovrei farci?” domandò subito dopo Boruto, il suo tono privo di emozione. “Come dovrei usarlo?”

L’Eremita lo fissò con uno sguardo indecifrabile. “In realtà,” rispose, la sua voce divenuta improvvisamente seria. “Se vuoi saperlo, io spero con tutto il cuore che tu non debba mai essere costretto ad usarlo. Se le cose andranno per il meglio, come mi auguro con tutto il cuore, allora forse non ci sarà bisogno di utilizzare il Connettore.”

Boruto inarcò un sopracciglio, confuso dalle sue parole.

“Tuttavia ascoltami bene,” riprese a dire ancora l’anziano prima che potesse interromperlo. “Se mai tu e tutti gli altri doveste trovarvi in pericolo, se mai doveste trovarvi in una situazione disperata e senza speranza quando affronterete il drago, allora quello sarà il momento in cui dovrai usare il Connettore. Per attivarlo ti basterà infondere un po’ di chakra al suo interno, e poi il Connettore farà tutto il resto.”

I due ragazzi rimasero confusi e stupiti dalle parole dell’Eremita. Perché avrebbero dovuto usare quell’artefatto solo in caso di pericolo? Come avrebbe potuto quel Connettore aiutarli in una situazione disperata?

“Ma perché?” domandò ancora il ninja traditore. “Come potrebbe mai aiutarci un oggetto simile in una situazione pericolosa? Cosa potrebbe mai fare questo minuscolo ‘telefono’ contro il drago?”

Per tutta risposta, Hagoromo sorrise misteriosamente.

“Questo non posso dirvelo, miei cari giovani,” rispose dopo alcuni secondi, il suo tono serio e pacato. “Ma state certi che, in una situazione disperata, esso potrebbe essere la salvezza per qualcuno di voi!”
 
FINE FLASHBACK
 

Boruto fissò con intensità il Connettore accanto alla sua gamba. Come aveva fatto a dimenticarsi di averlo con sé? Non se lo sarebbe mai ricordato se non lo avesse visto coi suoi occhi in quell’istante.

“Cosa faccio?” pensò tra sé affannosamente.

L’Eremita aveva detto di usare quell’artefatto solo nel momento più disperato. Cosa avrebbe potuto fare? Avrebbe dovuto usarlo adesso? Oppure doveva aspettare?

Tentò di muovere il braccio destro verso il piccolo oggetto, ma una fitta lancinante di dolore lo pervase dalla spalla fino alle costole al minimo movimento. Strinse i denti con forza, ignorando l’intensa sofferenza fisica.

Un improvviso fiocco di neve gli cadde sul naso.

Boruto alzò la testa in alto, osservando con occhi affannati come nel cielo avesse improvvisamente cominciato a nevicare. Sentì la stanchezza farsi più pesante, sentì il suo battito cardiaco farsi più lento e le gambe farsi più insensibili.

“N-Non ho scelta,” sibilò mentalmente. La sua voce nella testa gli suonò stranamente affannosa, e la mente si fece sempre più nebbiosa e confusa. 

Non era affatto un buon segno. Il freddo e la neve stavano cominciando a fargli perdere ancora di più i sensi e la sensibilità dei suoi arti inferiori. Di questo passo, in meno di dieci minuti, sarebbe potuto morire assiderato per il freddo.

“Non credo che la situazione possa farsi più critica di così…” esalò tra sé.

Forzò il braccio a muoversi con tutta la forza mentale che gli restava. Il solo movimento gli fece esplodere un dolore acuto per la spalla, il torace ed il collo, facendogli sfuggire un urlo strozzato. Riuscì comunque ad afferrare tra le dita il piccolo Connettore, stringendolo debolmente nella sua mano.

Boruto inspirò affannosamente, cercando di restare calmo. La sua mente si stava facendo sempre più pesante, la vocina nella testa gli urlava sempre più di mettersi a dormire, di lasciarsi la fatica alle spalle e farsi cullare dall’abbraccio del sonno. Ma lui non poteva, non voleva dormire.

Perché se si fosse addormentato adesso, non si sarebbe mai più svegliato.

Fece appello a tutta l’energia che gli restava in corpo. Immerse la mente nelle profondità del suo corpo, richiamando sulla superficie un minimo barlume di chakra ed infondendolo nell’artefatto.

La piccola palla rossa sembrò illuminarsi di una luce fioca e debole per un istante, prima di ritornare come prima.

Passarono dieci secondi, poi venti, poi trenta.

Non accadde nulla.

Non stava funzionando. Non aveva funzionato. Aspettò altri venti secondi, ma il risultato fu esattamente lo stesso. Forse c’era bisogno di più chakra, tentò di ragionare, ma il solo infondere quella misera quantità di energia nel Connettore gli era costato uno sforzo enorme. Non ce l’avrebbe mai fatta a tirare fuori altra energia senza perdere i sensi. Non poteva accumulare altro chakra.

La situazione era critica. Di questo passo sarebbe veramente morto.

Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, Boruto non si disperò.

Il biondo sorrise amaramente. Era giunta la sua ora. Era finalmente giunto al termine della sua vita. Ne era ormai certo. Lo sapeva. Se lo sentiva dentro. Mancava poco ormai prima che l’abbraccio della morte venisse a prenderlo una volta per tutte. Non c’era più alcuna speranza per lui.

Non poteva contare sull’aiuto degli altri. Nessuno sarebbe riuscito a raggiungerlo in tempo. Neanche il Quarto Hokage. La tecnica di difesa che aveva usato prima sul suo corpo per difendersi dal raggio del drago aveva dissolto nel nulla il Marchio di Teletrasporto che Minato gli aveva lasciato addosso. Non sarebbe più riuscito a teletrasportarsi da lui in quel momento.

Perciò, era finalmente giunta la sua ora.

Boruto poggiò la testa sulla roccia, chiudendo finalmente gli occhi.

Adesso non gli restava che aspettare la fine. Non poteva fare altro. Non aveva speranze di sopravvivenza ormai.

Il suo sorriso si fece più sottile.

Sapeva che sarebbe dovuto morire nello scontro col drago, lo aveva sempre saputo sin dal giorno in cui quel dannato Otsutsuki gli aveva detto quella maledetta profezia, ma se doveva essere sincero, Boruto non aveva pensato che sarebbe morto così presto. Avrebbe rivisto Eren molto prima di quanto si fosse aspettato.

Però adesso non aveva paura. Era riuscito a scendere a patti col suo Destino da tempo. Lo aveva accettato in questi giorni. Se lo aspettava da diverso tempo.

A volte però aveva tuttavia provato a convincersi che forse non sarebbe finita così. Lo aveva pensato quando aveva parlato con Sarada quella sera, o ancora prima, quando si era svegliato nel cuore della notte a causa degli incubi. Aveva provato a convincere se stesso che non sarebbe morto in questo modo, e che impegnandosi al massimo sarebbe riuscito a vincere e a tornare a casa.

Ma, alla fine, il Destino non lo aveva lasciato andare. Aveva fallito miseramente. Era stato già scritto nel suo futuro, e lui non era riuscito a cambiare il suo fato.

Non sarebbe mai più riuscito a tornare a casa.

Un pensiero inaspettato gli balenò improvvisamente in testa.

“Sei soddisfatto della tua vita?”

Quella era una bella domanda. Boruto ci rifletté a lungo, per quanto intensamente la sua mente annebbiata gli permise di riflettere.

Aveva vissuto una vita intensa, anche se era stata breve. Nel corso dei suoi sedici (o erano già diciassette?) anni di vita, aveva vissuto moltissime esperienze che molti suoi coetanei non avrebbero mai fatto. Aveva viaggiato praticamente per tutto il suo continente, aveva incontrato diverse persone e fatto molte amicizie. Aveva lottato contro innumerevoli nemici ed avversari. Aveva ottenuto vittorie e sconfitte, aveva riso e pianto, aveva amato ed odiato.

Ma oltre a questo, Boruto aveva fatto anche qualcosa di unico. Qualcosa che nessun altro oltre a lui era riuscito a fare prima. Qualcosa di talmente grande ed insolito per cui il suo nome sarebbe stato ricordato per sempre nella storia dei ninja.

Aveva creato un nuovo modo di vivere nel suo mondo.

A soli sedici anni, lui era riuscito a mettere in crisi tutti i valori degli Shinobi che per secoli erano rimasti inviolati, opponendo a quella visione crudele ed antiquata dei ninja quella nuova ed originale dei Guerrieri.

Boruto ed i suoi amici avevano rivoluzionato il mondo. Lo avevano spaccato a metà, causando una guerra il cui esito era ancora incerto. Avevano sfidato l’Unione ed i Villaggi. Avevano sfidato il nepotismo e la corruzione che annidavano il mondo creato dagli Shinobi. Avevano sfidato il potere assoluto dei Kage e dei Damiyo.

Lui e la sua Organizzazione si erano schierati dalla parte dei poveri, dei reietti, dei criminali che erano stati costretti a vivere nel brigantaggio per sopravvivere. Si erano schierati con tutte quelle famiglie e tutte quelle persone che soffrivano e pativano la fame, mentre i Villaggi si arricchivano e godevano sempre di più alle loro spalle. Avevano deciso di combattere per loro, distruggendo del tutto il sistema corrotto degli Shinobi per poi costruirne uno nuovo da zero.

Boruto Uzumaki, il Nukenin della Foglia ed il figlio reietto del Settimo Hokage, aveva dato vita ad una rivoluzione a soli diciassette anni.

Ma quella non era l’impresa più grande per lui. L’obiettivo più importante che aveva raggiunto era un altro.

Era riuscito a trovare una famiglia.

Era riuscito a trovare degli amici e delle persone che lo aveva accolto e che gli volevano bene. Era riuscito a farsi amare da qualcuno. Era riuscito a trovare delle persone con cui condividere la sua vita, le sue gioie e i suoi dolori. Era riuscito a superare il dolore e la disperazione che la sua vecchia famiglia gli aveva causato grazie a delle persone che adesso lo amavano nonostante tutto.

Boruto sorrise di nuovo.

Sì, concluse alla fine. La sua era stata una bella vita in fin dei conti. Certo, c’erano delle cose che avrebbe voluto raggiungere ancora, ma questo non sminuiva il valore di ciò che aveva ottenuto negli anni con fatica e sacrificio.

Uno dei suoi rimpianti era che non sarebbe riuscito a vendicarsi della sua vecchia famiglia.

Aveva giurato di uccidere il Settimo Hokege e di radere al suolo Konoha, e adesso non avrebbe potuto più farlo. Aveva giurato a se stesso di guidare la Rivoluzione ribelle alla vittoria, e adesso non avrebbe potuto più farlo.

Ma soprattutto, aveva giurato a Mikasa e Sora che non avrebbe abbandonato mai la sua famiglia. Aveva giurato di difenderla da qualsiasi nemico e qualsiasi minaccia. Aveva giurato che non avrebbe mai lasciato da soli i suoi amici.

E adesso, con suo sommo dolore, non avrebbe più potuto farlo.

Una sola lacrima gli colò sulla guancia. Un solo rammarico era presente nella sua vita in quel momento. Un solo rimpianto che appariva inaccettabile. Una sola ferita che lo faceva soffrire.

La consapevolezza che non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia.
 

“Boruto?” fece improvvisamente una voce familiare dal nulla.

Il biondo riconobbe all’istante quella voce. Non avrebbe mai potuto dimenticarla per nessun motivo.Il suo corpo s’irrigidì di botto, il suo battito prese ad accelerare improvvisamente. Boruto aprì gli occhi di scatto.

Si guardò attorno attentamente in tutte le direzioni, cercando con gli occhi attorno a sé una qualsiasi figura. Era troppo debole per riuscire a muovere la testa, troppo esausto. Non vide nessuno vicino a lui, neanche col Jougan.

Era successo veramente? Lo aveva davvero sentito? Aveva davvero udito quella voce? Possibile che se lo fosse solo immaginato? Possibile che fosse solo un’illusione dovuta la fatto che stava delirando? Oppure era stata-

“Boruto?” fece di nuovo la voce di prima, questa volta con più forza.

Il ragazzo la riconobbe immediatamente.

“M-Mikasa?” balbettò debolmente, sconvolto. Quella parola gli uscì dalla bocca con un suono strozzato, quasi impercettibile.

Il piccolo artefatto nella sua mano pulsò di energia. “Boruto!” esclamò quella voce così familiare. “Sei tu! SEI DAVVERO TU!”

Gli occhi del biondo si posarono sul Connettore. “Mika…sa… Sei tu?”

“Siamo noi!” rispose subito la voce dall’interno della pallina rossa. “Siamo tutti qui! Ti stiamo sentendo tutti attraverso il Connettore!”

“BORUTO!” urlò all’improvviso una voce fanciullesca ed acuta appena Mikasa finì di parlare. “BORUTO! RIESCI A SENTIRMI?”

Il Nukenin sorrise appena udì quel grido. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel timbro particolare. Non avrebbe mai potuto dimenticare la voce del suo migliore amico.

“S-Sora… fratello mio…” sussurrò.

“Sei tu!” fece ancora una volta la voce di Mikasa, il suo tono sembrava essere prossimo al pianto. “Sei davvero tu, Boruto!”

Boruto sorrise, sentendo a sua volta le proprie lacrime formarsi negli occhi. “Sono io…” disse debolmente. “Sono… davvero io… Mikasa…”

Fece per dire qualcos’altro, ma non ebbe il tempo di aprire la bocca.

“Ohi boss! Mi senti?” fece infatti un’altra voce subito dopo, molto più profonda delle altre due. “Riesci a sentirmi?”

Gli occhi del giovane si sgranarono leggermente. “G-Gray?” esclamò, incredulo.

“In persona, boss!” rispose quello con confidenza. “ E ci sono anche tutti gli altri qui, Kairi, Juvia e Shirou assieme a Urahara e Toneri!”

“Boruto! Finalmente possiamo sentirti!” fece la voce dolce e soave di Kairi, il suo tono pieno di sollievo.

“Ne è passato di tempo, eh biondino?” fu il successivo commento sarcastico di Juvia. “Era da più di due mesi che non ti facevi sentire!”

Anche l’ultimo membro dei Kara, Shirou, alla fine disse qualcosa. “Boruto! Che bello sentire la tua voce dopo tutto questo tempo!”

Boruto sentì le lacrime colargli dagli occhi come fumi nel risentire le voci dei suoi amici dopo tutto questo tempo. Non riusciva a crederci. Stava davvero succedendo. Stava davvero succedendo!

Era riuscito di nuovo a parlare con i suoi amici. Ancora una volta, forse per l’ultima volta, era riuscito a sentire di nuovo le loro voci. Un profondo senso di gioia gli pervase il cuore.

“Ragazzi…” disse lentamente, il suo tono fioco e debole. “Sono…. davvero felice di… sentirvi…”

“Cosa ti succede?” esclamò Sora appena lo sentì parlare. “La tua voce è debole! Cosa sta succedendo? Stai bene?”

Boruto rise debolmente. “Non posso dire… di stare bene… purtroppo…”

“Cosa vuoi dire?” fece un’altra voce improvvisamente. “Cosa ti succede, amico mio?”

“T-Toneri!” esclamò il guerriero appena riconobbe quella voce, scioccato.

“CI SONO ANCH’IO BORU-KUUUN!” urlò improvvisamente anche un’altra voce, quest’ultima parecchio irritante e allegra.

Persino in quella situazione Boruto non poté fare a meno di ridacchiare quando sentì un sonoro pugno colpire il cranio del suo maestro, seguito da un gemito acuto e poco mascolino di dolore. A quanto pareva, Mikasa non aveva perso l’abitudine di picchiare Urahara ogni volta che alzava troppo la voce in sua presenza.

“Sensei… ragazzi… che bello… poter risentire le vostre voci… dopo così tanto tempo…”

“Ci sei mancato moltissimo!” esclamò Mikasa. “Ci manchi ancora moltissimo! Ci siamo preoccupati a morte quando sei sparito nel nulla! Ti abbiamo cercato per settimane!”

“M-Mi dispiace…” si scusò il giovane sinceramente. “Non ho avuto modo… di salutarvi…”

“Non è stata colpa tua!” lo interruppe Sora con foga. “Abbiamo parlato con l’Eremita delle Sei Vie, e ci ha spiegato tutto nei dettagli. Sappiamo quello che è successo, e anche dove ti trovi adesso. Non sentirti in colpa per essere sparito senza avvertirci.”

Boruto fece per rispondere, quando la voce di Toneri lo batté sul tempo.

“Non cambiare discorso,” disse seriamente. “Cosa ti succede? Perché non ti senti bene?”

“Sei ferito?” domandò subito dopo Shirou, teso.

Boruto annuì debolmente, anche se nessuno poteva vederlo in quel momento. Ci vollero diversi secondi prima che riuscisse a formulare le parole che pronunciò in seguito.

“S-Sto morendo, ragazzi…” rivelò alla fine. Le sue parole uscirono come un sussurro fioco ed affannato. “Sono giunto alla fine…”

Passarono due secondi di silenzio.

Poi, proprio come si aspettava, scoppiò il putiferio.

“COSA?!” urlarono praticamente tutti.

“Ohi biondino!” disse Juvia, la sua voce minacciosa e preoccupata. “Cosa diavolo stai dicendo? Non fare scherzi di questo genere!”

Boruto sorrise amaramente. “Non sto scherzando…” disse ancora una volta affannosamente. “Il drago… è troppo forte… mi ha colpito… e adesso non riesco… più a muovermi…”

Ci fu una pausa di silenzio totale appena finì di pronunciare quelle parole.

“Cazzo!” udì imprecare improvvisamente Gray. “Dannazione! Dannazione! Una cosa del genere non doveva accadere!”

“COSA SIGNIFICA CHE NON RIESCI A MUOVERTI?” esclamò anche Sora, il suo tono visibilmente preoccupato.

“Hai delle ferite?” lo incalzò Mikasa contemporaneamente con una voce quasi isterica. “Riesci a vedere? Riesci a muoverti? Dove ti trovi? Gli altri dove sono?”

Il biondo sorrise. Mikasa era quella che si preoccupava di più per lui oltre a Sora. Persino adesso che erano infinitamente distanti lei continuava a tempestarlo di domande sulla sua salute. Si era aspettato una reazione simile da parte sua.

“Non posso muovermi…” spiegò debolmente. “ E la mia mente… si sta annebbiando sempre più… gli altri non sono qui… e presto… il buio mi coglierà… senza che io possa… resistere…”

“Dannazione!” fece ancora Gray. “Lo sapevo che dovevamo convincere quel dannato Eremita a portarci da lui! LO SAPEVO!”

“Datti una calmata,” lo incalzò Urahara, il suo tono divenuto di colpo serio. “Non serve a nulla cadere nel panico.”

Boruto ignorò la successiva serie di voci dei suoi amici che urlarono tra di loro con veemenza, gridando diverse frasi cariche di disperazione e preoccupazione.

Inspirò debolmente, stringendo tra le dita l’artefatto.

“M-Mikasa…” sibilò alla fine, il suo tono colmo di dolore e fatica. “Mi senti?”

Gli schiamazzi e le urla cessarono all’istante.

“Ti sento, Boruto!” fu la risposta immediata della ragazza. “Sono qui, tesoro! Dimmi tutto!”

Il biondo respirò a fatica. “Ho… incontrato tuo fratello… E-Eren Jaeger…” disse alla fine, tentando di ignorare una fitta di dolore al petto.

Sentì la sua amica trattenere il fiato con forza appena udì quelle parole. Tra lui e gli altri calò un vero e proprio silenzio glaciale.

“Ho lottato… assieme a lui…” continuò affannosamente il Nukenin. “E sono… diventato suo amico…. Io e lui… abbiamo combattuto… poco fa… contro il drago…”

Il silenzio continuò ad essere la sua unica risposta.

“Mi ha parlato… molto di te…” disse ancora Boruto, la sua voce sempre più debole. “Ha detto… che ti ha sempre… voluto bene… come una vera sorella… e che non si è mai arreso… come tu gli dicevi sempre… di fare… Quando gli dissi che… tu eri ancora viva… è scoppiato a piangere… davanti ai miei occhi…”

Sentì un singhiozzo sommesso sfuggire dalle labbra della ragazza attraverso il Connettore.

Boruto chiuse gli occhi, mentre anche le sue lacrime presero a scendere con più forza. Non sarebbe stato facile per lui pronunciare le sue prossime parole. Quello che avrebbe dovuto dire adesso le avrebbe sicuramente spezzato il cuore.

Così come anche il suo.

“Però…” riprese a dire di nuovo, la sua voce pesante e piena di dolore. “Proprio oggi… lui è stato ucciso… dal drago… Eren è morto… tra le mie braccia… senza che io potessi… fare nulla…”

Nessun suono si udì dal Connettore. Nessuna reazione si sentì da parte di Mikasa o degli altri.

“Non sono riuscito… a proteggerlo…” confessò Boruto con rammarico. “Gli avevo promesso che ti avrebbe rivisto… che lo avrei portato nel mio mondo… per farvi rincontrare di nuovo… Ma ho fallito, Mikasa… Non sono riuscito… a mantenere fede… alle mie parole… Perdonami…”

Quello che udì dopo lo lasciò spiazzato.

“Non è colpa tua!” dichiarò con foga Mikasa appena finì di parlare, la sua voce piena di dolore e determinazione. “Non osare mai più dire una cosa del genere!”

Boruto sgranò gli occhi, sconvolto.

“Mio fratello non è morto a causa tua!” disse ancora la sua amica. “Lui è morto perché non si è arreso davanti al drago! Conoscendolo, Eren avrà voluto lottare al tuo fianco fino alla fine, incurante del pericolo e rifiutando di fuggire e di mettersi in salvo, vero?”

Il ragazzo del futuro rimase scioccato. Era vero. Era tutto vero. Le cosa erano andate proprio in quel modo. Ma come faceva Mikasa a sapere tutto questo?

“Mio fratello è morto per proteggere il suo mondo ed il nostro dal drago!” continuò Mikasa con determinazione. “Ho ricevuto alcune delle sue memorie grazie al Potere dei Titani, e ho visto come sono andate le cose attraverso i suoi ricordi. Non è stata colpa tua, Boruto! Lui voleva difendere ciò che aveva a cuore, e ha scelto di lottare fino alla fine per riuscirci! Non ti permettere mai più ad assumerti colpe che non hai, chiaro?”

Gli occhi di Boruto si chiusero, il suo corpo prese a singhiozzare sommessamente. Un gigantesco peso opprimente sembrò scomparire in un istante dal suo cuore.

“Ma oltre a questo, non azzardarti neppure a pensare che tu possa morire! Mi hai capito bene?” dichiarò subito dopo Mikasa, la sua voce seria e concisa.

Il Nukenin aprì gli occhi di scatto, allibito.

“Non puoi mollare tutto così!” disse ancora la ragazza, il suo tono pieno di dolore e sconforto. “Non puoi arrenderti in questo modo! Tu sei il nostro leader, il nostro amico, la nostra guida! Non puoi abbandonarci così all’improvviso! Non puoi lasciarci da soli!”

Boruto sentì il suo cuore riempirsi di dolore.

“Ti prego, Boruto!” implorò Mikasa attraverso l’artefatto. “Non andartene anche tu! Torna a casa! Torna qui da me! Ti prego! Non lasciarmi da sola anche tu!”

“Mikasa ha ragione!” dichiarò anche Sora subito dopo, il suo tono carico di preoccupazione e foga. “Boruto, tu puoi farcela! Sei il più forte di tutti, ricordi? Tu conquisterai il mondo! Non puoi permettere ad un drago di eliminarti in questo modo! Ce la puoi fare! NOI CREDIAMO IN TE!”

Boruto trattenne il fiato, sconvolto. I suoi occhi si sgranarono all’inverosimile.

“Coraggio boss!” urlò Gray dopo di lui con forza e decisione. “Che fine ha fatto il tuo spirito combattivo?”

“Non perdere la speranza, Boruto! Sono certa che tu possa farcela! Sei il più forte di tutti!” fece la voce di Kairi, piena di incitamento e certezza.

“Coraggio, testa quadra!” disse anche Juvia ferocemente. “Non vorrai farmi credere che hai davvero intenzione di morire così? Se solo provi a lasciarci le penne, giuro che appena ti trovo sarò io ad ucciderti!”

“Puoi farcela, Boruto!” lo incitò anche Shirou. “Ricordati chi sei e cosa hai fatto! Puoi ancora vincere! Tutti noi crediamo in te! Non mollare!”

Il guerriero cominciò a piangere inspiegabilmente. Il suo respiro si fece affannoso, il suo volto ricolmo di lacrime.

Toneri scoppiò a ridere. “Li hai sentiti, Boruto!” disse a sua volta con fermezza. “Non arrenderti! Puoi ancora farcela! Non è finita! Fino a quando continuerai a lottare, allora la battaglia non sarà ancora persa!”

“Coraggio ragazzo!” esclamò poi Urahara. “Rialzati e torna a casa! C’è ancora molto lavoro da fare! Non puoi mollare tutto adesso! Tutti noi saremo qui ad aspettarti, quindi datti una mossa ed uccidi quel drago! Non arrenderti! Ricordati tutto quello che hai passato fino ad oggi! Ricordati tutto quello che hai ottenuto, tutto quello che hai conquistato, tutto quello che sei riuscito a creare assieme a noi! Vuoi davvero abbandonare per sempre tutto questo? Vuoi davvero arrenderti così?”

Boruto abbassò la testa, stringendo i denti e serrando gli occhi.

“No!”

La voce di Mikasa riprese a parlare ancora una volta, il suo tono carico di affetto.

“Tutti noi abbiamo fiducia in te!” disse lei con sicurezza e foga. “Sappiamo che puoi ancora farcela! Saremo sempre qui ad aspettarti, quindi devi assolutamente tornare a casa, Boruto! Devi vincere ad ogni costo!”

Subito dopo, improvvisamente, la piccola sfera rossa pulsò intensamente di energia, generando una luce improvvisa e scattante. Boruto rimase a bocca aperta.

“NOI CREDIAMO IN TE!” urlarono in coro tutti i suoi amici un ultima volta, e l’eco delle loro voci riecheggiò con forza nell’aria dominata dal silenzio.

E poi, senza preavviso, il Connettore si frantumò improvvisamente in mille pezzi, distruggendosi da solo ed arrestando la connessione con i suoi amici.
 

Vogel im Käfig
(Attack on Titan)
 
Der innerer Reichtum der Leiter ist
wie Licht bunt, durch Farbglas
hereinzuscheinen.
Das angenehme tägliche Leben ist
wie ein warmes Kerzenlicht.

Die sehr weite grune Erde,
Das reiche schone Wasser,
Die grandiose Natur sorgt
immer noch fur ihre Kinder.
 
Hoffentlich konnen wir es
irgendwann verstehen.
Wir gehen zur anderen Seite des Horizontes.
IHoffentlich konner wir es
irgendwann verstehen.
Wir gehen festen Schritten.

Alles Lebendige stribt eines Tages.
Ob wir zum Sterben wereit sind oder nicht,
der Tag kommt sicher.

Ist das der Engel, der wom dammerden Himmel 
hinunter flog?
Ist das der Teufel, der aus der Felsensparte
heraus kroch?

Tranen, Arger, Mitleid, Grausamkeit,
Freiden, Chaos, Glaube, Verrat.
Wir werden gegen unser Schicksal ankampfen.
Wir durfen uns nicht in unser Schicksal ergeben.

Mit Trauer und Entscheidung im Herzen,
zeigen wir den Willen
weiterzugehen.
Neimand darf eigensinnig
seines Lebens beraubt werden.
La Ricchezza interiore della gente è
Colorata come la luce, per risplendere oltre
il vetro.
La comoda vita quotidiana
È come una calda luce di candela.

La terra verde molto ampia,
La ricca e graziosa acqua,
La magnifica Natura si prende cura
dei suoi bambini.
 
Speriamo che un giorno
saremo in grado di capirlo.
Andiamo dall'altra parte dell'Orizzonte.
Speriamo che un giorno
saremo in grado di capirlo.
Avanziamo con un passo deciso.

Ogni essere vivente morirà un giorno.
Anche se siamo preparati o meno a morire,
Quel giorno arriverà inevitabilmente.

È quello l'Angelo, che è volato giù dal cielo
crepuscolare?
È quello il Diavolo, che è strisciato fuori da un
crepaccio?

Lacrime, Rabbia, Peccato, Crudeltà,
Pace, Caos, Fede, Tradimento.
Combatteremo contro il nostro Destino.
Non ci sottometteremo al nostro Destino.

Con tristezza e decisione nei nostri cuori,
Dimostreremo la nostra Volontà
di andare avanti.
Adesso nessuno più verrà inutilmente
privato della propria vita.
 


Boruto non si mosse per diversi secondi, continuando a fissare con gli occhi sgranati i due manufatti accanto a sé. Il suo corpo tremò incessantemente, percorso da singhiozzi e sussulti. La sua testa si abbassò di scatto. I suoi occhi si serrarono. I suoi pugni si strinsero.

Un solo pensiero riecheggiò nella sua testa.

Come aveva potuto fare una cosa del genere?

La realizzazione lo colpì come un mattone di cemento. La realtà e la comprensione dei fatti lo lasciò allibito e sconvolto.

Si era arreso.

Boruto si era arreso. Rimase di stucco appena lo capì. Non poteva crederci. Non riusciva a crederci. Eppure era la verità. Era la cruda e terribile verità.

Si era arreso.

Per tutto questo tempo, lui non aveva fatto altro che arrendersi. Non aveva fatto altro che accettare il suo destino a testa bassa, arrendendosi senza neanche provare a ribellarsi. Per tutto questo tempo, sin da quando era giunto a Eldia, lui aveva completamente perso la sua determinazione, arrendendosi ed accettando il suo destino senza protestare.

Si era arreso come un perdente. Si era dimenticato della sua identità.

Proprio lui che per tutta la sua vita aveva sempre combattuto a testa alta contro il Destino e l’ingiustizia, adesso si era arreso a questi.

Boruto non si era mi sentito così disgustato con se stesso come in quel momento. Non riusciva a crederci. Non riusciva a capire come avesse fatto a cadere così in basso. Come avesse fatto a dimenticarsi della sua determinazione.

Come diavolo aveva fatto a dimenticarsi del suo obiettivo? A dimenticarsi di sé?

Lui era Boruto Uzumaki. Era il ninja traditore di Konoha. Era colui che aveva ucciso Momoshiki e Kinshiki. Era il leader dell’Organizzazione Kara. Era il capo dei Ribelli. Era il simbolo della Rivoluzione. Era il nemico giurato dell’Unione. Era la voce degli ultimi e dei criminali.

Era colui che non si arrendeva mai.

Ma lui se n’era completamente dimenticato. La lontananza da casa, la pressione della missione e la paura generata dal pensiero di dover affrontare un drago gli avevano fatto dimenticare la sua stessa identità ed il suo stesso credo. Lo avevano portato ad illudersi per tutto questo tempo.

Ed ora, soltanto grazie alla sua famiglia, lui aveva riaperto gli occhi.

La realizzazione di ciò generò una forte determinazione nel suo cuore. La determinazione di continuare a lottare, la determinazione di non arrendersi, di andare avanti e non fermarsi mai.

La determinazione di ritornare dalla sua famiglia ad ogni costo.

“Grazie ragazzi!” disse mentalmente, sorridendo e continuando a versare lacrime di gioia. “Mi avete salvato di nuovo!”

Il biondo chiuse gli occhi, facendo un grosso respiro e placando il suo tumulto interiore.

“E questa volta,” dichiarò ferocemente, riaprendo gli occhi di scatto. “Giuro che non mi arrenderò mai più!”

Tutta l’esitazione e la paura scomparvero di botto dalla sua mente, rimpiazzate improvvisamente da una feroce determinazione e da un’ardente decisione.

Non si sarebbe mai più arreso. Non avrebbe più esitato. Non avrebbe accettato la sconfitta. Non avrebbe permesso al drago di vincere.

Avrebbe ucciso quello schifosissimo rettile con le sue stesse mani.

La sua determinazione si mutò in rabbia, e la rabbia si mutò a sua volta in odio.

Adesso aveva capito. Adesso aveva finalmente smesso di riempirsi la testa di patetiche menzogne create dalla sua depressione. Aveva finalmente compreso, aveva infine capito quello che doveva fare. Aveva trovato il suo obiettivo.

Doveva uccidere il drago.

“Ti ucciderò!” ruggì mentalmente Boruto, mentre il suo corpo prese a muoversi da solo all’improvviso, incurante del dolore lancinante che lo stava attraversando dalla testa ai piedi.

La sua mano sinistra raccolse la spada da terra, mentre le sue gambe presero a muoversi lentamente e a riacquistare sensibilità.

“Ti farò a pezzi!”

Il suo braccio sinistro pulsò di dolore, ma lui lo ignorò. Con l’altra mano, il biondo raccolse la collana e lo scettro buttati a terra, rialzandosi a fatica e poggiando i piedi per terra.

“Ti distruggerò!”

Si risollevò da terra lentamente nonostante il dolore. Un gigantesco senso di rabbia gli pervase la mente, dissipando la nebbia e la fatica nella sua testa. Il sangue ribollì nelle sue vene, l’odio lo attraversò e divampò dentro di sé come fuoco liquido.

“Ti farò a brandelli con le mie stesse mani!”

Strinse con forza e ardore lo scettro e la collana tra le dita, alzando la testa al cielo e puntando in alto la mano che reggeva i manufatti. Fissò al mondo con rabbia e determinazione, ringhiando ferocemente dall’odio e dalla furia. Un getto di sangue copioso gli colò dalla mano puntata verso il cielo.

“TI UCCIDERÒ!”

E poi, senza preavviso, accadde l’inaspettato.

Appena finì di pronunciare quella frase, la collana pulsò improvvisamente di energia. Lo scettro vibrò nella sua mano. L’anello emise un getto di energia rossa.

E poi, come per magia, un gigantesco fulmine giallo comparve improvvisamente nel cielo, scagliandosi immediatamente dopo con tutta la sua potenza addosso al corpo di Boruto ed investendo la sua figura del tutto.

Un boato assurdo riecheggiò nell’aria per chilometri e chilometri. La terra tremò come se fosse scossa da un potente terremoto. Il cielo si oscurò completamente. La roccia si sgretolò come sabbia. La pietra si frantumò in mille pezzi. La neve si squagliò all’improvviso.

Ed infine, un ruggito spaventoso e raccapricciante riecheggiò nell’aria con un boato.

RWAAAAAAAAAR!




 
 
Note dell'autore!!!

Salve a tutti, gente! Come promesso, ecco a voi il nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto!

Adesso abbiamo finalmente scoperto come ha fatto Boruto ad attivare il Potere dei manufatti. Ed abbiamo anche fatto per la prima volta un primo incontro con Mikasa, Sora ed il resto degli amici di Boruto. Chi sono queste persone? Come fanno a conoscere Boruto? Ogni cosa a suo tempo...
Ammettetelo, vi eravate dimenticati della scena dell'Eremita, vero? Distrattoni...
Il prossimo capitolo mostrerà finalmente la conclusione della battaglia tra i nostri eroi ed il drago nero. Il capitolo uscirà mercoledì 20 dicembre!

Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e che comenteranno! A presto!
   
 
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