Epilogo
14
gennaio
-
Non vuoi proprio dirmi come hai fatto a scoprirlo, vero? –
Lilith
scosse il capo.
-
Ti ho già detto che è stata solo fortuna.
–
-
Ho controllato in quella maledetta biblioteca per decine di
volte, ma non ho mai trovato nulla. Non è stata solo fortuna
– la contraddì
Lucifer, scrutandola dritta negli occhi. – Perché
non vuoi dirmi come hai
fatto, non ti fidi di me? –
Scosse
il capo con vigore.
-
Non c’entra questo … è solo che
è complicato e strano. C’è
qualcosa di strano in me – ammise sottovoce.
La
voce di Lucifer si addolcì mentre le prendeva le mani tra
le sue.
-
Più strano di avere una famiglia disastrata che parla con i
serpenti e che libera Basilischi in giro per la scuola per uccidere
studenti? –
Lilith
abbozzò un sorriso divertito.
-
Forse non così strana -, ammise, - ma fin da piccola ho
avuto la capacità di “leggere”
informazioni da persone e oggetti semplicemente
con un tocco. È stato così che ho trovato il
libro – concluse mordicchiandosi
il labbro inferiore.
-
Ma è una cosa tremendamente ... –
-
Lo so, assurda – lo interruppe.
-
No, intendevo dire che è tremendamente affascinante.
Personalmente baratterei l’essere un Rettilofono con questa
facoltà all’istante.
–
-
Sul serio? –
Annuì
con convinzione. – Assolutamente. Non devi temere il tuo
dono o il giudizio altrui, è solo l’ennesima
dimostrazione del fatto che sei …
incredibile – concluse, accarezzandole il volto.
-
Credo che il punto preciso sia il bagno delle ragazze da cui
avevi sentito i sibili la prima volta – gli disse, rompendo
quel momento d’intesa.
-
Avverto subito Jace e andiamo a controllarlo. –
Lilith
lo afferrò di nuovo per la mano, trattenendolo, -
Aspetta. Ti prego, fate attenzione. –
-
Sempre. –
*
-
Sei sicuro che sia in questo punto? –
Lucifer
annuì, indicando la porta dei bagni delle ragazze.
-
Lilith ha detto che secondo le fonti che ha trovato
sembrerebbe il posto più adatto. –
-
E se lo dice Lilith non c’è margine
d’errore, no? –
Ignorò
il commento sarcastico del cugino e continuò a
camminare a passo spedito.
-
Abbiamo compagnia – annunciò Jacaerys, fermandosi
d’un
tratto e trattenendolo.
Si
voltarono verso il corridoio deserto, le bacchette puntate
dritte davanti a loro.
-
Homenum revelio – sentenziò Lucifer.
La
sagoma di Gertrude e poi quella di Stephan presero
lentamente forma davanti a loro, infrangendo il loro incantesimo di
Disillusione.
-
Che accidenti ci fate qui voi due?! –
-
Sappiamo del Basilisco – replicò Gertrude.
-
E quindi sapete anche che è saggio girare alla larga. Altri
due cadaveri non ci serviranno a nulla – replicò
Jacaerys, appena un po’ più
bruscamente di quelle che erano state le sue intenzioni.
I
due Tassorosso sgranarono gli occhi, sorpresi.
-
Quindi volete affrontarlo da soli? –
-
Siamo gli unici due Rettilofoni della scuola, per cui sì.
Voi ci sareste solo d’intralcio. –
Gertrude
sembrò voler ribattere, ma Stephan la prese
gentilmente per mano e la attirò a sé.
-
Diamo loro retta, non è sicuro qui. –
-
Ma … -
-
Non possiamo aiutarli in alcun modo. –
Sconfitta,
chinò il capo e si lasciò guidare via mentre i
due
ragazzi riprendevano il cammino.
-
Spero solo che non si facciano ammazzare – mormorò.
Stephan
sospirò di rimando. – Lo spero anche io.
–
*
Il
Basilisco comparve davanti a loro non appena pronunciarono
le prime parole in Serpentese.
Era
un esemplare giovane, o almeno così sembrava date le
modeste dimensioni, e apparve fin da subito che fosse scarsamente
propenso ad
obbedire ai loro ordini.
-
Credo che si prepari ad attaccare – considerò
Lucifer,
vedendo la creatura chinare il capo verso di loro e sibilare
minacciosamente.
-
Acuto spirito d’osservazione. Cosa suggerisci? –
-
A parte non farci ammazzare? Sono a corto d’idee purtroppo.
–
Fece
appena in tempo a terminare quella frase che la creatura
scattò verso di loro in uno snudare di zanne, affondando il
primo morso a
vuoto.
Quando
tentò nuovamente puntò verso Lucifer,
costringendolo a
gettarsi di lato e rotolare tra i frammenti di legno ormai andato in
frantumi.
Jacaerys
si frappose tra l’animale e il cugino, concentrando
in quelle poche parole tutta la sua forza di volontà.
-
Resta fermo. –
Il
colpo di coda che ricevette in risposta lo colpì al fianco.
Le
squame robuste tagliarono la divisa, ferendogli il costato
e facendolo imprecare.
-
Io, Jacaerys Slater
erede di Salazar Serpeverde, ti ordino di rimanere fermo! –
Questa
volta il Basilisco interruppe l’attacco.
Fremette
davanti a lui, la coda che vibrava, osservandolo con
gli occhi da rettile.
-
Bravo, così. E adesso
torna nella tua tana e … dormi finchè
l’erede non ti convocherà di nuovo
–
concluse, non trovando un modo migliore per intimargli di rimanere
lì.
Il
Basilisco obbedì, strisciando dentro la nicchia.
Sigillando
l’apertura con un colpo di bacchetta, Jacaerys
strisciò verso il cugino ormai privo di sensi tentando di
rianimarlo.
Quando
le iridi color carbone di Lucifer incontrarono le sue
gli sorrise sghembo.
-
Il serpentone è tornato a fare la nanna. Sarà il
caso di
andare a farci rimettere in sesto, morire dissanguati sul pavimento del
bagno
delle ragazze è terribilmente poco eroico. –
*
1
febbraio
-
Non riesco ancora a credere che l’unica soluzione che hanno
trovato sia questa – sospirò Genevieve mentre
chiudeva il baule e lanciava un’ultima
occhiata malinconica alla stanza che in quegli anni aveva condiviso con
l’amica.
Kenna
annuì, indossando il suo mantello da viaggio.
-
Già, sembra assurdo anche a me, ma ricostruire quella parte
del castello richiederà del tempo … senza contare
lo scandalo di un Basilisco
impazzito che ha vissuto all’interno del castello per mesi,
mietendo vittime,
senza che nessuno se ne accorgesse. –
La
rossa annuì con aria afflitta.
L’idea
di terminare quell’anno scolastico come privatista non
le piaceva nemmeno un po’.
-
Vai a trovare Jacaerys prima del banchetto di commiato? –
-
Sì, dovrebbero dimetterlo tra poco. –
Genevieve
sorrise maliziosa.
-
Non è che tra voi due sta scoccando qualcosa, vero?
–
-
Non essere sciocca, trovo solo che non sia poi così male
… e
si è dimostrato molto coraggioso nell’affrontare
il Basilisco. –
-
Coraggioso lo è stato di sicuro -, convenne, - e a quanto
pare per conquistare una Grifondoro non c’è nulla
di meglio. –
Scosse
il capo ridendo sommessamente, ma non la contraddì
nuovamente e si limitò a lasciare la stanza.
Genevieve
sorrise.
Era
ovvio che l’amica aveva finalmente trovato qualcuno che
potesse tenerle testa.
*
-
Alla fine ti sei decisa a mettere quella collana –
considerò
Jacaerys non appena la vide entrare nell’infermeria.
Kenna
scrollò le spalle.
-
Era troppo bella per rimanere chiusa nel baule. –
-
Lieto che ti piaccia … e riguardo al giovanotto che te ne ha
fatto dono? –
Sedette
sul bordo del letto, inarcando un sopracciglio. – A cosa
ti riferisci? –
-
Intendo dire … so per certo che anche chi te ne ha fatto
dono é tremendamente bello. –
Gli
diede un buffetto su un fianco.
-
E sai anche che è tremendamente arrogante? –
-
Non si può avere mica tutti i pregi. –
Questa
volta scoppiò a ridere di cuore, sorprendendosi nel
vedere Jacaerys che faceva altrettanto.
Era
la prima volta che lo vedeva ridere in modo genuino,
realizzò, e si sorprese nel notare che quando lo faceva
appariva ancora più
bello e anche un po’ più giovane e innocente del
solito.
-
Sei stato fantastico, ma anche decisamente incosciente. Sei
sicuro di stare davvero bene? –
-
Così dice l’infermiera … e io ho solo
fatto quello che
doveva essere fatto. Lucifer è pur sempre mio cugino.
Inoltre se gli fosse
successo qualcosa credo proprio che Lilith avrebbe preteso la mia testa
su un
vassoio d’argento. –
-
Già, sa essere spaventosa quando si tratta di qualcuno a cui
tiene – convenne.
La
mano di Jacaerys si avvicinò alla sua, intrecciando le dita
tra loro, - E tu? –
-
Non sarei qui se non mi importasse di come stai. –
Il
sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di
più. –
Immagino che sia la risposta migliore per preannunciare
l’inizio di qualcosa. –
-
Questa sarebbe la risposta migliore – lo contraddì
Kenna,
sporgendosi verso di lui e baciandolo delicatamente sulle labbra.
*
Etamin
la individuò proprio mentre stava scendendo dalla
carrozza per arrivare al punto in cui avrebbero trovato ad attenderli
la
Passaporta che li avrebbe rispediti a Diagon Alley.
Le
si affiancò, prendendola sottobraccio e allontanandola
leggermente dal resto del gruppo.
-
Stai bene, Gen? –
Annuì.
-
Solo un po’ di tristezza, Et. –
-
Già, Hogwarts mancherà anche a me -, convenne, -
ma a
settembre torneremo qui e per allora tutto sarà risistemato.
E poi non
dimenticare la cosa più importante. –
-
Che sarebbe? –
-
Io non me ne andrò certo da nessuna parte, sarò
sempre qui a
darti il tormento – replicò, strizzandole
l’occhio.
Ridacchiò.
-
È forse una minaccia, signor Black? –
-
È una promessa – la contraddì, una
scintilla seria e
profonda nelle iridi grigio azzurre che le lasciò intendere
che non intendesse
semplicemente in qualità di amico.
Arrossì
leggermente.
-
Per tutta la vita? –
-
Anche di più. –
*
1
agosto
-
Tornare qui fa sembrare tutto tremendamente strano –
considerò Gertrude, mentre s’incamminavano verso
le lapidi che riportavano i
nomi dei loro compagni caduti vittime del Basilisco.
Si
soffermò sulla lapide di Samuel, un sorriso triste sul
volto.
Stephan
le circondò le spalle con un braccio e
l’attirò a sé e
le scoccò un tenero bacio a fior di labbra.
-
Se ci vedesse in questo momento probabilmente se ne
uscirebbe con una delle sue battutine sarcastiche su quanto siamo
smielati o su
come lui avesse sempre saputo che saremmo finiti insieme –
considerò.
-
Già e noi gli diremmo di farla finita. –
-
E lui non ci ascolterebbe … non ci ascoltava mai del resto.
–
Gertrude
accarezzò la lastra di marmo, percorrendo con la
punta delle dita i solchi che tratteggiavano il nome
dell’amico.
-
Ci manchi tantissimo, Sam. –
*
Carinae
rimase in leggera disparte mentre il fratello si
avvicinava alla lapide di Coralie.
Lo
vide chinarsi a depositarvi un mazzo di fiori, gigli
candidi come lei, e mormorare qualcosa a voce talmente sottile che non
ebbe
modo di capire il significato di quelle parole.
Non
che ce ne fosse davvero bisogno del resto, il dolore
straziante che aveva provato non lasciava alcun dubbio sul fatto che
fossero
parole che venivano dritte da un giovane cuore ancora ferito.
Lo
vide avvicinarlesi poco dopo.
-
Possiamo andare. –
-
Ne sei sicuro? –
-
Sì, le ho detto tutto quello che dovevo … forse
troppo
tardi, ma credo che alla fine quello che conta davvero è che
io l’abbia fatto.
Adesso posso ricominciare a guardare avanti e provare a tornare a
vivere. –
-
Lei lo avrebbe voluto. –
-
Lo so. Tutti loro lo avrebbero voluto. –
-
Ed è quello che faremo. –
Annuì
mentre si allontanavano da quell’improvvisato cimitero
all’aperto.
Sì,
avrebbero vissuto la loro vita anche per chi non c’era
più.
Spazio
autrice:
Salve!
La
storia
si è conclusa un po’ prima di quanto avevo
inizialmente immaginato, ma la
scomparsa dei vari personaggi ha portato a un’inevitabile
modifica della trama
perciò mi sono dovuta regolare di conseguenza.
Vorrei
ringraziare tutti voi che avete seguito la storia, spero di rivedervi
in
qualche mio altro progetto.
Alla
prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary