100 modi per uccidere Barbabianca
#24
Poker azzardato
Che l'intera ciurma di Barbabianca fosse dedita al gioco d'azzardo era una cosa risaputa. Nessuno era escluso da quel simpatico passatempo; d'altronde in quei giorni in cui l'unica compagnia era il mare aperto, sulla nave non c'era molto di meglio da fare. L'equipaggio passava anche giorni interi tra tornei di carte e annessi, a volte giocandosi persino ciò che non aveva. Soprattutto il poker andava forte, e quasi tutti gli uomini presenti a bordo avevano qualche asso nella manica. Nemmeno il capitano era escluso da questo circolo, anzi, era uno dei giocatori più assidui tra la sua stessa flotta.
Anche Ace, che non era proprio quello che si definisce un acuto osservatore, aveva inquadrato questa abitudine della ciurma più forte al mondo. E, ovviamente, aveva deciso di giocarsi quest'occasione a suo favore.
In uno di quei famosi giorni di noia e navigazione, dove l'avvistamento di un gabbiano era la cosa più interessante che potesse capitare, si decise a scendere sotto coperta per partecipare ad una di quelle famose partite di poker.
Entrato nella mensa, fu accolto da un silenzio quasi innaturale; i tavoli erano per lo più occupati da piccoli gruppetti di uomini intenti a scrutarsi a vicenda e lanciare fugaci occhiate al tavolo sotto di loro.
Ace si guardò per un attimo intorno, sperando di trovarvi anche il capitano; lo individuò verso il fondo della sala e, con passo sicuro, si avviò al tavolo che presiedeva quello, sedendosi proprio davanti a lui, ignorando anche solo di chiedere se avesse potuto.
Il vecchio, dal canto suo, rise profondamente, accompagnando il tutto con un gesto della mano che significava che il ragazzo poteva accomodarsi, non senza qualche protesta dagli altri giocatori.
“Ti sfido” disse Ace con aria tronfia e un sorriso sghembo di chi la sa lunga. O almeno, crede di saperla lunga.
Un altro scroscio di risate arrivò alle sue orecchie, e stavolta il capitano era stato spalleggiato anche dai presenti al tavolo, cosa che irritò non poco il ragazzo.
“Iniziamo allora. Carte!” ordinò Barbabianca, e subito fu accontentato.
Ace se la cavava abbastanza col gioco, e cercò in tutti i modi di non dare nell'occhio per le prime mani, intento com'era a trafficare sotto il tavolo. Nessuno parve accorgersi dei suoi movimenti delle gambe, finché non si sentì un tonfo sordo seguito da sguardi perplessi ed un'altra risata del vecchio capitano.
“Gurarararara ragazzo mio, cosa credevi di fare?” tuonò, sinceramente divertito.
Ace divenne paonazzo, strisciando sotto il tavolo per recuperare il suo fidato coltello e fuggire subito via non appena l'ebbe tra le mani, senza nemmeno le scarpe.
Inutile dire che aveva provato, non senza difficoltà, a pugnalare il vecchiaccio da sotto il tavolo, cercando ausilio nelle sue gambe e nelle dita prensili dei suoi piedi.
Si diede dell'idiota da solo; questa volta era stata veramente un'idea stupida. E aveva pure perso le scarpe.
ANGOLO DELLA DEMENZA
Io
mi vergogno, mi vergogno profondamente. Davvero. Manco da un sacco di
tempo...per questa FF forse da meno di un anno, ma comunque
è una
cosa riprovevole. Non so nemmeno io giustificarmi, non saprei proprio
dire il perché io abbia abbandonato così di punto
in bianco tutto
quanto. So solo che porto a termine sempre tutto quello che faccio, e
quindi riuscirò a terminare anche questa benedetta raccolta.
Anche
perché mi diverto immensamente nello scrivere questi stupidi
capitoli!
Dubito
che ci sia ancora qualcuno disposto a seguire questa cosa, ma non
posso assolutamente darvi torto. Sappiate solo, che se avete la santa
pazienza che a me manca, prima o poi si arriverà al capitolo
100.
Per me sarebbe davvero un traguardo enorme e una grande
soddisfazione.
Vi
chiedo ancora scusa, e spero che non ce l'abbiate tremendamente con
me. Prima o poi sarei tornata, non potevo lasciar tutto
così,
campato per aria.
Grazie
a chi è arrivato fin qui e deciderà di seguirmi
ancora!
Peace
& Love, e sappiate che io vi amo sempre!
E,
ovviamente, buon Natale!