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Autore: Niglia    26/06/2009    14 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ringraziamenti!!
Ecco il nuovo capitolo! La storia sta diventando sempre più torbida +____+ muahahaha xD In realtà, Enrico sarebbe dovuto essere il "bastardo" per eccellenza, ma si sta forgiando in modo troppo dolce >___< prima o poi dovrò rimediare u.u
Comunque!! Voglio ringraziare ChasingTheSun, Silvietta, Vale728, claudina cullen, valespx78, nimi_chan, SweetCherry, Bastard87, morbidina e Merry NIcEssus che hanno commentato il capitolo precedente, e poi di nuovo chi mi ha aggiunta tra le preferite e le seguite :.) vi adoro!!
Spero di non deludervi con questo capitolo, perdonatemi se è troppo corto é.è fatemi sapere!
Buona lettura!
Smack :*












Capitolo VIII

 

 

 

 









 

Il giorno dopo mi svegliai con un incredibile mal di testa.

Mi avvolsi nelle lenzuola, mugugnando infastidita, cercando di tornare al confortante torpore del sonno senza tuttavia riuscirci. Allora aprii lentamente gli occhi, portandomi però una mano a coprirli quasi subito a causa della luce che entrava dalla porta finestra di fianco al letto, e che mi aveva quasi accecato. Mi sembrava di essere reduce da una sbronza colossale, eppure non ricordavo di aver mai esagerato con le bibite…!

Feci capolino da sotto le coperte, per dare un’occhiata in giro e controllare chi era stato ad aprirmi le tende. Tuttavia, non appena misi il naso fuori dal letto mi accorsi che c’era qualcosa che non andava, e che non coincideva assolutamente con gli ultimi ricordi che serbavo della mia stanza.

Tanto per cominciare, il mio letto non aveva la testata in ferro battuto!

Quando mi accorsi finalmente che il letto in cui avevo dormito non era il mio, balzai subito a sedere, avvolgendomi il lenzuolo attorno al corpo e guardandomi intorno piuttosto spaesata. Una poco gentile imprecazione mi sfuggì dalle labbra nel capire che, sfortunatamente, quello che mi era accaduto la notte prima non era stato il frutto di un sogno troppo movimentato.

Mio Dio, mi trovavo ancora prigioniera di Enrico?

Il mio sguardo saettò immediatamente lungo il mio corpo, facendomi accorgere con un misto di ira e imbarazzo del fatto che stavo indossando solo la biancheria intima.

Lo uccido, giuro che lo uccido, pensai, fumante di rabbia.

Con cautela scesi dal letto, che era anche piuttosto alto, e mi avvolsi bene nel lenzuolo per evitare di essere sorpresa in quelle condizioni. Non appena mi misi in piedi, però, un violento capogiro mi fece piombare nuovamente sul materasso, costringendomi ad aspettare una manciata di minuti che passasse. Accidenti a lui, chissà che cosa mi aveva fatto bere insieme a quell’aperitivo; era sicuramente per quello se avevo quel terribile mal di testa.

Alla fine mi alzai con un grugnito, massaggiandomi le tempie e poggiando una mano alla parete per evitare di barcollare e cadere. Accanto all’armadio c’era una porta, ed escludendo che fosse quella di ingresso alla camera, visto che questa si trovava dalla parte opposta della stanza, supposi che si trattasse di quella del bagno. La raggiunsi e, con sollievo, scoprii di non essermi sbagliata.

Il bagno era molto grande, con le pareti piastrellate di bianco e arancione e dotata di un divisorio in muratura che separava la doccia e la vasca. Con un sospiro chiusi a chiave la porta alle mie spalle e mi preparai l’occorrente per farmi una bella doccia rinfrescante. Avevo bisogno di essere lucida per poter nuovamente affrontare il mio carceriere alla luce del sole.

Quando ormai decisi di aver finito, avevo i polpastrelli delle dita completamente ammorbiditi. Mi avvolsi in un corto asciugamano bianco e mi frizionai i capelli con un altro, ricordandomi solo allora di aver dimenticato i miei vestiti nell’altra stanza. Quando mi ero svegliata ero troppo nervosa e non li avevo visti, ma ero sicura di trovarli poggiati da qualche parte.

Aprii la porta del bagno e tornai in camera da letto.

Mi sfuggì un grido.

Sul letto, morbidamente sdraiato sopra le lenzuola che erano rimaste, c’era Enrico. Con le braccia incrociate dietro la testa e le gambe accavallate sembrava l’immagine stessa dell’innocenza e della tranquillità, ed era proprio questa l’espressione che aveva quando si voltò pigramente ad osservarmi. Sorrise, ed io non potei fare a meno di arrossire.

“Che cosa ci fai qui?” Sbottai, senza osare avvicinarmi al letto. Tuttavia se volevo andare alla ricerca dei miei vestiti sarei dovuta passargli proprio davanti, ma non ne avevo nessuna intenzione, visto e considerato che al momento stavo indossando solo un asciugamano che mi copriva a malapena fino a metà coscia.

Il suo sorriso si allargò ulteriormente mentre mi rispondeva. “Sono venuto a svegliarti, visto che sono già le nove e mezza e tu non sei ancora scesa a fare colazione. Mi stavo preoccupando.” Poi il tono della sua voce cambiò, diventando improvvisamente serio. “Temevo di aver esagerato con quel sonnifero, ieri…”

“Ah, allora non me lo sono sognato! Mi hai davvero drogata!” Esclamai, mentre la rabbia che si era in parte dissolta sotto la doccia riaffiorava, più decisa di prima.

“Mi hai costretto tu a farlo.” Mormorò cauto, raddrizzandosi e rimanendo seduto in modo più composto sul letto.

Io incrociai le braccia sul petto, un po’ perché se non l’avessi fatto sarebbe prevalsa in me la tentazione di prenderlo a schiaffi e un po’ perché altrimenti l’asciugamano avrebbe rischiato di scivolare per terra. E rimanere nuda davanti a lui era proprio una di quelle cose che volevo evitare, se possibile!

“Certo, che stupida sono stata a chiederti di riportarmi a casa!” Replicai, per nulla intimidita. “E dimmi un po’, spogliare una ragazza indifesa e priva di sensi fa parte dei tuoi hobby preferiti?”

Vidi che gli angoli della sua bocca si piegarono lievemente all’insù, ma poi mi rispose senza nessuna traccia di divertimento nel tono. “Credo che dormire vestiti sia piuttosto scomodo, soprattutto per una ragazza.” Rispose, gentilmente. “Mi dispiace di non averti messo un pigiama, ma purtroppo non ne avevo. Ad ogni modo, sono stato attento a non indugiare troppo a lungo nello spogliarti, per quanto fosse un’attività alquanto piacevole, lo ammetto… Ma ho fatto tutto al buio. Magari questo ti fa stare un po’ meglio.”

Mio Dio. A domanda scema…

Ormai avevo perso il conto delle volte che ero rimasta senza parole davanti a lui, e questo era comunque abbastanza grave, visto che quella era solo la terza volta che gli rivolgevo la parola. Non seppi cosa replicare: dopotutto, che cosa si risponde ad un ragazzo che confessa con tutta tranquillità di aver trovato piacevole toglierti i vestiti di dosso? Credevo di essere talmente rossa in viso da poter fare concorrenza ad un pomodoro; mi sentivo le guance in fiamme.

“Non… Non preoccuparti per il pigiama.” Balbettai alla fine, incapace di dire qualcos’altro di più sensato. “Non lo uso mai.”

Rimase in silenzio per un attimo, poi rise, piano. “Credo che tu sia l’unica ragazza che dorme senza il pigiama!” Esclamò, guardandomi con gli occhi che brillavano, divertiti.

Arrossii ancora di più. “Si, me l’hanno già detto.” Mormorai.

Distolsi lo sguardo da lui ma mi accorsi con la coda dell’occhio che si era alzato dal letto per dirigersi verso una poltroncina che prima non avevo notato.

“Ti ho portato dei vestiti per cambiarti.” Dichiarò, prendendo della roba accuratamente piegata tra le mani e tornando verso di me per porgermela.

Non so come riuscii nell’acrobazia di prenderla dalle sue mani, aprirla per guardarla e contemporaneamente riuscire a non sciogliere il nodo dell’asciugamano. Comunque, il pericolo aguzza l’ingegno, e immagino che fosse per questo che ci riuscii tranquillamente.

“Dovrei indossare questa cosettina?” Esclamai stupita, osservando un vestitino appena più lungo dell’asciugamano che stavo indossando, di uno sgargiante blu elettrico e a dir poco scollato. Era uno di quei vestitini che si potrebbero indossare per andare al mare, non certo per gironzolare nella casa del proprio rapitore, circondata da maschi di tutte le specie e le età!

“Purtroppo è l’unica cosa che ho.” Disse scrollando le spalle, per nulla dispiaciuto. “Almeno è più comodo di quei pantaloni che indossavi ieri notte, no?”

“Si, ma…”

“Allora non vedo quale sia il problema.” Sorrise, poi fece un altro paio di passi nella mia direzione fino a trovarsi ad una distanza per niente rispettabile da me. Fui costretta ad indietreggiare, ma incontrai il muro e lui mi imprigionò molto facilmente contro di esso.

“Hai paura?” Sussurrò contro la mia pelle, sorridendo in un modo che mi ricordò parecchio l’espressione compiaciuta di un leone che ha appena catturato la sua preda e si appresta ad assaggiarla. Non mi sarei stupita se avessi visto delle zanne spuntargli da quel bel sorriso.

Il mio respiro si fece più accelerato ed irregolare, e sicuramente lui se ne accorse, visto che quello stupido asciugamano rivelava più che coprire. “Dovrei averne?” Mormorai.

Lui posò le labbra appena sotto il mio orecchio, accarezzando la pelle ancora umida e facendomi venire la pelle d’oca lungo tutto il corpo. Potevo sentire chiaramente il suo odore, era un profumo dolce e al contempo frizzante, di dopobarba… Mi odiai profondamente per quello che pensai in quel momento, ma quel profumo mi piaceva…

“No…” Sussurrò ancora, la voce improvvisamente roca. Le sue mani premevano forte contro il muro, come se si stesse sforzando di tenerle pressate contro la parete per non farle scivolare a sfiorare altro. “Non voglio farti del male…”

Depositò sul mio collo una scia di baci lenti e casti come se mi volesse realmente assaggiare, e io rimasi immobile, senza neppure cercare di allontanarlo, perché in verità non avrei mai voluto che si fermasse. Dalle mie labbra sfuggì invece un inconfondibile gemito di piacere e chiusi gli occhi, imbarazzata per non essere riuscita a mordermi le labbra piuttosto che fargli capire quello che stavo provando. Quando si allontanò da me quel tanto che bastava per potermi osservare in viso, sorrise, compiaciuto, e mi rivolse uno sguardo reso torbido dal desiderio. Deglutii: questa volta ero davvero spaventata.

“Hai un dolcissimo profumo…” Mormorò, abbassando lo sguardo per posarlo sulle mie labbra.

Ma io avevo ritrovato abbastanza lucidità per potermi maledire in silenzio, e con la stessa determinazione posai le mani sul suo petto e lo costrinsi ad allontanarsi, cosa che, grazie al Cielo, fece senza opporsi.

“Vattene.” Dissi, non senza tentennare. “Mi devo vestire.”

Lui annuì, prendendo un profondo respiro come per richiamare a sé il suo autocontrollo. “È un’ottima idea.” Ammise. La sua voce sembrava essere tornata normale. “Non credo di riuscire a trattenermi ancora, se rimani così…”

Prima che potessi replicare ulteriormente mi sfiorò la fronte con un piccolo bacio, poi sorrise e raggiunse la porta. “Ti aspetto in sala da pranzo, non dovrebbe essere difficile da trovare.” Disse, voltandosi ancora verso di me. “Fai in fretta.” Aggiunse, con un altro sorriso. Poi uscì.

Una volta rimasta sola potei riprendere a respirare normalmente, sentendo il forte peso della tensione sulle mie spalle che scivolava lentamente via. Mi gettai sul letto, notando che le mie mani stavano ancora tremando, e con cautela ne sollevai una per sfiorare il punto dove mi aveva baciata.

Dio, in che razza di incubo ero finita? La notte prima Enrico aveva sottolineato con forza di non avere nessuna intenzione di abusare di me in qualsiasi modo, eppure non volevo credere che quello fosse il suo normale modo di augurare il buongiorno ai suoi ‘ospiti’. Avevo il cuore che batteva ancora all’impazzata, nervoso, ma temetti che non fosse solo per la paura: era normale desiderare, seppur in minima parte, il ragazzo da cui si era stati rapiti?

Certo che no!, pensai con forza, nascondendomi il volto tra le mani. Non sapevo che cosa fare, accidenti, sapevo che avrei dovuto odiarlo, e forse l’avrei anche preso a schiaffi, se… Oh, se che cosa? Aveva già minacciato di far del male ai miei amici se avessi provato a contraddirlo in un qualche modo. Non potevo fare molto, da sola… Solo aspettare. Se Alessandra aveva capito il mio messaggio, allora non avrei dovuto attendere molto prima della mia liberazione. E poi c’erano i miei genitori, sicuramente a quel punto si sarebbero dovuti accorgere della mia sparizione, anche se in teoria avrei dovuto dormire dalla mia amica!

Insomma, c’erano tutta una serie di prospettive che mi faceva sperare in positivo. Inoltre, se io non avessi fatto nulla per liberarmi, se non attendere l’arrivo della ‘cavalleria’, Enrico non avrebbe nemmeno potuto attuare la sua minaccia. O, almeno, questo era quello di cui stavo cercando disperatamente di convincermi.

Con un sospiro mi alzai dal letto, togliendomi l’asciugamano e rivestendomi con quel quadratino di stoffa che mi aveva portato lui. Non era molto corto, in effetti, però era troppo scollato. Va beh, pazienza, tanto non avrei dovuto indossarlo ancora per molto, se le mie speranze si fossero rivelate esatte.

Mi asciugai i capelli e, quando pensai di essere finalmente presentabile, uscii alla ricerca della sala da pranzo. Speravo solo che i bollenti spiriti di Enrico si fossero già placati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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