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Autore: Angel30    06/01/2018    0 recensioni
“Guarda che Hogwarts non è tanto male, sempre meglio che stare qui” chiuse la porta scrollandosi le spalle; un altro, pesante sospiro uscì dalle labbra rosee della ragazza.
Storia ambientata nella Hogwarts frequentata dai malandrini, con una nuova personcina in più. Cominciare una scuola di magia e stregoneria non è facile per una ragazza che ha sempre vissuto in un mondo babbano, ma forse, con degli amici un pò...esuberanti fra le mura del castello, tutto potrebbe diventare più magico.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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I giorni passavano lenti e silenziosi nell’infermeria di Hogwarts, lo scorrere delle ore era scandito solo dagli spicchi di luce che entravano dalle grandi finestre a volta e dai tre Grifondoro malandrini che passavano a salutare il loro quarto appena gli impegni scolastici lo consentivano. Il suo letto era circondato da stemmi color oro e rosso e da dolciumi vari, sul comodino alla sua destra, la pergamena dorata di un paio di lettere aperte luccicava riscaldata dalla luce di una candela.
Sirius sorrise mostrando i canini quando i suoi tre migliori amici varcarono la porta dell’infermeria, puntando dritti verso il suo letto. Né James né Minus degnarono di uno sguardo la ragazza di Serpeverde pochi letti prima che, pallida in viso, era seduta con la schiena che sprofondava in un morbido cuscino bianco e con la bacchetta in mano giocherellava creando fiori e facendoli galleggiare di fronte ai propri occhi stanchi. Notando una figura scura poco più in là del suo letto, alzò gli occhi che immediatamente si incontrarono con quelli scuri del ragazzo che aveva esitato di fronte a lei, ma Lupin reagì in un istante, distogliendo lo sguardo e dirigendosi stancamente verso Sirius che, nel frattempo, stava già facendo festa grande con James.
“Madama Chips ha detto che oggi mi dimettono” Sirius e James si batterono il pugno sghignazzando, Lupin sorrise felice. Minus, che in loro presenza sembrava avere sempre lo stesso sguardo adulante, non si era smentito nemmeno quella volta ed era rimasto in un angolino a rubacchiare caramelle TuttiGusti+1 senza staccare gli occhi dal trio.
“Non lo ammetteranno mai, ma credo che persino i professori si stiano annoiando senza qualcuno da mettere in punizione” James ridacchiava al pensiero, mentre giocherellava con l’unico oggetto dal quale non sembrava separarsi mai: una luccicante sfera dorata con due piccole ali che sembravano di vetro. James, appena la lasciava andare dalla propria presa, la osservava svolazzare di qua e di là prima di riprenderla trionfante. Sirius lo guardò distrattamente per un po’, mentre Minus era ancora indaffarato a sgraffignare più dolciumi possibili. Il silenzio della grande stanza bianca era interrotto solo dal ridere e dal chiacchericcio dei quattro, Athelea li guardava di sottecchi. Gli occhi verde scuro si spostavano dai loro visi ridenti ai regali portati al ragazzo, con una punta di malinconia abbassò lo sguardo sul proprio grembo, rendendosi perfettamente conto che il proprio letto era completamente spoglio. La solitudine non era mai stata un problema per lei, e l’astio che i suoi compagni di Casa provavano nei suoi confronti era il più delle volte ricambiato, ma il sospetto che potesse nascere in quei ragazzi che aveva imparato si chiamassero Lupin, Sirius e James il più vago sentimento di pietà o pena nei suoi confronti le faceva detestare ancor di più quella claustrofobica situazione.
La forte risata di James e Sirius la fece rinvenire dai suoi pensieri, osservò inarcando appena le folte sopracciglia Minus che, rosso in viso come un peperone, era rannicchiato a terra nel tentativo di riacciuffare il più velocemente possibile tutte le caramelle che gli erano scivolate dalle tasche. Paonazzo e con le mani sudaticce, gattonava dietro ai confetti che schizzavano come biglie ogni volta che provava a prenderle in un maldestro tentativo. Athelea storse il naso, infastidita e disgustata dalla scena. Quel Minus non le piaceva affatto, ma vedere nei suoi occhi da topo il riflesso della vergogna che stava provando le faceva ribollire il sangue nelle vene. I suoi occhi verdi e furenti si inchiodarono su James che, con in mano il Boccino d’oro, si stringeva lo stomaco dalle risate. Athelea si sentì arrossire dalla rabbia, strinse con forza i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
“Alla faccia del migliore amico” borbottò, ma ben presto il suo broncio fu sostituito da un’espressione sorpresa. La faccia di James era una smorfia di dolore e con la mano sinistra stringeva il polso destro, guardandosi con apprensione il palmo della mano. Anche Sirius aveva smesso di ridere ed ora guardava preoccupato l’amico, si spostò sul letto per avvicinarsi a lui. In pochi secondi, quattro paia di occhi curiosi fissavano il palmo di James Potter, solo Athelea era troppo lontana per poter guardare anche lei.
“Ma che diamine…” Sirius inarcò un sopracciglio, si guardò intorno alla ricerca del Boccino. Lo vide svolazzare davanti al naso di Minus, tornò a fissare il palmo di James per tornare poi alla ricerca del Boccino.
“E’ diventato incandescente! Non era mai successo prima!” James guardò indignato la piccola sfera dorata che gli ronzava attorno, per poi osservare con cipiglio la scottatura perfettamente circolare che luccicava di pelle viva nel centro esatto del suo palmo. I quattro si guardarono confusi, Athelea, invece, ora osservava il viso pallido ed emaciato di Lupin. Le occhiaie in quei giorni erano più pronunciate del solito, le labbra sembravano aver perso un pò di colore. I capelli scuri e spettinati li ricadevano sulla fronte, appena poco prima dei suoi occhi stanchi. Il cuore cominciò a batterle in gola, un morso d’ansia le tagliò il respiro fuori dai polmoni. Sentì i polsi bruciarle dalle ferite, con grande fatica scivolò fuori dalle coperte e raggiunse i Grifondoro. Quasi non si resero conto di lei finchè non fu di fronte a James. Cercò di ignorare Lupin, anche se il desiderio di rivolersi a lui piuttosto che a quell’arrogante di Potter la distraeva tentatore.
“Fammi vedere” disse ferma, allungando il braccio e fissando James che la guardava confuso.
“Come, scusa?” chiese lui con un mezzo ghigno, lei rimase impassibile.
“Fammi vedere, per favore” la sua voce era evidentemente infastidita, vide dietro le lenti degli occhiali gli occhi di James illuminarsi, quasi divertiti. Stava appena per aprire bocca quando, in uno scatto veloce, Athelea gli strattonò il braccio destro e si chinò a studiare la pelle scottata della mano che ancora splendeva di un rosa pallido. Il Boccino le svolazzò per un istante di fronte agli occhi, mollò senza complimenti il braccio di James che si stava ancora lamentando per la sfacciataggine e si lasciò cadere a peso morto sul letto, si rese conto solo in quel momento di avere il fiatone per lo sforzo provocatole da ogni minimo movimento, il cuore le batteva forte in gola.
“Ma cos’ha, questa?” James inarcò un sopracciglio, guardando confuso i suoi amici che sembravano domandarsi la stessa cosa. Athelea lo ignorò, borbottando qualcosa fra sé e sé. Sembrava perdersi in ragionamenti contorti, Sirius non le staccava gli occhi di dosso, vergognandosi di quel che stava pensando: sta farneticando? Perché se così fosse stato, sarebbe stata tutta colpa sua e di quella maledetta punizione. Lei si passò una mano sul viso, per poi voltarsi a guardare Sirius e James.
“Io…non capisco…non ha senso” Sirius deglutì, i sensi di colpa cominciavano a divampare in un calore soffocante che sembrava bruciargli i polmoni. Non era mai stato particolarmente attento agli altri, anzi, spesso e volentieri i suoi scherzi divertivano ai danni di qualche Serpeverde o ragazzino del primo anno, ma quel giorno tutto quella che voleva era solo…proteggerla.
“Voi due, voi due siete Purosangue… non ha senso, non ha assolutamente senso” Athelea sussurrò, evidentemente frustrata. Sirius si scambiò uno sguardo con James, sospirò passandosi una mano fra i capelli.
“Forse è meglio chiamare Madama Chips…” Athelea gli scoccò un’occhiataccia, era tornata di nuovo completamente seria.
“Oh, ma smettila, Black! Non sto farneticando! Non lo vedete anche voi?” Lupin inarcò un sopracciglio, James sbuffò inarcando gli occhi al cielo.
“Andiamo, Felpato. E’ ora di tornare alla torre Grifondoro e lasciare l’infermeria a chi ne ha evidentemente bisogno.” Athelea si alzò di scatto, di nuovo furente con il giovane cacciatore.
“Maledizione, Potter! Fra i muscoli che allenate per il Quidditch non è incluso il cervello? Le catene maledette, il tuo boccino che ti ferisce… qualcuno sta facendo del male agli studenti di Hogwarts!” James scoppiò a ridere, Sirius la guardò perplesso. Finito di ridere, Potter la squadrò divertito, passandosi una mano fra i capelli spettinati.
“Sei solo finita in punizione, ragazzina! Certo che per essere una Serpeverde sei proprio un’ingenua! Filch dà punizioni con la stessa frequenza con la quale Minus inciampa sui propri piedi!” Athelea strinse i pugni, respirava così forte che sembrava le uscisse il fumo dalle narici.
“E allora mi spieghi come mai l’infermeria è vuota?! Quante volte sei finito in infermeria stregato da una punizione di un magonò?!” James sgranò gli occhi, fece per rispondere. Minus si avvicinò ancora di più, infossato nelle sue spalle facendosi piccolo piccolo.
“Un magonò?” chiese lui torturandosi le dita, Athelea lo guardò per qualche secondo. Un senso di disgusto le contorse lo stomaco. Lei era molto più alta di lui, che con la sua abitudine di ingobbirsi sembrava ancora più basso. I suoi occhietti la guardavano incuriositi, con la stessa mielosa adulazione che lo caratterizzava in mezzo ai suoi tre migliori amici. Lei sospirò stancamente, sentiva le poche forze che aveva abbandonarla. Si schiarì la gola improvvisamente arida, fece di tutto per rimanere in equilibrio nonostante avesse l’impressione che la stanza avesse cominciato a girarle attorno.
“Sì, Minus. Non poteva stregarle lui, le catene…evidentemente qualcuno le ha fatte entrare nel suo officio, senza che i professori se ne accorgessero a quanto pare.” Sirius corrugò la fronte, rivolgendosi alla ragazza che si era nuovamente seduta sul suo letto, vicino alle sue ginocchia.
“Ma, Imperfecta, quelle catene potevano essere lì da anni”
“No, Black…fra tutte le cose nel suo ufficio, quelle catene luccicavano, erano nuove, e se Filch le avesse maneggiate più del tempo necessario per incatenarci, sarebbe stato maledetto anche lui… eppure non è qui, e se” guardò James, inarcando un sopracciglio “ punisce gli studenti con tanta frequenza, e i suoi metodi fossero sempre di quel calibro, non mi capacito di tutti questi letti vuoti.” James aprì bocca per ribattere, anche se per qualche secondo sembrava essere rimasto a corto di parole.
Lupin, con le mani in tasca, si avvicinò evidentemente più incuriosito al trio che circondava la ragazza. James sbuffò in un misto di arroganza e divertimento, i suoi occhi scuri puntati nei verdi di lei.
“Ma…cosa c’entrano i Purosangue?” chiese piano Lupin, che faceva fatica a nascondere il disagio che provava vicino a lei; non riusciva a spiegarsi il perché, ma aveva la sensazione che lei non lo guardasse e basta, era come se lo studiasse, e la cosa lo faceva sentire incredibilmente vulnerabile, spoglio da ogni maschera. Athelea tornò pensierosa, si voltò a fissare i polsi dove le ferite di Sirius si stavano cicatrizzando.
“E’ quello che…che non capisco. Perché attaccare anche dei Purosangue? Capisco me, ma Black…è una delle famiglie più antiche… lui non avrebbe mai sprecato del sangue puro…”  James fremeva quanto il suo boccino, odiava essere ignorato.
“Lui? Ma di chi stai parlando?!”  Gli occhi verdi di Athelea lo trapassarono con odio, la luce del sole che entrava dalla finestra alle spalle del letto risplendeva in essi come fiamme di fuoco.
“Se con le persone ci parlassi invece di tormentarle per alimentare il tuo già smisurato ego, sapresti che c’è un certo Signore Oscuro che si sta facendo sempre più forte là fuori e che punta a sbarazzarsi di chiunque non sia Purosangue! La gente sta sparendo, ed ora pure a Hogwarts…” James scoppiò in una risata aspra, scoccando l’ennesima occhiataccia alla Serpeverde.
“Dovevo immaginarmelo che fossi un’amica di Mocciosus! Ma cosa avete voi occhi verdi da difenderlo sempre?!” Gli tornò in mente l’ennesima ramanzina di Lily Evans e non poté fare a meno di sbuffare infastidito. Athelea, d’altro canto, era sconvolta dalla sua reazione. Il sangue le ribolliva nuovamente nelle vene, si sentì il viso avvampare.
Questa è la tua reazione, Potter? Questa?” la sua voce aveva cominciato a tremare, così come le sue mani. “Ma non ti rendi…non ti rendi conto di quello che ti sto dicendo?!” James, infuocato ora quanto lei, stava per ribattere ma Athelea fu più veloce. “Maledizione, Potter! E tu saresti un Grifondoro? Non eravate voi quelli tutti amicizia e coraggio?!” James, punto sul vivo appena sentito il nome della sua Casa, strinse i pugni, alzando la voce più di quanto lui stesso ne avesse avuto intenzione.
“Ma che diavolo stai dicendo, Serpemarcio?! Cosa c’entra… che cosa stai…” Athelea scattò di nuovo in piedi, le lingue di fuoco che riflettevano la luce nei suoi occhi sembravano risplendere con ancora più vigore. Lei digrignò i denti e strinse i pugni tanto da conficcarsi le unghie nei palmi, ma non aveva importanza il suo dolore in quel momento, tutto ciò che importava in quel momento per lei era fare ciò che non era riuscita a fare l’ultima volta: proteggere i diversi.
“Sto dicendo, Potter, che se io sono riuscita a capire che il tuo migliore amico è un Lupo Mannaro, allora stai certo che chiunque in questa scuola stia giocando sporco lo scoprirà con altrettanta facilità!”
La porta dell’infermeria si spalancò, il rumore dei battenti faceva eco nel silenzio. I cinque maghi non si erano mossi di un centimetro, James, Minus e Sirius erano rimasti a bocca aperta, pietrificati, mentre Lupin, d’altro canto, era diventato ancora più pallido.
Rigido e con la fronte che gli luccicava di sudore fissava Athelea, che ancora aveva gli occhi puntati su James e le guance rosse per la discussione. Dei passi si muovevano veloci nella loro direzione, ma in quel momento nessuno di loro sembrava accorgersene. Il petto di Lupin si alzava ed abbassava velocemente, mentre Minus, alla sua sinistra, ancora boccheggiava esterrefatto. Anche Sirius sembrava sconvolto, gli occhi argentei erano spalancati e fissi sul profilo di Athelea.
Madama Chips raggiunse in gran velocità i piedi del letto di Black, guardando perplessa uno ad uno gli studenti di fronte a lei. Inarcò le sopracciglia, confusa e curiosa.
“Bhè?! Che avete tutti quanti?” come svegliati da una doccia fredda, tutti borbottarono scuse e cercarono di distogliere lo sguardo imbarazzati, tutti tranne Lupin. Ancora pietrificato, sentiva solo il battito insistente del suo cuore rimbombargli nelle orecchie.
“Tu, è meglio se torni al tuo letto e ci rimani, signorina! E tu” lo sguardo di Madama Chips si posò sul giovane Black “ è ora di tornare al tuo dormitorio, preparati! Fra due minuti passerò ad accompagnarti” e così come era arrivata, sparì nel suo ufficio, lasciando l’infermeria nel silenzio più assoluto. Athelea, improvvisamente priva del vigore e del fuoco che l’aveva animata fino a poco prima, teneva la testa bassa, facendo sì che i corti capelli che le incorniciavano il viso le ricadessero su di esso, coprendolo quasi interamente. Si carezzò il rampicante gioiello che portava al polso destro, l’unico ricordo che aveva della sua vita prima di Hogwarts. Sospirò triste, degnando appena di uno sguardo i quattro.
“Minus, Potter, Black e…Lupin, vi chiedo solo di stare attenti, okay?” e ancora prima che potessero rispondere si trascinò stancamente verso il suo letto, svuotata da ogni tipo di forza, fisica o emotiva che fosse.
Quando, poco dopo, i quattro Grifondoro accompagnati dalla Chips passarono davanti al suo letto diretti verso l’uscita, diede loro un ultimo sguardo da sotto le coperte sotto le quali si era accovacciata, osservando con un sospiro la schiena di Sirius esitare davanti la porta per poi sparire dietro il legno di essa.
Sola per la prima volta da quando era arrivata lì, le palpebre si chiusero stancamente, pesanti come macigni, e col viso sprofondato in un cuscino umido di lacrime scivolò in sogni agitati dove la sua vecchia e la sua nuova vita si fondevano caoticamente e, i volti vittime del suo errore più grande, l’omertà, comparivano e sbiadivano come fantasmi, sparendo ogni volta che, allungando le braccia, tentava di afferrarli mentre svanivano come nebbia fra le sue dita.
 
 
*Angolo dell’autore*
Heylà! Buone vacanze a tutti! Ci ho messo un po’ a pubblicare questo capitolo, non mi convince molto, mi sembra lento e un po’ caotico…ma l’ho riletto una ventina di volte, non saprei come renderlo migliore. Spero che comunque piaccia abbastanza da proseguire con la storia! Buona lettura!

 
  
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