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Autore: Circe    07/01/2018    4 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Rabastan: “Gelosia”


Ogni volta che giungevo al castello del quartier generale rimanevo interdetto e stupito dall’imbattermi ogni istante in incantesimi che arrivavano da tutte le parti. Non mi ero ancora abituato a tutto quell’allenarsi di maghi che combattevano l’uno contro l’altro, che affinavano le tecniche di battaglia, di attacco e contrattacco, di volo e tutto ciò che poteva essere utile per un bravo combattente.
Era anche giusto e utile tutto questo, perché noi rischiavamo la morte in continuazione, avrei dovuto anzi farlo anch’io. Ad esempio mio fratello lo vedevo spesso, soprattutto ultimamente, impegnato in questi allenamenti, Bella l’avevo vista farlo per anni, anche se lei era la preferita, quindi faceva allenamenti privati col maestro di arti oscure.
Io non avevo però tutto questo impegno ed entusiasmo, non l’avevo nemmeno mai avuto. 
Sorpassai il cortile ed entrai nel quartier generale, anche lì sorpassai le stanze delle pozioni, delle bacchette magiche e mi inoltrai verso il cuore del castello, dove speravo di trovare Bella prima di chiunque altro.
Io andavo sempre lì per lei, se poi questo significava anche venire scelto sempre più spesso per le missioni, per gli omicidi, gli attentati, i rapimenti o altro, non mi importava.
Non l’avevo vista in mezzo a tutti gli altri per cui avevo speranze che fosse sola e quindi avrei potuto stare finalmente con lei, oppure era con lui, e allora niente purtroppo, non avrei potuto fare niente.
Per mia grande fortuna lui, il suo maestro, lo vidi impegnato con altri Mangiamorte, e ne fui altamente felice. Li salutai, ovviamente, e poi sgusciai via di nuovo alla ricerca di Bella, che finalmente trovai nella sala a est del castello. Appena vista, subito mi stupì.
“Balla,” la chiamai sconcertato “ma che stai facendo?”
Era in piedi davanti ad un grande specchio, e si guardava torcendo un po’ il collo, nella mano destra teneva un athame piccolo e affilato, nella sinistra i suoi bei capelli neri, lisci e lucenti tagliati di netto.
Appena la chiamai si voltò lentamente verso di me.
“Ciao Rab! Dai, vieni entra!”
Mi avvicinai per vedere cosa avesse combinato questa volta, le strinsi le spalle e guardai la nostra immagine riflessa nello specchio. Anche lei guardava attentamente.
I suoi bei capelli, che ero abituato vederle scendere morbidi fin sulla schiena, lunghi e neri come la notte, ora le arrivavano poco sotto le spalle con un taglio improvvisato e asimmetrico molto strano, ma era tanto bella ugualmente.
Sarei rimasto così per sempre.
La vidi però buttare a terra i capelli ormai tagliati e poi scansarsi per sistemare ciò che restava.
La fermai un momento. 
“Te li sistemo io, da sola non puoi riuscirci bene, faccio io, mi aiuto con un incantesimo sull’ athame .”
Si voltò e mi sorrise ringraziandomi.
“Come mai questo gesto improvviso?” Le chiesi seriamente curioso.
“Non riuscivo a combattere per bene con quei capelli così lunghi, sembravano quelli di una bambolina, non di una guerriera.”
Mi venne da ridere: Bella una bambolina proprio non riuscivo ad immaginarmela, le ragazze davvero hanno mille paranoie.
“Ora li hai accorciati davvero un bel po’ però… e sistemandoli verranno ancora più corti, cosa ne penserà Rod?”
Ci fu silenzio per un attimo, un silenzio strano.
“Non me ne importa nulla.” 
Disse quella frase in maniera tanto perentoria che mi bloccai e la guardai stranito. Eravamo andati così oltre con l’innamoramento per Lord Voldemort che non le importava più nulla di Rodolphus? Mio povero fratello, non gliene frega più nulla neanche di te.
Era proprio vero allora, quella notte aveva davvero cambiato tutto. Ero contento, ma sentivo anche un inizio di disagio pensando a Lord Voldemort, a lui e lei insieme.
Le sorrisi. Poi lei riprese a parlare e mi distrasse dai miei stessi pensieri.
“Dicevo che non importa, perché non posso certo permettermi di rischiare in un combattimento per qualche centimetro di capelli in più che mi intralciano…”
Provava ad ammorbidire la frase e il tono di prima, ma ormai era fatta. Con un sorriso sornione le risposi tranquillizzandola.
“Non ti preoccupare, ho capito cosa volevi dire, ora però stai ferma e guarda in avanti che te li sistemo in modo che tu sia bella anche così.”
Mi sorrise in un modo che mi fece quasi esplodere il cuore di felicità. 
Le sistemai i capelli con cura, grazie ad un incantesimo sulla bacchetta. Lei era silenziosa e tranquilla e io la potevo ammirare, mi piaceva toccarle i capelli, sfiorale la pelle del collo, calda e delicata, mi avvicinai tanto da sentire il suo profumo e lì, lì cambiò tutto.
Fu come se una cascata d’acqua gelata mi scendesse sulla testa e mi invadesse completamente il corpo fino alle ossa. Quanto mi ero stupidamente illuso. Il suo profumo non era solo il suo, lo sentii subito che portava ancora su di sé l’odore di lui.
Si sentiva appena, ma mi penetro’ nel cervello e mi fece come impazzire.
L’odore freddo e inconfondibile del suo maestro. Come faceva ad averlo sulla pelle? Sui capelli, sul viso. Probabilmente lo aveva anche sulle labbra e chissà dove altro. 
Quell’odore di uomo. 
Era lui, era il suo, non potevo sbagliarmi.
La gelosia che mai avevo sentito nei confronti di lui, esplose nel mio cuore come una bomba. Lì in quel momento, cambiò tutto, sentii davvero che Lord Vodemort la voleva davvero.
Mi prese una stretta fortissima allo stomaco, mi sembrava di non poter respirare più. Non posso descrivere la gelosia che provai, era quasi accecante, mi toglieva ogni ragione.
Le misi la lama del coltello vicino alla gola, senza nemmeno capire perché, certo, non è che volessi ucciderla, volevo come… prendermela solo per me, anche con la forza.
Lei mi afferrò la mano fulminea, con una forza inaspettata e incomprensibile. Che fosse magia oscura? Ringrazio anche per questo il suo maestro.
Allontanai la mano.
“Ma che volevi fare?” Chiese “Farmi paura? Farmi uno scherzo stupido?”
Io però non mi calmai.
“Porti addosso l’odore di Lord Voldemort.”
“Ma che dici? Sei impazzito?” Bella questa volta si voltò verso di me, i suoi occhi mandavano strali e io, dal canto mio, stavo in piedi davanti a lei senza capire più nulla: ero accecato dalla rabbia.
“Lo so, lo sento, ti conosco, lo conosco.” 
Mi stavo comportando da stupido, lo sapevo che lei stravedeva per lui, sapevo anche che quella notte della prova era successo qualcosa tra loro, ma ora sentirla così vicina e coccolarla, sentirle dire che di mio fratello non le importava più e poi capire che era sua, di Lord Voldemort, mi aveva fatto letteralmente inspiegabilmente impazzire. Avrei dovuto già saperlo, eppure…
“Tu e lui? Voi…?”
Non riuscivo nemmeno a esprimere una frase coerente.
“Non sono assolutamente fatti tuoi! Questa cosa di cui stai parlando non ti riguarda minimamente.”
Bella mi diede a quel punto uno schiaffo fortissimo, mi prese in pieno viso con una violenza che giunse fino all’anima. Mi fece davvero male, e tornai in me. Almeno un po’.
Parlai in maniera leggermente più calma.
“In segreto ho sempre sperato che il tuo amore per lui non arrivasse a questo, lo sapevo che eri innamorata, ma che succedesse davvero qualcosa tra voi, questo non lo immaginavo…”
Era esitante, mi osservava e si vedeva che era cauta, ma non si sentiva realmente minacciata.
“Sono tutte tue fantasie!”
“Dai, Bella, non mi prendere per uno stupido, non sono Rod io, non ho bisogno di pietose bugie per mantenere vivo l’orgoglio. Ti conosco, l’ho capito da tanto.”
Restava in silenzio, allora continuai io, forse per capire, forse per sfogarmi.
“Non capisco perché proprio lui, è sempre distante, incomprensibile, difficile, è così diverso da noi, e poi quanti anni ha più di te? Ci hai pensato?”
Lei mi guardava impenetrabile, era contrariata, ma lo sapeva che stavo dicendo cose vere. Allora, forte della mia rabbia continuai, provai a insinuarle il tarlo del dubbio.
“Non ti amerà mai davvero, non sarà mai tuo! Non vedi quanto è sfuggente, impenetrabile? È interessato per davvero solo alla sua magia, alle forze occulte e oscure, sono le uniche cose che lo esaltano davvero, che lo interessano, altrimenti è perso nei meandri di se stesso, della sua mente e della sua droga, in quella calma indotta che tanto non può essere penetrata. Te ne sarai accorta, non ci credo che tu non ti sia accorta di tutto questo!”
“Non è vero…” disse tristemente, lontana ormai mille miglia da me, provai a farla tornare vicina, attenta.
“Lo sai che è così, lo sai benissimo anche tu! Perché non mi ascolti?”
“Ti ascolto, ti sto ascoltando, ma non mi importa di quello che dici, ti dirò la verità, non mi importa niente di niente, non mi importa di nessuno, né di quanto difficile possa essere Lord Voldemort. Hai visto sono sincera ora? E non mi importa niente perché io lo amo, e lo amo così com’è.”
“Lo so che lo ami, l’ho sempre saputo, tu non ricordi ma me lo hai persino detto, tanto tanto tempo fa, quando eri una ragazzina impaurita da quel mondo nuovo che lui rappresentava. E per mandare via la pura bevevi fino a vomitare, allora me l’hai detto… non te lo ricordi, vero?”
Rimase zitta, ovviamente non poteva avere nella memoria quella sera, ma io si.
“Ho sopportato tutto, Bellatrix, tutto, la tua pantomima con mio fratello, quell’illuderti di esserti innamorata di lui per avere la sicurezza di sentire qualcuno accanto, ho sopportato il vostro matrimonio, le vostre sciocche scene da innamorati in ogni momento e in ogni luogo, ho sopportato i tuoi capricci, le tue sciocchezze e i tuoi giochini per farlo ingelosire con me, per sentirti grande, l’ho fatto per te perché eri così fragile da avere bisogno di tutto questo per sentirti forte.
Ho sopportato tutto perché sapevo che eri innamorata di Lord Voldemort e non di mio fratello! Perché capivo che volevi lui, e pensavo fosse un’altra delle tue fissazioni, che una volta che lui ti avesse allontanata, perché non è il tipo da storie d’amore, allora tu saresti venuta da me!”
Feci una pausa, lei mi guardava quasi a bocca aperta.
“E ora invece lui ti porta via davvero? Ti vuole davvero. Lui non è Rodolphus, non è un ragazzo sciocco e arrogante, è un uomo pieno di problemi e di fascino e ti travolgerà con tutta la sua angoscia e sofferenza, la sua sete di potere, di rivalsa, il suo carattere impenetrabile e incomprensibile. Vedrai, ti farà soffrire, ti farà morire, non ti restituirà mai a noi, mai! E io non sono disposto a perderti così, perché io ti amo! Lo capisci o no che ti amo?”
Mi zittii e la guardai, non proferiva parola.
“Non lo capisci, vero? O meglio, non l’avevi mai capito prima di ora, per te l’amore era solo quello manifesto, egoista e prepotente di quello sciocco illuso di mio fratello! No, invece ti sbagli, Bella, perché ti amo anch’io! È molto più di tutti gli altri messi insieme!”
Detto questo mi avvicinai a lei, speravo dicesse qualcosa, facesse qualcosa, invece rimase impassibile. Non era più la ragazzina sfrontata che si compiaceva di un innamorato inaspettato, non era più la ragazza spavalda che si impossessava della sua nuova preda con un gesto insignificante, ma che bastava per incatenare il cuore della vittima, cosa fosse diventata, ora, ancora non lo capivo. Era lì davanti a me, cupa e lontana, fredda come non mai.
Per questo non ebbi il coraggio di baciarla, solo di ribadire ciò che sentivo, nella disperazione.
“Ti amo, questo devi saperlo, ti amo e lo farò per sempre.”
Detto quello mi smaterializzai nel mio castello solitario. Non sarei riuscito a sostenere una conversazione dopo la scenata che le avevo fatto.
Sbattei i pugni sul tavolo: ero un debole, lo sapevo, ma non ero riuscito a fare di meglio se non scappare via da lei.
Bella non avrebbe comunque ceduto, non avrebbe fatto una piega, infatti non aveva fatto una piega davanti al mio sfogo da pazzo, era stata una follia dirle quelle cose, ma non potevo più tenermele dentro.
Mi ritrovai in mano ancora il suo athame, quello con cui le stavo tagliando i capelli.
Ripensai a lei, ai suoi capelli, al suo profumo, al suo sguardo nello specchio.
Poi quei lividi. Sarebbe stato meglio non notare nulla, restare sereno con lei, parlarle, farla ridere e stare bene, ma ormai era andata così. Forse avrei potuto rimediare prima o poi, scusarmi della scenata e tornare il solito Rab, divertente e comprensivo. Non lo so e avevo bisogno di smettere di pensare a tutte quelle cose in quel momento.
Quanto la amavo...
E quanto mi faceva soffrire.
Strinsi il coltello e, senza pensarci troppo, affondai la lama nel palmo con la chiara intenzione di ferirmi e farmi male pur di non pensare. Sentii un dolore forte e vidi il sangue uscire abbastanza copiosamente. Aspettai qualche istante incantato, poi presi un fazzoletto dalla tasca e tamponai la ferita sedendomi sul divano, appoggiandomi calmo e chiudendo gli occhi.
Una pace ovattata finalmente mi invase, il dolore era quasi completamente sparito e lontano.
Lei era finalmente lontana, almeno per qualche momento ancora potevo godermi un po’ di pace.


   
 
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