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Autore: DANI1993    08/01/2018    2 recensioni
" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno.
" Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto
Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo con quella dichiarazione.
" Sempre modesto eh Tom? Ma io credo che la tua sia un qualcosa in più che semplice curiosità Tu puoi e sai cose, che gli altri non possono o sanno. Non ho mai visto studenti del primo anno dotati quanto te"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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I giorni giunsero alla fine e al castello arrivò il giorno tanto atteso da centinaia di studenti: il giorno dei temibili esami finali. Solo Riddle, si potrebbe dire, all’interno del castello non conobbe affatto la parola paura. Anzi, negli ultimi giorni, si sentì irrequieto.
Tra qualche settimana il castello, si sarebbe svuotato e lui avrebbe fatto ritorno a quella odiosa struttura per malati mentali, che aveva da molti anni cominciato ad odiare. Il motivo per cui odiava quel posto, faceva finta di non saperlo. Ma era qualcosa di orribile. Talmente orribile che dall’età di nove anni aveva cercato con tutto sé stesso di dimenticare.
Si era anche mezzo deciso riguardo ciò che aveva in mente per Bellatrix. Ma avrebbe aspettato la fine degli esami, per comunicargliela.
Lei intanto passava intere giornate nella biblioteca a ripassare gli incantesimi, le piante, le posizioni astronomiche della luna e dei pianeti, le pozioni. Tutta roba utile in fin dei conti. Ma lui per lei, aveva in mente ben altra roba. Roba che lì al castello non avrebbero studiato e non avrebbero potuto studiare.
Era importante la parte di magia imparata in quel luogo, ma cominciava davvero a considerarla troppo limitativa.
Cominciava a convincersi che la maggior parte degli studenti, una volta usciti da lì, non sapessero neanche una piccola percentuale della magia che avevano imparato. La magia era studiata per poter essere usata. A che serviva studiarla soltanto, senza metterla in pratica?
Negli anni, avrebbero potuto anche studiare le stesse Arti Oscure, ma a che sarebbe servito studiarle teoricamente, senza metterle in pratica? La teoria era importante, certo. Ma la pratica lo era ancora di più.
Ecco perché, quando la sera prima vide Bellatrix china sui libri, ebbe quasi il desiderio di andare lì, chiuderle il libro in faccia e costringerla a fare pratica magica.  
Arrivò il giorno atteso. Il primo esame sarebbe stato Pozioni, nell’aula corrispondente. Ogni esame era strutturato in questo modo: al mattino avrebbero affrontato la parte teorica della materia in questione e al pomeriggio la parte pratica. Faceva eccezione Astronomia nella parte pratica, poiché sarebbe stata affrontata a notte fonda. Gli esami avrebbero avuto durata quindici giorni.
Ad attenderli, quel mattino,  vi era Lumacorno.
Quel giorno era pettinato meglio del solito e anche i baffoni da tricheco erano leggermente più in ordine.
“ Buongiorno, ragazzi miei” disse aprendo le braccia come per accoglierli tutti, una volta che tutta la classe si fu riunita dietro i banconi. A differenza di com’era solitamente l’aula di Pozioni era sgombra da calderoni fumanti.
“ Benvenuti. Oggi inizieranno le prove per vedere e verificare ciò che avete imparato quest’anno. Allora” prese un foglio e cominciò a leggere: “ Il regolamento degli esami è uguale sostanzialmente agli esami G.U.F.O, che affronterete alla fine del quinto anno e dei M.A.G.O che affronterete alla fine del settimo. E’ naturalmente vietata la copiatura dal compagno, di qualunque genere. Non sono ammesse uscite dall’aula se non per gravissimi motivi, tipo: uno si sente male e sviene. Ma non è mai successo e credo che impossibile che possa avvenire. Non sono ammesse chiacchiere di qualunque genere tra compagni e tantomeno sono ammesse l’uso di bacchette per incantare i professori o compagni. Anche se siete solo al primo anno e non dovreste essere così abili per poterlo fare. Una volta finito e consegnato l’esame, siete pregati di uscire dall’aula. Bene direi che è tutto per quanto riguarda questa enorme noiosità regolamentare” fece una risata, che fu replicata da poche persone, e poi battè le mani e la pila di fogli che stava sopra la cattedra, alle sue spalle, si alzò in volo e si diresse verso i banconi.
Riddle ricevette il foglio. Chinò il capo e lesse. Erano una sorta di domande aperte sugli argomenti affrontati a lezione quell’anno. Dieci domande aperte, con un massimo di dieci righe per risposta.
Lumacorno guardò la clessidra sulla cattedra e la girò.
“ Avete due ore a partire da ora. Cominciate”
Alla fine Riddle pensò di aver risposto bene a tutte le domande. Fu il primo a finire, circa dieci minuti prima della fine del tempo massimo a disposizione. Cinque minuti più tardi finì Bellatrix. Gli altri continuavano.
Al pomeriggio si recarono nuovamente nell’aula per l’esame pratico e questa volta la trovarono com’erano abituati da un anno a trovarla: fumante.
Nell’esame pratico fu chiesto loro di preparare due pozioni a scelta tra: Pozione Antilupo, Pozione Invecchiante, Pozione contro i foruncoli, Pozione Obliviosa, Intruglio Confondente e per i più bravi un Antidoto contro i veleni.
Riddle decise di prendere la strada più complicata in assoluto: Antidoto e Pozione Antilupo.
Alla fine delle due ore, pensò di essersela cavata alla grande.
Il giorno dopo toccò a Difesa contro le Arti Oscure.
Al mattino la professoressa Gaimens chiese loro di scrivere due relazioni, ciascuna di un rotolo di pergamena,  a scelta tra i seguenti argomenti: Mollicci, Avvicini, Lupi Mannari, Margiotti, Draghi, Folletti della Cornovaglia, Fatture Varie. Per farlo avrebbero avuto quattro ore di tempo.
Al pomeriggio fu loro preparato un loro preparato una sorta di percorso ad ostacoli nella quale avrebbero dovuto affrontare un Kappa, un Molliccio e poi avrebbero dovuto rinchiudere nella gabbia una decina di Folletti.
Anche gli altri esami seguirono questa modalità. Era una modalità nuova, più pesante rispetto alle altre annate. Valse solo per quelli del primo anno.  Perchè solo in quel particolare anno vi erano due tra gli studenti in assoluto più brillanti della storia di Hogwarts.
Si era allora deciso, in accordo con il preside Dippet, di aumentare un po’ la difficoltà delle prove, convinti che sarebbero comunque risultati positivi alla fine.
Concluso il periodo esami, finite le due settimane, tutti erano stravolti. Erano stati più duri di quanto chiunque di loro potesse immaginare. Tom però era convinto di essersela cavata bene. Anche lui era stanco, ma si sentì in qualche modo soddisfatto di sé stesso.
Occorsero circa altre due settimane affinchè ricevessero i risultati; e sia Riddle sia Bellatrix furono gli unici del corso a superarli con pieni voti. Persino Silente era stato costretto a mettergli il voto migliore tra tutti nell’esame di Trasfigurazione. Comunque anche gli altri alla fine risultarono promossi.
Fecero festa e ora furono liberi. Cominciò il periodo più amato da tutti, da grandi e da piccini: lo svago. Fu permesso loro di svagarsi completamente, uscendo dal castello e giocando tra di loro, fino a notte fonda; con la raccomandazione, però, di non allontanarsi fuori dai confini del castello.
Quell’anno l’estate era partita in fretta, perciò non fu necessario per loro coprirsi eccessivamente durante le nottate all’aria aperta.
Ma qualcos’altro era successo in quei giorni. Tom Riddle finalmente si sentì pronto per comunicare a Bellatrix della sua scelta. E ora, dopo quel periodo di prova, di esami duri e pesanti, passati come lui alla grande, capì che era pronta. D’altronde era la studentessa più brillante della sua età, come lui lo era per i maschi. Imparava in fretta.
La sera della comunicazione dei voti, appena saputo e compreso che Bellatrix aveva superato ogni genere di prova, con il massimo dei voti esattamente come lui, si avvicinò a lei, mentre tutti festeggiavano, e nell’orecchio le sussurrò queste parole: “ L’ultima notte ti aspetto in sala comune. Alle nove. Fa’ in modo di non farti vedere, né tantomeno seguire, da nessuno” 
   
 
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