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Autore: Ginevra1988    12/01/2018    3 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La ballerina del carillon innamorata della musica rock,
il girasole della luna,
 il cavalluccio marino delle montagne.
Non siamo tutti uguali, per fortuna.

Fabrizio Caramagna
 
 
 
 
 
Una lunga settimana
 
 
 
8 settembre 1998 – La Tana
 
   Quando Harry mise piede in cucina, Teddy distolse immediatamente l’attenzione dal cucchiaio di crema di riso che Molly stava cercando di mettergli in bocca ed emise un versetto acuto, cosa assolutamente insolita, attirando l’attenzione del suo padrino. Harry provò la consueta fitta al petto mentre il ciuffetto di capelli del bimbo virava al rosa brillante; raggiunse il seggiolone in pochi passi, prese in braccio Teddy e lo strinse delicatamente a sé.
   “Harry, prova tu ti prego” sospirò Molly abbandonando il cucchiaio nel piatto. “Stamattina sembra nervoso, sputa tutto. E Ron non mi vuole dare una mano” aggiunse lanciando un’occhiata di fuoco a suo figlio. Ron era seduto all’altro lato del tavolo, una tazza di caffè nella mano sinistra e la piuma nella destra; scriveva febbrilmente su una pergamena ormai completamente ricoperta di inchiostro.
   “Sai che sto finendo la lettera, mamma!”
   Harry aveva spedito quella per Ginny la sera precedente; doveva ammettere che era stato liberatorio scriverle, anche se avrebbe preferito raccontarle di persona quella pessima prima giornata di addestramento. Aveva quasi pensato di usare la Polvere Volante, prima di ricordarsi che la Sala Comune di Grifondoro non era proprio il massimo dell’intimità. Ron era caduto in un sonno profondo nello stesso istante in cui lui e Harry avevano messo piede in camera e in quel momento si stava arrabattando per spedire la lettera prima che fosse troppo tardi e Hermione desse di matto.
   Harry rimise Teddy nel seggiolone e prese il piatto di crema di riso dalle mani di Molly, sedendosi in bilico sul tavolo.
   “Allora campione, cosa combini?” chiese scherzosamente al bambino. “Cosa ti avevo detto sullo sputare la pappa?”
   Teddy allargò la bocca sdentata in un sorriso e lasciò che Harry lo imboccasse, sbattendo soddisfatto una manina su quella di Molly, abbandonata vicino a lui. La signora Weasley guardava lo spettacolo con l’aria sognante di una ragazzina alla sua prima cotta.
   “Sarai un ottimo padre per i miei nipoti” si lasciò sfuggire in un sussurrò; Harry si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, ma venne salvato dall’imbarazzo di rispondere da Arthur che entrava in cucina con una grossa busta color carta da zucchero in mano.
   “Buongiorno ragazzi” borbottò con lo sguardo fisso sulla lettera. “Ieri Kingsley mi ha dato questa per te, Harry.”
   Appoggiò la busta vicino al ragazzo, che era ancora impegnato con Teddy e diede appena un’occhiata.
   “Che roba è?” chiese Ron alzando la testa dalla pergamena.
   “Temo sia una convocazione del Wizengamot” disse Molly osservando la busta a poca distanza da lei.
   “Wizengamot?” Harry fece quasi cadere il cucchiaio: ricordava perfettamente l’ultima volta che era stato chiamato a comparire davanti al Tribunale Magico e non aveva nessuna voglia di ripetere l’esperienza. “Cosa diavolo avrei fatto?”
   “Non sei imputato!” disse Arthur con una risata sincera, mentre si sedeva accanto a Molly con un piatto di uova strapazzate fumanti. “E’ una convocazione come Testimone.”
   “Testimone?” ripeté Harry sentendosi uno stupido pappagallo.
   “Sono cominciati i processi ai Mangiamorte, credo che molti di noi verranno chiamati a testimoniare, presto o tardi” sospirò Molly. Harry infilò nella bocca di Teddy un altro cucchiaio di crema; aveva letto sul Profeta dei primi processi, ma il pensiero di essere chiamato al banco dei Testimoni non lo aveva mai nemmeno sfiorato. Scambiò uno sguardo perplesso con Ron, che si strinse nelle spalle e tornò a concentrarsi sulla lunga lettera per Hermione.
   Una ventina di minuti più tardi un instancabile Leotordo era di nuovo in viaggio verso Hogwarts, Teddy aveva diligentemente finito la sua colazione, Arthur era andato a lavoro e Molly aveva cominciato la sua intensa routine di madre di famiglia dalle camere da letto; Harry si sedette su una sedia e rimase a fissare la busta color carta da zucchero con aria assente, mentre Ron si ingozzava di uova fritte nel minor tempo possibile per non tardare all’Addestramento.
   “Chi pensi che sia?” chiese Harry distrattamente. “Contro chi dovrei testimoniare?”
   Ron si strinse nuovamente nelle spalle.
   “C’è solo l’imbarazzo della scelta” rispose sputacchiando pezzetti di colazione un po’ ovunque.
   Harry sospirò e si decise ad aprire la busta con un movimento deciso; il messaggio era breve, quasi brusco: il Wizengamot lo convocava come Testimone per l’Accusa in un’udienza di lunedì quattordici settembre. Leggere il nome dell’accusato fece contrarre lo stomaco di Harry; il ragazzo allungò la pergamena davanti a Ron senza dire una parola.
   “Miseriaccia!” esclamò; rideva, il viso contratto in un ghigno di macabra felicità. “Cos’è quella faccia, amico? Dovresti fare i salti di gioia mentre vai a testimoniare contro quell’idiota.”
   Harry annuì, ma non sapeva davvero cosa provare: certo era un’occasione unica, eppure qualcosa stringeva la bocca del suo stomaco e lui sapeva che non se ne sarebbe liberato così in fretta.
 
   Ci pensò Leatherman a scuotere di dosso a Harry le sensazioni negative: le due ore di allenamento mattutino, aggiunte all’acido lattico che, come da previsioni, martoriava i muscoli del ragazzo, annullarono completamente qualunque capacità di pensare.
   Il Briefing di quel mattino era stato breve ed impacciato, visto che l’argomento principale della sera precedente al Paiolo Magico riguardava proprio i Duelli di prova. E tutti, compresa la rigidissima Shacklebolt, avevano bevuto un po’ troppo; Ella e Theodore aveva anche finito con il litigare su chi avesse perso nella maniera peggiore il proprio Duello ed era dovuto intervenire Leatherman mettendo a tacere entrambi con due colpi di bacchetta. Nessuno aveva voglia di rimuginare ancora sulla prima giornata di addestramento.
   La pausa pranzo fu accolta dalla maggior parte delle Reclute con un sospiro di sollievo; Harry si era seduto pesantemente sulla panca e aveva appoggiato la testa sul braccio, a serio rischio di addormentarsi. Lo sguardo gli cadde su Nott, che, come il giorno precedente, stava prendendo posto in disparte, in un angolo solitario del tavolo; il ragazzo tirò entrambi i polsini della veste scura con la punta delle dita fino a coprirsi i palmi delle mani, poi prese la forchetta e cominciò a giocherellare distrattamente con i cavoli poco cotti che Clobhair aveva servito quel giorno.
   “Non so davvero come fai a stare con quella palandrana addosso” esclamò Roger Davies fissando Nott senza la minima educazione. “Io sto scoppiando di caldo, dopo quel dannato allenamento!”
   “Questo è perché non riesci a correre più di venti metri senza vomitare!” rise Hannah.
   “Hey, quello che vomita è O’Leary!” rispose Roger dando una manata sulla schiena dell’interessato.
   “Oh, grazie tante amico!” le guance di Micheal, già congestionate dall’esercizio fisico, sembrarono diventare ancor più rosse mentre Kiky e Hannah ridacchiavano tra loro come anatre davanti alla mollica di pane.
   “Ci sono cose peggiori da sopportare del caldo” la voce di Ella risultò tagliente e particolarmente sgradevole. “Vero, Nott?”
   “Non so nemmeno di cosa parli, Fletcher” rispose Theodore senza staccare lo sguardo dai propri cavoli. Harry percepì il temporale in avvicinamento e drizzò la schiena, improvvisamente sveglio e attento a quello che stava succedendo.
   “No?” chiese falsamente dubbiosa Ella con un tono se possibile ancor più freddo. “Vediamo, cosa può nascondere sotto a lunghe maniche scure un ex Serpeverde proveniente da una nobile famiglia Purosangue?”
   Nott lasciò cadere la forchetta nel piatto sbuffando rumorosamente, poi si alzò di scatto.
   “Lasciamo perdere” borbottò più a sé stesso che a qualcuno dei suoi compagni; si avviò verso la porta a lunghi passi rabbiosi, poi si voltò giusto sulla soglia.
   “Clobhair, un pranzo ottimo. Grazie.”
   L’Elfo, appollaiato sul suo sgabello vicino al camino, annuì con aria burbera. Nott uscì sbattendo la porta del Refettorio e tutte le Reclute si voltarono a fissare Ella.
   “Che c’è? Lo pensiamo tutti” la ragazza si stava accanendo sui propri cavoli, infilzandoli con una rabbia non giustificata dalla particolare sciattezza del piatto.
   “C’era proprio bisogno di tirare fuori questa storia, Ella?” Kiky la guardava con le braccia conserte e l’aria di una madre che rimprovera la più sciocca delle proprie figlie. “E’ comunque un nostro compagno di corso e ci vuole un po’ di diplomazia! Non hai sentito la Shacklebolt? Potremmo dover combattere fianco a fianco un giorno!”
   “Oh Dio, la diplomazia!” esclamò Ella alzando gli occhi al cielo. “Quante belle parole! Bla bla bla, voi Corvonero non sapete fare altro che parlare!”
   “Che cos’hanno che non va i Corvonero?” si lamentò di nuovo Micheal. “Che c’è, non siamo abbastanza… tosti in confronto ai Grifondoro? Dobbiamo forse giocare a chi ce l’ha più lungo?”
   “Micheal!” Hannah non riuscì a trattenere l’esclamazione, mentre Roger ridacchiava maliziosamente.
   “In ogni caso contro di te vincerei io” rispose tagliente la Fletcher.
   “Ella, ti prego” sospirò Hannah, imbarazzata fino alla punta dei capelli.
   “Fuori dai piedi” Clobhair batté le mani e un paio di Elfi Domestici spuntati dalla porta della cucina cominciarono ad afferrare le sedie dei ragazzi e a tentare di ribaltarle. I piatti sparirono, quasi tutti ancora pieni di cavolo.
   “No, hey, io stavo mangiando!” protestò Ron, tentando di afferrare il proprio piatto, ma la sua mano frustò l’aria. “La pausa pranzo non è finita!”
   “Lo è” berciò Clobhair. “Siete irritanti. Forse le Reclute più irritanti che Clobhair abbia mai visto. Fuori dai piedi.”
 
   Lo stomaco di Harry protestò vivamente mentre prendeva posto in fondo ad un’aula del primo piano, per ascoltare la sua prima lezione teorica del corso. I cavoli erano decisamente poco cotti e mancavano di qualunque condimento, ma erano comunque un pasto – di cui Harry non era riuscito a mangiare più di una forchettata. Ron, sulla sedia di fianco a lui, si teneva la pancia con una mano, ma il brontolio era comunque ben udibile; i due ragazzi si scambiarono uno sguardo mortificato.
   Kiky si sedette dall’altro lato di Harry, rivolgendogli un sorriso timido, che lui ricambiò con cenno della testa; si finse poi estremamente impegnato nel tirare fuori pergamena e piuma dalla propria borsa, operazioni che fece con molta lentezza e cura. Il suo stomaco brontolò di nuovo; un tocco leggero sulla spalla fece tendere e ritrarre Harry.
   “Calderotto?” Kiky gli stava rivolgendo un altro timido sorriso mentre gli mostrava un sacchetto sul cui fondo erano visibili alcuni succulenti e profumatissimi dolcetti. Il braccio di Ron passò sotto al naso di Harry, rischiando di far cadere gli occhiali all’amico.
   “Posso?” chiese Ron in tono quasi implorante.
   “Certo” il sorriso di Kiky si fece più largo e la ragazza si sporse ancora un po’ in avanti per avvicinare i Calderotti a Ron, poi li offrì nuovamente a Harry. Il ragazzo non riuscì a rifiutare.
   “Li ha fatti mia madre” spiegò Kiky mentre Harry sentiva il cioccolato fuso e scaldato magicamente che si scioglieva in bocca. “Stamattina mi ha praticamente obbligato a prenderli, continuava a dire che mi sarebbero serviti.” Sorrise scuotendo la testa e chiudendo con cura il sacchetto. “Mai dubitare del consiglio di una Veggente!”
   La Shacklebolt entrò in classe con l’aria sfinita di chi non prendeva una balla come si deve dai tempi di Hogwarts, ma aveva comunque mantenuto le proprie movenze leggere.
   “Via il cibo” disse senza nemmeno guardare in direzione dei tre ragazzi.
   “Istruttrice, a pranzo…” tentò Ron.
   “Per la barba di…” la Shacklebolt si massaggiò le tempie con due dita, poi lanciò uno sguardo di fuoco al ragazzo. “Non mi interessa cosa diavolo avete combinato per infastidire Clobhair. Non si mangia durante le mie lezioni. E se sento un altro fiato di protesta farò Evanescere quei Calderotti.”
   Harry e Ron si rassegnarono a rimandare ancora il loro pranzo ed Evocarono due tovaglioli dove riposero con cura i dolcetti.
   “Dunque” sospirò la Shacklebolt. “Tirate fuori i vostri Manuali, apriteli a pagina dieci e… sì, Abbott?”
   “Mi scusi Istruttrice, quali Manuali?”
   “Quali Manuali? Volete prendermi in giro? Oh cavolo…” la Shacklebolt affondò il volto in una mano, sopraffatta dall’improvvisa consapevolezza di qualcosa di molto sgradevole. “Ditemi che Leatherman ha dato ad ognuno di voi una copia del Manuale dell’Aspirante Auror e ve lo siete tutti dimenticato a casa…”
   La frase morì in un sussurro, così come la speranza della Shacklebolt che quella fosse la verità; le Reclute la guardarono contriti, ma nessuno di loro aveva ricevuto il libro, non potevano davvero farci nulla. Lena si premette di nuovo le dita sulle tempie e sospirò profondamente.
   “Volete scusarmi un attimo?”
   La donna uscì in fretta, probabilmente a caccia del proprio collega; Harry e Ron non aspettarono neanche un secondo: i Calderotti sparirono nelle loro bocche così velocemente che sembrava davvero fossero stati fatti Evanescere.
 
 
 
 
10 settembre 1998 – Hogwarts
 
   La luce calda della fine del pomeriggio inondava il campo di Quidditch, avvolgendo gli spalti semi vuoti e rendendo l’erba soffice di un intenso verde scuro. Ginny respirò a fondo l’aria che si stava raffreddando e un brivido di eccitazione e commozione le fece stringere appena lo stomaco: era incredibile ritrovarsi in quel luogo con l’unica preoccupazione di mettere insieme una buona squadra. Si portò senza pensarci una mano al distintivo da Capitano, che Demelza aveva insistito per appuntarle personalmente sul petto della divisa nuova fiammante negli spogliatoi; diceva che quello era il suo preciso compito di vice, Dio solo sapeva chi l’aveva convinta di quella cosa.
   Ginny fece correre lo sguardo sugli spalti più vicini, dove avevano già preso posto gli aspiranti giocatori: c’erano parecchi ragazzi del quarto e quinto anno, un paio del sesto, una manciata di tremanti ragazzine del secondo e qualche volto conosciuto, come Jimmy Peakes, le cui spalle si erano ingrossate ancora durante l’estate. Ginny cercò il volto di Dean, ma non lo trovò; incrociò gli occhi di Demelza, che strinse le labbra come se la cosa fosse colpa sua: negli ultimi giorni avevano parlato a lungo di Thomas, il cui nome era sulla lista dei “Probabilmente non si presenteranno, ma dovremmo convincerli”. Dean aveva accuratamente evitato di trovarsi anche solo nei paraggi di Ginny dopo quello che era successo a Difesa contro le Arti Oscure, ma Demelza era riuscita ad avvicinarlo e a parlargli diverse volte; il risultato tuttavia non era stato quello sperato.
   Demelza fu distratta dall’arrivo del suo spasimante Tassorosso, che la salutò con la mano e prese posto vicino al campo; la ragazza ricambiò con un sorriso malizioso.
   “Non è uno schianto?” bisbigliò a Ginny, che annuì convinta.
   Hermione stava prendendo posto in terza fila, con l’aria decisamente contrariata; Ginny non ne capì il motivo finché non notò che era accompagnata da Luna e… Astoria Greengrass. Ginny batté le palpebre un paio di volte per essere sicura di non avere le traveggole, ma quando rimise a fuoco le ragazze Astoria Greengrass era ancora lì, con l’aria imbarazzata e intimidita, seduta di fianco ad una Luna decisamente su di giri che gesticolava con le guance arrossate. Hermione si limitava a mantenere il sopracciglio sinistro inarcato e le labbra serrate, ma i ragazzi del sesto anno in attesa della selezione avevano cominciato a lanciare occhiate in direzione della Greengrass – occhiate che nessuno avrebbe definito amichevoli. D’istino Ginny cercò con lo sguardo il lato opposto delle tribune, dove la professoressa Sprite e la professoressa Caporal erano sedute apparentemente impegnate in un’amichevole chiacchierata. Era una misura che la Preside McGranitt aveva disposto dopo il grazioso siparietto offerto da Thomas: c’erano professori di guardia in tutte le occasioni di aggregazione di studenti di Case diverse, come gruppi di studio o le riunioni del club di Gobbiglie. La Biblioteca era letteralmente pattugliata a turni serrati, così come il parco durante l’ora di pranzo, dove alcuni studenti si trovavano a mangiare visto che le giornate erano ancora calde.
   Il Quidditch chiaramente non aveva fatto eccezione e la Preside aveva ritenuto importante comunicare la presenza di professori durante le selezioni direttamente ai Capitani, in una breve riunione indetta in urgenza nel suo studio martedì sera. Ginny si era ritrovata in piedi davanti alla scrivania scura, insieme a Edward Cadwallader di Tassorosso, Graham Pritchard di Serpeverde e Orla Quirke di Corvonero. A parte Edward, coetaneo di Ginny, tutti i Capitani non avevano più di quindici anni e tremavano dalla testa ai piedi davanti alla Preside, specialmente quello sbruffone di Pritchard che l’anno precedente andava in giro a dieci centimetri da terra vantando il suo purissimo sangue giovane.
   “Sapete perfettamente quanto sia delicato questo momento” aveva detto la McGranitt con le sopracciglia aggrottate. “E penso che voi più di chiunque altro dobbiate rendervi conto di quanto le selezioni delle vostre squadre e il loro allenamento siano cruciali per il ritorno alla normalità. Il Quidditch a Hogwarts non è solo uno sport, ma un modo per riportare la convivenza tra le diverse Case sui binari giusti, quelli di una competizione sana e leale. Conto fermamente su voi quattro per questo compito importante.”
   Ginny si sentiva ancora addosso gli occhi della McGranitt solo ripensando alle sue parole.
   La professoressa Caporal incrociò lo sguardo della ragazza, poi guardò in direzione degli spalti di fronte a lei, infine riportò gli occhi su Ginny e annuì con un sorriso rassicurante, che venne ricambiato.
   Riportare la convivenza tra le diverse Case sui binari giusti, di una competizione sana e leale.
   Ginny mise una mano sul braccio di Demelza e la attirò a sé.
   “Comincia tu” le bisbigliò all’orecchio. “Fai fare qualche giro di campo ed elimina i più lenti. Poi se vuoi parti dal… Portiere. Io torno subito.”
   Demelza annuì; Ginny non era sicura al cento per cento che avesse capito le sue intenzioni, ma la ragazza seguì comunque le sue istruzioni: Ginny la sentì gridare e battere le mani mentre lei correva fuori dallo stadio verso il castello.
   “Coraggio, ragazzi, fuori le scope! Tre giri di campo per tutti, fatemi vedere cosa sapete fare!”
 
   Era diventato abbastanza semplice per Ginny tenere a bada i brutti ricordi che si nascondevano dietro ogni angolo di Hogwarts: l’aula del terzo piano dove Goyle l’aveva torturata la prima volta aveva davanti una finestra che dava sulla Foresta Proibita e la vista era mozzafiato, mentre l’ufficio di Alecto Carrow, al quale Ginny preferiva davvero non pensare, era in una segreta remota poco accessibile anche dal dormitorio Serpeverde. Ma c’erano momenti in cui la consapevolezza di quello che aveva passato – che tutti avevano passato – diventava solida come un muro. Le era capitato la sera della consegna dei Diplomi, quando aveva visto Harry raggiante e c’era mancato poco che le venissero le lacrime agli occhi; o la sera successiva, durante lo Smistamento, quando le era risuonata nelle orecchie la voce di Voldemort che voleva smantellare tutte le Case tranne Serpeverde e si era resa conto di quanto quella diversità fosse importante, di quanto quella cerimonia in particolare fosse cruciale per la ripresa della normalità.
   Le selezioni erano un altro di quei momenti importanti, la McGranitt aveva ragione. Specialmente per una persona.
   Ginny smise di correre solo quando fu davanti alla porta del Dormitorio maschile di Grifondoro; si concesse qualche momento per riprendere fiato, le mani piantate sui fianchi, poi salì le scale due gradini alla volta. Dean era seduto sul letto, stava fissando con aria assente un manico di scopa appoggiato sulle proprie ginocchia. I passi di Ginny erano leggeri, ma lui li sentì comunque e alzò lo sguardo sulla ragazza; non era la prima volta che lei entrava lì dentro, ma non si sera mai sentita così in imbarazzo.
   “Cosa ci fai qui?” chiese Dean più con curiosità che con rabbia.
   “Cosa ci fai tu, qui” ribatté con ostentata tranquillità Ginny, avvicinandosi. “Dovresti essere alle selezioni della mia squadra.”
   Il ragazzo abbassò di nuovo lo sguardo e sembrò ripiegarsi sulla propria scopa, mentre ne stringeva il manico; Ginny si sedette per terra a gambe incrociate davanti a lui in modo da poterlo guardare negli occhi.
   “Come… come faccio?” esalò Dean. “Io… non riconosco più nulla! Non riconosco più nemmeno… me stesso” ammise allentando la presa sul manico di scopa; sembrava davvero sul punto di scoppiare in lacrime. Alzò lo sguardo su Ginny, le labbra strette. “Sai che ho picchiato Seamus?”
   Ginny annuì.
   “Stava solo cercando di aiutarmi e io… gli ho spaccato il naso. Non so davvero perché mi rivolga ancora la parola.”
   “Perché ti vuole bene” rispose con semplicità Ginny. “Ti ho sentito rinfacciargli di essere stato qui al calduccio mentre tu scappavi dai Ghermidori. Credimi, Hogwarts l’anno scorso era tutt’altro che un luogo sicuro. Lui è rimasto qui fino alla Battaglia finale, nascosto nella Stanza delle Necessità e braccato come te.”
   Dean sembrò di nuovo ripiegarsi su sé stesso e Ginny si affrettò a concludere il discorso.
   “Quello che voglio dirti è che tutti abbiamo visto e vissuto cose terribili. Tutti. Quello che devi ficcarti in quella testa cocciuta è che non sei solo. E che da qualche parte devi ripartire.”
   Le spalle di Dean si rilassarono un po’.
   “E tu sei venuta dirmi che il Qudditch è un ottimo punto dal quale ripartire?”
   “Che vuoi farci? Farei di tutto per un Battitore decente.”
   “Battitore?” Dean alzò di nuovo lo sguardo incuriosito.
   “Ti ci vedo bene, sai?” Ginny impugnò un’immaginaria mazza e tirò un paio di colpi all’aria. “Sai, tutto quel lavoro di braccia… magari arrivi abbastanza stanco la sera da dormire, ecco. E poi puoi mirare alla testa dei Serpeverde senza farti togliere altre migliaia di punti.”
   Dean si lasciò scappare un sorrisetto. Ginny si alzò in piedi e lui la imitò, caricandosi la scopa su una spalla.
   “Grazie, Ginny” disse lui ai propri piedi; lei si voltò e si avviò verso la porta.
   “Per te è Capitano, Thomas.”
 
   Ginny scorse per un’ultima volta la lista dei nomi dei presenti, molti dei quali erano stati cancellati con un tratto di inchiostro, e ne indicò uno non depennato; Demelza annuì ed entrambe le ragazze si alzarono, raggiungendo il gruppo in attesa al centro del campo.
   “Ok, ragazzi, la squadra definitiva è questa, chi viene chiamato faccia un passo avanti. Cacciatori io, Demelza e Nigel McDonald.”
   Un ragazzo allampanato con i capelli neri del quarto anno fece un passo avanti, raggiante; non era certo un giocatore brillante, ma sapeva stare su una scopa e fare passaggi precisi, al resto avrebbero pensato Ginny e Demelza.
   “Battitori Jimmy Peakes e Dean Thomas. Cercatore Euan Abercrombie.”
   Arrivato al suo quinto anno e dopo essere sopravvissuto egregiamente al regno di terrore dei Carrow, Euan e le sue orecchie oblunghe erano ancora grandi sostenitori di Harry Potter, motivo per il quale il ragazzo aveva deciso di tentare le selezioni proprio per il ruolo ricoperto per anni dal suo eroe. Per un attimo Ginny credette che Euan se la sarebbe fatta sotto per l’emozione di essere stato preso, ma il ragazzo aveva ripreso subito il controllo. Ginny sospirò, pensando a quanto lavoro avrebbe dovuto fare con lui: sicuramente staccava di spanne tutti gli imbranati che si erano presentati per quel ruolo, ma di certo non aveva nulla a che fare con lo stile pulito e preciso di Harry.
   “E infine Portiere la nostra piccola rivelazione, Julliet Thompson.”
   Una ragazzina piccola anche per essere al secondo anno fece qualche saltello in avanti, sorridendo sicura; aveva un caschetto di sottili capelli castano chiaro e un paio di grandi occhiali. Ginny vedendola sugli spalti con le sue compagne non le avrebbe dato uno Zellino; era rimasta quindi notevolmente impressionata quando, una volta rimesso piede in campo con Dean, aveva trovato quella ragazzina che dava filo da torcere a Demelza, che non era riuscita a far passare nessuna Pluffa attraverso gli anelli difesi da lei.
   “Grazie a tutti gli altri per essersi presentati” concluse Ginny cercando di sorridere in modo incoraggiante a tutti gli scartati. “Squadra, noi ci vediamo lunedì prossimo per il primo allenamento. Buona serata.”
   Il gruppo di ragazzi si avviò verso l’uscita del campo, chi chiacchierando allegramente, chi facendo commenti tristi; Ginny vide Seamus vicino agli spalti che aspettava a braccia incrociate, probabilmente era arrivato il momento di una seria chiacchierata con Dean. Demelza si precipitò verso il suo Tassorosso e Ginny si ripromise di chiederle il nome del suo bel nuovo ragazzo: non avevano decisamente avuto tempo di parlare di quello negli ultimi giorni. Hermione e Luna stavano raggiungendo Ginny al centro del campo.
   “Bel lavoro” si complimentò Hermione con un sorriso stanco; Luna abbracciò Ginny a lungo, tanto che la cosa cominciò a diventare imbarazzante.
   “E’ così bello!” esclamò Luna quando finalmente Ginny riuscì a divincolarsi da lei. “E’ tutto meravigliosamente normale!”
   La ragazza girò su sé stessa, le guance arrossate; Ginny e Hermione si scambiarono un’occhiata perplessa che si trasformò quasi subito in un sorrisetto complice: Luna era sempre la stessa, piena di entusiasmo e di vita, anche dopo la Guerra.
   “Ho invitato Astoria a studiare con noi” disse Luna con noncuranza; Ginny sbatté le palpebre un paio di volte, mentre Hermione sembrò gelarsi sul posto.
   “Lo so che non ti piace” proseguì Luna in tono leggero guardando Hermione. “Ma dovresti almeno provare a parlarle, oggi non hai detto nemmeno una parola.”
   Hermione inarcò di nuovo il sopracciglio e aprì bocca per replicare, ma Luna la fermò alzando un dito sottile.
   “Lei non è solo una Purosangue figlia di Mangiamorte, esattamente come tu non sei solo una Nata Babbana figlia di dentieri.”
   “Dentisti.”
   “Quel che è.”
   Luna girò sui tacchi e si avviò verso l’uscita del campo a balzelli, canticchiando tra sé e sé la filastrocca del calderone salterino. Ginny e Hermione rimasero per alcuni lunghi momenti in silenzio, fissando l’amica finché la sua figura bionda non scomparve dalla vista.
   “Sai cosa penso?” disse Ginny appoggiandosi con due mani al manico di scopa che teneva ancora stretto. “Astoria Greengrass studia Babbanologia. E’ venuta alle selezioni di Quidditch di Grifondoro. E’ amica di Luna” sottolineò l’ultima parola indicando il punto nel quale fino a poco tempo prima l’amica canticchiava e saltellava. “O è completamente matta, o ha davvero qualcosa di fuori dal comune. Io dico che merita una possibilità.”
   Hermione inarcò entrambe le sopracciglia e si strinse nelle spalle.
   “Ok” sussurrò. “Facciamolo” aggiunse ridendo nervosamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
 
La ballerina del carillon innamorata della musica rock… e una Purosangue che studia Babbanologia! Questo aforisma mi ha ricordato molto la mia Astoria (o meglio, quello che sta diventando praticamente spontaneamente questo personaggio nella mia storia…!), quindi mi sembrava perfetta per introdurre il primo capitolo del 2018!
 
Ma partiamo dall’inizio! Intanto, cara Ire_unicorn, abbiamo recuperato il pezzo su Teddy   ;)
Chi sia l’imputato del processo probabilmente è ampiamente intuibile, ma non scopro le carte fino al prossimo aggiornamento. Nell’idea iniziale dovevamo vedere il processo già oggi, ma il pezzo di Hogwarts ha avuto la precedenza ed è diventato lunghino, quindi dai alla prossima!
Nel frattempo all’Accademia Auror assistiamo a scene deliranti: Ella attaccata ai pregiudizi sulle Case ha dato sui nervi anche a me che ho scritto la scena. E’ tutto da vedere poi se ha ragione su quello che c’è sotto le lunghe maniche di Nott o meno.
Dei problemi della Shacklebolt e di Leatherman come Istruttori avremo modo di parlare (e ridere) anche più avanti…!
 
Il clima non è certo più disteso a Hogwarts… ho aggiunto un tassello alla storia di Dean e uno a quello di Astoria – a forza di sotto trame prima o poi perderò il filo, ma stanno nascendo personaggi così belli che non so trattenermi!
Piccola nota a margine, il personaggio di Julliet Thompson è liberamente ispirato (e dedicato) ad un’altra ragazza che è stata Portiere in una partita di Quidditch “babbano” (per la serie quando la realtà supera la fantasia…). Penso che tu ti sia riconosciuta!
 
Ma adesso è il momento di un po’ di ringraziamenti!
 
Special thanks – and welcome! – to:
LilyScorpius e lucysu23, che si sono letteralmente divorate la mia storia! Grazie!!
Mika o_o , che ha appena cominciato a leggere la mia ff ma mi ha già lasciato commenti molto carini, quindi grazie fin da ora!
 
Grazie di cuore come sempre ha chi ha letto e chi leggerà, e soprattutto a chi mi lascia il proprio commento!
 
Smack
 
Gin
   
 
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