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Autore: DANI1993    13/01/2018    1 recensioni
" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno.
" Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto
Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo con quella dichiarazione.
" Sempre modesto eh Tom? Ma io credo che la tua sia un qualcosa in più che semplice curiosità Tu puoi e sai cose, che gli altri non possono o sanno. Non ho mai visto studenti del primo anno dotati quanto te"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Dal grimorio di Bellatrix: “ La soglia”
                                                                        


 
 
Siamo alla fine. Oggi è l’ultima notte qui al castello. Poi inizieranno le vacanze estive, e ritornerò nella mia cameretta, a badare ai fatti miei, mentre lascerò a mia sorella Dromeda il compito della cura di Cissy.
E’ stato un anno pieno di sorprese, emozioni e anche qualche delusione. Ma nessuna di queste emozioni potrà mai superare quella che ho avuto stasera.
Due sere fa, Tom mi ha fatto capire che questa sera mi avrebbe aspettato nella sala comune, in attesa della mia decisione finale. Finalmente, ho pensato. Non vedevo l’ora: erano almeno tre mesi che attendevo questo momento.
Il resto degli studenti,  finiti gli esami, passavano le ultime serate nel parco fino a notte fonda, con la raccomandazione però di non allontanarsi fuori dai confini del castello. Tom, come al solito, è rimasto dentro, schivo ai divertimenti e restio a fare delle amicizie. Ma ormai lo conosco abbastanza, e mi ritengo fortunata per essere riuscita a stringere almeno un rapporto cordiale con lui.
Così mentre gli altri si divertivano nel parco, dopo il discorso di fine anno, sono sgattaiolata dentro al castello e mi sono diretta verso la sala comune di Serpeverde, domandandomi cosa avrei dovuto aspettarmi.
Quando sono entrata, sono rimasta senza fiato. La sala era più buia del solito. Le uniche fonti di illuminazione erano un paio di candele che emanavano una oscura luce rossastra e alcuni candelabri oscuri. Il tutto gettava ombre sinistre sulle pareti della sala. Candele e candelabri che di solito erano spenti, lasciando il posto alle lampade a olio. Mentre quella sera,  stava avvenendo il contrario.
Sebbene inizialmente quell’ambiente mi turbasse, non ci misi molto ad abituarmici. E anzi, dopo un po’ mi trovai a mio agio e mi piacque.
“ Benvenuta, ragazza.”
Lì per lì, non l’avevo notato: troppo occupata a guardarmi attorno. Guardai davanti a me. Un’ombra mi dava le spalle, rivolta verso il camino ormai spento, visto il clima pienamente estivo.
“ Ciao Tom” lo salutai, un po’ nervosa a dire il vero.
“ Ti sei decisa, Bellatrix?” mi domandò
“ Si, Tom. Sono decisa. Lo sarei già da un po’ a dire il vero”
Lui non battè ciglio, ma, sempre dandomi le spalle, mi disse: “ Da questo momento, se vuoi che ti insegni i requisiti per entrare nel mio mondo, non dovrai più chiamarmi Tom, almeno in questa sede, ma gran Maestro o semplicemente mio maestro o maestro. Intesi?”
“ Si, maestro” risposi.
Lui sempre dandomi le spalle, mi domandò: “ Sai perché sei qui?”
Io riflettei un attimo.
“ Si, maestro. Voglio un giorno poter imparare tutto da voi. Ogni singola cosa”
Lui fece un attimo di silenzio, poi mi chiese: “ Sei al corrente che di qualunque cosa si tratti, è roba vietata qui? Questo significa che qualunque cosa sia, deve per forza trattarsi di magia davvero oscura. Davvero molto avanzata e molto potente. E per poterla affrontare, devi cambiare personalità Bellatrix. Devi diventare malvagia, per poterla affrontare. Come lo sono io. Devi diventare potente. Come lo sono io. Ma non preoccuparti… io qui, ti aiuterò a farlo. Questa è la soglia del mio mondo.”
“ Come?” domandai con il cuore che batteva forte.
Ma lui alzò una mano, e io tacqui.
Finalmente si voltò verso di me. Mi guardò con quel suo sguardo magnetico e scuro. Come oscuro, quella notte, avevo capito, era lui. Si avvicinò a me, e cominciò a girarmi attorno, come un serpente che circonda la sua preda.
“ Ora ti darò un piccolo insegnamento Bellatrix, che dovrà valere ora, qui, e durante quei giorni in cui affronterai l’argomento delle Arti Oscure. In quei giorni, ovviamente sarà riadattato al tipo di magia che ti insegnerò. Ricordalo bene, perché te lo riproporrò solo in quella circostanza, nella sua versione modificata, quando inizierò a spiegarti i meccanismi della magia oscura. In realtà l’hai già sentito non è vero?”
Io, istantaneamente, risposi: “ Da Lumacorno?”
Lui mi sorrise, sempre in quel modo misterioso.
“ Esattamente. Hai visto che se ti impegni le cose le ricordi?”
Poi si fermò di fronte a me e mi guardò negli occhi.
“ Ci sono tre regole che devi sin da ora imparare. Regole che devono essere usate per perdurare in ogni cosa. La prima regola è che bisogna essere talentuosi. Io accetto come amiche le persone che si spingono oltre le proprie capacità, in modo da imparare tutti gli insegnamenti della magia.
La seconda, come sai, è non mai avere paura di superare, anzi sfrontare, i limiti alla magia. Qui studiamo solo magia difensiva. E questo è un limite. Alla fine, tu dovrai essere in grado di usare la magia, non per difenderti, ma soprattutto per attaccare. Questo punto, te lo posso spiegare, in questo caso, così: tu non devi aver paura di utilizzare la magia per divertimento. Finora lo hai fatto in determinate circostanze, se provocata. Ad esempio quel giorno, con il tuo amico/nemico Rodolphus Lestrange. Io vorrei che tu utilizzassi la tua magia per divertimento contro gli altri. Prima lo faremo con la magia bianca, o normale, poi fuori di qua applicheremo questo punto alla magia oscura”
Fece una pausa. Mi guardò e mi domandò: “ Ti è chiaro?”
“ Si mio maestro” risposi. Ma quel punto mi aveva un po’ spaventata. Non ero abituata a utilizzare la magia punitiva contro gli altri per divertimento.
“ Ma, maestro…” cominciai decisa a fargli notare ciò che dentro di me, stavo pensando. Ma lui mi fece nuovamente tacere.
“ Il terzo punto, invece rimarrà tale sia ora sia in quei giorni, quando apprenderai le Arti Oscure”. Mi guardò negli occhi per qualche istante. Non sapevo cosa stesse pensando, e cosa aspettarmi ancora, visto che quella sera da Lumacorno non aveva un terzo punto nella mente.
“ Non innamorarsi mai. Questa è la principale delle tre. La parola amore, con me, in mia presenza, non deve esistere”
Un senso di orribile vuoto mi si formò nel petto a quella dichiarazione. Lo guardai, e lui fece altrettanto, senza batter ciglio. Capii che era irremovibile. Avrei tanto voluto chiedergli se avessi rispettato solo i primi due punti, se fosse stato ugualmente soddisfatto, ma ebbi paura di farlo infuriare. Oltre che avevo paura che una sola domanda scomoda e sciocca, potesse cancellare tutti i progetti che lui aveva su di me.
Come se non bastasse, ebbi anche il terrore che mi avesse letto nel pensiero, poiché sorrise e mi domandò: “ C’è qualcosa che devi dirmi, Bella?”
“ No, maestro” risposi di getto, abbassando lo sguardo e distogliendolo da quello suo.
Lui si mostrò soddisfatto.
“ Bene. Molto bene” sussurrò.
Io, però, volevo saperne di più.
“ Ma maestro come farò ad imparare tutto questo?”
Lui mi guardò. Un po’ del suo sorriso si congelò.
“ Ti aiuterò io. Ti addestrerò personalmente.  E bada che è la prima volta che aiuto qualcuno. Considerati fortunata”.
Addestramento? Che addestramento? Pensai agitatissima.
“ Maestro che addestramento?”
Lui mi guardò.
“ Lo vuoi vedere Bellatrix?”
Io annuii.
“ Si mio maestro. Voglio vederlo”.
Lui parve rifletterci un attimo. Poi con un gesto fluido, sfilò la bacchetta a la agitò. Di colpo si fece buio completo. Era un’oscurità talmente fitta da non permettermi di guardare ad un palmo dal mio naso. Cominciai ad avere paura. Quell’oscurità totale mi dava un senso di panico, al contrario di quella precedente dove almeno potevo vedermi attorno.
“ Mio maestro… mio maestro, cosa sta succ..?” chiesi spaventata. Ma non feci in tempo a finire la frase, che vidi una luce da bacchetta e una fattura mi colpì alle spalle, facendomi cadere a terra. Le luci delle candele si riaccesero.
Il mio maestro era dietro di me, evidentemente arrabbiato. Mi osservava dall’alto.
“ Sciocca ragazza. Credevi davvero che fossi già pronta a sopportarlo? Lo farai quando sarai pronta e quando vorrò io. E non osare mai più sfidarmi”.
Mi rialzai in piedi e, senza capire, domandai: “ Cos’è successo, maestro?”
Lui mi guardò ancora accigliato.
“Hai visto in cosa tratterà l’addestramento. Almeno in una sua parte. Ti ho colpito alle spalle. Tu, quando sarai pronta, dovrai essere in grado di udire i miei movimenti nell’oscurità e colpirmi prima che lo faccia io. Ma non lo farai subito. Prima voglio misurarti su altre cose, che poi vedrai”
Ma io avevo stoppato di ascoltarlo dopo la prima metà.
“ Colpirvi? Non potrei mai colpirvi, maestro”
Lui mi guardò e sorrise: “ Hai paura di me, Bellatrix?”
Io scossi la testa, anche se in parte a dire la verità, lo temevo. Forse era proprio quella sua aura oscura che mi attraeva in lui.
“ No… solo che non potrei mai colpirvi”
Lui smise di sorridere e mi si avvicinò: “Dimentichi il secondo punto, Bellatrix. Non avere mai paura di superare, anzi sfrontare i limiti imposti alla magia. Voglio che alla fine di tutto questo , tu non ti faccia problemi a lanciare incantesimi contro chiunque, anche solo per divertimento. E se avrai il coraggio di lanciare fatture contro di me, il tuo maestro, non avrai problemi a farlo con tutti gli altri. Devi cambiare vita, Bellatrix. Devi diventare un’altra persona. Una persona ribelle e malvagia. Te l’ho detto. Altrimenti se non supererai questo punto, questa prima parte, non potrai andare avanti e scoprire cosa voglio davvero da te”
Io però non resistei più. Volevo una volta per tutte che lui fosse chiaro con ciò che mi attendeva davvero. Così, guardandolo decisa gli ho chiesto: “Cosa volete davvero da me, mio Maestro?”
Ma lui ha scosso la testa.
“ Non sei ancora pronta Bellatrix. Quando lo sarai, te lo dirò”
Ma io non accettai quel tentennamento. Lo guardai con ancor più decisione e gli ordinai, almeno provai a farlo: “  Maestro, voglio sapere quello che verrà dopo”
Lui allora mi ha guardato, e mi ha sorriso ancora. Non sembrava turbato che io gli avessi dato un ordine.
“ Lo vuoi vedere, Bella? Ne sei sicura?”
“ Si, lo voglio” risposi decisa. In realtà tremavo tutta: sapevo che non sarei stata in grado di affrontare ciò che lui mi stava preparando. Ma ero troppo curiosa di vedere, almeno in piccola parte, quello che un giorno avrei imparato da lui. Dopo che, a suo dire, sarei stata pronta.
Lui ha atteso un attimo, mi ha guardata e poi ha detto: “ Va bene, te lo mostrerò. Almeno in piccola parte”
Tirai fuori la bacchetta, pronta ad un nuovo attacco suo. Tremavo tutta di eccitazione, e anche un po’ di paura. Non sapevo proprio cosa aspettarmi.
Lui però non si mosse, né afferrò la bacchetta. Mi guardava. Io feci altrettanto interdetta. Cosa voleva fare? Lo sguardo suo raggiunse un’intensità inimmaginabile per me, come per chiunque, e ad un tratto sentii un dolore lancinante alla testa. Mi piegai in due dal dolore e, quando non fui più in grado di sopportarlo, sentii una voce dentro la mia testa. Capii che era la voce del mio maestro. Sebbene lui fosse lì, davanti a me che mi fissava, sempre intensamente.
“  Vedo i tuoi pensieri Bellatrix. E sono miei. Vedo le tue paure, i tuoi sogni. I tuoi…desideri. Mi stai facendo vedere tutto quello che c’è qui dentro, senza che tu abbia la minima resistenza”
“ Basta maestro. Non ce la faccio a sopportarlo. E’ troppo forte…” urlai piegata in due dal dolore. Il dolore cessò.
Mi raddrizzai tenendomi sempre la testa con le mani: avevo paura che quel dolore acutissimo tornasse nuovamente. Lui si era avvicinato di nuovo, e mi guardava, sempre serio e misterioso.
“Ora capisci perché è importante la prima parte dell’addestramento Bellatrix? Ti ho letto la mente. Questo è il mio mondo. Te l’ho mostrato. Almeno in piccola parte. Adesso sei sulla soglia. Se non riesci a scoprire da dove vengono gli attacchi esterni, se non imparerai a difenderti e attaccare manualmente, non imparerai mai a respingermi col pensiero. Questo dovrai affrontare dopo che sarai pronta, quando avrai superato questa prima parte, che ti insegnerò qui al castello. E solo allora potrai entrare nel mio mondo, Bellatrix. E solo quando sarai in grado di fare tutte queste cose, potrai ritenerti davvero mia amica. Questo che ti ho mostrato appena adesso, e che ti ha provocato dolore, è parte dell’obiettivo finale. Che affronterai, sempre che tu voglia proseguire, quando saremo entrambi fuori da qui. Quando sarai quella che voglio e desidero da te, questo dolore non lo proverai più, perché saprai resistermi. Ci saranno sicuramente tante altre cose, che dovrai fare, prima che tu possa diventare davvero ciò che voglio che tu diventi”.
Fece una pausa.
“ Aumenterò personalmente la potenza dei tuoi incantesimi e la velocità delle tue reazioni difensive e offensive. Ti farò diventare una strega temuta…una strega oscura… una strega potente. La più potente. La mia strega. Al quale poi aprirò le porte del mio mondo, quando sarai pronta per vederlo, nella sua completezza. Ripassati mentalmente le  prime due regole che ti ho dato, Bella. Quando sarai pronta, mi farai sapere e inizieremo”
E si allontanò da me. Come se fosse tutto controllato mentalmente da lui, appena uscì, i candelabri si spensero e si riaccesero le luci naturali. Un soffio d’aria mi scompigliò leggermente i capelli.
Io rimasi lì e ripensai a quello che avevo appena assistito. Di colpo mi prese un terribile senso di rimorso. Rimorso per avergli chiesto di insegnarmi quelle cose, e in generale di diventare sua amica. Non perché non lo desiderassi più: non potevo, anzi, avere onore più grande di quello che il mio maestro mi aveva offerto. Ma perché cominciai seriamente a pensare che non sarei mai riuscita a soddisfarlo: pretendeva troppo da me. Non ero degna della sua stima.
Mentre mi accovacciavo per terra, nella mia mente cominciai ad intravedere in lontananza un tunnel buio, lungo e pieno di insidie. Io, magari mi sbagliavo, ma ero certa che lui, il mio maestro, mi avrebbe aspettato aldilà dell’uscita, pronto ad accogliermi come più avrei desiderato da lui. Ma prima dovevo attraversare quel tunnel tutto da sola.
Il peso di tutto questo, unito al terrore di non farcela e, quindi, di deluderlo, fu talmente grande in me che in una delle rarissime volte nella mia vita, cominciai a piangere disperatamente.


 
   
 
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