Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Janey    21/01/2018    4 recensioni
INTERATTIVA
Mi sono candidato sindaco perché credevo di poter cambiare le cose e di fare qualcosa per aiutare la mia gente e il mio distretto, avevo ancora fiducia nell’umanità, pensavo in una risoluzione, ma ero solamente un giovane inesperto che non sapeva niente del mondo e della sua corruzione. Ero pieno di ideali che non sono riuscito a realizzare. Sono solamente un povero fallito, uno strumento di Capitol City che si è cacciato in qualcosa di più grande di lui.
Vivo in un mondo orrendo dove regna il male e io non posso fare niente per fare la differenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Augurami la buonanotte

 


“L’oscurità scende sulla terra promessa”
  • Mark Lanegan, Hit The City
 
       
Meno di ventiquattro ore all’inizio degli Hunger Games
 


Aaron Joshua Sanders, tributo del Distretto 3, Capitol City


“Per portarvi verso l’arena utilizzeranno un hovercraft e vi inseriranno un localizzatore nel braccio per sapere di ogni vostro spostamento e per...verificare il vostro decesso”, aggiunge  Minta con un sorriso tirato.
“Ipotetico”, le suggerisce Uranus.
“Sì, giusto. Un vostro ipotetico decesso”, si corregge lei.
“Dovrete correre, prendere uno zaino e darvela a gambe, basta. Il Bagno di sangue è l’unico momento in cui vi affronterete tutti e ventiquattro, poi, per il resto dei Giochi potrete anche cercare di nascondervi e tirare avanti fino allo scontro finale. Io ho vinto così”, aggiunge poi il mentore con voce più cupa.
“Sei riuscito ad evitare tutti gli altri fino alla fine?”, domanda scettica Arienne.
“Sì, forse non è la tattica che vi renderà più famosi come vincitori, però oggi sono qua a parlarvene, e questo è l’importante”, termina.
Tra noi quattro aleggia un momento di silenzio e di tensione, interrotto poi dalla voce profonda dell’accompagnatrice. “Bene, domani vi aspetta qualcosa di grande, è meglio andare a riposare”, aggiunge lei alzandosi e dirigendosi verso la sua camera.
“Buonanotte, ragazzi”, ci augura il mentore, andando verso la sua camera da letto.
Io e la mia compagna restiamo così per un tempo imprecisato, guardando fuori, verso la grande città che attende impaziente domani.
 
“Oggi è un giorno speciale per il Distretto 3 e per tutta Panem: avranno luogo le Mietiture per la Trentottesima Edizione degli Hunger Games. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”, esclama Minta, stringendo forte il microfono e introducendo il consueto discorso sulla rivolta e la rivincita di Capitol.
Cerco Amy tra le colonne delle sedicenni, sperando di incontrare almeno per un secondo il suo sguardo.
Presto l’accompagnatrice si dirige verso la boccia dei ragazzi. Sceglie un nome dalla sommità e lo legge ad alta voce verso il pubblico e le telecamere. Tiro un sospiro di sollievo: non è nessuno dei miei amici, né dei miei fratelli. Questo è l’ultimo anno di John, poi. La fortuna sembra essere a mio favore.
               
“Ora che il nostro fiero giovane si è unito a noi, possiamo anche scegliere la signorina”, riprende Minta, che questa volta pesca un biglietto dal mezzo.
Mi resta solo Amy per cui temere qualcosa, poi tutto sarà sistemato. Il resto della giornata passerà tra una cena speciale e un brindisi per festeggiare un’altra Mietitura che se n’è andata.
“Amy Johnson”, annuncia la capitolina, squadrando la sezione femminile per vedere chi altro parteciperà ai Giochi.
Amy! È stata scelta per gli Hunger Games! Il mio cuore batte sempre di più mentre la osservo salire sul palco e posizionarsi accanto all’accompagnatrice e all’altro tributo.
Non può andare, come farà Gregory senza di lei? Ed io? Cosa mi rimane?

Il ricordo di quel giorno ritorna improvvisamente nella mia mente, come se volesse ricordarmi cosa mi attende. L’attimo della sua morte riparte come un filmato e non posso fare a meno di pensare che domani tutto ciò si ripeterà, come un ciclo infinito.
Lo schema è sempre uguale, cambiano solo le persone, le modalità e il vincitore. Se fino a qualche giorno fa provavo un misto di adrenalina e sconforto, ora resta solo la disperazione. Tolto il buono resta solo il peggio.


Liam Harris, tributo del Distretto 7, Capitol City


Ancora non riesco a mandare giù il fatto che Allie abbia deciso di andare con i Favoriti. Certo, lei era libera di fare le sue scelte, però non ha fatto un piccolo pensiero per me. Insomma, io ero qui senza alleati e lo era anche lei. Se uno deve cercare un sostegno allora sceglie quello con cui ha qualcosa in comune. Perché loro? Che cos’ho io che non va? Quando gliel’ho domandato mi ha risposto: “Nulla di personale, davvero, Liam. Voglio solo vincere”. Perché con me non ne sarebbe in grado? Sarei solamente un intralcio!
Se con lei era stato un buco nell’acqua, avevo anche tentato di approcciarmi con ragazzini della mia età: il tipo del 6 o quello 10, anche se il primo mi era sembrato troppo esuberante e il secondo poco affidabile. Forse la ragazzina del Distretto 9, che mi aveva sorriso e mi sembrava gentile… Perché è così difficile?!
In questi giorni non ho fatto altro che alternare ottimismo e pessimismo: partivo dall’ottimismo, per passare al pessimismo e per finire coll’ottimismo. Ogni volta che una trappola mi riusciva bene oppure ricevevo un complimento dall’istruttore,  nella mia mente pensavo a qualche speranza, poi, appena vedevo i Favoriti o qualsiasi altro tributo più forte o grande di me, tutto svaniva. E in cosa sono culminati questi tre giorni? In un quattro alle prove individuai!
Schiaccio sempre più forte la faccia contro il cuscino, mentre le lacrime incominciano a scorrermi lungo le guance, bagnando la stoffa.
Vorrei che le cose andassero diversamente. Vorrei essere a casa. Vorrei vedere la mamma seduta sul suo quaderno consunto e papà intendo a raccontarci una storia. Io sarei il bambino dai capelli scuri con il pigiama accanto ad un’altra bambina, seduto  su una poltrona comoda anche se vecchia e un po’ malconcia.
“Lisa…”, singhiozzo, chiudendomi sempre di più su me stesso.
Non so quanto tempo passa prima che qualcuno bussi alla porta. Non ho voglia di rispondere, ma la mentore entra comunque.
“Liam… Volevo augurarti la buonanotte e vedere come stavi”, mi spiega lei, sedendosi sul bordo del letto, esattamente accanto a me.
“Mi dispiace, davvero”, riprende lei, costringendomi ad alzarmi e a guardarla in faccia. Lei mi stringe tra le sue braccia e io mi perdo nella sensazione di sicurezza e di calore che emana la sua stretta. Resto lì, abbracciato a lei, nella speranza di ricevere altro parole di conforto. Quelle cose che si dicono in casi come questo.
“Perché credi di non potercela fare?”, mi domanda dolce Remember.
Sta scherzando? “Hai visto come sono gli altri? Io non avrei nessuna possibilità se mi dovessi scontrare con loro!”.
“Non ti dovrai scontrare per forza: nasconditi. Sei piccolo e silenzioso, punta a quello”, mi consiglia la mentore. La sua voce ora è ferma e sicura.
“E lo scontro finale?”.
“Quello verrà dopo, tu pensa ad arrivarci”. Sorride. “Sei ancora in gioco, finché hai la tua vita”.
 
Remember si alza e si dirige alla porta. “Buonanotte, Liam. Farò il tifo per te e Allie domani”. Esce, lasciandomi completamente solo.
Guardo la finestra, ammirando il panorama e le luci della città. Mi resta ancora un po’ di tempo, prima di dover andare a dormire.


Kai, tributo del Distretto 5, Capitol City


“Non sarà qualcosa di estremamente complicato, ma è mirato e ben organizzato, giusto?”, evidenzia Gabriel.
“Sì, lo trovo efficace. Tutti noi sappiamo usare più o meno un’arma, quindi basta che ce l’abbiano due di noi. Gli altri corrono per gli zaini”, aggiunge Shine.
“Posso andare io, se volete. Sono veloce, nello scatto”, si offre Jacob.
“Io prenderò una lancia, vieni anche tu, Shine?”, le chiedo. In fondo lei e Gabriel sanno usare entrambi la spada, quindi se proprio il nostro alleato non dovesse prenderla ce ne sarà sempre una.
“Tu, Gabriel, ci guarderai le spalle e cerca di prendere anche una spada, magari”, gli consiglio.
“Tre armi?”, domanda Shine, alzando scettica il sopracciglio.
“Perché no?”, chiedo.
“Non sapevo sapessi usare la lancia, Kai. Perché non l’hai mostrato durante la sessione con gli Strateghi?”, insinua Jacob.
I nostri due alleati si voltano verso di me con sguardo curioso e interrogativo. Ma bravo! È l’unico che l’ha notato, complimenti. Non avrei mai detto che sarebbe stato lui il primo a rendersene conto.
“Così”, rispondo, sorridendo amabile.

“Così!”, esclama Kea, mimando con la mano la lama della ghigliottina che arriva sul collo.
“No, non può finire in questo modo!”, sbuffo contrariato. Perché ho una sorella così macabra? Non è giusto! Questo racconto deve finire bene, tutte le storie devono avere un lieto fine. È proprio per questo che sono state inventate: consolare le persone dal male del mondo.
“Riprendiamo da prima. Allora, mamma, ascolta”, la consolo guardandola. Al suono delle mie parole lei si calma, e il suo volto si distende in un’espressione di tranquillità e malinconia. Quante volte ho detto a Kea che la mamma non accetta un finale in cui papà finisce bruciato, fucilato, sbranato, accoltellato o decapitato? Mia sorella mette su il broncio, ma non protesta: ora è il mio turno.
“Papà era sempre più vicino, le guardie lo tenevano saldamente stretto e lo stavano consegnando al boia, pronto per l’esecuzione…”, continuo con fare misterioso. Mamma sussulta preoccupata, mentre gli occhi incominciano a diventarle rossi.
“La lama della ghigliottina brillava in modo inquietante sotto la luce del sole, mentre la folla si ammassava ai piedi dello strumento…”.
“Ora tocca a me, Lorin!”, mi interrompe Kea. Io le cedo il posto, fulminandola con lo sguardo, come per dire “niente spargimenti di sangue”.
“Qualcuno gridava pietà, altri, invece, morte!”, continua mia sorella. Mamma si asciuga una lacrima, spaventata per la sorte dell’amore della sua vita. Allunga le braccia, chiamando Kea a sé. Lei si avvicina, si siede per terra accanto a lei e le stringe la mano.
“Non ti preoccupare, mamma”, dice, con voce dolce e rassicurante. “Ad un certo punto…”. Ad un certo punto un urlo disumano si leva da una stanza vicina, e poco dopo si sentono le frasi spezzate e concitate dei medici. Alcuni oggetti cadono e si frantumano, producendo un gran fracasso.
“Comunque”, riprende Kea. “Ad un certo punto…”. La porta si apre  e sbuca Steffon. “E che palle!”, impreca mia sorella con gli occhi al cielo.
Lui sorride imbarazzato, per poi riassumere la sua aria ordinata e pacata. “Kea, Lorin, venite, vostra madre ora deve riposare. La Scienza ci aspetta”, continua lui, invitandoci a seguirlo nel suo mondo, la sua biblioteca. Avere come padre “adottivo” uno degli uomini più colti del distretto ha i sui lati negativi. Probabilmente dopo me la darò a gambe con l’aiuto di mia sorella. Non è mica la prima volta che riesco a farla franca con lui.
Io e Kea ci alziamo, non prima di aver salutato nostra madre. “Tornerà”, ripete lei, come una litania. “Me l’ha promesso: tornerà e mi porterà via dal Distretto 5. Tornerà. Me l’ha promesso. Tornerà”. 
“Domani ci saremo noi, mamma. Ti finiremo la storia, va bene?”, promette mia sorella baciandola sulla fronte.
Tutti e due seguiamo Steffon verso la porta, ignorando le sue lacrime, come tutte le volte che la dobbiamo lasciare.
“No, tornerà e verrete anche voi. Dovete aspettarlo con me”, ci prega, chiamandoci a lei, esattamente come ieri e tutti gli altri giorni.
“Sì, Katrissa”, sussurra Steffon. “Un’altra  volta, non adesso, però”. 

Non solo papà non è mai venuto da me, da mamma e da Kea, ma nemmeno io sono tornato. Quella famosa storia non è mai stata completata.
Me l’ha ricordato mia sorella quando ci siamo visti ai saluti. Io non ho risposto niente, non ho neanche tentato di giurare che sarei tornato. L’unico esempio che ho avuto di una promessa è stato brutalmente infranto, facendo sprofondare una persona nella disperazione più totale. Non vorrei che si ripetesse una seconda volta questo epilogo.


Greg Grint, tributo del Distretto 10, Capitol City


Ascolto i consigli del mentore ancora un per un po’, annuendo di tanto in tanto mentre lui racconta la sua edizione, di come l’abbia vinta e le sue strategie. Merita almeno un po’ la mia attenzione, dato che in questi giorni è stato l’unico che mi ha trattato con un minimo di gentilezza e di comprensione. Mi sembra mio dovere dargli questa soddisfazione.
Alla faccia di tutti quelli che hanno sempre detto che in me non c’era e non ci sarebbe mai stato nulla di buono. Visto che ne sono capace anch’io? So essere una brava persona con chi lo merita.
Passerà indicativamente un’altra mezz’ora, poi dedico di andarmene nella mia stanza, in pace e in tranquillità. Chiudo la porta alle mie spalle e incomincio a spogliarmi per prepararmi per andare a dormire. Devo essere carico al cento per cento per domani.
gentilmente offerto e mi metto sotto le coperte. Chiudo gli occhi.

Sbuffo frustrato, tirandomi sul dal letto e fissando l’orologio-sveglia posto sul comodino accanto a me. Il rumore delle lancette sta diventando insopportabile: all’inizio ho tentato di non darci troppo caso, ma con il passare del tempo il ticchettio è diventato troppo snervante. E per di più non mi fa dormire. Proprio non ci voleva.
Cerco di trovare un modo per rilassarmi, magari guardando il soffitto o pensando a domani. Domani… Dovrei essere fiero per ciò che accadrà e invece… Non so neanche io che cosa sto provando: un misto di adrenalina, eccitazione e ansia, credo. Spero sia solamente ansia, e che non degeneri nella paura. Io non posso avere paura, sono venuto qua volontario, che scemo sarei altrimenti?

L’unica cosa positiva è che alla fine di questa faticaccia ci saranno in premio un bel po’ di soldi. Che non mi fanno certo schifo, sia chiaro. La mia vita sarà totalmente stravolta e con quei soldi e con la mia fama verrò rispettato da tutti quegli idioti che hanno insultato me e i miei amici. Vivremo sempre insieme, io, Chuck e Nancy. Sarò felice con loro, ne sono certo. Loro capiscono me e io capisco loro. Con loro potrò essere ciò che sono veramente, un uomo. Tutta la montagna di denaro che vincerò sarà sufficiente per pagarmi un’operazione qui a Capitol City. Domani tutti i miei sogni potranno cominciare a prendere vita.
 
 
 
 
Emozionati per l’arena?
Non so quando uscirà il capitolo, però, siccome parto per la Francia. Be’, avrete tutto il tempo per riflettere su cosa succederà al Bagno di Sangue!                              
                                                                         
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Janey