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Autore: Elisa24g    21/01/2018    0 recensioni
In una terra dove la parola pace vuol dire solo un intermezzo tra una guerra e l'altra, senza possibilità di scampo dal terribile popolo del Vento, una famiglia decide di non arrendersi e di prepararsi alla battaglia, apprendendo i segreti e le magie di chi si nasconde da anni, in attesa della vendetta.
Teresa: dolce e buona;
Enn: curiosa, testarda e coraggiosa;
Rodd: di buon appetito, impaziente e sempre pronto alla risata;
Marcus: allegro e vivace, a volte provocatorio
Serin: reso muto dalla sofferenza, leale.
I genitori : innamorati, forti e coraggiosi, saranno disposti a rinunciare a tutto pur di proteggere la loro famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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I giorni seguenti furono un susseguirsi di prove esasperanti, non tanto dal punto di vista fisico, quanto mentale. 
Dovevamo passare ore a fissare oggetti insignificanti per poi romperli, così come avevamo fatto con il pezzetto di legno, aumentando pian piano le dimensioni. Per i primi giorni continuammo a svolgere gli esercizi insieme, riuscendo nel tentativo solo nel momento in cui il Vento soffiasse su di noi; poi i tempi cambiarono. Ognuno di noi aveva un modo diverso per concentrarsi e portare a termine il compito, non dovevamo più aspettare un segno dal cielo, ma eravamo noi stessi a controllare il Vento, sentendolo nelle nostre mani, nei nostri corpi, come parte di noi stessi .
I fantasmi erano soddisfatti di ogni più piccolo insignificante progresso, addirittura estasiati.
<< Bravissimi! Fantastico! >>  non faceva che ripetere il Vecchio, da burbero che era si stava trasformando in un uomo raggiante, contento di ogni più piccolo risultato. 
<< Sei stata brava oggi >> mi disse Rodarth alla fine di un’altra giornata di lavoro.
<< Certo, sono riuscita a spezzare un sassolino >>  risposi in tono ironico, << Di questo passo tra cent’anni il mio lavoro servirà a qualcosa >>
<< Vedrai come tutto diverrà più facile, ogni cosa ti sembrerà automatica >>
<< È successo così per te? È diventato tutto automatico? L’attesa, gli esercizi... la solitudine >> ci sedemmo per terra, sul bordo della strada che, passando accanto al sentiero del bosco, portava a casa mia..
<< Con il tempo… >>
<< Il tempo… e quanto tempo credi che dovremo aspettare? Sembra che tutto stia perdendo significato. Ogni giorno è uguale al successivo, cambiano solo gli oggetti, e non posso  più  cavalcare, o addirittura studiare >>
<< Andiamo ora!>> esclamò lui, preso da un attimo d’impulsività. Corremmo fino a casa, sellammo i cavalli e partimmo per una passeggiata.
Trascorremmo la maggior parte del tempo in silenzio, nel sentiero verso la città che un tempo era Marra e di cui adesso non era rimasto nulla.
<< Ci sei mai stata? >>  disse indicando il cartello che avrebbe portato verso il villaggio distrutto.
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<< Già, sei brava... >>
<< Te non ti sei mai spostato, vero?A parte quando sei venuto al mercato… >> dissi dopo alcuni minuti di silenzio.
<< No, ho trascorso tutta la mia vita aspettando te e la tua famiglia >>  rispose lui, con una punta di risentimento, << E voi eravate già qui >>
<< Non lo sapevo, non sapevo nemmeno che ci stavate aspettando, o che stavate aspettando qualcuno.. non sapevo della vostra esistenza >>
Dopo alcuni secondi presi le redini con la mano sinistra e  spinsi leggermente sulle staffe fino ad arrivare a toccargli un braccio con la destra..
<< Andiamo! >>
<< Dove? >>
<< Nel villaggio. Andiamo adesso. Voglio vedere come è stato ridotto e così tu uscirai di qui >>
<< Ma quanto ci vorrà? Te hai l’addestramento all’alba >>
<< Ci vorrà un’oretta e mezza, un’ora al galoppo, e all’alba manca ancora tantissimo >>
<< Ma non sei stanca? >>
<< Sì, sono stanca. Sono tre settimane che non faccio altro che svegliarmi, andare nella piazza e fissare uno stupido sasso, o pezzo di legno, o bastoncino, rimanere ferma in una rigida posizione finché non sarà stato  distrutto, poi cambiare oggetto, tornare a casa, dormire e svegliarmi per ricominciare ancora >>
<< Ci sei quasi, un paio di giorni e potrai iniziare a fare cose serie, che io non ho mai nemmeno immaginato di poter realizzare >>
<< Ancora un paio di giorni, certo, ma nel frattempo ho bisogno di correre via >>  e iniziai a galoppare, sapendo che mi avrebbe seguito.
La galoppata servì a farmi tornare le energie, a sentirmi libera, veloce e potente, il vento tra i capelli, la velocità, il rumore degli zoccoli sul sentiero, ta-ta-tan ta-ta-tan, attutiti dal terreno soffice, tutto mi rendeva nuovamente felice, potevo quasi sentire la mia anima ricomporsi.
 Rodarth era al mio fianco, galoppava bene, seguiva il ritmo del cavallo ed era un tutt’uno con lui.
Arrivammo alla città nel giro di un’ora, così come avevo predetto, smontammo e portammo i cavalli a bere nel fiume; erano madidi di sudore.
<< Sei una prepotente >> mi disse ridendo e dandomi una spinta sulla spalla.
<< Io? E perché? >>
<< Perché mi hai costretto a seguirti, senza avvertire nessuno, anzi sei incosciente >>
<< Non ti ho obbligato a seguirmi, potevi benissimo restare indietro o tornare a casa, smontare, dissellare i cavalli e dire ai miei genitori dove ero andata >>
<< Sì, certo, e lasciarti da sola >>
<< Perché no?Mi sembra che la strada la conosco molto meglio di te >>
<< È un modo per dire che la mia presenza non serve a nulla? >>
<< Beh... mi fai compagnia, ma non sei indispensabile! >>
<< Grazie mille >> rispose fingendosi arrabbiato.
Camminammo tenendo i cavalli per le briglie, percorrendo tutto il villaggio, di cui non era rimasto nulla. C’erano case diroccate, strade abbandonate, erbacce e tronchi buttati qua e là, nessuna traccia di persone; la desolazione più totale.
Ci sedemmo per qualche minuto su di un prato, ognuno perso nei propri pensieri, infine, con un sospiro, ci decidemmo a tornare indietro, alle nostre vite.
   
 
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