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Autore: Imperfectworld01    23/01/2018    1 recensioni
Amore [a-mò-re] s.m.
1. Forma di amnesia che colpisce una persona facendole dimenticare che al mondo ci sono altri 7 miliardi di individui.
"I hate you, I love you. I hate that I love you. Don't want to but I can't put nobody else above you"
Tratto dalla storia:
«Puoi avere tutte le ragazze che vuoi»
«Me ne frego di tutte. È te che voglio»
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Finalmente scendo dall'autobus dopo un lungo e noioso viaggio di venti minuti. Purtroppo oggi Anna usciva un'ora prima rispetto a me, e ho dovuto stare in autobus da sola. 

 

Odio prendere i mezzi. 

 

C'è sempre troppa confusione. L'autobus è sempre pieno e sono davvero rare le volte in cui riesco a sedermi, e di solito quando succede mancano due o tre fermate per arrivare a casa o a scuola, e quindi tanto vale restare in piedi. 

 

Ma sta volta ero così stanca e annoiata che mi sono seduta lo stesso. Ero così comoda, che avevo preso in considerazione la possibilità di restare seduta fino al capolinea e poi da lì ritornare indietro. Ma sarebbe stata solo un'inutile perdita di tempo, e oggi non è affatto il caso. 

 

Avrei tanto voluto uscire con le mie amiche, ma: 

1) Il tempo fa schifo. Non possiamo fare un salto temporale e arrivare all'estate? O almeno alla primavera;

2) Sono piena di compiti fino al collo. E domani ho anche tre verifiche e un'interrogazione! Di sei ore, quattro le passerò a scrivere, una a parlare (e a sgolarmi, visto che la prof è un po' sorda e per farmi sentire devo urlare, nonostante mi trovi a parlare a poco più di un metro da lei), una per fortuna è buca e la usiamo per fare l'assemblea di classe, e una a fare lezione "normale".

 

Dopo quei soliti cinque minuti di camminata, arrivo finalmente davanti al cancello del mio condominio. Prendo le chiavi dallo zaino e apro il cancello. 

Entro dentro e faccio per chiamare l'ascensore, ma vedo che è già occupato. 

 

Quindi dovrò aspettare. Cavolo quanto è lento questo stupido ascensore! Terzo piano... secondo... primo... piano terra. Finalmente.

 

L'ascensore si apre e io non posso credere a quello che vedo. Questo dev'essere uno scherzo. Non è possibile che io me lo trovi dappertutto! 

 

«Che cosa ci fai qui?» chiedo. 

 

«Tranquilla, non sono qui per te» dice uscendo dall'ascensore e rivelando qualcuno dietro di lui. 

 

È Anna. Anna e Rovati insieme, nel mio condominio. Tutto ciò è molto strano. E fastidioso. Non basta vederlo tutti i giorni a scuola, ora me lo trovo pure a casa mia.

 

«Ciao, Eli» mi saluta Anna con un sorriso. 

 

Io rimango imbambolata per circa trenta secondi, in cui cerco di analizzare la situazione e capire che cavolo ci fanno quei due insieme. 

 

Pensavo che Rovati fosse troppo fifone per scriverle, e invece ora scopro che stanno... uscendo insieme?

 

«Eh? Oh, sì, ciao» dico riprendendomi dal mio "coma riflessivo". 

 

I due si allontanano insieme e io, ancora parecchio confusa, entro in ascensore e arrivo finalmente a casa. 

Appoggio le chiavi sul mobile in camera mia, mi tolgo lo zaino dalle spalle e poi vado in bagno. 

Mi lego i capelli in una specie di cipolla e mi lavo le mani. Nel farlo, mi scivola via dalle dita uno dei miei anelli e cade nel lavandino. Io metto subito la mano nel buco per impedire che cada dentro, ma è troppo tardi. 

 

Era uno dei miei preferiti. La giornata continua a peggiorare.

 

Vado in cucina e apro il frigo. C'è un piatto con un hamburger e un po' di carote. Mia madre come al solito si è impegnata al massimo... E poi si lamenta se continuo a mangiare schifezze durante il giorno.

 

Dopo pranzo, mi rilasso per circa un quarto d'ora davanti alla tv e poi mi chiudo in camera a studiare e a fare i compiti. Spengo il cellulare per non distrarmi e impiegare il doppio del tempo, che come al solito è sempre poco. Infatti, dando un'occhiata all'orologio sul mio polso, vedo che sono già quasi le tre. 

Che palle. Questo sarà un lungo pomeriggio. 

 

Ma solo per alcuni. Qualcuno se la spasserà tutto il tempo in giro per la città. Ma perché lui e Anna sono usciti? Siamo pieni di compiti e quello esce a divertirsi. Chissà che cosa pensa di fare domani. O balza, oppure chiederà a me i compiti. 

 

Ma io questa volta non sarò disposta a darglieli. Va bene essere gentile qualche volta, ma non voglio che si approfitti di me ogni volta, soprattutto se poi passa il resto del tempo ad insultarmi.

 

Ma io davvero non capisco che cosa ci trovino tutti in Rovati. 

Sono sicura che almeno quattro mie compagne di classe su dodici gli vadano dietro, Alice e Sara sono sue amiche, a Francesca sta simpatico, Anna è addirittura uscita con lui... ma perché? 

 

Davvero non capisco e questo mi dà il tormento. Sembra che vada d'accordo con tutti tranne che con me. Sono davvero solo io il problema? Io di solito vado sempre d'accordo con tutti, non ho nessun problema con nessuno dei miei nuovi compagni, tranne che con lui.

Be', del resto non si può piacere a tutti. 

Ora forse è meglio se mi rimetto a studiare invece che continuare a pensare a queste sciocchezze. 

 

Prima ora. Prima verifica. Sento che voglio morire. Non ce la posso fare. 

 

Ieri sono rimasta a studiare fino alle undici, poi mi sono fatta una doccia per rinfrescarmi e sono andata a letto verso mezzanotte, ma sono riuscita ad addormentarmi solo una o due ore dopo. 

 

Ho due occhiaie enormi, visibili nonostante tutto il correttore che abbia messo per cercare di coprirle. 

 

«Io vado a prendermi un caffè, qualcuno viene con me?» chiede Stefano, anche lui assonnato come me. 

 

Che cosa devo fare? Devo andare con lui? Se lo facessi lui penserebbe che provo qualcosa con lui? 

 

Oh, fanculo a tutte le mie paranoie. 

 

Si vive soltanto una volta e io non posso passarla a farmi problemi per cose inutili. Devo cogliere le poche occasioni che mi capitano, o me ne pentirò per tutta la vita. 

 

«Vengo io» dico atona, cercando di nascondere l'entusiasmo. 

 

Sorride e usciamo insieme dalla classe. Sono così agitata che sento che il cuore potrebbe uscirmi fuori dal petto da un momento all'altro. Ma allo stesso tempo, non sono pienamente soddisfatta. Non abbiamo ancora molta confidenza, e quindi c'è un silenzio parecchio imbarazzante. 

 

«Allora, hai studiato?» cerco di interrompere il silenzio. Ammetto che a volte mi annoio da sola. 

 

Diamine, con quella domanda sono sembrata sua madre, non una sua coetanea. 

 

Lui alza le spalle e sorride. In questo momento mi verrebbe voglia di afferrargli il viso e coprirlo di baci. Ha un sorriso stupendo. E poi almeno lui sorride sempre ed è allegro, non come Rovati che ha sempre il muso. 

 

Ma comunque ora non voglio rovinare questo momento con Stefano pensando a Rovati. 

 

Arriviamo alle macchinette. Stefano inserisce i soldi e schiaccia un pulsante. 

Poi prende il suo bicchierino di caffè e comincia a guardarmi. 

 

«Che c'è?» chiedo diventando tutta rossa. 

 

«Non prendi il caffè?» domanda. 

 

Che idiota che sono. 

 

«Oh, giusto» dico e lui ridacchia, prima di fare un sorso dal suo bicchierino. 

 

La verità è che io odio il caffè, ma non posso dirglielo e fare un'altra figura di merda, quindi penso che mi tocchi prenderlo. 

 

Tiro fuori delle monetine e prendo il caffè. 

Poi facciamo per tornare in classe, ma ci fermiamo a metà strada, quando vediamo arrivare Sara. 

 

«Ciao» diciamo io, Stefano e lei all'unisono, che saluta il ragazzo con un bacio sulla guancia. 

 

Io alzo gli occhi al cielo e torno in classe, mentre loro restano a parlare. 

In classe c'è Francesca. 

 

«Eli, come mai il caffè?» chiede, sapendo che non mi piace. 

 

«È una lunga storia»

 

«Ok, me ne dai un po', per favore? Questa mattina mi serve proprio» 

 

«Tienilo pure tutto» dico dandole il mio bicchierino. 

 

«Grazie, Eli»

 

«Ragazzi, fate silenzio!» urlo durante l'ora buca, che io e l'altro rappresentante, Enrico, abbiamo chiesto di utilizzare per fare l'assemblea di classe. 

 

I miei compagni stanno approfittando del fatto che non ci sia nessun prof in classe per scatenarsi e fare casino. 

 

«Dai Moretti, ce la puoi fare» dice Rovati. 

 

"Su, stai zitto. E zittisci anche tutti gli altri" dico avvicinandomi al suo banco. 

 

«Con quella voce da gallina che ti ritrovi, non riesci neanche a fare stare zitti i tuoi compagni e a tenerli sotto controllo?» 

 

«Sto urlando di fare silenzio da dieci minuti, nel caso non avessi notato» 

 

«Nah, di solito non presto attenzione quando parli» dice scrollando le spalle. 

 

Alzo gli occhi al cielo. 

 

«Dai, solo perché oggi mi sento generoso» dice alzandosi in piedi e andando al centro dell'aula. 

 

«Oh raga, basta!» urla, e si zittiscono tutti. 

"Grazie" dico, e lo penso davvero. 

 

Sono rimasta sorpresa da questo suo gesto insolito. Che finalmente cambieranno le cose tra di noi? 

 

«Niente di più semplice» e si passa una mano fra i capelli. 

 

«Allora, avete qualcosa di cui lamentarvi e che noi possiamo riferire al prossimo consiglio di classe?» chiede Enrico. 

 

Rovati alza la mano. 

 

«Sì?»

 

«Compagni di banco terribilmente fastidiosi»

 

Questo risponde alla mia domanda di prima. Ovvio che non cambierà nulla fra di noi. Continueremo a non sopportarci per sempre. O meglio, fino alla quinta.

 

«Ok, avete qualcosa di serio di cui parlare?» chiedo io. 

 

Un altro mio compagno alza la mano per parlare. 

 

«Che non ci siano più altre giornate come questa. Tre verifiche in un giorno? Stiamo scherzando? Dobbiamo far sentire la nostra voce, non possiamo starcene zitti e fargli avere il controllo di tutto» esclama guadagnandosi un applauso e delle ovazioni da tutta la classe. 

 

Dopo il suono della campana, io e i miei compagni ci prepariamo per uscire dalla classe per il nostro secondo intervallo. Salvo sulla mia chiavetta il documento dell'assemblea che abbiamo scritto alla LIM che poi dovremo verbalizzare e faccio per uscire, ma vengo fermata da Rovati. 

 

«Moretti, potrei parlarti un secondo?»

 

Ecco l'ottavo capitolo :) Che ne pensate? Secondo voi che cosa vorrà dire Federico ad Elisa?

   
 
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