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Autore: MerlinAndCharming    26/01/2018    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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8) Partiti 
(Completato il 4 marzo 2016)
 
 «Bene, ora sapete tutto»
«Io direi di no…»
«Ci avete parlato delle vostre origini, di come avete ottenuto i poteri magici, ma mancano alcuni tasselli…»
«E quali sarebbero, “mio grande principe”?»
«Beh, come siete arrivati a Storybrooke? Da come è finito il vostro racconto, quel “posto più bello del mondo” non mi sembra affatto la nostra città»
«E infatti non lo è»
«E allora perché non ci dite nulla a riguardo?»
«Perché forse vi abbiamo detto pure troppo…»
«Ma è naturale, ai cattivi piace parlare, io lo so…» affermò Uncino con la sua solita maliziosità nonostante la tensione del momento
«Noi non siamo i cattivi, se avete sentito la nostra storia, ma non importa se ci considerate tali. Quando avremo ottenuto la nostra vendetta non sarà più importante. E se eliminare Camelot riporterà il nostro mondo al suo stato iniziale, ancora meglio»
«Forse comincio a capire…» affermò Belle, che attirò su di essa i soliti sguardi del tipo “ci avrei giurato” dei suoi concittadini «Visto che gli Inglesi vi hanno fatto tutto questo, volete vendicarvi su chi ha dato vita a quella nazione, per l’appunto il regno di Camelot»
«Ci sei arrivata, genio. Secondo te, perché ho letto tutti quei libri di storia?»
«Ma tutto questo è assurdo!» commentò incredulo Pinocchio «Se davvero vogliono impedire il genocidio indiano, forse dovrebbero invadere Genova…»
«Che cosa stai blaterando?»
«Zitto, burattino, vuoi complicare le cose?!?»
«Non scaldarti troppo, strega! Non dare colpe al tuo amico. Se ci sarà bisogno di combattere ancora, di invadere altri mondi, noi lo faremo»
«In nome del Grande Spirito…» continuò Kekata
«E della nostra grande Nazione Powhatan!»
«YAAHEEEIII!!!» fu la risposta degli altri guerrieri al grido di Kocoum 
«Nonna Salice, allora, sei pronta a partire?» 
«Manca davvero poco, caro Wahunsunacock»
«Padre, quanti di loro verranno con noi?»
«I tre bambini senza dubbio. E i loro parenti più prossimi. È fondamentale per la nostra missione»
«E gli altri? Li facciamo fuori?»
Il terrore prese possesso della maggior parte degli imprigionati. Bisognava far cambiare idea agli assalitori.
«Dite di non essere voi quelli cattivi, e poi osate parlare di omicidio?»
«Già: nessuno di noi è colpevole per la vostra vicenda»
«Noi siamo del Bosco Incantato, un mondo che non ha nulla a che fare con il mondo occidentale contemporaneo»
«Giusto, voi non avete nessuna colpa, se non quella di essere alleati di Camelot. Ma il vostro sangue non è sporco… tranne il vostro… Capitano Jones!»
«Mammolo, quanto cazzo hai parlato?»
«Ehm…»
«Rilassati, pirata, tu verrai comunque a Camelot con noi, la tua conoscenza in fatto di mappe può sempre tornarci utile»
«Ma i prigionieri hanno ragione, Powhatan: non possiamo ucciderli. Non dobbiamo essere come loro»
«E allora cominciamo a portarli fuori, a partire da questo» il Grande Capo indicò Archibald «Certo, che seccatura, peccato non poterlo fare velocemente, magari così…»
Powhatan schioccò le dita, e in quel preciso istante una nube di fumo avvolse il Grillo Parlante, e quando si dissolse lui era sparito. 
«Ma cos…»
Senza che potesse fare un altro gesto, anche Cucciolo sparì di colpo. E uno dopo l’altro anche i suoi fratelli.
«Riconosco questa magia… Malefica!» affermò con un sogghigno Regina
«Nonna Salice, sbrigati! Qua scappano tutti!»
«Malefica!!!» urlò Biancaneve «Se puoi sentirci, ti prego, salva per primi i nostri bambini!»
Nessuno seppe se l’ex Signora del Male avesse sentito quella preghiera. 
Fatto sta che in quel preciso istante Neal, il figlio di due anni dei Charming, sparì dal controllo delle lance indiane. 
Anche August riuscì a sparire, e tutti gli altri aspettarono speranzosi il loro turno, pregando che i prossimi fossero Roland ed Henry. Una luce bianca incredibile portò i loro pensieri altrove.
 
«Bene, siete di nuovo tutti qui: forza, fatevi sotto!»
«Con piacere: carica!!!»
Colpo parato, e subito un pugno di risposta.
«Troppo facile. E tu come te la cavi?»
«Ahhh» 
Si spostò di lato, e con uno sgambetto lo stese a terra. 
«Ancor più facile stavolta… C’è nessuno qua dentro degno di me?»
«Io!» 
«Quanta superbia…»
«Senti chi parla…»
«Tuo nonno era un valoroso: vediamo se sei degno di portarne il nome»
«Pagherai questa insolenza!»
Un fendente di risposta arrivò in maniera decisa, e lo sfidante lo parò alla perfezione, seppur con qualche difficoltà rispetto a prima. Provò a far roteare la spada, e per via della maggiore forza ci stava riuscendo, ma il suo avversario attuò la ceduta per andare a colpirlo da sotto sulle mani.
Con lo scanso della vita evitò il colpo, per rispondere con la posa del falcone. 
La spada lunga e le lunghe braccia fecero si che la lama centrasse in pieno l’elmo.
Nessun taglio, ma la batosta fece barcollare chi l’aveva ricevuto. Chi l’aveva dato invece non tardò ad effettuare un’altra mossa, un nuovo micidiale pugno che lo stese a terra. 
Vincitore su tre avversari, rideva di gusto, finché…
«Ma bravo, piccolo gigante. Te la prendi con avversari più piccoli di te…»
«Vuoi essere tu il prossimo?»
«Sei più grande e grosso di me, brutto spaccone… Ma non sarà facile mettermi al tappeto»
«E allora dimostralo!» e partì subito all’azione. 
L’avversario lo attese in guardia, e parò a contrasto entrambi i due fendenti che gli vennero scagliati contro.
«Ma che bravo, chi ti ha insegnato a parare così?»
«Mio padre!»
«Quale dei due? Ahahaha»
«Stai zitto!»
Offeso da quelle parole, il più giovane tra i due combattenti cominciò a colpire di furia, costringendo quello più grosso ad indietreggiare. 
Lo aveva quasi spinto al limite, rischiava ora di cadere nel vuoto, perciò puntò tutto sui suoi muscoli, preoccupandosi meno di parare.
Infatti ricevette un taglio al braccio destro, ma in compenso riuscì a riprendere un po’ di terreno. 
Ora le due lame erano molto vicine alla teste, segno di quasi perfetta parità.
Chi dei due avrebbe ceduto prima? 
L’acciaio strideva sempre di più, il rumore era fastidioso…
«Che diavolo succede qui?»
Una voce alle loro spalle li fece sussultare.
Non avevano visto, ma l’avevano riconosciuta. 
Mollarono di colpo le spade per mettersi in ginocchio, in completa prostaferesi.
Nessuno dei due aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
«Allora? Avete perso la lingua?»
«No…Maestà… Ecco, noi…»
«Stavate duellando ancora una volta senza permesso, non è vero?»
«Si… Sire…»
«E pensare anche che siamo giunti solo ora, immagino» fu un'altra voce a parlare
«P… Padre…»
«Douglas, sono molto deluso di te…»
«Padre, io volevo solo dimostrare il mio valore…»
«E che valore c’è nell’insultare i tuoi compagni? Forza, che hai da dire in tua discolpa?»
«È… era solo agonismo, padre…» 
«Non mi sta bene lo stesso. Non è quello che ti ho insegnato»
«Non essere così duro con lui, Percival» 
«Non intrometterti, Garrett, e pensa ai tuoi di figli»
«E ora chi è che sta insultando?»
«Non vorrai paragonare questo a…»
«Via via, Perci, calmati. Non è successo niente di male»
«Io mi chiedo da chi possa aver preso mio figlio, così come possa… ah, scusami, non volevo»
«Ma tranquillo, non c’è niente di male in quello che stavi per dire. Vero, Leon?» 
«Esattamente. Ma vieni lo stesso qui, Doran»
«Padre… Padre… perdonatemi anche voi»
«Ma si che ti perdoniamo, vero Leon?»
«Da come si comportano, sembrerebbe che Douglas sia tuo figlio, Roller, e Doran tuo, Percival»
«Non sempre i figli sono come i padri»
«Il tuoi sembrano invece darti torto, Garrett. Ho visto la grinta di Lionel: mi ha ricordato il nonno»
«Dite davvero, maestà?»
«Certo, piccolo, ma anche i tuoi fratelli hanno coraggio»
«Siete troppo buono, sire. Douglas ci ha fatti neri» affermò Devon con un inchino.
«Siete ancora troppo giovani, è normale. Il figlio di Percival ha 15 anni ormai, è quasi pronto per il cavalierato, se solo si dimostrasse un po’ più disciplinato…»
«Cercherò di esserlo, maestà. Padre, lo prometto anche a voi»
«Questo non toglie che ci avete disobbedito»
«Perciò ora vi spetta una punizione. Voi…»
«Permetti Percival? È compito mio del resto»
«Con piacere, Leon»
«Sull’attenti!»
I cinque giovani obbedirono, un po’ preoccupati dall’aspetto che aveva assunto il loro maestro d’armi.
«Ora tutti quanti, nessuno escluso, comincerete a correre. 20 giri intorno al castello. Scattare!!!»
I figli dei cavalieri non se lo fecero ripetere. Partirono subito, senza battere ciglio, anche se l’orecchio magico di Merlino, appena giunto sul posto, li sentì mugugnare qualche metro più avanti. 
«Che spettacolo mi sono perso?»
«Se dormi come al solito, Merlino…» affermò scherzosamente Artù «Douglas e gli altri si sono messi a duellare un’altra volta, al di fuori dell’allenamento»
«Non è forse un bene?»
«Si, ma è meglio non dirlo a loro. La disciplina è importante»
«Avete ragione, ve ne do atto»
«Che si fa, ora? Siamo quasi al tramonto»
«Non mi va di lasciare solo Leon a controllare quei monelli»
«Allora restiamo tutti qui, come ai vecchi tempi»
«E se ingannassimo l’attesa… come hanno fatto loro?»
«Non ti stanchi mai, Roller?»
«No, soprattutto in periodi di pace come questo»
«E sia!»
«Chiamiamo anche Galahad, Kayley e Philemon?»
«Ma no, lasciamoli riposare, hanno avuto il turno di notte»
E l’allenamento cominciò.
Ogni tanto passavano i 5 aspiranti cavalieri, un po’ contrariati nel vederli duellare.
«Cosa sono quelle facce?» urlò Roller ma in tono burlone «Continuate a correre, su!»
 
WHOOOO!!!
 
«Il corno, Sire»
«Lancillotto sta tornando dalla caccia, bene»
«Si è fatto davvero tardi, infatti»
«Si, e penso che loro ne abbiano avuta abbastanza»
«D’accordo, Sire… Scudieri, sull’attenti!»
I 5 obbedirono.
«Rompete le righe, tornate alle vostre stanze. Per oggi può bastare»
«Si, Ser!»
Douglas, Lionel, Devon, Cornelio e Doran corsero alla fortezza, senza voltarsi mai. 
 
Lancillotto era arrivato, sul suo cavallo bruno, in testa al suo schieramento che comprendeva tre soldati della cittadella. 
«È andata bene la caccia, figliolo?»
«In verità no, nessun animale si è fatto vivo»
«Bisogna andare all’alba, ma tu non mi hai dato retta»
«Avevate ragione, ma ho voluto tentare lo stesso. Ma non è stata del tutto una pessima idea…»
«Che vuoi dire?»
«Abbiamo trovato una nostra vecchia conoscenza»
«E chi?»
«Lui»
Uno dei soldati nelle retrovie di Lancillotto, fino a quel momento nascosto in gran parte dal possente corpo del principe, si fece lentamente avanti. Sulla sella, davanti a lui, vi era un ragazzo. 
«Henry?!?»
«Artù, è bello rivedervi»
«Anche per me, ma che ci fai qui?»
«Storia lunga, davvero lunga… Non posso raccontarvela tutta ora: la mia famiglia e gli altri amici di Storybrooke sono in pericolo»
«È successo qualcosa in città?»
«Purtroppo si, siamo stati attaccati. E gli assalitori, attraverso un portale magico, ci hanno portati qui»
«Chi dei vostri è stato rapito?» chiese ora Merlino mentre Henry era ormai sceso da cavallo. 
«David, Emma, Biancaneve, Regina, Belle, Robin Hood, Henry, Uncino e Roland»
«E tu come hai fatto ad arrivare qui?»
«Merito di David ed Uncino. Li hanno sottovalutati, e sono riusciti a liberarsi. Hanno iniziato una rissa per dare il tempo ad Emma di liberami, che mi ha detto “Corri a Camelot, ed avverti Artù”»
Lo sguardo di Artù ora era molto pensieroso. Preoccupato. 
«Leon»
«Si, Sire?»
«Sveglia gli altri cavalieri, fai il punto della situazione con Philemon. Dobbiamo essere pronti a partire»
«Certamente, Sire»
«Ma ora, mio vecchio amico, devi dirci di più. Non possiamo affrontare un nemico senza sapere qualcosa su di lui»
«Vi dirò tutto quello che so, maestà»
«Bravo ragazzo. Ma ti prego, vieni al castello. Dovrai mangiare e bere, si vede che ne hai passate tante»
«Grazie sire»
 
Avevano dato tutti le spalle alle mura, ed erano quasi entrati, quando la campana di allarme suonò.
«Che succede?» Artù urlò alla guardia di vedetta
«Una nube enorme, Sire»
«E per questo c’è bisogno di suonare la campana?!?»
«Lo so Sire, ma è strana… Si muove controvento!!!»
«Ma che diavolo…»
Tornarono tutti alle mura, e la videro. Una nube rossa come il fuoco che si avvicinava sempre di più.
«Merlino?»
«Questo… Questo è un sortilegio, Artù»
«Cosa succederà?»
«Non possiamo saperlo, Roller. Ma niente di buono»
«Allora fa qualcosa!» urlò Percival, spaventato come non succedeva da tempo
Il Mago e Cavaliere di Camelot salì sui merli delle mura, e distese il braccio destro in avanti. 
Dalla sua mano uscì un raggio giallo, che una volta superata la citta bassa si fermò, per allargarsi fino a formare una barriera a cupola.
«Basterà, Merlino?»
«Lo spero, Garrett»
La nube ormai era arrivata, ma non toccò la barriera. Si allargò, andò a circondarla lateralmente, finché non salì in alto, fino ad oscurare il sole. 
Il castello e le sue case limitrofe non erano al buio perché la barriera emanava una potente aurea color oro, ma l’effetto era comunque inquietante, con quel fumo così denso e rosso tutt’intorno a loro. 
«Cosa sarà successo a chi era fuori dalla barriera?»
«Non possiamo saperlo, non da qui»
Forse l’avrebbero saputo fin troppo preso.
Di colpo la barriera scomparve, e tutto intorno a loro divenne rosso.
Sembrava che il fumo l’avesse assorbita dentro di sé.
Nessuno seppe dire nulla, nessuno seppe reagire. 
La nube fu rapidamente addosso a tutti quanti.
 
«Ooh, la mia testa» 
«State tutti bene?»
«Si, Merlino, a quanto pare si»
Merlino, Artù, Percival, Garrett, Roller, Lancillotto ed Henry erano ancora lì. Sembravano non essersi mossi dal punto in cui si ritrovavano nell’ultimo momento in cui ricordavano qualcosa. 
Eppure c’era qualcosa di strano nell’aria. A partire dal sole.
Era quasi alto nel cielo, e questo era abbastanza impossibile, visto che prima che arrivasse la nube stava quasi per tramontare. Avevano dormito fino alla tarda mattinata, offuscati dal fumo?
O si trovavano in un altro mondo?
La risposta arrivò immediatamente.
«Sire, venite a guardare»
Artù si affacciò al fianco di Roller, e vide qualcosa di incredibile.
La cittadella era ancora lì, così come la città bassa, ma non si poteva dire lo stesso del resto di Albion. 
Una grande vegetazione circondava il paesaggio intorno. Non si vedevano più le montagne, i laghi, le radure. Solo strani ed enormi alberi, alcuni davvero molto alti. 
«Che si fa, ora, Sire?»
Artù aggrottò la fronte, ci pensò su, e poi tornò a parlare:
«Sperando che il cielo non ci cada un’altra volta sulla testa, entriamo a palazzo. 
Henry, ci racconterai tutto quello che sai. Poi ci prepareremo, e andremo in perlustrazione.
Tranquillo figliolo, se la tua famiglia è la fuori… Noi la troveremo!»
 
   
 
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