Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: inu_ka    27/01/2018    2 recensioni
Sesshomaru, Tomoe e Kurama sono amici per la pelle, il loro rapporto è pari a quello fraterno. Nonostante il loro carattere particolare sono amati, coccolati e ben voluti dalle loro famiglie ma per Inuyasha non sarà lo stesso. La sua nascita sarà ritenuta una disgrazia e ogni giorno della sua vita sarà più duro del precedente, nonostante abbia un padre che lo ama, ha una madre che lo odia. Ma per lui non sarà sempre tutto nero perchè intorno a sè avrà anche delle persone che lo ameranno così com'è e chissà forse col tempo qualcuno riuscirà a fargli apprezzare la vita. In fondo non può piovere per sempre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati mesi dalla tragedia, ma per tutti il dolore era così forte da sembrare che fossero passate solo alcune ore. Ognuno di loro faceva il più possibile per andare avanti, soprattutto per dare più forza ai due giovani orfani. Kurama, sebbene fosse ancora scosso dalla grave perdita, con l’aiuto di sua madre e dei suoi inseparabili amici riusciva un po’ a distrarsi, anche se la notte era il momento che più odiava. La solitudine e il buio gli facevano pensare sempre ai bei momenti passati con suo padre, all’adorazione che provava per lui, all’emozione che provava quando usciva un suo nuovo disco e lo portava con sé ai concerti, e anche alla sua aspirazione di diventare famoso come lui; ma dopo il ricordo di questi bei momenti, gli si palesava dinanzi l’ultima conversazione che aveva avuto con lui e all’ultimo bacio che gli aveva dato.
Per Inuyasha non fu la stessa cosa. Di giorno o di notte per lui non faceva differenza, non aveva l’amore di sua madre e la società lo odiava. Aveva allontanato tutti, non voleva avere più niente a che fare con nessuno, nemmeno con Kagome con cui stava iniziando un rapporto che andava oltre la semplice amicizia. Era diventato più freddo di suo cugino, un individuo senza emozioni e che provava solo odio. L’unico suo rimpianto era quello di non essere morto in quell’incidente.
Era una domenica piovosa e Izayoi aveva deciso di andare a trovare i suoi cari al cimitero, Inuyasha si era aggregato a lei anche se sua madre non aveva alcuna intenzione di portarselo dietro. Erano arrivati nel posto dove i defunti erano giunti nella loro ultima dimora, lasciando un vuoto immenso nei cuori dei loro cari che erano ancora in vita. Cercarono le tombe dei loro cari e depositarono dei fiori su di esse, rivolgendoli una preghiera. Inuyasha si avvicinò a sua madre avvolgendole un braccio, bruscamente Izayoi lo allontanò.
-Non mi toccare.- Digrignò.
-Mamma, io…- Disse sorpreso Inuyasha.
-Non chiamarmi mamma. E’ già molto che ti permetto di vivere sotto il mio stesso tetto, e fidati non sarà ancora per molto.- Urlò la donna, non curante del luogo sacro in cui si trovavano.
-Perché.- Chiese sconcertato l’han-yō.
-Perché se adesso ci troviamo qui è solo per colpa tua. Tu hai dato il cellulare in mano a mia figlia. Tu sei finito su di lei. Tu hai ucciso mio marito. Tu sei la causa di tutto, sin da quando sei stato erroneamente concepito.- Sputò velenosamente la donna.
Inuyasha ormai era abituato alle cattiverie che le infliggeva continuamente sua madre, ma spesso riguardavano la sua natura ibrida, non gli aveva mai detto di ritenerlo colpevole della morte dei loro famigliari. L’han-yō non riusciva a controbattere, anche perché se pensava bene alle cose che gli aveva detto, tutto sommato non aveva torto. L’aver dato il telefono in mano a Eiko era costato la vita a tre persone, e tra quelle, anche se non fisicamente, era morto anche lui. Lì dentro aveva perso tutto.
Dopo la sfuriata ognuno se ne andò per conto proprio. Inuyasha continuò a camminare con la testa china, e la mente rivolta al giorno dell’incidente. Era talmente preso dai suoi pensieri da non accorgersi di star passando con il semaforo rosso, fu quando si sentì tirare i capelli che si ridestò spostandosi velocemente dalla strada; ma nello spostarsi era caduto sopra a colui che lo aveva salvato. Si alzò immediatamente per vedere di chi si trattasse e quando constatò di chi fosse, sgranò gli occhi.
-Ahia, anche se sei magro non sei affatto un peso piuma.- Disse la ragazza mentre con una mano si massaggiava una caviglia e con l’altra la testa.
-Ka… Kagome.- Balbettò Inuyasha. –Mi dispiace.- Si scusò. – Ma come ti è saltato in mente di commettere una simile imprudenza.- La rimproverò.
-Ah, è così che mi ringrazi … rimproverandomi?- Disse irritata.
-No, non volevo. E’ solo che hai rischiato di farti male sul serio per salvarmi.-Disse dispiaciuto. –Non ne valeva la pena.- Pronunciò con amarezza.
La ragazza cercò di alzarsi ma una fitta fortissima alla caviglia glielo impedì. Ora l’han-yō era ancora più arrabbiato, ma non con la ragazza, bensì contro se stesso. Ancora una volta aveva cagionato del male.
-Inuyasha mi daresti una mano ad alzarmi.- Chiese imbarazzata.
Inuyasha si chinò, ma invece di aiutarla ad alzarsi, la prese in braccio.
-Ehi, ti avevo detto di aiutarmi ad alzarmi, non di prendermi in braccio.- Sottolineò dimenandosi.
-Stai zitta.- Ordinò il mezzodemone.
Kagome sapeva che era inutile discutere con lui, così si aggrappò al collo e arrossì, poi involontariamente le scesero delle lacrime che non passarono inosservate al ragazzo.
Inuyasha si fermò a una panchina adagiando delicatamente la ragazza.
-Perché stai piangendo?- Domandò.
-Niente, mi è finito qualcosa nell’occhio.- Disse cercando di nascondere la verità.
-Non è vero, riconosco il suono e l’odore di chi piange.- Affermò. – Ti sei fatta molto male, è per questo che piangi?- Domandò temendo una risposta affermativa.
A quella domanda Kagome si tuffò al collo di Inuyasha e iniziò a piangere convulsamente. Lui la strinse al suo petto e poggiò la testa sulla sua spalla, accarezzandola dolcemente e chiedendosi per quale motivo stesse piangendo. Fu solo quando smise di piangere che iniziò a parlare.
-Inuyasha perché ti comporti così?- Chiese con la voce roca per il pianto.
-In che senso?- Domandò non capendo a cosa si riferisse.
-Hai allontanato tutti, sei sempre scontroso e scostante, ogni volta che cerco di parlarti mi cacci via in malo modo. Cosa ti ho fatto?- Ricominciò a piangere.
Ora era tutto chiaro. Dunque il motivo per cui la ragazza stava piangendo era lui. Si morse il labbro, sentendosi colpevole di averla ferita.
-Dimmi perché? E giuro che non ti darò più fastidio, non ti importunerò più.- Disse sconfortata.
Inuyasha rimase shoccato da quelle parole, e una paura immensa gli pervase il corpo. Lui non si era accorto che il suo comportamento la stava ferendo, era troppo preso dalla sua situazione da non rendersi conto del male che stava provocando intorno a sé. Poteva accettare che gli altri si allontanassero, ma non era disposto a permettere che Kagome si allontanasse da lui. Lei era l’unica ragazza che lo accettava così com’era, ed era anche la sola a trovare piacevole la sua natura ibrida.
Fu in quel preciso istante che la strinse forte a sé, per paura che andasse via. Mise da parte l’orgoglio e mentre continuava a tenerla stretta le diede prima un bacio sulla testa e poi poggiò la testa sulla sua spalla.
-Perdonami. Ti prego non andare via. Mi dispiace averti fatta soffrire, ma non voglio assolutamente che ti allontani da me.- Disse sussurrando in modo che solo lei potesse sentire.
Kagome sussultò alle parole del ragazzo e poté giurare di aver sentito qualcosa di bagnato sul punto dove lui era poggiato. Sapeva quanto era orgoglioso perciò decise di non guardarlo e lo strinse con tutte le sue forze, accarezzandogli le orecchie che tanto le piacevano.
-Non ti lascerò solo. Non voglio costringerti a raccontarmi le tue cose, ma sappi che quando avrai bisogno di sfogarti, io ci sarò sempre.- Disse dandogli un bacio sulla guancia.
Inuyasha era esterrefatto. Davvero c’era qualcuno disposto ad aiutarlo? Sicuramente lei c’era sempre stata ma era lui che non se ne accorgeva.
Dopo poco sciolsero l’abbraccio, e Kagome provò ad alzarsi credendo che il dolore le fosse passato, ma una nuova fitta la costrinse a risedersi.
-Uffa se fossi stata almeno un han-yō a quest’ora sarei già guarita.- Disse facendo la linguaccia.
Inuyasha sorrise lievemente alla battuta, continuando a sentirsi in colpa.
-Kagome mi dispiace per la tua caviglia. Ti ringrazio per avermi salvato.- Disse dispiaciuto. Ma le era grato.
-Ah, non ci pensare. A cosa servono gli amici? Bisogna aiutarli quando hanno la testa fra le nuvole.- Affermò sorridendo.
Kagome vide una nota di amarezza sul volto dell’han-yō.
-Ehi, non ci pensare. Ti farai perdonare offrendomi una bella coppa di gelato.-
-E’ il minimo.- Affermò il ragazzo.
-Bene, però per il momento dovrai accontentarti di un passaggio al pronto soccorso.-
Kagome annuì e si ritrovò di nuovo tra le soffici braccia dell’han-yō. Ogni tanto, durante il tragitto, capitava che gli accarezzava le orecchie, anche se diceva che non gli piaceva, doveva ammettere che quel dolce tocco lo rilassava.
Arrivarono al pronto soccorso e, dopo una radiografia, la dottoressa aveva emesso la diagnosi di una lieve slogatura, perciò fu sufficiente un bendaggio e per i giorni successivi doveva mettere una pomata antinfiammatoria. Dopo Inuyasha la riaccompagnò a casa, lasciandola nelle mani di sua sorella che, in quel preciso momento, era in compagnia di Tomoe. Quando Inuyasha e Kagome li videro, si fissarono negli occhi.
-Inuyasha è da un po’ che li vedo sempre insieme, e da soli. Però non chiederglielo perché non ti diranno niente. Ci ho già provato io.- Sussurrò Kagome per non farsi sentire.
Inuyasha sorrise lievemente, anche lui, come Nanami e Tomoe, avrebbe voluto passare del tempo da solo con Kagome. Ma per il momento si accontentava di continuare ad essergli amico. Salutò tutti e si diresse verso quella che da mesi non riteneva più casa sua.
-Ah sei tornato?- Domandò Izayoi con amarezza.
Inuyasha fece finta di non sentirla e la oltrepassò dirigendosi in camera sua ma, quando arrivò, la trovò chiusa a chiave. Si voltò e vide sua madre che agitava un mazzo di chiavi, ghignando.
-I cani vivono o fuori nel giardino o nello scantinato. Ma siccome ho un’immagine da mantenere, vivrai nel seminterrato.- Sentenziò.
Izayoi lanciò le chiavi verso il figlio indicandoglielo.
-D’ora in avanti vivrai lì. A scuola non andrai più e uscirai solo se vorrò io, e non provare a dirlo a nessuno o sotto questo tetto avrai i giorni contati. Ah un'altra cosa… Non provare a usare i poteri che la tua schifosa razza ti ha donato.- Spiegò la donna.
Inuyasha guardava disgustato quella donna che ormai non poteva più chiamare mamma. Andò nel seminterrato e lì trovò le sue poche cose, tra cui fortunatamente c’era una foto di lui con sua sorella e suo padre. D’ora in avanti quelli sarebbero stati i suoi unici compagni.
I giorni passavano e nessuno aveva avuto più notizia di Inuyasha. Avevano provato più volte a chiamarlo e ad andare a casa sua ma, ogni volta, Izayoi diceva che era malato e non poteva vedere nessuno perché era contagioso e non riusciva nemmeno a tenere il cellulare perché gli creava fastidio alla vista. Invece nel seminterrato il ragazzo diventava sempre più debole e magro.
Tutti credevano alle bugie della donna finchè una sera a Sesshomaru non venne in mente un sospetto. Lui per sua natura era sempre sospettoso e questa volta lo era più che mai, anche perché aveva una strana sensazione.
Quella sera Sesshomaru era uscito con Rin. Era da poco che suo padre gli aveva dato il permesso di uscire con lei, lo aveva fatto perché si fidava cecamente di Sesshomaru, aveva visto che con lei era molto protettiva e sapeva che in sua compagnia sarebbe stata al sicuro però, come ogni padre che si rispetti, lo aveva messo al corrente di quello che gli sarebbe successo qualora avesse fatto qualcosa di sbagliato a sua figlia.
Erano in un locale, e alla televisione stavano trasmettendo un programma in cui intervistavano i proprietari delle case di moda e le modelle; tra le intervistate comparve Izayoi. Le fecero varie domande incluse quelle sulla sua famiglia, sapevano della tragedia che l’aveva colpita perciò chiesero solo del figlio maggiore, a quella domanda lei rispose che era fuori per istruzione. Sesshomaru si insospettì. Inuyasha era ancora iscritto al suo istituto e in programma non c’erano gemellaggi con scuole estere.  Dunque Izayoi che motivo aveva di inventarsi una simile bugia invece di dire semplicemente che suo figlio era a casa malato? Così dopo aver accompagnato Rin, si diresse verso casa di suo cugino. Sapeva che sua zia era lì perché la puntata trasmessa era stata registrata qualche giorno prima, ne era certo in quanto aveva sentito Miketsukami e suo padre che ne parlavano.
Arrivato a destinazione suonò al campanello e Izayoi aprì la porta.
-Dov’è Inuyasha?- Domandò secco senza neanche salutare.
-Ehi, tua madre non ti ha insegnato che quando si va a casa delle persone si saluta?- Domandò irritata.
-Ripeto. Dov’è Inuyasha?- Richiese irritato.
La donna sbuffò e rispose.
-E’ uscito, non so dove sia andato.-
-Bugiarda.- Sentenziò lo youkai.
-Come hai detto?- Izayoi cominciava ad innervosirsi.
-E’ dentro, lo sento. Non sono uno sporco umano come te, e sento chiaramente il suo odore.- Precisò.- Te lo ripeto un ultima volta. Dov’è Inuyasha.- Chiese digrignando i denti e mostrando gli artigli.
-Ti ripeto che non c’è.- Rispose spazientita. – E poi è normale che senti il suo odore, lui ci vive qui.- Cercò di giustificare.
-Lui è qui. Il suo odore è fresco e poi sento anche dei passi.- Affermò, spostando in malo modo la donna.
-Ehi, come ti perm…- Izayoi non riuscì a finire la frase che si ritrovò il collo stretto dagli artigli del demone.
Sesshomaru annusò ancora un po’ l’aria e aguzzò l’udito per riuscire a scoprire dove realmente si trovava suo cugino. Con un pugno sfondò la porta e dinanzi vide una scena a cui nemmeno un tipo come lui riusciva a restare impassibile. Sgranò gli occhi e urlò.
-Donna da adesso considerati una donna morta.- Minacciò lo youkai.
-Cosa fai, mi minacci?- Sogghignò Izayoi. – Certo che provieni proprio da una sporca famiglia. A quanto pare gli youkai sono la razza alquanto maleducate.- Disse facendo una risata isterica.
Sesshomaru fece appello a tutte le sue forze per mantenere la calma. Prese in braccio Inuyasha e si diresse verso la donna.
-Non si muore solo fisicamente.- Specificò lo youkai, guardandola torva.
Sesshomaru chiamò suo padre dicendogli che sarebbe andato in ospedale, chiedendogli di raggiungerlo. Gli avrebbe spiegato tutto successivamente.
Arrivati in ospedale i medici portarono l’han-yō di corsa in rianimazione. Era denutrito e disidratato, ed era solo grazie alla sua natura semi demoniaca se non era ancora morto.
Sesshomaru rimase all’ingresso per aspettare suo padre che, appena arrivò, chiese spiegazioni.
-Cos’è successo? Non ti senti bene?- Domandò Inu, osservando attentamente suo figlio.
-Papà, non mi è successo niente.- Disse cercando di calmare il padre, prima che gli venisse un infarto.
-E allora perché sei qui?- Chiese perplesso.
-Inuyasha.- Pronunciò secco.
Inu temeva quello che gli avrebbe detto suo figlio, aveva paura di perderlo come aveva perso suo fratello e sua nipote mesi prima.
-L’ho trovato  denutrito e disidratato. Ora è in rianimazione, i dottori dicono che se la caverà grazie alla sua natura di han-yō.- Spiegò lo youkai.
-Era così malato? Perché Izayoi non ha detto nulla?- Inu non riusciva a capire la gravità della situazione.
-Papà, forse non hai capito. E’ stata quella donna a ridurlo così. Era nello scantinato in pessime condizioni. Non voleva dirmi dov’era, continuava a dire che non lo sapeva, così sono entrato di prepotenza in casa.- Specificò Sesshomaru con un accenno di rabbia.
Inu promise a se stesso che gliel’avrebbe fatta pagare e, appena possibile, avrebbe avviato le pratiche per adottare suo nipote. Non avrebbe permesso di fargli ancora del male, ormai quella donna, una volta tolto Inuyasha, non avrebbe significato più nulla per loro. Prima cosa l’avrebbe cacciata dalla casa di moda, certo che Miketsukami, appena saputa la storia, sarebbe stato d’accordo. Avrebbe interpellato gli avvocati affinché lei non potesse replicare sul licenziamento.
I No Taisho, dopo aver parlato con i dottori, si informarono sulle condizioni di Inuyasha e poi tornarono a casa. Appena saputo l’evento, nelle famiglie regnava disgusto e sgomento. Però c’era da aspettarselo da una come lei, in fondo lo aveva già fatto in passato. Ma se quella volta l’avevano perdonata, questa volta non ci sarebbe stato alcun perdono per lei.
I giorni passarono e Inuyasha si stava riprendendo bene, grazie soprattutto alla vicinanza di Kagome che non lo aveva lasciato un secondo. Una volta dimesso, si trasferì a casa degli zii, sebbene si sentisse a disagio per il timore di creare fastidio. Cosa assolutamente non vera. In quella casa regnava amore e armonia, quella che lui non aveva mai conosciuto se non quando rimanevano soli lui e suo padre. Izayoi aveva fatto appello ai migliori avvocati per potersela cavare, ma l’unico risultato che ebbe, fu quello di pagare una cauzione esorbitante per essere scagionata. Dunque tra le spese legali e la cauzione, il suo patrimonio era quasi del tutto finito, e se non voleva trovarsi in mezzo a una strada, avrebbe dovuto trovarsi un lavoro il più presto possibile; ma a causa del clamore suscitato dal caso di suo figlio, nessuno era disposto ad assumerla. Era questo che le aveva preannunciato Sesshomaru quando le aveva detto che era una persona morta. Infatti spesso pensava che sarebbe stato molto meglio morire davvero, piuttosto che finire in miseria.
La vita aveva ripreso a scorrere, ognuno decise di lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo, anche se le perdite affettive continuavano a tenere aperte le ferite del cuore. I ragazzi erano diventati sempre più uniti e alcuni di loro avevano stabilito legami ben oltre l’amicizia, come Tomoe e Nanami, Sesshomaru e Rin, per quanto riguardava Inuyasha, lui era ancora un po’ insicuro e temeva di fare qualcosa di sbagliato facendole perdere l’amicizia di Kagome, anche se quest’ultima lanciava chiari segnali che solo lui non capiva. Anche tra Sango e Miroku c’era qualcosa, sebbene la ragazza continuasse a negare.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
bene, come vedete appena posso pubblico qualche nuovo capitolo per i pochi che continuano a leggere e per l'unico recensore Harry Fine, a cui rivolgo un ringraziamento speciale.
La storia, credo, che a breve giungerà al termine dato che il tema principale si è quasi del tutto trattato. 
il prossimo capitolo è quasi pronto e sarà leggermente esilarante.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti i lettori. E in particolare il fedele recensore Harry Fine.
Baci Inu_ka
  
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