Capitolo 29
Passarono un altro paio di mesi e il ventre di Emma era ormai
visibile.
In questo periodo i problemi non mancarono. L’essere
incappucciato era venuto a sapere che il pugnale non avrebbe più sortito alcun
tipo di effetto sulla salvatrice e nel mentre cercava di trovare un’altra
soluzione, mandava attacchi su attacchi verso la cittadina di Storybrooke per il semplice gusto di rendere difficile la
vita alla salvatrice.
Aveva la sua famiglia ad aiutarla e un marito con la mano
sempre sull’elsa della spada, pronto a sguainarla per difenderla, ma a volte
doveva pensare lei a risolvere la situazione, soprattutto quando gli attacchi
venivano sotto forma di cittadini sotto possessione di quell’essere. La sua magia
era l’unica cosa che poteva farli tornare in sé, ma utilizzarli poteva essere
rischioso per gli abitanti, in quanto si ci mettevano anche i suoi poteri a
fare i capricci. Credeva ormai di preso maggiore controllo di essi, grazie
anche a Regina che l’aiutava ad allenarsi, ma da quando era entrata nel quinto
mese, anche le magie più banali a volte
le risultavano complicate. Voleva far comparire una mela e al suo posto
compariva del cioccolato o qualsiasi altra cosa. Regina all’inizio pensava che questo suo non controllo della
magia, venuto a galla durante gli allenamenti, fosse dovuto alla scarsa
concentrazione o all’ansia come all’inizio di tutta quella storia, ma quando
semplicemente parlando e agitando una mano, succedeva qualcosa di strano o
scoppiava una lampadina, senza che lei intendesse usare la magia, il sindaco dovette
ammettere che c’era qualcosa di più problematico sotto.
Non avevano una spiegazione vera e propria, potevano solo
fare delle ipotesi, in quanto non c’era documentazione su una salvatrice
rimasta incinta di una bambina anch’essa
concepita dal vero amore e con poteri magici. La gravidanza e tutto lo
scompenso ormonale poteva influenzare, ma Emma pensava seriamente che ogni
tanto fosse proprio la bambina a metterci mano, in quanto quando le venivano le
voglie, anche le più assurde, si ritrovava davanti quello che voleva. Ma i suoi
poteri impazziti non si limitavano solo a far comparire cibo, ma a fare anche
danni peggiori e Gold, in quei casi, si ritrovò a ipotizzare che, essendo il corpo
di Emma contenitori di due magie differenti, esso necessitava di liberarsi da
tutto quel potere quando questo diventava eccessivo, soprattutto dato che
crescendo, la bimba diventata più potente. Questa sua teoria venne conferma una
sera.
Killian era in bagno a prepararsi per la notte,
quando improvvisamente l’impianto anti incendio si mise a suonare. L’uomo uscì
di corsa dalla stanza, per raggiungere Emma nella loro camera da letto, ma
quando vi entrò, trovò il letto in fiamme, con la poca acqua che cadeva dalle
apparecchiature antincendio per spegnere quello che, più che un principio di
incendio, era un vero e proprio falò. Killian prese
immediatamente l’estintore per spegnerlo del tutto, dopo di chè
aprì la finestra per fare uscire il fumo.
“Emma!” chiamò all’armato, sperando che la sua amata non
fosse rimasta ferita nel trambusto.
“Killian!” disse la sua voce
tremante e scossa da alcuni colpi di tosse. L’interpellato trovò Emma seduta in
un angolo della stanza in presa al panico e bagnata dall’acqua, mentre guardava
le sue mani che ancora scintillavano di magia. Era come quando, anni addietro,
aveva perso il controllo dei suoi poteri
per colpa di Ingrid.
“Love, tranquilla, sono qui. Non è successo niente. Fai
respiri profondi e cerca di rilassarti!”
Emma provò a fare come gli diceva. Sapeva che doveva tornare
a respirare normale. Stava per andare in iperventilazione, ma la sua magia non
aiutava. Più cercava di rilassarsi e calmare i suoi poteri, più questi
sembravano uscire dalla sue mani.
Una scintilla andò a colpire la maglia che indossava Killian e questa automaticamente prese fuoco.
“Killian!” urlò Emma alzandosi in
piedi spaventata. L’uomo però non si fece cogliere impreparato e si tolse
immediatamente la maglia buttandola a terra e saltandoci sopra.
Emma ora era spaventata a morte. Aveva quasi dato fuoco al
marito e avrebbe potuto ucciderlo. E non solo lui era in pericolo. Anche lei e
il suo bambino. Il fumo tossico dell’incendio avrebbe potuto farle male e lei
non voleva niente di tutto questo.
Killian non sapeva cosa fare per calmare la
moglie, ma optò per una soluzione che non era per niente sicuro potesse
funzionare, ma avrebbero almeno guadagnato del tempo.
Riempì la vasca da bagno con dell’acqua fredda e disse a
Emma, dato che i suoi poteri in quel momento si divertivano ad incendiare le
cose, di mettere le mani nell’acqua. Lui nel frattempo avrebbe chiamato Regina.
La donna, in vestaglia da notte, in quanto si era già messa
sotto le coperte, comparve nella camera di Killian e
Emma e rimase sorpresa nel vedere il caos. Non ci mise niente a capire che in
quella casa era andato a fuoco qualcosa “Cos’è? vi siete divertiti ad accendere
un fuoco nella vostra camera?” chiese sorpresa.
“Non mi sembra il caso di fare battute. I poteri di Emma sono
peggiorati!” disse Killian, facendola entrare in
bagno dove la salvatrice era ancora con le braccia dentro l’acqua. Emma la
guardò con disperazione e solo con lo sguardo Regina comprese che le stesse
chiedendo aiuto.
“Non so cosa sia cambiato, ma i suoi poteri hanno cominciato
a incendiare casa nostra. Le ho detto di mettere le mani nell’acqua fredda per
fermare il fuoco e…” Cominciò Killian, prima di
sentire il gemito di dolore di Emma che tirava fuori di scatto le mani
dall’acqua, che a contatto con l’aria presero nuovamente a scintillare.
Regina guardò dentro la vasca sorpresa “Hai detto acqua
fredda? Sta fumando!”
“Questo ti fa comprendere in che situazione ci troviamo. Puoi
fare qualcosa?” chiese Killian non sapendo più cosa
fare.
Regina sospirò e fece comparire il bracciale che assopiva i
poteri. Si inginocchiò vicino ad Emma, cautamente, non volendo essere colpita
dalla sua magia, e glielo applicò.
I poteri della salvatrice si spensero immediatamente e ella potè tirare un respiro di sollievo.
Regina però non era soddisfatta di quel metodo. Non potevano
lasciare Emma con quel bracciale. Non avrebbe potuto proteggersi in caso
comparisse l’essere incappucciato, inoltre non sapevano se nel momento in cui
glielo avrebbero tolto, ci sarebbe stato una esplosione di magia.
“Questa deve essere qualcosa di momentaneo. Dobbiamo trovare un altro modo per liberarti
da quella magia” disse il sindaco guardando Emma, la quale annuì per poi
appoggiare la testa all’indietro e chiedere gli occhi e sospirare.
Per una maggiore sicurezza Regina invitò i due a passate la
notte nella sua abitazione. Sebbene quell’essere non fosse più comparso
personalmente a creare problemi, volle evitare in tutti i modi di trovarsi
impreparata.
Henry era preoccupato per la madre biologica, ma non poteva
nascondere che, nonostante la situazione, era felice di avere entrambe le madri
nella stessa casa.
Emma era ancora scossa da quanto successo quella sera e il
sonno fu difficile da raggiungere e quando riuscì ad addormentarsi, incubi
invasero la sua mente. Si alzò nel cuore della notte facendo piano per non
svegliare nessuno. Era stava più volte a casa di Regina, ma non poteva dire di
conoscerla bene. Dovette appunto fare parecchia attenzione per evitare gli
ostacoli in quella poca luce che entrava nelle finestre. Riuscì a giungere in
cucina, dove si prese un bicchiere d’acqua. Poco ci mancò che una stoviglia
cadesse a terra e facesse prendere un infarto a tutti. Se avesse rotto qualcosa
e Killian si fosse svegliato senza trovarla al suo
fianco, avrebbe dato di matto. Cominciò a fare avanti e indietro per la cucina
per calmare i nervi. Si guardò le mani e vedendole normali le sembrava quasi
assurdo che poco prima aveva rischiato di incendiare la propria casa e il
marito.
Sembrava che in quell’ultimo periodo la sfortuna continuava a
perseguitarla. Si domandava perché non potesse vivere come una persona normale
e godersi la sua gravidanza senza temere che qualcosa o qualche suo stato
d’animo potesse nuocere alla bambina. Posò il bicchiere d’acqua sul tavolo
mentre si sedeva. Incrociò le braccia
sul mobile e sospirando ci appoggiò la testa.
Si prese un colpo quando di botto la luce della stanza si
accese.
“Emma, cosa ci fai qui? Non riesci a dormire?” chiese Regina,
chiudendosi meglio la vestaglia blu scuro, per ripararsi dal fresco della temperatura invernale.
“Neanche tu a quanto pare!” disse Emma accennando un leggero
sorriso.
Regina si diresse alla credenza da dove tirò fuori due tazze
e, afferrando il bollitore, mise a scaldare l’acqua.
“ti chiedo scusa per il disturbo Regina. Di sicuro sarai
stanca e ti devi sorbire anche i miei problemi!”
Regina la guardò sorpresa “Davvero ti stai scusando? Non mi
hai chiesto tu di venire a dormire nella mia casa e se mi recavi disturbo non
avrei avuto problemi ad andarmene subito dopo averti dato quel bracciale.
Quindi non c’è problema!”
“Grazie!”
“Allora, cosa ti impedisce di dormire?” chiese Regina.
“Mi stai davvero ponendo questa domanda?” chiese Emma
sorpresa.
“Posso immaginare che tutta questa faccenda fa schifo, ma
nello specifico, ora cosa ti inquieta?”
“Diverse cose. La magia impazzita, la sensazione che mi da
questo bracciale e la solita visione che continua a tormentare le mie notti!”
Regina alzò le sopracciglia all’ultima affermazione.
“Pensavo che non
avessi più le visioni da quando siamo tornati dalla foresta incantata del
passato!”
“Ho semplicemente smesso di parlarne. Tanto ormai è chiaro
cosa mi succederà nel prossimo futuro. Spero solo che almeno la bambina stia
bene!” disse accarezzandosi il ventre.
“Emma, non dire così. Noi stiamo cercando di…” cominciò
Regina, venendo però interrotta dalla salvatrice “Cercando di fare cosa?
Cambiare il mio destino? Sappiamo che non si può e lo dimostra il fatto che
nonostante la spada non sia a portata di mano e il pugnale del signore oscuro
non possa più rubarmi i poteri, io continuo ad avere queste visioni. Deve
essere un modo per dirmi che qualsiasi cosa provo a fare il mio fato è sempre
lo stesso: morire!”
“Emma io non mi sono arresa e non dovresti farlo neanche tu!”
disse Regina, mentre si alzava per spegnere il bollitore che aveva preso a
fischiare.
“Regina io non so
cosa fare. I miei poteri sono impazziti. Rischio di ferire le persone accanto a
me e non ho la più pallida idea se fronteggiando quell’essere i miei poteri mi
si ritorceranno contro. E siamo obbiettivi, non abbiamo niente per imprigionare
quell’individuo e non sappiamo come abbia fatto quell’altro salvatore a
imprigionarlo. Non possiamo contrastarlo all’infinito. Io non voglio che Henry
e mia figlia crescano in un mondo dove ogni giorno è una lotta per la
sopravvivenza!”
“Non sarà così! Devi
avere quelle cosa che tua madre mi ha ripetuto fino alla nausea. Speranza. Ce
la siamo sempre cavata, perché questa volta dovrebbe essere diverso?” chiese Regina.
“Perchè
non sempre la fortuna girerà a nostro favore!” disse Emma.
“Bhe
mi sembra che a noi la sfortuna abbia perseguitato abbastanza. Ora è il nostro
turno per essere felici. E tu non morirai. Darai alla luce quella bambina e ti
godrai tutte le tappe della sua vita, come è giusto che sia!” Disse Regina
determinata, mentre poggiava davanti alla donna una tazza calda di tisana,
sperando che potesse conciliare il sonno ad entrambe “Poi non puoi sapere.
Magari domani, accadrà qualcosa che darà una svolta a questa situazione e
saremo a un passo avanti al nostro nemico! Intanto direi di risolvere il
problema principale. Sistemare la tua magia!”
Il giorno seguente,
Regina ed Emma si recarono da Gold. L’uomo non aveva più i suoi poteri, ma la
conoscenza accumulata negli anni, poteva sempre tornare utile.
“Quindi mi state
dicendo che i tuoi poteri sono peggiorati, dico bene?” chiese Tremotino ad Emma, la quale annuì.
“Potresti provare a
dare libero sfogo ai tuoi poteri in un posto isolato. Tipo nel vecchio campo di
fagioli e vedere cosa succede, anche per capire a che livelli la tua magia può
arrivare!” disse Gold e Regina prese per buono il suo consiglio e teletrasportò tutti al campo di fagioli ormai arido.
Emma prese un respiro profondo mentre Regina era in procinto
di toglierle il braccialetto e appena lo tolse, per sicurezza la donna affiancò
Gold e attivò uno scudo in protezione nel caso la magia di Emma dovesse
esplodere.
Appena tolto lo strumento che tratteneva la sua magia, Emma
sentì immediatamente il potere crescere dentro di lei e per paura che ci fosse
un’esplosione di energia, poggiò le mani
a terra.
Una potente scarica di energia si espanse al suolo e Emma
spalancò gli occhi, quando vide cosa la sua magia aveva fatto. Il terreno arido
aveva lasciato posto a una vegetazione varia e rigogliosa e improvvisamente la
salvatrice si sentì meglio. Si rimise in piedi e guardando le sue mani, la
magia in eccesso non si era ancora dissipata del tutto, sentiva ancora che
doveva sfogarsi, ma era più controllabile rispetto a qualche secondo prima.
“Bhe Emma, decisamente questo è
meglio del fuoco!” disse Regina, meravigliata da quel potere.
“Davvero ammirevole, ma a giudicare dalle scintille, non
ancora abbastanza da ritenerci fuori pericolo. Un’esplosione del genere a Storybrooke e la
cittadina potrebbe essere rasa al suolo!” disse, facendo spaventare Emma, che
non voleva niente di tutto ciò “Allora come posso fare per calmare questo
potere? Mi metto a far fiorire ogni campo che trovo?”
“C’è solo un modo per mettere fine a tutto questo e ritornare
in possesso delle tue abilità!” disse Gold.
“E quale sarebbe?” chiese Regina seria, la quale sapeva che
non le sarebbe piaciuta la soluzione.
“Accelerare la gravidanza!” disse Gold tranquillamente, come
se avesse detto una cosa di poco conto.
Emma sentì il suo cuore perdere un battito e si sentì
stringere il petto. Si portò una mano all’altezza del cuore e prese a respirare
rapidamente. Regina le fu subito accanto comprendendo la sua agitazione.
“Sei forse impazzito? Come puoi chiederle una cosa del
genere?” chiese Regina arrabbiata.
“è l’unica soluzione! Se non vuole essere la causa della
morte di tutta Storybrooke! Quindi salvatrice, spero
sceglierai per il meglio!”
Emma lo guardò spaventata e nuovamente sentì la magia in
eccesso agitarsi dentro di sé, ma questa volta invece di uscire con uno scoppiò
di energia, di diffuse lentamente intorno a lei, ma la vegetazione che aveva
creato poco prima, lasciò spazio nuovamente a terreno arido e secco, cosparso
di qualche focolare qua e là.
“Tu! Hai detto chiaramente che non ti importa niente di Storybrooke e le tue azioni passate non smentiscono quello
che sto dicendo. A te interessa avere solo salva la tua vita e della tua
famiglia, tutti gli altri per te potrebbero anche crepare. Quindi evita di far
passare me per la cattiva, io non ho alcuna intenzione di accelerare la mia
gravidanza!” disse con occhi lucidi, per poi sparire.
Si materializzò a casa sua. Dove sapeva di trovare Killian che rimetteva in sesto la loro camera da letto.
L’uomo non ebbe il tempo nemmeno di registrare il fatto che la moglie fosse
rincasata, che la vide buttarsi nelle sue braccia.
“Come ha potuto quel bastardo chiederti una cosa del genere?”
disse Killian venendo a sapere di quanto successo,
camminando nervosamente avanti e indietro per la stanza. Guardò la donna e
sospirò vedendola combattuta. Sapeva che non voleva accelerare la gravidanza,
ma non voleva nemmeno mettere a repentaglio la vita di nessuno e quindi poteva
vedere la sua battaglia interna, su quello che era giusto o quello che voleva.
“Love, si sistemerà tutto. Troveremo un altro modo per occuparci di questa faccenda e questa
piccolina…” iniziò poggiando una mano sul ventre della moglie “…starà qui al
sicuro ancora per un po’”.
Emma annuì, prima di sussultare e sorridere emozionata.
Guardò Killian e vide la stessa emozione che provava
lei in quel momento nel sentire il suo primo calcio “Sembra che la nostra
bambina sia d’accordo!” disse il pirata per poi baciare Emma.